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ISOLA NOSTRA<br />

I titoli<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLVIII<br />

N. 390<br />

TRIESTE, 15 settembre 2012<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA - Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

A Monte Grisa per la Madonna del Carmine<br />

Mario Depase: quarant’anni di impegno<br />

Nuovamente bruciata la Croce di Strugnano<br />

La festa de San Donà<br />

La cacciata di Don Dagri, sotto minaccia di morte<br />

1951: la “Pullino’’ diventa “Giovanni Delise’’


Sabato 20 ottobre 2012<br />

Santa Messa nel cimitero di <strong>Isola</strong><br />

Alle ore 15.30 nella chiesetta del cimitero di <strong>Isola</strong><br />

sarà celebrata una Santa Messa in suffragio di<br />

tutti i defunti isolani, con un pensiero particolare a<br />

mons. Attilio Delise, fondatore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, che<br />

riposa in pace in questa terra che ha tanto amato.<br />

Sabato 10 novembre 2012<br />

Commemorazione dei defunti isolani<br />

Alle ore 15.30 Santa Messa di suffragio per tutti i<br />

defunti isolani nella chiesa del cimitero di Sant’Anna<br />

a Trieste.<br />

Domenica 25 novembre 2012<br />

FESTA DI SAN MAURO<br />

Alle ore 12.00 nella chiesa di San Giacomo Apostolo<br />

(nella omonima piazza di Trieste) Santa Messa<br />

solenne in onore del Patrono di <strong>Isola</strong> San Mauro.<br />

ISOLA NOSTRA SU INTERNET<br />

Grazie all’amico Bruno Dagri e a suo genero Paolo<br />

Gabriele Babbini, sono reperibili sul sito<br />

www.isolanostra.it<br />

i numeri di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” dal numero 357 (giugno<br />

2004) ad oggi.<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEfONO 040-638236<br />

Naz.<br />

IT<br />

Check<br />

86<br />

AGLI AMICI LETTORI<br />

Quando nel 2005 ricordammo i 40 anni della<br />

nostra rivista pensavamo di poter arrivare<br />

quasi facilmente al traguardo del suo 50° anno<br />

di vita.<br />

Purtroppo il nostro ottimismo non aveva tenuto<br />

conto dell’inesorabilità del tempo che spegne<br />

giorno dopo giorno le luci di quell’immaginario<br />

firmamento costituito dalla Comunità dell’Esodo.<br />

E’ infatti illusorio pensare che la generazione<br />

che ci segue possa tenere in vita una istituzione<br />

come la nostra, anche se ha avuto il merito di<br />

tenere idealmente unita la nostra Comunità.<br />

Infatti attraverso di essa abbiamo ricordato<br />

le nostre tradizioni religiose e civili, quelli che ci<br />

hanno lasciato, i successi dei nostri giovani e tutti<br />

gli eventi lieti e anche tragici di cui siamo stati<br />

testimoni.<br />

Purtroppo il calo delle elargizioni, anche a costi<br />

costanti di gestione e con il lavoro volontario di<br />

tutti, ci rende difficile proiettarci nel futuro anche<br />

prossimo con gli attuali quattro numeri annui.<br />

Se non dovessero intervenire nuove soluzioni o<br />

idee diverse, è quindi probabile che questo sia uno<br />

degli ultimi numeri della rivista.<br />

Tuttavia prima di scrivere la parola “fine”,<br />

abbiamo il dovere di tenere conto di quanti sono<br />

presenti con i loro scritti, con i ricordi dei loro cari,<br />

le foto dei loro migliori momenti e ci supportano<br />

con le loro elargizioni.<br />

L’impegno è: fare il possibile!<br />

Un abbraccio a tutti voi<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

Cin<br />

X<br />

Cod. ABI<br />

07601<br />

CAB<br />

02200<br />

Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />

ORARIO UffICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

Il Presidente<br />

Emilio Felluga<br />

L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è<br />

prevista per la seconda metà del mese di dicembre<br />

2012. Per evitare spiacevoli disguidi è necessario<br />

che il materiale destinato alla pubblicazione arrivi<br />

in redazione (anche per posta o e.mail) entro il<br />

10 novembre 2012<br />

N° Conto<br />

000011256344<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Elvio Chelleri<br />

Mario Costanzo<br />

Massimiliano Dambrosi<br />

Ferruccio Delise<br />

Mario Depase<br />

Massimo Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Emilio Felluga<br />

Marco Finocchiaro<br />

Mario Lorenzutti<br />

Walter Pohlen<br />

Romano Silva<br />

Fabio Vascotto<br />

Giuseppe Zaro<br />

Don Pietro Zovatto<br />

Alessandra Zuliani<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

f 451 S.c.ar.l.<br />

Per il Sacerdote tutto è grazia<br />

Il Sacerdote! Ma chi è il<br />

sacerdote? mi chiedevo<br />

con insistente nostalgia<br />

lo scorso 8 luglio a<br />

cinquant’anni dalla mia<br />

ordinazione sacerdotale.<br />

Fu mons. Antonio Santin<br />

a impormi le mani,<br />

seguito dal Rettore del<br />

Seminario mons. Libero<br />

Cattaruzza e da mons.<br />

Paolo Lino Zovatto, mio<br />

zio e da tanti altri sacerdoti<br />

nella chiesa di San<br />

Pio X in una canicolare<br />

domenica di luglio del<br />

1962, anno del Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II,<br />

come appare dal santino<br />

redatto per l’ordinazione.<br />

Mezzo secolo fa! La<br />

fuga del tempo è crudele<br />

e inarrestabile, scivola<br />

come l’uccello della notte<br />

verso una stella sconosciuta.<br />

Il tempo è di Dio, il<br />

tempo è dell’uomo, il tempo<br />

è l’anfiteatro della vita<br />

donato per fare il bene.<br />

Il sacerdote è l’uomo di<br />

Dio, fa gli interessi di Dio,<br />

si agita – e viene perseguitato<br />

– perché di Dio. Homo<br />

dei, lo è nella misura che<br />

diventa mediatore tra Dio<br />

e gli uomini. A questi offre<br />

la misericordia e la speranza.<br />

L’enciclica di Benedetto<br />

XVI “In spe salvi”<br />

costituisce il documento<br />

spirituale più incoraggiante<br />

del papa tedesco.<br />

Il sacerdote è l’uomo<br />

votato all’Eucaristia, Comunione<br />

personale e collettiva<br />

dell’uomo con Dio,<br />

in quel mistero di Presenza<br />

e di Adorazione dello<br />

spirito capace di generare<br />

la società della Chiesa.<br />

Anche se “la Chiesa non<br />

è una società di perfetti,<br />

ma di peccatori”, riconosce<br />

la propria sostanziale<br />

fragilità, sentendosi bisognosa<br />

di una invasiva<br />

Dagli isolani, riconoscenti per la sua lunga e costante<br />

collaborazione al nostro giornale, felicitazioni vivissime a<br />

mons. Pietro Zovatto che lo scorso 8 luglio ha raggiunto il<br />

traguardo del Giubileo Sacerdotale, con l’augurio di proseguire<br />

ancora a lungo la sua missione e la sua preziosa attività.<br />

e permanente redenzione<br />

di Cristo. Il sacerdote si<br />

trova nel mezzo per portare<br />

e testimoniare “il Figlio<br />

dell’Uomo”.<br />

Il sacerdote è l’amministratore<br />

della Parola,<br />

tanto più tagliente quanto<br />

più è inattuale. “All’uomo<br />

ad una dimensione” (Marcuse)<br />

il sacerdote è il paladino<br />

della Trascendenza,<br />

di quella componente<br />

eterna che né filosofi né<br />

scienziati possono cancellare<br />

dalla visione della<br />

vita del cristiano. In una<br />

società secolarizzata e<br />

agnostica di fronte ai<br />

problemi dello spirito, il<br />

sacerdote diventa quel<br />

paradosso che reca la<br />

fiaccola nella notte.<br />

Troverà ancora uomini<br />

disponibili ad ascoltarlo?<br />

A un giovane che<br />

rifiutava Cristo perché<br />

troppo benestante, Gesù<br />

rispondeva al pessimismo<br />

di Pietro: “Ciò che non è<br />

possibile agli uomini è<br />

possibile a Dio”. Perché<br />

tutto è grazia!<br />

Vocazione<br />

Pietro Zovatto<br />

Signore,<br />

tu mi chiami<br />

in segreto<br />

nella radice<br />

dell’essere<br />

sul sentiero della notte,<br />

nasce il canto<br />

che il cielo<br />

sollecita<br />

con desio<br />

d’urgenza.<br />

Io brucio<br />

i pensieri<br />

ignavi,<br />

tu penetrami<br />

con raggio divino<br />

che il cuore<br />

trafigga<br />

in musica<br />

silenziosa.<br />

Pietro Zovatto


2 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

A Monte Grisa per la Madonna del Carmine<br />

Domenica 15 luglio la<br />

Comunità <strong>Isola</strong>na,<br />

rinnovando una secolare<br />

tradizione, si è riunita attorno<br />

alla statua della Madonna del<br />

Carmine per chiedere la sua<br />

celeste e materna protezione.<br />

Anche quest’anno il rito si è<br />

compiuto nel Santuario di Monte<br />

Grisa, posto sulla sommità della<br />

collina che guarda a Trieste e<br />

all’Istria tutta.<br />

La Santa Messa è stata<br />

proceduta dalla processione con<br />

la statua della Vergine, partita<br />

dall’ombra della suggestiva<br />

pineta della rotatoria sottostante<br />

il santuario. Purtroppo, al suo<br />

seguito, sempre meno isolani…<br />

La statua, al suo ingresso<br />

in chiesa, è stata accolta<br />

dagli inni mariani cantati dal<br />

coro della sezione di Trieste<br />

dell’Associazione Nazionale<br />

Carabinieri, quindi mons.<br />

Sergio Vazzoler, rettore del<br />

Tempio, dava inizio alla Santa<br />

Messa presso l’altare maggiore.<br />

Molto belle le sue parole<br />

dell’omelia, come bellissimi i<br />

canti che hanno accompagnato<br />

le preghiere alla Madonna.<br />

Al termine della S.Messa ha<br />

preso la parola Mario Depase,<br />

che ha voluto ringraziare i<br />

presenti e in particolare mons.<br />

Sergio, per la sua accoglienza<br />

fraterna verso la Comunità<br />

<strong>Isola</strong>na e soprattutto per salutarlo<br />

pubblicamente in quanto dal<br />

prossimo mese di settembre<br />

sarà destinato a nuovo incarico.<br />

Lascerà infatti la nostra città,<br />

dove era presente dal 2004,<br />

per far ritorno a Roma, presso<br />

la propria Confraternita degli<br />

Oblati Figli della Madonna del<br />

Divino Amore.<br />

La parte religiosa terminava<br />

quindi nella parte inferiore<br />

della chiesa, dove sono<br />

presenti gli altari dei patroni<br />

delle varie cittadine istriane,<br />

per la preghiera conclusiva di<br />

ringraziamento.<br />

Poi tutti all’incontro<br />

conviviale nella saletta delle<br />

conferenze, dove tra uno<br />

Zaro<br />

stuzzichino e un sorso di ottimo<br />

Pini<br />

vino, i ricordi dei bei tempi<br />

di<br />

echeggiavano liberi nell’aria…<br />

Massimo Depase Foto


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

Quarant'anni di impegno...<br />

Sono ormai passati più di quarant’anni da quando ho cominciato a dedicarmi all’organizzazione di tutto quanto riguardava le<br />

feste e le tradizioni che erano e sono associate ai riti cristiani di <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />

Non avrei voluto arrivare a questo punto, ma purtroppo gli anni passano per tutti e anch’io mi devo adeguare. E così, dopo<br />

averci pensato per molto tempo ed aver passato più di qualche notte insonne, sono arrivato alla conclusione di dover abbandonare<br />

questa mia impegnativa dedizione alla causa della Comunità <strong>Isola</strong>na. Questo mio impegno si esaurirà alla fine dell’anno in corso.<br />

In tutti questi anni ho dovuto occuparmi da solo, e per fortuna qualche volta anche con l’aiuto della mia famiglia, di tutto<br />

quello che occorreva alla buona riuscita delle nostre manifestazioni. Il mio impegno alla ricerca di sacerdoti per le S.Messe di<br />

Strugnano, <strong>Isola</strong>, Monte Grisa e Trieste e per preparare le processioni, è stato totale. Tutto quello che ho cercato di fare spero<br />

sia riuscito bene: l’ho fatto con il cuore e con l’amore che porto per la nostra <strong>Isola</strong>.<br />

Come ho scritto prima, questa mia decisione di abbandonare completamente questi impegni che ho portato avanti per tantissimi<br />

anni, è stata sofferta, anche perché ero abituato a mettermi a disposizione della nostra Comunità e con questo ho potuto<br />

avere molti rapporti personali anche con persone estranee alla<br />

nostra comunità.<br />

Chiedo da subito scusa se qualcosa, nonostante il mio impegno,<br />

non è riuscita nella maniera migliore.<br />

Avrei a questo punto una mia grande speranza: che qualcuno<br />

di buona volontà prendesse in mano la situazione e si dedicasse,<br />

come ho fatto io, alle nostre tradizioni. Se facciamo un paragone<br />

potrei dire che ci vuole una barca più giovane della mia per<br />

continuare a navigare a vele spiegate in questo mare agitato.<br />

Mando un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno<br />

partecipato a questi nostri incontri, che sono stati belli e alcuni<br />

indimenticabili, e anche a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> che si è dimostrata sempre<br />

comprensiva nell’informare e pubblicare spesso i resoconti della<br />

buona riuscita delle nostre tradizioni isolane.<br />

Grazie, con un grande abbraccio a tutti gli isolani<br />

Mario Depase<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>... El nostro giornal<br />

“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, nome de un giornal<br />

pien de nostri ricordi che sempre se rincori,<br />

sensasioni che talvolta le ne par finide,<br />

tignude insieme col spago de un amor che mai mori.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, quela posada sul mar,<br />

quela che anche se a lei tornemo<br />

per una gita, o per tornar fioi tra i vicoli,<br />

dove i nostri nomi ancora là se senti,<br />

quela, la sa, che mai la scorderemo.<br />

“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, nome de un giornal<br />

<strong>Isola</strong>, nostra, che el giornal ricorda,<br />

giornal che bisogna far continuar<br />

per no perder anche ‘sti momenti de vita vissuda<br />

tra gente che spesso ai ricordi se fa sorda.<br />

Cussì de <strong>Isola</strong> continuè a scriver,<br />

fassè girar duto come su ‘na giostra:<br />

proverbi, memorie, feste, lavori, campioni.<br />

Alora la nostra storia dove se podarà trovar?<br />

Sempre sule pagine del giornal “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”.<br />

Mario Costanzo, sino<br />

Trieste<br />

Carissimo Mario,<br />

la tua lettera è arrivata quando questo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

stava per essere dato alle stampe, e sembra in perfetta sintonia<br />

con quanto ho scritto in precedenza. Credo che essa meriti una<br />

riflessione.<br />

Quando don Attilio ci ha lasciati e qualche anno dopo anche<br />

Jolanda Pozzetto, la sua più stretta collaboratrice, il nostro primo<br />

pensiero è stato di chiudere “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”. Ma abbiamo ritenuto<br />

che il patrimonio morale che loro ci lasciavano dal 1965 doveva<br />

essere nostro dovere tenerlo in vita.<br />

Così alcuni hanno gestito l’amministrazione, altri la mostra<br />

degli artisti isolani, altri la redazione e/o il recupero di risorse<br />

finanziarie. La rivista è stata modificata come impostazione da<br />

Marcello Lorenzini, che l’ha resa più accattivante.<br />

Tu, sorretto dalla tua grande fede, ti sei accollato il compito più<br />

difficile, quello della spiritualità della nostra Comunità. Sei riuscito<br />

in tutti questi anni a continuare tante nostre tradizioni religiose:<br />

Monte Grisa, Strugnano, Loreto, i nostri Patroni, che hanno reso<br />

contenti tanto nostri concittadini, spesso rientrati per l’occasione anche<br />

da paesi lontani. E di questo hai sempre ricevuto onori ed elogi.<br />

Purtroppo nella logica dell’implacabilità del tempo - considerando<br />

che dall’esodo sono trascorsi più di sessant’anni - diversi<br />

nostri validi collaboratori ci hanno lasciato, altri hanno problemi<br />

di salute e le risorse che ci sorreggono vengono sempre più a ridursi.<br />

Purtroppo non abbiamo i ricambi, in quanto da allora stanno<br />

arrivando la terza e quarta generazione, e si sentimenti si affievoliscono.<br />

Ecco perché temo che il numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> di dicembre<br />

sarà l’ultimo.<br />

Grazie per tutto quello che hai fatto… Un abbraccio,<br />

Emilio


4 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Nuovamente bruciata la Croce di Strugnano<br />

Lo scorso 10 maggio un<br />

altro atto vandalico è<br />

stato fatto passare per<br />

“arte contemporanea”: è stata<br />

nuovamente data alle fiamme<br />

la grande Croce che dal colle<br />

di Strugnano domina il golfo<br />

di Trieste, da secoli meta di<br />

pellegrinaggi non solo da <strong>Isola</strong><br />

e da Pirano ma da tutta l’Istria.<br />

La Croce era stata eretta, in<br />

seguito ad un voto, nel 1600<br />

dai marinai e dai pescatori<br />

per essere protetti in mare<br />

e lo scorso anno il vecchio<br />

manufatto (ora depositato in<br />

attesa di restauro nell’area<br />

della chiesetta della Madonna<br />

delle Grazie a Semedella) era<br />

stato sostituito nel quadro<br />

delle attività in preparazione<br />

ai festeggiamenti del 500°<br />

anniversario dell’apparizione<br />

della Vergine a Strugnano.<br />

La nuova “performance”<br />

è sempre opera dell’”artista”<br />

Dean Verzel, che prima di<br />

appiccare il fuoco ha avvolto<br />

il manufatto con una<br />

protezione di vetro e alluminio<br />

cospargendolo poi di<br />

benzina, evitando almeno<br />

così di provocare danni. Allo<br />

stesso “artista” (forse privo<br />

di fantasia…) si deve an-<br />

Gent. Redazione,<br />

Un atto definito cristianofobico dai vescovi sloveni<br />

che l’incendio appiccato alla<br />

stessa Croce dieci anni fa, a<br />

cui era seguita una denuncia<br />

presentata dalla Polizia per<br />

danneggiamento di un’opera<br />

di rilevanza storica e culturale,<br />

che non ebbe seguito anche<br />

per il fatto che esponenti della<br />

“cultura” ne difesero l’operato<br />

giustificando l’esperimento di<br />

“croce ardente” come “arte<br />

contemporanea”.<br />

Il 17 maggio, nella parrocchia<br />

dell’Apparizione di<br />

Maria a Strugnano, questo<br />

doloroso fatto ha avuto un<br />

seguito, con una celebrazione<br />

di riconciliazione dal titolo<br />

Sono Edda, figlia di un Vostro lettore molto affezionato:<br />

Liduino Moscolin.<br />

Io e papà vogliamo ringraziarvi per il vostro prezioso<br />

lavoro di raccolta e cura dei ricordi della Comunità degli<br />

esuli da <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />

Noi, figli di istriani, siamo molto grati a quanti si<br />

spendono per conservare la memoria dolce e spesso<br />

malinconica dei nostri cari per una terra bellissima e tanto<br />

amata.<br />

Nel vostro giornale che anch’io ho sempre letto<br />

con grande piacere insieme a papà, si raccolgono<br />

immagini e scritti che altrimenti figli e nipoti avrebbero<br />

irrimediabilmente perduto.<br />

Spero di cuore che possiate sempre vivere come<br />

Associazione e come giornale.<br />

Ringraziandovi per la disponibilità, con grande stima<br />

Edda Moscolin,<br />

Monfalcone<br />

“Sotto la Croce: Padre, perdona<br />

loro perché non sanno<br />

quello che fanno”.<br />

“Un atto pubblico di incitamento,<br />

di promozione<br />

dell’odio e dell’intolleranza<br />

religiosa attraverso la denigrazione<br />

dei simboli religiosi del<br />

Cristianesimo”, “un tentativo<br />

di stigmatizzare i cristiani<br />

della nostra società ed un<br />

insulto dei sentimenti religiosi”.<br />

Con queste parole la<br />

Commissione Giustizia e Pace<br />

della Conferenza Episcopale<br />

Slovena ha definito l’incendio<br />

“cristianofobico” della croce<br />

di Strugnano avvenuta il 10<br />

maggio per opera di Dean<br />

Verzel, un artista che, già<br />

dieci anni fa, aveva compiuto<br />

lo stesso gesto per il quale era<br />

stato perseguito penalmente,<br />

ma assolto. “Dato che la stessa<br />

persona dieci anni fa aveva<br />

incendiato la stessa croce<br />

– si legge nella dichiarazione<br />

firmata da mons. Marjan<br />

Turnsek, vescovo di Maribor<br />

e presidente della Commissione<br />

– riteniamo che si tratti con<br />

tutta evidenza di un’azione<br />

morale e giuridica infamante<br />

all’interno dello spazio<br />

culturale sloveno”. Da qui<br />

l’invito alle autorità nazionali<br />

competenti “a verificare al più<br />

presto la presenza di elementi<br />

costitutivi di reato e la responsabilità<br />

degli autori dell’atto,<br />

sulla base del codice penale<br />

e delle disposizioni della Co-<br />

stituzione della repubblica<br />

di Slovenia e della legge<br />

sulla libertà religiosa, che<br />

condannano inequivocabilmente<br />

l’incitamento all’odio<br />

e all’intolleranza religiosa”.<br />

Sarà quindi interessante<br />

sapere se, anche dopo la presa<br />

di posizione della Conferenza<br />

Episcopale, su questo nuovo<br />

atto calerà il silenzio o avrà<br />

un qualche seguito di natura<br />

penale a carico del sedicente<br />

“artista”.<br />

Preghiera alla<br />

Vergine di Strugnano<br />

O Santa Vergine della Visione,<br />

dispensatrice generosa di grazie,<br />

pieni di fiducia ricorriamo<br />

alla Tua valida intercessione,<br />

al Tuo potente aiuto.<br />

Impetraci, o Maria,<br />

la grazia di conoscere,<br />

amare e servire Dio,<br />

di vivere cristianamente<br />

e di salvarci l’anima.<br />

Ottienici quei favori e aiuti<br />

che conosci a noi più vantaggiosi<br />

per questa e per l’altra vita.<br />

Custodisci, o Vergine,<br />

i nostri bambini,<br />

salva i naviganti,<br />

proteggi gli assenti,<br />

converti i peccatori,<br />

libera dal dolore<br />

le anime dei nostri defunti,<br />

salva tutti i fedeli e tutti benedici.<br />

Amen.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

La festa de San Donà<br />

Fede e tradizione… ma anche vino a fiumi<br />

Son squasi sicuro che pochi sa cossa iera par noi la festa de<br />

San Donà… ma chi iera ‘stò Donà? Alora, par capir meio ‘sta<br />

personalità, ve parlo in lingua par no far confusion.<br />

Nel 1200 e 1300, in seguito alle lotte fra Guelfi e Ghibellini,<br />

<strong>Isola</strong> aveva dato ospitalità a molti profughi toscani, fra i<br />

quali, per un breve periodo, sembra anche a Dante Alighieri. Molti<br />

di questi erano mercanti e banchieri di Arezzo che veneravano il<br />

loro protettore San Donato.<br />

Prima della venuta del vescovo Donato (romano di nascita),<br />

Arezzo era una città pagana, resistente alla infiltrazione del<br />

cristianesimo. Egli prestò un valido apporto alla conversione di<br />

quella popolazione, operando un miracolo quando era ancora in<br />

vita. Alcuni pagani, entrati in chiesa nel momento in cui il vescovo<br />

distribuiva la comunione, lo spinsero a terra rovesciando il calice<br />

che andò in pezzi. Le preghiere di Donato fecero sì che il calice si<br />

ricomponesse e i pagani, colpiti dal miracolo, si convertirono. Nel<br />

periodo delle persecuzioni dell’imperatore Giuliano l’Apostata,<br />

il vescovo Donato fu martirizzato con la decapitazione. Era il 7<br />

agosto dell’anno 352.<br />

In seguito anche gli isolani, in rispetto ai nuovi cittadini di Arezzo,<br />

onorarono San Donato come co-protettore. Il Santo era festeggiato il<br />

7 agosto se cadeva di domenica e, in caso contrario, la festa veniva<br />

spostata alla domenica successiva. Dopo la Messa Solenne, seguiva<br />

una grande processione che si snodava per le vie cittadine. Il pesante<br />

busto argenteo del Santo era portato a mano da quattro sacerdoti.<br />

Finita la festa religiosa, “San Donà” si prolungava nella sagra paesana.<br />

“Alle Porte” fluivano molte bancarelle con giocattoli e dolciumi<br />

che facevano fantasticare e rallegrare al disopra di tutto i bambini.<br />

Ma il “luni de san Donà” era riservato esclusivamente agli<br />

adulti, particolarmente agli “amici” di Bacco. Le osterie realizzavano<br />

il tutto esaurito e i canti si diffondevano in tutte le contrade<br />

fino a tarda notte. In onore di San Donato era stata eretta sul<br />

monte omonimo anche una chiesa, andata in rovina nel secolo<br />

XVIII e sostituita poi con un capitello. Il segno degli esuli toscani<br />

è perdurato anche nel nome di varie frazioni del nostro territorio<br />

quali Ronco, Saredo, Casadievolo.<br />

Par noi fioi, San Donà iera la festa dei bussolà, dolci tipici<br />

de ‘sto giorno, tondi, dolsi e… col buso intal mezo, ma el buso<br />

no serviva a niente parché a iera sempre svodo… Mi penso che<br />

i vendarìgoli i ghe fasèva el buso par risparmiar… ma se doveva<br />

pagarlo l’istesso. Ai primi tempi i bussolà iera riservai solo par<br />

la festa de San Donà ma, dato che i vendarìgoli xe furbi, i gà<br />

s’comincià a rifilarli anca par San Mauro, San Piero, San Rocco<br />

e le altre sagre de <strong>Isola</strong> nostra.<br />

Intàl giorno de San Donà, invese dela solita feta de polenta,<br />

se magnava i bussolà ma no dismentichemose che quela iera ‘na<br />

festa riservada sora de duto ai pescadori e campagnoi del paese… e<br />

come disèva mè nòno - mezo pescador ma campagnol s’ceto - iera<br />

la festa del mezo bicèr de vin… parché mezo bicèr lo beveva me<br />

nòno e l’altro mezo lo bevevo el bussolà parché a ‘ndava tocià…<br />

Mi digo che la festa de San Donà iera solo un stratagema par<br />

vender più vin e far diventar siori i vendarìgoli dei bussolà. Se no i<br />

gavessi inventà el bussolà… chi gavessi mai pensà de far la “tocia”<br />

intàl vin? La tocia xe ‘na procedura tramandada de pàre in fio… e da<br />

màre in fia… par festegiar sagre e feste in general, ‘na roba delicata.<br />

‘Sta roba consisti de cior un bussolà, romperlo i do tochi co’ delicatessa<br />

e po’, col police e l’indice dela man destra… o cola sinistra se<br />

un xè snaco, se lo ciapa ficandolo drento un bicèr pien de vin, cussì,<br />

g I “bussolà” (o “bussolai”), dolci tipici della tradizione veneta<br />

quando se lo tira fora, … el bicer xe diventà meso svodo e el bussolà<br />

meso pien. Duta roba fisica credo, ma fisica o no, iera roba de licarse<br />

i mustaci. Ma no finiva qua: la parte più lussuriosa iera quela dela<br />

degustasion parché el bussolà, dopo verta la boca, l’andava ficà drento<br />

fasendo atension a no sbrodolarse e in quei momenti… te podevi sentir<br />

sonar le campane come fussi stada Pasqua.<br />

Questa iera la misticità dela festa de San Donà. Memorabile<br />

par la procesion, par el vin, par i bussolà, par i pescadori, par i<br />

campagnoi e par duti quei altri che vendeva i bussolà de san Donà.<br />

Duta sta gente el giorno dopo i gavaria comincià a far la vita de<br />

sempre spetàndo, con pasiensa, n’altra festa par s’cominciar dacapo…<br />

iera ‘ste atèse che li ‘iutava a solevarse dele fadighe de duti i<br />

giorni e - dovè creder - quele fadighe le iera tante e i sacrifici anca<br />

ma, per fortuna, ogni anno gavevimo feste bèle come san Donà,<br />

san Mauro, san Piero, san Rocco, Pasqua, Nadal. Capodanno…<br />

che le dava ‘na man a tirar ‘vanti felici anca se strachi.<br />

Walter Pohlen<br />

g Il busto argenteo di San Donato, che veniva portato in processione<br />

il giorno della festa del compatrono di <strong>Isola</strong>.


6 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

SESSANT’ANNI fA, IL 18 LUGLIO DEL 1952<br />

La cacciata di Don Dagri, sotto minaccia di morte<br />

Sessant’anni fa, il 18 luglio del 1952, uno dei momenti più cupi e dolorosi della storia del nostro paese: la cacciata da <strong>Isola</strong><br />

del parroco don Giuseppe Dagri, fulgida ed eroica figura di sacerdote soprattutto nei terribili anni della guerra e dell’occupazione<br />

prima tedesca e poi titina.<br />

Lo vogliamo ricordare riproponendo l’articolo scritto da Marcello Lorenzini, che di don Giuseppe Dagri fu amico, e pubblicato<br />

su <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> nel numero di giugno del 2002, a cinquant’anni da quel doloroso evento.<br />

Il 18 luglio del 1952 si chiuse<br />

un doloroso capitolo della<br />

storia della Chiesa <strong>Isola</strong>na,<br />

con la cacciata dalla sua sede<br />

sotto la minaccia di morte del<br />

parroco don Giuseppe Dagri,<br />

che aveva retto la parrocchia di<br />

<strong>Isola</strong> sin dal 1936. Fu, questo,<br />

l’epilogo di un crescendo di<br />

limitazioni, proibizioni, vessazioni,<br />

atti persecutori a danno<br />

della libertà religiosa che avevano<br />

contraddistinto sin dall’inizio<br />

il regime instaurato dagli<br />

invasori slavo-comunisti. A lui,<br />

con la carica di amministratore<br />

parrocchiale pro-tempore, succedette<br />

don Attilio Delise, che<br />

abbandonò <strong>Isola</strong> – fra gli ultimi<br />

- la vigilia di Natale del 1955.<br />

Uno dei primi gravi atti<br />

compiuti dagli invasori titini<br />

e dai loro sostenitori locali<br />

contro il parroco fu lo sfratto<br />

dallo storico Palazzo Besenghi,<br />

sede parrocchiale per lascito<br />

testamentario. Gli assegnarono<br />

un alloggio al primo piano di<br />

una casa nella piazzetta detta il<br />

Vier. Con il sacerdote abitavano<br />

il padre novantenne, la sorella<br />

Ida, la nipote Lidia con il marito<br />

Paolo e le loro tre bambine.<br />

Al pianterreno era alloggiato<br />

– guarda caso! – un membro<br />

dell’OZNA, la polizia politica<br />

del regime.<br />

In quel 18 luglio, nella<br />

modesta e pacifica abitazione<br />

fecero irruzione tre brutali<br />

individui armati, gli squadristi<br />

rossi di cui il regime si serviva<br />

per compiere i suoi crimini.<br />

Davanti ai familiari terrorizzati,<br />

i tre cominciarono subito<br />

a inveire contro don Giuseppe<br />

con insulti e con accuse di<br />

ogni genere del tipico prontuario<br />

comunista: opposizione<br />

ai “poteri popolari”, sobillazione<br />

della gente, sudditanza<br />

al “vescovo fascista” mons.<br />

Santin. Il tutto costellato – lo<br />

g Don Giuseppe Dagri a bordo del “Saturnia” accanto al patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro<br />

papa Giovanni XXIII.<br />

si può immaginare – da infami<br />

ingiurie, bestemmie, minacce<br />

e sputi. Cosa e come avesse<br />

risposto don Giuseppe a tale e<br />

feroce aggressione non è dato<br />

di sapere. Certamente in lui non<br />

fecero difetto né il coraggio, né<br />

la fermezza, né l’affermazione<br />

dei diritti della Chiesa e dei suoi<br />

doveri sacerdotali.<br />

Ad un tratto spuntò una<br />

pistola. E forse a questo punto<br />

si sarebbe mosso, per intervenire<br />

a difesa del figlio, il<br />

padre novantenne Francesco,<br />

detto Checco. Don Giuseppe<br />

e la sorella Ida lo bloccarono<br />

prontamente, per risparmiargli<br />

la scontata reazione dei manigoldi.<br />

E della Ida bisogna<br />

anche ricordare che, appena i<br />

tre irruppero in casa, ebbe la<br />

pronta e accorta determinazione<br />

di far uscire le tre nipotine e<br />

affidarle alle famiglie vicine,<br />

sottraendole ad uno spavento<br />

che le avrebbe segnate per tutta<br />

la vita. Dopo aver maltrattato in<br />

quel modo inaudito l’eroico sacerdote,<br />

gli imposero di lasciare<br />

<strong>Isola</strong> entro dodici ore, altrimenti<br />

lo avrebbero scaraventato giù<br />

dalla finestra.<br />

Sotto quella minaccia di<br />

morte don Giuseppe riparò a<br />

Trieste. Recatosi subito dal<br />

vescovo mons. Santin, questi<br />

– che era ben al corrente della<br />

drammatica situazione creatasi<br />

a <strong>Isola</strong> - ordinò a don Giuseppe<br />

di non farvi più ritorno, non<br />

volendo esporto a sicura morte<br />

violenta. E’ convinzione diffusa<br />

fra quanti lo conobbero che<br />

egli, fedelissimo com’era alla<br />

Chiesa e votato al suo dovere<br />

sacerdotale, sarebbe certamente<br />

rimasto al suo posto, se il<br />

vescovo non avesse disposto<br />

altrimenti.<br />

Ma perché tanto odio, tanto<br />

accanimento persecutorio<br />

contro questo prete, isolano<br />

fra gli isolani dalla nascita, di<br />

grande dirittura morale, dedito<br />

al bene della gente, alieno<br />

da interessi personali, giusto,<br />

umano, disponibile? Poche<br />

parole sono sufficienti a dare<br />

una risposta all’interrogativo.<br />

Don Giuseppe Dagri non era<br />

un Don Abbondio, come ebbe<br />

a sottolineare una persona che<br />

visse accanto a lui. Non aveva<br />

peli sulla lingua quando dal<br />

pulpito denunciava le malefatte,<br />

le infamie, i delitti, la propaganda<br />

e la lotta antireligiosa<br />

degli invasori. Era un uomo che<br />

all’occorrenza si assumeva tutte<br />

le sue responsabilità. Non era<br />

un uomo di compromessi o di<br />

mezze misure.<br />

Attorno a lui sacerdote la<br />

gente terrorizzata si stringeva


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

fiduciosa come a un protettore. Lo si poteva ben constatare in<br />

qualche processione ancora tollerata: vi partecipavano anche<br />

quanti non entravano mai in chiesa. Tutto ciò non poteva che dar<br />

fastidio ai piccoli uomini del regime, colpiti nella loro presunzione<br />

di contare qualcosa, di essere le vere guide del popolo, da un<br />

forte senso di impotenza. E allora che fare? Quel prete bisognava<br />

toglierselo dai piedi. E così fu, con la violenza, con minacce di<br />

morte. Il 18 luglio del 1952.<br />

Sul “Saturnia”, con il Patriarca Roncalli<br />

Sistematosi don Giuseppe a Trieste, il vescovo volle premiare<br />

la sua indefettibile fedeltà, il suo spirito di abnegazione e di<br />

sacrificio, affidandogli incarichi di notevole impegno e anche<br />

prestigiosi. Per prima cosa lo nominò suo rappresentante nelle<br />

organizzazioni che si curavano della sistemazione dei profughi<br />

istriani, particolarmente la Missione Cattolica Americana, che<br />

operava per la loro accoglienza negli Stati Uniti e in Canada. Ed<br />

è in questo ambito che trova spiegazione l’eccezionale foto che<br />

correda il presente articolo, tratta da un archivio privato.<br />

Il 24 settembre del 1957, sulla mitica motonave “Saturnia”,<br />

attraccata alla Stazione Marittima di Trieste, stavano per partire<br />

verso il Nord America un gran numero di emigranti, grazie appunto<br />

agli interventi della citata Missione. Sulla riva era accorsa<br />

una folla di familiari e di parenti. Ad accompagnare fino a Venezia<br />

quella straordinaria comitiva di persone, costrette ad abbandonare<br />

due volte la propria Patria, erano saliti a bordo il vescovo Santin,<br />

parecchi sacerdoti fra in quali anche don Dagri per l’incarico che<br />

rivestiva, e numerose autorità e personalità triestine. Come si può<br />

immaginare, commozione intensa, pianto e sventolio di fazzoletti<br />

ebbero la loro parte in quella partenza in cui rimpianti e speranze<br />

si fondevano assieme.<br />

Durante il tragitto, mons. Santin celebrò la S.Messa propiziatrice;<br />

poi si intrattenne benevolmente con i vari gruppi, fra i quali<br />

c’erano molti suoi sfortunati diocesani dell’Istria. E a incoraggiare<br />

e confortare quella gente concorsero anche don Giuseppe e i suoi<br />

confratelli. A Venezia la grande sorpresa: sulla “Saturnia” salì<br />

il patriarca Angelo Roncalli, che un anno dopo sarebbe stato<br />

eletto Papa Giovanni XXIII. Grandi furono l’entusiasmo e la<br />

soddisfazione per quella visita. Il Patriarca parlò ai profughi con<br />

quella affabile paternità che sarebbe diventata così nota, usuale<br />

g Monfalcone, 1953 - Don Giuseppe Dagri durante un incontro con gli isolani di quella località in<br />

occasione della festa del Patrono San Mauro.<br />

g Una scena che spesso si ripeteva alla Stazione Marittima di Trieste:<br />

l’ultimo scambio di saluti sul “Saturnia” in procinto di salpare<br />

per l’America con il suo carico di emigranti giuliani e istriani.<br />

e avvincente. Guardando la<br />

foto, che lo ritrae accanto a don<br />

Giuseppe, il suo gesto è quanto<br />

mai eloquente dei pensieri e dei<br />

sentimenti che in quel momento<br />

stava esprimendo a quanti lo<br />

attorniavano.<br />

E’ da dire che il nostro don<br />

Giuseppe – per i vecchi isolani<br />

el paroco biri – ben si meritò<br />

anche questo premio di alto<br />

significato simbolico. Premio<br />

prestigioso quasi qui preannunciato<br />

fu pure la sua nomina a<br />

vicario generale della Diocesi<br />

allorché, nel 1962, mons. Antonio<br />

Santin dovette assentarsi<br />

da Trieste per partecipare al<br />

Concilio Vaticano II, indetto<br />

proprio da Papa Giovanni.<br />

Marcello Lorenzini<br />

MONS. GIUSEPPE<br />

DAGRI<br />

<strong>Isola</strong>, 10 gennaio 1906<br />

Trieste, 11 luglio 1964<br />

Amò la Chiesa:<br />

per essa, parroco a<br />

<strong>Isola</strong>, servì le anime con<br />

appassionata dedizione<br />

per essa, padre spirituale<br />

nel Seminario, preparò<br />

con saggezza i futuri<br />

sacerdoti.<br />

per essa, delegato per<br />

l’Azione Cattolica<br />

e direttore di “Vita<br />

Nuova”, sostenne e guidò<br />

l’apostolato dei laici.<br />

per essa accettò l’ufficio<br />

e la responsabilità di<br />

pro-vicario generale che<br />

l’obbedienza gli chiedeva<br />

di assumere a servizio<br />

della Diocesi.


8 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

1951: La “Pullino’’ diventa “Giovanni Delise”<br />

In occasione di un incontro<br />

recentemente avuto con dei<br />

canottieri “anziani” della<br />

Pullino, si ricordava che a <strong>Isola</strong><br />

negli anni 1948/49 circolava<br />

voce che le autorità jugoslave<br />

avrebbero cercato in vari modi<br />

di chiudere la Società e di<br />

depredarne tutto il patrimonio<br />

nautico.<br />

Stessa sorte aveva subito<br />

la consorella “Libertas” di Capodistria<br />

quando nel febbraio<br />

1947 vennero asportati tutti i<br />

materiali di proprietà della stessa<br />

– vedi il verbale redatto dal<br />

Direttivo visibile sul libro della<br />

storia della Libertas – causando<br />

di conseguenza la chiusura e il<br />

blocco dell’attività a Capodistria.<br />

Attività continuata poi a<br />

Trieste, in condizioni precarie<br />

e tra mille difficoltà, ottenendo<br />

comunque risultati di prestigio<br />

sia a livello nazionale che<br />

internazionale. Purtroppo in<br />

seguito la Società avrebbe cessato<br />

ogni attività con il relativo<br />

scioglimento.<br />

Ad <strong>Isola</strong>, viste le epurazioni<br />

dei dipendenti isolani<br />

dalle fabbriche e dagli uffici<br />

pubblici - senza alcuna colpa<br />

ma che creavano fastidio agli<br />

occupatori, capitanati anche da<br />

nostri paesani - e l’asportazione<br />

dei macchinari dagli stessi stabilimenti<br />

per essere trasferiti in<br />

altri luoghi, tutto questo faceva<br />

presagire un futuro nero.<br />

Grazie però alla saggezza<br />

della Direzione della Pullino,<br />

capitanata con coraggio dal<br />

presidente Adriano Stolfa e<br />

dall’allenatore Marco Dudine,<br />

venne evitato questo disastro<br />

anche da noi. Venne sensibilizzato<br />

quel ristretto gruppo<br />

di vogatori a frequentare più<br />

assiduamente la sede, con la<br />

volontà che li distingueva e<br />

con grandi sacrifici anche fisici,<br />

perché tutti lavoravano nelle<br />

fabbriche o nei campi.<br />

Questo periodo venne per<br />

il momento superato, ma le autorità<br />

jugoslave, non contente,<br />

imposero alla Società di cambiare<br />

nome, perché “Pullino”<br />

richiamava le gesta di Naza-<br />

Per evitarne la chiusura si scelse il male minore<br />

g Dirigenti ed atleti della Pullino, diventata “Giovanni Delise”,<br />

nell’ultima foto scattata davanti alla canottiera prima dell’esodo, il<br />

28 agosto 1954.<br />

rio Sauro, eroe capodistriano<br />

morto per la redenzione delle<br />

terre istriane durante la Grande<br />

Guerra.<br />

Così nel 1951 la Società<br />

cambiò nome e venne intitolata<br />

a Giovanni Delise (crisma,<br />

1907-1947), componente il<br />

“quattro con” alle Olimpiadi di<br />

Amsterdam del 1928, tre volte<br />

campione italiano e due volte<br />

campione europeo. Da notare<br />

che nel Consiglio della Società<br />

venne inserito il dott. Ferri,<br />

persona di fiducia delle autorità<br />

locali, che seguiva i canottieri<br />

nelle varie trasferte sui campi<br />

di regata.<br />

Questo gruppo di atleti partecipa<br />

alle regate sia in Austria<br />

che in Jugoslavia, gareggiando<br />

prevalentemente nell’”otto”,<br />

vincendo gare e confrontandosi<br />

con avversari di grande valore.<br />

Venne comunque vietato alla<br />

Società di partecipare alle regate<br />

nazionali di Trieste e ai<br />

Campionati Italiani.<br />

In Società nel frattempo,<br />

erano affluiti altri giovani isolani<br />

creando così una nutrita<br />

squadra, come si può notare<br />

nell’ultima foto scattata a <strong>Isola</strong>,<br />

davanti alla canottiera, il 28<br />

agosto del 1954.<br />

Un unico trofeo venne portato<br />

a Trieste - con grande<br />

coraggio e rischio visti i con-<br />

trolli che venivano eseguiti<br />

dalle autorità locali - da Emilio<br />

Degrassi (pulissi), custode e<br />

carpentiere a <strong>Isola</strong>. Il trofeo<br />

in argento era intitolato a S.A.<br />

Reale Principe di Napoli, ed era<br />

stato vinto dalla Pullino verso<br />

il 1943, forse a seguito dell’ultimo<br />

titolo italiano conseguito<br />

a Padova nel 1942 dal “quattro<br />

con”.<br />

Il trofeo venne consegnato<br />

dallo stesso Degrassi al presidente<br />

del Comitato Giuliano V<br />

Zona della Federcanottaggio,<br />

Graziano Sanzin. Sembra che<br />

il trofeo sia stato poi trasferito<br />

a Roma presso la Federazione,<br />

ma purtroppo non si sa che fine<br />

abbia fatto.Tutto questo risulta<br />

da una dichiarazione firmata<br />

dallo stesso Graziano Sanzin e<br />

da Emilio Degrassi in data 28<br />

settembre 1954 (prot. 1875/B)<br />

e l’originale è conservato presso<br />

l’archivio della Pullino a<br />

Muggia. Io ho qualche sospetto<br />

su dove si trovi attualmente e<br />

cercherò di fare delle ricerche<br />

più accurate.<br />

Forse quello che gli occupatori<br />

volevano ottenere negli<br />

anni precedenti si è verificato<br />

alla fine del 1955 con il nostro<br />

doloroso esodo, lasciando tutte<br />

le attrezzature sul posto, per<br />

la gioia di qualche rimasto di<br />

allora. Anche questa è storia<br />

nostra, e va scritta e ricordata.<br />

Vi saluto, cari paesani,<br />

vostro fabio nadàl<br />

g 1 luglio 1951 – L’otto della Pullino durante un allenamento.<br />

Avrebbe tenuto alto l’onore della Società negli ultimi anni prima<br />

dell’esodo.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

PULLINO PULLINO PULLINO<br />

La Timavo<br />

di Monfalcone<br />

primeggia nel<br />

“Trofeo Luca Vascotto”<br />

Si sono disputate il 12 e<br />

13 giugno, sul tratto di mare<br />

antistante la sede della Pullino<br />

a Muggia, le regate sulla<br />

distanza sprint dei 500 metri,<br />

riservate alle categorie allievi e<br />

cadetti e valide per il “Trofeo<br />

Luca Vascotto”, messo in palio<br />

in memoria dell’ex-vogatore<br />

olimpionico azzurro che proprio<br />

con i colori della Pullino<br />

prima e dei VVFF Ravalico poi<br />

ottenne diverse soddisfazioni a<br />

livello internazionale.<br />

La perfetta cura dei dettagli<br />

e la consueta accoglienza da<br />

parte degli organizzatori, una<br />

partecipazione nutrita di pubblico<br />

e la presenza di alcuni<br />

dei migliori atleti dei vivai<br />

regionali e della vicina Slovenia<br />

hanno consentito di dare<br />

vita ad una due giorni di gare<br />

estremamente combattute fino<br />

all’ultima palata, tutte nella<br />

specialità del “7.20”.<br />

La parte del leone spettava<br />

alla Timavo di Monfalcone,<br />

preparata da Roberto Delise,<br />

che ha portato a casa 10 vittorie,<br />

equamente divise nelle due<br />

giornate. Tre vittorie a testa per<br />

“Argo” di <strong>Isola</strong> e “Nettuno”,<br />

due vittorie a testa per la seconda<br />

società di <strong>Isola</strong>, per il<br />

“Saturnia” e per la “Pullino”<br />

con Ambrosi (allievi C/Cadetti<br />

F) e Pogliani (allievi B F).<br />

La classifica generale ha<br />

visto prevalere nelle prime<br />

posizioni le Società che hanno<br />

presentato le squadre al completo<br />

in tutte le categorie, con<br />

la Timavo (58 punti) a prevalere<br />

di poco sulla Pullino (56).<br />

Le premiazioni si sono<br />

svolte al termine delle gare<br />

presso il tendone allestito dal<br />

Circolo della Vela di Muggia<br />

per gli eventi della “Settimana<br />

Internazionale dei Tre Golfi”,<br />

di cui questa gara è ormai parte<br />

integrante, alla presenza del<br />

vicesindaco di Muggia Laura<br />

Il trofeo Alessandro Virgili, per ricordare il giovane atleta della Pullino<br />

prematuramente scomparso<br />

Domenica 24 giugno si è svolta a Barcola una regata sprint di 500 metri, organizzata dal<br />

Polo Barcolano e riservata alle società del Friuli Venezia Giulia.<br />

In palio il trofeo, offerto dalla famiglia, dedicato ad Alessandro Virgili per ricordare questo<br />

giovane e promettente canottiere azzurro della Pullino, prematuramente salito al cielo. Alessandro<br />

aveva vinto diverse gare nelle varie categorie, da allievo fino a junior. Il suo risultato<br />

più importante la partecipazione con la nazionale italiana alla “Coppa della Gioventù”, manifestazione<br />

a livello internazionale per la categoria juniores svoltasi a Gand in Belgio, culminata<br />

con la conquista della medaglia d’oro.<br />

La coppa è stato assegnato<br />

all’atleta del “Saturnia”<br />

Federico Reganzin, primo<br />

classificato nel singolo junior.<br />

Alcuni dei giovani atleti<br />

della Pullino hanno ottenuto<br />

buoni piazzamenti: la vittoria<br />

per Stefano Apostoli nel singolo<br />

e cinque secondi posti<br />

con Martina Zullich, Ester<br />

Pogliani, Lorenzo Zanetti,<br />

Marco Persegatti e Daniele<br />

Negrino.<br />

Marzi, del presidente regionale<br />

FIC Dario Crozzoli, dal presidente<br />

della Pullino Fabio Vasacotto<br />

con i consiglieri Marco<br />

g Con fabio Vascotto, presidente della Pullino, federico Reganzin,<br />

vincitore del trofeo messo in palio dalla famiglia in ricordo<br />

del giovane atleta Alessandro Virgili.<br />

Finocchiaro e Luigi Carboni e<br />

del presidente del Circolo della<br />

vela di Muggia Ladi Cociani.<br />

Massimiliano Dambrosi<br />

g La squadra del Timavo<br />

di Monfalcone, allenata<br />

dall’isolano Roberto Delise,<br />

vincitrice del Trofeo “Luca<br />

Vascotto”.


10 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

PULLINO PULLINO PULLINO<br />

La SN Pullino anche<br />

quest’anno, il 10 giugno, ha organizzato<br />

nell’ambito della Settimana<br />

dei Tre Golfi una regata<br />

internazionale di canottaggio<br />

per le specialità della “yole a 4”<br />

riservata alla categoria master<br />

e del doppio canoino categoria<br />

open, sul percorso da Portorose<br />

a Muggia. La manifestazione,<br />

patrocinata dal Comitato Regionale<br />

Federcanottaggio, è<br />

partita alle 9.30 dal porticciolo<br />

di S.Bernardino a Portorose e<br />

dopo un percorso di circa 21<br />

km è arrivata a Muggia, sul<br />

lungomare Venezia nei pressi<br />

del Circolo della Vela.<br />

Sette yole al via, composte<br />

da atleti master delle società<br />

giuliane, e quattro canoini di atleti<br />

senior, hanno dato il via alla<br />

traversata. Dopo 21 km, con<br />

mare al limite della praticabilità<br />

a causa del libeccio soprattutto<br />

nei traversi da S.Bernardino<br />

al promontorio di Pirano e<br />

da <strong>Isola</strong> a Punta Grossa, gli<br />

equipaggi, messi a dura prova,<br />

giungevano a Muggia.<br />

Sul traguardo transitava in<br />

prima posizione nella categoria<br />

master l’equipaggio della<br />

Pullino (Stefanato, Pecchiari,<br />

Veliak, Crevatin – tim. Carboni)<br />

in 1 ora 39’28”, a seguire<br />

Canottieri Adria in 1 ora 41’45”<br />

e C.M.M. – Primo equipaggio<br />

femminile il misto Pullino –<br />

Ginnastica Triestina (Focassi,<br />

F.Finocchiar, Vattovani, Grego<br />

è la Pullino la più veloce sui 21 km da Portorose a Muggia<br />

g Donat e Baldini della Canottieri Nettuno, vincitori nel doppio<br />

canoino del “Trofeo Dino Gubertini”, intitolato al dirigente isolano<br />

della Pullino scomparso pochi anni fa. Con loro nella foto Alessandro,<br />

figlio di Dino.<br />

g Con il vice-sindaco di Muggia Laura Marsi la squadra della Pullino prima classificata nella Portorose-<br />

Muggia: Crevatin, Pecchiari, Stefanato, Veljak e il timoniere Gigi Carboni, con in braccio il piccolo<br />

Mauro Mosetti.<br />

– tim. C.Finocchiaro).<br />

Nella categoria open del<br />

doppio canoino, dopo una gara<br />

equilibrata nella quale nei primi<br />

10 km prendeva un discreto<br />

vantaggio l’Adria, la Nettuno,<br />

tallonata dalla Pullino, reagiva<br />

d’astuzia e di potenza trovando<br />

una rotta che gli consentiva di<br />

infilare gli altri equipaggi. Il<br />

doppio della Nettuno si aggiudicava<br />

così il primo posto e il<br />

“Trofeo Dino Gubertini” in 1<br />

ora 40’08”, seguivano Adria e<br />

la Pullino di Visentin e Marco<br />

Finocchiaro in 1 ora 41’12”.<br />

Marco finocchiaro<br />

Una maglietta stinta... La fine della Triestina<br />

Poco tempo fa in un’ intervista Emilio Felluga ricordava i tempi delle<br />

sue avventurose trasferte da <strong>Isola</strong> (allora Zona B) a Trieste per venire al<br />

vecchio stadio Grezar ad assistere alle partite della Triestina. Oggi un<br />

isolano potrebbe fare lo stesso percorso in una ventina di minuti contro<br />

le oltre due ore e mezza indicate da Emilio. Purtroppo però è venuta<br />

a mancare la ragione di questi viaggi: l’Unione Sportiva Triestina non<br />

esiste più, è fallita e la sua immagine va ad aggiungersi a quelle che<br />

potrebbero essere le tessere di un fantomatico Museo dei Ricordi che<br />

la Trieste attuale potrebbe allestire. Accanto alle immagini dei cantieri,<br />

dei traffici portuali e commerciali legati ad un passato irrimediabilmente<br />

perduto anche la maglietta rosso-alabardata è muta testimone di un trascorso<br />

sportivo caro al cuore non solo dei triestini ma dei giuliani tutti.<br />

L’Unione Sportiva Triestina nasce con atto formale il 2 febbraio<br />

1919 dalla fusione tra Triestina Calcio e il Ponziana; gioca le sue<br />

prime partite a Montebello e dal 1932 a Valmaura, nello stadio che<br />

nel 1967 sarebbe stato intitolato a Pino Grezar, ex giocatore alabardato<br />

e nazionale perito nell’incidente di Superga. Successivamente<br />

disputa i suoi incontri nel nuovo stadio che dal 1992 porta il nome<br />

di Nereo Rocco.<br />

In questo momento così triste per lo sport triestino come<br />

non ricordare – fra i tanti - quei nomi che contribuirono in modo<br />

determinante a far conoscere la Trieste sportiva nei campi di calcio<br />

di tutta Italia:<br />

Piero Pasinati, campione del mondo nel 1938 e con 349 presenze<br />

con la maglia rosso-alabardata.<br />

Nereo Rocco, 66 reti realizzate con la Triestina, prima dei grandi<br />

successi come allenatore del Padova prima e del Milan poi.<br />

Gino Colaussi, campione del mondo nel 1938 con la Nazionale


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

I PIONIERI ALABARDATI<br />

Storia della Triestina dal 1918 al 1929 di Luca Dibenedetto<br />

Dopo “Quando su la Tore iera l’aquila” e “La favola dell’Ampelea”, dedicate alle<br />

vicende calcistiche di Fiume e di <strong>Isola</strong> d’Istria, questa è la terza opera di Luca Dibenedetto<br />

- che gli isolani ricorderanno senz’altro per la presentazione alcuni anni<br />

fa del suo affascinante volume nella sala delle Comunità Istriane – dedicata alle<br />

società, purtroppo ormai scomparse, delle nostre terre. E’ proprio di questi giorni il<br />

fallimento della “Triestina” e – speriamo – la sua rifondazione.<br />

La recensione del suo ultimo lavoro, “I pionieri alabardati”, è opera di Davide Rota<br />

della redazione del “Guerin Sportivo”, apparsa su postcardcult.com.<br />

Non ci sono più parole<br />

per definire Luca Dibendetto,<br />

se non che al<br />

momento è il “Messi” dei<br />

ricercatori calcistici del<br />

pianeta. Si tuffa in imprese<br />

(quasi) impossibili<br />

e conclude il suo viaggio<br />

con un libro che rasenta il<br />

capolavoro. Non solo per<br />

la ricerca storica e statistica<br />

delle cronache, dei<br />

tabellini e delle classifiche<br />

dei campionati pionieristici,<br />

ma soprattutto per<br />

la stesura di struggenti<br />

biografie che partono<br />

dal calcio per spaziare<br />

in storie di vita vissuta,<br />

da ognuna delle quali si<br />

potrebbe tranquillamente<br />

trarre un film da Oscar.<br />

Il profumo, stavolta, è<br />

quello della Trieste asburgica,<br />

periodo che va dal<br />

1918, quando i cannoni<br />

della Grande Guerra<br />

fumano ancora, fino al<br />

1929, in pieno ventennio<br />

fascista. Nel leggere<br />

le storie dei presidenti,<br />

degli allenatori e dei<br />

tantissimi giocatori, non<br />

solo giuliani, che hanno<br />

acceso la fiammella della<br />

gloriosa “Unione” - nome<br />

con cui ancora oggi i tifosi<br />

chiamano la Triestina - si<br />

respira un odore di caffè<br />

appena tostato, accompagnato<br />

da un violino<br />

tzigano. Si legge di giovani<br />

italiana.<br />

Memo Trevisan, dieci anni in alabardato.<br />

Giuseppe (Pino) Grezar, ceduto al grande Torino nel 1942 e<br />

scomparso nel 1949 nel disastro aereo di Superga.<br />

E’ doveroso ricordare anche Bruno Ispiro, ceduto dall’Ampelea di<br />

<strong>Isola</strong> al Genoa e approdato alla Triestina dal 1947 al 1954 (notevoli i<br />

suoi 5 gol segnati nella stagione 1948-49 in una partita con il Padova).<br />

Nella stagione 1947-48 la Triestina raggiunge il suo miglior piazzamento<br />

nei tanti campionati di serie A disputati, seconda dietro al grande<br />

Torino. Nel 1958 ad una prima retrocessione in serie B reagisce prontamente<br />

con la immediata promozione in serie A. Ma dal 1959 comincia<br />

però la sua inesorabile discesa nelle sue inferiori, B, C e D (storico un<br />

suo incontro con il Ponziana davanti a oltre 20.000 spettatori, pur in un<br />

campionato di quarta serie) culminata con un primo fallimento nel 1994.<br />

Con la mediazione accorta anche del tifoso alabardato sopraccitato<br />

– divenuto Presidente Regionale del CONI – dopo il fallimento<br />

la Triestina si riaffaccia alla ribalta sportiva. Diversi presidenti si<br />

alternano alla sua guida e dopo anni di C1 e C2 riesce a riapprodare<br />

in serie B disputando con alterne fortune nove stagioni nella serie<br />

cadetta. Il resto è storia dei nostri giorni, ed è penoso il ricordare.<br />

Nella speranza di rivedere ancora nel verde del campo il rosso<br />

delle magliette alabardate in un lungo e difficile percorso di riavvicinamento<br />

alle massime espressioni dello sport calcistico nazionale,<br />

vogliamo ricordare alcuni versi di Umberto Saba, che il poeta dedica<br />

nel 1932 alla Triestina:<br />

Anch’io tra i molti vi saluto<br />

rosso-alabardati, sputati<br />

dalla terra natia,<br />

da tutto il popolo amati.<br />

R.S.<br />

che lasciano alle spalle il<br />

paese natio per andare ad<br />

aprire una fornace nel capoluogo,<br />

di altri costretti<br />

a lasciarlo con tutta la famiglia<br />

per motivi politici.<br />

Stupende le pagine<br />

che riguardano il Cudicini<br />

meno famoso, non il<br />

padre Fabio, non il figlio<br />

Carlo, entrambi portieri<br />

di grande successo, ma<br />

il nonno Guglielmo, che<br />

giocava terzino. E poi Braga,<br />

con il suo vestito da<br />

dandy, sigaretta sul lato<br />

della bocca, ed ancora il<br />

bolognese Celso Carretti,<br />

uno dei più grandi presidenti<br />

di sempre.<br />

Dopo gli ottimi riscontri<br />

dei libri dedicati<br />

alla “Fiumana” e all’”Ampelea”,<br />

Dibenedetto<br />

non si è “seduto”, anzi…<br />

ha raffinato il suo modo<br />

di scrivere, frutto di un’irrefrenabile<br />

passione che<br />

lo porta a divorarsi testi<br />

di maestri del ‘900 come<br />

Mario Soldati, Italo Calvino<br />

o Giovanni Arpino, ma<br />

non solo e di tanta voglia<br />

di tuffarsi in biblioteche e<br />

archivi storici per carpire,<br />

diremmo quasi assorbire,<br />

il linguaggio dei nostri<br />

nonni, o addirittura bisnonni.<br />

Ma il suo “I pionieri<br />

alabardati” è al tempo<br />

stesso libro moderno, che<br />

apre nuove prospettive<br />

per il futuro, indica ai ricercatori<br />

e a chi si spaccia<br />

per giornalista sportivo, la<br />

strada da seguire. In ben<br />

720 pagine autoprodotte,<br />

in carta lucida, ci fa tornare<br />

indietro nel passato,<br />

facendoci piombare nella<br />

più banale delle considerazioni,<br />

quella che ci dice<br />

“si stava meglio quando<br />

si stava peggio”. Anni in<br />

cui il calcio era davvero<br />

vissuto come un gioco e<br />

nella vita di tutti i giorni<br />

si cercava di elevare la<br />

propria considerazione<br />

sociale con tanto spirito<br />

di sacrificio e inventiva.<br />

Rinnovando all’amico<br />

Luca le nostre congratulazioni<br />

per la sua ultima<br />

opera, ricordiamo che chi<br />

volesse acquistare il volume,<br />

in vendita al prezzo<br />

di 85 euro più spese<br />

postali, può richiederlo<br />

direttamente all’editore<br />

mandando una mail a<br />

lucadiba1@gmail.com .<br />

Tre momenti<br />

Di corsa usciti a mezzo il campo, date<br />

prima il saluto alle tribune. Poi,<br />

quello che nasce poi,<br />

che all’altra parte rivolgete, a quella<br />

che più nera si accalca, non è cosa<br />

da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.<br />

Il portiere su e giù cammina come<br />

sentinella. Il pericolo<br />

lontano è ancora.<br />

Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora<br />

una giovane fiera si accovaccia<br />

e all’erta spia.<br />

Festa è nell’aria, festa in ogni via.<br />

Se per poco, che importa?<br />

Nessun’offesa varcava la porta,<br />

s’incrociavano grida ch’eran razzi.<br />

La vostra gloria, undici ragazzi,<br />

come un fiume d’amor orna Trieste.<br />

Umberto Saba


12 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

La pesca nel circondario marittimo di Trieste nel 1903<br />

ferruccio Delise<br />

Nel 1903 il Circondario marittimo di Trieste andava da Grado a Pirano e comprendeva 14 località dedite in modo particolare alla<br />

pesca. Da un mio recente libro, dove è riportato un prezioso manoscritto di una quarantina di pagine compilato, il 16 aprile di<br />

quell’anno, dal responsabile del Capitanato di Porto e Sanità Marittima di Trieste, ho tratto un riassunto per renderlo accessibile ai<br />

lettori di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

È alquanto interessante, in particolare per noi isolani, riscontrare che la nostra cittadina figurava al primo posto come numero<br />

di pescatori, reti, pescato ed altro, ma anche per le contravvenzioni, mentre si possono fare dei confronti o ricavare interessanti dati<br />

sulle cittadine, come il numero degli abitanti, le lingue parlate, le comunicazioni e tutto ciò che interessava la pesca.<br />

Per motivi di spazio, qui vengono riportati soltanto alcuni dati generali inerenti a tutto il Circondario, e più dettagliati per <strong>Isola</strong>,<br />

Capodistria e Pirano, trascurando tra l’altro i lunghi elenchi dei tipi di reti ed attrezzi che possedevano nonché la pesca lagunare di<br />

Grado. Trieste non figura come località peschereccia, perché evidentemente allora non aveva pescatori, se non quelli delle località<br />

limitrofe che sono elencate.<br />

Località dedite alla pesca<br />

La città di Pirano contava 7.500 abitanti che parlavano<br />

esclusivamente l’italiano; comunicava tramite due strade distrettuali<br />

con <strong>Isola</strong> e Buie e via mare con Trieste, <strong>Isola</strong>, e le borgate<br />

g Venezia, 18 agosto 1928 – La signorina Adelina Degrassi (barcaricio)<br />

e Pini Drioli (de Vittoria) nei costumi dei pescatori isolani<br />

dell’Ottocento durante il “Raduno dell’antico costume italico”<br />

organizzato dall’Opera Nazionale Dopolavoro della provincia di<br />

Venezia. In Piazza San Marco, alla presenza di Mussolini e di oltre<br />

25.000 spettatori, parteciparono anche vari gruppi delle cittadine<br />

istriane. (Collezione Lida Goina Perentin).<br />

marittime fra Salvore e Pola.<br />

Per la città di ISOLA, sul documento originale sono segnati<br />

5.000 abitanti che parlavano soltanto l’italiano. Sicuramente vi è<br />

un errore nel numero perché, secondo il prof. Morteani, nel 1888<br />

ne aveva “oltre” 5.100 e nel censimento del 1900 risultavano essere<br />

5.527. Era congiunta con Pirano mediante una strada distrettuale<br />

che attraversando la città proseguiva per Capodistria, ed era collegata<br />

giornalmente con Trieste e Pirano mediante dei piroscafi.<br />

La città di Capodistria aveva 9000 abitanti che parlavano l’italiano.<br />

Era collegata con Trieste e Buie con la ferrovia e mediante<br />

strade distrettuali con <strong>Isola</strong> e Pirano, con Trieste e Muggia e con<br />

Buie. Via mare era collegata con Trieste mediante dei piroscafi<br />

che facevano 5-6 corse giornaliere.<br />

La città di Muggia contava 5.600 abitanti che parlavano esclusivamente<br />

l’italiano.Mediante una strada distrettuale comunicava<br />

con Capodistria e Trieste, che era raggiungibile anche via mare<br />

mediante 6-8 corse giornaliere di piroscafi.<br />

La borgata di Valle San Bartolomeo aveva circa 500 abitanti<br />

i quali parlavano soltanto l’italiano. Comunicava con Muggia<br />

mediante la strada erariale che conduceva al Lazzaretto marittimo.<br />

La località di Zaule, che faceva parte del distretto suburbano di<br />

Servola, contava 200 abitanti che parlavano l’italiano. Era congiunta<br />

con Servola e Trieste mediante una strada distrettuale. I pescatori<br />

locali comunicavano con Muggia e Servola con le loro barche.<br />

Il sobborgo di Servola, che formava il primo distretto suburbano<br />

di Trieste, contava 5.883 abitanti dei quali una parte parlava<br />

l’italiano e l’altra lo sloveno, mentre i pescatori parlavano esclusivamente<br />

l’italiano. Era in comunicazione con Trieste mediante<br />

una strada distrettuale ed una comunale; non aveva comunicazioni<br />

via mare con i piroscafi.<br />

Il sobborgo di Barcola aveva 4.200 abitanti che parlavano<br />

tanto l’italiano che lo sloveno, però preferibilmente e più speditamente<br />

quest’ultimo. Comunicava con Trieste soltanto con una<br />

strada comunale che era percorsa anche da un tramway elettrico.<br />

La villa di Contovello apparteneva al sesto distretto suburbano<br />

di Trieste e contava 931 abitanti che parlavano quasi esclusivamente<br />

lo sloveno. Era collegata con Trieste tramite una strada<br />

distrettuale e con Barcola con una comunale.<br />

La villa di Santa Croce contava 1.503 abitanti che in generale<br />

parlavano lo sloveno. Comunicava con Trieste mediante la strada<br />

distrettuale che passava per Contovello e proseguiva per Duino.<br />

Grignano apparteneva alla villa di Opicina e contava poco più<br />

di 80 persone, che parlavano sia l’italiano che lo sloveno. L’unica<br />

sua comunicazione era quella di due strade rurali, che la univano<br />

tanto alla strada distrettuale Trieste-Contovello, quanto alla strada<br />

comunale di Barcola-Miramare.<br />

La città di Duino contava 720 abitanti, i quali parlavano sia<br />

lo sloveno che l’italiano. Era in comunicazione con Monfalcone e<br />

Nabresina (Aurisina) sia con la ferrovia che con la strada distrettuale.<br />

La città di Monfalcone aveva 4.432 abitanti i quali parlavano<br />

esclusivamente l’italiano. Mediante la ferrovia era in comunicazione<br />

con Trieste e Gorizia e stazioni intermedie, mediante strade<br />

distrettuali con Duino, Nabresina (Aurisina), Ronchi e Pieris,<br />

via mare con Trieste e Duino dal primo aprile a tutto ottobre.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

g Gruppo di pescatori isolani con le loro reti nel periodo asburgico,<br />

in una cartolina edita da L. Novak di Pirano (collezione Lida Goina<br />

Perentin).<br />

La città di Grado aveva una popolazione di 4.200 abitanti,<br />

che parlava esclusivamente l’italiano. Comunicava solo via<br />

mare con Aquileia e Belvedere entro la sua laguna e con Trieste<br />

mediante battelli a vapore e barche a vela.<br />

Personale impiegato nella pesca<br />

Pescatori professionisti: <strong>Isola</strong> 600 - Grado 350 - Capodistria<br />

180 - Monfalcone 162 - Pirano 100 -Santa Croce 56 - Contovello<br />

41 - Barcola 30 - Duino 21 - Muggia 16 - Servola 16 - Zaule 15<br />

- Valle San Bartolomeo 4 - Grignano 3 - Totale 1595.<br />

Pescatori occasionali: 621, in particolare a Pirano (150), Santa<br />

Croce (85) e <strong>Isola</strong> (80)<br />

Fanciulli impiegati nella pesca: 177, in misura notevole a<br />

<strong>Isola</strong> (60)<br />

Donne impiegate nella pesca: 30 (20 a Pirano 20 e 10 a Monfalcone),<br />

impiegate per la pesca dei muggini nelle acque miste,<br />

rispettivamente nel Vallone di Pirano e nella Baia di Panzano.<br />

Gli equipaggi delle barche da pesca venivano reclutati dai<br />

rispettivi conduttori, ai quali i pescatori intenzionati all’ingaggio<br />

spesso si presentavano da soli. Gli ingaggi non avevano regole e<br />

la loro durata variava a seconda del tipo di pesca. I più comuni<br />

erano a stagione e a settimana, rarissimi erano quelli a giornata.<br />

Gli equipaggi non avevano un salario fisso ma venivano<br />

retribuiti con parti del pescato. Detratto l’importo delle spese<br />

“panatiche” fatte in comune per una o più pescate, il netto veniva<br />

così distribuito: due parti per le reti e gli attrezzi, una parte per<br />

la barca, una parte per ciascun pescatore, mezza o un quarto di<br />

parte ai fanciulli.<br />

Voci veneto-italiane nella parlata di Lesina<br />

Nel volume XLI degli “Atti”, edito dal Centro di Ricerche<br />

Storiche di Rovigno, compare nella parte finale del volume<br />

la ricerca effettuata da Ferruccio Delise sulle “Voci venetoitaliane<br />

nella parlata della città di Lesina – Soprannomi,<br />

detti e proverbi”. Questa parte è stata anche pubblicata a<br />

parte in un volumetto di circa 50 pagine, edito sempre dal<br />

Centro di Rovigno.<br />

In questo suo nuovo lavoro, Ferruccio Delise – legato a<br />

quest’isola dalmata da vincoli familiari e dove da anni trascorre<br />

le vacanze estive – ha voluto cimentarsi in una ricerca<br />

minuziosa di retaggi che la dominazione veneta ha lasciato e<br />

che ancora traspare nel linguaggio della popolazione locale.<br />

La pesca delle sardelle e dei sardoni iniziava il primo di aprile e<br />

terminava alla fine di ottobre. Oltre ai 2216 pescatori professionisti<br />

e di occasione vi partecipavano anche i 177 fanciulli. Contemporaneamente<br />

a questa principale e più importante pesca, una parte<br />

dei suindicati pescatori si dedicava alla pesca delle menole e degli<br />

sgombri da maggio a tutto luglio, principalmente nelle acque di<br />

Pirano, dove annualmente erano occupate 150-180 persone.<br />

Per la pesca dei rombi, delle sogliole e delle passere nei<br />

mesi invernali, venivano impiegati 650-680 pescatori di Grado,<br />

Pirano, Capodistria, S. Croce, Duino e Monfalcone. La raccolta<br />

dei “mussoli”invece iniziava dalla metà di ottobre alla fine di<br />

febbraio e vi partecipavano esclusivamente 125 pescatori di <strong>Isola</strong><br />

e 40 di Pirano.<br />

Durante l’anno, alla pesca con reti a strascico vi partecipavano<br />

55 pescatori di <strong>Isola</strong>, 40 di Monfalcone, 32 di Capodistria, 30 di<br />

Grado, 20 di Pirano, 12 di Santa Croce, 6 di Contovello, 6 di Duino,<br />

che preferibilmente durante la stagione estiva si dedicavano<br />

alla pesca delle sardelle e dei sardoni.<br />

Dalla media degli ultimi dieci anni, la rendita annua dei pescatori<br />

di mare risultava essere di 980.000 corone così suddivise:<br />

<strong>Isola</strong> 430.000 - Grado 250.000 - Capodistria 88.215 - Pirano<br />

61.306 - Monfalcone 57.646 - Duino 27.465 - Santa Croce 24.268<br />

- Contovello 14.000 - Barcola 10.500 - Servola 6.400 - Muggia<br />

4.600 - Zaule 4.000 - Grignano 900 - Valle San Bartolomeo 700.<br />

Piscicoltura e ostricoltura.<br />

La piscicoltura era praticata nella laguna di Grado, dove<br />

esistevano 100 valli di pesca, di cui 8 grandi e 92 piccole, oltre<br />

a 70-80 fossi chiusi. Annualmente venivano immesse nelle valli<br />

2.000 esemplari di muggini e oratelle per ogni campo d’acqua. Il<br />

ricavato annuo complessivo era di 32.000 corone.<br />

Nella valle di Strugnano presso Pirano vi era una peschiera<br />

chiusa, dove il pesce novello veniva immesso in primavera e vi<br />

rimaneva fino ai primi di novembre. Il ricavato annuale non superava<br />

le 200 corone.<br />

Un allevamento di muggini esisteva anche a Semedella presso<br />

Capodistria, dove dei pescatori locali immettevano il pesce<br />

novello in primavera, per ritirarlo in autunno sufficientemente<br />

sviluppato. La semplice e primitiva coltura aveva un utile netto<br />

di 200 corone.<br />

Una piscicoltura primitiva esisteva anche nella vallata di Zaule,<br />

utilizzando i fondi marini delle abbandonate saline nella stagione<br />

primavera-autunno. Il guadagno non superava le 100 corone.<br />

A Grado veniva praticata l’ostricoltura col sistema “tarantino”<br />

da parte della Società austriaca di pesca e piscicoltura marina in due<br />

parchi: nel banco della Palazza e nel canale lagunare dei Moreri.<br />

Dopo aver ottenuto l’attaccamento degli embrioni gettando in mare<br />

un rilevante numero di fascine di “fentisco” in primavera, in ottobre<br />

venivano estratte dal mare per formare gli “zippoli” ed i “pergolari”,<br />

nei quali venivano coltivate per due anni. Dalla nascita allo smercio<br />

trascorrevano tre anni, e il ricavato annuale era di 400 corone. Gran<br />

parte del prodotto annuale veniva spedito negli stabilimenti ostreari<br />

di Cherso e Ponte per l’ulteriore coltura del mollusco.<br />

Nella valle di S. Bartolomeo presso Muggia veniva praticata<br />

l’ostricoltura con paletti di rovere a cura di un certo G. Milloch,<br />

che ricavava un reddito annuo di 300 corone. I pescatori di Zaule<br />

e Servola praticavano l’ostricoltura mediante paletti di rovere,<br />

ricavando un reddito di 1.000 - 1.500 corone.<br />

(seconda e ultima parte nel prossimo numero)<br />

Bibliografia: FERRUCCIO DELISE, L’<strong>Isola</strong> dei pescatori,<br />

Editore Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana-<strong>Isola</strong>,<br />

Edizioni “Il Mandracchio”, <strong>Isola</strong>, 2010. Questo libro come gli<br />

altri tre dello stesso Autore ed Editore: Il Porto di <strong>Isola</strong> (2008),<br />

La società civile a <strong>Isola</strong> (2011), Servizi pubblici e Guide Generali<br />

di <strong>Isola</strong> (2011) sono consultabili e scaricabili dal sito www.<br />

ilmandracchio.com e consultabili in alcune Biblioteche ed Archivi<br />

di Trieste, Venezia, Gorizia, Udine, Padova, Torino, Firenze,<br />

Roma, Rovigno e della Slovenia.


14 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Presentato a Trieste il libro sulla fine della Serenissima a <strong>Isola</strong><br />

Lo scorso 5 giugno al<br />

Museo del Mare di<br />

Trieste è stato presentato<br />

il libro “Gli ultimi giorni<br />

della Serenissima in<br />

Istria – L’insurrezione<br />

popolare di <strong>Isola</strong> del<br />

1797”, pubblicato due<br />

anni fa dalle edizioni “Il<br />

Mandracchio” dalla Comunità<br />

Nazionale di <strong>Isola</strong><br />

su iniziativa della “Besen-<br />

g Nella foto: Marino Vocci, franco Degrassi, Kristjan Knez e Silvano Sau.<br />

… siamo la memoria che abbiano, senza memoria non sapremmo chi siamo … (J. Saramago)<br />

Una donna non più<br />

giovane, “con più<br />

passato che futuro”, si<br />

rivolge ad una analista<br />

per cercare una spiegazione<br />

ed un aiuto al disagio<br />

interiore che porta con<br />

se da tanti anni e che<br />

la fa sentire sola, estranea,<br />

diversa nella città<br />

in cui vive, nelle attività<br />

che esplica, isolata da<br />

tutti e da tutto e che la<br />

porta persino a preferire<br />

ghi” e con il contributo<br />

della Regione Veneto.<br />

Relatori tre dei sei autori<br />

che hanno contribuito<br />

alla stesura del volume:<br />

Silvano Sau, presidente<br />

della Comunità Italiana<br />

di <strong>Isola</strong>, lo storico Kristjan<br />

Knez e Franco Degrassi,<br />

autore, tra l’altro, del libro<br />

sullo statuto di <strong>Isola</strong><br />

in lingua volgare.<br />

La serata è stata introdotta<br />

dalla presentazione<br />

di Marino Vocci, direttore<br />

del Civico Museo e alcu-<br />

L’ANIMA ALTROVE<br />

L’ultimo romanzo di Anna Maria Mori<br />

gli alberghi – residenze<br />

temporanee – alla casa<br />

stabile… E’ un disagio che<br />

la attanaglia e che non da<br />

tregua: una sensazione di<br />

precarietà esistenziale…<br />

E’ il dramma dell’esule.<br />

Dall’inizio della seduta<br />

di analisi Anna Maria<br />

Mori comincia il suo romanzo.<br />

Parte da molto<br />

lontano, sia nei luoghi<br />

che nel tempo, per arrivare<br />

a quella terribile esperienza<br />

che è stata l’esilio<br />

forzato dall’Istria.<br />

Il ricordo di un tempo<br />

passato si esprime nella<br />

voce delle cose abbandonate,<br />

le case vuote parlano,<br />

i piccoli ninnoli, le<br />

fotografie – cose della “prima<br />

vita” – si riaffacciano<br />

e cercano di ricostruire<br />

una memoria: “le cose di<br />

prima sono inserite anche<br />

incongruamente nel<br />

dopo, sono chiamate ad<br />

un ruolo di testimone”.<br />

La lettura scorre veloce,<br />

l’autrice è giornalista<br />

e quindi abituata ad una<br />

scorrevolezza letteraria.<br />

Così il lettore ha ancora<br />

una volta modo di riflettere<br />

sul dramma interiore<br />

vissuto da tanti italiani,<br />

che per accadimenti storici<br />

hanno perso le loro<br />

radici; e sulla sofferenza<br />

che allontana l’esule<br />

dall’ambiente in cui vive<br />

e nel quale vorrebbe – ma<br />

non sempre ci riesce – ad<br />

inserirsi e che lo spinge<br />

a racchiudersi in se<br />

stesso, e rivivendo nella<br />

visione delle piccole cose<br />

che l’hanno accompagnato<br />

nella peregrinazione<br />

imposta l’immagine di<br />

un mondo perduto per<br />

sempre.<br />

R.S.<br />

ni esemplari del volume<br />

sono stati donati ai presenti,<br />

come pure alcune<br />

copie del volume “La<br />

società civile ad <strong>Isola</strong>” di<br />

Ferruccio Delise, pubblicato<br />

lo scorso anno dalla<br />

stessa Comunità Italiana.<br />

Anna Maria Mori è nata nel<br />

1936 a Pola, quando la città era<br />

ancora italiana, e nell’infanzia<br />

ha lasciato l’Istria e preso la<br />

via dell’esodo con la famiglia.<br />

Terminati gli studi a Firenze,<br />

ha intrapreso la carriera giornalistica<br />

a Roma, collaborando<br />

con Repubblica, Il Messaggero<br />

e Annnabella.<br />

Ha lavorato anche alla radio e<br />

alla RAI, realizzando documentari<br />

sulla sua terra di origine.<br />

Prima di “Nata in Istria” (2006) e<br />

“L’anima altrove” (2012) ha dato<br />

alle stampe una decina di volumi<br />

tra cui “Nel segno della madre”,<br />

“Bora” e “Gli esclusi”, premiati<br />

in vari concorsi letterari.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

Tempo de vendemia<br />

Nei ultimi giorni de setembre per le nostre<br />

contrade de un tempo se sentiva un forte odor<br />

de mosto. In quel periodo iera duto un moverse,<br />

chi in su chi in sò, chi ‘ndava e chi tornava, chi se<br />

sbisigava… iera tempo de vendemia. Nelle nostra<br />

campagne po’, ‘torno le vide impiantade dai mii<br />

compaesani, era duta un’alegria che contagiava un<br />

poco duti.<br />

De matina bonora ognidun, armà de brìtole,<br />

forfe o false, qualchidun col carro, altri co l’asino<br />

e le brente, se partiva per la campagna e a noi fioi<br />

veniva racomandà de no butar i grani de ùa par tera<br />

parché – se sa – anca quei diventarà vin…<br />

Se ingrumava l’ùa metendo la bianca co la bianca<br />

e la nera co la nera, quasi no badando tanto ale specie<br />

diverse. Ma un ocio de riguardo se ghe dava al refosco,<br />

quel’ùa tanto nominada sia a <strong>Isola</strong> che nei dintorni<br />

per la sua bontà. Un vin che a suo tempo ghe vegniva<br />

mandà ala tavola de l’Imperator. Un’altra ùa che veniva<br />

tratada coi guanti bianchi, parché ghe ne iera poca,<br />

iera el moscato: a gaveva una bontà che anca ai tempi<br />

de ogi xe grave a trovar. Infati me ricordo i filtri fati<br />

de tela, a cono, picai sui travi dela cantina, da dove el<br />

mosto vigniva so a goce che pareva rosolio tanto che<br />

a iera bòn.<br />

L’ùa veniva messa prima nele brente o saine par<br />

dopo carigarla e portarla nele cantine. Iera un lavor<br />

longo e per questo se gaveva bisogno de l’aiuto<br />

de duti, parenti e amici. I carri pieni al massimo e<br />

i mùssi cole brente stracolme.. E mi, zòvane, che<br />

osservavo ‘sto spettacolo me domandavo sempre<br />

come che ste povere bestie le podeva portar duto<br />

quel carego sula gropa.<br />

Torno ‘le vide iera tanta alegria: se rideva, se<br />

schersava e po’ finiva duto in canto. Se lavorava e se<br />

cantava. El canto – se sa – xe contagioso e cussì quando<br />

che la melodia rivava nela campagna rente, tacava a<br />

cantar anca quei… E cussì’vanti, fina che duta la vàle<br />

se trasformava in un grande coro. Duti indafaradi a<br />

ingrumar l’ùa par far el meio vin, e con amor i spandeva<br />

i nostri bei canti par l’aria duto intorno. Se pol<br />

veramente dir: una granda armonia de persone e de<br />

canti durante le vendemia!<br />

In ‘sto periodo anca el comportamento dei campagnoi<br />

co l’anemal – che saria l’asino – diventava tenero.<br />

Quando che – povareto – con in gropa a portava<br />

do brente pesanti piene de ùa, te sentivi el paròn che<br />

diseva: a pian picio, picio! A pian! Che no te se ribalti!<br />

Va pian, caro… Naturalmente a gaveva paura che a<br />

no se ingambi in qualche buso, metendo una sata fora<br />

posto, che lo gavaria fato perder l’equilibrio e ribaltar<br />

la sòma… e alora adio carego presioso! Ma quando<br />

che le vendemie iera finide, el povero aseno tornava<br />

de novo a eser aseno e, dismentegando el grande lavor<br />

e la granda fadiga fata qualche giorno prima, te sentivi<br />

el campagnol che ghe sigava: Ala, movite, mona!<br />

Femo presto… cossa te se gà indormensà? Andemo,<br />

batifiaca… Le gentilesse iera finide parché sta volta<br />

el carego no iera più cussì de valor. Magari el povero<br />

mùs gaveva sul gropon solo fasadei…<br />

Vedè come che xe la vita… E cussì sucèdi spesso<br />

anca fra omo e omo. Te par che la gente lichi, te rispeti,<br />

te voli ben… ma dopo… quando che no te servi più,<br />

quando che no te son più cussì importante o necesario…<br />

dopo… xe difficile che qualchedun se ricordi el<br />

ben che ti ga fato. Finisi la stima e finisi el rispeto…<br />

Mario Lorenzutti (grilo)<br />

(Canada)<br />

Pensieri in libertà<br />

Eccomi qui di nuovo con un po’ di tutto: insomma un altro mis-mas di un<br />

vecchietto con un po’ di esperienza.<br />

Cominciamo con l’educazione: non lasciate la scuola. Essa ti da l’educazione,<br />

il principio di educazione, perché il resto devi impararlo da te. Leggi, ascolta,<br />

studia, prova. Un ignorante ha dei limiti che impone a se stesso. Egli si nega tutte<br />

le ricchezze della vita, come nel mangiare il gusto ha bisogno di tutto per provare<br />

i vari condimenti. Così l’educazione è in parte l’arte di imparare a dividersi fra<br />

le idee, i gusti, i condimenti, i suoni, i colori. Più larga è l’area dell’esperienza,<br />

più grandi sono le possibilità di scoprire nuove gioie di vita. Se degli ostacoli<br />

ti cadranno davanti, almeno saprai cosa ti sta accadendo e saprai come reagire.<br />

Un uomo intelligente può anche capire l’avvicinarsi della morte e guardarla in<br />

faccia serenamente. Può essere l’ultima esperienza, ma sempre esperienza è.<br />

Una sera guardavo l’ammiccare delle stelle e ad un tratto una stella percorse<br />

un rapido arco come scendendo per un sentiero infuocato e subito dopo si spense.<br />

Un attimo prima era un astro brillante e solo un momento dopo era una massa<br />

scura e amorfa lanciata attraverso lo spazio verso la fine del tempo, nell’eternità.<br />

Ed un pensiero affiorò subito: così siamo noi nella vita terrena per poi finire<br />

nell’eternità con la nostra anima!<br />

Delle volte rimpiango il fatto della mancanza di soldi. Mi sento povero, ma<br />

tutto sparisce alla sera quando mi metto a guardare le stelle: sono miliardi e<br />

in quel momento sono tutte mie! Il sole, la luna, le stelle, la rugiada che brilla<br />

all’alba sull’erba verde, i colori delle stagioni. E nel cielo naviga la nostra<br />

fantasia come un cuore che non invecchia mai, poiché un cuore giovane è sempre<br />

di moda come un vestito nuovo. Chi ci ha dato l’alba, il tramonto, la luna, le<br />

stelle? Le montagne, le foreste, i fiumi? I fiori profumati, i frutti e i vegetali?<br />

E la pioggia e il sole? Pensateci, pensateci…<br />

La civiltà: chi ha l’occhio adatto dovrebbe fare uno studio sui cimiteri<br />

di automobili con i loro radiatori e i cofani accartocciati, parabrezza infranti,<br />

paraurti divelti: tutto ciò ti fa immaginare un disastro totale e pensare alle rovine<br />

e ai resti delle civiltà scomparse. Forse così si potrebbe spiegare perché anche<br />

la nostra civiltà vada scomparendo.<br />

E per finire un piccolo avviso di come usare l’intelligenza: il giovane vive<br />

per il futuro, il vecchio vive nel passato, l’intelligente invece vive nel presente.<br />

Un caro saluto a tutti da chi sta aspettando di giorno in giorno l’arrivo di<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

Licinio Dudine, Stati Uniti<br />

Una brutta avventura in mare<br />

R icordo che da piccolo – forse avevo nove anni – ero matto per le barche e<br />

per il mare. Mio papà Giusto era pescatore e aveva due batèle, la “Vilma”, a<br />

motore di 7 metri, e la “Valeria” di cinque metri senza motore. E così a quell’età<br />

sapevo già vogare.<br />

Ricordo che una mattina siamo usciti dal porto per andare a pesca e a tirare su il<br />

parangàl, un sistema di pesca con tanti ami che era stato calato in mare il giorno prima.<br />

Era stagione di moli, e vogando fuori <strong>Isola</strong> abbiamo visto el sior Capussi che pescava<br />

da fermo le menole con lo sporco delle acciughe che prendeva alla fabbrica Arrigoni.<br />

Io e papà ci siamo spinti più al largo, dove era posizionato il segnale del<br />

parangàl (aveva più di mille ami), che venne tirato su con abbondanza di pesce:<br />

moli, lucerne, il pericoloso pesce ragno e tante altre specie. Insomma una buona<br />

pesca, un “ben di Dio” come dicevano i nostri vecchi.<br />

Però all’orizzonte, verso Grado, il cielo si fece sempre più scuro, e in lontananza<br />

vedevo el sior Capussi che si allontanava vogando verso il porto, timoroso del maltempo.<br />

Mio papà invece, indaffarato con il suo parangàl, non pensava di tornare. Il<br />

cielo si fece nero tutto attorno, con lampi, tuoni e tanta pioggia e finalmente papà si<br />

decise di tagliare lo spago del parangal e mettere una zucca secca color minio, che si<br />

usava come segnale per ritornare quando il temporale fosse cessato.<br />

Il guaio era che eravamo con la “Valeria”, la barca piccola senza motore, e<br />

così siamo stati costretti ad andare dove ci portava il mare e il vento. Ricordo<br />

ancora quella brutta tramontana con quelle onde schiumose; non abbiamo potuto<br />

riparare in porto ma per fortuna ce l’abbiamo fatta a raggiungere il molo di San<br />

Piero, vicino allo stabilimento Ampelea. Anche se avevamo l’incerata, eravamo<br />

lo stesso fradici, ma anche contenti perché salvi.<br />

Nel frattempo mia mamma Giuseppina, poveretta, come una pazza correva in<br />

giro a cercarci, quando finalmente venne avvisata da due pescatori dove eravamo<br />

e così finì questa brutta avventura.<br />

Elvio Chelleri manestra, Canada


16 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Una piccola illusione<br />

PASSI NELLA NOTTE<br />

Il passo era misurato e tranquillo intanto che, prigioniera<br />

tra dita ingiallite, l’ennesima sigaretta stava<br />

pigramente consumandosi. Nel suo calmo andare,<br />

assaporava sensazioni mai dimenticate, figurando<br />

nella mente i messaggi del tempo e della memoria. Le<br />

stelle, in quella notte senza luna, sembravano penzolare<br />

dalla volta celeste come frammenti di brillanti.<br />

Gli occhi dell’uomo erano concentrati per cogliere<br />

ogni più piccola sfumatura dei luoghi che un tempo<br />

gli erano appartenuti. Le fievoli luci dei rari fanali<br />

parevano accarezzare quei muri scrostati e saturi di<br />

salso marino.<br />

La brezza si adoperava a far dondolare le barche<br />

come volerle lusingare, mentre l’eco dei suoi passi<br />

riecheggiava sulle case ripetendosi mitigato, quasi<br />

intimorito. La notte si adoperava a far percepire l’incanto<br />

dei vicoli stretti, che si allacciavano all’interno<br />

di una trama fatata.<br />

Ad ogni passo il pensiero si spostava all’età giovanile,<br />

quando si respirava la lusinga e gli ideali di un<br />

futuro migliore. Ad ogni passo l’uomo ritrovava il suo<br />

passato e una lama si conficcava nel cuore spalancando<br />

ferite mai guarite. Un tempo, quelle strade le aveva<br />

percorse per recarsi a scuola, dagli amici, al porto, al<br />

Duomo, a… casa. Corse a perdifiato, giochi inventati,<br />

andirivieni gioiosi. Ora, solo il buio e il silenzio di una<br />

calda notte d’estate cingevano le case e le strade che<br />

appartenevano… ad altri.<br />

Il passo lo portò attraverso il Fondaco e qui, davanti<br />

Piazza Grande, udì il frantumarsi delle onde sulla<br />

Bocca del Mandracchio dove, imprigionate da cordami<br />

impregnati d’alghe, le barche parevano domandarsi<br />

“chi è quello straniero”. Com’era bello e ospitale quel<br />

rifugio marino, com’era sicuro il suo abbraccio nei<br />

giorni di burrasca. Rivedeva l’asciugarsi delle reti distese<br />

al sole, enormi ragnatele argentee, con i pescatori<br />

intenti ad assestarle. Un bisbiglio riaffiorava dal buio<br />

riportandogli i pensieri e le inquietudini dei pescatori<br />

nelle notti di pesca.<br />

I riverberi dei fanali creavano illusioni che osteggiavano<br />

angoli conosciuti sotto altri aspetti. Cos’altro,<br />

se non spettri del passato, quello che percepiva? Con<br />

lentezza si incamminò verso la Pescheria portandosi<br />

sul molo dove, con un fremito, si rivide ragazzo in<br />

mezzo a pietrame abbattuto, desiderando, invano, di<br />

attenuare il panico che lo stringeva.<br />

Un breve lampeggiare faceva l’occhiolino dal faro di<br />

Punta del Gallo e, superato lo spiazzo dove un tempo<br />

si trovava lo Squero, l’uomo arrivò al bagno su’ s’coio.<br />

Girando attorno al piccolo faro, gli tornò alla mente<br />

quante volte, senza risultato, aveva tentato l’ardua<br />

scalata. Nelle “sue” calde estati, quando la balneazione<br />

era parte della consuetudine, il cono d’ombra ceduto<br />

dal faro era l’unico cantuccio di sollievo in quel catino<br />

infuocato; quante zuffe per accaparrarselo...<br />

Un’onda si infranse sullo scoglio irrorando la notte<br />

di polvere salata. Un sussulto attraversò l’uomo che,<br />

a malincuore, tornò sui suoi passi incamminandosi<br />

per la stradina che portava ad Duomo. Un tempo la<br />

percorreva correndo, ora due riposi erano a fatica<br />

sufficienti. Il tempo, inesorabile, non aveva compassione.<br />

L’erta pareva più pesante di quello che in realtà<br />

si mostrava. Il passo si faceva greve, appesantito da<br />

ricordi e sensazioni mai lenite, eccedente di nostalgia<br />

e cosciente degli anni trascorsi in esilio.<br />

L’uomo, sedendosi sulla scalinata del Duomo,


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

17<br />

posò lo sguardo sull’inferriata arrugginita dell’asilo.<br />

La mente ridiede vita a voci, suoni e risate e, come<br />

per incantesimo, rivide i bambini immersi nei loro<br />

passatempi, badati da suore pazienti. Fece un giro<br />

sul piazzale sfiorando le mura del Duomo, giungendo<br />

sotto la mole del campanile. Con la mente si spinse<br />

dentro dove, con trepidazione, percepì le grosse funi<br />

che scendevano dall’alto come dita prolungate delle<br />

campane.<br />

Con tenacia ne prese una tra le mani e senza difficoltà<br />

evidente iniziò a tirarla. Una nota cristallina si<br />

librò nell’aria inviando riverberi di festa e, come magia,<br />

il sacrato cominciò a rianimarsi mentre, dentro alla<br />

chiesa, il coro elevava il “Gloria”.<br />

La gente, vestita a festa, incominciò ad occupare le<br />

strade e le piazze mentre le barche lanciavano al cielo<br />

il loro saluto. I bimbi vennero fuori dall’asilo briosi, un<br />

volo di colombe passò rasente al tetti e i leoni di pietra<br />

lanciarono il loro ruggito. Le bandiere adornarono di<br />

verde, bianco e rosso il paese finalmente reso libero.<br />

Istria, risorgi. Sciogliti dal giogo che ti incatena,<br />

fai udire al mondo il suono delle tue campane, fatti<br />

ascoltare mia Istria, terra irredenta, liberati e aleggia,<br />

alta nel cielo, scortata dal volo di mille colombe esibisci<br />

i gonfaloni mossi dal vento dei nostri sospiri.<br />

Risorgi mia Istria, nei cuori erranti rinasci… assieme<br />

ai tuoi figli prediletti. Campane, fate sentire il<br />

vostro rintocco, non restate mute e inchiodate. Ascolta<br />

il tuo popolo, Istria, noi non ti abbiamo abbandonato e<br />

mai ti potremo dimenticare. Suonate campane, cantate<br />

donne, giocate bambini, volate colombe sopra quel<br />

cielo, risorgi Istria e con Te rinasceranno i nostri cuori<br />

bandendo l’amaro ricordo. Rivivi Istria, patria diletta.<br />

Migliaia di esseri umani ricominciarono ad incontrarsi,<br />

migliaia di ciacole gioiose si sparsero al vento, migliaia<br />

di mani si ricongiunsero, migliaia di occhi spanderono<br />

le loro lacrime… ma di gioia: il nostro amato scoglio,<br />

ISOLA D’ISTRIA, era ritornato un’altra volta in vita...<br />

Una gelida carezza riportò l’uomo all’amara realtà.<br />

Un’ala di pipistrello lo aveva sfiorato e, intimorito, si<br />

scosse. Nemmeno una voce, neppure un canto, neanche<br />

un bambino, nessuna colomba… solo un uomo<br />

con la mente confusa e schiacciata dai ricordi.<br />

Con un sospiro si incamminò verso lo scoglio di San<br />

Pietro dove, lungo una stradina, un fanale rischiarava<br />

il muro creando figure astratte e senza forma. La chiesetta<br />

non esisteva più, abbattuta, e con essa un altro<br />

frammento di quell’amato luogo era stato disperso<br />

dall’insensibilità e dall’incuria degli uomini.<br />

La gente di HALIETUM nasceva dentro quelle<br />

grotte, aveva il proprio cordone ombelicale annodato<br />

nell’intimo di quella terra che li avrebbe per sempre<br />

uniti ad essa. Da lì si potevano apprezzare le luci vacillanti<br />

del golfo di Trieste e le sciabolate del Faro della<br />

Vittoria. Tutto questo, un tempo, gli era appartenuto,<br />

ora tutto questo era perduto per sempre.<br />

L’aria andava a rinfrescarsi mentre la notte indugiava<br />

nel cedersi all’alba ormai imminente. Verso est<br />

un riflesso rischiarava i contorni delle colline dove<br />

filari di viti, alberi di ulivo, mandorli e peschi un tempo<br />

lo avevano visto correre ed esultare.<br />

Il passo portò l’uomo verso piazza delle Porte percorrendo<br />

via santa Caterina dove, in italiche scuole,<br />

aveva appreso l’arte e la tecnica di “aste e filèti” riempiendo<br />

quaderni di ghirigori inspiegabili e indecifrabili.<br />

Rivide gli amici di scuola, udì il suono liberatorio<br />

della campanella… e nello stesso momento, il primo<br />

sprazzo di sole penetrò attraverso le foglie degli aceri<br />

che ornavano l’ingresso… ingentilendolo.<br />

Ora il passo lo avrebbe riportato verso un altro paese,<br />

un diverso posto, una differente vita; quella vita<br />

che lo aveva visto camminare su strade sconosciute<br />

con il passo pesante dell’esilio.<br />

Una muta lacrima disegnò una linea di sale su quel<br />

volto non più giovane, un solco che aveva segnato la<br />

sua vita lontano dallo scoglio, da quell’<strong>Isola</strong> ininterrottamente<br />

amata e rinchiusa nel cuore. Il Tempo era<br />

trascorso e con esso la sua primavera si allontanava<br />

per sempre da quella contrada natia.<br />

Walter Pohlen


AVVENIMENTI LIETI<br />

18 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Un traguardo<br />

bellissimo:<br />

Il 18 agosto 2012<br />

IOLANDA CIANI<br />

ved. CREPAS<br />

ha compiuto 100 anni. L’hanno<br />

festeggiata, con un caloroso<br />

augurio di ogni bene e felicità,<br />

la figlia Jole con il genero<br />

Giuliano, la nuora Marina, i<br />

nipoti Monica, Elisa e Stefano<br />

e le pronipoti Alessia e Alice.<br />

Un augurio speciale alla santola Jolanda da Marisa Vascotto Giovannini<br />

e famiglia, che la vuole ricordare con questa foto che la ritrae (tanti<br />

anni fa…) con la figlia Jole, anche lei nata il 18 agosto.<br />

NERINA VASCOTTO e i suoi 90<br />

Nerina è nata a <strong>Isola</strong> il 3 luglio del 1922 e quest’anno<br />

ha compiuto 90 anni, festeggiati assieme alla sua<br />

Maria Carmen con Adriano e al nipote Marco con<br />

Clare. Auguroni, Nony!!!<br />

Caro UMBERTO STOK,<br />

oggi hai ricevuto un bene prezioso:<br />

conservalo nel tuo cuore per sempre<br />

e ti accompagni una vita piena di gioia.<br />

Tanti auguri da mamma e papà, dai nonni Bruno e Laura Degrassi, nonna<br />

Gigliola, zii e cuginette.<br />

29 aprile 2012


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

Le figlie e i nipoti di Luciana Bologna e<br />

Lucio Vascotto augurano buon compleanno<br />

(23 agosto) ad un papà e nonno speciale, con<br />

grande grande affetto.<br />

Il prossimo 29 ottobre a Winnipeg<br />

(Canada) raggiungeranno l’ambito<br />

traguardo del sessantesimo anniversario<br />

di matrimonio<br />

BRUNA ULCIGRAI<br />

e LUIGI DANDRI<br />

Due figlie con i rispettivi mariti,<br />

cinque nipoti e due pronipoti hanno<br />

felicemente riempito la loro vita.<br />

Augurissimi dalla sorella Gianna<br />

Ulcigrai e dal cognato Alfredo, accompagnati<br />

da un forte abbraccio.<br />

Nel giorno del suo primo compleanno<br />

la bisnonna materna Bruna<br />

Parma (biasussa) fa tanti auguri<br />

alla sua nipotina GIULIA CON-<br />

TENTO, nella foto assieme a<br />

mamma Sara e a papà Michele.<br />

BEN ROSARIO, figlio di Ucci Poletti,<br />

emigrata negli Stati Uniti alla fine<br />

degli anni ’50, è stato in visita a Trieste,<br />

sua città natale dalla quale mancava<br />

da oltre 40 anni. Nella foto, da sinistra:<br />

Ben (detto Lilo), lo zio Lucio Poletti –<br />

purtroppo scomparso lo scorso luglio –<br />

con la moglie Ucci e Kristin, la moglie<br />

americana di Ben.<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

20 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Ecco le mie care nipoti ANITA e LORE-<br />

DANA VASCOTTO de via Manzioli, fie<br />

de mia sorella Carmela “brovetussa” e<br />

Mario “ciciola”, emigrate in Canada tanti<br />

anni or sono, ma con il cuore sempre a<br />

<strong>Isola</strong>. Con loro, in fondo, la figlia di Gino<br />

Dandri e in primo piano Cristina, figlia<br />

di Loredana che in quell’occasione aveva<br />

festeggiato i suoi 65 anni.<br />

zia Gemma Marchesan (brovetussa)<br />

1960, prima di partire…<br />

Cari amici, sfogliando l’album dei ricordi mi è capitata tra le mani questa<br />

foto scattata qualche giorno prima della nostra partenza per il Canada il 24<br />

maggio 1960, 52 anni fa. Quel giorno eravamo andati in Prefettura per gli<br />

ultimi dettagli e documenti prima della partenza. Poi, fatto un giretto lungo<br />

le Rive, quasi a salutare Trieste, ci siamo imbattuti su uno di quei famosi<br />

fotografi ambulanti in voga a quei tempi. In poche parole quei del cavaleto,<br />

stagnaco de acqua e strassa nera che coverseva la machina fotografica. Dopo<br />

esserse messi in posa, el fotografo se meteva la testa soto la strassa scatando<br />

la foto. Altro che digitale…!<br />

Da sinistra a destra: Mario Dagri (biri) - Rudy Riccobon (pichena e capodistrian)<br />

- Franco Degrassi (gneru, che no xe più tra noi) – Mario Lorenzutti<br />

(biri) – Virgilio Felluga (rosso dodolo) e, seduto sulla bitta, Franco Pertot.<br />

Dal Canada un cordiale saluto a tutti da Mario Lorenzutti.<br />

Dal Canada un caro saluto a tutti gli isolani da<br />

ELVIO CHELLERI (manestra), nella foto insieme<br />

alla moglie Aida.<br />

La Madonna del casamento<br />

Questa notte ho fatto un sogno un po’ strano, non<br />

so se stavo proprio dormendo o se questo è solo un<br />

ricordo, ma ad un certo punto mi è sembrato che due<br />

occhi mi stessero fissando.<br />

Erano due occhi seri, tristi, che io ricordavo<br />

molto bene. Io ho vissuto ad <strong>Isola</strong> fino agli otto<br />

anni, però ho una buona memoria e credo, per vari<br />

motivi, di essere entrata in quasi tutte le case della<br />

nostra cittadina.<br />

Ma il posto che mi impressionava di più era<br />

quando andavo a trovare i miei santoli, Albina e<br />

Libero Zanon. Abitavano nel “Casamento” che si<br />

trovava a metà di una salita (su per Zanon) che dalla<br />

piazza porta al Palazzo Besenghi e poi al Duomo.<br />

Quando andavo a trovarli bussavo alla porta sempre<br />

con un po’ di timore perché, appena entravo, mi<br />

trovavo di fronte alla statua di una Madonna a misura<br />

naturale, vestita da sposa con in testa una grande<br />

corona e con in braccio il Bambino Gesù. Ma quello<br />

che ti impressionava era il suo sguardo. In qualunque<br />

posto ti mettevi, sembrava ti seguisse, ti giudicasse<br />

e ti rimproverasse. Immaginate quando si è piccoli<br />

quante fantasie si fanno e vedere quella che sembrava<br />

una persona che ti osserva con tanta insistenza, ti senti<br />

quasi cattivo e ti fai un esame di coscienza.<br />

Io sono un po’ testarda e da loro mi recavo spesso,<br />

perché entrare nel loro ingresso per me era quasi<br />

una sfida guardare quella bella Signora e fissare i<br />

suoi occhi che ora ho saputo essere di legno e non<br />

di gesso…<br />

Alessandra Zuliani<br />

Ho voluto far conoscere questo episodio anche per<br />

ricordare la famiglia Zanon e invitare chi avesse<br />

alte notizie di contattarmi a Muggia, via dei Meccanici<br />

2. Ringrazio anticipatamente chi mi aiuterà<br />

in questo lavoro.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

In ricordo di Lucio Poletti<br />

Lucio Poletti nacque a <strong>Isola</strong> d’Istria nel 1933; negli<br />

anni difficili dell’esodo, come molti giovani della<br />

sua generazione, si imbarcò sui grandi transatlantici,<br />

per sfuggire al clima di intimidazione e alle difficoltà<br />

di lavoro che, nell’Istria occupata dai titini, colpivano<br />

particolarmente i giovani maschi.<br />

Furono nove lunghi anni di sofferenza lontano dalla<br />

famiglia, dalla moglie allora giovanissima e dalla sua<br />

prima figlia Rossana. Tornato a terra ritornò al suo<br />

primo amato mestiere, il falegname, che aveva imparato<br />

a bottega da giovanissimo ancora a <strong>Isola</strong>: attività che lo<br />

gratificò per lunghi 40 anni della sua vita. Molte volte –<br />

racconta orgogliosa Rossana – ho incontrato persone che<br />

lo avevano conosciuto professionalmente e mi dicevano:<br />

“tuo papà è il più bravo falegname di Trieste”.<br />

Aveva lavorato duramente, senza riposo, come buona<br />

parte della gente istriana; aveva a cuore il benessere della<br />

sua famiglia, ma il suo desiderio principale era che le sue<br />

due figlie – nel frattempo era nata Paola – potessero non<br />

dover faticare tanto come lui e come avevano dovuto fare<br />

quelli della sua generazione e, soprattutto, non dovessero<br />

subire i soprusi che loro avevano patito.<br />

La perdita della sua terra fu per tanti anni un cruccio<br />

indicibile, poi il dolore si affievolì, ma benché andasse<br />

ogni tanto in Istria, da solo o in compagnia, era un andare<br />

sofferto, soprattutto nella sua <strong>Isola</strong>. Una nostalgia che si<br />

tradiva nelle parole dei ricordi: il mare d’<strong>Isola</strong>, la terra<br />

ricca e grassa, la gioventù perduta. Ricordi vissuti con<br />

gli amici conterranei davanti ad allegre tavolate, sempre<br />

presente il pesce del mare istriano, e nelle grandi feste<br />

dove palesava un’altra sua piccola passione: il ballo.<br />

Fu per Paola e Rossana un padre amorevole, ma anche<br />

autorevole, un uomo tutto d’un pezzo come molti della<br />

sua terra e generazione, che hanno regalato a Trieste,<br />

città adottiva, l’ultimo scampolo di un’etica di vita ormai<br />

scomparsa.<br />

Con Ucci, la moglie, si erano conosciuti a <strong>Isola</strong>,<br />

da sempre, stavano a pochi passi di distanza. Una vita<br />

trascorsa nella sintonia del sentire i progetti per il futuro<br />

e la speranza della vecchiaia.<br />

Due le gioie degli ultimi anni, l’adorato nipotino<br />

Matteo e l’andar per funghi, passione seguita con la stessa<br />

costanza e tenacia con cui aveva svolto il suo lavoro.<br />

La malattia, lunga e dolorosa, combattuta con forza<br />

e determinazione, non gli ha tolto il piacere di vivere<br />

serenamente con<br />

la sua famiglia,<br />

delle lunghe estati<br />

al campeggio e<br />

delle serate a<br />

giocare a carte<br />

sempre in lieta<br />

compagnia.<br />

La moglie<br />

e le figlie<br />

Tullio Bordato: un bolzanino diventato isolano<br />

Lo sorso giugno ci ha lasciati Tullio Bordato, marito della nostra cara<br />

Nerina Pugliese, bolzanino di nascita, triestino d’adozione, isolano<br />

per amore. Eh sì! La storia è proprio questa.<br />

Tullio nasce nell’agosto 1935 a Terlano, ridente paesino di tremila<br />

abitanti a 10 km da Bolzano, sulla sponda dell’Adige. Era un ragazzino<br />

quando alla casa cantoniera di Capodistria incontra Nerina Pugliese<br />

bonassa, all’epoca una bella signorina, e si diverte ad indispettirla mettendole<br />

dei bastoncini tra le ruote della sua bicicletta. Nessuno dei due<br />

può immaginare che questo sarà il primo episodio della loro unione.<br />

Passano gli anni. Nerina si trova a gestire il bar “Sergio” di via del<br />

Coroneo a Trieste. Un giorno arriva il signor Tullio che nel frattempo<br />

si era trasferito a Trieste e riforniva di bibite vari bar e tra questi quello<br />

di Nerina. Vedendolo, esprime un caloroso appezzamento sulla maglia<br />

che indossa.<br />

“ Me l’hanno fatta le mie sorelle – risponde Tullio - Oggi compio<br />

gli anni, 33 - risponde intuendo la domanda di Nerina, e di rimando:<br />

“E Lei quanti ne fa?” – “35” risponde Nerina. Due anni di differenza,<br />

pensa lei, non contano granché. Quel bel giovanotto prestante con i<br />

baffetti le piace…<br />

Ad ogni rifornimento di bibite il rapporto tra i due diventa sempre<br />

più cordiale. Il “lei” si trasforma in “tu” e i due comincino a frequentarsi<br />

anche al di fuori della loro attività.<br />

Ma un giorno Nerina scopre da un documento che Tullio di anni<br />

ne ha dieci di meno e non due. Lo rimprovera aspramente per averla<br />

imbrogliata: “Se ti avessi detto la verità – ribatte Tullio – non mi avresti<br />

degnata di una sguardo e io non volevo perderti”.<br />

Nerina attraversa un momento di crisi fino a quando la figlia Nelita<br />

le racconta di aver sognato la nonna che le suggeriva di dire alla mamma<br />

di non lasciare Tullio perché è una brava persona. Nerina allora ascolta<br />

il consiglio onirico e nel 1968 convola a nozze con Tullio. Il loro matrimonio<br />

risulta felice durante tutti questi 44 anni. Nelita si affeziona<br />

a Tullio come fosse suo padre e l’equilibrio familiare risulta perfetto.<br />

Quando Nerina si appassiona alle iniziative di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, Tullio non<br />

solo la aiuta ma si appassiona alle vicende della nostra Comunità come fossero<br />

sue. La “Bonassa” – mi ha detto una volta – mi ha trasformato in isolano”.<br />

Di carattere allegro e generoso e con la battuta ironica sulla sua disponibilità<br />

si è fatto apprezzare e amare, lasciando ora un grande vuoto<br />

nelle sue donne e in tutti noi.<br />

Ciao, Tullio!<br />

Emilio<br />

Tullio Bordato con la moglie Nerina. <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> aveva voluto premiarli<br />

con una targa per la loro continua disponibilità alle iniziative della<br />

nostra Comunità.


22 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Il 22 luglio 2012 è mancato all’affetto<br />

dei suoi cari NERI DRIOLI.<br />

Nato a <strong>Isola</strong> nel 1930, lasciò la sua<br />

terra nel 1954 e si stabilì prima a<br />

Monfalcone e dal 1971 a Capriva dei<br />

Friuli dopo il matrimonio con Maria<br />

Rina Vecchiet.<br />

Pur avendo vissuto una vita intensa (con il suo lavoro di marinaio)<br />

navigando in tutti i mari della terra, ben si è adattato alla vita tranquilla<br />

nella comunità caprivese dove ha coltivato le sue amicizie e<br />

le sue passioni.<br />

La moglie Rina, le figlie Annamaria con Claudio, Franca con Valter,<br />

Lucia con Stefano e i nipoti Marta, Massimiliano, Simone e<br />

Francesco unitamente ai parenti ringraziano tutta la Comunità di<br />

Capriva e tutti i parenti di Trieste e Muggia per l’affetto dimostrato<br />

nei confronti del loro caro.<br />

La famiglia, che lo vuole ricordare con questa bella foto scattata nel<br />

giorno del 50° anniversario di matrimonio (24 giugno 2012), coglie<br />

l’occasione per ricordare che in memoria del proprio congiunto<br />

verrà attivata una raccolta di fondi a favore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, per sostenere<br />

l’attività di questo prezioso periodico che Neri amava tanto.<br />

In ricordo di Giacomo Carboni, deceduto lo scorso luglio a Sydney,<br />

in Australia. Nella foto Giacomo con la moglie Joan e i testimoni Alma<br />

ed Ermanno Ulcigrai il giorno del loro matrimonio, l’11 gennaio 1963.<br />

Vanda Verk Marsi<br />

n. 3 aprile 1941<br />

m. 14 marzo 2001<br />

Maria Vesnaver Ippolito<br />

n. 6 giugno 1918<br />

m. 23 aprile 2012<br />

Rosa Vesnaver Verk<br />

n. 5 novembre 1911<br />

m. 8 novembre 2007<br />

Aquilino Zubin<br />

n. 4 settembre 1934<br />

m. 30 gennaio 2005<br />

Giuseppe Verk<br />

n. 7 ottobre 1906<br />

m. 14 luglio 1984<br />

Porto sempre nel pensiero e nel cuore tutti questi miei<br />

cari familiari, protagonisti della mia infanzia, adolescenza<br />

e giovinezza: mia sorella Vanda (nella foto da piccola<br />

assieme alla zia Maria sul molo di <strong>Isola</strong>), mia mamma<br />

Rosa, mio papà Giuseppe e mio marito Aquilino.<br />

Ricordo le loro voci, i loro atteggiamenti, i loro sorrisi e<br />

i loro rimproveri e più tardi pure le loro preoccupazioni<br />

e le loro tristezze. Ma il tempo che passa è medico e<br />

medicina, e trasforma tutto in dolci ricordi.<br />

E sfogliando queste tristi pagine di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ormai<br />

storiche per tanti, penso con ammirazione alla sensibilità<br />

dei familiari di tutte queste persone passate ormai<br />

a miglior vita, che con tanta sensibilità ed amore li ricordano<br />

sempre a tutti noi. Le loro foto e i loro nomi ci<br />

fanno ricordare pezzi della nostra infanzia e giovinezza<br />

vissuti tanti anni fa nella meravigliosa <strong>Isola</strong> d’Istria. A<br />

me sembra ieri!<br />

Grazie, carissimi isolani tutti.<br />

Lidia Verk


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

Il 4 aprile 2012 ci ha lasciato<br />

il nostro caro marito e papà<br />

Mario<br />

Felluga<br />

n. 27.10.1932<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

lo piangono la moglie Edda<br />

Petronio e il figlio Paolo unitamente<br />

ai parenti tutti.<br />

Il 24 maggio 2012 ci ha<br />

lasciato la nostra cara<br />

Livia<br />

Benvenuti<br />

in Felluga<br />

(paladina)<br />

n. 24.8.1934<br />

La ricordano con tanto affetto<br />

le sorelle Bianca, Mariucci e<br />

Franca insieme ai nipoti, ai<br />

pronipoti e a tutte le persone<br />

che l'hanno conosciuta.<br />

Nella triste circostanza un affettuoso<br />

ricordo anche per le<br />

sorelle che l'hanno preceduta<br />

in cielo.<br />

Anita<br />

Benvenuti<br />

n. 4.6.1922<br />

m. 9.3.1990<br />

Lucia<br />

Benvenuti<br />

n. 1.4.1924<br />

m. 22.7.2003<br />

Vilma<br />

Benvenuti<br />

n. 3.4.1920<br />

m. 20.2.2007<br />

Il 1° luglio 2012,<br />

prossima ai 100 anni,<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Rina<br />

Pozzetto<br />

ved. Vascotto<br />

n. 29.12.1912<br />

La ricordano la figlia Marisa,<br />

il genero Mario Giovannini, i<br />

suoi amati nipoti Annalisa con<br />

Alessandro Marzullo e Luca<br />

con Ilaria Zanetti.<br />

La famiglia ringrazia i nipoti<br />

Gianmario e Franca Pozzetto,<br />

Annamaria e Maria Giovanna<br />

Vascotto e la nostra cara amica<br />

di una vita Gina Degrassi, che<br />

ci hanno aiutato in vari modi<br />

nell'ultimo tratto del suo cammino.<br />

Il 2 luglio 2012 è venuto<br />

a mancare il nostro caro<br />

Mario<br />

Chicco<br />

(loca)<br />

n. 26.9.1935<br />

Nella pace e nella serenità ha<br />

raggiunto il Padre Celeste,<br />

accompagnato dalla moglie<br />

Adriana, dai figli Elena, Davide<br />

e Warner e dai nipoti Fabio,<br />

Andrea e Daniele insieme ai<br />

parenti tutti.<br />

Tullia<br />

Toti<br />

Squeri<br />

Sono già trascorsi quattro anni<br />

dalla Tua scomparsa, ma ti<br />

ricordiamo sempre con affetto<br />

e rimpianto. Il marito Sergio e<br />

la figlia Francesca.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è vicina ai familiari<br />

nel ricordo affettuoso<br />

di Tullia, cara amica e nostra<br />

preziosa collaboratrice.<br />

Il 30 gennaio 2012 ci ha lasciato<br />

il nostro caro papà e nonno<br />

Giovanni<br />

Depase<br />

n. 10.12.1929<br />

Lo ricorderanno sempre con<br />

affetto e rimpianto i figli Paola,<br />

Franca e Corrado e i nipoti Alice,<br />

Martina e Thomas insieme<br />

ai familiari tutti.<br />

Nella triste circostanza, a tanti<br />

anni dalla sua scomparsa, un<br />

affettuoso pensiero anche per<br />

la mamma e nonna<br />

Elisa<br />

Chicco<br />

Depase<br />

n. 22.3.1933<br />

m. 9.7.1985<br />

Il 17 aprile 2012 ci ha lasciato<br />

Anna<br />

Dudine<br />

n. 16.6.1923<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

la ricordano con tanto affetto e<br />

nostalgia la cognata Alma insieme<br />

ai nipoti Nelda e Flavio<br />

e ai parenti tutti.<br />

mons.<br />

Bartolomeo<br />

Vascotto<br />

n. 22.1.1890<br />

m. 31.10.1963<br />

Con immutato affetto lo ricordano<br />

i familiari<br />

mons. Bruno<br />

Menegoni<br />

n. 22.10.1903<br />

m. 8.11.1988<br />

Con affetto e rimpianto lo<br />

ricordano i parenti e gli amici<br />

mons. Luigi<br />

Rainer<br />

n. 29.11.1913<br />

m. 3.8.2002<br />

A dieci anni dal suo ritorno alla<br />

Casa del Padre, la Comunità<br />

degli isolani lo ricorda con<br />

gratitudine e stima.<br />

mons.<br />

Salvatore<br />

Degrassi<br />

n. 1.6.1910<br />

m. 19.10.1992<br />

Con affetto lo ricordano sempre<br />

la cognata Maria insieme ai<br />

nipoti e pronipoti.<br />

Attilio<br />

Degrassi<br />

n. 17.10.1912<br />

m. 2.7.2007<br />

è ricordato con affetto e rimpianto<br />

dalla moglie Marisa, dai<br />

figli Ucci, Daniela e Dino e dal<br />

genero Renato.


24 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Il 27 giugno 2012 ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Livio<br />

Vittori<br />

n. 11.1.1925<br />

Con immenso dolore lo annunciano<br />

la moglie Bruna, i figli<br />

Roberto e Cristina, la sorella<br />

Anita e i parenti tutti.<br />

Sebastiano<br />

Vascotto<br />

n. 1.2.1907<br />

m. 29.1.1981<br />

Antonia<br />

Del Bello<br />

ved. Vascotto<br />

n. 1.3.1910<br />

m. 7.3.2005<br />

Lucio<br />

Vascotto<br />

n. 27.9.1933<br />

m. 17.9.2006<br />

Sono sempre ricordati con tanto<br />

affetto dalla figlia e sorella<br />

Bruna e dai nipoti Roberto<br />

e Cristina insieme ai parenti<br />

tutti.<br />

Giovanni<br />

Vittori<br />

n. 3.4.1895<br />

m. 8.5.1932<br />

Domenica<br />

Delise<br />

ved. Vittori<br />

n. 6.2.1903<br />

m. 21.10.1976<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

sono sempre ricordati<br />

con affetto dalla figlia Anita<br />

insieme ai nipoti, pronipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Jolanda Pozzetto<br />

n. 28.8.1926<br />

m. 23.10.1997<br />

Di Lei ci rimane sempre il<br />

rimpianto e si sente ancora<br />

la mancanza del suo aiuto,<br />

della sua laboriosità e del suo<br />

consiglio.<br />

Mario Dandri<br />

n. 17.3.1916 m. 23.10.1999<br />

Lo ricordano sempre con affetto<br />

e rimpianto la moglie Anita<br />

e i figli Giorgio e Gianpaolo<br />

insieme alle loro famiglie e ai<br />

parenti tutti.<br />

Il Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>, interpretando il pensiero<br />

degli isolani tutti, si<br />

unisce ai familiari nel ricordo<br />

del caro Mario, indimenticato<br />

Presidente ma soprattutto<br />

grande amico.<br />

Silvio<br />

Contesini<br />

n. 1.1.1915<br />

m. 13.10.2004<br />

Carmela<br />

Delise<br />

Contesini<br />

n. 14.2.1918<br />

m. 9.1.1981<br />

Un affettuoso ricordo dalle<br />

figlie Graziella e Marina unitamente<br />

ai nipoti e pronipoti<br />

tutti.<br />

Dario<br />

Benvenuti<br />

n. 6.10.1920<br />

m. 24.6.1983<br />

Con l'affetto di sempre lo ricordano<br />

la moglie Maria, il<br />

figlio Nico con Anna, la nipote<br />

Roberta e i parenti tutti.<br />

Giusto<br />

Chelleri<br />

n. 29.7.1908<br />

m. 28.5.1990<br />

in Canada<br />

Giuseppina<br />

Chelleri<br />

n. 17.3.1905<br />

m. 9.10.1996<br />

in Canada<br />

Sono sempre ricordati con immutato<br />

affetto dal figlio Elvio<br />

con la moglie e i parenti tutti.<br />

Un affettuoso ricordo degli zii<br />

da Franca Stolfa Turco insieme<br />

al marito e ai figli.<br />

Paolina<br />

Mandrussa<br />

ved. Chicco<br />

n. 4.12.1920<br />

m. 6.9.2009<br />

Silvio<br />

Chicco<br />

n. 21.11.1904<br />

m. 23.4.1997<br />

Vasco Vascotto<br />

Lucia Chicco<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa della mamma Paolina<br />

è ricordata con tanto amore<br />

dalla figlia Eliana insieme ad<br />

un ricordo affettuoso al caro<br />

papà Silvio.<br />

Giovanni<br />

Marchesan<br />

n. 11.8.1915<br />

m. 17.10.1982<br />

Anna<br />

Stolfa<br />

Marchesan<br />

n. 10.9.1919<br />

m. 30.1.1960<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

un affettuoso ricordo dai<br />

figli Marisa, Elvio e Dario con<br />

le rispettive famiglie.<br />

Olga<br />

Serli<br />

ved.<br />

Marchesan<br />

n. 31.1.1913<br />

m. 24.7.2000<br />

Emerenziano Marchesan<br />

n. 21.9.1901 m. 2.2.1967<br />

Li ricordano con affetto e rimpianto<br />

le figlie Bruna, Nevia<br />

e Silvia, i generi, i nipoti, la<br />

sorella Rosa e i parenti tutti.<br />

Mario<br />

Felluga<br />

n. 19.5.1926<br />

m. 27.9.2011<br />

Nel primo anniversrio della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

affetto e rimpianto la moglie<br />

Lina, i figli Daniela con Franco<br />

e Sergio con Manuela e gli<br />

adorati nipoti Erica e Riccardo<br />

insieme ai parenti tutti.<br />

Nicola<br />

Vascotto<br />

n. 5.3.1963<br />

m. 20.6.2001<br />

Lo ricordano sempre con affetto<br />

la moglie Manuela, le figlie<br />

Sara e Alice, le zie Assunta e<br />

Adalgisa e i parenti tutti.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

Vittorio<br />

Belli<br />

m. 16.10.1977<br />

Gina<br />

Belli<br />

m. 12.8.2000<br />

Per sempre nei nostri cuori. Il<br />

tempo non cancella ma rinnova<br />

l'affetto per voi.<br />

La figlia Gianna e l'adorato<br />

nipote Massimo.<br />

Giordano<br />

Felluga<br />

n. 13.7.1913<br />

m. 8.5.1977<br />

Maria<br />

Gherbaz<br />

Felluga<br />

n. 14.9.1930<br />

m. 30.6.1999<br />

I figli Mirella, Rosetta, Maura<br />

e Stefano insieme ai nipoti<br />

ricordano sempre con amore i<br />

cari genitori.<br />

Giuseppe<br />

Zaro<br />

n. 11.12.1926<br />

m. 18.9.2009<br />

in Venezuela<br />

Lo ricordano con rimpianto la<br />

moglie Anita e i figli Sergio e<br />

Roberto unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

A tanti anni dalla sua scomparsa<br />

un affettuoso ricordo anche<br />

per la figlia e sorella<br />

Rosanna<br />

Zaro<br />

n. 15.8.1960<br />

m. 1.12.1994<br />

in Venezuela<br />

Emilio<br />

Drioli<br />

n. 4.10.1910<br />

m. 11.5.1970<br />

Angela<br />

Cociani<br />

Drioli<br />

n. 14.1.1901<br />

m. 17,1,1987<br />

Giorgio<br />

Carboni<br />

n. 6.9.1927<br />

m. 25.7.1954<br />

Lidia<br />

Drioli<br />

n. 13.9.1923<br />

m. 24.11.2011<br />

Ederina Drioli, con affetto e<br />

rimpianto, ricorda i cari genitori<br />

Emilio e Angela, il marito<br />

Giorgio e l'amata sorella Lidia.<br />

Giordano<br />

Delise<br />

n. 6.2.1931<br />

m. 11.3.2009<br />

Nel terzo anniversario della<br />

sua scomparsa è sempre ricordato<br />

con tanto affetto dalla<br />

moglie Mariella, dalla figlia<br />

Marina con il marito Maurizio<br />

e dai nipoti Daniele e Roberta<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Mario<br />

Carboni<br />

n. 25.8.1914<br />

m. 11.8.1997<br />

A 15 anni dalla Tua scomparsa<br />

la moglie Valeria con i figli<br />

Marsilvia e Gianni Ti ricordano<br />

sempre con infinito amore<br />

e rimpianto unitamente a tutti<br />

i familiari.<br />

Lea<br />

Ceccotti<br />

Moscolin<br />

n. 27.3.1929<br />

a San Pietro<br />

al Natisone<br />

m. 29.9.2011<br />

a Monfalcone<br />

è trascorso un anno dalla scomparsa<br />

della nostra amata Lea.<br />

La ricordano con affetto e<br />

rimpianto il marito Liduino e<br />

la figlia Edda insieme al genero<br />

Fausto, ai nipoti Marco e<br />

Mauro e ai familiari tutti.<br />

Angelo<br />

Moscolin<br />

n. 18.2.1894<br />

m. 2.6.1965<br />

Maria<br />

Delise<br />

in Moscolin<br />

n. 12.7.1896<br />

m. 6.12.1956<br />

Libero<br />

Moscolin<br />

n. 5.3.1923<br />

m. 30.12.1943<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

da Liduino Moscolin<br />

insieme ai familiari tutti un<br />

affettuoso ricordo dei cari<br />

genitori e del fratello Libero.<br />

Francesco<br />

Degrassi<br />

n. 24.9.1916<br />

m. 14.3.1999<br />

Norma<br />

Troian<br />

ved. Degrassi<br />

n. 4.11.1919<br />

m. 7.7.1999<br />

Sono sempre ricordati con<br />

rimpianto dai figli Luisa e<br />

Nevio, dal genero Mauro e<br />

dalla nipote Serena.<br />

Un caro ricordo anche per tutti<br />

i nostri parenti defunti.<br />

Elvira<br />

Lonza<br />

ved. Poletti<br />

n. 28.2.1905<br />

m. 17.2.1996<br />

Francesco<br />

Poletti<br />

n. 1903<br />

m. 2.10.1952<br />

Li ricordano sempre con tanto<br />

affetto la nuora Ucci, il genero<br />

Isi e i nipoti tutti.<br />

Mariucci<br />

Poletti<br />

in Rosario<br />

n. 1931<br />

n. 25.4.1995<br />

a Phoenix<br />

(Arizona)<br />

La ricordano sempre il marito<br />

Isi, i figli Benvenuto e Daniela,<br />

la cognata Ucci e familiari.<br />

Giovanna<br />

Predonzan<br />

in Delise<br />

n. 3.4.1904<br />

a Pirano<br />

m. 17.1.1993<br />

Nicolò<br />

Delise<br />

n. 16.6.1900<br />

m. 25.10.1959<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto dlla figlia Ucci unitamente<br />

ai familiari tutti.<br />

Mario<br />

Delise<br />

n. 23.6.1929<br />

m. 22.8.1983<br />

è sempre ricordato dalla sorella<br />

Ucci, dalla moglie Dina, dal<br />

figlio Fabrizio, dai nipoti Francesca<br />

e Alberto e dai fratelli<br />

Lina, Dino e Luciana.


26 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Anna<br />

Maria<br />

Calini<br />

in Zaro<br />

n. 20.7.1930<br />

m. 29.12.1986<br />

Sei sempre nei nostri cuori, tuo<br />

marito Pini e figlia Gabriella.<br />

Mario<br />

Zaro<br />

n. 31.7.1899<br />

m. 10.7.1987<br />

Elvira<br />

Colomban<br />

in Zaro<br />

n. 5.3.1902<br />

m. 4.2.1992<br />

Maria<br />

Zaro<br />

n. 1.10.1923<br />

m. 14.11.1939<br />

Liberio<br />

Zaro<br />

n. 18.8.1938<br />

m. 13.2.2000<br />

Giovanni<br />

Ulcigrai<br />

n. 26.11.1891<br />

m. 7.7.1951<br />

Elisabetta<br />

Colomban<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 21.12.1899<br />

m. 13.12.1983<br />

Li ricorda sempre con affetto<br />

il figlio, fratello e nipote Pini<br />

Zaro con la figlia Gabriella e i<br />

familiari tutti.<br />

Massimiliano<br />

Minin<br />

n. 11.12.1972<br />

m. 3.8.2007<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa è ricordato con<br />

affetto dai genitori Walter<br />

e Bruna Degrassi, dalle zie<br />

Norina e Bianca, dai cugini e<br />

parenti tutti.<br />

Nel dodicesimo anniversario<br />

della morte di<br />

Remigio Burla<br />

e nel quattordicesimo anniversario<br />

della morte di<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 1.2.1903<br />

m. 20.1.1975<br />

Franco Pangher<br />

sono ricordati con affetto dalle<br />

rispettive mogli Norina e Bianca<br />

Degrassi, dai figli, nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Dalle figlie Norina, Bianca e<br />

Bruna un affettuoso ricordo<br />

anche per i cari genitori<br />

Giuseppina<br />

Goina<br />

n. 24.4.1908<br />

m. 29.10.1973<br />

Edvino<br />

Vascotto<br />

n. 20.8.1936<br />

m. 20.8.2009<br />

Donare vuol dire amore e tu ci<br />

hai donato tanto.<br />

La moglie Dorina, i figli Davide<br />

e Lorenzo con le nuore<br />

Manuela e Cristina e il tanto<br />

amatissimo nipote Simone.<br />

Ottavo anniversario<br />

Vilma<br />

Degrassi<br />

Fernetti<br />

n. 12.11.1941<br />

m. 11.9.2004<br />

Ave o Maria, Madre di Dio:<br />

tieni per sempre vicino a Te<br />

in Cielo e nei nostri cuori la<br />

dolcissima Vilma, diletta amata<br />

benedetta e beata Sposa e tenerissima<br />

Madre.<br />

Il marito Salvatore ed i figli<br />

Alberto e Alessandra.<br />

Si uniscono nel rimpianto il<br />

fratello Alessandro, le cognate<br />

Annunziata, Redenta, Nicolina,<br />

Nevia e Francesca, i parenti<br />

tutti e le Sue care amiche.<br />

Anna<br />

Delise<br />

n. Delise<br />

n. 26.7.1904<br />

m. 19.3.1974<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

n. 5.5.1901<br />

m. 17.8.1978<br />

Un caro ricordo dai figli Edilio,<br />

Dorina e Attilio insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Anita<br />

Troian<br />

Giorgesi<br />

n. 12.3.1924<br />

m. 6.5.2007<br />

Enrico<br />

Giorgesi<br />

n. 15.5.1923<br />

m. 20.8.1977<br />

Li ricordano le figlie Mariuccia<br />

e Giuliana, i nipoti Matteo e<br />

Lorenzo e il fratello e cognato<br />

Libero.<br />

Adelia<br />

Degrassi<br />

ved. Vascotto<br />

n. 10.7.1926<br />

m. 20.9.2005<br />

in Canada<br />

Nel triste anniversario della sua<br />

scomparsa è ricordata con tanto<br />

affetto dai figli, sorelle, generi,<br />

nuore e nipoti.<br />

Giovanna<br />

Parma<br />

ved. Viezzoli<br />

n. 29.9.1921<br />

m. 31.7.2007<br />

Sei sempre nel mio cuore. Con<br />

tanto amore, la figlia Adriana.<br />

Un affettuoso ricordo anche<br />

per la sorella<br />

Anna<br />

Penso<br />

ved. Beltrame<br />

n. 22.8.1903<br />

m. 6.10.1993<br />

Giovanni<br />

Beltrame<br />

n. 24.6.1898<br />

m. 25.9.1983<br />

Mariella Viezzoli<br />

Salvino Beltrame<br />

Livio Beltrame<br />

Ederino Beltrame<br />

Sono caramente ricordati dalla<br />

figlia e sorella Ucci unitamente<br />

ai nipoti e parenti tutti.<br />

Antonia<br />

Giurgevich<br />

Costanzo<br />

n. 16.12.1915<br />

m. 25.2.1989<br />

Giuseppe<br />

Costanzo<br />

n. 11.9.1916<br />

m. 31.12.1973<br />

Li ricordano sempre i figli<br />

Mario, Bruno, Sergio e Franco<br />

unitamente ai parenti tutti.


15 settembre 2012 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

Giacinto<br />

Lugnani<br />

n. 23.1.1922<br />

m. 1.1.2012<br />

Alice<br />

Costanzo<br />

in Lugnani<br />

n. 1.4.1922<br />

m. 15.6.2004<br />

Luigi<br />

Lugnani<br />

n. 24.9.1897<br />

m. 25.2.2001<br />

Luigia<br />

Dagri<br />

in Lugnani<br />

n. 18.9.1897<br />

m. 24.3.1980<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto dai figli e nipoti<br />

Laura con Bruno e Franco con<br />

Annamaria.<br />

Guerrino<br />

Deste<br />

n. 19.1.1915<br />

m. 11.9.2002<br />

Nel decimo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato sempre<br />

con amore dai figli Corrado e<br />

Mariacarmen insieme alla nuora,<br />

al genero e ai nipoti.<br />

Salvatore<br />

Bacci<br />

n. 9.11.1928<br />

m. 31.6.2011<br />

Ad un anno dalla scomparsa,<br />

Lo ricordano la moglie Luciana<br />

Delise, i figli Paolo con<br />

Tiziana e Donatella con Roberto<br />

assieme ai nipoti Luca<br />

con Elisabetta e Marco con<br />

Lorenza.<br />

Antonietta<br />

Vascotto<br />

ved. Poletti<br />

n. 13.6.1922<br />

m. 7.10.2001<br />

Giovanni<br />

Poletti<br />

n. 8.6.1910<br />

m. 29.2.1988<br />

Vi ricordiamo sempre con tanto<br />

affetto: Flavia, Ovidio, Francesca,<br />

Marco e Anita.<br />

Vittoria<br />

Vascotto<br />

n. Costanzo<br />

n. 10.1.1895<br />

m. 14.9.1981<br />

Carlo<br />

Vascotto<br />

n. 28.12.1891<br />

m. 16.10.1974<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dalla<br />

figlia Anita, dalla nipote Flavia<br />

con Ovidio e dai pronipoti<br />

Francesca e Marco.<br />

Franco<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 27.1.1958<br />

a Trieste<br />

m. 29.2. 2008<br />

a Bregenz<br />

(Austria)<br />

Lo ricordano sempre con<br />

dolore i genitori Luciano e<br />

Annemarie Richter, la moglie<br />

Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />

e tutti i parenti di Trieste e di<br />

Bregenz (Austria).<br />

Mario<br />

Parovel<br />

n. 13.5.1912<br />

m. 21.7.2002<br />

A dieci anni dalla sua scomparsa<br />

lo ricordano con tanto<br />

affetto la moglie Caterina, i<br />

figli Marisa e Marino e i nipoti.<br />

Luciano<br />

Konobelj<br />

n. 10.1.1915<br />

m. 25.1.1994<br />

in Australia<br />

Dalla moglie Pina Giani e dalla<br />

figlia Luciana un affettuoso<br />

ricordo del marito e papà Luciano<br />

e dei nonni<br />

Antonio e Santa Giani<br />

Maria<br />

Chicco<br />

ved. Coronica<br />

n. 31.8.1914<br />

m. 23.10.2000<br />

Sempre nel cuore, con grande<br />

affetto la ricordano la figlia<br />

Marisa con Livio, gli amati<br />

nipoti Fulvio, Mauro e Marco,<br />

le sorelle Etta e Libera e i<br />

parenti tutti.<br />

Ausilia<br />

Degrassi<br />

Pugliese<br />

n. 27.5.1912<br />

m. 6.7.1945<br />

Chiara<br />

Bettoso<br />

Pugliese<br />

n. 1.11.1886<br />

m. 30.3.1955<br />

Giovanni<br />

Pugliese<br />

n. 11.2.1908<br />

m. 8.3.1982<br />

Gisella<br />

Dellore<br />

Pugliese<br />

n. 14.5.1910<br />

m. 9.6.2002<br />

Continuate a vivere nei nostri<br />

cuori con immutato affetto.<br />

Leda, Livia, Mario con i familiari.<br />

Marino<br />

Dagri<br />

n. 30.11.1935<br />

m. 1.10.2010<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano sempre<br />

con immenso affetto la moglie<br />

Silva, la figlia Donatella, il<br />

figlio Davide con la moglie<br />

Serena e i nipoti Francesca,<br />

Simone e Sofia unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Mantovano<br />

Dagri<br />

n. 9.5.1904<br />

m. 3.8.1991<br />

Giuseppina<br />

Vascotto<br />

ved. Dagri<br />

n. 11.3.1909<br />

m. 6.11.1997<br />

Un affettuoso ricordo dalla<br />

nuora Silvia insieme ai nipoti<br />

e ai familiari tutti.<br />

Antonietta<br />

Pugliese<br />

n. 17.1.1910<br />

m. 3.9.2004<br />

Adriana<br />

Pozzetto<br />

n. 24.7.1938<br />

m. 26.5.2005<br />

Giuseppe<br />

Pozzetto<br />

n. 4.3.1909<br />

m. 26.5.1989<br />

Che il Signore abbia sempre<br />

con se nel suo luminoso aere la<br />

nostra cara Adriana assieme ai<br />

meravigliosi genitori Giuseppe<br />

(Bepi) e Antonietta e con il caro<br />

fratello Luigi.<br />

Un ricordo affettuoso per tutti<br />

loro dal figlio Claudio, dalle<br />

nuore Laura e Mariella e dai<br />

nipoti Daniele, Alessandro e<br />

Roberto.


28 ISOLA NOSTRA<br />

15 settembre 2012<br />

Un sentito grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Vladimiro e Arduino<br />

Copettari (Roma/Verona)<br />

100 in ricordo dello zio Tullio<br />

Bordato e con un affettuoso<br />

pensiero anche per la mamma<br />

Violetta e il papà Marcello<br />

• fernanda Goina Gordini<br />

(Grado) 50<br />

• Maria Benvenuti Carpi<br />

con il figlio Nico e i familiari<br />

(Genova) 50 in ricordo del<br />

marito e papà Dario Benvenuti<br />

• Liduino Moscolin<br />

(Monfalcone) 100 in memoria<br />

della moglie Lea Ceccotti e di<br />

tutti i defunti della famiglia<br />

• franca Stolfa Turco<br />

con i familiari (Nicosia/EN)<br />

30 ricordando gli zii Vasco<br />

Vascotto e Lucia Chicco<br />

DA TRIESTE<br />

• Maria Carmen Ulcigrai<br />

30 per festeggiare i 90 anni<br />

della mamma Nerina Vascotto<br />

• Gianna e Alfredo Bussani<br />

20 in ricordo dei 60 anni<br />

di matrimonio di Bruna e Luigi<br />

Dandri<br />

• Marisa Vascotto Giovannini<br />

30 in occasione dei 100<br />

anni della cara santola Iolanda<br />

Ciani Crepas<br />

o Jole Crepas 50 per<br />

festeggiare i 100 anni della<br />

mamma Iolanda Ciani<br />

• Luciana Delise 50 ricordando<br />

il marito Salvatore<br />

Bacci nel primo anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Il figlio Giuseppe con<br />

la nuora Adriana 50 in ricordo<br />

del papà e suocero Bruno<br />

Vascotto<br />

• Bruna Zaro Giorgini<br />

50 in ricordo dei familiari<br />

defunti<br />

• Rosalba e Clara Troian<br />

50 in ricordo dei genitori Albino<br />

e Bruna Vascotto<br />

• Maura felluga 20 ricordando<br />

i genitori Giordano e<br />

Maria Gherbaz<br />

• Salvatore fernetti con i<br />

figli Alberto e Alessandra 100<br />

in ricordo della cara moglie e<br />

mamma Vilma Degrassi<br />

• Silvia Pitacco 20 ricordando<br />

con affetto Solidea<br />

Degrassi<br />

• Albina Gubertini 50<br />

in ricordo della cugina Solidea<br />

Degrassi<br />

• Paola, franca e Corrado<br />

50 in ricordo del caro papà<br />

Giovanni Depase<br />

• Bruna Babich Cociancich<br />

(<strong>Isola</strong>) 20<br />

• Alberto e Giovanna<br />

Vascotto 50 in ricordo dei nostri<br />

genitori<br />

• Edda Petronio con il<br />

figlio Paolo 50 in ricordo del<br />

marito e papà Mario Felluga<br />

o Angela Delise 50 in<br />

ricordo di Mario Felluga<br />

• Mariella Contento 50<br />

in ricordo del marito Giordano<br />

Delise<br />

• Bruno Giacomin e<br />

Laura Degrassi 50 in ricordo<br />

dei nostri cari defunti<br />

• Claudio e Luciana 50<br />

in ricordo di Tullio Bordato<br />

• Bruno e Bruna 20 in<br />

ricordo di Tullio Bordato<br />

• Gianni e Libera 30 in<br />

ricordo di Tullio Bordato<br />

• Bruno e Luciana 30 in<br />

ricordo di Tullio Bordato<br />

• famiglia felluga 30<br />

in ricordo dell’amico Tullio<br />

Bordato<br />

• Nevio Pugliese con Marica<br />

(<strong>Isola</strong>) 40 ricordando lo<br />

zio Tullio Bordato e i propri<br />

genitori Giustina e Primano<br />

• Dorina ed Edy Pugliese<br />

100 per ricordare lo zio Tullio<br />

Bordato e con un affettuoso<br />

pensiero per i genitori Vittoria<br />

e Romildo<br />

o Ariella e Mario<br />

Mizzan 50 in ricordo del caro<br />

amico Tullio Bordato<br />

• Romedio e Vilma Crisman<br />

30 ricordando la cara<br />

amica Egidia Russignan<br />

• Anita Degrassi (Muggia)<br />

20<br />

• Mario Costanzo 30 ricordando<br />

i genitori Antonia e<br />

Giuseppe<br />

• franca Benvenuti 50<br />

in ricordo della sorella Livia<br />

(paladina)<br />

• Le sorelle Bianca e Mariuccia<br />

con i nipoti 50 in ricordo<br />

della sorella Livia Benvenuti<br />

• Nadia Derossi 10 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Adriana Viezzoli 30 in<br />

ricordo della mamma Giovanna<br />

e della sorella Mariella<br />

• Maria Carmen 50 in<br />

ricordo del papà Guerrino Deste<br />

• Livia Degrassi Pugliese<br />

20 in ricordo della sorella Adele<br />

• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />

il fratello Enrico e la<br />

cognata Anita<br />

DALL’ESTERO<br />

• Pina Giani con la figlia Luciana (Australia) $ 100 in<br />

memoria del marito e papà Luciano Konobelj e dei genitori e<br />

nonni Antonio e Santa Giani<br />

• Anita Zaro con i figli Sergio e Roberto (Venezuela)<br />

€ 50 ricordando il marito e papà Giuseppe e la figlia e sorella<br />

Rosanna<br />

• Annamaria Castro D’Addario (Australia) $ 50 in<br />

ricordo dei genitori Antonio e Antonia Castro<br />

• Livio Castro (Australia) $ 50 in ricordo dei genitori<br />

Antonio e Antonia Castro<br />

• Gianna fradel (Australia) € 20 in memoria dei cari<br />

defunti<br />

• Luigia Zaro (Australia) $ 50 ricordando il marito<br />

Giuseppe Mitteregger<br />

• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />

• Elvio Chelleri (Canada) $ 100 in memoria dei genitori<br />

Giuseppina e Giusto (manestra)<br />

• Luciano e Annemarie Degrassi (Germania) € 50 in<br />

ricordo del figlio Franco Antonio<br />

o Marino Fragiacomo (Stati Uniti) $ 100 in ricordo<br />

dei genitori Pietro ed Ernesta<br />

o Francesca Fragiacomo (Stati Uniti) $ 100 in ricordo<br />

del marito Dino Degrassi e dei genitori Pietro ed Ernesta.<br />

• Marisa Vascotto Giovannini<br />

50 in ricordo della<br />

mamma Rina Pozzetto ved.<br />

Vascotto<br />

• fabio Vascotto 50 in<br />

ricordo della cugina Rina Pozzetto<br />

ved. Vascotto<br />

• fabio Vascotto 50 in<br />

memoria di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• I figli Luisa e Nevio<br />

50 in ricordo dei cari genitori<br />

Francesco e Norma e di tutti i<br />

familiari defunti<br />

• Bruno e Samuela fragiacomo<br />

50 in ricordo dei<br />

rispettivi genitori Maria e Ilario<br />

Fragiacomo e Giuseppina e<br />

Giuseppe Vascotto, dei fratelli<br />

e delle sorelle.<br />

• Maria Delise 50 in ricordo<br />

del marito Lucio Poletti<br />

• Rosanna Poletti con il<br />

marito Aldo 50 in ricordo del<br />

papà e suocero Lucio<br />

• fabrizio Delise 50 in<br />

ricordo di Lucio Poletti<br />

• Le famiglie di Nino e<br />

Ucci Pesaro, Silva Dagri e<br />

Dario Bernardi 60 un ricordo<br />

del caro e grande amico Lucio<br />

Poletti<br />

• Lida Goina 30 per onorare<br />

la memoria del marito<br />

Salvatore Perentin<br />

• Graziella e Marina<br />

Contesini 20 in ricordo dei cari<br />

nonni Antonio e Maria Degrassi<br />

• Graziella e Marina<br />

Contesini 20 in ricordo degli<br />

zii Ivo e Ivonne Contesini e<br />

Gisella e Nicoletta Derossi<br />

• Graziella e Marina<br />

Contesini 50 ricordando con<br />

affetto i genitori Silvio e Carmela<br />

• Leda, Livia e Mario<br />

Pugliese 60 ricordando tutti i<br />

familiari defunti<br />

• Claudio Pozzetto e famiglia<br />

50 in ricordo dei genitori<br />

Antonietta e Giuseppe Pozzetto<br />

e della sorella Adriana<br />

• Bianca, Bruna e Dorina<br />

60 in memoria dei propri<br />

cari defunti<br />

• Alma Carboncich 70<br />

ricordando il marito Adalgerio<br />

Dudine, i genitori, la sorella, i<br />

suoceri e la cognata<br />

• Bruna e Elvio Marchesan<br />

50 in ricordo di Giovanni e<br />

Anita Marchesan<br />

• Bruna e Nevia Marchesan<br />

50 ricordando la mamma


Olga Serli ved. Marchesan<br />

• Nivia e Giorgio Ruzzier<br />

30 in ricordo del cognato<br />

Mario Chicco<br />

• Gianna Belli 50 in ricordo<br />

dei genitori Gina e Vittorio<br />

• Eliana Chicco 20 in<br />

ricordo dei genitori Silvio e<br />

Paolina<br />

• Valeria Degrassi con<br />

i familiari 50 in ricordo del<br />

marito Mario Carboni<br />

• Silvia Ulcigrai 40 ricordando<br />

il marito Marino Dagri e<br />

i suoceri<br />

• Bruna Parma Carboni<br />

10 in memoria del cognato Giacomo<br />

Carboni<br />

• Adriana Ruzzier 50<br />

in ricordo del marito Mario<br />

Chicco (loca)<br />

• Assunta e Adalgisa Vascotto<br />

50 in ricordo del nipote<br />

Nicola<br />

• Anita Dagostini Dandri<br />

con i figli 50 in ricordo del<br />

marito e papà Mario<br />

• Caterina Petronio Parovel<br />

con i figli 50 in ricordo<br />

del marito e papà Mario Parovel<br />

• Gabriella Zaro 50 in<br />

memoria dei familiari defunti<br />

• Giuseppe Zaro 100 in<br />

memoria di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Pini Zaro 50 ricordando<br />

gli amici Luigi Forturello, Dino<br />

Gubertini e Livio Vittori<br />

• Bruna Vascotto 70 in<br />

ricordo del marito Livio Vittori<br />

e di tutti i cari defunti<br />

• Ederina Drioli ved.<br />

Carboni 60 ricordando il ma-<br />

<strong>Isola</strong>, 5 luglio 1954 –<br />

Nella foto inviata da<br />

Dino Chicco il ricordo<br />

di una allegra compagnia<br />

sulla spiaggia<br />

di Punta del Gallo:<br />

Livino, Berto, Nevio,<br />

Bruno, Bruno, Mario,<br />

Aldo, Maria, Mario,<br />

Ernesto, Neri e Dino.<br />

rito Giorgio, i genitori Emilio e<br />

Angela e la sorella Lidia<br />

• Marisa e Livio Rogantin<br />

30 in ricordo di Maria<br />

Chicco ved. Coronica<br />

• Ucci Beltrame 20 in<br />

ricordo dei genitori Anna e<br />

Giovanni e dei fratelli<br />

• Gemma Marchesan 50<br />

in memoria dei familiari defunti<br />

• Maria Zaro (mastrilli) 20<br />

• Livia Pugliese Vascotto<br />

40 ricordando il marito Nerio e<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Dorina Vascotto 20 in<br />

ricordo del marito Edvino<br />

• Lidia Verk 100 ricordando<br />

i defunti delle famiglie<br />

Verk, Zubin e Vesnaver e tutti i<br />

defunti isolani<br />

o B.D. – 50 in memoria<br />

di tutti i cari defunti<br />

• fabio Colocci € 100<br />

• Anita Vascotto 150 ricordando<br />

il marito Giuseppe<br />

(Pino) Ramani, i genitori Giovanna<br />

e Giovanni e il fratello<br />

Iginio<br />

30° INCONTRO EX-ALLIEVI<br />

DEL LICEO COMBI<br />

Da quando abbiamo lasciato la nostra terra sono<br />

trascorsi, più o meno sessant’anni. Da allora,<br />

quelli che hanno frequentato il Ginnasio-Liceo<br />

Combi di Capodistria hanno avuto occasione di<br />

trovarsi negli incontri periodici che sono stati in<br />

tutto 29.<br />

Purtroppo ormai pochi sono quelli che possono<br />

asserire di aver partecipato a tutte le precedenti<br />

riunioni, ma quelli che hanno ancora la possibilità<br />

di farlo non potranno mancare al 30° raduno che<br />

è fissato per<br />

sabato 29 settembre 2012<br />

alle ore 12.30 presso il ristorante “Ai sette nani”<br />

di Sistiana.<br />

Per intervenire non basta dare la conferma<br />

telefonica al n° 040-299606 dopo le ore 20.30<br />

entro il giorno 22 settembre, ma è necessario<br />

preoccuparsi anche di avvisare gli ex compagni<br />

di classe che non fossero stati infornati.<br />

Raccomando a tutti un po’ di collaborazione.<br />

Ringrazio, e arrivederci<br />

Roberto Ugo Nobile<br />

Che bel che saria …<br />

Signor,<br />

che bel che sarìa<br />

alsarse la matina e sentir cantar<br />

solo i useleti<br />

sora i tetti…<br />

E ‘baiar un can contento<br />

zò ne l’orto…<br />

E rider ‘na dona felice<br />

coi sui fioi,<br />

veder ‘na nona culàr el nipotin,<br />

e un omo dar la man<br />

al suo vizin,<br />

un putèl coi oci<br />

persi nel ciel<br />

che pensa al’amor suo,<br />

de un masso de rose<br />

‘sai più bel.<br />

Niente più rumor de guere,<br />

no lagrime de dolor,<br />

solo gente ridente,<br />

che passa,<br />

con in boca un fior.<br />

Ala fin ‘ndar a dormir<br />

col cuor in pase<br />

e dar la bona note<br />

davanti a ‘na finestra verta<br />

al mondo, che in armonia<br />

a quel’ora tase.<br />

Mario Costanzo, sino<br />

Il nostro grazie a tutti gli<br />

isolani che con la loro generosità<br />

permettono l’uscita<br />

costante del nostro<br />

giornale e la continuazione<br />

delle nostre iniziative<br />

per ricordare la storia<br />

del nostro paese e mantenerne<br />

vive le tradizioni<br />

a tanti anni dall’Esodo.<br />

Ancora grazie.


<strong>Isola</strong>, anni ’30: tempo di vendemmia<br />

La festa dell'uva organizzata dal<br />

Dopolavoro Arrigoni

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