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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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Madame L'Espanaye. Monsieur Dumas e il suo insigne collega, Monsieur Etienne, hanno affermato che sono state<br />

prodotte da qualche arma non puntuta; e fin qui i due signori sono nel vero. Lo strumento non puntuto fu,<br />

evidentemente, il selciato del cortile, sul quale la vittima era piombata dalla finestra che, all'interno, dava sul letto.<br />

Questa idea, per semplice che possa sembrare ora, sfuggi agli uomini della polizia per la stessa ragione per cui gli<br />

sfuggì l'ampiezza delle imposte: perché, per via della faccenda dei chiodi, le loro facoltà percettive restavano<br />

ermeticamente chiuse all'ipotesi che le finestre fossero mai state aperte.<br />

«Se ora, in aggiunta a tutto ciò, avete debitamente riflettuto sul disordine davvero strano della stanza, siamo<br />

arrivati al punto di poter combinare queste idee: agilità stupefacente, forza sovrumana, brutale ferocia, massacro senza<br />

movente, grotesquerie di un orrore assolutamente incompatibile con la <strong>nat</strong>ura umana, voce di tonalità estranea alle<br />

orecchie di uomini di molte nazioni, e priva di qualsiasi sillabazione distinta o intelligibile. Quale risultato ne consegue,<br />

dunque? Quale impressione ho fatto sulla vostra immaginazione?».<br />

Mentre Dupin mi poneva questa domanda, un brivido mi corse per tutto il corpo.<br />

«È stato un pazzo a far questo», dissi, «qualche pazzo furioso fuggito da una Maison de Santé delle vicinanze».<br />

«Sotto certi aspetti», replicò, «la vostra idea non è assurda. Ma non risulta che le voci dei pazzi, anche in preda<br />

al più sfre<strong>nat</strong>o parossismo si possano paragonare a quella voce peculiare, udita sulle scale. I pazzi hanno pure una<br />

nazionalità, e la loro lingua, per quanto incoerente nelle parole, presenta sempre una coerenza di sillabazione. Inoltre, i<br />

capelli di un pazzo non sono come quelli che tengo ora in mano. Ho strappato questo piccolo ciuffo dalle dita rigide e<br />

contratte di Madame L'Espanaye. Ditemi che cosa ne pensate».<br />

«Dupin!», esclamai, completamente sconvolto, «ma questi non sono capelli, non sono normali... non sono<br />

capelli umani».<br />

«Non ho asserito che lo siano», disse; «ma, prima di stabilire questo punto, vorrei che deste un'occhiata allo<br />

schizzo che ho tracciato su questo pezzo di carta. È un fac-simile di quanto in una testimonianza viene descritto come<br />

"lividi nerastri e marcate incisioni di unghie" sulla gola di Mademoiselle L'Espanaye, e in un'altra (dei signori Dumas e<br />

Etienne), come una serie di lividi, evidentemente causati dalla pressione delle dita!».<br />

«Noterete», continuò il mio amico, stendendo il foglio sul tavolo davanti a noi, «che il disegno dà l'idea di una<br />

presa forte e continuata. Non c'è segno di momentaneo allentamento. Ciascun dito ha mantenuto, probabilmente fino<br />

alla morte della vittima, la terribile presa nel punto dove, all'inizio, era penetrato. Ora provate a fissare tutte le vostre<br />

dita, contemporaneamente, nelle impronte, così come le vedete».<br />

Tentai: invano.<br />

«Forse», disse Dupin, «non stiamo facendo questa prova alla maniera giusta. Il foglio di carta è disteso su una<br />

superficie piana, mentre la gola umana è cilindrica. Ecco un piccolo ceppo di legno la cui circonferenza corrisponde più<br />

o meno a quella di un collo. Avvolgeteci attorno il disegno, rifate la prova».<br />

Così feci, ma la difficoltà era ancora più evidente di prima.<br />

«Queste», dissi, «non sono impronte di mano umana».<br />

«Ora», riprese Dupin, «leggete questo brano di Cuvier».<br />

Si trattava di una relazione minuziosa, a<strong>nat</strong>omica e descrittiva, del grande orang-outang fulvo delle isole indoorientali.<br />

La statura gigantesca, la forza e l'agilità portentose, la selvaggia ferocia e le capacità imitative di questi<br />

mammiferi sono ben note a tutti. Di colpo, intesi a fondo tutto l'orrore del massacro. «La descrizione delle dita», dissi,<br />

quando ebbi finito di leggere, «corrisponde esattamente a questo disegno. Nessun animale, tranne l'orang-outang della<br />

specie qui menzio<strong>nat</strong>a, avrebbe potuto lasciare delle impronte come quelle da voi diseg<strong>nat</strong>e. Anche questo ciuffo di peli<br />

fulvi è identico al pelame della bestia di Cuvier. Ma non riesco a capire i particolari di questo orrendo mistero. Inoltre,<br />

le voci udite nell'alterco erano due, e una di queste era, indi scutibilmente, la voce di un francese».<br />

«Vero; e ricorderete un'espressione attribuita quasi all'unanimità dai testimoni proprio a quella voce: "mon<br />

Dieu!". Queste due parole, date le circostanze, sono state giustamente interpretate da uno dei testimoni (Montani, il<br />

pasticciere), come un'espressione di protesta o di supplica. Su queste due parole pertanto ho soprattutto basato le mie<br />

speranze di risolvere l'enigma. Un francese sapeva del delitto. È possibile - anzi, e assai più che probabile - che per<br />

quanto riguarda i fatti di sangue avvenuti, egli sia innocente; che, cioè, non vi abbia avuto parte. Può darsi che<br />

l'orangoutang<br />

gli sia sfuggito. Può darsi che lo abbia inseguito fino a quella stanza; ma, nelle terribili circostanze che<br />

seguirono, non ha potuto ricatturarlo. La belva è tuttora in libertà. Non insisterò su queste congetture - perché non ho il<br />

diritto di chiamarle altrimenti - dal momento che le ombre di riflessione su cui si basano sono così poco consistenti che<br />

il mio intelletto riesce a stento a penetrarle, e non posso dunque pretendere di renderle chiaramente comprensibili ad<br />

altri. Chiamiamole dunque congetture, e trattiamole come tali. Se il francese in questione è davvero, come suppongo,<br />

innocente di tanta atrocità, questo annuncio che la scorsa notte, mentre tornavamo a casa, ho lasciato alla redazione di<br />

"Le Monde", un giornale che si occupa di questioni marittime e molto letto dai marinai, ce lo porterà a casa nostra».<br />

Mi porse un giornale, e lessi:<br />

«CATTURATO. Nel Bois de Boulogne all'alba del ... corrente [la mattina del delitto], un grosso orang-outang<br />

fulvo della specie del Borneo. Il proprietario, identificato come un marinaio appartenente a una nave maltese, potrà<br />

rientrare in possesso dell'animale dopo che lo avrà identificato e avrà rimborsato le spese per la cattura e il<br />

mantenimento. Rivolgersi al n. ... Rue..., Faubourg Saint-Germain... terzo piano».<br />

«Ma come è possibile», chiesi, «che sappiate che si tratta di un marinaio e appartenente a una nave maltese?».<br />

«Non è che lo sappia», disse Dupin, «non ne sono certo. Qui però c'è un pezzo di nastro che, a giudicare dalla

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