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ISOLA NOSTRA<br />
I titoli<br />
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />
Pasquale Besenghi<br />
PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />
DEGLI ISOLANI<br />
ANNO XLVIII<br />
N. 390<br />
TRIESTE, 15 settembre 2012<br />
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />
Taxe perçue - Tassa pagata<br />
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA - Tel. 040.638.236<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
A Monte Grisa per la Madonna del Carmine<br />
Mario Depase: quarant’anni di impegno<br />
Nuovamente bruciata la Croce di Strugnano<br />
La festa de San Donà<br />
La cacciata di Don Dagri, sotto minaccia di morte<br />
1951: la “Pullino’’ diventa “Giovanni Delise’’
Sabato 20 ottobre 2012<br />
Santa Messa nel cimitero di <strong>Isola</strong><br />
Alle ore 15.30 nella chiesetta del cimitero di <strong>Isola</strong><br />
sarà celebrata una Santa Messa in suffragio di<br />
tutti i defunti isolani, con un pensiero particolare a<br />
mons. Attilio Delise, fondatore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, che<br />
riposa in pace in questa terra che ha tanto amato.<br />
Sabato 10 novembre 2012<br />
Commemorazione dei defunti isolani<br />
Alle ore 15.30 Santa Messa di suffragio per tutti i<br />
defunti isolani nella chiesa del cimitero di Sant’Anna<br />
a Trieste.<br />
Domenica 25 novembre 2012<br />
FESTA DI SAN MAURO<br />
Alle ore 12.00 nella chiesa di San Giacomo Apostolo<br />
(nella omonima piazza di Trieste) Santa Messa<br />
solenne in onore del Patrono di <strong>Isola</strong> San Mauro.<br />
ISOLA NOSTRA SU INTERNET<br />
Grazie all’amico Bruno Dagri e a suo genero Paolo<br />
Gabriele Babbini, sono reperibili sul sito<br />
www.isolanostra.it<br />
i numeri di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” dal numero 357 (giugno<br />
2004) ad oggi.<br />
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />
VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />
TELEfONO 040-638236<br />
Naz.<br />
IT<br />
Check<br />
86<br />
AGLI AMICI LETTORI<br />
Quando nel 2005 ricordammo i 40 anni della<br />
nostra rivista pensavamo di poter arrivare<br />
quasi facilmente al traguardo del suo 50° anno<br />
di vita.<br />
Purtroppo il nostro ottimismo non aveva tenuto<br />
conto dell’inesorabilità del tempo che spegne<br />
giorno dopo giorno le luci di quell’immaginario<br />
firmamento costituito dalla Comunità dell’Esodo.<br />
E’ infatti illusorio pensare che la generazione<br />
che ci segue possa tenere in vita una istituzione<br />
come la nostra, anche se ha avuto il merito di<br />
tenere idealmente unita la nostra Comunità.<br />
Infatti attraverso di essa abbiamo ricordato<br />
le nostre tradizioni religiose e civili, quelli che ci<br />
hanno lasciato, i successi dei nostri giovani e tutti<br />
gli eventi lieti e anche tragici di cui siamo stati<br />
testimoni.<br />
Purtroppo il calo delle elargizioni, anche a costi<br />
costanti di gestione e con il lavoro volontario di<br />
tutti, ci rende difficile proiettarci nel futuro anche<br />
prossimo con gli attuali quattro numeri annui.<br />
Se non dovessero intervenire nuove soluzioni o<br />
idee diverse, è quindi probabile che questo sia uno<br />
degli ultimi numeri della rivista.<br />
Tuttavia prima di scrivere la parola “fine”,<br />
abbiamo il dovere di tenere conto di quanti sono<br />
presenti con i loro scritti, con i ricordi dei loro cari,<br />
le foto dei loro migliori momenti e ci supportano<br />
con le loro elargizioni.<br />
L’impegno è: fare il possibile!<br />
Un abbraccio a tutti voi<br />
Conto Corrente Postale n. 11256344<br />
Coordinate bancarie (IBAN):<br />
Cin<br />
X<br />
Cod. ABI<br />
07601<br />
CAB<br />
02200<br />
Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />
ORARIO UffICIO:<br />
martedì-giovedì ore 10 - 12<br />
venerdi 16 - 18<br />
Il Presidente<br />
Emilio Felluga<br />
L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è<br />
prevista per la seconda metà del mese di dicembre<br />
2012. Per evitare spiacevoli disguidi è necessario<br />
che il materiale destinato alla pubblicazione arrivi<br />
in redazione (anche per posta o e.mail) entro il<br />
10 novembre 2012<br />
N° Conto<br />
000011256344<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
1<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Periodico trimestrale della<br />
Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />
d’Istria fondato da<br />
Don Attilio Delise nel 1965<br />
Direttore responsabile<br />
franco Stener<br />
Assistenti di redazione<br />
Anita Vascotto<br />
Attilio Delise<br />
Umberto Parma<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Elvio Chelleri<br />
Mario Costanzo<br />
Massimiliano Dambrosi<br />
Ferruccio Delise<br />
Mario Depase<br />
Massimo Depase<br />
Licinio Dudine<br />
Emilio Felluga<br />
Marco Finocchiaro<br />
Mario Lorenzutti<br />
Walter Pohlen<br />
Romano Silva<br />
Fabio Vascotto<br />
Giuseppe Zaro<br />
Don Pietro Zovatto<br />
Alessandra Zuliani<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
Via XXX Ottobre, 4<br />
34122 TRIESTE<br />
Editrice: Associazione<br />
“ISOLA NOSTRA’’<br />
Autorizzazione del Trib. di<br />
Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11256344<br />
Orario degli uffici:<br />
Martedì dalle 10 alle 12<br />
Giovedì dalle 10 alle 12<br />
Venerdì dalle 16 alle 18<br />
Telefono 040/63.82.36<br />
Grafica e stampa:<br />
f 451 S.c.ar.l.<br />
Per il Sacerdote tutto è grazia<br />
Il Sacerdote! Ma chi è il<br />
sacerdote? mi chiedevo<br />
con insistente nostalgia<br />
lo scorso 8 luglio a<br />
cinquant’anni dalla mia<br />
ordinazione sacerdotale.<br />
Fu mons. Antonio Santin<br />
a impormi le mani,<br />
seguito dal Rettore del<br />
Seminario mons. Libero<br />
Cattaruzza e da mons.<br />
Paolo Lino Zovatto, mio<br />
zio e da tanti altri sacerdoti<br />
nella chiesa di San<br />
Pio X in una canicolare<br />
domenica di luglio del<br />
1962, anno del Concilio<br />
Ecumenico Vaticano II,<br />
come appare dal santino<br />
redatto per l’ordinazione.<br />
Mezzo secolo fa! La<br />
fuga del tempo è crudele<br />
e inarrestabile, scivola<br />
come l’uccello della notte<br />
verso una stella sconosciuta.<br />
Il tempo è di Dio, il<br />
tempo è dell’uomo, il tempo<br />
è l’anfiteatro della vita<br />
donato per fare il bene.<br />
Il sacerdote è l’uomo di<br />
Dio, fa gli interessi di Dio,<br />
si agita – e viene perseguitato<br />
– perché di Dio. Homo<br />
dei, lo è nella misura che<br />
diventa mediatore tra Dio<br />
e gli uomini. A questi offre<br />
la misericordia e la speranza.<br />
L’enciclica di Benedetto<br />
XVI “In spe salvi”<br />
costituisce il documento<br />
spirituale più incoraggiante<br />
del papa tedesco.<br />
Il sacerdote è l’uomo<br />
votato all’Eucaristia, Comunione<br />
personale e collettiva<br />
dell’uomo con Dio,<br />
in quel mistero di Presenza<br />
e di Adorazione dello<br />
spirito capace di generare<br />
la società della Chiesa.<br />
Anche se “la Chiesa non<br />
è una società di perfetti,<br />
ma di peccatori”, riconosce<br />
la propria sostanziale<br />
fragilità, sentendosi bisognosa<br />
di una invasiva<br />
Dagli isolani, riconoscenti per la sua lunga e costante<br />
collaborazione al nostro giornale, felicitazioni vivissime a<br />
mons. Pietro Zovatto che lo scorso 8 luglio ha raggiunto il<br />
traguardo del Giubileo Sacerdotale, con l’augurio di proseguire<br />
ancora a lungo la sua missione e la sua preziosa attività.<br />
e permanente redenzione<br />
di Cristo. Il sacerdote si<br />
trova nel mezzo per portare<br />
e testimoniare “il Figlio<br />
dell’Uomo”.<br />
Il sacerdote è l’amministratore<br />
della Parola,<br />
tanto più tagliente quanto<br />
più è inattuale. “All’uomo<br />
ad una dimensione” (Marcuse)<br />
il sacerdote è il paladino<br />
della Trascendenza,<br />
di quella componente<br />
eterna che né filosofi né<br />
scienziati possono cancellare<br />
dalla visione della<br />
vita del cristiano. In una<br />
società secolarizzata e<br />
agnostica di fronte ai<br />
problemi dello spirito, il<br />
sacerdote diventa quel<br />
paradosso che reca la<br />
fiaccola nella notte.<br />
Troverà ancora uomini<br />
disponibili ad ascoltarlo?<br />
A un giovane che<br />
rifiutava Cristo perché<br />
troppo benestante, Gesù<br />
rispondeva al pessimismo<br />
di Pietro: “Ciò che non è<br />
possibile agli uomini è<br />
possibile a Dio”. Perché<br />
tutto è grazia!<br />
Vocazione<br />
Pietro Zovatto<br />
Signore,<br />
tu mi chiami<br />
in segreto<br />
nella radice<br />
dell’essere<br />
sul sentiero della notte,<br />
nasce il canto<br />
che il cielo<br />
sollecita<br />
con desio<br />
d’urgenza.<br />
Io brucio<br />
i pensieri<br />
ignavi,<br />
tu penetrami<br />
con raggio divino<br />
che il cuore<br />
trafigga<br />
in musica<br />
silenziosa.<br />
Pietro Zovatto
2 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
A Monte Grisa per la Madonna del Carmine<br />
Domenica 15 luglio la<br />
Comunità <strong>Isola</strong>na,<br />
rinnovando una secolare<br />
tradizione, si è riunita attorno<br />
alla statua della Madonna del<br />
Carmine per chiedere la sua<br />
celeste e materna protezione.<br />
Anche quest’anno il rito si è<br />
compiuto nel Santuario di Monte<br />
Grisa, posto sulla sommità della<br />
collina che guarda a Trieste e<br />
all’Istria tutta.<br />
La Santa Messa è stata<br />
proceduta dalla processione con<br />
la statua della Vergine, partita<br />
dall’ombra della suggestiva<br />
pineta della rotatoria sottostante<br />
il santuario. Purtroppo, al suo<br />
seguito, sempre meno isolani…<br />
La statua, al suo ingresso<br />
in chiesa, è stata accolta<br />
dagli inni mariani cantati dal<br />
coro della sezione di Trieste<br />
dell’Associazione Nazionale<br />
Carabinieri, quindi mons.<br />
Sergio Vazzoler, rettore del<br />
Tempio, dava inizio alla Santa<br />
Messa presso l’altare maggiore.<br />
Molto belle le sue parole<br />
dell’omelia, come bellissimi i<br />
canti che hanno accompagnato<br />
le preghiere alla Madonna.<br />
Al termine della S.Messa ha<br />
preso la parola Mario Depase,<br />
che ha voluto ringraziare i<br />
presenti e in particolare mons.<br />
Sergio, per la sua accoglienza<br />
fraterna verso la Comunità<br />
<strong>Isola</strong>na e soprattutto per salutarlo<br />
pubblicamente in quanto dal<br />
prossimo mese di settembre<br />
sarà destinato a nuovo incarico.<br />
Lascerà infatti la nostra città,<br />
dove era presente dal 2004,<br />
per far ritorno a Roma, presso<br />
la propria Confraternita degli<br />
Oblati Figli della Madonna del<br />
Divino Amore.<br />
La parte religiosa terminava<br />
quindi nella parte inferiore<br />
della chiesa, dove sono<br />
presenti gli altari dei patroni<br />
delle varie cittadine istriane,<br />
per la preghiera conclusiva di<br />
ringraziamento.<br />
Poi tutti all’incontro<br />
conviviale nella saletta delle<br />
conferenze, dove tra uno<br />
Zaro<br />
stuzzichino e un sorso di ottimo<br />
Pini<br />
vino, i ricordi dei bei tempi<br />
di<br />
echeggiavano liberi nell’aria…<br />
Massimo Depase Foto
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
3<br />
Quarant'anni di impegno...<br />
Sono ormai passati più di quarant’anni da quando ho cominciato a dedicarmi all’organizzazione di tutto quanto riguardava le<br />
feste e le tradizioni che erano e sono associate ai riti cristiani di <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />
Non avrei voluto arrivare a questo punto, ma purtroppo gli anni passano per tutti e anch’io mi devo adeguare. E così, dopo<br />
averci pensato per molto tempo ed aver passato più di qualche notte insonne, sono arrivato alla conclusione di dover abbandonare<br />
questa mia impegnativa dedizione alla causa della Comunità <strong>Isola</strong>na. Questo mio impegno si esaurirà alla fine dell’anno in corso.<br />
In tutti questi anni ho dovuto occuparmi da solo, e per fortuna qualche volta anche con l’aiuto della mia famiglia, di tutto<br />
quello che occorreva alla buona riuscita delle nostre manifestazioni. Il mio impegno alla ricerca di sacerdoti per le S.Messe di<br />
Strugnano, <strong>Isola</strong>, Monte Grisa e Trieste e per preparare le processioni, è stato totale. Tutto quello che ho cercato di fare spero<br />
sia riuscito bene: l’ho fatto con il cuore e con l’amore che porto per la nostra <strong>Isola</strong>.<br />
Come ho scritto prima, questa mia decisione di abbandonare completamente questi impegni che ho portato avanti per tantissimi<br />
anni, è stata sofferta, anche perché ero abituato a mettermi a disposizione della nostra Comunità e con questo ho potuto<br />
avere molti rapporti personali anche con persone estranee alla<br />
nostra comunità.<br />
Chiedo da subito scusa se qualcosa, nonostante il mio impegno,<br />
non è riuscita nella maniera migliore.<br />
Avrei a questo punto una mia grande speranza: che qualcuno<br />
di buona volontà prendesse in mano la situazione e si dedicasse,<br />
come ho fatto io, alle nostre tradizioni. Se facciamo un paragone<br />
potrei dire che ci vuole una barca più giovane della mia per<br />
continuare a navigare a vele spiegate in questo mare agitato.<br />
Mando un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno<br />
partecipato a questi nostri incontri, che sono stati belli e alcuni<br />
indimenticabili, e anche a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> che si è dimostrata sempre<br />
comprensiva nell’informare e pubblicare spesso i resoconti della<br />
buona riuscita delle nostre tradizioni isolane.<br />
Grazie, con un grande abbraccio a tutti gli isolani<br />
Mario Depase<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>... El nostro giornal<br />
“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, nome de un giornal<br />
pien de nostri ricordi che sempre se rincori,<br />
sensasioni che talvolta le ne par finide,<br />
tignude insieme col spago de un amor che mai mori.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, quela posada sul mar,<br />
quela che anche se a lei tornemo<br />
per una gita, o per tornar fioi tra i vicoli,<br />
dove i nostri nomi ancora là se senti,<br />
quela, la sa, che mai la scorderemo.<br />
“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, nome de un giornal<br />
<strong>Isola</strong>, nostra, che el giornal ricorda,<br />
giornal che bisogna far continuar<br />
per no perder anche ‘sti momenti de vita vissuda<br />
tra gente che spesso ai ricordi se fa sorda.<br />
Cussì de <strong>Isola</strong> continuè a scriver,<br />
fassè girar duto come su ‘na giostra:<br />
proverbi, memorie, feste, lavori, campioni.<br />
Alora la nostra storia dove se podarà trovar?<br />
Sempre sule pagine del giornal “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”.<br />
Mario Costanzo, sino<br />
Trieste<br />
Carissimo Mario,<br />
la tua lettera è arrivata quando questo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
stava per essere dato alle stampe, e sembra in perfetta sintonia<br />
con quanto ho scritto in precedenza. Credo che essa meriti una<br />
riflessione.<br />
Quando don Attilio ci ha lasciati e qualche anno dopo anche<br />
Jolanda Pozzetto, la sua più stretta collaboratrice, il nostro primo<br />
pensiero è stato di chiudere “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”. Ma abbiamo ritenuto<br />
che il patrimonio morale che loro ci lasciavano dal 1965 doveva<br />
essere nostro dovere tenerlo in vita.<br />
Così alcuni hanno gestito l’amministrazione, altri la mostra<br />
degli artisti isolani, altri la redazione e/o il recupero di risorse<br />
finanziarie. La rivista è stata modificata come impostazione da<br />
Marcello Lorenzini, che l’ha resa più accattivante.<br />
Tu, sorretto dalla tua grande fede, ti sei accollato il compito più<br />
difficile, quello della spiritualità della nostra Comunità. Sei riuscito<br />
in tutti questi anni a continuare tante nostre tradizioni religiose:<br />
Monte Grisa, Strugnano, Loreto, i nostri Patroni, che hanno reso<br />
contenti tanto nostri concittadini, spesso rientrati per l’occasione anche<br />
da paesi lontani. E di questo hai sempre ricevuto onori ed elogi.<br />
Purtroppo nella logica dell’implacabilità del tempo - considerando<br />
che dall’esodo sono trascorsi più di sessant’anni - diversi<br />
nostri validi collaboratori ci hanno lasciato, altri hanno problemi<br />
di salute e le risorse che ci sorreggono vengono sempre più a ridursi.<br />
Purtroppo non abbiamo i ricambi, in quanto da allora stanno<br />
arrivando la terza e quarta generazione, e si sentimenti si affievoliscono.<br />
Ecco perché temo che il numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> di dicembre<br />
sarà l’ultimo.<br />
Grazie per tutto quello che hai fatto… Un abbraccio,<br />
Emilio
4 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Nuovamente bruciata la Croce di Strugnano<br />
Lo scorso 10 maggio un<br />
altro atto vandalico è<br />
stato fatto passare per<br />
“arte contemporanea”: è stata<br />
nuovamente data alle fiamme<br />
la grande Croce che dal colle<br />
di Strugnano domina il golfo<br />
di Trieste, da secoli meta di<br />
pellegrinaggi non solo da <strong>Isola</strong><br />
e da Pirano ma da tutta l’Istria.<br />
La Croce era stata eretta, in<br />
seguito ad un voto, nel 1600<br />
dai marinai e dai pescatori<br />
per essere protetti in mare<br />
e lo scorso anno il vecchio<br />
manufatto (ora depositato in<br />
attesa di restauro nell’area<br />
della chiesetta della Madonna<br />
delle Grazie a Semedella) era<br />
stato sostituito nel quadro<br />
delle attività in preparazione<br />
ai festeggiamenti del 500°<br />
anniversario dell’apparizione<br />
della Vergine a Strugnano.<br />
La nuova “performance”<br />
è sempre opera dell’”artista”<br />
Dean Verzel, che prima di<br />
appiccare il fuoco ha avvolto<br />
il manufatto con una<br />
protezione di vetro e alluminio<br />
cospargendolo poi di<br />
benzina, evitando almeno<br />
così di provocare danni. Allo<br />
stesso “artista” (forse privo<br />
di fantasia…) si deve an-<br />
Gent. Redazione,<br />
Un atto definito cristianofobico dai vescovi sloveni<br />
che l’incendio appiccato alla<br />
stessa Croce dieci anni fa, a<br />
cui era seguita una denuncia<br />
presentata dalla Polizia per<br />
danneggiamento di un’opera<br />
di rilevanza storica e culturale,<br />
che non ebbe seguito anche<br />
per il fatto che esponenti della<br />
“cultura” ne difesero l’operato<br />
giustificando l’esperimento di<br />
“croce ardente” come “arte<br />
contemporanea”.<br />
Il 17 maggio, nella parrocchia<br />
dell’Apparizione di<br />
Maria a Strugnano, questo<br />
doloroso fatto ha avuto un<br />
seguito, con una celebrazione<br />
di riconciliazione dal titolo<br />
Sono Edda, figlia di un Vostro lettore molto affezionato:<br />
Liduino Moscolin.<br />
Io e papà vogliamo ringraziarvi per il vostro prezioso<br />
lavoro di raccolta e cura dei ricordi della Comunità degli<br />
esuli da <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />
Noi, figli di istriani, siamo molto grati a quanti si<br />
spendono per conservare la memoria dolce e spesso<br />
malinconica dei nostri cari per una terra bellissima e tanto<br />
amata.<br />
Nel vostro giornale che anch’io ho sempre letto<br />
con grande piacere insieme a papà, si raccolgono<br />
immagini e scritti che altrimenti figli e nipoti avrebbero<br />
irrimediabilmente perduto.<br />
Spero di cuore che possiate sempre vivere come<br />
Associazione e come giornale.<br />
Ringraziandovi per la disponibilità, con grande stima<br />
Edda Moscolin,<br />
Monfalcone<br />
“Sotto la Croce: Padre, perdona<br />
loro perché non sanno<br />
quello che fanno”.<br />
“Un atto pubblico di incitamento,<br />
di promozione<br />
dell’odio e dell’intolleranza<br />
religiosa attraverso la denigrazione<br />
dei simboli religiosi del<br />
Cristianesimo”, “un tentativo<br />
di stigmatizzare i cristiani<br />
della nostra società ed un<br />
insulto dei sentimenti religiosi”.<br />
Con queste parole la<br />
Commissione Giustizia e Pace<br />
della Conferenza Episcopale<br />
Slovena ha definito l’incendio<br />
“cristianofobico” della croce<br />
di Strugnano avvenuta il 10<br />
maggio per opera di Dean<br />
Verzel, un artista che, già<br />
dieci anni fa, aveva compiuto<br />
lo stesso gesto per il quale era<br />
stato perseguito penalmente,<br />
ma assolto. “Dato che la stessa<br />
persona dieci anni fa aveva<br />
incendiato la stessa croce<br />
– si legge nella dichiarazione<br />
firmata da mons. Marjan<br />
Turnsek, vescovo di Maribor<br />
e presidente della Commissione<br />
– riteniamo che si tratti con<br />
tutta evidenza di un’azione<br />
morale e giuridica infamante<br />
all’interno dello spazio<br />
culturale sloveno”. Da qui<br />
l’invito alle autorità nazionali<br />
competenti “a verificare al più<br />
presto la presenza di elementi<br />
costitutivi di reato e la responsabilità<br />
degli autori dell’atto,<br />
sulla base del codice penale<br />
e delle disposizioni della Co-<br />
stituzione della repubblica<br />
di Slovenia e della legge<br />
sulla libertà religiosa, che<br />
condannano inequivocabilmente<br />
l’incitamento all’odio<br />
e all’intolleranza religiosa”.<br />
Sarà quindi interessante<br />
sapere se, anche dopo la presa<br />
di posizione della Conferenza<br />
Episcopale, su questo nuovo<br />
atto calerà il silenzio o avrà<br />
un qualche seguito di natura<br />
penale a carico del sedicente<br />
“artista”.<br />
Preghiera alla<br />
Vergine di Strugnano<br />
O Santa Vergine della Visione,<br />
dispensatrice generosa di grazie,<br />
pieni di fiducia ricorriamo<br />
alla Tua valida intercessione,<br />
al Tuo potente aiuto.<br />
Impetraci, o Maria,<br />
la grazia di conoscere,<br />
amare e servire Dio,<br />
di vivere cristianamente<br />
e di salvarci l’anima.<br />
Ottienici quei favori e aiuti<br />
che conosci a noi più vantaggiosi<br />
per questa e per l’altra vita.<br />
Custodisci, o Vergine,<br />
i nostri bambini,<br />
salva i naviganti,<br />
proteggi gli assenti,<br />
converti i peccatori,<br />
libera dal dolore<br />
le anime dei nostri defunti,<br />
salva tutti i fedeli e tutti benedici.<br />
Amen.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
5<br />
La festa de San Donà<br />
Fede e tradizione… ma anche vino a fiumi<br />
Son squasi sicuro che pochi sa cossa iera par noi la festa de<br />
San Donà… ma chi iera ‘stò Donà? Alora, par capir meio ‘sta<br />
personalità, ve parlo in lingua par no far confusion.<br />
Nel 1200 e 1300, in seguito alle lotte fra Guelfi e Ghibellini,<br />
<strong>Isola</strong> aveva dato ospitalità a molti profughi toscani, fra i<br />
quali, per un breve periodo, sembra anche a Dante Alighieri. Molti<br />
di questi erano mercanti e banchieri di Arezzo che veneravano il<br />
loro protettore San Donato.<br />
Prima della venuta del vescovo Donato (romano di nascita),<br />
Arezzo era una città pagana, resistente alla infiltrazione del<br />
cristianesimo. Egli prestò un valido apporto alla conversione di<br />
quella popolazione, operando un miracolo quando era ancora in<br />
vita. Alcuni pagani, entrati in chiesa nel momento in cui il vescovo<br />
distribuiva la comunione, lo spinsero a terra rovesciando il calice<br />
che andò in pezzi. Le preghiere di Donato fecero sì che il calice si<br />
ricomponesse e i pagani, colpiti dal miracolo, si convertirono. Nel<br />
periodo delle persecuzioni dell’imperatore Giuliano l’Apostata,<br />
il vescovo Donato fu martirizzato con la decapitazione. Era il 7<br />
agosto dell’anno 352.<br />
In seguito anche gli isolani, in rispetto ai nuovi cittadini di Arezzo,<br />
onorarono San Donato come co-protettore. Il Santo era festeggiato il<br />
7 agosto se cadeva di domenica e, in caso contrario, la festa veniva<br />
spostata alla domenica successiva. Dopo la Messa Solenne, seguiva<br />
una grande processione che si snodava per le vie cittadine. Il pesante<br />
busto argenteo del Santo era portato a mano da quattro sacerdoti.<br />
Finita la festa religiosa, “San Donà” si prolungava nella sagra paesana.<br />
“Alle Porte” fluivano molte bancarelle con giocattoli e dolciumi<br />
che facevano fantasticare e rallegrare al disopra di tutto i bambini.<br />
Ma il “luni de san Donà” era riservato esclusivamente agli<br />
adulti, particolarmente agli “amici” di Bacco. Le osterie realizzavano<br />
il tutto esaurito e i canti si diffondevano in tutte le contrade<br />
fino a tarda notte. In onore di San Donato era stata eretta sul<br />
monte omonimo anche una chiesa, andata in rovina nel secolo<br />
XVIII e sostituita poi con un capitello. Il segno degli esuli toscani<br />
è perdurato anche nel nome di varie frazioni del nostro territorio<br />
quali Ronco, Saredo, Casadievolo.<br />
Par noi fioi, San Donà iera la festa dei bussolà, dolci tipici<br />
de ‘sto giorno, tondi, dolsi e… col buso intal mezo, ma el buso<br />
no serviva a niente parché a iera sempre svodo… Mi penso che<br />
i vendarìgoli i ghe fasèva el buso par risparmiar… ma se doveva<br />
pagarlo l’istesso. Ai primi tempi i bussolà iera riservai solo par<br />
la festa de San Donà ma, dato che i vendarìgoli xe furbi, i gà<br />
s’comincià a rifilarli anca par San Mauro, San Piero, San Rocco<br />
e le altre sagre de <strong>Isola</strong> nostra.<br />
Intàl giorno de San Donà, invese dela solita feta de polenta,<br />
se magnava i bussolà ma no dismentichemose che quela iera ‘na<br />
festa riservada sora de duto ai pescadori e campagnoi del paese… e<br />
come disèva mè nòno - mezo pescador ma campagnol s’ceto - iera<br />
la festa del mezo bicèr de vin… parché mezo bicèr lo beveva me<br />
nòno e l’altro mezo lo bevevo el bussolà parché a ‘ndava tocià…<br />
Mi digo che la festa de San Donà iera solo un stratagema par<br />
vender più vin e far diventar siori i vendarìgoli dei bussolà. Se no i<br />
gavessi inventà el bussolà… chi gavessi mai pensà de far la “tocia”<br />
intàl vin? La tocia xe ‘na procedura tramandada de pàre in fio… e da<br />
màre in fia… par festegiar sagre e feste in general, ‘na roba delicata.<br />
‘Sta roba consisti de cior un bussolà, romperlo i do tochi co’ delicatessa<br />
e po’, col police e l’indice dela man destra… o cola sinistra se<br />
un xè snaco, se lo ciapa ficandolo drento un bicèr pien de vin, cussì,<br />
g I “bussolà” (o “bussolai”), dolci tipici della tradizione veneta<br />
quando se lo tira fora, … el bicer xe diventà meso svodo e el bussolà<br />
meso pien. Duta roba fisica credo, ma fisica o no, iera roba de licarse<br />
i mustaci. Ma no finiva qua: la parte più lussuriosa iera quela dela<br />
degustasion parché el bussolà, dopo verta la boca, l’andava ficà drento<br />
fasendo atension a no sbrodolarse e in quei momenti… te podevi sentir<br />
sonar le campane come fussi stada Pasqua.<br />
Questa iera la misticità dela festa de San Donà. Memorabile<br />
par la procesion, par el vin, par i bussolà, par i pescadori, par i<br />
campagnoi e par duti quei altri che vendeva i bussolà de san Donà.<br />
Duta sta gente el giorno dopo i gavaria comincià a far la vita de<br />
sempre spetàndo, con pasiensa, n’altra festa par s’cominciar dacapo…<br />
iera ‘ste atèse che li ‘iutava a solevarse dele fadighe de duti i<br />
giorni e - dovè creder - quele fadighe le iera tante e i sacrifici anca<br />
ma, per fortuna, ogni anno gavevimo feste bèle come san Donà,<br />
san Mauro, san Piero, san Rocco, Pasqua, Nadal. Capodanno…<br />
che le dava ‘na man a tirar ‘vanti felici anca se strachi.<br />
Walter Pohlen<br />
g Il busto argenteo di San Donato, che veniva portato in processione<br />
il giorno della festa del compatrono di <strong>Isola</strong>.
6 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
SESSANT’ANNI fA, IL 18 LUGLIO DEL 1952<br />
La cacciata di Don Dagri, sotto minaccia di morte<br />
Sessant’anni fa, il 18 luglio del 1952, uno dei momenti più cupi e dolorosi della storia del nostro paese: la cacciata da <strong>Isola</strong><br />
del parroco don Giuseppe Dagri, fulgida ed eroica figura di sacerdote soprattutto nei terribili anni della guerra e dell’occupazione<br />
prima tedesca e poi titina.<br />
Lo vogliamo ricordare riproponendo l’articolo scritto da Marcello Lorenzini, che di don Giuseppe Dagri fu amico, e pubblicato<br />
su <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> nel numero di giugno del 2002, a cinquant’anni da quel doloroso evento.<br />
Il 18 luglio del 1952 si chiuse<br />
un doloroso capitolo della<br />
storia della Chiesa <strong>Isola</strong>na,<br />
con la cacciata dalla sua sede<br />
sotto la minaccia di morte del<br />
parroco don Giuseppe Dagri,<br />
che aveva retto la parrocchia di<br />
<strong>Isola</strong> sin dal 1936. Fu, questo,<br />
l’epilogo di un crescendo di<br />
limitazioni, proibizioni, vessazioni,<br />
atti persecutori a danno<br />
della libertà religiosa che avevano<br />
contraddistinto sin dall’inizio<br />
il regime instaurato dagli<br />
invasori slavo-comunisti. A lui,<br />
con la carica di amministratore<br />
parrocchiale pro-tempore, succedette<br />
don Attilio Delise, che<br />
abbandonò <strong>Isola</strong> – fra gli ultimi<br />
- la vigilia di Natale del 1955.<br />
Uno dei primi gravi atti<br />
compiuti dagli invasori titini<br />
e dai loro sostenitori locali<br />
contro il parroco fu lo sfratto<br />
dallo storico Palazzo Besenghi,<br />
sede parrocchiale per lascito<br />
testamentario. Gli assegnarono<br />
un alloggio al primo piano di<br />
una casa nella piazzetta detta il<br />
Vier. Con il sacerdote abitavano<br />
il padre novantenne, la sorella<br />
Ida, la nipote Lidia con il marito<br />
Paolo e le loro tre bambine.<br />
Al pianterreno era alloggiato<br />
– guarda caso! – un membro<br />
dell’OZNA, la polizia politica<br />
del regime.<br />
In quel 18 luglio, nella<br />
modesta e pacifica abitazione<br />
fecero irruzione tre brutali<br />
individui armati, gli squadristi<br />
rossi di cui il regime si serviva<br />
per compiere i suoi crimini.<br />
Davanti ai familiari terrorizzati,<br />
i tre cominciarono subito<br />
a inveire contro don Giuseppe<br />
con insulti e con accuse di<br />
ogni genere del tipico prontuario<br />
comunista: opposizione<br />
ai “poteri popolari”, sobillazione<br />
della gente, sudditanza<br />
al “vescovo fascista” mons.<br />
Santin. Il tutto costellato – lo<br />
g Don Giuseppe Dagri a bordo del “Saturnia” accanto al patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro<br />
papa Giovanni XXIII.<br />
si può immaginare – da infami<br />
ingiurie, bestemmie, minacce<br />
e sputi. Cosa e come avesse<br />
risposto don Giuseppe a tale e<br />
feroce aggressione non è dato<br />
di sapere. Certamente in lui non<br />
fecero difetto né il coraggio, né<br />
la fermezza, né l’affermazione<br />
dei diritti della Chiesa e dei suoi<br />
doveri sacerdotali.<br />
Ad un tratto spuntò una<br />
pistola. E forse a questo punto<br />
si sarebbe mosso, per intervenire<br />
a difesa del figlio, il<br />
padre novantenne Francesco,<br />
detto Checco. Don Giuseppe<br />
e la sorella Ida lo bloccarono<br />
prontamente, per risparmiargli<br />
la scontata reazione dei manigoldi.<br />
E della Ida bisogna<br />
anche ricordare che, appena i<br />
tre irruppero in casa, ebbe la<br />
pronta e accorta determinazione<br />
di far uscire le tre nipotine e<br />
affidarle alle famiglie vicine,<br />
sottraendole ad uno spavento<br />
che le avrebbe segnate per tutta<br />
la vita. Dopo aver maltrattato in<br />
quel modo inaudito l’eroico sacerdote,<br />
gli imposero di lasciare<br />
<strong>Isola</strong> entro dodici ore, altrimenti<br />
lo avrebbero scaraventato giù<br />
dalla finestra.<br />
Sotto quella minaccia di<br />
morte don Giuseppe riparò a<br />
Trieste. Recatosi subito dal<br />
vescovo mons. Santin, questi<br />
– che era ben al corrente della<br />
drammatica situazione creatasi<br />
a <strong>Isola</strong> - ordinò a don Giuseppe<br />
di non farvi più ritorno, non<br />
volendo esporto a sicura morte<br />
violenta. E’ convinzione diffusa<br />
fra quanti lo conobbero che<br />
egli, fedelissimo com’era alla<br />
Chiesa e votato al suo dovere<br />
sacerdotale, sarebbe certamente<br />
rimasto al suo posto, se il<br />
vescovo non avesse disposto<br />
altrimenti.<br />
Ma perché tanto odio, tanto<br />
accanimento persecutorio<br />
contro questo prete, isolano<br />
fra gli isolani dalla nascita, di<br />
grande dirittura morale, dedito<br />
al bene della gente, alieno<br />
da interessi personali, giusto,<br />
umano, disponibile? Poche<br />
parole sono sufficienti a dare<br />
una risposta all’interrogativo.<br />
Don Giuseppe Dagri non era<br />
un Don Abbondio, come ebbe<br />
a sottolineare una persona che<br />
visse accanto a lui. Non aveva<br />
peli sulla lingua quando dal<br />
pulpito denunciava le malefatte,<br />
le infamie, i delitti, la propaganda<br />
e la lotta antireligiosa<br />
degli invasori. Era un uomo che<br />
all’occorrenza si assumeva tutte<br />
le sue responsabilità. Non era<br />
un uomo di compromessi o di<br />
mezze misure.<br />
Attorno a lui sacerdote la<br />
gente terrorizzata si stringeva
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
fiduciosa come a un protettore. Lo si poteva ben constatare in<br />
qualche processione ancora tollerata: vi partecipavano anche<br />
quanti non entravano mai in chiesa. Tutto ciò non poteva che dar<br />
fastidio ai piccoli uomini del regime, colpiti nella loro presunzione<br />
di contare qualcosa, di essere le vere guide del popolo, da un<br />
forte senso di impotenza. E allora che fare? Quel prete bisognava<br />
toglierselo dai piedi. E così fu, con la violenza, con minacce di<br />
morte. Il 18 luglio del 1952.<br />
Sul “Saturnia”, con il Patriarca Roncalli<br />
Sistematosi don Giuseppe a Trieste, il vescovo volle premiare<br />
la sua indefettibile fedeltà, il suo spirito di abnegazione e di<br />
sacrificio, affidandogli incarichi di notevole impegno e anche<br />
prestigiosi. Per prima cosa lo nominò suo rappresentante nelle<br />
organizzazioni che si curavano della sistemazione dei profughi<br />
istriani, particolarmente la Missione Cattolica Americana, che<br />
operava per la loro accoglienza negli Stati Uniti e in Canada. Ed<br />
è in questo ambito che trova spiegazione l’eccezionale foto che<br />
correda il presente articolo, tratta da un archivio privato.<br />
Il 24 settembre del 1957, sulla mitica motonave “Saturnia”,<br />
attraccata alla Stazione Marittima di Trieste, stavano per partire<br />
verso il Nord America un gran numero di emigranti, grazie appunto<br />
agli interventi della citata Missione. Sulla riva era accorsa<br />
una folla di familiari e di parenti. Ad accompagnare fino a Venezia<br />
quella straordinaria comitiva di persone, costrette ad abbandonare<br />
due volte la propria Patria, erano saliti a bordo il vescovo Santin,<br />
parecchi sacerdoti fra in quali anche don Dagri per l’incarico che<br />
rivestiva, e numerose autorità e personalità triestine. Come si può<br />
immaginare, commozione intensa, pianto e sventolio di fazzoletti<br />
ebbero la loro parte in quella partenza in cui rimpianti e speranze<br />
si fondevano assieme.<br />
Durante il tragitto, mons. Santin celebrò la S.Messa propiziatrice;<br />
poi si intrattenne benevolmente con i vari gruppi, fra i quali<br />
c’erano molti suoi sfortunati diocesani dell’Istria. E a incoraggiare<br />
e confortare quella gente concorsero anche don Giuseppe e i suoi<br />
confratelli. A Venezia la grande sorpresa: sulla “Saturnia” salì<br />
il patriarca Angelo Roncalli, che un anno dopo sarebbe stato<br />
eletto Papa Giovanni XXIII. Grandi furono l’entusiasmo e la<br />
soddisfazione per quella visita. Il Patriarca parlò ai profughi con<br />
quella affabile paternità che sarebbe diventata così nota, usuale<br />
g Monfalcone, 1953 - Don Giuseppe Dagri durante un incontro con gli isolani di quella località in<br />
occasione della festa del Patrono San Mauro.<br />
g Una scena che spesso si ripeteva alla Stazione Marittima di Trieste:<br />
l’ultimo scambio di saluti sul “Saturnia” in procinto di salpare<br />
per l’America con il suo carico di emigranti giuliani e istriani.<br />
e avvincente. Guardando la<br />
foto, che lo ritrae accanto a don<br />
Giuseppe, il suo gesto è quanto<br />
mai eloquente dei pensieri e dei<br />
sentimenti che in quel momento<br />
stava esprimendo a quanti lo<br />
attorniavano.<br />
E’ da dire che il nostro don<br />
Giuseppe – per i vecchi isolani<br />
el paroco biri – ben si meritò<br />
anche questo premio di alto<br />
significato simbolico. Premio<br />
prestigioso quasi qui preannunciato<br />
fu pure la sua nomina a<br />
vicario generale della Diocesi<br />
allorché, nel 1962, mons. Antonio<br />
Santin dovette assentarsi<br />
da Trieste per partecipare al<br />
Concilio Vaticano II, indetto<br />
proprio da Papa Giovanni.<br />
Marcello Lorenzini<br />
MONS. GIUSEPPE<br />
DAGRI<br />
<strong>Isola</strong>, 10 gennaio 1906<br />
Trieste, 11 luglio 1964<br />
Amò la Chiesa:<br />
per essa, parroco a<br />
<strong>Isola</strong>, servì le anime con<br />
appassionata dedizione<br />
per essa, padre spirituale<br />
nel Seminario, preparò<br />
con saggezza i futuri<br />
sacerdoti.<br />
per essa, delegato per<br />
l’Azione Cattolica<br />
e direttore di “Vita<br />
Nuova”, sostenne e guidò<br />
l’apostolato dei laici.<br />
per essa accettò l’ufficio<br />
e la responsabilità di<br />
pro-vicario generale che<br />
l’obbedienza gli chiedeva<br />
di assumere a servizio<br />
della Diocesi.
8 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
1951: La “Pullino’’ diventa “Giovanni Delise”<br />
In occasione di un incontro<br />
recentemente avuto con dei<br />
canottieri “anziani” della<br />
Pullino, si ricordava che a <strong>Isola</strong><br />
negli anni 1948/49 circolava<br />
voce che le autorità jugoslave<br />
avrebbero cercato in vari modi<br />
di chiudere la Società e di<br />
depredarne tutto il patrimonio<br />
nautico.<br />
Stessa sorte aveva subito<br />
la consorella “Libertas” di Capodistria<br />
quando nel febbraio<br />
1947 vennero asportati tutti i<br />
materiali di proprietà della stessa<br />
– vedi il verbale redatto dal<br />
Direttivo visibile sul libro della<br />
storia della Libertas – causando<br />
di conseguenza la chiusura e il<br />
blocco dell’attività a Capodistria.<br />
Attività continuata poi a<br />
Trieste, in condizioni precarie<br />
e tra mille difficoltà, ottenendo<br />
comunque risultati di prestigio<br />
sia a livello nazionale che<br />
internazionale. Purtroppo in<br />
seguito la Società avrebbe cessato<br />
ogni attività con il relativo<br />
scioglimento.<br />
Ad <strong>Isola</strong>, viste le epurazioni<br />
dei dipendenti isolani<br />
dalle fabbriche e dagli uffici<br />
pubblici - senza alcuna colpa<br />
ma che creavano fastidio agli<br />
occupatori, capitanati anche da<br />
nostri paesani - e l’asportazione<br />
dei macchinari dagli stessi stabilimenti<br />
per essere trasferiti in<br />
altri luoghi, tutto questo faceva<br />
presagire un futuro nero.<br />
Grazie però alla saggezza<br />
della Direzione della Pullino,<br />
capitanata con coraggio dal<br />
presidente Adriano Stolfa e<br />
dall’allenatore Marco Dudine,<br />
venne evitato questo disastro<br />
anche da noi. Venne sensibilizzato<br />
quel ristretto gruppo<br />
di vogatori a frequentare più<br />
assiduamente la sede, con la<br />
volontà che li distingueva e<br />
con grandi sacrifici anche fisici,<br />
perché tutti lavoravano nelle<br />
fabbriche o nei campi.<br />
Questo periodo venne per<br />
il momento superato, ma le autorità<br />
jugoslave, non contente,<br />
imposero alla Società di cambiare<br />
nome, perché “Pullino”<br />
richiamava le gesta di Naza-<br />
Per evitarne la chiusura si scelse il male minore<br />
g Dirigenti ed atleti della Pullino, diventata “Giovanni Delise”,<br />
nell’ultima foto scattata davanti alla canottiera prima dell’esodo, il<br />
28 agosto 1954.<br />
rio Sauro, eroe capodistriano<br />
morto per la redenzione delle<br />
terre istriane durante la Grande<br />
Guerra.<br />
Così nel 1951 la Società<br />
cambiò nome e venne intitolata<br />
a Giovanni Delise (crisma,<br />
1907-1947), componente il<br />
“quattro con” alle Olimpiadi di<br />
Amsterdam del 1928, tre volte<br />
campione italiano e due volte<br />
campione europeo. Da notare<br />
che nel Consiglio della Società<br />
venne inserito il dott. Ferri,<br />
persona di fiducia delle autorità<br />
locali, che seguiva i canottieri<br />
nelle varie trasferte sui campi<br />
di regata.<br />
Questo gruppo di atleti partecipa<br />
alle regate sia in Austria<br />
che in Jugoslavia, gareggiando<br />
prevalentemente nell’”otto”,<br />
vincendo gare e confrontandosi<br />
con avversari di grande valore.<br />
Venne comunque vietato alla<br />
Società di partecipare alle regate<br />
nazionali di Trieste e ai<br />
Campionati Italiani.<br />
In Società nel frattempo,<br />
erano affluiti altri giovani isolani<br />
creando così una nutrita<br />
squadra, come si può notare<br />
nell’ultima foto scattata a <strong>Isola</strong>,<br />
davanti alla canottiera, il 28<br />
agosto del 1954.<br />
Un unico trofeo venne portato<br />
a Trieste - con grande<br />
coraggio e rischio visti i con-<br />
trolli che venivano eseguiti<br />
dalle autorità locali - da Emilio<br />
Degrassi (pulissi), custode e<br />
carpentiere a <strong>Isola</strong>. Il trofeo<br />
in argento era intitolato a S.A.<br />
Reale Principe di Napoli, ed era<br />
stato vinto dalla Pullino verso<br />
il 1943, forse a seguito dell’ultimo<br />
titolo italiano conseguito<br />
a Padova nel 1942 dal “quattro<br />
con”.<br />
Il trofeo venne consegnato<br />
dallo stesso Degrassi al presidente<br />
del Comitato Giuliano V<br />
Zona della Federcanottaggio,<br />
Graziano Sanzin. Sembra che<br />
il trofeo sia stato poi trasferito<br />
a Roma presso la Federazione,<br />
ma purtroppo non si sa che fine<br />
abbia fatto.Tutto questo risulta<br />
da una dichiarazione firmata<br />
dallo stesso Graziano Sanzin e<br />
da Emilio Degrassi in data 28<br />
settembre 1954 (prot. 1875/B)<br />
e l’originale è conservato presso<br />
l’archivio della Pullino a<br />
Muggia. Io ho qualche sospetto<br />
su dove si trovi attualmente e<br />
cercherò di fare delle ricerche<br />
più accurate.<br />
Forse quello che gli occupatori<br />
volevano ottenere negli<br />
anni precedenti si è verificato<br />
alla fine del 1955 con il nostro<br />
doloroso esodo, lasciando tutte<br />
le attrezzature sul posto, per<br />
la gioia di qualche rimasto di<br />
allora. Anche questa è storia<br />
nostra, e va scritta e ricordata.<br />
Vi saluto, cari paesani,<br />
vostro fabio nadàl<br />
g 1 luglio 1951 – L’otto della Pullino durante un allenamento.<br />
Avrebbe tenuto alto l’onore della Società negli ultimi anni prima<br />
dell’esodo.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
PULLINO PULLINO PULLINO<br />
La Timavo<br />
di Monfalcone<br />
primeggia nel<br />
“Trofeo Luca Vascotto”<br />
Si sono disputate il 12 e<br />
13 giugno, sul tratto di mare<br />
antistante la sede della Pullino<br />
a Muggia, le regate sulla<br />
distanza sprint dei 500 metri,<br />
riservate alle categorie allievi e<br />
cadetti e valide per il “Trofeo<br />
Luca Vascotto”, messo in palio<br />
in memoria dell’ex-vogatore<br />
olimpionico azzurro che proprio<br />
con i colori della Pullino<br />
prima e dei VVFF Ravalico poi<br />
ottenne diverse soddisfazioni a<br />
livello internazionale.<br />
La perfetta cura dei dettagli<br />
e la consueta accoglienza da<br />
parte degli organizzatori, una<br />
partecipazione nutrita di pubblico<br />
e la presenza di alcuni<br />
dei migliori atleti dei vivai<br />
regionali e della vicina Slovenia<br />
hanno consentito di dare<br />
vita ad una due giorni di gare<br />
estremamente combattute fino<br />
all’ultima palata, tutte nella<br />
specialità del “7.20”.<br />
La parte del leone spettava<br />
alla Timavo di Monfalcone,<br />
preparata da Roberto Delise,<br />
che ha portato a casa 10 vittorie,<br />
equamente divise nelle due<br />
giornate. Tre vittorie a testa per<br />
“Argo” di <strong>Isola</strong> e “Nettuno”,<br />
due vittorie a testa per la seconda<br />
società di <strong>Isola</strong>, per il<br />
“Saturnia” e per la “Pullino”<br />
con Ambrosi (allievi C/Cadetti<br />
F) e Pogliani (allievi B F).<br />
La classifica generale ha<br />
visto prevalere nelle prime<br />
posizioni le Società che hanno<br />
presentato le squadre al completo<br />
in tutte le categorie, con<br />
la Timavo (58 punti) a prevalere<br />
di poco sulla Pullino (56).<br />
Le premiazioni si sono<br />
svolte al termine delle gare<br />
presso il tendone allestito dal<br />
Circolo della Vela di Muggia<br />
per gli eventi della “Settimana<br />
Internazionale dei Tre Golfi”,<br />
di cui questa gara è ormai parte<br />
integrante, alla presenza del<br />
vicesindaco di Muggia Laura<br />
Il trofeo Alessandro Virgili, per ricordare il giovane atleta della Pullino<br />
prematuramente scomparso<br />
Domenica 24 giugno si è svolta a Barcola una regata sprint di 500 metri, organizzata dal<br />
Polo Barcolano e riservata alle società del Friuli Venezia Giulia.<br />
In palio il trofeo, offerto dalla famiglia, dedicato ad Alessandro Virgili per ricordare questo<br />
giovane e promettente canottiere azzurro della Pullino, prematuramente salito al cielo. Alessandro<br />
aveva vinto diverse gare nelle varie categorie, da allievo fino a junior. Il suo risultato<br />
più importante la partecipazione con la nazionale italiana alla “Coppa della Gioventù”, manifestazione<br />
a livello internazionale per la categoria juniores svoltasi a Gand in Belgio, culminata<br />
con la conquista della medaglia d’oro.<br />
La coppa è stato assegnato<br />
all’atleta del “Saturnia”<br />
Federico Reganzin, primo<br />
classificato nel singolo junior.<br />
Alcuni dei giovani atleti<br />
della Pullino hanno ottenuto<br />
buoni piazzamenti: la vittoria<br />
per Stefano Apostoli nel singolo<br />
e cinque secondi posti<br />
con Martina Zullich, Ester<br />
Pogliani, Lorenzo Zanetti,<br />
Marco Persegatti e Daniele<br />
Negrino.<br />
Marzi, del presidente regionale<br />
FIC Dario Crozzoli, dal presidente<br />
della Pullino Fabio Vasacotto<br />
con i consiglieri Marco<br />
g Con fabio Vascotto, presidente della Pullino, federico Reganzin,<br />
vincitore del trofeo messo in palio dalla famiglia in ricordo<br />
del giovane atleta Alessandro Virgili.<br />
Finocchiaro e Luigi Carboni e<br />
del presidente del Circolo della<br />
vela di Muggia Ladi Cociani.<br />
Massimiliano Dambrosi<br />
g La squadra del Timavo<br />
di Monfalcone, allenata<br />
dall’isolano Roberto Delise,<br />
vincitrice del Trofeo “Luca<br />
Vascotto”.
10 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
PULLINO PULLINO PULLINO<br />
La SN Pullino anche<br />
quest’anno, il 10 giugno, ha organizzato<br />
nell’ambito della Settimana<br />
dei Tre Golfi una regata<br />
internazionale di canottaggio<br />
per le specialità della “yole a 4”<br />
riservata alla categoria master<br />
e del doppio canoino categoria<br />
open, sul percorso da Portorose<br />
a Muggia. La manifestazione,<br />
patrocinata dal Comitato Regionale<br />
Federcanottaggio, è<br />
partita alle 9.30 dal porticciolo<br />
di S.Bernardino a Portorose e<br />
dopo un percorso di circa 21<br />
km è arrivata a Muggia, sul<br />
lungomare Venezia nei pressi<br />
del Circolo della Vela.<br />
Sette yole al via, composte<br />
da atleti master delle società<br />
giuliane, e quattro canoini di atleti<br />
senior, hanno dato il via alla<br />
traversata. Dopo 21 km, con<br />
mare al limite della praticabilità<br />
a causa del libeccio soprattutto<br />
nei traversi da S.Bernardino<br />
al promontorio di Pirano e<br />
da <strong>Isola</strong> a Punta Grossa, gli<br />
equipaggi, messi a dura prova,<br />
giungevano a Muggia.<br />
Sul traguardo transitava in<br />
prima posizione nella categoria<br />
master l’equipaggio della<br />
Pullino (Stefanato, Pecchiari,<br />
Veliak, Crevatin – tim. Carboni)<br />
in 1 ora 39’28”, a seguire<br />
Canottieri Adria in 1 ora 41’45”<br />
e C.M.M. – Primo equipaggio<br />
femminile il misto Pullino –<br />
Ginnastica Triestina (Focassi,<br />
F.Finocchiar, Vattovani, Grego<br />
è la Pullino la più veloce sui 21 km da Portorose a Muggia<br />
g Donat e Baldini della Canottieri Nettuno, vincitori nel doppio<br />
canoino del “Trofeo Dino Gubertini”, intitolato al dirigente isolano<br />
della Pullino scomparso pochi anni fa. Con loro nella foto Alessandro,<br />
figlio di Dino.<br />
g Con il vice-sindaco di Muggia Laura Marsi la squadra della Pullino prima classificata nella Portorose-<br />
Muggia: Crevatin, Pecchiari, Stefanato, Veljak e il timoniere Gigi Carboni, con in braccio il piccolo<br />
Mauro Mosetti.<br />
– tim. C.Finocchiaro).<br />
Nella categoria open del<br />
doppio canoino, dopo una gara<br />
equilibrata nella quale nei primi<br />
10 km prendeva un discreto<br />
vantaggio l’Adria, la Nettuno,<br />
tallonata dalla Pullino, reagiva<br />
d’astuzia e di potenza trovando<br />
una rotta che gli consentiva di<br />
infilare gli altri equipaggi. Il<br />
doppio della Nettuno si aggiudicava<br />
così il primo posto e il<br />
“Trofeo Dino Gubertini” in 1<br />
ora 40’08”, seguivano Adria e<br />
la Pullino di Visentin e Marco<br />
Finocchiaro in 1 ora 41’12”.<br />
Marco finocchiaro<br />
Una maglietta stinta... La fine della Triestina<br />
Poco tempo fa in un’ intervista Emilio Felluga ricordava i tempi delle<br />
sue avventurose trasferte da <strong>Isola</strong> (allora Zona B) a Trieste per venire al<br />
vecchio stadio Grezar ad assistere alle partite della Triestina. Oggi un<br />
isolano potrebbe fare lo stesso percorso in una ventina di minuti contro<br />
le oltre due ore e mezza indicate da Emilio. Purtroppo però è venuta<br />
a mancare la ragione di questi viaggi: l’Unione Sportiva Triestina non<br />
esiste più, è fallita e la sua immagine va ad aggiungersi a quelle che<br />
potrebbero essere le tessere di un fantomatico Museo dei Ricordi che<br />
la Trieste attuale potrebbe allestire. Accanto alle immagini dei cantieri,<br />
dei traffici portuali e commerciali legati ad un passato irrimediabilmente<br />
perduto anche la maglietta rosso-alabardata è muta testimone di un trascorso<br />
sportivo caro al cuore non solo dei triestini ma dei giuliani tutti.<br />
L’Unione Sportiva Triestina nasce con atto formale il 2 febbraio<br />
1919 dalla fusione tra Triestina Calcio e il Ponziana; gioca le sue<br />
prime partite a Montebello e dal 1932 a Valmaura, nello stadio che<br />
nel 1967 sarebbe stato intitolato a Pino Grezar, ex giocatore alabardato<br />
e nazionale perito nell’incidente di Superga. Successivamente<br />
disputa i suoi incontri nel nuovo stadio che dal 1992 porta il nome<br />
di Nereo Rocco.<br />
In questo momento così triste per lo sport triestino come<br />
non ricordare – fra i tanti - quei nomi che contribuirono in modo<br />
determinante a far conoscere la Trieste sportiva nei campi di calcio<br />
di tutta Italia:<br />
Piero Pasinati, campione del mondo nel 1938 e con 349 presenze<br />
con la maglia rosso-alabardata.<br />
Nereo Rocco, 66 reti realizzate con la Triestina, prima dei grandi<br />
successi come allenatore del Padova prima e del Milan poi.<br />
Gino Colaussi, campione del mondo nel 1938 con la Nazionale
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
11<br />
I PIONIERI ALABARDATI<br />
Storia della Triestina dal 1918 al 1929 di Luca Dibenedetto<br />
Dopo “Quando su la Tore iera l’aquila” e “La favola dell’Ampelea”, dedicate alle<br />
vicende calcistiche di Fiume e di <strong>Isola</strong> d’Istria, questa è la terza opera di Luca Dibenedetto<br />
- che gli isolani ricorderanno senz’altro per la presentazione alcuni anni<br />
fa del suo affascinante volume nella sala delle Comunità Istriane – dedicata alle<br />
società, purtroppo ormai scomparse, delle nostre terre. E’ proprio di questi giorni il<br />
fallimento della “Triestina” e – speriamo – la sua rifondazione.<br />
La recensione del suo ultimo lavoro, “I pionieri alabardati”, è opera di Davide Rota<br />
della redazione del “Guerin Sportivo”, apparsa su postcardcult.com.<br />
Non ci sono più parole<br />
per definire Luca Dibendetto,<br />
se non che al<br />
momento è il “Messi” dei<br />
ricercatori calcistici del<br />
pianeta. Si tuffa in imprese<br />
(quasi) impossibili<br />
e conclude il suo viaggio<br />
con un libro che rasenta il<br />
capolavoro. Non solo per<br />
la ricerca storica e statistica<br />
delle cronache, dei<br />
tabellini e delle classifiche<br />
dei campionati pionieristici,<br />
ma soprattutto per<br />
la stesura di struggenti<br />
biografie che partono<br />
dal calcio per spaziare<br />
in storie di vita vissuta,<br />
da ognuna delle quali si<br />
potrebbe tranquillamente<br />
trarre un film da Oscar.<br />
Il profumo, stavolta, è<br />
quello della Trieste asburgica,<br />
periodo che va dal<br />
1918, quando i cannoni<br />
della Grande Guerra<br />
fumano ancora, fino al<br />
1929, in pieno ventennio<br />
fascista. Nel leggere<br />
le storie dei presidenti,<br />
degli allenatori e dei<br />
tantissimi giocatori, non<br />
solo giuliani, che hanno<br />
acceso la fiammella della<br />
gloriosa “Unione” - nome<br />
con cui ancora oggi i tifosi<br />
chiamano la Triestina - si<br />
respira un odore di caffè<br />
appena tostato, accompagnato<br />
da un violino<br />
tzigano. Si legge di giovani<br />
italiana.<br />
Memo Trevisan, dieci anni in alabardato.<br />
Giuseppe (Pino) Grezar, ceduto al grande Torino nel 1942 e<br />
scomparso nel 1949 nel disastro aereo di Superga.<br />
E’ doveroso ricordare anche Bruno Ispiro, ceduto dall’Ampelea di<br />
<strong>Isola</strong> al Genoa e approdato alla Triestina dal 1947 al 1954 (notevoli i<br />
suoi 5 gol segnati nella stagione 1948-49 in una partita con il Padova).<br />
Nella stagione 1947-48 la Triestina raggiunge il suo miglior piazzamento<br />
nei tanti campionati di serie A disputati, seconda dietro al grande<br />
Torino. Nel 1958 ad una prima retrocessione in serie B reagisce prontamente<br />
con la immediata promozione in serie A. Ma dal 1959 comincia<br />
però la sua inesorabile discesa nelle sue inferiori, B, C e D (storico un<br />
suo incontro con il Ponziana davanti a oltre 20.000 spettatori, pur in un<br />
campionato di quarta serie) culminata con un primo fallimento nel 1994.<br />
Con la mediazione accorta anche del tifoso alabardato sopraccitato<br />
– divenuto Presidente Regionale del CONI – dopo il fallimento<br />
la Triestina si riaffaccia alla ribalta sportiva. Diversi presidenti si<br />
alternano alla sua guida e dopo anni di C1 e C2 riesce a riapprodare<br />
in serie B disputando con alterne fortune nove stagioni nella serie<br />
cadetta. Il resto è storia dei nostri giorni, ed è penoso il ricordare.<br />
Nella speranza di rivedere ancora nel verde del campo il rosso<br />
delle magliette alabardate in un lungo e difficile percorso di riavvicinamento<br />
alle massime espressioni dello sport calcistico nazionale,<br />
vogliamo ricordare alcuni versi di Umberto Saba, che il poeta dedica<br />
nel 1932 alla Triestina:<br />
Anch’io tra i molti vi saluto<br />
rosso-alabardati, sputati<br />
dalla terra natia,<br />
da tutto il popolo amati.<br />
R.S.<br />
che lasciano alle spalle il<br />
paese natio per andare ad<br />
aprire una fornace nel capoluogo,<br />
di altri costretti<br />
a lasciarlo con tutta la famiglia<br />
per motivi politici.<br />
Stupende le pagine<br />
che riguardano il Cudicini<br />
meno famoso, non il<br />
padre Fabio, non il figlio<br />
Carlo, entrambi portieri<br />
di grande successo, ma<br />
il nonno Guglielmo, che<br />
giocava terzino. E poi Braga,<br />
con il suo vestito da<br />
dandy, sigaretta sul lato<br />
della bocca, ed ancora il<br />
bolognese Celso Carretti,<br />
uno dei più grandi presidenti<br />
di sempre.<br />
Dopo gli ottimi riscontri<br />
dei libri dedicati<br />
alla “Fiumana” e all’”Ampelea”,<br />
Dibenedetto<br />
non si è “seduto”, anzi…<br />
ha raffinato il suo modo<br />
di scrivere, frutto di un’irrefrenabile<br />
passione che<br />
lo porta a divorarsi testi<br />
di maestri del ‘900 come<br />
Mario Soldati, Italo Calvino<br />
o Giovanni Arpino, ma<br />
non solo e di tanta voglia<br />
di tuffarsi in biblioteche e<br />
archivi storici per carpire,<br />
diremmo quasi assorbire,<br />
il linguaggio dei nostri<br />
nonni, o addirittura bisnonni.<br />
Ma il suo “I pionieri<br />
alabardati” è al tempo<br />
stesso libro moderno, che<br />
apre nuove prospettive<br />
per il futuro, indica ai ricercatori<br />
e a chi si spaccia<br />
per giornalista sportivo, la<br />
strada da seguire. In ben<br />
720 pagine autoprodotte,<br />
in carta lucida, ci fa tornare<br />
indietro nel passato,<br />
facendoci piombare nella<br />
più banale delle considerazioni,<br />
quella che ci dice<br />
“si stava meglio quando<br />
si stava peggio”. Anni in<br />
cui il calcio era davvero<br />
vissuto come un gioco e<br />
nella vita di tutti i giorni<br />
si cercava di elevare la<br />
propria considerazione<br />
sociale con tanto spirito<br />
di sacrificio e inventiva.<br />
Rinnovando all’amico<br />
Luca le nostre congratulazioni<br />
per la sua ultima<br />
opera, ricordiamo che chi<br />
volesse acquistare il volume,<br />
in vendita al prezzo<br />
di 85 euro più spese<br />
postali, può richiederlo<br />
direttamente all’editore<br />
mandando una mail a<br />
lucadiba1@gmail.com .<br />
Tre momenti<br />
Di corsa usciti a mezzo il campo, date<br />
prima il saluto alle tribune. Poi,<br />
quello che nasce poi,<br />
che all’altra parte rivolgete, a quella<br />
che più nera si accalca, non è cosa<br />
da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.<br />
Il portiere su e giù cammina come<br />
sentinella. Il pericolo<br />
lontano è ancora.<br />
Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora<br />
una giovane fiera si accovaccia<br />
e all’erta spia.<br />
Festa è nell’aria, festa in ogni via.<br />
Se per poco, che importa?<br />
Nessun’offesa varcava la porta,<br />
s’incrociavano grida ch’eran razzi.<br />
La vostra gloria, undici ragazzi,<br />
come un fiume d’amor orna Trieste.<br />
Umberto Saba
12 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
La pesca nel circondario marittimo di Trieste nel 1903<br />
ferruccio Delise<br />
Nel 1903 il Circondario marittimo di Trieste andava da Grado a Pirano e comprendeva 14 località dedite in modo particolare alla<br />
pesca. Da un mio recente libro, dove è riportato un prezioso manoscritto di una quarantina di pagine compilato, il 16 aprile di<br />
quell’anno, dal responsabile del Capitanato di Porto e Sanità Marittima di Trieste, ho tratto un riassunto per renderlo accessibile ai<br />
lettori di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
È alquanto interessante, in particolare per noi isolani, riscontrare che la nostra cittadina figurava al primo posto come numero<br />
di pescatori, reti, pescato ed altro, ma anche per le contravvenzioni, mentre si possono fare dei confronti o ricavare interessanti dati<br />
sulle cittadine, come il numero degli abitanti, le lingue parlate, le comunicazioni e tutto ciò che interessava la pesca.<br />
Per motivi di spazio, qui vengono riportati soltanto alcuni dati generali inerenti a tutto il Circondario, e più dettagliati per <strong>Isola</strong>,<br />
Capodistria e Pirano, trascurando tra l’altro i lunghi elenchi dei tipi di reti ed attrezzi che possedevano nonché la pesca lagunare di<br />
Grado. Trieste non figura come località peschereccia, perché evidentemente allora non aveva pescatori, se non quelli delle località<br />
limitrofe che sono elencate.<br />
Località dedite alla pesca<br />
La città di Pirano contava 7.500 abitanti che parlavano<br />
esclusivamente l’italiano; comunicava tramite due strade distrettuali<br />
con <strong>Isola</strong> e Buie e via mare con Trieste, <strong>Isola</strong>, e le borgate<br />
g Venezia, 18 agosto 1928 – La signorina Adelina Degrassi (barcaricio)<br />
e Pini Drioli (de Vittoria) nei costumi dei pescatori isolani<br />
dell’Ottocento durante il “Raduno dell’antico costume italico”<br />
organizzato dall’Opera Nazionale Dopolavoro della provincia di<br />
Venezia. In Piazza San Marco, alla presenza di Mussolini e di oltre<br />
25.000 spettatori, parteciparono anche vari gruppi delle cittadine<br />
istriane. (Collezione Lida Goina Perentin).<br />
marittime fra Salvore e Pola.<br />
Per la città di ISOLA, sul documento originale sono segnati<br />
5.000 abitanti che parlavano soltanto l’italiano. Sicuramente vi è<br />
un errore nel numero perché, secondo il prof. Morteani, nel 1888<br />
ne aveva “oltre” 5.100 e nel censimento del 1900 risultavano essere<br />
5.527. Era congiunta con Pirano mediante una strada distrettuale<br />
che attraversando la città proseguiva per Capodistria, ed era collegata<br />
giornalmente con Trieste e Pirano mediante dei piroscafi.<br />
La città di Capodistria aveva 9000 abitanti che parlavano l’italiano.<br />
Era collegata con Trieste e Buie con la ferrovia e mediante<br />
strade distrettuali con <strong>Isola</strong> e Pirano, con Trieste e Muggia e con<br />
Buie. Via mare era collegata con Trieste mediante dei piroscafi<br />
che facevano 5-6 corse giornaliere.<br />
La città di Muggia contava 5.600 abitanti che parlavano esclusivamente<br />
l’italiano.Mediante una strada distrettuale comunicava<br />
con Capodistria e Trieste, che era raggiungibile anche via mare<br />
mediante 6-8 corse giornaliere di piroscafi.<br />
La borgata di Valle San Bartolomeo aveva circa 500 abitanti<br />
i quali parlavano soltanto l’italiano. Comunicava con Muggia<br />
mediante la strada erariale che conduceva al Lazzaretto marittimo.<br />
La località di Zaule, che faceva parte del distretto suburbano di<br />
Servola, contava 200 abitanti che parlavano l’italiano. Era congiunta<br />
con Servola e Trieste mediante una strada distrettuale. I pescatori<br />
locali comunicavano con Muggia e Servola con le loro barche.<br />
Il sobborgo di Servola, che formava il primo distretto suburbano<br />
di Trieste, contava 5.883 abitanti dei quali una parte parlava<br />
l’italiano e l’altra lo sloveno, mentre i pescatori parlavano esclusivamente<br />
l’italiano. Era in comunicazione con Trieste mediante<br />
una strada distrettuale ed una comunale; non aveva comunicazioni<br />
via mare con i piroscafi.<br />
Il sobborgo di Barcola aveva 4.200 abitanti che parlavano<br />
tanto l’italiano che lo sloveno, però preferibilmente e più speditamente<br />
quest’ultimo. Comunicava con Trieste soltanto con una<br />
strada comunale che era percorsa anche da un tramway elettrico.<br />
La villa di Contovello apparteneva al sesto distretto suburbano<br />
di Trieste e contava 931 abitanti che parlavano quasi esclusivamente<br />
lo sloveno. Era collegata con Trieste tramite una strada<br />
distrettuale e con Barcola con una comunale.<br />
La villa di Santa Croce contava 1.503 abitanti che in generale<br />
parlavano lo sloveno. Comunicava con Trieste mediante la strada<br />
distrettuale che passava per Contovello e proseguiva per Duino.<br />
Grignano apparteneva alla villa di Opicina e contava poco più<br />
di 80 persone, che parlavano sia l’italiano che lo sloveno. L’unica<br />
sua comunicazione era quella di due strade rurali, che la univano<br />
tanto alla strada distrettuale Trieste-Contovello, quanto alla strada<br />
comunale di Barcola-Miramare.<br />
La città di Duino contava 720 abitanti, i quali parlavano sia<br />
lo sloveno che l’italiano. Era in comunicazione con Monfalcone e<br />
Nabresina (Aurisina) sia con la ferrovia che con la strada distrettuale.<br />
La città di Monfalcone aveva 4.432 abitanti i quali parlavano<br />
esclusivamente l’italiano. Mediante la ferrovia era in comunicazione<br />
con Trieste e Gorizia e stazioni intermedie, mediante strade<br />
distrettuali con Duino, Nabresina (Aurisina), Ronchi e Pieris,<br />
via mare con Trieste e Duino dal primo aprile a tutto ottobre.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
13<br />
g Gruppo di pescatori isolani con le loro reti nel periodo asburgico,<br />
in una cartolina edita da L. Novak di Pirano (collezione Lida Goina<br />
Perentin).<br />
La città di Grado aveva una popolazione di 4.200 abitanti,<br />
che parlava esclusivamente l’italiano. Comunicava solo via<br />
mare con Aquileia e Belvedere entro la sua laguna e con Trieste<br />
mediante battelli a vapore e barche a vela.<br />
Personale impiegato nella pesca<br />
Pescatori professionisti: <strong>Isola</strong> 600 - Grado 350 - Capodistria<br />
180 - Monfalcone 162 - Pirano 100 -Santa Croce 56 - Contovello<br />
41 - Barcola 30 - Duino 21 - Muggia 16 - Servola 16 - Zaule 15<br />
- Valle San Bartolomeo 4 - Grignano 3 - Totale 1595.<br />
Pescatori occasionali: 621, in particolare a Pirano (150), Santa<br />
Croce (85) e <strong>Isola</strong> (80)<br />
Fanciulli impiegati nella pesca: 177, in misura notevole a<br />
<strong>Isola</strong> (60)<br />
Donne impiegate nella pesca: 30 (20 a Pirano 20 e 10 a Monfalcone),<br />
impiegate per la pesca dei muggini nelle acque miste,<br />
rispettivamente nel Vallone di Pirano e nella Baia di Panzano.<br />
Gli equipaggi delle barche da pesca venivano reclutati dai<br />
rispettivi conduttori, ai quali i pescatori intenzionati all’ingaggio<br />
spesso si presentavano da soli. Gli ingaggi non avevano regole e<br />
la loro durata variava a seconda del tipo di pesca. I più comuni<br />
erano a stagione e a settimana, rarissimi erano quelli a giornata.<br />
Gli equipaggi non avevano un salario fisso ma venivano<br />
retribuiti con parti del pescato. Detratto l’importo delle spese<br />
“panatiche” fatte in comune per una o più pescate, il netto veniva<br />
così distribuito: due parti per le reti e gli attrezzi, una parte per<br />
la barca, una parte per ciascun pescatore, mezza o un quarto di<br />
parte ai fanciulli.<br />
Voci veneto-italiane nella parlata di Lesina<br />
Nel volume XLI degli “Atti”, edito dal Centro di Ricerche<br />
Storiche di Rovigno, compare nella parte finale del volume<br />
la ricerca effettuata da Ferruccio Delise sulle “Voci venetoitaliane<br />
nella parlata della città di Lesina – Soprannomi,<br />
detti e proverbi”. Questa parte è stata anche pubblicata a<br />
parte in un volumetto di circa 50 pagine, edito sempre dal<br />
Centro di Rovigno.<br />
In questo suo nuovo lavoro, Ferruccio Delise – legato a<br />
quest’isola dalmata da vincoli familiari e dove da anni trascorre<br />
le vacanze estive – ha voluto cimentarsi in una ricerca<br />
minuziosa di retaggi che la dominazione veneta ha lasciato e<br />
che ancora traspare nel linguaggio della popolazione locale.<br />
La pesca delle sardelle e dei sardoni iniziava il primo di aprile e<br />
terminava alla fine di ottobre. Oltre ai 2216 pescatori professionisti<br />
e di occasione vi partecipavano anche i 177 fanciulli. Contemporaneamente<br />
a questa principale e più importante pesca, una parte<br />
dei suindicati pescatori si dedicava alla pesca delle menole e degli<br />
sgombri da maggio a tutto luglio, principalmente nelle acque di<br />
Pirano, dove annualmente erano occupate 150-180 persone.<br />
Per la pesca dei rombi, delle sogliole e delle passere nei<br />
mesi invernali, venivano impiegati 650-680 pescatori di Grado,<br />
Pirano, Capodistria, S. Croce, Duino e Monfalcone. La raccolta<br />
dei “mussoli”invece iniziava dalla metà di ottobre alla fine di<br />
febbraio e vi partecipavano esclusivamente 125 pescatori di <strong>Isola</strong><br />
e 40 di Pirano.<br />
Durante l’anno, alla pesca con reti a strascico vi partecipavano<br />
55 pescatori di <strong>Isola</strong>, 40 di Monfalcone, 32 di Capodistria, 30 di<br />
Grado, 20 di Pirano, 12 di Santa Croce, 6 di Contovello, 6 di Duino,<br />
che preferibilmente durante la stagione estiva si dedicavano<br />
alla pesca delle sardelle e dei sardoni.<br />
Dalla media degli ultimi dieci anni, la rendita annua dei pescatori<br />
di mare risultava essere di 980.000 corone così suddivise:<br />
<strong>Isola</strong> 430.000 - Grado 250.000 - Capodistria 88.215 - Pirano<br />
61.306 - Monfalcone 57.646 - Duino 27.465 - Santa Croce 24.268<br />
- Contovello 14.000 - Barcola 10.500 - Servola 6.400 - Muggia<br />
4.600 - Zaule 4.000 - Grignano 900 - Valle San Bartolomeo 700.<br />
Piscicoltura e ostricoltura.<br />
La piscicoltura era praticata nella laguna di Grado, dove<br />
esistevano 100 valli di pesca, di cui 8 grandi e 92 piccole, oltre<br />
a 70-80 fossi chiusi. Annualmente venivano immesse nelle valli<br />
2.000 esemplari di muggini e oratelle per ogni campo d’acqua. Il<br />
ricavato annuo complessivo era di 32.000 corone.<br />
Nella valle di Strugnano presso Pirano vi era una peschiera<br />
chiusa, dove il pesce novello veniva immesso in primavera e vi<br />
rimaneva fino ai primi di novembre. Il ricavato annuale non superava<br />
le 200 corone.<br />
Un allevamento di muggini esisteva anche a Semedella presso<br />
Capodistria, dove dei pescatori locali immettevano il pesce<br />
novello in primavera, per ritirarlo in autunno sufficientemente<br />
sviluppato. La semplice e primitiva coltura aveva un utile netto<br />
di 200 corone.<br />
Una piscicoltura primitiva esisteva anche nella vallata di Zaule,<br />
utilizzando i fondi marini delle abbandonate saline nella stagione<br />
primavera-autunno. Il guadagno non superava le 100 corone.<br />
A Grado veniva praticata l’ostricoltura col sistema “tarantino”<br />
da parte della Società austriaca di pesca e piscicoltura marina in due<br />
parchi: nel banco della Palazza e nel canale lagunare dei Moreri.<br />
Dopo aver ottenuto l’attaccamento degli embrioni gettando in mare<br />
un rilevante numero di fascine di “fentisco” in primavera, in ottobre<br />
venivano estratte dal mare per formare gli “zippoli” ed i “pergolari”,<br />
nei quali venivano coltivate per due anni. Dalla nascita allo smercio<br />
trascorrevano tre anni, e il ricavato annuale era di 400 corone. Gran<br />
parte del prodotto annuale veniva spedito negli stabilimenti ostreari<br />
di Cherso e Ponte per l’ulteriore coltura del mollusco.<br />
Nella valle di S. Bartolomeo presso Muggia veniva praticata<br />
l’ostricoltura con paletti di rovere a cura di un certo G. Milloch,<br />
che ricavava un reddito annuo di 300 corone. I pescatori di Zaule<br />
e Servola praticavano l’ostricoltura mediante paletti di rovere,<br />
ricavando un reddito di 1.000 - 1.500 corone.<br />
(seconda e ultima parte nel prossimo numero)<br />
Bibliografia: FERRUCCIO DELISE, L’<strong>Isola</strong> dei pescatori,<br />
Editore Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana-<strong>Isola</strong>,<br />
Edizioni “Il Mandracchio”, <strong>Isola</strong>, 2010. Questo libro come gli<br />
altri tre dello stesso Autore ed Editore: Il Porto di <strong>Isola</strong> (2008),<br />
La società civile a <strong>Isola</strong> (2011), Servizi pubblici e Guide Generali<br />
di <strong>Isola</strong> (2011) sono consultabili e scaricabili dal sito www.<br />
ilmandracchio.com e consultabili in alcune Biblioteche ed Archivi<br />
di Trieste, Venezia, Gorizia, Udine, Padova, Torino, Firenze,<br />
Roma, Rovigno e della Slovenia.
14 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Presentato a Trieste il libro sulla fine della Serenissima a <strong>Isola</strong><br />
Lo scorso 5 giugno al<br />
Museo del Mare di<br />
Trieste è stato presentato<br />
il libro “Gli ultimi giorni<br />
della Serenissima in<br />
Istria – L’insurrezione<br />
popolare di <strong>Isola</strong> del<br />
1797”, pubblicato due<br />
anni fa dalle edizioni “Il<br />
Mandracchio” dalla Comunità<br />
Nazionale di <strong>Isola</strong><br />
su iniziativa della “Besen-<br />
g Nella foto: Marino Vocci, franco Degrassi, Kristjan Knez e Silvano Sau.<br />
… siamo la memoria che abbiano, senza memoria non sapremmo chi siamo … (J. Saramago)<br />
Una donna non più<br />
giovane, “con più<br />
passato che futuro”, si<br />
rivolge ad una analista<br />
per cercare una spiegazione<br />
ed un aiuto al disagio<br />
interiore che porta con<br />
se da tanti anni e che<br />
la fa sentire sola, estranea,<br />
diversa nella città<br />
in cui vive, nelle attività<br />
che esplica, isolata da<br />
tutti e da tutto e che la<br />
porta persino a preferire<br />
ghi” e con il contributo<br />
della Regione Veneto.<br />
Relatori tre dei sei autori<br />
che hanno contribuito<br />
alla stesura del volume:<br />
Silvano Sau, presidente<br />
della Comunità Italiana<br />
di <strong>Isola</strong>, lo storico Kristjan<br />
Knez e Franco Degrassi,<br />
autore, tra l’altro, del libro<br />
sullo statuto di <strong>Isola</strong><br />
in lingua volgare.<br />
La serata è stata introdotta<br />
dalla presentazione<br />
di Marino Vocci, direttore<br />
del Civico Museo e alcu-<br />
L’ANIMA ALTROVE<br />
L’ultimo romanzo di Anna Maria Mori<br />
gli alberghi – residenze<br />
temporanee – alla casa<br />
stabile… E’ un disagio che<br />
la attanaglia e che non da<br />
tregua: una sensazione di<br />
precarietà esistenziale…<br />
E’ il dramma dell’esule.<br />
Dall’inizio della seduta<br />
di analisi Anna Maria<br />
Mori comincia il suo romanzo.<br />
Parte da molto<br />
lontano, sia nei luoghi<br />
che nel tempo, per arrivare<br />
a quella terribile esperienza<br />
che è stata l’esilio<br />
forzato dall’Istria.<br />
Il ricordo di un tempo<br />
passato si esprime nella<br />
voce delle cose abbandonate,<br />
le case vuote parlano,<br />
i piccoli ninnoli, le<br />
fotografie – cose della “prima<br />
vita” – si riaffacciano<br />
e cercano di ricostruire<br />
una memoria: “le cose di<br />
prima sono inserite anche<br />
incongruamente nel<br />
dopo, sono chiamate ad<br />
un ruolo di testimone”.<br />
La lettura scorre veloce,<br />
l’autrice è giornalista<br />
e quindi abituata ad una<br />
scorrevolezza letteraria.<br />
Così il lettore ha ancora<br />
una volta modo di riflettere<br />
sul dramma interiore<br />
vissuto da tanti italiani,<br />
che per accadimenti storici<br />
hanno perso le loro<br />
radici; e sulla sofferenza<br />
che allontana l’esule<br />
dall’ambiente in cui vive<br />
e nel quale vorrebbe – ma<br />
non sempre ci riesce – ad<br />
inserirsi e che lo spinge<br />
a racchiudersi in se<br />
stesso, e rivivendo nella<br />
visione delle piccole cose<br />
che l’hanno accompagnato<br />
nella peregrinazione<br />
imposta l’immagine di<br />
un mondo perduto per<br />
sempre.<br />
R.S.<br />
ni esemplari del volume<br />
sono stati donati ai presenti,<br />
come pure alcune<br />
copie del volume “La<br />
società civile ad <strong>Isola</strong>” di<br />
Ferruccio Delise, pubblicato<br />
lo scorso anno dalla<br />
stessa Comunità Italiana.<br />
Anna Maria Mori è nata nel<br />
1936 a Pola, quando la città era<br />
ancora italiana, e nell’infanzia<br />
ha lasciato l’Istria e preso la<br />
via dell’esodo con la famiglia.<br />
Terminati gli studi a Firenze,<br />
ha intrapreso la carriera giornalistica<br />
a Roma, collaborando<br />
con Repubblica, Il Messaggero<br />
e Annnabella.<br />
Ha lavorato anche alla radio e<br />
alla RAI, realizzando documentari<br />
sulla sua terra di origine.<br />
Prima di “Nata in Istria” (2006) e<br />
“L’anima altrove” (2012) ha dato<br />
alle stampe una decina di volumi<br />
tra cui “Nel segno della madre”,<br />
“Bora” e “Gli esclusi”, premiati<br />
in vari concorsi letterari.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
15<br />
Tempo de vendemia<br />
Nei ultimi giorni de setembre per le nostre<br />
contrade de un tempo se sentiva un forte odor<br />
de mosto. In quel periodo iera duto un moverse,<br />
chi in su chi in sò, chi ‘ndava e chi tornava, chi se<br />
sbisigava… iera tempo de vendemia. Nelle nostra<br />
campagne po’, ‘torno le vide impiantade dai mii<br />
compaesani, era duta un’alegria che contagiava un<br />
poco duti.<br />
De matina bonora ognidun, armà de brìtole,<br />
forfe o false, qualchidun col carro, altri co l’asino<br />
e le brente, se partiva per la campagna e a noi fioi<br />
veniva racomandà de no butar i grani de ùa par tera<br />
parché – se sa – anca quei diventarà vin…<br />
Se ingrumava l’ùa metendo la bianca co la bianca<br />
e la nera co la nera, quasi no badando tanto ale specie<br />
diverse. Ma un ocio de riguardo se ghe dava al refosco,<br />
quel’ùa tanto nominada sia a <strong>Isola</strong> che nei dintorni<br />
per la sua bontà. Un vin che a suo tempo ghe vegniva<br />
mandà ala tavola de l’Imperator. Un’altra ùa che veniva<br />
tratada coi guanti bianchi, parché ghe ne iera poca,<br />
iera el moscato: a gaveva una bontà che anca ai tempi<br />
de ogi xe grave a trovar. Infati me ricordo i filtri fati<br />
de tela, a cono, picai sui travi dela cantina, da dove el<br />
mosto vigniva so a goce che pareva rosolio tanto che<br />
a iera bòn.<br />
L’ùa veniva messa prima nele brente o saine par<br />
dopo carigarla e portarla nele cantine. Iera un lavor<br />
longo e per questo se gaveva bisogno de l’aiuto<br />
de duti, parenti e amici. I carri pieni al massimo e<br />
i mùssi cole brente stracolme.. E mi, zòvane, che<br />
osservavo ‘sto spettacolo me domandavo sempre<br />
come che ste povere bestie le podeva portar duto<br />
quel carego sula gropa.<br />
Torno ‘le vide iera tanta alegria: se rideva, se<br />
schersava e po’ finiva duto in canto. Se lavorava e se<br />
cantava. El canto – se sa – xe contagioso e cussì quando<br />
che la melodia rivava nela campagna rente, tacava a<br />
cantar anca quei… E cussì’vanti, fina che duta la vàle<br />
se trasformava in un grande coro. Duti indafaradi a<br />
ingrumar l’ùa par far el meio vin, e con amor i spandeva<br />
i nostri bei canti par l’aria duto intorno. Se pol<br />
veramente dir: una granda armonia de persone e de<br />
canti durante le vendemia!<br />
In ‘sto periodo anca el comportamento dei campagnoi<br />
co l’anemal – che saria l’asino – diventava tenero.<br />
Quando che – povareto – con in gropa a portava<br />
do brente pesanti piene de ùa, te sentivi el paròn che<br />
diseva: a pian picio, picio! A pian! Che no te se ribalti!<br />
Va pian, caro… Naturalmente a gaveva paura che a<br />
no se ingambi in qualche buso, metendo una sata fora<br />
posto, che lo gavaria fato perder l’equilibrio e ribaltar<br />
la sòma… e alora adio carego presioso! Ma quando<br />
che le vendemie iera finide, el povero aseno tornava<br />
de novo a eser aseno e, dismentegando el grande lavor<br />
e la granda fadiga fata qualche giorno prima, te sentivi<br />
el campagnol che ghe sigava: Ala, movite, mona!<br />
Femo presto… cossa te se gà indormensà? Andemo,<br />
batifiaca… Le gentilesse iera finide parché sta volta<br />
el carego no iera più cussì de valor. Magari el povero<br />
mùs gaveva sul gropon solo fasadei…<br />
Vedè come che xe la vita… E cussì sucèdi spesso<br />
anca fra omo e omo. Te par che la gente lichi, te rispeti,<br />
te voli ben… ma dopo… quando che no te servi più,<br />
quando che no te son più cussì importante o necesario…<br />
dopo… xe difficile che qualchedun se ricordi el<br />
ben che ti ga fato. Finisi la stima e finisi el rispeto…<br />
Mario Lorenzutti (grilo)<br />
(Canada)<br />
Pensieri in libertà<br />
Eccomi qui di nuovo con un po’ di tutto: insomma un altro mis-mas di un<br />
vecchietto con un po’ di esperienza.<br />
Cominciamo con l’educazione: non lasciate la scuola. Essa ti da l’educazione,<br />
il principio di educazione, perché il resto devi impararlo da te. Leggi, ascolta,<br />
studia, prova. Un ignorante ha dei limiti che impone a se stesso. Egli si nega tutte<br />
le ricchezze della vita, come nel mangiare il gusto ha bisogno di tutto per provare<br />
i vari condimenti. Così l’educazione è in parte l’arte di imparare a dividersi fra<br />
le idee, i gusti, i condimenti, i suoni, i colori. Più larga è l’area dell’esperienza,<br />
più grandi sono le possibilità di scoprire nuove gioie di vita. Se degli ostacoli<br />
ti cadranno davanti, almeno saprai cosa ti sta accadendo e saprai come reagire.<br />
Un uomo intelligente può anche capire l’avvicinarsi della morte e guardarla in<br />
faccia serenamente. Può essere l’ultima esperienza, ma sempre esperienza è.<br />
Una sera guardavo l’ammiccare delle stelle e ad un tratto una stella percorse<br />
un rapido arco come scendendo per un sentiero infuocato e subito dopo si spense.<br />
Un attimo prima era un astro brillante e solo un momento dopo era una massa<br />
scura e amorfa lanciata attraverso lo spazio verso la fine del tempo, nell’eternità.<br />
Ed un pensiero affiorò subito: così siamo noi nella vita terrena per poi finire<br />
nell’eternità con la nostra anima!<br />
Delle volte rimpiango il fatto della mancanza di soldi. Mi sento povero, ma<br />
tutto sparisce alla sera quando mi metto a guardare le stelle: sono miliardi e<br />
in quel momento sono tutte mie! Il sole, la luna, le stelle, la rugiada che brilla<br />
all’alba sull’erba verde, i colori delle stagioni. E nel cielo naviga la nostra<br />
fantasia come un cuore che non invecchia mai, poiché un cuore giovane è sempre<br />
di moda come un vestito nuovo. Chi ci ha dato l’alba, il tramonto, la luna, le<br />
stelle? Le montagne, le foreste, i fiumi? I fiori profumati, i frutti e i vegetali?<br />
E la pioggia e il sole? Pensateci, pensateci…<br />
La civiltà: chi ha l’occhio adatto dovrebbe fare uno studio sui cimiteri<br />
di automobili con i loro radiatori e i cofani accartocciati, parabrezza infranti,<br />
paraurti divelti: tutto ciò ti fa immaginare un disastro totale e pensare alle rovine<br />
e ai resti delle civiltà scomparse. Forse così si potrebbe spiegare perché anche<br />
la nostra civiltà vada scomparendo.<br />
E per finire un piccolo avviso di come usare l’intelligenza: il giovane vive<br />
per il futuro, il vecchio vive nel passato, l’intelligente invece vive nel presente.<br />
Un caro saluto a tutti da chi sta aspettando di giorno in giorno l’arrivo di<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
Licinio Dudine, Stati Uniti<br />
Una brutta avventura in mare<br />
R icordo che da piccolo – forse avevo nove anni – ero matto per le barche e<br />
per il mare. Mio papà Giusto era pescatore e aveva due batèle, la “Vilma”, a<br />
motore di 7 metri, e la “Valeria” di cinque metri senza motore. E così a quell’età<br />
sapevo già vogare.<br />
Ricordo che una mattina siamo usciti dal porto per andare a pesca e a tirare su il<br />
parangàl, un sistema di pesca con tanti ami che era stato calato in mare il giorno prima.<br />
Era stagione di moli, e vogando fuori <strong>Isola</strong> abbiamo visto el sior Capussi che pescava<br />
da fermo le menole con lo sporco delle acciughe che prendeva alla fabbrica Arrigoni.<br />
Io e papà ci siamo spinti più al largo, dove era posizionato il segnale del<br />
parangàl (aveva più di mille ami), che venne tirato su con abbondanza di pesce:<br />
moli, lucerne, il pericoloso pesce ragno e tante altre specie. Insomma una buona<br />
pesca, un “ben di Dio” come dicevano i nostri vecchi.<br />
Però all’orizzonte, verso Grado, il cielo si fece sempre più scuro, e in lontananza<br />
vedevo el sior Capussi che si allontanava vogando verso il porto, timoroso del maltempo.<br />
Mio papà invece, indaffarato con il suo parangàl, non pensava di tornare. Il<br />
cielo si fece nero tutto attorno, con lampi, tuoni e tanta pioggia e finalmente papà si<br />
decise di tagliare lo spago del parangal e mettere una zucca secca color minio, che si<br />
usava come segnale per ritornare quando il temporale fosse cessato.<br />
Il guaio era che eravamo con la “Valeria”, la barca piccola senza motore, e<br />
così siamo stati costretti ad andare dove ci portava il mare e il vento. Ricordo<br />
ancora quella brutta tramontana con quelle onde schiumose; non abbiamo potuto<br />
riparare in porto ma per fortuna ce l’abbiamo fatta a raggiungere il molo di San<br />
Piero, vicino allo stabilimento Ampelea. Anche se avevamo l’incerata, eravamo<br />
lo stesso fradici, ma anche contenti perché salvi.<br />
Nel frattempo mia mamma Giuseppina, poveretta, come una pazza correva in<br />
giro a cercarci, quando finalmente venne avvisata da due pescatori dove eravamo<br />
e così finì questa brutta avventura.<br />
Elvio Chelleri manestra, Canada
16 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Una piccola illusione<br />
PASSI NELLA NOTTE<br />
Il passo era misurato e tranquillo intanto che, prigioniera<br />
tra dita ingiallite, l’ennesima sigaretta stava<br />
pigramente consumandosi. Nel suo calmo andare,<br />
assaporava sensazioni mai dimenticate, figurando<br />
nella mente i messaggi del tempo e della memoria. Le<br />
stelle, in quella notte senza luna, sembravano penzolare<br />
dalla volta celeste come frammenti di brillanti.<br />
Gli occhi dell’uomo erano concentrati per cogliere<br />
ogni più piccola sfumatura dei luoghi che un tempo<br />
gli erano appartenuti. Le fievoli luci dei rari fanali<br />
parevano accarezzare quei muri scrostati e saturi di<br />
salso marino.<br />
La brezza si adoperava a far dondolare le barche<br />
come volerle lusingare, mentre l’eco dei suoi passi<br />
riecheggiava sulle case ripetendosi mitigato, quasi<br />
intimorito. La notte si adoperava a far percepire l’incanto<br />
dei vicoli stretti, che si allacciavano all’interno<br />
di una trama fatata.<br />
Ad ogni passo il pensiero si spostava all’età giovanile,<br />
quando si respirava la lusinga e gli ideali di un<br />
futuro migliore. Ad ogni passo l’uomo ritrovava il suo<br />
passato e una lama si conficcava nel cuore spalancando<br />
ferite mai guarite. Un tempo, quelle strade le aveva<br />
percorse per recarsi a scuola, dagli amici, al porto, al<br />
Duomo, a… casa. Corse a perdifiato, giochi inventati,<br />
andirivieni gioiosi. Ora, solo il buio e il silenzio di una<br />
calda notte d’estate cingevano le case e le strade che<br />
appartenevano… ad altri.<br />
Il passo lo portò attraverso il Fondaco e qui, davanti<br />
Piazza Grande, udì il frantumarsi delle onde sulla<br />
Bocca del Mandracchio dove, imprigionate da cordami<br />
impregnati d’alghe, le barche parevano domandarsi<br />
“chi è quello straniero”. Com’era bello e ospitale quel<br />
rifugio marino, com’era sicuro il suo abbraccio nei<br />
giorni di burrasca. Rivedeva l’asciugarsi delle reti distese<br />
al sole, enormi ragnatele argentee, con i pescatori<br />
intenti ad assestarle. Un bisbiglio riaffiorava dal buio<br />
riportandogli i pensieri e le inquietudini dei pescatori<br />
nelle notti di pesca.<br />
I riverberi dei fanali creavano illusioni che osteggiavano<br />
angoli conosciuti sotto altri aspetti. Cos’altro,<br />
se non spettri del passato, quello che percepiva? Con<br />
lentezza si incamminò verso la Pescheria portandosi<br />
sul molo dove, con un fremito, si rivide ragazzo in<br />
mezzo a pietrame abbattuto, desiderando, invano, di<br />
attenuare il panico che lo stringeva.<br />
Un breve lampeggiare faceva l’occhiolino dal faro di<br />
Punta del Gallo e, superato lo spiazzo dove un tempo<br />
si trovava lo Squero, l’uomo arrivò al bagno su’ s’coio.<br />
Girando attorno al piccolo faro, gli tornò alla mente<br />
quante volte, senza risultato, aveva tentato l’ardua<br />
scalata. Nelle “sue” calde estati, quando la balneazione<br />
era parte della consuetudine, il cono d’ombra ceduto<br />
dal faro era l’unico cantuccio di sollievo in quel catino<br />
infuocato; quante zuffe per accaparrarselo...<br />
Un’onda si infranse sullo scoglio irrorando la notte<br />
di polvere salata. Un sussulto attraversò l’uomo che,<br />
a malincuore, tornò sui suoi passi incamminandosi<br />
per la stradina che portava ad Duomo. Un tempo la<br />
percorreva correndo, ora due riposi erano a fatica<br />
sufficienti. Il tempo, inesorabile, non aveva compassione.<br />
L’erta pareva più pesante di quello che in realtà<br />
si mostrava. Il passo si faceva greve, appesantito da<br />
ricordi e sensazioni mai lenite, eccedente di nostalgia<br />
e cosciente degli anni trascorsi in esilio.<br />
L’uomo, sedendosi sulla scalinata del Duomo,
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
17<br />
posò lo sguardo sull’inferriata arrugginita dell’asilo.<br />
La mente ridiede vita a voci, suoni e risate e, come<br />
per incantesimo, rivide i bambini immersi nei loro<br />
passatempi, badati da suore pazienti. Fece un giro<br />
sul piazzale sfiorando le mura del Duomo, giungendo<br />
sotto la mole del campanile. Con la mente si spinse<br />
dentro dove, con trepidazione, percepì le grosse funi<br />
che scendevano dall’alto come dita prolungate delle<br />
campane.<br />
Con tenacia ne prese una tra le mani e senza difficoltà<br />
evidente iniziò a tirarla. Una nota cristallina si<br />
librò nell’aria inviando riverberi di festa e, come magia,<br />
il sacrato cominciò a rianimarsi mentre, dentro alla<br />
chiesa, il coro elevava il “Gloria”.<br />
La gente, vestita a festa, incominciò ad occupare le<br />
strade e le piazze mentre le barche lanciavano al cielo<br />
il loro saluto. I bimbi vennero fuori dall’asilo briosi, un<br />
volo di colombe passò rasente al tetti e i leoni di pietra<br />
lanciarono il loro ruggito. Le bandiere adornarono di<br />
verde, bianco e rosso il paese finalmente reso libero.<br />
Istria, risorgi. Sciogliti dal giogo che ti incatena,<br />
fai udire al mondo il suono delle tue campane, fatti<br />
ascoltare mia Istria, terra irredenta, liberati e aleggia,<br />
alta nel cielo, scortata dal volo di mille colombe esibisci<br />
i gonfaloni mossi dal vento dei nostri sospiri.<br />
Risorgi mia Istria, nei cuori erranti rinasci… assieme<br />
ai tuoi figli prediletti. Campane, fate sentire il<br />
vostro rintocco, non restate mute e inchiodate. Ascolta<br />
il tuo popolo, Istria, noi non ti abbiamo abbandonato e<br />
mai ti potremo dimenticare. Suonate campane, cantate<br />
donne, giocate bambini, volate colombe sopra quel<br />
cielo, risorgi Istria e con Te rinasceranno i nostri cuori<br />
bandendo l’amaro ricordo. Rivivi Istria, patria diletta.<br />
Migliaia di esseri umani ricominciarono ad incontrarsi,<br />
migliaia di ciacole gioiose si sparsero al vento, migliaia<br />
di mani si ricongiunsero, migliaia di occhi spanderono<br />
le loro lacrime… ma di gioia: il nostro amato scoglio,<br />
ISOLA D’ISTRIA, era ritornato un’altra volta in vita...<br />
Una gelida carezza riportò l’uomo all’amara realtà.<br />
Un’ala di pipistrello lo aveva sfiorato e, intimorito, si<br />
scosse. Nemmeno una voce, neppure un canto, neanche<br />
un bambino, nessuna colomba… solo un uomo<br />
con la mente confusa e schiacciata dai ricordi.<br />
Con un sospiro si incamminò verso lo scoglio di San<br />
Pietro dove, lungo una stradina, un fanale rischiarava<br />
il muro creando figure astratte e senza forma. La chiesetta<br />
non esisteva più, abbattuta, e con essa un altro<br />
frammento di quell’amato luogo era stato disperso<br />
dall’insensibilità e dall’incuria degli uomini.<br />
La gente di HALIETUM nasceva dentro quelle<br />
grotte, aveva il proprio cordone ombelicale annodato<br />
nell’intimo di quella terra che li avrebbe per sempre<br />
uniti ad essa. Da lì si potevano apprezzare le luci vacillanti<br />
del golfo di Trieste e le sciabolate del Faro della<br />
Vittoria. Tutto questo, un tempo, gli era appartenuto,<br />
ora tutto questo era perduto per sempre.<br />
L’aria andava a rinfrescarsi mentre la notte indugiava<br />
nel cedersi all’alba ormai imminente. Verso est<br />
un riflesso rischiarava i contorni delle colline dove<br />
filari di viti, alberi di ulivo, mandorli e peschi un tempo<br />
lo avevano visto correre ed esultare.<br />
Il passo portò l’uomo verso piazza delle Porte percorrendo<br />
via santa Caterina dove, in italiche scuole,<br />
aveva appreso l’arte e la tecnica di “aste e filèti” riempiendo<br />
quaderni di ghirigori inspiegabili e indecifrabili.<br />
Rivide gli amici di scuola, udì il suono liberatorio<br />
della campanella… e nello stesso momento, il primo<br />
sprazzo di sole penetrò attraverso le foglie degli aceri<br />
che ornavano l’ingresso… ingentilendolo.<br />
Ora il passo lo avrebbe riportato verso un altro paese,<br />
un diverso posto, una differente vita; quella vita<br />
che lo aveva visto camminare su strade sconosciute<br />
con il passo pesante dell’esilio.<br />
Una muta lacrima disegnò una linea di sale su quel<br />
volto non più giovane, un solco che aveva segnato la<br />
sua vita lontano dallo scoglio, da quell’<strong>Isola</strong> ininterrottamente<br />
amata e rinchiusa nel cuore. Il Tempo era<br />
trascorso e con esso la sua primavera si allontanava<br />
per sempre da quella contrada natia.<br />
Walter Pohlen
AVVENIMENTI LIETI<br />
18 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Un traguardo<br />
bellissimo:<br />
Il 18 agosto 2012<br />
IOLANDA CIANI<br />
ved. CREPAS<br />
ha compiuto 100 anni. L’hanno<br />
festeggiata, con un caloroso<br />
augurio di ogni bene e felicità,<br />
la figlia Jole con il genero<br />
Giuliano, la nuora Marina, i<br />
nipoti Monica, Elisa e Stefano<br />
e le pronipoti Alessia e Alice.<br />
Un augurio speciale alla santola Jolanda da Marisa Vascotto Giovannini<br />
e famiglia, che la vuole ricordare con questa foto che la ritrae (tanti<br />
anni fa…) con la figlia Jole, anche lei nata il 18 agosto.<br />
NERINA VASCOTTO e i suoi 90<br />
Nerina è nata a <strong>Isola</strong> il 3 luglio del 1922 e quest’anno<br />
ha compiuto 90 anni, festeggiati assieme alla sua<br />
Maria Carmen con Adriano e al nipote Marco con<br />
Clare. Auguroni, Nony!!!<br />
Caro UMBERTO STOK,<br />
oggi hai ricevuto un bene prezioso:<br />
conservalo nel tuo cuore per sempre<br />
e ti accompagni una vita piena di gioia.<br />
Tanti auguri da mamma e papà, dai nonni Bruno e Laura Degrassi, nonna<br />
Gigliola, zii e cuginette.<br />
29 aprile 2012
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
19<br />
Le figlie e i nipoti di Luciana Bologna e<br />
Lucio Vascotto augurano buon compleanno<br />
(23 agosto) ad un papà e nonno speciale, con<br />
grande grande affetto.<br />
Il prossimo 29 ottobre a Winnipeg<br />
(Canada) raggiungeranno l’ambito<br />
traguardo del sessantesimo anniversario<br />
di matrimonio<br />
BRUNA ULCIGRAI<br />
e LUIGI DANDRI<br />
Due figlie con i rispettivi mariti,<br />
cinque nipoti e due pronipoti hanno<br />
felicemente riempito la loro vita.<br />
Augurissimi dalla sorella Gianna<br />
Ulcigrai e dal cognato Alfredo, accompagnati<br />
da un forte abbraccio.<br />
Nel giorno del suo primo compleanno<br />
la bisnonna materna Bruna<br />
Parma (biasussa) fa tanti auguri<br />
alla sua nipotina GIULIA CON-<br />
TENTO, nella foto assieme a<br />
mamma Sara e a papà Michele.<br />
BEN ROSARIO, figlio di Ucci Poletti,<br />
emigrata negli Stati Uniti alla fine<br />
degli anni ’50, è stato in visita a Trieste,<br />
sua città natale dalla quale mancava<br />
da oltre 40 anni. Nella foto, da sinistra:<br />
Ben (detto Lilo), lo zio Lucio Poletti –<br />
purtroppo scomparso lo scorso luglio –<br />
con la moglie Ucci e Kristin, la moglie<br />
americana di Ben.<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
20 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Ecco le mie care nipoti ANITA e LORE-<br />
DANA VASCOTTO de via Manzioli, fie<br />
de mia sorella Carmela “brovetussa” e<br />
Mario “ciciola”, emigrate in Canada tanti<br />
anni or sono, ma con il cuore sempre a<br />
<strong>Isola</strong>. Con loro, in fondo, la figlia di Gino<br />
Dandri e in primo piano Cristina, figlia<br />
di Loredana che in quell’occasione aveva<br />
festeggiato i suoi 65 anni.<br />
zia Gemma Marchesan (brovetussa)<br />
1960, prima di partire…<br />
Cari amici, sfogliando l’album dei ricordi mi è capitata tra le mani questa<br />
foto scattata qualche giorno prima della nostra partenza per il Canada il 24<br />
maggio 1960, 52 anni fa. Quel giorno eravamo andati in Prefettura per gli<br />
ultimi dettagli e documenti prima della partenza. Poi, fatto un giretto lungo<br />
le Rive, quasi a salutare Trieste, ci siamo imbattuti su uno di quei famosi<br />
fotografi ambulanti in voga a quei tempi. In poche parole quei del cavaleto,<br />
stagnaco de acqua e strassa nera che coverseva la machina fotografica. Dopo<br />
esserse messi in posa, el fotografo se meteva la testa soto la strassa scatando<br />
la foto. Altro che digitale…!<br />
Da sinistra a destra: Mario Dagri (biri) - Rudy Riccobon (pichena e capodistrian)<br />
- Franco Degrassi (gneru, che no xe più tra noi) – Mario Lorenzutti<br />
(biri) – Virgilio Felluga (rosso dodolo) e, seduto sulla bitta, Franco Pertot.<br />
Dal Canada un cordiale saluto a tutti da Mario Lorenzutti.<br />
Dal Canada un caro saluto a tutti gli isolani da<br />
ELVIO CHELLERI (manestra), nella foto insieme<br />
alla moglie Aida.<br />
La Madonna del casamento<br />
Questa notte ho fatto un sogno un po’ strano, non<br />
so se stavo proprio dormendo o se questo è solo un<br />
ricordo, ma ad un certo punto mi è sembrato che due<br />
occhi mi stessero fissando.<br />
Erano due occhi seri, tristi, che io ricordavo<br />
molto bene. Io ho vissuto ad <strong>Isola</strong> fino agli otto<br />
anni, però ho una buona memoria e credo, per vari<br />
motivi, di essere entrata in quasi tutte le case della<br />
nostra cittadina.<br />
Ma il posto che mi impressionava di più era<br />
quando andavo a trovare i miei santoli, Albina e<br />
Libero Zanon. Abitavano nel “Casamento” che si<br />
trovava a metà di una salita (su per Zanon) che dalla<br />
piazza porta al Palazzo Besenghi e poi al Duomo.<br />
Quando andavo a trovarli bussavo alla porta sempre<br />
con un po’ di timore perché, appena entravo, mi<br />
trovavo di fronte alla statua di una Madonna a misura<br />
naturale, vestita da sposa con in testa una grande<br />
corona e con in braccio il Bambino Gesù. Ma quello<br />
che ti impressionava era il suo sguardo. In qualunque<br />
posto ti mettevi, sembrava ti seguisse, ti giudicasse<br />
e ti rimproverasse. Immaginate quando si è piccoli<br />
quante fantasie si fanno e vedere quella che sembrava<br />
una persona che ti osserva con tanta insistenza, ti senti<br />
quasi cattivo e ti fai un esame di coscienza.<br />
Io sono un po’ testarda e da loro mi recavo spesso,<br />
perché entrare nel loro ingresso per me era quasi<br />
una sfida guardare quella bella Signora e fissare i<br />
suoi occhi che ora ho saputo essere di legno e non<br />
di gesso…<br />
Alessandra Zuliani<br />
Ho voluto far conoscere questo episodio anche per<br />
ricordare la famiglia Zanon e invitare chi avesse<br />
alte notizie di contattarmi a Muggia, via dei Meccanici<br />
2. Ringrazio anticipatamente chi mi aiuterà<br />
in questo lavoro.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
21<br />
In ricordo di Lucio Poletti<br />
Lucio Poletti nacque a <strong>Isola</strong> d’Istria nel 1933; negli<br />
anni difficili dell’esodo, come molti giovani della<br />
sua generazione, si imbarcò sui grandi transatlantici,<br />
per sfuggire al clima di intimidazione e alle difficoltà<br />
di lavoro che, nell’Istria occupata dai titini, colpivano<br />
particolarmente i giovani maschi.<br />
Furono nove lunghi anni di sofferenza lontano dalla<br />
famiglia, dalla moglie allora giovanissima e dalla sua<br />
prima figlia Rossana. Tornato a terra ritornò al suo<br />
primo amato mestiere, il falegname, che aveva imparato<br />
a bottega da giovanissimo ancora a <strong>Isola</strong>: attività che lo<br />
gratificò per lunghi 40 anni della sua vita. Molte volte –<br />
racconta orgogliosa Rossana – ho incontrato persone che<br />
lo avevano conosciuto professionalmente e mi dicevano:<br />
“tuo papà è il più bravo falegname di Trieste”.<br />
Aveva lavorato duramente, senza riposo, come buona<br />
parte della gente istriana; aveva a cuore il benessere della<br />
sua famiglia, ma il suo desiderio principale era che le sue<br />
due figlie – nel frattempo era nata Paola – potessero non<br />
dover faticare tanto come lui e come avevano dovuto fare<br />
quelli della sua generazione e, soprattutto, non dovessero<br />
subire i soprusi che loro avevano patito.<br />
La perdita della sua terra fu per tanti anni un cruccio<br />
indicibile, poi il dolore si affievolì, ma benché andasse<br />
ogni tanto in Istria, da solo o in compagnia, era un andare<br />
sofferto, soprattutto nella sua <strong>Isola</strong>. Una nostalgia che si<br />
tradiva nelle parole dei ricordi: il mare d’<strong>Isola</strong>, la terra<br />
ricca e grassa, la gioventù perduta. Ricordi vissuti con<br />
gli amici conterranei davanti ad allegre tavolate, sempre<br />
presente il pesce del mare istriano, e nelle grandi feste<br />
dove palesava un’altra sua piccola passione: il ballo.<br />
Fu per Paola e Rossana un padre amorevole, ma anche<br />
autorevole, un uomo tutto d’un pezzo come molti della<br />
sua terra e generazione, che hanno regalato a Trieste,<br />
città adottiva, l’ultimo scampolo di un’etica di vita ormai<br />
scomparsa.<br />
Con Ucci, la moglie, si erano conosciuti a <strong>Isola</strong>,<br />
da sempre, stavano a pochi passi di distanza. Una vita<br />
trascorsa nella sintonia del sentire i progetti per il futuro<br />
e la speranza della vecchiaia.<br />
Due le gioie degli ultimi anni, l’adorato nipotino<br />
Matteo e l’andar per funghi, passione seguita con la stessa<br />
costanza e tenacia con cui aveva svolto il suo lavoro.<br />
La malattia, lunga e dolorosa, combattuta con forza<br />
e determinazione, non gli ha tolto il piacere di vivere<br />
serenamente con<br />
la sua famiglia,<br />
delle lunghe estati<br />
al campeggio e<br />
delle serate a<br />
giocare a carte<br />
sempre in lieta<br />
compagnia.<br />
La moglie<br />
e le figlie<br />
Tullio Bordato: un bolzanino diventato isolano<br />
Lo sorso giugno ci ha lasciati Tullio Bordato, marito della nostra cara<br />
Nerina Pugliese, bolzanino di nascita, triestino d’adozione, isolano<br />
per amore. Eh sì! La storia è proprio questa.<br />
Tullio nasce nell’agosto 1935 a Terlano, ridente paesino di tremila<br />
abitanti a 10 km da Bolzano, sulla sponda dell’Adige. Era un ragazzino<br />
quando alla casa cantoniera di Capodistria incontra Nerina Pugliese<br />
bonassa, all’epoca una bella signorina, e si diverte ad indispettirla mettendole<br />
dei bastoncini tra le ruote della sua bicicletta. Nessuno dei due<br />
può immaginare che questo sarà il primo episodio della loro unione.<br />
Passano gli anni. Nerina si trova a gestire il bar “Sergio” di via del<br />
Coroneo a Trieste. Un giorno arriva il signor Tullio che nel frattempo<br />
si era trasferito a Trieste e riforniva di bibite vari bar e tra questi quello<br />
di Nerina. Vedendolo, esprime un caloroso appezzamento sulla maglia<br />
che indossa.<br />
“ Me l’hanno fatta le mie sorelle – risponde Tullio - Oggi compio<br />
gli anni, 33 - risponde intuendo la domanda di Nerina, e di rimando:<br />
“E Lei quanti ne fa?” – “35” risponde Nerina. Due anni di differenza,<br />
pensa lei, non contano granché. Quel bel giovanotto prestante con i<br />
baffetti le piace…<br />
Ad ogni rifornimento di bibite il rapporto tra i due diventa sempre<br />
più cordiale. Il “lei” si trasforma in “tu” e i due comincino a frequentarsi<br />
anche al di fuori della loro attività.<br />
Ma un giorno Nerina scopre da un documento che Tullio di anni<br />
ne ha dieci di meno e non due. Lo rimprovera aspramente per averla<br />
imbrogliata: “Se ti avessi detto la verità – ribatte Tullio – non mi avresti<br />
degnata di una sguardo e io non volevo perderti”.<br />
Nerina attraversa un momento di crisi fino a quando la figlia Nelita<br />
le racconta di aver sognato la nonna che le suggeriva di dire alla mamma<br />
di non lasciare Tullio perché è una brava persona. Nerina allora ascolta<br />
il consiglio onirico e nel 1968 convola a nozze con Tullio. Il loro matrimonio<br />
risulta felice durante tutti questi 44 anni. Nelita si affeziona<br />
a Tullio come fosse suo padre e l’equilibrio familiare risulta perfetto.<br />
Quando Nerina si appassiona alle iniziative di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, Tullio non<br />
solo la aiuta ma si appassiona alle vicende della nostra Comunità come fossero<br />
sue. La “Bonassa” – mi ha detto una volta – mi ha trasformato in isolano”.<br />
Di carattere allegro e generoso e con la battuta ironica sulla sua disponibilità<br />
si è fatto apprezzare e amare, lasciando ora un grande vuoto<br />
nelle sue donne e in tutti noi.<br />
Ciao, Tullio!<br />
Emilio<br />
Tullio Bordato con la moglie Nerina. <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> aveva voluto premiarli<br />
con una targa per la loro continua disponibilità alle iniziative della<br />
nostra Comunità.
22 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Il 22 luglio 2012 è mancato all’affetto<br />
dei suoi cari NERI DRIOLI.<br />
Nato a <strong>Isola</strong> nel 1930, lasciò la sua<br />
terra nel 1954 e si stabilì prima a<br />
Monfalcone e dal 1971 a Capriva dei<br />
Friuli dopo il matrimonio con Maria<br />
Rina Vecchiet.<br />
Pur avendo vissuto una vita intensa (con il suo lavoro di marinaio)<br />
navigando in tutti i mari della terra, ben si è adattato alla vita tranquilla<br />
nella comunità caprivese dove ha coltivato le sue amicizie e<br />
le sue passioni.<br />
La moglie Rina, le figlie Annamaria con Claudio, Franca con Valter,<br />
Lucia con Stefano e i nipoti Marta, Massimiliano, Simone e<br />
Francesco unitamente ai parenti ringraziano tutta la Comunità di<br />
Capriva e tutti i parenti di Trieste e Muggia per l’affetto dimostrato<br />
nei confronti del loro caro.<br />
La famiglia, che lo vuole ricordare con questa bella foto scattata nel<br />
giorno del 50° anniversario di matrimonio (24 giugno 2012), coglie<br />
l’occasione per ricordare che in memoria del proprio congiunto<br />
verrà attivata una raccolta di fondi a favore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, per sostenere<br />
l’attività di questo prezioso periodico che Neri amava tanto.<br />
In ricordo di Giacomo Carboni, deceduto lo scorso luglio a Sydney,<br />
in Australia. Nella foto Giacomo con la moglie Joan e i testimoni Alma<br />
ed Ermanno Ulcigrai il giorno del loro matrimonio, l’11 gennaio 1963.<br />
Vanda Verk Marsi<br />
n. 3 aprile 1941<br />
m. 14 marzo 2001<br />
Maria Vesnaver Ippolito<br />
n. 6 giugno 1918<br />
m. 23 aprile 2012<br />
Rosa Vesnaver Verk<br />
n. 5 novembre 1911<br />
m. 8 novembre 2007<br />
Aquilino Zubin<br />
n. 4 settembre 1934<br />
m. 30 gennaio 2005<br />
Giuseppe Verk<br />
n. 7 ottobre 1906<br />
m. 14 luglio 1984<br />
Porto sempre nel pensiero e nel cuore tutti questi miei<br />
cari familiari, protagonisti della mia infanzia, adolescenza<br />
e giovinezza: mia sorella Vanda (nella foto da piccola<br />
assieme alla zia Maria sul molo di <strong>Isola</strong>), mia mamma<br />
Rosa, mio papà Giuseppe e mio marito Aquilino.<br />
Ricordo le loro voci, i loro atteggiamenti, i loro sorrisi e<br />
i loro rimproveri e più tardi pure le loro preoccupazioni<br />
e le loro tristezze. Ma il tempo che passa è medico e<br />
medicina, e trasforma tutto in dolci ricordi.<br />
E sfogliando queste tristi pagine di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ormai<br />
storiche per tanti, penso con ammirazione alla sensibilità<br />
dei familiari di tutte queste persone passate ormai<br />
a miglior vita, che con tanta sensibilità ed amore li ricordano<br />
sempre a tutti noi. Le loro foto e i loro nomi ci<br />
fanno ricordare pezzi della nostra infanzia e giovinezza<br />
vissuti tanti anni fa nella meravigliosa <strong>Isola</strong> d’Istria. A<br />
me sembra ieri!<br />
Grazie, carissimi isolani tutti.<br />
Lidia Verk
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
23<br />
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />
Il 4 aprile 2012 ci ha lasciato<br />
il nostro caro marito e papà<br />
Mario<br />
Felluga<br />
n. 27.10.1932<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
lo piangono la moglie Edda<br />
Petronio e il figlio Paolo unitamente<br />
ai parenti tutti.<br />
Il 24 maggio 2012 ci ha<br />
lasciato la nostra cara<br />
Livia<br />
Benvenuti<br />
in Felluga<br />
(paladina)<br />
n. 24.8.1934<br />
La ricordano con tanto affetto<br />
le sorelle Bianca, Mariucci e<br />
Franca insieme ai nipoti, ai<br />
pronipoti e a tutte le persone<br />
che l'hanno conosciuta.<br />
Nella triste circostanza un affettuoso<br />
ricordo anche per le<br />
sorelle che l'hanno preceduta<br />
in cielo.<br />
Anita<br />
Benvenuti<br />
n. 4.6.1922<br />
m. 9.3.1990<br />
Lucia<br />
Benvenuti<br />
n. 1.4.1924<br />
m. 22.7.2003<br />
Vilma<br />
Benvenuti<br />
n. 3.4.1920<br />
m. 20.2.2007<br />
Il 1° luglio 2012,<br />
prossima ai 100 anni,<br />
ci ha lasciato la nostra cara<br />
Rina<br />
Pozzetto<br />
ved. Vascotto<br />
n. 29.12.1912<br />
La ricordano la figlia Marisa,<br />
il genero Mario Giovannini, i<br />
suoi amati nipoti Annalisa con<br />
Alessandro Marzullo e Luca<br />
con Ilaria Zanetti.<br />
La famiglia ringrazia i nipoti<br />
Gianmario e Franca Pozzetto,<br />
Annamaria e Maria Giovanna<br />
Vascotto e la nostra cara amica<br />
di una vita Gina Degrassi, che<br />
ci hanno aiutato in vari modi<br />
nell'ultimo tratto del suo cammino.<br />
Il 2 luglio 2012 è venuto<br />
a mancare il nostro caro<br />
Mario<br />
Chicco<br />
(loca)<br />
n. 26.9.1935<br />
Nella pace e nella serenità ha<br />
raggiunto il Padre Celeste,<br />
accompagnato dalla moglie<br />
Adriana, dai figli Elena, Davide<br />
e Warner e dai nipoti Fabio,<br />
Andrea e Daniele insieme ai<br />
parenti tutti.<br />
Tullia<br />
Toti<br />
Squeri<br />
Sono già trascorsi quattro anni<br />
dalla Tua scomparsa, ma ti<br />
ricordiamo sempre con affetto<br />
e rimpianto. Il marito Sergio e<br />
la figlia Francesca.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è vicina ai familiari<br />
nel ricordo affettuoso<br />
di Tullia, cara amica e nostra<br />
preziosa collaboratrice.<br />
Il 30 gennaio 2012 ci ha lasciato<br />
il nostro caro papà e nonno<br />
Giovanni<br />
Depase<br />
n. 10.12.1929<br />
Lo ricorderanno sempre con<br />
affetto e rimpianto i figli Paola,<br />
Franca e Corrado e i nipoti Alice,<br />
Martina e Thomas insieme<br />
ai familiari tutti.<br />
Nella triste circostanza, a tanti<br />
anni dalla sua scomparsa, un<br />
affettuoso pensiero anche per<br />
la mamma e nonna<br />
Elisa<br />
Chicco<br />
Depase<br />
n. 22.3.1933<br />
m. 9.7.1985<br />
Il 17 aprile 2012 ci ha lasciato<br />
Anna<br />
Dudine<br />
n. 16.6.1923<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
la ricordano con tanto affetto e<br />
nostalgia la cognata Alma insieme<br />
ai nipoti Nelda e Flavio<br />
e ai parenti tutti.<br />
mons.<br />
Bartolomeo<br />
Vascotto<br />
n. 22.1.1890<br />
m. 31.10.1963<br />
Con immutato affetto lo ricordano<br />
i familiari<br />
mons. Bruno<br />
Menegoni<br />
n. 22.10.1903<br />
m. 8.11.1988<br />
Con affetto e rimpianto lo<br />
ricordano i parenti e gli amici<br />
mons. Luigi<br />
Rainer<br />
n. 29.11.1913<br />
m. 3.8.2002<br />
A dieci anni dal suo ritorno alla<br />
Casa del Padre, la Comunità<br />
degli isolani lo ricorda con<br />
gratitudine e stima.<br />
mons.<br />
Salvatore<br />
Degrassi<br />
n. 1.6.1910<br />
m. 19.10.1992<br />
Con affetto lo ricordano sempre<br />
la cognata Maria insieme ai<br />
nipoti e pronipoti.<br />
Attilio<br />
Degrassi<br />
n. 17.10.1912<br />
m. 2.7.2007<br />
è ricordato con affetto e rimpianto<br />
dalla moglie Marisa, dai<br />
figli Ucci, Daniela e Dino e dal<br />
genero Renato.
24 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Il 27 giugno 2012 ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Livio<br />
Vittori<br />
n. 11.1.1925<br />
Con immenso dolore lo annunciano<br />
la moglie Bruna, i figli<br />
Roberto e Cristina, la sorella<br />
Anita e i parenti tutti.<br />
Sebastiano<br />
Vascotto<br />
n. 1.2.1907<br />
m. 29.1.1981<br />
Antonia<br />
Del Bello<br />
ved. Vascotto<br />
n. 1.3.1910<br />
m. 7.3.2005<br />
Lucio<br />
Vascotto<br />
n. 27.9.1933<br />
m. 17.9.2006<br />
Sono sempre ricordati con tanto<br />
affetto dalla figlia e sorella<br />
Bruna e dai nipoti Roberto<br />
e Cristina insieme ai parenti<br />
tutti.<br />
Giovanni<br />
Vittori<br />
n. 3.4.1895<br />
m. 8.5.1932<br />
Domenica<br />
Delise<br />
ved. Vittori<br />
n. 6.2.1903<br />
m. 21.10.1976<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
sono sempre ricordati<br />
con affetto dalla figlia Anita<br />
insieme ai nipoti, pronipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Jolanda Pozzetto<br />
n. 28.8.1926<br />
m. 23.10.1997<br />
Di Lei ci rimane sempre il<br />
rimpianto e si sente ancora<br />
la mancanza del suo aiuto,<br />
della sua laboriosità e del suo<br />
consiglio.<br />
Mario Dandri<br />
n. 17.3.1916 m. 23.10.1999<br />
Lo ricordano sempre con affetto<br />
e rimpianto la moglie Anita<br />
e i figli Giorgio e Gianpaolo<br />
insieme alle loro famiglie e ai<br />
parenti tutti.<br />
Il Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>, interpretando il pensiero<br />
degli isolani tutti, si<br />
unisce ai familiari nel ricordo<br />
del caro Mario, indimenticato<br />
Presidente ma soprattutto<br />
grande amico.<br />
Silvio<br />
Contesini<br />
n. 1.1.1915<br />
m. 13.10.2004<br />
Carmela<br />
Delise<br />
Contesini<br />
n. 14.2.1918<br />
m. 9.1.1981<br />
Un affettuoso ricordo dalle<br />
figlie Graziella e Marina unitamente<br />
ai nipoti e pronipoti<br />
tutti.<br />
Dario<br />
Benvenuti<br />
n. 6.10.1920<br />
m. 24.6.1983<br />
Con l'affetto di sempre lo ricordano<br />
la moglie Maria, il<br />
figlio Nico con Anna, la nipote<br />
Roberta e i parenti tutti.<br />
Giusto<br />
Chelleri<br />
n. 29.7.1908<br />
m. 28.5.1990<br />
in Canada<br />
Giuseppina<br />
Chelleri<br />
n. 17.3.1905<br />
m. 9.10.1996<br />
in Canada<br />
Sono sempre ricordati con immutato<br />
affetto dal figlio Elvio<br />
con la moglie e i parenti tutti.<br />
Un affettuoso ricordo degli zii<br />
da Franca Stolfa Turco insieme<br />
al marito e ai figli.<br />
Paolina<br />
Mandrussa<br />
ved. Chicco<br />
n. 4.12.1920<br />
m. 6.9.2009<br />
Silvio<br />
Chicco<br />
n. 21.11.1904<br />
m. 23.4.1997<br />
Vasco Vascotto<br />
Lucia Chicco<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa della mamma Paolina<br />
è ricordata con tanto amore<br />
dalla figlia Eliana insieme ad<br />
un ricordo affettuoso al caro<br />
papà Silvio.<br />
Giovanni<br />
Marchesan<br />
n. 11.8.1915<br />
m. 17.10.1982<br />
Anna<br />
Stolfa<br />
Marchesan<br />
n. 10.9.1919<br />
m. 30.1.1960<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
un affettuoso ricordo dai<br />
figli Marisa, Elvio e Dario con<br />
le rispettive famiglie.<br />
Olga<br />
Serli<br />
ved.<br />
Marchesan<br />
n. 31.1.1913<br />
m. 24.7.2000<br />
Emerenziano Marchesan<br />
n. 21.9.1901 m. 2.2.1967<br />
Li ricordano con affetto e rimpianto<br />
le figlie Bruna, Nevia<br />
e Silvia, i generi, i nipoti, la<br />
sorella Rosa e i parenti tutti.<br />
Mario<br />
Felluga<br />
n. 19.5.1926<br />
m. 27.9.2011<br />
Nel primo anniversrio della<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
affetto e rimpianto la moglie<br />
Lina, i figli Daniela con Franco<br />
e Sergio con Manuela e gli<br />
adorati nipoti Erica e Riccardo<br />
insieme ai parenti tutti.<br />
Nicola<br />
Vascotto<br />
n. 5.3.1963<br />
m. 20.6.2001<br />
Lo ricordano sempre con affetto<br />
la moglie Manuela, le figlie<br />
Sara e Alice, le zie Assunta e<br />
Adalgisa e i parenti tutti.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
25<br />
Vittorio<br />
Belli<br />
m. 16.10.1977<br />
Gina<br />
Belli<br />
m. 12.8.2000<br />
Per sempre nei nostri cuori. Il<br />
tempo non cancella ma rinnova<br />
l'affetto per voi.<br />
La figlia Gianna e l'adorato<br />
nipote Massimo.<br />
Giordano<br />
Felluga<br />
n. 13.7.1913<br />
m. 8.5.1977<br />
Maria<br />
Gherbaz<br />
Felluga<br />
n. 14.9.1930<br />
m. 30.6.1999<br />
I figli Mirella, Rosetta, Maura<br />
e Stefano insieme ai nipoti<br />
ricordano sempre con amore i<br />
cari genitori.<br />
Giuseppe<br />
Zaro<br />
n. 11.12.1926<br />
m. 18.9.2009<br />
in Venezuela<br />
Lo ricordano con rimpianto la<br />
moglie Anita e i figli Sergio e<br />
Roberto unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
A tanti anni dalla sua scomparsa<br />
un affettuoso ricordo anche<br />
per la figlia e sorella<br />
Rosanna<br />
Zaro<br />
n. 15.8.1960<br />
m. 1.12.1994<br />
in Venezuela<br />
Emilio<br />
Drioli<br />
n. 4.10.1910<br />
m. 11.5.1970<br />
Angela<br />
Cociani<br />
Drioli<br />
n. 14.1.1901<br />
m. 17,1,1987<br />
Giorgio<br />
Carboni<br />
n. 6.9.1927<br />
m. 25.7.1954<br />
Lidia<br />
Drioli<br />
n. 13.9.1923<br />
m. 24.11.2011<br />
Ederina Drioli, con affetto e<br />
rimpianto, ricorda i cari genitori<br />
Emilio e Angela, il marito<br />
Giorgio e l'amata sorella Lidia.<br />
Giordano<br />
Delise<br />
n. 6.2.1931<br />
m. 11.3.2009<br />
Nel terzo anniversario della<br />
sua scomparsa è sempre ricordato<br />
con tanto affetto dalla<br />
moglie Mariella, dalla figlia<br />
Marina con il marito Maurizio<br />
e dai nipoti Daniele e Roberta<br />
unitamente ai parenti tutti.<br />
Mario<br />
Carboni<br />
n. 25.8.1914<br />
m. 11.8.1997<br />
A 15 anni dalla Tua scomparsa<br />
la moglie Valeria con i figli<br />
Marsilvia e Gianni Ti ricordano<br />
sempre con infinito amore<br />
e rimpianto unitamente a tutti<br />
i familiari.<br />
Lea<br />
Ceccotti<br />
Moscolin<br />
n. 27.3.1929<br />
a San Pietro<br />
al Natisone<br />
m. 29.9.2011<br />
a Monfalcone<br />
è trascorso un anno dalla scomparsa<br />
della nostra amata Lea.<br />
La ricordano con affetto e<br />
rimpianto il marito Liduino e<br />
la figlia Edda insieme al genero<br />
Fausto, ai nipoti Marco e<br />
Mauro e ai familiari tutti.<br />
Angelo<br />
Moscolin<br />
n. 18.2.1894<br />
m. 2.6.1965<br />
Maria<br />
Delise<br />
in Moscolin<br />
n. 12.7.1896<br />
m. 6.12.1956<br />
Libero<br />
Moscolin<br />
n. 5.3.1923<br />
m. 30.12.1943<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
da Liduino Moscolin<br />
insieme ai familiari tutti un<br />
affettuoso ricordo dei cari<br />
genitori e del fratello Libero.<br />
Francesco<br />
Degrassi<br />
n. 24.9.1916<br />
m. 14.3.1999<br />
Norma<br />
Troian<br />
ved. Degrassi<br />
n. 4.11.1919<br />
m. 7.7.1999<br />
Sono sempre ricordati con<br />
rimpianto dai figli Luisa e<br />
Nevio, dal genero Mauro e<br />
dalla nipote Serena.<br />
Un caro ricordo anche per tutti<br />
i nostri parenti defunti.<br />
Elvira<br />
Lonza<br />
ved. Poletti<br />
n. 28.2.1905<br />
m. 17.2.1996<br />
Francesco<br />
Poletti<br />
n. 1903<br />
m. 2.10.1952<br />
Li ricordano sempre con tanto<br />
affetto la nuora Ucci, il genero<br />
Isi e i nipoti tutti.<br />
Mariucci<br />
Poletti<br />
in Rosario<br />
n. 1931<br />
n. 25.4.1995<br />
a Phoenix<br />
(Arizona)<br />
La ricordano sempre il marito<br />
Isi, i figli Benvenuto e Daniela,<br />
la cognata Ucci e familiari.<br />
Giovanna<br />
Predonzan<br />
in Delise<br />
n. 3.4.1904<br />
a Pirano<br />
m. 17.1.1993<br />
Nicolò<br />
Delise<br />
n. 16.6.1900<br />
m. 25.10.1959<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto dlla figlia Ucci unitamente<br />
ai familiari tutti.<br />
Mario<br />
Delise<br />
n. 23.6.1929<br />
m. 22.8.1983<br />
è sempre ricordato dalla sorella<br />
Ucci, dalla moglie Dina, dal<br />
figlio Fabrizio, dai nipoti Francesca<br />
e Alberto e dai fratelli<br />
Lina, Dino e Luciana.
26 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Anna<br />
Maria<br />
Calini<br />
in Zaro<br />
n. 20.7.1930<br />
m. 29.12.1986<br />
Sei sempre nei nostri cuori, tuo<br />
marito Pini e figlia Gabriella.<br />
Mario<br />
Zaro<br />
n. 31.7.1899<br />
m. 10.7.1987<br />
Elvira<br />
Colomban<br />
in Zaro<br />
n. 5.3.1902<br />
m. 4.2.1992<br />
Maria<br />
Zaro<br />
n. 1.10.1923<br />
m. 14.11.1939<br />
Liberio<br />
Zaro<br />
n. 18.8.1938<br />
m. 13.2.2000<br />
Giovanni<br />
Ulcigrai<br />
n. 26.11.1891<br />
m. 7.7.1951<br />
Elisabetta<br />
Colomban<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 21.12.1899<br />
m. 13.12.1983<br />
Li ricorda sempre con affetto<br />
il figlio, fratello e nipote Pini<br />
Zaro con la figlia Gabriella e i<br />
familiari tutti.<br />
Massimiliano<br />
Minin<br />
n. 11.12.1972<br />
m. 3.8.2007<br />
Nel quinto anniversario della<br />
scomparsa è ricordato con<br />
affetto dai genitori Walter<br />
e Bruna Degrassi, dalle zie<br />
Norina e Bianca, dai cugini e<br />
parenti tutti.<br />
Nel dodicesimo anniversario<br />
della morte di<br />
Remigio Burla<br />
e nel quattordicesimo anniversario<br />
della morte di<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 1.2.1903<br />
m. 20.1.1975<br />
Franco Pangher<br />
sono ricordati con affetto dalle<br />
rispettive mogli Norina e Bianca<br />
Degrassi, dai figli, nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Dalle figlie Norina, Bianca e<br />
Bruna un affettuoso ricordo<br />
anche per i cari genitori<br />
Giuseppina<br />
Goina<br />
n. 24.4.1908<br />
m. 29.10.1973<br />
Edvino<br />
Vascotto<br />
n. 20.8.1936<br />
m. 20.8.2009<br />
Donare vuol dire amore e tu ci<br />
hai donato tanto.<br />
La moglie Dorina, i figli Davide<br />
e Lorenzo con le nuore<br />
Manuela e Cristina e il tanto<br />
amatissimo nipote Simone.<br />
Ottavo anniversario<br />
Vilma<br />
Degrassi<br />
Fernetti<br />
n. 12.11.1941<br />
m. 11.9.2004<br />
Ave o Maria, Madre di Dio:<br />
tieni per sempre vicino a Te<br />
in Cielo e nei nostri cuori la<br />
dolcissima Vilma, diletta amata<br />
benedetta e beata Sposa e tenerissima<br />
Madre.<br />
Il marito Salvatore ed i figli<br />
Alberto e Alessandra.<br />
Si uniscono nel rimpianto il<br />
fratello Alessandro, le cognate<br />
Annunziata, Redenta, Nicolina,<br />
Nevia e Francesca, i parenti<br />
tutti e le Sue care amiche.<br />
Anna<br />
Delise<br />
n. Delise<br />
n. 26.7.1904<br />
m. 19.3.1974<br />
Giovanni<br />
Delise<br />
n. 5.5.1901<br />
m. 17.8.1978<br />
Un caro ricordo dai figli Edilio,<br />
Dorina e Attilio insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Anita<br />
Troian<br />
Giorgesi<br />
n. 12.3.1924<br />
m. 6.5.2007<br />
Enrico<br />
Giorgesi<br />
n. 15.5.1923<br />
m. 20.8.1977<br />
Li ricordano le figlie Mariuccia<br />
e Giuliana, i nipoti Matteo e<br />
Lorenzo e il fratello e cognato<br />
Libero.<br />
Adelia<br />
Degrassi<br />
ved. Vascotto<br />
n. 10.7.1926<br />
m. 20.9.2005<br />
in Canada<br />
Nel triste anniversario della sua<br />
scomparsa è ricordata con tanto<br />
affetto dai figli, sorelle, generi,<br />
nuore e nipoti.<br />
Giovanna<br />
Parma<br />
ved. Viezzoli<br />
n. 29.9.1921<br />
m. 31.7.2007<br />
Sei sempre nel mio cuore. Con<br />
tanto amore, la figlia Adriana.<br />
Un affettuoso ricordo anche<br />
per la sorella<br />
Anna<br />
Penso<br />
ved. Beltrame<br />
n. 22.8.1903<br />
m. 6.10.1993<br />
Giovanni<br />
Beltrame<br />
n. 24.6.1898<br />
m. 25.9.1983<br />
Mariella Viezzoli<br />
Salvino Beltrame<br />
Livio Beltrame<br />
Ederino Beltrame<br />
Sono caramente ricordati dalla<br />
figlia e sorella Ucci unitamente<br />
ai nipoti e parenti tutti.<br />
Antonia<br />
Giurgevich<br />
Costanzo<br />
n. 16.12.1915<br />
m. 25.2.1989<br />
Giuseppe<br />
Costanzo<br />
n. 11.9.1916<br />
m. 31.12.1973<br />
Li ricordano sempre i figli<br />
Mario, Bruno, Sergio e Franco<br />
unitamente ai parenti tutti.
15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />
27<br />
Giacinto<br />
Lugnani<br />
n. 23.1.1922<br />
m. 1.1.2012<br />
Alice<br />
Costanzo<br />
in Lugnani<br />
n. 1.4.1922<br />
m. 15.6.2004<br />
Luigi<br />
Lugnani<br />
n. 24.9.1897<br />
m. 25.2.2001<br />
Luigia<br />
Dagri<br />
in Lugnani<br />
n. 18.9.1897<br />
m. 24.3.1980<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto dai figli e nipoti<br />
Laura con Bruno e Franco con<br />
Annamaria.<br />
Guerrino<br />
Deste<br />
n. 19.1.1915<br />
m. 11.9.2002<br />
Nel decimo anniversario della<br />
scomparsa è ricordato sempre<br />
con amore dai figli Corrado e<br />
Mariacarmen insieme alla nuora,<br />
al genero e ai nipoti.<br />
Salvatore<br />
Bacci<br />
n. 9.11.1928<br />
m. 31.6.2011<br />
Ad un anno dalla scomparsa,<br />
Lo ricordano la moglie Luciana<br />
Delise, i figli Paolo con<br />
Tiziana e Donatella con Roberto<br />
assieme ai nipoti Luca<br />
con Elisabetta e Marco con<br />
Lorenza.<br />
Antonietta<br />
Vascotto<br />
ved. Poletti<br />
n. 13.6.1922<br />
m. 7.10.2001<br />
Giovanni<br />
Poletti<br />
n. 8.6.1910<br />
m. 29.2.1988<br />
Vi ricordiamo sempre con tanto<br />
affetto: Flavia, Ovidio, Francesca,<br />
Marco e Anita.<br />
Vittoria<br />
Vascotto<br />
n. Costanzo<br />
n. 10.1.1895<br />
m. 14.9.1981<br />
Carlo<br />
Vascotto<br />
n. 28.12.1891<br />
m. 16.10.1974<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dalla<br />
figlia Anita, dalla nipote Flavia<br />
con Ovidio e dai pronipoti<br />
Francesca e Marco.<br />
Franco<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 27.1.1958<br />
a Trieste<br />
m. 29.2. 2008<br />
a Bregenz<br />
(Austria)<br />
Lo ricordano sempre con<br />
dolore i genitori Luciano e<br />
Annemarie Richter, la moglie<br />
Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />
e tutti i parenti di Trieste e di<br />
Bregenz (Austria).<br />
Mario<br />
Parovel<br />
n. 13.5.1912<br />
m. 21.7.2002<br />
A dieci anni dalla sua scomparsa<br />
lo ricordano con tanto<br />
affetto la moglie Caterina, i<br />
figli Marisa e Marino e i nipoti.<br />
Luciano<br />
Konobelj<br />
n. 10.1.1915<br />
m. 25.1.1994<br />
in Australia<br />
Dalla moglie Pina Giani e dalla<br />
figlia Luciana un affettuoso<br />
ricordo del marito e papà Luciano<br />
e dei nonni<br />
Antonio e Santa Giani<br />
Maria<br />
Chicco<br />
ved. Coronica<br />
n. 31.8.1914<br />
m. 23.10.2000<br />
Sempre nel cuore, con grande<br />
affetto la ricordano la figlia<br />
Marisa con Livio, gli amati<br />
nipoti Fulvio, Mauro e Marco,<br />
le sorelle Etta e Libera e i<br />
parenti tutti.<br />
Ausilia<br />
Degrassi<br />
Pugliese<br />
n. 27.5.1912<br />
m. 6.7.1945<br />
Chiara<br />
Bettoso<br />
Pugliese<br />
n. 1.11.1886<br />
m. 30.3.1955<br />
Giovanni<br />
Pugliese<br />
n. 11.2.1908<br />
m. 8.3.1982<br />
Gisella<br />
Dellore<br />
Pugliese<br />
n. 14.5.1910<br />
m. 9.6.2002<br />
Continuate a vivere nei nostri<br />
cuori con immutato affetto.<br />
Leda, Livia, Mario con i familiari.<br />
Marino<br />
Dagri<br />
n. 30.11.1935<br />
m. 1.10.2010<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano sempre<br />
con immenso affetto la moglie<br />
Silva, la figlia Donatella, il<br />
figlio Davide con la moglie<br />
Serena e i nipoti Francesca,<br />
Simone e Sofia unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Mantovano<br />
Dagri<br />
n. 9.5.1904<br />
m. 3.8.1991<br />
Giuseppina<br />
Vascotto<br />
ved. Dagri<br />
n. 11.3.1909<br />
m. 6.11.1997<br />
Un affettuoso ricordo dalla<br />
nuora Silvia insieme ai nipoti<br />
e ai familiari tutti.<br />
Antonietta<br />
Pugliese<br />
n. 17.1.1910<br />
m. 3.9.2004<br />
Adriana<br />
Pozzetto<br />
n. 24.7.1938<br />
m. 26.5.2005<br />
Giuseppe<br />
Pozzetto<br />
n. 4.3.1909<br />
m. 26.5.1989<br />
Che il Signore abbia sempre<br />
con se nel suo luminoso aere la<br />
nostra cara Adriana assieme ai<br />
meravigliosi genitori Giuseppe<br />
(Bepi) e Antonietta e con il caro<br />
fratello Luigi.<br />
Un ricordo affettuoso per tutti<br />
loro dal figlio Claudio, dalle<br />
nuore Laura e Mariella e dai<br />
nipoti Daniele, Alessandro e<br />
Roberto.
28 ISOLA NOSTRA<br />
15 settembre 2012<br />
Un sentito grazie a...<br />
PRO ISOLA NOSTRA<br />
DALL’ITALIA<br />
• Vladimiro e Arduino<br />
Copettari (Roma/Verona)<br />
100 in ricordo dello zio Tullio<br />
Bordato e con un affettuoso<br />
pensiero anche per la mamma<br />
Violetta e il papà Marcello<br />
• fernanda Goina Gordini<br />
(Grado) 50<br />
• Maria Benvenuti Carpi<br />
con il figlio Nico e i familiari<br />
(Genova) 50 in ricordo del<br />
marito e papà Dario Benvenuti<br />
• Liduino Moscolin<br />
(Monfalcone) 100 in memoria<br />
della moglie Lea Ceccotti e di<br />
tutti i defunti della famiglia<br />
• franca Stolfa Turco<br />
con i familiari (Nicosia/EN)<br />
30 ricordando gli zii Vasco<br />
Vascotto e Lucia Chicco<br />
DA TRIESTE<br />
• Maria Carmen Ulcigrai<br />
30 per festeggiare i 90 anni<br />
della mamma Nerina Vascotto<br />
• Gianna e Alfredo Bussani<br />
20 in ricordo dei 60 anni<br />
di matrimonio di Bruna e Luigi<br />
Dandri<br />
• Marisa Vascotto Giovannini<br />
30 in occasione dei 100<br />
anni della cara santola Iolanda<br />
Ciani Crepas<br />
o Jole Crepas 50 per<br />
festeggiare i 100 anni della<br />
mamma Iolanda Ciani<br />
• Luciana Delise 50 ricordando<br />
il marito Salvatore<br />
Bacci nel primo anniversario<br />
della scomparsa<br />
• Il figlio Giuseppe con<br />
la nuora Adriana 50 in ricordo<br />
del papà e suocero Bruno<br />
Vascotto<br />
• Bruna Zaro Giorgini<br />
50 in ricordo dei familiari<br />
defunti<br />
• Rosalba e Clara Troian<br />
50 in ricordo dei genitori Albino<br />
e Bruna Vascotto<br />
• Maura felluga 20 ricordando<br />
i genitori Giordano e<br />
Maria Gherbaz<br />
• Salvatore fernetti con i<br />
figli Alberto e Alessandra 100<br />
in ricordo della cara moglie e<br />
mamma Vilma Degrassi<br />
• Silvia Pitacco 20 ricordando<br />
con affetto Solidea<br />
Degrassi<br />
• Albina Gubertini 50<br />
in ricordo della cugina Solidea<br />
Degrassi<br />
• Paola, franca e Corrado<br />
50 in ricordo del caro papà<br />
Giovanni Depase<br />
• Bruna Babich Cociancich<br />
(<strong>Isola</strong>) 20<br />
• Alberto e Giovanna<br />
Vascotto 50 in ricordo dei nostri<br />
genitori<br />
• Edda Petronio con il<br />
figlio Paolo 50 in ricordo del<br />
marito e papà Mario Felluga<br />
o Angela Delise 50 in<br />
ricordo di Mario Felluga<br />
• Mariella Contento 50<br />
in ricordo del marito Giordano<br />
Delise<br />
• Bruno Giacomin e<br />
Laura Degrassi 50 in ricordo<br />
dei nostri cari defunti<br />
• Claudio e Luciana 50<br />
in ricordo di Tullio Bordato<br />
• Bruno e Bruna 20 in<br />
ricordo di Tullio Bordato<br />
• Gianni e Libera 30 in<br />
ricordo di Tullio Bordato<br />
• Bruno e Luciana 30 in<br />
ricordo di Tullio Bordato<br />
• famiglia felluga 30<br />
in ricordo dell’amico Tullio<br />
Bordato<br />
• Nevio Pugliese con Marica<br />
(<strong>Isola</strong>) 40 ricordando lo<br />
zio Tullio Bordato e i propri<br />
genitori Giustina e Primano<br />
• Dorina ed Edy Pugliese<br />
100 per ricordare lo zio Tullio<br />
Bordato e con un affettuoso<br />
pensiero per i genitori Vittoria<br />
e Romildo<br />
o Ariella e Mario<br />
Mizzan 50 in ricordo del caro<br />
amico Tullio Bordato<br />
• Romedio e Vilma Crisman<br />
30 ricordando la cara<br />
amica Egidia Russignan<br />
• Anita Degrassi (Muggia)<br />
20<br />
• Mario Costanzo 30 ricordando<br />
i genitori Antonia e<br />
Giuseppe<br />
• franca Benvenuti 50<br />
in ricordo della sorella Livia<br />
(paladina)<br />
• Le sorelle Bianca e Mariuccia<br />
con i nipoti 50 in ricordo<br />
della sorella Livia Benvenuti<br />
• Nadia Derossi 10 in<br />
memoria dei cari defunti<br />
• Adriana Viezzoli 30 in<br />
ricordo della mamma Giovanna<br />
e della sorella Mariella<br />
• Maria Carmen 50 in<br />
ricordo del papà Guerrino Deste<br />
• Livia Degrassi Pugliese<br />
20 in ricordo della sorella Adele<br />
• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />
il fratello Enrico e la<br />
cognata Anita<br />
DALL’ESTERO<br />
• Pina Giani con la figlia Luciana (Australia) $ 100 in<br />
memoria del marito e papà Luciano Konobelj e dei genitori e<br />
nonni Antonio e Santa Giani<br />
• Anita Zaro con i figli Sergio e Roberto (Venezuela)<br />
€ 50 ricordando il marito e papà Giuseppe e la figlia e sorella<br />
Rosanna<br />
• Annamaria Castro D’Addario (Australia) $ 50 in<br />
ricordo dei genitori Antonio e Antonia Castro<br />
• Livio Castro (Australia) $ 50 in ricordo dei genitori<br />
Antonio e Antonia Castro<br />
• Gianna fradel (Australia) € 20 in memoria dei cari<br />
defunti<br />
• Luigia Zaro (Australia) $ 50 ricordando il marito<br />
Giuseppe Mitteregger<br />
• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />
• Elvio Chelleri (Canada) $ 100 in memoria dei genitori<br />
Giuseppina e Giusto (manestra)<br />
• Luciano e Annemarie Degrassi (Germania) € 50 in<br />
ricordo del figlio Franco Antonio<br />
o Marino Fragiacomo (Stati Uniti) $ 100 in ricordo<br />
dei genitori Pietro ed Ernesta<br />
o Francesca Fragiacomo (Stati Uniti) $ 100 in ricordo<br />
del marito Dino Degrassi e dei genitori Pietro ed Ernesta.<br />
• Marisa Vascotto Giovannini<br />
50 in ricordo della<br />
mamma Rina Pozzetto ved.<br />
Vascotto<br />
• fabio Vascotto 50 in<br />
ricordo della cugina Rina Pozzetto<br />
ved. Vascotto<br />
• fabio Vascotto 50 in<br />
memoria di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• I figli Luisa e Nevio<br />
50 in ricordo dei cari genitori<br />
Francesco e Norma e di tutti i<br />
familiari defunti<br />
• Bruno e Samuela fragiacomo<br />
50 in ricordo dei<br />
rispettivi genitori Maria e Ilario<br />
Fragiacomo e Giuseppina e<br />
Giuseppe Vascotto, dei fratelli<br />
e delle sorelle.<br />
• Maria Delise 50 in ricordo<br />
del marito Lucio Poletti<br />
• Rosanna Poletti con il<br />
marito Aldo 50 in ricordo del<br />
papà e suocero Lucio<br />
• fabrizio Delise 50 in<br />
ricordo di Lucio Poletti<br />
• Le famiglie di Nino e<br />
Ucci Pesaro, Silva Dagri e<br />
Dario Bernardi 60 un ricordo<br />
del caro e grande amico Lucio<br />
Poletti<br />
• Lida Goina 30 per onorare<br />
la memoria del marito<br />
Salvatore Perentin<br />
• Graziella e Marina<br />
Contesini 20 in ricordo dei cari<br />
nonni Antonio e Maria Degrassi<br />
• Graziella e Marina<br />
Contesini 20 in ricordo degli<br />
zii Ivo e Ivonne Contesini e<br />
Gisella e Nicoletta Derossi<br />
• Graziella e Marina<br />
Contesini 50 ricordando con<br />
affetto i genitori Silvio e Carmela<br />
• Leda, Livia e Mario<br />
Pugliese 60 ricordando tutti i<br />
familiari defunti<br />
• Claudio Pozzetto e famiglia<br />
50 in ricordo dei genitori<br />
Antonietta e Giuseppe Pozzetto<br />
e della sorella Adriana<br />
• Bianca, Bruna e Dorina<br />
60 in memoria dei propri<br />
cari defunti<br />
• Alma Carboncich 70<br />
ricordando il marito Adalgerio<br />
Dudine, i genitori, la sorella, i<br />
suoceri e la cognata<br />
• Bruna e Elvio Marchesan<br />
50 in ricordo di Giovanni e<br />
Anita Marchesan<br />
• Bruna e Nevia Marchesan<br />
50 ricordando la mamma
Olga Serli ved. Marchesan<br />
• Nivia e Giorgio Ruzzier<br />
30 in ricordo del cognato<br />
Mario Chicco<br />
• Gianna Belli 50 in ricordo<br />
dei genitori Gina e Vittorio<br />
• Eliana Chicco 20 in<br />
ricordo dei genitori Silvio e<br />
Paolina<br />
• Valeria Degrassi con<br />
i familiari 50 in ricordo del<br />
marito Mario Carboni<br />
• Silvia Ulcigrai 40 ricordando<br />
il marito Marino Dagri e<br />
i suoceri<br />
• Bruna Parma Carboni<br />
10 in memoria del cognato Giacomo<br />
Carboni<br />
• Adriana Ruzzier 50<br />
in ricordo del marito Mario<br />
Chicco (loca)<br />
• Assunta e Adalgisa Vascotto<br />
50 in ricordo del nipote<br />
Nicola<br />
• Anita Dagostini Dandri<br />
con i figli 50 in ricordo del<br />
marito e papà Mario<br />
• Caterina Petronio Parovel<br />
con i figli 50 in ricordo<br />
del marito e papà Mario Parovel<br />
• Gabriella Zaro 50 in<br />
memoria dei familiari defunti<br />
• Giuseppe Zaro 100 in<br />
memoria di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• Pini Zaro 50 ricordando<br />
gli amici Luigi Forturello, Dino<br />
Gubertini e Livio Vittori<br />
• Bruna Vascotto 70 in<br />
ricordo del marito Livio Vittori<br />
e di tutti i cari defunti<br />
• Ederina Drioli ved.<br />
Carboni 60 ricordando il ma-<br />
<strong>Isola</strong>, 5 luglio 1954 –<br />
Nella foto inviata da<br />
Dino Chicco il ricordo<br />
di una allegra compagnia<br />
sulla spiaggia<br />
di Punta del Gallo:<br />
Livino, Berto, Nevio,<br />
Bruno, Bruno, Mario,<br />
Aldo, Maria, Mario,<br />
Ernesto, Neri e Dino.<br />
rito Giorgio, i genitori Emilio e<br />
Angela e la sorella Lidia<br />
• Marisa e Livio Rogantin<br />
30 in ricordo di Maria<br />
Chicco ved. Coronica<br />
• Ucci Beltrame 20 in<br />
ricordo dei genitori Anna e<br />
Giovanni e dei fratelli<br />
• Gemma Marchesan 50<br />
in memoria dei familiari defunti<br />
• Maria Zaro (mastrilli) 20<br />
• Livia Pugliese Vascotto<br />
40 ricordando il marito Nerio e<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Dorina Vascotto 20 in<br />
ricordo del marito Edvino<br />
• Lidia Verk 100 ricordando<br />
i defunti delle famiglie<br />
Verk, Zubin e Vesnaver e tutti i<br />
defunti isolani<br />
o B.D. – 50 in memoria<br />
di tutti i cari defunti<br />
• fabio Colocci € 100<br />
• Anita Vascotto 150 ricordando<br />
il marito Giuseppe<br />
(Pino) Ramani, i genitori Giovanna<br />
e Giovanni e il fratello<br />
Iginio<br />
30° INCONTRO EX-ALLIEVI<br />
DEL LICEO COMBI<br />
Da quando abbiamo lasciato la nostra terra sono<br />
trascorsi, più o meno sessant’anni. Da allora,<br />
quelli che hanno frequentato il Ginnasio-Liceo<br />
Combi di Capodistria hanno avuto occasione di<br />
trovarsi negli incontri periodici che sono stati in<br />
tutto 29.<br />
Purtroppo ormai pochi sono quelli che possono<br />
asserire di aver partecipato a tutte le precedenti<br />
riunioni, ma quelli che hanno ancora la possibilità<br />
di farlo non potranno mancare al 30° raduno che<br />
è fissato per<br />
sabato 29 settembre 2012<br />
alle ore 12.30 presso il ristorante “Ai sette nani”<br />
di Sistiana.<br />
Per intervenire non basta dare la conferma<br />
telefonica al n° 040-299606 dopo le ore 20.30<br />
entro il giorno 22 settembre, ma è necessario<br />
preoccuparsi anche di avvisare gli ex compagni<br />
di classe che non fossero stati infornati.<br />
Raccomando a tutti un po’ di collaborazione.<br />
Ringrazio, e arrivederci<br />
Roberto Ugo Nobile<br />
Che bel che saria …<br />
Signor,<br />
che bel che sarìa<br />
alsarse la matina e sentir cantar<br />
solo i useleti<br />
sora i tetti…<br />
E ‘baiar un can contento<br />
zò ne l’orto…<br />
E rider ‘na dona felice<br />
coi sui fioi,<br />
veder ‘na nona culàr el nipotin,<br />
e un omo dar la man<br />
al suo vizin,<br />
un putèl coi oci<br />
persi nel ciel<br />
che pensa al’amor suo,<br />
de un masso de rose<br />
‘sai più bel.<br />
Niente più rumor de guere,<br />
no lagrime de dolor,<br />
solo gente ridente,<br />
che passa,<br />
con in boca un fior.<br />
Ala fin ‘ndar a dormir<br />
col cuor in pase<br />
e dar la bona note<br />
davanti a ‘na finestra verta<br />
al mondo, che in armonia<br />
a quel’ora tase.<br />
Mario Costanzo, sino<br />
Il nostro grazie a tutti gli<br />
isolani che con la loro generosità<br />
permettono l’uscita<br />
costante del nostro<br />
giornale e la continuazione<br />
delle nostre iniziative<br />
per ricordare la storia<br />
del nostro paese e mantenerne<br />
vive le tradizioni<br />
a tanti anni dall’Esodo.<br />
Ancora grazie.
<strong>Isola</strong>, anni ’30: tempo di vendemmia<br />
La festa dell'uva organizzata dal<br />
Dopolavoro Arrigoni