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Pierpaolo Mudu - Università di Roma "Tor Vergata"

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<strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

GLI ESQUILINI: CONTRIBUTI AL DIBATTITO SULLE<br />

TRASFORMAZIONI NEL RIONE ESQUILINO DAGLI ANNI<br />

SETTANTA AL DUEMILA<br />

Punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

Questa raccolta ed elaborazione <strong>di</strong> informazioni che riguardano l’Esquilino<br />

è organizzata intorno a tre punti fondamentali:<br />

1) le trasformazioni sociali contemporanee dell’Esquilino 1 ;<br />

2) il concetto <strong>di</strong> degrado e la sua applicazione all’attuale situazione dell’Esquilino;<br />

3) il significato che ha assunto lo spazio dell’Esquilino.<br />

La nascita e lo sviluppo dell’Esquilino<br />

Sviluppo urbanistico<br />

Osservando la carta <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> si nota come l’Esquilino si trovi al confine<br />

est del Centro storico, nella I circoscrizione (cfr. figura 1). Secondo la sud<strong>di</strong>visione<br />

toponomastica il rione Esquilino si estende per circa 158 ettari, contiene<br />

tutta la stazione Termini e piazza dei Cinquecento, aree <strong>di</strong> “confine” insieme<br />

a via Gioberti con il rione Castro Pretorio; la via Merulana lo separa<br />

dal rione Monti e le Mura Aureliane lo <strong>di</strong>vidono poi dai quartieri <strong>di</strong> sudest<br />

della città (figura 2b). I suoi confini sono così segnati da gran<strong>di</strong> strutture urbane,<br />

sia moderne, come la stazione Termini, che religiose come le basiliche<br />

1 La prospettiva storica <strong>di</strong> questo intervento, nonostante una breve <strong>di</strong>gressione, è limitata<br />

agli ultimi trent’anni e rimando per considerazioni sull’evoluzione storica del rione allo<br />

scritto <strong>di</strong> M.R. PROTASI contenuto nel presente volume. L’analisi svolta è parzialmente basata<br />

sui risultati pubblicati nella tesi <strong>di</strong> dottorato (P. MUDU, Gli immigrati stranieri a <strong>Roma</strong>: aspetti<br />

<strong>di</strong>stributivi e relazionali, tesi <strong>di</strong> dottorato in Geografia economica / XII ciclo. <strong>Roma</strong>, <strong>Università</strong><br />

“La Sapienza” – Facoltà <strong>di</strong> Economia/Dipartimento <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> geoeconomici, statistici,<br />

storici per l’analisi regionale, 2000). Per il lavoro sono stati utilizzati come fonte <strong>di</strong> informazione<br />

ed indagine 700 articoli, riguardanti l’Esquilino, che coprono per lo più gli ultimi 20<br />

anni, il cui nucleo è costituito dallo spoglio completo <strong>di</strong> «Il Messaggero», «Il Tempo», «Corriere<br />

della Sera» e «Repubblica» nel triennio 1997-99 (in tutto 573 articoli). Infine si è svolto<br />

un lavoro sul campo, in particolare nei mesi <strong>di</strong> settembre e ottobre 2001, preceduto da numerosi<br />

sopralluoghi.


642 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

<strong>di</strong> San Giovanni, Santa Maria Maggiore e Santa Croce in Gerusalemme che<br />

archeologiche, come le Terme <strong>di</strong> Diocleziano, le Mura Aureliane e Porta<br />

Maggiore.<br />

L’Esquilino, nell’attuale sud<strong>di</strong>visione in zone urbanistiche, rientra nella<br />

zona “1e”, denominata proprio “Esquilino”, che contiene però anche il rione<br />

Monti (figura 2a).<br />

L’attuale sud<strong>di</strong>visione toponomastica è, in genere, quella cui ci si riferisce;<br />

nelle cronache comunque l’Esquilino è <strong>di</strong> fatto considerata la zona gravitante<br />

su piazza Vittorio Emanuele II 2 cui rimandano sia gli abitanti <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

che la stampa e le autorità.<br />

Figura 1. Posizione dell’Esquilino entro il territorio del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>.<br />

2 Nel testo, d’ora in avanti, sarà definita semplicemente come piazza Vittorio.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 643<br />

Figura 2. L’Esquilino nella sud<strong>di</strong>visione per zone urbanistiche (a) e toponomastica<br />

(b) del Centro storico.


644 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Dopo l’unità d’Italia si cercò <strong>di</strong> orientare lo sviluppo <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> in <strong>di</strong>rezione<br />

est 3 e l’attuale rione Esquilino nacque nell’ultimo quarto del secolo <strong>di</strong>ciannovesimo,<br />

come conseguenza dell’intensa speculazione e<strong>di</strong>lizia favorita altresì<br />

dalla costruzione della stazione Termini. In una zona <strong>di</strong> vigne e ville, <strong>di</strong> cui<br />

ora resta solo villa Wolkonski, con importanti resti archeologici romani 4 , si<br />

decise quin<strong>di</strong> dopo l’unità d’Italia <strong>di</strong> costruire un quartiere per la nuova burocrazia,<br />

in gran parte proveniente da <strong>Tor</strong>ino, che avrebbe lavorato lungo l’asse<br />

<strong>di</strong> via XX Settembre. Il quartiere fu definito, come altri contemporanei progetti,<br />

“piemontese”, poiché riproduceva dei tipi e<strong>di</strong>lizi in una trama regolare tipici<br />

<strong>di</strong> una parte <strong>di</strong> <strong>Tor</strong>ino 5 . La costruzione <strong>di</strong> nuovi palazzi all’Esquilino saldò<br />

il rione Monti con il confine est delle Mura Aureliane. Il centro nodale del<br />

quartiere veniva assunto da piazza Vittorio, toccata da 13 strade, che fu inaugurata<br />

nel 1884 6 e conteneva gli appartamenti più lussuosi del rione 7 . Importante<br />

è stato poi l’intervento dell’ICP (Istituto Case Popolari) che ha definito<br />

una zona ben particolare, tra viale Manzoni e Santa Croce in Gerusalemme.<br />

La costruzione del quartiere nel 1921 era terminata, ma è da tenere presente<br />

che una gran parte delle case era già stata costruita prima del 1886 8 .<br />

Oltre alla nascita <strong>di</strong> una zona alberghiera, per la presenza della più importante<br />

stazione ferroviaria, e la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici residenziali, il quartiere<br />

fu dotato <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi servizi e strutture a partire dai primi del Novecento. Furono,<br />

per esempio, costruiti un acquario, la centrale del latte, caserme, teatri, il<br />

giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> piazza Dante ed e<strong>di</strong>fici scolastici. Negli anni Trenta si cominciò a<br />

consolidare il mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio, che si affermò nel dopoguerra come<br />

il più grande della città. Dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, con tutte le costruzioni<br />

ultimate e con lo sviluppo del mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio, l’Esquilino si<br />

presentava con un tessuto urbanistico abbastanza articolato, vi erano infatti: la<br />

zecca del Ministero delle Finanze (tra via Turati, via Ricasoli, via Lamarmora<br />

e via Principe Amedeo), la centrale del latte (numero 12 <strong>di</strong> figura 8), le poste<br />

centrali a piazza Dante, due strutture militari, ovvero le caserme Sani e Pepe<br />

(numeri 14 e 15 <strong>di</strong> figura 8), i teatri dell’Ambra Jovinelli (numero 13 <strong>di</strong> figura<br />

8) e del Brancaccio, l’ufficio del catasto a largo Leopar<strong>di</strong> e la filiale della Fiat<br />

a viale Manzoni. Oltre ai giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> piazza Vittorio ve ne erano altri due minori<br />

a piazza Dante e a piazza Fanti. È poi da non <strong>di</strong>menticare che successiva-<br />

3 I. INSOLERA, <strong>Roma</strong> moderna, <strong>Tor</strong>ino, Einau<strong>di</strong>, 1993.<br />

4 A questo proposito si veda S. VASCO ROCCA, Guide rionali <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Rione XV. Esquilino, <strong>Roma</strong>,<br />

Palombi, 1978 e F. COARELLI, <strong>Roma</strong>. Guide archeologiche, Milano, Mondadori, 2000.<br />

5 I. INSOLERA, cit.<br />

6 C. SABATINI, I cent’anni <strong>di</strong> piazza Vittorio, «Rugantino», V, 1984, 20; ID., I cent’anni <strong>di</strong> piazza<br />

Vittorio, «Rugantino», V, 1984, 21.<br />

7 D. PERTICA, Esquilino: intorno a piazza Vittorio, «<strong>Roma</strong>, ieri, oggi, domani», 1989, 17.<br />

8 A. SERONDE BABONAUX, <strong>Roma</strong>. Dalla città alla metropoli, <strong>Roma</strong>, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1983.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 645<br />

mente nella zona <strong>di</strong> viale Manzoni si inse<strong>di</strong>ò il provve<strong>di</strong>torato. Particolarmente<br />

sviluppate, infine, le attività commerciali sia al dettaglio, specialmente nella<br />

zona pregiata <strong>di</strong> piazza Vittorio, che all’ingrosso, poiché moltissimi grossisti<br />

operavano proprio all’Esquilino. In tempi <strong>di</strong>versi molte delle strutture che<br />

caratterizzavano l’Esquilino furono abbandonate senza che ci fosse alcun progetto<br />

per la loro utilizzazione (figura 8). Resta il fatto che nella geografia citta<strong>di</strong>na<br />

quello che adesso appare come un pezzo del Centro storico ha occupato<br />

fino a pochi decenni fa una posizione semiperiferica.<br />

Negli ultimi venti anni sono poi da annotare alcuni fatti <strong>di</strong> notevole interesse<br />

urbanistico: nel 1980 fu inaugurata la linea A della metropolitana che<br />

ha una fermata in piazza Vittorio, nel 1986 vi fu il crollo <strong>di</strong> una parte <strong>di</strong> un<br />

palazzo, nel 1990 fu abbattuta l’ex centrale del latte e si ebbe una concentrazione<br />

<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> immigrati alla ex Pantanella, infine nel 2001 vi è stato lo<br />

spostamento del mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio.<br />

Popolazione tra 1951 e 1991<br />

Nel 1951, quando il Centro storico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> si presentava con alti in<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> affollamento, mantenuti del resto per altri venti anni (cfr. anche figura 6),<br />

all’Esquilino erano residenti circa 62mila persone (cfr. tabella 1). Nel 1951,<br />

la più alta concentrazione demografica compariva intorno a piazza Vittorio,<br />

specialmente dal lato <strong>di</strong> piazza Dante, nella parte intorno piazza Manfredo<br />

Fanti (compresa tra via Cavour, via Napoleone III, via Mamiani e via Giolitti)<br />

e lungo l’asse <strong>di</strong> Santa Croce in Gerusalemme (cfr. figura 9). Successivamente<br />

i rioni del Centro storico hanno subito fortissime <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> espulsione<br />

degli abitanti, tanto da riuscire a conservare nel 1991, complessivamente,<br />

solo il 33 per cento della popolazione censita nel 1951, mentre invece<br />

per l’Esquilino si registra un valore del 40 per cento.<br />

Tabella 1. 1951-1991, Esquilino: popolazione residente.<br />

1951 1961 1971 1981 1991<br />

62.184 42.103 33.411 27.619 24.654<br />

Fonte: censimenti ISTAT.<br />

In termini percentuali le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> popolazione maggiori si sono verificate<br />

proprio nella zona <strong>di</strong> piazza Vittorio, dove nel 1991 sono numericamente<br />

presenti tra il 25 per cento e il 50 per cento della popolazione residente nel<br />

1951 (cfr. figura 10); si deve però riconoscere una leggera tenuta in varie<br />

parti del quartiere, specialmente nella parte tra viale Manzoni e via Statilia.


646 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Mentre il resto del Centro storico ha perso un tessuto demografico variegato<br />

che assicurava una società al territorio, invece il ricambio e l’attenuazione<br />

del vuoto residenziale hanno portato l’Esquilino a conservare una presenza<br />

sociale articolata <strong>di</strong> cui l’immigrazione straniera è l’ultima importante novità.<br />

Immigrazione dall’estero<br />

Alla fine degli anni Settanta l’Esquilino costituiva per gli immigrati stranieri<br />

più una zona <strong>di</strong> presenza che non <strong>di</strong> residenza, se si eccettuano le pensioni,<br />

e la presenza più consistente era quella degli immigrati nordafricani.<br />

Inoltre, per la facile accessibilità, la zona dell’Esquilino è stata subito eletta<br />

come luogo <strong>di</strong> incontro dalle varie comunità immigrate. La popolazione <strong>di</strong>urna<br />

caratterizza non solo piazze, pensioni e hotel, ma anche il viavai intorno a<br />

<strong>di</strong>verse attività commerciali e assistenziali. Quattro strutture <strong>di</strong> assistenza,<br />

sviluppatesi intorno agli anni Ottanta, hanno costituito un punto <strong>di</strong> riferimento<br />

per molti immigrati. Due <strong>di</strong> queste strutture, tuttora funzionanti, sono gestite<br />

dalla CARITAS: l’ostello e il centro me<strong>di</strong>co a via Marsala, aperti nella seconda<br />

metà degli anni Ottanta, e la mensa a via delle Sette Sale, nel rione Monti,<br />

aperta nel 1984, mentre proprio vicino a piazza Vittorio, in via Ferruccio, ha<br />

operato una mensa 9 gestita dal circolo San Pietro e un dormitorio solo maschile,<br />

gestito dalle suore missionarie della carità, si trova in via Rattazzi.<br />

Un’altra struttura <strong>di</strong> accoglienza per il pernottamento, che non ricade propriamente<br />

all’Esquilino, ma facilmente raggiungibile a pie<strong>di</strong>, era l’albergo del popolo<br />

gestito dall’Esercito della Salvezza a San Lorenzo. L’ultima struttura che<br />

ha cominciato ad operare dal 2000 si trova, fuori dall’Esquilino, in via Sannio<br />

ed è un centro <strong>di</strong>urno e notturno gestito dalla Casa dei Diritti Sociali.<br />

Diverso il <strong>di</strong>scorso per l’altra componente della popolazione dell’Esquilino,<br />

vale a <strong>di</strong>re quella residente. Dal 1986, circa, cominciò un rapido flusso <strong>di</strong> immigrati<br />

dall’Asia, in particolare dal Bangladesh 10 . Questi immigrati costituiscono<br />

una popolazione prevalentemente maschile, <strong>di</strong> religione musulmana, con<br />

una educazione alta, poliglotta e <strong>di</strong> origine sia urbana che rurale 11 . I bengalesi si<br />

resero visibili con l’occupazione della ex Pantanella. L’ex pastificio della Pan-<br />

9 La mensa <strong>di</strong> via delle Sette Sale offre oltre mille pasti giornalieri e controlla tramite un<br />

tesserino l’accesso <strong>di</strong> chi vi entra. La mensa a via Ferruccio offriva un numero minore <strong>di</strong> pasti,<br />

circa 300 ma non faceva nessun controllo all’ingresso (D. ROCCA, La mensa degli arabi, in<br />

Ghetti etnici e tensioni <strong>di</strong> vita, a cura <strong>di</strong> R. De Angelis, <strong>Roma</strong>, La Meri<strong>di</strong>ana e<strong>di</strong>tori, 1991).<br />

10 Si veda M. KNIGHTS, Bangladeshis in Rome: the political, economic and social structure<br />

of a recent migrant group, in Questioni <strong>di</strong> geografia della popolazione, a cura <strong>di</strong> M.L. Gentileschi-R.<br />

King, Bologna, Pàtron e<strong>di</strong>tore, 1996 e «l’Unità» del 9 giugno 1998.<br />

11 M. KNIGHTS-R. KING, The geography of Bangladeshi migration to Rome, «International<br />

Journal of Population geography», 1998, 4, pp. 299-321.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 647<br />

tanella è situato all’inizio della Casilina vecchia, a circa mezzo chilometro da<br />

Porta Maggiore. In stato <strong>di</strong> abbandono per decenni, fu rapidamente occupato,<br />

durante il 1990, da più <strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> immigrati. L’occupazione si era sviluppata<br />

con il supporto della “Casa dei <strong>di</strong>ritti sociali” 12 , dopo una serie <strong>di</strong> sgomberi<br />

effettuati nel Centro storico, in occasione dei mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> calcio, <strong>di</strong> senza fissa<br />

<strong>di</strong>mora, in gran parte pakistani, bengalesi ed in<strong>di</strong>ani 13 . Nel gennaio del 1991, al<br />

momento dello sgombero, la comunità più numerosa era quella dal Bangladesh<br />

con 1370 persone, la maggior parte in regola con il permesso <strong>di</strong> soggiorno 14 .<br />

Dopo lo sgombero della ex Pantanella, il centro residenziale e lavorativo<br />

<strong>di</strong> molti immigrati del Bangladesh si spostò non solo in VI circoscrizione ma<br />

anche all’Esquilino.<br />

Dalla seconda metà degli anni Ottanta l’altro grande gruppo in forte e rapido<br />

aumento è stato quello dei cinesi. Politiche restrittive attuate da altri<br />

paesi europei avevano spostato verso l’Italia una quota crescente <strong>di</strong> immigrazione<br />

dalla Cina 15 , composta inizialmente da immigrati in prevalenza maschi,<br />

<strong>di</strong> non alta istruzione, provenienti dall’altipiano e dalla pianura dello<br />

Zhejiang 16 . Fino al 1987 era in teoria molto <strong>di</strong>fficile per un cinese intraprendere<br />

un’attività impren<strong>di</strong>toriale, poi con la legge n. 109/1987 fu ratificato un<br />

accordo bilaterale tra il governo italiano e quello cinese per la promozione e<br />

reciproca protezione degli investimenti impren<strong>di</strong>toriali.<br />

Le trasformazioni dei percorsi migratori hanno invece provocato, negli<br />

anni Novanta, per gli immigrati dal Nordafrica un orientamento più verso il<br />

nord dell’Italia che verso <strong>Roma</strong>. Nel 1998, secondo i dati del registro anagrafico,<br />

nella zona urbanistica dell’Esquilino (che comprende come visto anche<br />

il rione Monti) erano residenti circa 5.000 immigrati. I tre gruppi nazionali<br />

più consistenti erano quelli da Bangladesh, Cina e Filippine, con numerosità<br />

quasi uguali <strong>di</strong> 1.500 persone.<br />

I dati del censimento del 1991 possono mettere in luce quale fosse la con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> anni fa (cfr. figura 2). Se si considerano tutti gli immigrati,<br />

senza <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> origine, è da notare che all’Esquilino non esistevano<br />

che pochissimi isolati con concentrazioni maggiori del 20 per cento, <strong>di</strong><br />

fatto strutture particolari come chiese o ambasciate (cfr. figura 3). In particolare<br />

poi, in termini <strong>di</strong> isolati, non esisteva una concentrazione <strong>di</strong> immigrati da<br />

12 CARITAS DI ROMA, Immigrazione. Dossier statistico ’96, <strong>Roma</strong>, E<strong>di</strong>zioni Anterem, 1995.<br />

13 R. CURCIO, Shish Mahal, <strong>Roma</strong>, Sensibili alle foglie, 1991.<br />

14 R. CURCIO, cit.<br />

15 F. CARCHEDI, I cinesi, in G. MOTTURA, L’arcipelago immigrazione, <strong>Roma</strong>, E<strong>di</strong>esse, 1992;<br />

G. GUALTIERI, L’immigrazione straniera a <strong>Roma</strong>: il caso dei lavoratori cinesi, tesi <strong>di</strong> laurea in<br />

Scienze politiche, <strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> “La Sapienza”, a.a. 1991.<br />

16 Lo Zhejiang è una zona della Cina in cui prevalgono le attività agricole e l’industria tessile<br />

(F. CARCHEDI, cit.).


648 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

una particolare regione che all’Esquilino fosse sopra il 20 per cento rispetto a<br />

tutti i residenti. Allargando l’analisi anche alla parte sudovest del rione Castro<br />

Pretorio è da appuntare una <strong>di</strong>stinzione tra la parte settentrionale dove grossa<br />

è la presenza <strong>di</strong> alberghi e pensioni e quella meri<strong>di</strong>onale. Nella parte gravitante<br />

su piazza Esedra, piazza dei Cinquecento e via Cavour si trovano africani e<br />

immigrati dall’America Latina, nella parte intorno a piazza Vittorio si trovano<br />

invece i provenienti dall’Asia. Tutto ciò è espressione <strong>di</strong> una forte <strong>di</strong>stinzione,<br />

nella zona, nell’offerta dei posti letto e segno <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferente vulnerabilità<br />

per i gruppi <strong>di</strong> immigrati. L’esito per gli immigrati è stato l’inserimento in un<br />

patrimonio abitativo svalutato da parecchi anni, in cui molti palazzi mostravano<br />

non solo incuria ma ad<strong>di</strong>rittura lesioni (si veda avanti).<br />

Eppure un aspetto particolare e importante che lega gli immigrati all’Esquilino<br />

va riconosciuto nella presenza <strong>di</strong> opportunità <strong>di</strong> lavoro e nella concentrazione<br />

<strong>di</strong> attività economiche 17 gestite <strong>di</strong>rettamente dagli stessi immigrati.<br />

Figura 3. 1991, Esquilino – Gli immigrati residenti.<br />

Fonte: elaborazione su dati del Censimento 1991.<br />

17 «Il Messaggero», 3 marzo 2000: “Con gli anni le organizzazioni che sovrintendono al<br />

lavoro si sono moltiplicate. Ci sono una decina <strong>di</strong> centri autogestiti <strong>di</strong> consulenza sindacale,


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 649<br />

Figura 4. 1991, Esquilino – Percentuale <strong>di</strong> immigrati su totale della popolazione<br />

per isolato.<br />

Fonte: elaborazione su dati del Censimento 1991.<br />

Il mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio ha costituito, negli anni Ottanta, forse il primo<br />

contatto ed inserimento nel mondo del lavoro per <strong>di</strong>versi immigrati. L’inserimento<br />

nel mercato è stato quello <strong>di</strong> una sostituzione non concorrenziale degli<br />

italiani che eseguivano i lavori più umili. Le opportunità <strong>di</strong> lavoro offerte dal<br />

mercato erano numericamente rilevanti, dato che negli anni Ottanta, al censimento<br />

dei vigili, i banchi presenti nella piazza risultavano 478, <strong>di</strong> cui 420 sul<br />

marciapiede intorno al giar<strong>di</strong>no, e gli altri sotto i portici e sul marciapiede della<br />

caserma 18 . Nel 1989 il numero <strong>di</strong> immigrati stranieri, per lo più polacchi e<br />

nordafricani, che svolgeva piccoli lavori <strong>di</strong> carico e scarico nel mercato era,<br />

secondo il presidente degli operatori commerciali del mercato, una cinquanti-<br />

avviamento, prima accoglienza. Attorno alla stazione e all’Esquilino da anni funzionano due<br />

banche filippine e altre cinque filiali che provvedono ad inviare il denaro delle colf e almeno<br />

quattro agenzie che si occupano <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>re pacchi o organizzare viaggi”.<br />

18 SEZIONE ESQUILINO DELLA IV UNITÀ OPERATIVA, Progetti per l’area <strong>di</strong> piazza Vittorio in<br />

«<strong>Roma</strong>centro», Assessorato per gli interventi sul Centro Storico del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, <strong>Roma</strong>,<br />

Palombi, 1986.


650 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

na 19 . L’inserimento <strong>di</strong> immigrati nel mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio è avvenuto<br />

lentamente nel corso degli anni Ottanta e con una precisa geografia: arabi e<br />

africani nelle bancarelle sotto i portici, polacchi nel mercato attorno al giar<strong>di</strong>no<br />

centrale 20 . Ma una delle risposte alternative alla collocazione lavorativa nei<br />

segmenti più umili e sottopagati è l’avvio <strong>di</strong> un’attività in proprio. All’Esquilino,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista economico, l’aspetto più importante è dato proprio<br />

dalla presenza <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> attività commerciali 21 , aperte negli ultimi<br />

<strong>di</strong>eci anni, che comprendono sia commercio al minuto che all’ingrosso,<br />

la ristorazione o altri servizi (cfr. figura 11). Molte attività commerciali, per<br />

esempio quella <strong>di</strong> import-export 22 o stoccaggio merci, sono subentrate nei locali<br />

una volta occupati dai grossisti romani che a partire dagli anni Settanta si<br />

sono spostati in prossimità del GRA, per la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> locali più spaziosi e<br />

soprattutto la maggiore vicinanza alla rete autostradale. Molte attività <strong>di</strong> commercio<br />

al minuto hanno rilevato attività in declino come negozi <strong>di</strong> abiti per<br />

matrimoni e comunioni 23 . La ristorazione non ha avuto alcuna <strong>di</strong>fficoltà ad inserirsi<br />

sia per la richiesta crescente della popolazione <strong>di</strong>urna del Centro storico,<br />

sia per le necessità proprie degli immigrati, che vivono spesso in alloggi<br />

senza la possibilità <strong>di</strong> cucinare o potersi incontrare 24 . Ma fattori sostanziali<br />

sono i bassi capitali necessari per l’implementazione dell’attività <strong>di</strong> ristorazione<br />

che favoriscono una piccola impren<strong>di</strong>toria, <strong>di</strong> solito basata sul network familiare<br />

ed etnico, e l’agevolazione che gli attori coinvolti nella ristorazione<br />

19 D. DE VINCENZA, L’analisi del pregiu<strong>di</strong>zio in un’area <strong>di</strong> forte presenza <strong>di</strong> immigrati provenienti<br />

dal terzo mondo, tesi in Lettere, <strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> “La Sapienza”, a.a. 1989-90.<br />

20 D. DE VINCENZA, cit.<br />

21 Economia etnica la cui struttura e relazioni non è stata per ora indagata approfon<strong>di</strong>tamente.<br />

Non sono mancati, invero, gli articoli della stampa che cogliessero il valore e la complessità<br />

dell’economia etnica dell’Esquilino: «la Repubblica» del 6 <strong>di</strong>cembre 1998 descriveva<br />

con queste parole la crescita delle attività dei cinesi: “Da sessanta esercizi censiti nel ’97 si è<br />

passati agli attuali cento<strong>di</strong>eci. I magazzini sono spuntati come funghi in via Turati, ogni due<br />

metri se ne trova uno. I cinesi non stanno rilevando solo gli esercizi e le licenze degli italiani<br />

ma anche degli altri commercianti stranieri. I prezzi delle licenze variano dai 60 ai cento milioni<br />

mentre l’affitto per un negozio <strong>di</strong> 200 metri quadrati costa dai 4 ai 6 milioni al mese”. Si<br />

veda anche «la Repubblica» dell’8 agosto 1997.<br />

22 “Per quanto riguarda l’import-export, nei primi anni Novanta sono sorte numerose società<br />

miste (cinesi-italiani), che rendono più semplici gli scambi fra chi compra e chi vende e<br />

comportano notevoli sgravi fiscali” (S. GALLI, Le comunità cinesi in Italia: caratteristiche organizzative<br />

e culturali, in G. CAMPANI-F. CARCHEDI-A. TASSINARI, L’immigrazione silenziosa. Le<br />

comunità cinesi in Italia, <strong>Tor</strong>ino, E<strong>di</strong>zioni della Fondazione Agnelli, 1994, p. 84).<br />

23 Su piazza Vittorio si affacciano 69 attività commerciali, 21 sono gestite da immigrati,<br />

ovvero 3 su 10. Le attività che sono state aperte da immigrati, dal 1995, sono subentrate in<br />

maggioranza ad ex negozi <strong>di</strong> abbigliamento. I locali in cui sono subentrati erano: negozi <strong>di</strong><br />

borse, articoli da regalo, orologeria, calzature e abiti da sposa (cfr. rilievo a vista in V. NADDEO,<br />

Il colore della strada. Piazza Vittorio Emanuele II, in «<strong>Roma</strong>, ieri, oggi, domani», 1996, 85).<br />

24 P. CAPUTO, Il ghetto <strong>di</strong>ffuso: l’immigrazione straniera a Milano, Milano, Angeli, 1983.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 651<br />

etnica ricevono nell’impatto con il paese ospitante. Infatti il ristorante offre una<br />

possibilità <strong>di</strong> interazione con il mondo esterno costruita in un ambiente stabilito<br />

e controllato dall’emigrante 25 . In una decina <strong>di</strong> anni, in breve, si è formata<br />

un’economia etnica, transnazionale e locale 26 , composta dall’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong><br />

centinaia <strong>di</strong> attività 27 . Una rilevazione <strong>di</strong>retta effettuata nell’ottobre del 2001 28<br />

fornisce altro materiale <strong>di</strong> riflessione. La maggioranza delle attività gestite da<br />

cinesi 29 , organizzate in forma <strong>di</strong> srl. o sas, riguarda la ven<strong>di</strong>ta al dettaglio e all’ingrosso<br />

<strong>di</strong> abbigliamento, segue il settore della ristorazione e dei prodotti<br />

alimentari e casi <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> servizio come supporto legale o farmacie (cfr. figura<br />

4, si veda anche figura 11 in appen<strong>di</strong>ce). Gli immigrati dal Bangladesh 30<br />

gestiscono per la maggioranza il commercio <strong>di</strong> bigiotteria e oggettistica, seguite<br />

per numero da negozi alimentari (cfr. figura 5, si veda anche figura 11 in appen<strong>di</strong>ce);<br />

non mancano però i phone center, le gioiellerie e i video club. Le attività<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> abbigliamento dei cinesi sono <strong>di</strong>ffuse in modo continuo sul<br />

territorio, la struttura urbanistica suggerisce tuttavia due cluster (uno tra via<br />

25 J.L. WATSON, Restaurants and remittances, in Anthropologists in cities, a cura <strong>di</strong> G.M.<br />

Foster-R.V. Kemper, Boston, Little, Brown and Company, 1974.<br />

26<br />

Esiste sicuramente una relazione sottovalutata tra gli impren<strong>di</strong>tori immigrati e quelli italiani,<br />

romani in particolare. È impossibile ipotizzare un isolamento dei commercianti cinesi,<br />

poiché sono molti i negozianti e gli ambulanti romani che si riforniscono dagli esercenti cinesi<br />

(cfr. «il manifesto» dell’11 marzo 2001, Il mistero fantastico della busta rossa. Viaggio all’Esquilino,<br />

il rione più multietnico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Terza tappa e anche l’attività tessile illegale trova<br />

la sua <strong>di</strong>stribuzione nel commercio romano («Corriere della Sera», 19 settembre 1999,<br />

Schiavi da mille lire).<br />

27 “All’Esquilino sono 400 gli esercizi commerciali gestiti dai cinesi, 123 quelli condotti<br />

da citta<strong>di</strong>ni del Bangladesh”, «la Repubblica», 3 settembre 2000, La Barbera ai residenti: più<br />

polizia all’Esquilino. “L’ultimo censimento delle attività commerciali, realizzato dai vigili<br />

dell’Esquilino alla fine del 2000, elenca 636 esercizi italiani e 375 attività extracomunitarie.<br />

Di queste, 250, tra ristoranti, negozi <strong>di</strong> generi alimentari e soprattutto d’abbigliamento all’ingrosso<br />

sono gestite da citta<strong>di</strong>ni cinesi”, «il manifesto», 9 marzo 2001, I colori della “<strong>Tor</strong>ino<br />

romana” (Viaggio all’Esquilino, il rione più multietnico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Prima tappa).<br />

28 Il rilievo a vista ha riguardato la zona compresa tra via Gioberti, via Giolitti, via Manzoni<br />

e via Merulana. Circa 2000 civici sono stati controllati per classificare l’affaccio sulla strada<br />

(sono state escluse le attività all’interno del Nuovo mercato Esquilino).<br />

29 Sono presentate le prime elaborazioni che in<strong>di</strong>cano la presenza nella zona considerata <strong>di</strong><br />

più <strong>di</strong> 900 attività, gestite per il 55,2 per cento da italiani, il 29,2 per cento da cinesi, il 7,7 per<br />

cento da bengalesi, l’1,5 per cento da nigeriani e per il 6,4 per cento restante da persone <strong>di</strong> altre<br />

17 nazionalità, per lo più <strong>di</strong> Asia e Africa.<br />

30 Sono state rappresentate le tre più importanti attività svolte, seguite dalla voce altro che<br />

raccoglie quelle rimanenti. I cinesi rappresentano il caso <strong>di</strong> massima concentrazione <strong>di</strong> attività<br />

nel settore dell’abbigliamento che da solo copre l’81 per cento <strong>di</strong> tutte le attività svolte, la ristorazione<br />

raggiunge il 4 per cento e la bigiotteria il 3 per cento, le altre attività il 12 per cento.<br />

Di fatto dopo il settore dell’abbigliamento c’è una polverizzazione nelle altre attività. Nel<br />

caso degli immigrati dal Bangladesh le prime tre attività svolte costituiscono il 76 per cento <strong>di</strong><br />

tutte le attività e sono: negozi <strong>di</strong> bigiotteria per il 44 per cento, alimentari per il 17 per cento,<br />

phone point e trasferimento denaro per il 15 per cento.


652 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Carlo Alberto e via Turati, l’altro nella parte meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> piazza Vittorio e le<br />

vie Principe Eugenio e Conte Verde con una propaggine su via Emanuele Filiberto)<br />

uniti da un tratto che è il lato orientale <strong>di</strong> piazza Vittorio. Le attività <strong>di</strong><br />

servizio sono invece collocate intorno a via Buonarroti e via Machiavelli. Le<br />

attività dei bengalesi sono collocate lungo via Principe Amedeo, a nord <strong>di</strong> via<br />

Mamiani si trovano i negozi <strong>di</strong> bigiotteria, mentre nel tratto davanti alle ex caserme<br />

vi sono le attività alimentari e quelle <strong>di</strong> servizio. È questo il tratto in cui<br />

operano anche gli immigrati dall’In<strong>di</strong>a, dallo Sri Lanka e dal Pakistan.<br />

Lungo via Giolitti, nel tratto tra via Rattazzi e via Cappellini, e lungo la<br />

stessa via Cappellini è lo spazio più ristretto in cui prevalgono le attività <strong>di</strong><br />

nigeriani e senegalesi.<br />

Figura 5. 2001, Esquilino – Attività commerciali gestite da immigrati dalla Cina.<br />

Fonte: elaborazione basata su un rilevamento a vista effettuato nell’ottobre 2001 31 .<br />

31 N.B. Sono state escluse dalla rilevazione le attività all’interno del Nuovo mercato<br />

Esquilino.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 653<br />

Figura 6. 2001, Esquilino – Attività commerciali gestite da immigrati dal<br />

Bangladesh.<br />

Fonte: elaborazione basata su un rilevamento a vista effettuato nell’ottobre 2001.<br />

Il “degrado”<br />

Con la deliberazione 2445, la giunta della regione Lazio all’unanimità approvava<br />

il 5-12-2000 un progetto avente come oggetto un “programma integrato<br />

<strong>di</strong> sorveglianza sanitaria per la definizione della circolazione <strong>di</strong> microrganismi<br />

patogeni nella popolazione extracomunitaria residente nel rione Esquilino<br />

ed applicazione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> controllo”. Il progetto <strong>di</strong> screening 32 era<br />

32 Il progetto <strong>di</strong> screening presentato mostrava una certa approssimazione e confusione dal<br />

punto <strong>di</strong> vista epidemiologico, al punto che prevedeva ad<strong>di</strong>rittura l’accertamento della presenza<br />

<strong>di</strong> patologie batteriche e virali, come l’ebola, che hanno incidenza pressoché nulla.


654 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

generato dalle “pressanti istanze e sollecitazioni pervenute dai citta<strong>di</strong>ni del<br />

quartiere Esquilino che da anni lamentano il degrado della zona e chiedono<br />

<strong>di</strong> ristabilire una normale vivibilità nel quartiere” (dalla deliberazione 2445<br />

approvata il 5-12-2000 dalla giunta regionale). Popolazione obiettivo del<br />

progetto: “immigrati irregolari, immigrati extracomunitari, con permesso <strong>di</strong><br />

soggiorno in<strong>di</strong>genti e non, soggetti senza fissa <strong>di</strong>mora, noma<strong>di</strong> e profughi”<br />

(dalla deliberazione 2445 approvata il 5-12-2000 dalla giunta regionale).<br />

La costruzione sociale del significato <strong>di</strong> un luogo geografico, in cui si<br />

generano varie identità, avviene tramite un uso reiterato <strong>di</strong> immagini associate<br />

allo spazio e alla sua popolazione. Il concetto <strong>di</strong> degrado è uno dei<br />

punti fondamentali usati dalle forze sociali e politiche per definire la con<strong>di</strong>zione<br />

dell’Esquilino. È necessario cercare <strong>di</strong> chiarire cosa si intenda per degrado<br />

<strong>di</strong> una zona. L’etimologia della parola degrado in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>minuzione<br />

<strong>di</strong> grado, quin<strong>di</strong> lo scendere da un livello a uno più basso. La <strong>di</strong>minuzione<br />

<strong>di</strong> grado può essere riferita principalmente alla popolazione e alle strutture<br />

fisiche. Riferita alla popolazione, l’uso della parola degrado denota l’idea<br />

che una sostituzione degli abitanti <strong>di</strong> un luogo con abitanti <strong>di</strong> una classe inferiore<br />

è negativa. Invece della precedente definizione si può alternativamente<br />

definire il degrado come un processo estremo <strong>di</strong> esclusione generato<br />

dal “[…] venire meno dell’idea e della pratica <strong>di</strong> ‘pubblico’ e la sua ‘privatizzazione’,<br />

ossia la riduzione a cosa privata, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile e ristretto accesso,<br />

<strong>di</strong> beni e possibilità in astratto aperti a tutti. In questo senso, la degradazione<br />

urbana riposa su meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione e <strong>di</strong> esclusione, vale a<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong> emarginazione sociale” 33 .<br />

La presenza del mercato 34 e dei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> piazza Vittorio 35 , della stazio-<br />

33 F. FERRAROTTI, <strong>Roma</strong> da capitale a periferia, Bari, Laterza, 1979, p. V.<br />

34 Nell’ultimo decennio le polemiche sullo spostamento del mercato sono state costanti; nel<br />

primo quadrimestre del 1990 sembrava imminente il trasferimento chiesto dai responsabili della<br />

USL 1, ma l’opposizione dei commercianti e le polemiche hanno ritardato l’evento sino al 2001.<br />

Bisogna tenere presente che sin dal dopoguerra si sono susseguite le proposte <strong>di</strong> allontanamento<br />

e smantellamento del mercato nella piazza (si veda per esempio «Momento Sera», 5 febbraio<br />

1947, Esquilino, in I rioni <strong>di</strong>cono). Le motivazioni della richiesta dell’allontanamento: “Il mercato<br />

<strong>di</strong> piazza Vittorio rappresenta uno dei più grossi problemi del rione, soprattutto per il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

che regna sovrano. Si rileva che ci sono decine e decine <strong>di</strong> bancarelle non autorizzate, che<br />

vengono cucinati cibi senza che sia osservata la più piccola norma igienica e che, in tanto caos, è<br />

ben <strong>di</strong>fficile incontrare un agente della forza pubblica. Si osserva altresì che i negozi sono asse<strong>di</strong>ati<br />

letteralmente dai carrettini e che il mercato è un solo grande centro <strong>di</strong> borsari neri, <strong>di</strong> ladri,<br />

<strong>di</strong> falsari e <strong>di</strong> truffatori. Insomma bisogna riportare l’or<strong>di</strong>ne nella piazza” («Momento Sera», 4<br />

<strong>di</strong>cembre 1946, Esquilino, in I rioni <strong>di</strong>cono). «Il Tempo», 1 aprile 1990a, intervista l’ingegnere<br />

Enzo Ingrao dell’Ufficio tecnico della I circoscrizione che afferma: “[…] tutto è cominciato con<br />

il mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio, iniziato a costruire nel 1930. All’epoca quello che era il rione altolocato<br />

caratterizzato da negozi eleganti e palazzi signorili <strong>di</strong> ispirazione torinese, abitato da gente<br />

appartenente all’alta borghesia, <strong>di</strong>ventò ben presto un ‘enorme deposito’ <strong>di</strong> supporto al mercato.<br />

In zona infatti iniziarono a stazionare carretti, banchi, con molti negozi che <strong>di</strong>ventarono ma-


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 655<br />

ne Termini e dei centri <strong>di</strong> assistenza 36 furono interpretate da molti come le<br />

principali fonti <strong>di</strong> degrado del quartiere.<br />

Il degrado che nell’ultimo decennio è stato maggiormente richiamato è<br />

quello che riguarda la popolazione. Martinelli, analizzando i dati del censimento<br />

del 1951, aveva classificato la popolazione del rione come appartenente<br />

al “[…] centro funzionale borghese con attività amministrativo commerciale”<br />

37 . Agli inizi degli anni Cinquanta l’Esquilino era un quartiere borghese,<br />

insomma, come il Ludovisi o il Sallustiano e contrapposto ai popolari<br />

rioni <strong>di</strong> Ponte, Parione, Testaccio eccetera. È interessante poi richiamare i risultati<br />

pubblicati da Clementi e De Grassi, che dopo un’accurata analisi dei<br />

dati del censimento del 1971 in<strong>di</strong>viduavano le aree <strong>di</strong> malessere e degrado<br />

abitativo del Centro storico in quelle zone che avevano resistito alle spinte <strong>di</strong><br />

espulsione e terziarizzazione 38 . I rioni degradati comprendevano l’Esquilino,<br />

Ponte, Parione, Regola, Trastevere e Testaccio (cfr. figura 6).<br />

Da impiegatizio il quartiere si era trasformato e si accentuava, per la vicinanza<br />

con la stazione Termini, l’offerta ricettiva alberghiera più scadente:<br />

gazzini per la merce”. L’articolista del «Tempo» aggiunge: “Il degrado dell’Esquilino nasce dunque<br />

lontano nel tempo, molto prima che nel quartiere affluissero gli immigrati stranieri”. Affermazione<br />

originale quasi mai <strong>di</strong>scussa, in seguito, sui quoti<strong>di</strong>ani (un’eccezione all’interno <strong>di</strong> un<br />

articolo del «Messaggero» del 29 settembre 1991 “[…] Ma la colpa non è degli immigrati. La<br />

responsabilità del degrado va cercata semmai nell’incuria in cui viene lasciata la zona dai servizi<br />

comunali”.<br />

35 “Anche per l’interno del giar<strong>di</strong>no, con l’impianto del cantiere della metropolitana, agli inizi<br />

degli anni Settanta, incomincia un fenomeno irreversibile <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento. Cinto da un sipario<br />

<strong>di</strong> lamiere presenta uno spettacolo deprimente: accanto ai resti della villa, intorno a ciò che è rimasto<br />

della fontana, sparso per terra, si può trovare <strong>di</strong> tutto”, «Momento Sera», 31 marzo 1972;<br />

in generale piazza Vittorio è “un regno, un grande affresco <strong>di</strong> vita che cambia scena quattro volte<br />

al giorno: mattina (mercato), pomeriggio (giar<strong>di</strong>no, bimbi, pensionati e fiori), sera (appuntamenti),<br />

notte (malavita)”, «Il Giornale d’Italia», 16 marzo 1969; entrambi citati da A. RESTA, Rassegna<br />

stampa ’60-’85. Il <strong>di</strong>battito e le forze in campo, in «<strong>Roma</strong>centro», Assessorato per gli interventi<br />

sul Centro storico del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, <strong>Roma</strong>, Palombi, 1986.<br />

36 Anche la presenza <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> assistenza è stata associata al degrado dell’Esquilino. Diverse<br />

forze sociali e politiche si sono espresse a favore <strong>di</strong> una loro chiusura o trasferimento. Talvolta<br />

la lettura della presenza ha presentato <strong>di</strong>verse sfaccettature; per esempio nel «Tempo» del<br />

2 febbraio 1992 si trova una <strong>di</strong>chiarazione del presidente del comitato <strong>di</strong> quartiere: “Segnalate<br />

alla polizia le persone sospette che si aggirano per il nostro quartiere”. All’interno del rione Esquilino<br />

sono concentrati <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong> assistenza e <strong>di</strong> sostegno per gli immigrati – la mensa<br />

Caritas a Colle Oppio, l’ostello a via Marsala, il dormitorio delle suore <strong>di</strong> Calcutta a piazza<br />

Manfredo Fanti, gli ambulatori della Caritas a via Marsala, la mensa del circolo <strong>di</strong> San Pietro, la<br />

struttura <strong>di</strong> accoglienza per gli extracomunitari del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù – che in qualche misura<br />

influenzano la vita del rione. “Una presenza così concentrata rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare eccessiva” continua<br />

il presidente del Comitato Esquilino “però va anche detto che questi centri svolgono un’assistenza<br />

in<strong>di</strong>spensabile e un argine alla caduta nella microcriminalità <strong>di</strong> alcuni extracomunitari”.<br />

37 F. MARTINELLI, Ricerche sulla struttura sociale della popolazione <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> (1871-1961), Pisa,<br />

Libreria Goliar<strong>di</strong>ca, 1964, p. 192.<br />

38 A. CLEMENTI-M. DE GRASSI, Il fabbisogno <strong>di</strong> recupero, <strong>Roma</strong>, Esa, 1981.


656 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

“Gli appartamenti da affittare o da acquistare sono ancora più <strong>di</strong>fficili a trovarsi<br />

in queste strade rispetto a quanto avviene in altre parti della città: i pochi<br />

<strong>di</strong>sponibili sono infatti imme<strong>di</strong>atamente rilevati, anche a prezzi molto<br />

elevati, per essere a<strong>di</strong>biti a pensioni, spesso sprovviste <strong>di</strong> licenza, che affittano<br />

non stanze ma letti” 39 . Contemporaneamente, la stessa sorte toccava anche<br />

agli esercizi commerciali e <strong>di</strong> ristorazione: “Le strade che si snodano<br />

proprio tra la stazione e piazza Vittorio (vie Turati, Cattaneo, Rattazzi, Principe<br />

Amedeo, Ricasoli, Lamarmora, Napoleone III, Carlo Alberto) stanno<br />

cambiando la loro fisionomia tra<strong>di</strong>zionale. Ad uno ad uno chiudono i vecchi<br />

negozi <strong>di</strong> souvenirs […] e i ristoranti <strong>di</strong> tipo familiare; al loro posto si aprono<br />

invece modeste tavole calde, a<strong>di</strong>bite soprattutto alla ven<strong>di</strong>ta economica <strong>di</strong><br />

pizza napoletana da acquistare a taglio e da mangiare in pie<strong>di</strong>, e negozi sempre<br />

più simili a magazzini, dove, stivati in maniera <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata, si trovano articoli<br />

<strong>di</strong> abbigliamento <strong>di</strong> qualità scadente, a prezzi relativamente bassi” 40 .<br />

Figura 7. 1971, Esquilino – Aree <strong>di</strong> malessere abitativo 41 .<br />

Fonte: riproduzione da Clementi-De Grassi, 1981, p. 111.<br />

39 G. ARENA, Lavoratori stranieri in Italia e a <strong>Roma</strong>, «Bollettino della Società geografica<br />

Italiana», XI, 1982, p. 92.<br />

40 Ibidem.<br />

41<br />

“Rappresentano il verificarsi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni abitative sfavorevoli per il cumularsi delle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to dei residenti, per i livelli del degrado e<strong>di</strong>lizio, e per i livelli dell’af-


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 657<br />

La stazione Termini ha sempre costituito un polo <strong>di</strong> attrazione per la popolazione<br />

più marginalizzata italiana occupata in lavori saltuari e malpagati, in<br />

attività illegali o ad<strong>di</strong>rittura senza tetto 42 . Nella seconda metà degli anni Settanta<br />

l’ambulantato 43 costituiva una delle attività più <strong>di</strong>ffuse nella zona della<br />

stazione (cfr. figura 7), potendo contare su più <strong>di</strong> cento punti ven<strong>di</strong>ta, in cui<br />

erano presenti pochissimi immigrati stranieri 44 . Alla fine degli anni Settanta la<br />

zona della stazione oltre che il punto <strong>di</strong> spaccio più noto della città era anche<br />

uno dei più importanti luoghi dove si esercitava la prostituzione sia femminile<br />

che maschile (cfr. figura 7). L’area <strong>di</strong> visibilità dell’esercizio della prostituzione<br />

interessava anche la zona <strong>di</strong> via Giolitti, via Turati, via Principe Amedeo 45 .<br />

Intanto i primi gruppetti <strong>di</strong> immigrati cominciavano ad incontrarsi nella stazione<br />

o a piazza dei Cinquecento 46 , cioè il luogo più facilmente raggiungibile<br />

della città. Qualcuno cominciava a prendere una stanza dagli affittacamere<br />

della zona e si cominciava a notare la presenza degli immigrati stranieri verso<br />

piazza Vittorio 47 . Crescevano gli arrivi degli immigrati, molti profughi dall’Est<br />

48 . Negli anni Ottanta aumentò anche la concentrazione della popolazione<br />

immigrata più emarginata, in particolare nella zona <strong>di</strong> piazza Vittorio 49 , e cominciarono<br />

a funzionare le strutture <strong>di</strong> assistenza cattoliche.<br />

follamento. Operativamente sono definite in funzioni <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> soglia della percentuale <strong>di</strong><br />

abitazioni degradate e in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> affollamento critico delle famiglie con capofamiglia<br />

operaio o non professionale residente al 1971 per sezione <strong>di</strong> censimento” (A. CLEMENTI-M. DE<br />

GRASSI, cit., p. 101).<br />

42 M. CEVOLI ET AL., Stazione Termini, Milano, Angeli, 1979.<br />

43 Molti ven<strong>di</strong>tori ambulanti italiani erano ex pregiu<strong>di</strong>cati che non avevano altre possibilità<br />

<strong>di</strong> lavoro. Oltre all’ambulantato esercitavano il contrabbando, in particolare <strong>di</strong> sigarette: “Dalla<br />

polizia ci è stato solo detto che i ‘pattuglioni’ passano per controlli alla stazione Termini varie<br />

volte alla settimana e che spesso vengono effettuati sequestri o fermi per accertamenti.<br />

Uno degli interlocutori è convinto che la situazione non può essere risolta con meto<strong>di</strong> repressivi<br />

e che spetta al potere politico preposto l’obbligo <strong>di</strong> trovare soluzioni adeguate. […] Generalmente,<br />

però, c’è una certa tolleranza tra polizia e contrabban<strong>di</strong>eri, a livello dei piccoli dettaglianti,<br />

che devono pur guadagnarsi da vivere. Costoro, infatti, hanno solo la prospettiva <strong>di</strong><br />

continuare nel contrabbando, oppure passare alla droga o al furto. E per la ‘Legge’ è preferibile<br />

la prima delle tre prospettive” (M. CEVOLI ET AL., cit., p. 69).<br />

44<br />

M. CEVOLI ET AL., cit.<br />

45 M. CEVOLI ET AL., cit.<br />

46 “Chiunque è passato per la stazione Termini il giovedì o la domenica pomeriggio ha potuto<br />

vedere un gran numero <strong>di</strong> ragazze e ragazzi <strong>di</strong> colore che si riuniscono in gruppi nazionali<br />

e linguistici evitando i contatti con gli italiani. […] La maggioranza dei ragazzi e tutte le ragazze<br />

sono impiegati in Italia come collaboratori domestici con uno stipen<strong>di</strong>o che si aggira<br />

sulle 100.000 lire mensili” (M. CEVOLI ET AL., cit., pp. 24-25).<br />

47 M. COLAFATO, Il Terzo mondo <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, in Continuità e mutamento. Classi, economie e<br />

culture a <strong>Roma</strong> e nel Lazio (1930-1980), a cura <strong>di</strong> C. Brezzi-C.F. Casula-A. Parisella, Milano,<br />

Teti e<strong>di</strong>tore, 1981.<br />

48 I russi si incontravano nelle vie a<strong>di</strong>acenti a piazza Vittorio (G. ARENA, cit.).<br />

49 Secondo la testimonianza del funzionario <strong>di</strong> polizia: “È vero che nel rione si verificano<br />

quasi quoti<strong>di</strong>anamente episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza legati alla microcriminalità, ma è pur vero che non


658 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

La possibilità <strong>di</strong> reperire letti, camere, appartamenti per gli immigrati è<br />

legata al crescente degrado che comprometteva da tempo il patrimonio e<strong>di</strong>lizio.<br />

Una data importante da appuntare è il 28 aprile del 1986, quando crollava<br />

una parte della palazzina 50 ad angolo tra via Principe Amedeo e via Ricasoli<br />

(numero 16 <strong>di</strong> figura 8). Seguirono poi altri crolli: il 9 ottobre del 1991<br />

la rampa <strong>di</strong> scale <strong>di</strong> un palazzo in via Rattazzi e il 29 novembre del 1993 due<br />

piani <strong>di</strong> un palazzo 51 a via Carlo Alberto, poco prima <strong>di</strong> piazza Vittorio. Uno<br />

dei presidenti della Commissione stabili pericolanti nel periodo del crollo del<br />

1986 in<strong>di</strong>viduava 52 come cause responsabili del degrado e<strong>di</strong>lizio dell’Esquilino<br />

una combinazione <strong>di</strong> due cause: una povertà <strong>di</strong> materiali usati nell’e<strong>di</strong>ficazione<br />

dei palazzi 53 e una mancanza totale <strong>di</strong> manutenzione 54 . Dopo il crollo<br />

del maggio 1986, il professor Ventriglia 55 , geologo della facoltà <strong>di</strong> inge-<br />

si tratta <strong>di</strong> delinquenti abituali; i più rubano per bisogno, sono spinti dalla fame e dalla miseria.<br />

Anche i reati <strong>di</strong> sangue che si verificano, in genere, tra immigrati si sviluppano da risse<br />

che scoppiano per concorrenza o tra ubriachi” (D. DE VINCENZA, cit., p. 216).<br />

50 Dalle cronache giornalistiche risultava che il palazzo era abitato da citta<strong>di</strong>ni italiani eccetto<br />

una piccola presenza <strong>di</strong> ragazze nigeriane.<br />

51 Dalle cronache giornalistiche risultavano coinvolti e sgomberati solo citta<strong>di</strong>ni italiani.<br />

52 P. MUDU, cit.<br />

53 Nel 1885 un palazzo appena terminato crollò poco prima dell’inaugurazione. “Il 6 agosto<br />

1885 i risultati concomitanti <strong>di</strong> una frettolosa ed economica costruzione provocano il ce<strong>di</strong>mento<br />

dei due spallettoni (piedritti) del portone d’ingresso, aperto nel muro <strong>di</strong> fondo del portico<br />

dell’isolato XIII in costruzione in piazza Vittorio Emanuele. Contemporaneamente nei fabbricati<br />

contermini si verificano varie lesioni. [...] L’approfon<strong>di</strong>ta ispezione ai fabbricati esclude<br />

che i ce<strong>di</strong>menti siano dovuti ad insospettate cavità sotterranee e rivela invece gravi e <strong>di</strong>ffusi<br />

<strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> costruzione” (F. GIOVANETTI, Piazza Vittorio Emanuele II, «<strong>Roma</strong>centro», Assessorato<br />

per gli interventi sul Centro storico del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, <strong>Roma</strong>, Palombi, 1986, p. 77).<br />

Oltre alla povertà dei materiali e delle tecniche <strong>di</strong> costruzione anche la situazione nei cantieri<br />

non era ottimale: “L’Esquilino venne fabbricato dopo il 1870 con galeotti al posto degli operai<br />

– racconta il prof. Lugli – c’era poco tempo a <strong>di</strong>sposizione per tirar su i palazzi e i costruttori<br />

romani ottennero una speciale autorizzazione per utilizzare a cottimo i detenuti. Le cronache<br />

raccontano che costoro rubavano a man bassa i materiali con la complicità delle guar<strong>di</strong>e” («Il<br />

Tempo», 10 ottobre 1991b, Nel quartiere è a rischio la metà delle abitazioni).<br />

54 Dopo il crollo della rampa <strong>di</strong> scale in via Rattazzi, «Il Tempo» riferiva che: “Da anni<br />

l’immobile aveva bisogno <strong>di</strong> urgenti lavori <strong>di</strong> consolidamento, ma gli inquilini non erano riusciti<br />

ad accordarsi. […] Per il comandante dei vigili del fuoco, Chiucini, il crollo è stato provocato<br />

dall’assoluta mancanza <strong>di</strong> manutenzione” («Il Tempo», 10 ottobre 1991a, Crolla una<br />

rampa <strong>di</strong> scale, sfiorata la trage<strong>di</strong>a). Dopo il crollo in via Carlo Alberto «Il Messaggero»<br />

scriveva: “Le conseguenze <strong>di</strong> una assenza <strong>di</strong> manutenzione quasi totale, dovuta alle resistenze<br />

dei condomini, composti per lo più <strong>di</strong> pensionati, famiglie poco abbienti, proprietari che risiedono<br />

altrove e affittano, senza investirci una lira, i propri appartamenti come dormitori per<br />

immigrati” («Il Messaggero», 30 novembre 1993, Un boato, il crollo, quin<strong>di</strong>ci feriti).<br />

55 “Nell’87 l’allora assessore al Piano regolatore Pala commissionò un progetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni statiche dei fabbricati e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le soluzioni alla viabilità. Della commissione<br />

facevano parte l’architetto Portoghesi, il professor Barbera, l’ingegnere Passarelli, il professor<br />

Venuti e l’architetto Colasante per il Comune” («Il Tempo», 10 ottobre 1991b, Nel quartiere<br />

è a rischio la metà delle abitazioni). I risultati della perizia Ventriglia, relativi alla con<strong>di</strong>zione<br />

esterna dei palazzi, sottostimavano la qualità delle con<strong>di</strong>zioni dei palazzi. Infatti i palazzi le cui


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 659<br />

gneria della Sapienza eseguì, per il Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, una perizia sulla situazione<br />

esterna delle palazzine dell’Esquilino.<br />

Figura 8. 1977, Esquilino – I ven<strong>di</strong>tori ambulanti (a) e la prostituzione (b).<br />

Fonte: riproduzione ed elaborazione da Cevoli et al. (1979; p. 27 e p. 30).<br />

La definizione <strong>di</strong> degrado prevalente è costruita intorno ad un processo <strong>di</strong><br />

rimozione <strong>di</strong> parti consistenti dello sviluppo storico dell’Esquilino. Quin<strong>di</strong> il<br />

degrado viene associato a un salto storico inatteso provocato dall’arrivo dell’immigrazione<br />

straniera. In sintesi, il bel rione umbertino borghese viene<br />

improvvisamente occupato dagli emarginati stranieri. Esplicita e concorde<br />

quasi tutta la stampa sin dai primi arrivi <strong>di</strong> immigrati stranieri 56 .<br />

facciate erano state riverniciate più recentemente risultavano in uno stato migliore <strong>di</strong> conservazione,<br />

senza che poi questo significasse una buona con<strong>di</strong>zione. A questo proposito è interessante<br />

l’inizio del documentario televisivo <strong>di</strong> Santori sull’Esquilino, in cui vi è una sequenza che mostra<br />

un palazzo in cui si sono verificati dei crolli ma dall’apparente buono stato esterno poiché<br />

riverniciato da poco (P. SANTORI, Vite all’Esquilino, <strong>Roma</strong>, Eta Beta produzioni, 1992).<br />

56 Cfr. «L’Umanità», 11 aprile 1986, Il degrado <strong>di</strong> una delle zone più belle e “umbertine”<br />

<strong>di</strong> <strong>Roma</strong>; «Il Tempo», 1° aprile 1990a, Era il salotto della <strong>Roma</strong> umbertina; «Il Messaggero»,<br />

29 settembre 1991, L’Esquilino torna in piazza.


660 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Al degrado inteso come un salto sociale improvviso nella storia del rione va<br />

opposta una lettura che tenga realmente conto della storia e della costruzione<br />

sociale dello spazio verificatesi. Per comprendere quale sia stato lo sfondo in<br />

cui avvenivano i precedenti processi è più utile forse riprendere la seconda definizione<br />

<strong>di</strong> degrado introdotta in precedenza. Lo sfondo delle trasformazioni è<br />

stato infatti quello <strong>di</strong> una chiusura degli accessi a <strong>di</strong>verse parti del quartiere<br />

(cfr. figura 8) ovvero la rinuncia alla pratica dello spazio pubblico che sono a<br />

fondamento della qualità dello sviluppo urbano. Il degrado si palesa effettivamente<br />

come un processo <strong>di</strong> esclusione dei citta<strong>di</strong>ni dallo spazio, ma è un processo<br />

guidato dalle ben note leggi della ren<strong>di</strong>ta. I processi <strong>di</strong> concentrazione<br />

etnica si sono inseriti nelle <strong>di</strong>namiche innestate dalla speculazione.<br />

In sintesi si può considerare che la concentrazione degli immigrati è seguita<br />

ad un forte processo <strong>di</strong> abbandono urbanistico, pubblico e privato, <strong>di</strong> parti importanti<br />

dell’Esquilino associato all’incuria del patrimonio abitativo (cfr. figura<br />

8); la presenza poi dei più importanti no<strong>di</strong> <strong>di</strong> scambio della città, stazione ferroviaria<br />

e capolinea degli autobus, l’apertura della metropolitana, l’aumento<br />

della ricettività <strong>di</strong> bassa qualità 57 , la convenienza dei proprietari 58 ad affittare<br />

immobili con rinnovato profitto 59 per una zona che non sembrava offrire prospettive,<br />

hanno determinato verosimilmente una concentrazione <strong>di</strong> immigrati<br />

all’Esquilino. La conseguenza è che in controtendenza rispetto a qualunque rione<br />

del Centro storico, questo rione si presenta come luogo <strong>di</strong> residenza e lavoro<br />

della popolazione invece che in termini <strong>di</strong> terziarizzazione e turismo.<br />

57 A commento dei dati rilevati dalla USL RM1 che, nel 1982, censiva all’Esquilino 15 alberghi,<br />

56 pensioni, 139 affittacamere, l’Ufficio speciale interventi Centro storico annotava: “Il<br />

quartiere Esquilino presenta una notevole espansione della struttura ricettiva (affittacamere) <strong>di</strong><br />

categoria inferiore legata soprattutto da un lato agli sfrattati, e dall’altro agli immigrati” (UFFI-<br />

CIO SPECIALE INTERVENTI CENTRO STORICO, Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità per l’applicazione della metodologia<br />

delle mappe <strong>di</strong> rischio al Centro storico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, <strong>Roma</strong>, Relazione finale, 1983, p. 91).<br />

58 La proprietà frazionata era la forma prevalente della struttura della proprietà negli anni<br />

Settanta (UFFICIO SPECIALE INTERVENTI CENTRO STORICO, cit.). L’assessore al Commercio del Comune<br />

<strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, Enrico Gasbarra, <strong>di</strong>chiarava al «Corriere della Sera» che: “Un punto dolente<br />

resta la speculazione <strong>di</strong> palazzinari e nobili famiglie che hanno permesso la trasformazione dell’Esquilino<br />

in dormitori infernali” («Corriere della Sera», 14 gennaio 1999, L’Esquilino delle<br />

mille illegalità). Per la precisione il costo <strong>di</strong> un posto letto mensile all’Esquilino è <strong>di</strong> circa 200-<br />

250mila al mese («la Repubblica», 14 settembre 2000b, I dormitori <strong>di</strong> cinesi senza nome), permettendo<br />

così il guadagno da un appartamento anche <strong>di</strong> più <strong>di</strong> tre milioni al mese (si veda anche<br />

il recente film <strong>di</strong> Piccioni, Luce dei miei occhi).<br />

59 In un’intervista al «Messaggero», Antonio Dong, portavoce della comunità cinese, <strong>di</strong>chiarava:<br />

“[…] Dietro l’apertura dei nostri negozi ci sono solo i risparmi <strong>di</strong> intere famiglie che<br />

il governo incoraggia ad emigrare. C’è la convenienza dei canoni d’affitto più bassi che in altre<br />

zone”. “E quella dei vecchi titolari – aggiunge Giulio Russo, che guida i volontari della Casa<br />

dei <strong>di</strong>ritti sociali – che hanno preferito spostarsi in altre zone. O erano ormai fuori mercato: piccoli<br />

alimentari messi alle corde dai supermercati, negozi <strong>di</strong> abiti da sposa il cui boom si è esaurito<br />

venti anni fa” («Il Messaggero», 13 <strong>di</strong>cembre 1999, Esquilino, la corsa ai regalini per trovare<br />

tolleranza e <strong>di</strong>alogo).


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 661<br />

Figura 9. 1990, Esquilino – La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> alcuni punti <strong>di</strong> riferimento urbanistici.<br />

Fonte: riproduzione dal «Messaggero» del 7 luglio 1990.<br />

Il significato dello spazio dell’Esquilino<br />

La costruzione sociale dominante del significato dell’Esquilino passa, come<br />

visto, tramite un uso ripetuto <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong> degrado associate allo spazio<br />

e alla sua popolazione. Ma il significato <strong>di</strong> un luogo deriva anche dalla<br />

sua storia e dalle <strong>di</strong>namiche sociali e politiche che vi sono all’interno e all’esterno.<br />

Il risultato in ambito urbano, per lo meno in una sua ricomposizione,<br />

è <strong>di</strong> una estrema complessità. Diversi quartieri si portano nella pratica politica<br />

dei citta<strong>di</strong>ni delle immagini e delle valenze particolari, mentre altri, al<br />

contrario, non guadagnano l’attenzione o la percezione citta<strong>di</strong>na. Le trasformazioni<br />

sociali si accompagnano a un’attenzione, da parte dei gruppi sociali,<br />

maggiore o minore verso i molteplici luoghi della città, in parte legata alle<br />

<strong>di</strong>namiche dei conflitti che investono e si propagano a <strong>di</strong>versa scala da un<br />

luogo all’altro. La presenza degli immigrati è un fattore forte nel definire il<br />

significato che viene attribuito all’Esquilino. Attualmente lo spazio dell’Esquilino,<br />

dopo una lunga fase <strong>di</strong> degrado, in qualunque modo sia definito, ha<br />

portato un risultato imprevisto per molti, ovvero la nascita <strong>di</strong> un’enclave etnica.<br />

Una chiave <strong>di</strong> lettura della recente costruzione sociale e rappresentazio-


662 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

ne citta<strong>di</strong>na dello spazio del rione Esquilino la si può ricavare attraverso uno<br />

spoglio dei più importanti quoti<strong>di</strong>ani. L’associazione <strong>di</strong> immigrati e territorio<br />

e il significato della presenza degli immigrati all’Esquilino è stato oggetto <strong>di</strong><br />

una copertura dei quoti<strong>di</strong>ani che non ha confronti rispetto ad altre zone della<br />

città. Non vi è dubbio che i quoti<strong>di</strong>ani in Italia rappresentano gli interessi<br />

economici e politici delle forze dominanti, non è una sorpresa quin<strong>di</strong> che una<br />

forte carica ideologica e politica costituisca lo sfondo con cui sono offerte le<br />

notizie sugli immigrati.<br />

L’Esquilino, che è <strong>di</strong>ventato in breve tempo un luogo <strong>di</strong> conflitto 60 sociale<br />

e politico, è presente, rispetto ad altre zone <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, nel maggior numero<br />

<strong>di</strong> articoli in cui sono richiamati gli immigrati pubblicati dalla stampa nel<br />

triennio 1997-99 61 . Un’analisi degli articoli del triennio esaminato, con l’aggiunta<br />

<strong>di</strong> alcune definizioni precedenti, ha permesso <strong>di</strong> identificare più <strong>di</strong><br />

trenta definizioni del rione (tabella 2). L’insieme <strong>di</strong> definizioni sintetizza e<br />

proietta l’identità dell’Esquilino non solo a scala citta<strong>di</strong>na ma anche a livello<br />

nazionale e oltre. Il significato, che nasce dall’affermazione dell’identità<br />

egemone, è costruito con l’associazione presenza <strong>di</strong> immigrati/degrado, una<br />

linea che si è ormai affermata da tempo. Ma il degrado è poi congiunto all’uso<br />

<strong>di</strong> termini che hanno un’origine geografica <strong>di</strong>fferente dal contesto spaziale<br />

in cui vengono successivamente usati: Chinatown, Bronx, casbah e<br />

suk (definizioni 2, 4, 5, 6, 7, 8 e 25 della tabella 2). Questo sottolinea il fatto<br />

che gli immigrati sono stranieri che costruiscono uno spazio non integrato,<br />

ma “alieno”.<br />

Tabella 2. Alcune definizioni riportate dai quoti<strong>di</strong>ani sulla zona dell’Esquilino.<br />

1<br />

2<br />

Crocevia <strong>di</strong> drammi umani. Il “quadrilatero dell’emarginazione” delimitato da piazza<br />

dei Cinquecento, piazza Santa Maria Maggiore, piazza San Giovanni e Porta Maggiore<br />

(«L’Osservatore <strong>Roma</strong>no», 28 gennaio 1990).<br />

Un sobborgo <strong>di</strong> Rabat. Bronx? “casbah” romana […] Chi passeggia tra i palazzi della<br />

zona compresa tra la stazione Termini e piazza Vittorio, via Principe Amedeo, via Cattaneo,<br />

piazza Manfredo Fanti e strade a<strong>di</strong>acenti, l’impressione è <strong>di</strong> trovarsi non più a <strong>Roma</strong>. Il quar-<br />

60 Poche le voci opposte: “Gli stranieri [dell’Esquilino] sono quasi tutti perfettamente inseriti.<br />

Basta guardarsi intorno, dentro i negozi o al mercato, oppure vedere gli anziani portati a<br />

spasso, accu<strong>di</strong>ti e coccolati dagli immigrati” («L’Osservatore <strong>Roma</strong>no», 22 maggio 1999, Tre<br />

giorni <strong>di</strong> festa a piazza Vittorio all’insegna della mon<strong>di</strong>alità). È anche vero che 5 mesi più tar<strong>di</strong><br />

«L’Osservatore <strong>Roma</strong>no» però scriveva che ci si trova <strong>di</strong> fronte a una “invasione <strong>di</strong> stranieri<br />

in particolare cinesi” («L’Osservatore <strong>Roma</strong>no» del 5 ottobre 1999, Corteo <strong>di</strong> protesta dei<br />

residenti).<br />

61 P. MUDU, cit.


2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

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7<br />

8<br />

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Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 663<br />

tiere costituisce ormai un gigantesco bazar fatto <strong>di</strong> magazzini, botteghe, negozi gestiti quasi<br />

tutti da immigrati, tutti provenienti da paesi del Terzo Mondo, con tanto <strong>di</strong> scritte in arabo o<br />

ad<strong>di</strong>rittura in cinese. Un bazar che costituisce il grande “supermercato” <strong>di</strong> rifornimento per le<br />

migliaia <strong>di</strong> “vu cumprà” che affollano le vie della città” («Il Tempo», 1° aprile 1990).<br />

Esquilino, una città insicura. Mezzo milione <strong>di</strong> abitanti con tanti problemi e moltissimi<br />

<strong>di</strong>sagi. Questa è la fotografia dell’Esquilino, un quartiere che ogni giorno deve fare i conti<br />

con una realtà multiforme e multicolore: immigrati, sbandati, barboni, bancarellari abusivi e<br />

tutta la popolazione che gravita intorno alla stazione Termini e “sbarca” a piazza Vittorio e<br />

al Colle Oppio perché lì trova da mangiare grazie alla Caritas e agli altri enti <strong>di</strong> assistenza.<br />

[…] La ex Centrale del latte abbattuta perché era <strong>di</strong>ventata un punto <strong>di</strong> riferimento per lo<br />

spaccio <strong>di</strong> droga nella zona («Il Messaggero», 2 ottobre 1991).<br />

Aria <strong>di</strong> New York («Corriere della Sera», 6 giugno 1998).<br />

Chinatown [ripetuto anche da una consigliera circoscrizionale dei Ds] («la Repubblica»,<br />

6 <strong>di</strong>cembre 1998).<br />

Suk («Il Messaggero», 7 settembre 1999a).<br />

Chinatown, bomba straniera, ostaggio <strong>di</strong> africani e asiatici. La più alta densità cinese<br />

(«la Repubblica», 7 novembre 1999a).<br />

Casbah [secondo i residenti dell’Esquilino] («Il Messaggero», 26 settembre 1999).<br />

La zona della città più penalizzata dall’invasione incontrollata degli extracomunitari,<br />

vede ogni giorno una miccia a lenta combustione bruciare verso la deflagrazione finale. Zona<br />

ad altissimo rischio. Da due anni a questa parte il degrado <strong>di</strong> pari passo con esponenziale<br />

invasione <strong>di</strong> stranieri da tutti i paesi e da tutte le etnie. Commercianti e residenti italiani rappresentano<br />

una “minoranza etnica”. Microcriminalità <strong>di</strong>ffusa nella piazza [Vittorio] e nel<br />

quartiere («Il Tempo», 13 gennaio 1999).<br />

Tra le zone più frequentate dagli extracomunitari clandestini [è una delle zone setacciate<br />

dalla polizia in una notte <strong>di</strong> controlli] («la Repubblica», 29 agosto 1997).<br />

Dormitori infernali, schiavi cinesi e misteriosi Tir da tutta Europa («Corriere della Sera»,<br />

14 gennaio 1999).<br />

Degrado del rione («Corriere della Sera», 17 gennaio 1999).<br />

Zona più affollata <strong>di</strong> stranieri («Il Tempo», 20 maggio 1999).<br />

Quartiere che ospita il maggior numero <strong>di</strong> immigrati («il Giornale», 20 maggio 1999).<br />

È notoriamente il quartiere della Capitale più popolato da stranieri, il primo nella graduatoria<br />

nella mappa sull’immigrazione romana elaborata e <strong>di</strong>ffusa dalla Caritas <strong>di</strong>ocesana.


664 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

15<br />

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22<br />

23<br />

Rione simbolo della Capitale. Stranieri quasi tutti inseriti. All’Esquilino si concentrano anche<br />

le preoccupazioni maggiori della città («L’Osservatore <strong>Roma</strong>no», 22 maggio 1999).<br />

“Il degrado ha fatto perdere valore alle case e alle attività commerciali: qui la gente ha paura<br />

a circolare, soprattutto la sera, e anche <strong>di</strong> giorno, se deve fare shopping, va altrove. Chi può, l’Esquilino<br />

lo lascia, si trasferisce...”. “Ci sono scippi, rapine, droga, barboni, <strong>di</strong>seredati, ubriachi. E<br />

poi, non è una questione <strong>di</strong> razzismo, ma qui ormai sembra <strong>di</strong> stare in Cina o in Bangladesh, a seconda<br />

della strada. Siamo letteralmente invasi dagli extracomunitari, che sono molto più numerosi<br />

degli italiani. In più l’Esquilino ha i problemi tipici <strong>di</strong> tutti i quartieri con una stazione. Servirebbe<br />

una maggiore presenza <strong>di</strong> poliziotti, ma anche più attenzione da parte del Comune, che non<br />

si impegna abbastanza nell’assistenza agli emarginati” [<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Giovanni Mazzetti, proprietario<br />

<strong>di</strong> un ristorante in via Giolitti] («Il Messaggero», 24 luglio 1999).<br />

Questa zona è in mano agli stranieri, colombiani, arabi e marocchini, ognuno ha la propria<br />

attività illegale, i marocchini rubano, i colombiani hanno a che fare con la droga [<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong><br />

un tabaccaio della zona] («Il Messaggero», 7 settembre 1999a).<br />

I commercianti stanno abbandonando la zona e sempre più negozi vengono affittati o venduti<br />

ai cinesi. Tra via Principe Amedeo, via Filippo Turati e via Ricasoli, tra novembre e <strong>di</strong>cembre dell’anno<br />

scorso, hanno ceduto l’attività una decina <strong>di</strong> negozianti, anche la storica erboristeria “Borri”<br />

(«Il Messaggero», 7 settembre 1999b).<br />

Quartiere a rischio, si concentra maggiormente la presenza <strong>di</strong> extracomunitari, spesso senza<br />

regolare permesso <strong>di</strong> soggiorno e dunque impossibili da controllare («Il Messaggero», 15 settembre<br />

1999).<br />

Simbolo del degrado conseguente all’immigrazione selvaggia e clandestina che trova terreno<br />

fertile in Italia grazie alle leggi in vigore. [Il Movimento sociale] («Il Messaggero», 20 settembre<br />

1999).<br />

La presenza degli stranieri sta <strong>di</strong>ventando non gestibile, perché esiste un controllo del territorio<br />

da parte <strong>di</strong> organizzazioni illegali [Rutelli] («Il Messaggero», 23 settembre 1999).<br />

Invasione <strong>di</strong> stranieri in particolare cinesi («L’Osservatore <strong>Roma</strong>no», 5 ottobre 1999).<br />

In questi ultimissimi anni è <strong>di</strong>ventato un unico immenso magazzino <strong>di</strong> stoccaggio e <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>di</strong> merci provenienti dai paesi asiatici: in ogni scantinato, magazzino, negozio viene stipato,<br />

senza alcun controllo <strong>di</strong> idoneità, materiale che temiamo sia infiammabile: nessuno inoltre verifica<br />

che non vengano effettuati lavori abusivi per allargare la superficie degli scantinati [Comitato<br />

Porta Magica]. In poco tempo, per l’invasione dei cinesi, hanno chiuso macellerie, panifici salumerie.<br />

Al loro posto sono nati dei magazzini <strong>di</strong> abbigliamento all’ingrosso, così per andare a fare<br />

la spesa bisogna prendere l’autobus; mangiare italiano è <strong>di</strong>ventata un’impresa [signora intervistata].<br />

Chiusa l’antica pasticceria Sinestrari (al suo posto un multimarket), sparita la mitica norcineria<br />

Frigeri, svanite nel nulla le preziose essenze dell’erboristeria Borri. L’Esquilino muore, insieme<br />

alla sua tra<strong>di</strong>zione. Ponteggi che stanno lì da 15 anni, il mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio sporco e<br />

pieno <strong>di</strong> abusivi, i giar<strong>di</strong>ni ridotti a latrina a cielo aperto (dove sono i bagni?), la paura <strong>di</strong> malattie<br />

tropicali, la microcriminalità <strong>di</strong>ffusa, scippi e borseggi, coprifuoco la sera, xenofobia in aumento,


23<br />

24<br />

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26<br />

27<br />

28<br />

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30<br />

Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 665<br />

africani e asiatici ormai in maggioranza, si racconta che vivano anche in 40 in un appartamento<br />

facendo i turni la notte per dormire, interi piani <strong>di</strong> palazzi sono sovraccarichi <strong>di</strong> merce arrivata<br />

dalla Cina, il terrore dei crolli («la Repubblica», 28 novembre 1999).<br />

“L’Esquilino non sta morendo. Anzi è <strong>di</strong>ventato da qualche anno il quartiere più vitale e affascinante<br />

in una città piuttosto plumbea e noiosa, l’unico dove si respira quell’atmosfera multietnica<br />

che è normale trovare a Londra e Parigi” [Scritto dallo scrittore Nanni Balestrini] («la Repubblica»,<br />

2 <strong>di</strong>cembre 1999).<br />

Il lato destro, verso la stazione, è una Chinatown in gestazione. Invasione che sta uccidendo<br />

il tessuto culturale e commerciale («Il Messaggero», 13 <strong>di</strong>cembre 1999).<br />

Battaglia quoti<strong>di</strong>ana contro l’immigrazione clandestina, sporcizia microcriminalità e illegalità<br />

nelle forme più <strong>di</strong>sparate. Un terzo dei 28.000 residenti è costituito da stranieri. Un rapporto<br />

non armonico, che non ha eguali nel resto della capitale («Il Tempo», 14 <strong>di</strong>cembre 1999).<br />

Quartiere multietnico. Quartiere simbolo dell’immigrazione capitolina e teatro <strong>di</strong> polemiche<br />

fra residenti ed extracomunitari. Cuore nero <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> dove la repressione è più cattiva [Osservatorio<br />

rifugiati e migranti] («la Repubblica», 20 <strong>di</strong>cembre 1999).<br />

Quartiere con alta concentrazione <strong>di</strong> cinesi e bengalesi («Il Messaggero», 11 <strong>di</strong>cembre 1999).<br />

Sbandati o rifugiati politici, non sapendo dove andare, spesso si accampano nei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

Colle Oppio, i poveri che aspettano il turno alla mensa della Caritas <strong>di</strong> via Marsala passeggiano per<br />

le strade del quartiere. Questi sarebbero i “mali peggiori” della zona («la Repubblica», 3 settembre<br />

2000).<br />

Esquilino: anche 30 in casa, mix <strong>di</strong> regolari e clandestini («la Repubblica», 14 settembre<br />

2000).<br />

Il concetto <strong>di</strong> Chinatown<br />

L’inse<strong>di</strong>amento degli immigrati stranieri all’Esquilino ha generato un processo<br />

<strong>di</strong> rielaborazione della propria esperienza culturale nello spazio. Quella<br />

che viene spesso definita come “etnicità” non è però solo un bagaglio culturale<br />

che gli immigrati si portano con sé ma anche il risultato dell’azione<br />

dei gruppi dominanti nella società ospite. I gruppi etnici vengono precisati in<br />

base alle forze <strong>di</strong> inclusione ed esclusione che si muovono intorno a quelli<br />

che sono percepiti come tratti comuni della società ospite e il territorio <strong>di</strong>venta<br />

un altro elemento attorno al quale i confini etnici sono rinegoziati 62 . La<br />

loro etnicità viene definita dalle classi dominanti e trasmessa al resto della<br />

62 K. ANDERSON, The Idea of Chinatown: The Power of Place and Institutional Practice in<br />

the making of a racial category, «Annals of the Association of American Geographers», 1987,<br />

77(4), pp. 580-598.


666 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

popolazione. Secondo una nota analisi svolta da Gramsci, più che la coercizione<br />

e l’indottrinamento è il fatto che le persone, contro i propri interessi,<br />

introiettino i <strong>di</strong>scorsi della classe dominante ad assicurare a quest’ultima l’egemonia<br />

nella società. L’egemonia non è solo un insieme <strong>di</strong> valori ma un<br />

complesso <strong>di</strong> idee, pratiche e relazioni sociali che riflettono gli interessi dei<br />

settori dominanti. I settori dominanti hanno un potere nel definire categorie<br />

per i gruppi sociali, come quello degli immigrati. Si consideri uno dei casi<br />

più noti <strong>di</strong> aggregazione nello spazio <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong> immigrati, quella<br />

dei cinesi. I cinesi vengono descritti e percepiti come un <strong>di</strong>fferente gruppo e<br />

le credenze e le pratiche istituzionali delle classi dominanti confezionano<br />

una manifestazione fisica <strong>di</strong> quell’astrazione: Chinatown. Chinatown quin<strong>di</strong><br />

non è Chinatown solo e perché i cinesi, per scelta o costrizione, si raccolgono<br />

in enclave ma perché è in parte una creazione dei gruppi dominanti 63 .<br />

Nonostante Chinatown sia rappresentata come una colonia dell’oriente nell’occidente,<br />

in realtà l’idea <strong>di</strong> Chinatown risiede nell’immaginario occidentale<br />

e nelle pratiche ideologiche e istituzionali 64 . La Chinatown <strong>di</strong>venta parte<br />

<strong>di</strong> una costruzione persistente <strong>di</strong> categorie razziali, assunte, ed è questo il fatto<br />

più rilevante, nelle pratiche governative e istituzionali che ne salvaguardano<br />

il contesto per la riproduzione 65 . Per esempio, nella costruzione della Chinatown<br />

<strong>di</strong> Vancouver si sono succeduti <strong>di</strong>versi processi: uno <strong>di</strong> condanna<br />

della concentrazione dei cinesi 66 , uno <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione, uno <strong>di</strong> descrizione<br />

<strong>di</strong> una Chinatown regno dell’esotismo (idea basata su una <strong>di</strong>visione razziale),<br />

ed infine un’ultima fase <strong>di</strong> turisticizzazione dell’area.<br />

La prima fase è quella più forte da parecchi anni a <strong>Roma</strong> 67 , anche se non<br />

mancano richieste <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione, descrizioni <strong>di</strong> culture esotiche e segnali<br />

<strong>di</strong> una possibile conversione turistica dell’area 68 . In ogni caso lo spazio<br />

ha avuto funzione <strong>di</strong> concentrazione e catalizzazione <strong>di</strong> ideologie ben precise<br />

sulla presenza degli immigrati nel territorio.<br />

La consigliera dei Ds e presidente della Commissione commercio, Cicco-<br />

63 K. ANDERSON, Vancouver’s Chinatown: Racist Discourse in Canada 1875-1980, Montreal,<br />

McGill-Queens University Press, 1995.<br />

64 K. ANDERSON, cit.<br />

65 K. ANDERSON, The Idea of Chinatown, cit.<br />

66 In questa fase Chinatown veniva descritta come tutto quello che la società europea non<br />

presentava: decine <strong>di</strong> persone che dormono in una stanza, <strong>di</strong>verse abitu<strong>di</strong>ni alimentari, oppio,<br />

azzardo, e altre strane pratiche (ANDERSON, cit., p. 104). Ai punti della descrizione precedente,<br />

presenti nell’immaginario italiano, è da aggiungere l’idea che i cinesi non celebrino funerali<br />

perché fanno sparire i cadaveri per riciclare i documenti.<br />

67 Già l’8 marzo 1988 «Il Tempo» faceva il seguente titolo: Chinatown del gioco d’azzardo<br />

in un appartamento alla Stazione.<br />

68 Per esempio «la Repubblica» del 24 giugno 1998, 14 settembre 2000a, «Il Messaggero»<br />

del 7 settembre 1999.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 667<br />

ne, affermava in un’intervista: “Noi siamo favorevoli al concetto <strong>di</strong> quartiere<br />

multietnico ma non vogliamo che l’Esquilino <strong>di</strong>venti una Chinatown e la<br />

presenza così massiccia <strong>di</strong> negozi cinesi rischia invece <strong>di</strong> creare un appiattimento<br />

culturale…” 69 . Un sentimento <strong>di</strong> paura e mistero per la concentrazione<br />

all’Esquilino <strong>di</strong> immigrati, specialmente cinesi, viene spesso esternato: “Un<br />

terzo dei 28.000 residenti è costituito da stranieri. Un rapporto non armonico,<br />

che non ha eguali nel resto della capitale. I cinesi sono quasi tremila: ci<br />

sono poi gli in<strong>di</strong>ani (4000) e inoltre africani e immigrati dall’Europa dell’Est.<br />

E sono proprio i cinesi ad aver occupato la maggior parte degli esercizi<br />

commerciali della zona, spesso privi delle dovute licenze e sede <strong>di</strong> commerci<br />

al limite della legalità” 70 . Ancora più chiaro un sottotitolo del «Corriere della<br />

Sera»: “Dormitori infernali, schiavi cinesi e misteriosi Tir da tutta Europa” 71 .<br />

In precedenza il «Corriere della Sera» aveva analizzato la presenza dei cinesi<br />

a <strong>Roma</strong>: “Nessuno sa più esattamente a quanto ammonti la presenza effettiva<br />

<strong>di</strong> cinesi a <strong>Roma</strong>, che prima del 1985 erano ancora una pattuglia piuttosto<br />

sparuta <strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> persone. Dopo tre ‘sanatorie’ e soprattutto una crescente<br />

tratta <strong>di</strong> clandestini, oggi i cinesi a <strong>Roma</strong> hanno probabilmente superato<br />

quota 15mila. Sono impegnati in 400 ristoranti, 50 lavanderie, altrettanti<br />

laboratori <strong>di</strong> sartoria e in svariati laboratori clandestini, ospitati spesso in appartamenti<br />

<strong>di</strong> periferia zeppi <strong>di</strong> immigrati schiavizzati” 72 . In sostanza il risultato<br />

sarebbe che all’Esquilino “Commercianti e residenti italiani rappresentano<br />

una minoranza etnica” 73 , “[…] africani e asiatici [sono] ormai in maggioranza,<br />

si racconta che vivano anche in 40 in un appartamento facendo i turni<br />

la notte per dormire […]” 74 .<br />

Secondo la stampa l’Esquilino sarebbe caduto nelle mani degli immigrati<br />

stranieri e in particolare della comunità cinese, una comunità <strong>di</strong> “delinquenti”<br />

che con tutti i mezzi a <strong>di</strong>sposizione, per lo più illeciti 75 , si sta comprando<br />

il quartiere. In decine <strong>di</strong> articoli viene enfatizzata la presenza <strong>di</strong> una misteriosa<br />

mafia cinese che con minacce e intimidazioni nei confronti dei negozianti<br />

italiani li sta costringendo a vendere le attività. Il denaro con cui vengono<br />

poi rilevate le attività è denaro “sporco” da riciclare 76 . Su questo punto<br />

69 «La Repubblica», 6 <strong>di</strong>cembre 1998a, Via le lanterne rosse Chinatown fa paura.<br />

70 «Il Tempo», 14 <strong>di</strong>cembre 1999, Sull’Esquilino un vertice in prefettura.<br />

71 «Corriere della Sera», 14 gennaio 1999, L’Esquilino delle mille illegalità.<br />

72 «Corriere della Sera», 16 settembre 1998, Nuovo business: gli alberghi.<br />

73 «Il Tempo», 13 gennaio 1999, Piazza Vittorio esplode contro gli immigrati.<br />

74 «La Repubblica», 28 novembre 1999, Esquilino, appello a Ciampi.<br />

75 Si veda, tra i tanti, «Il Messaggero» del 26 settembre 1999, Un anno vissuto pericolosamente.<br />

Ronde <strong>di</strong> ubriachi per gli “espropri”.<br />

76 “‘È un concentramento ormai insopportabile’ spiega Stefano Marozza, uno dei leader<br />

della rivolta. ‘Troppi centri <strong>di</strong> prima accoglienza. Troppe mense per i poveri. Se città multietnica<br />

deve essere, spostiamone il peso anche in altri quartieri’. È una rabbia che cambia conti-


668 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

vale la pena ricordare che uno dei sistemi utilizzati per intraprendere o sostenere<br />

delle attività economiche dagli immigrati cinesi o coreani negli Stati<br />

Uniti è quello <strong>di</strong> formare delle associazioni <strong>di</strong> raccolta e <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> denaro<br />

77 . Queste piccole casse <strong>di</strong> mutuo soccorso <strong>di</strong>stribuiscono delle somme<br />

che consentono <strong>di</strong> intraprendere una piccola attività impren<strong>di</strong>toriale a immigrati<br />

che non avrebbero altri canali <strong>di</strong> accesso al cre<strong>di</strong>to. L’esistenza <strong>di</strong> associazioni<br />

<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to a rotazione anche a <strong>Roma</strong> è confermata da alcuni articoli<br />

giornalistici 78 . “[...] Come apriamo i negozi? Io posso chiedere un milione a<br />

cento cinesi e sono sicuro che avrò cento milioni – spiega Kin Kwok Wong,<br />

manager dello stesso giornale [La Nuova Cina] e proprietario <strong>di</strong> un ristorante<br />

– un giorno ne chiederanno <strong>di</strong>eci a me. Funziona così. Si chiama organizzazione,<br />

non mafia” 79 . Una smentita al fatto che i cinesi si siano imposti nell’Esquilino<br />

solo tramite una <strong>di</strong>ffusa attività illegale la si ricava da numerosi<br />

articoli 80 e la offrono anche le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> responsabili delle forze dell’or<strong>di</strong>ne:<br />

il comandante provinciale dei carabinieri, Favara, così <strong>di</strong>chiarava:<br />

“Dagli accertamenti 81 effettuati in collaborazione con la polizia e la guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> finanza, risulta che la presenza dei cinesi in quella zona così come le acquisizioni<br />

delle attività commerciali sono in regola” 82 . “E i magazzini cinesi?<br />

nuamente bersaglio. Prima era in<strong>di</strong>rizzata contro i bengalesi, che in alcune strade facevano<br />

muro, organizzavano mense all’aperto, moltiplicando la sporcizia e il <strong>di</strong>sagio degli spazzini<br />

che non passano mai. Ora contro i cinesi, che stanno rilevando in massa negozi e magazzini<br />

<strong>di</strong>smessi. Forse riciclando sol<strong>di</strong> mafiosi, hanno urlato in molti, seminando un sospetto che ha<br />

trovato sponde anche in un intervento del sindaco Rutelli” («Il Messaggero», 13 <strong>di</strong>cembre<br />

1999, Esquilino, la corsa ai regalini per trovare tolleranza e <strong>di</strong>alogo).<br />

77 V.H. KWON, Entrepreneurship and religion, New York, London, Garland publishing,<br />

1997; I. LIGHT, Immigrant and ethnic enterprise in North America, «Ethnic and Racial Stu<strong>di</strong>es»,<br />

7, 2, aprile 1984.<br />

78 Per esempio «la Repubblica», 7 novembre 1999a, Esquilino, Sos Chinatown miliar<strong>di</strong> e<br />

ravioli al vapore…; «il manifesto», 11 marzo 2001, Il mistero fantastico della busta rossa,<br />

Viaggio all’Esquilino, il rione più multietnico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> (Terza tappa). In <strong>di</strong>versi colloqui condotti<br />

con esponenti della comunità bengalese è emersa la pratica <strong>di</strong> prestiti <strong>di</strong> mutuo soccorso,<br />

percorso senza alternative per un immigrato data l’impossibilità <strong>di</strong> accedere al sistema bancario<br />

ufficiale.<br />

79 «La Repubblica», 7 novembre 1999a, Esquilino, Sos Chinatown miliar<strong>di</strong> e ravioli al<br />

vapore…<br />

80 Per esempio «la Repubblica», 3 settembre 2000, La Barbera ai residenti: più polizia all’Esquilino;<br />

«la Repubblica», 14 settembre 2000b, I dormitori <strong>di</strong> cinesi senza nome.<br />

81 “La zona è sottoposta da anni a uno stretto controllo da parte delle forze dell’or<strong>di</strong>ne:<br />

[Riguardo l’Esquilino] la polizia ha elencato alcuni dati: nel ’98 sono state arrestate 283 persone,<br />

<strong>di</strong> cui 199 stranieri e 84 italiani. I denunciati sono stati 424, <strong>di</strong> cui la maggior parte, 309,<br />

italiani” («Corriere della Sera», 14 gennaio 1999, L’Esquilino delle mille illegalità). “Sono<br />

aumentati i servizi <strong>di</strong> pattuglia (almeno due auto fanno la ronda 24 ore su 24 per le strade del<br />

quartiere mentre le piazze principali sono costantemente vigilate da poliziotti a pie<strong>di</strong>) così come<br />

i controlli nei negozi, nelle abitazioni, negli scantinati” («la Repubblica», 3 settembre<br />

2000, La Barbera ai residenti: più polizia all’Esquilino).<br />

82 «Il Messaggero», 25 settembre 1999, S’indaga su chi appoggia la massiccia emigrazione.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 669<br />

Il novanta per cento degli import-export che fanno affari a d’oro tra via Napoleone<br />

III e via Rattazzi? La Chinatown da controllare? Risponde un investigatore:<br />

‘Stiamo lavorando proprio su questo. Stiamo raccogliendo una serie<br />

<strong>di</strong> dati, abbiamo bisogno <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> tempo per raggiungere risultati in<br />

questo campo. Abbiamo appena cominciato…’” 83 . Per un altro investigatore:<br />

“La merce arriva dalla Cina. È tutto legale, la merce è pagata, fatturata” 84 .<br />

Che siano presenti attività criminali è fuori <strong>di</strong> dubbio, per esempio lo<br />

sfruttamento dei clandestini in laboratori tessili o altre attività, come è innegabile<br />

l’azione <strong>di</strong> una certa microcriminalità. I risultati <strong>di</strong> una ricerca sulla<br />

percezione della criminalità, promossa dalla Camera <strong>di</strong> Commercio, su 200<br />

commercianti romani <strong>di</strong> due quartieri Esquilino e Marconi aiutano ad inquadrare<br />

una parte del fenomeno: “[…] Dall’indagine emerge che i commercianti<br />

del quartiere Esquilino, pur avendo subito meno reati (24 per cento) rispetto<br />

ai colleghi <strong>di</strong> Marconi (37 per cento), si sentono meno sicuri. Il 55 per<br />

cento <strong>di</strong>chiara poi che ci sono molti luoghi pericolosi sia perché le strade sono<br />

male illuminate sia perché si rischia <strong>di</strong> essere derubati. […] Il maggior<br />

numero <strong>di</strong> reati secondo il 54 per cento dei commercianti dei due quartieripilota<br />

è commesso dai noma<strong>di</strong>. Seguono i tossico<strong>di</strong>pendenti (41,5 per cento)<br />

e gli stranieri (32,5 per cento). Nel quartiere Esquilino è però più forte il sospetto<br />

verso gli extracomunitari (il 49 per cento li considera autori <strong>di</strong> reati)<br />

mentre a Marconi è segnalata l’azione <strong>di</strong> bande organizzate” 85 .<br />

Le prese <strong>di</strong> posizione degli esponenti dei più importanti partiti politici offrono<br />

un importante tassello riguardo al <strong>di</strong>scorso sulle pratiche e i valori egemonici<br />

usati per “leggere” l’Esquilino.<br />

La mobilitazione politica presente nel quartiere ripercorre tutti i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

sviluppo dell’associazionismo in Italia: dal livello <strong>di</strong> assemblea <strong>di</strong> condominio<br />

o <strong>di</strong> strada passando per i comitati <strong>di</strong> quartiere per giungere infine alle<br />

macro organizzazioni dei partiti coinvolte dal livello circoscrizionale a quello<br />

nazionale. Nel rione sono attive decine <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong>verse 86 e il conflitto<br />

politico si manifesta spesso in piazza 87 . Dimostrazioni contro la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> identità del quartiere, contro “la nuova Chinatown” o per cacciare gli immigrati<br />

dal territorio degradato si sono avvicendate negli ultimi anni a manifestazioni<br />

<strong>di</strong> solidarietà con gli immigrati. Quando fu convocato un consiglio<br />

comunale straor<strong>di</strong>nario in Campidoglio il 5 ottobre del 2000 si scatenò una<br />

83 «La Repubblica», 6 settembre 2000, Esquilino, blitz anti-illegali.<br />

84 «Il manifesto», 10 marzo 2001, I cinesi non sono le avanguar<strong>di</strong>e della mafia.<br />

85 «La Repubblica», 18 marzo 1999, Microcriminalità <strong>di</strong> strada l’auto<strong>di</strong>fesa dei commercianti.<br />

86 Cfr. il sito www.esquilino.it<br />

87 Cfr. «il manifesto», 9 marzo 2001: Un misfatto dagli occhi a mandorla (Viaggio all’Esquilino,<br />

il rione più multietnico <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Prima tappa).


670 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

rissa che coinvolse esponenti della maggioranza, dell’opposizione, militanti<br />

<strong>di</strong> partito, vigili urbani, gruppi <strong>di</strong> immigrati e persone dei centri sociali (cfr.<br />

tra gli altri «la Repubblica», 6 ottobre 2000 e 7 ottobre 2000). Al Comune la<br />

maggioranza <strong>di</strong> centrosinistra e l’opposizione <strong>di</strong> destra svolgono però analisi<br />

simili sulla situazione del rione tanto da presentare mozioni per il suo “risanamento”<br />

che presentano molti punti <strong>di</strong> contatto 88 , ma per i primi la responsabilità<br />

del degrado è dell’opposizione che ha contribuito a fare svalutare il<br />

rione descrivendolo come il “Bronx” provocando la caduta dei prezzi immobiliari<br />

e la fuga degli abitanti, mentre per l’opposizione la responsabilità del<br />

degrado ricade tutta delle giunte <strong>di</strong> Rutelli che avevano lasciato il rione in<br />

mano agli immigrati («la Repubblica», 5 ottobre 2000). Se le mozioni <strong>di</strong><br />

maggioranza e opposizione per il “risanamento” dell’Esquilino sono simili,<br />

simile è anche una pre<strong>di</strong>sposizione verso una maggiore militarizzazione e<br />

controllo della sicurezza del territorio 89 . Rarissime volte si rintracciano <strong>di</strong>chiarazioni<br />

controcorrente 90 .<br />

A livello nazionale poi l’uniformità <strong>di</strong> analisi è stata vistosa. Uno scambio<br />

<strong>di</strong> lettere che ha coinvolto nel 1999 il segretario nazionale dei Democratici<br />

<strong>di</strong> sinistra, il ministro degli Interni e il coor<strong>di</strong>natore regionale <strong>di</strong> Alleanza<br />

nazionale è significativo a proposito. Vi è da registrare un sostanziale accordo<br />

tra gli esponenti politici nell’analisi e descrizione dei processi sociali all’Esquilino.<br />

Il segretario nazionale dei Ds Veltroni in una lettera 91 aperta al<br />

ministro degli Interni analizzava la situazione dell’Esquilino in questi termini:<br />

“La situazione venutasi a creare in quel quartiere del centro <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> richieda<br />

la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> ulteriori interventi urgenti e straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> prevenzione,<br />

controllo e repressione. La zona attorno a piazza Vittorio, contigua<br />

88 «La Repubblica», 8 ottobre 2000, Ecco le ricette per il quartiere.<br />

89 Al <strong>di</strong> fuori delle proposte dei vari comitati o dei partiti è interessante richiamare due<br />

proposte <strong>di</strong>verse, una <strong>di</strong> un sindacato <strong>di</strong> polizia un’altra dei sindacati confederali. “Intanto, però,<br />

l’Unione sindacale <strong>di</strong> polizia parla ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> ‘ronde’. Cinquanta ronde composte da residenti<br />

e da forze dell’or<strong>di</strong>ne per un totale <strong>di</strong> 150 persone sarebbero ‘pronte a scendere in<br />

campo’, assicura il presidente nazionale dell’Usp Giampaolo Tronci. ‘I 30 giorni entro i quali<br />

il questore <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> si era pubblicamente impegnato a ripulire l’Esquilino dalla criminalità sono<br />

trascorsi abbondantemente’, si legge in una nota dell’Usp. Per questo il sindacato ‘è pronto<br />

a dare il via alle ronde e a farle entrare in azione tra qualche giorno, in stretta collaborazione<br />

con gli uffici <strong>di</strong> polizia della giuris<strong>di</strong>zione’” («la Repubblica», 9 ottobre 2000). “Cgil, Cisl e<br />

Uil <strong>Roma</strong> e Lazio […] per quanto concerne la vivibilità auspicano l’avvio <strong>di</strong> una politica attiva<br />

della sicurezza che sappia coniugare la presenza sul territorio delle forze dell’or<strong>di</strong>ne con la<br />

possibilità <strong>di</strong> utilizzare pienamente gli spazi pubblici” («la Repubblica», 17 ottobre 2000).<br />

90 L’assessore alla Cultura del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, Borgna, si <strong>di</strong>ceva convinto “che la cultura,<br />

anche se non è risolutiva, rappresenta comunque un antidoto, un elemento <strong>di</strong> contrasto al<br />

degrado” («la Repubblica», 25 novembre 2000, E dopo piazza Navona bancarelle anche a<br />

piazza Vittorio).<br />

91 «Il Messaggero», 10 settembre 1999, Cura urgente per l’Esquilino.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 671<br />

alla stazione Termini, ha conosciuto da anni un fortissimo incremento del numero<br />

<strong>di</strong> presenze <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni extracomunitari, certamente superiore rispetto<br />

alle reali possibilità <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> integrazione del quartiere. Concentrazione<br />

in quella realtà <strong>di</strong> un numero francamente eccessivo <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> accoglienza,<br />

che andrebbero invece decentrati in tutto il territorio metropolitano.<br />

I fenomeni <strong>di</strong> illegalità più urgenti: l’intensificarsi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> microcriminalità,<br />

spaccio, sfruttamento della prostituzione, aggressioni, la penetrazione<br />

<strong>di</strong> forme illegali e non controllate <strong>di</strong> attività commerciali, legate anche<br />

al riciclaggio <strong>di</strong> denaro” 92 . Per trovare una soluzione ai problemi dell’Esquilino<br />

per Veltroni erano necessarie “[…] iniziative <strong>di</strong> ulteriore potenziamento<br />

<strong>di</strong> mezzi e uomini, <strong>di</strong> prevenzione, <strong>di</strong> controllo e repressione. Ciò potrà consentire<br />

(assieme agli interventi <strong>di</strong> altri soggetti come la guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza, i<br />

carabinieri, la stessa polizia municipale, eccetera) <strong>di</strong> fornire ai citta<strong>di</strong>ni risposte<br />

ancora più efficaci per la tutela della sicurezza e della vivibilità dell’Esquilino,<br />

in un rapporto sempre più positivo con tutti i livelli delle istituzioni”.<br />

La Jervolino, pur con<strong>di</strong>videndo l’analisi <strong>di</strong> Veltroni, giu<strong>di</strong>cò le richieste<br />

sostanzialmente inutili, dato che il rione in “degrado” era sottoposto a un<br />

presi<strong>di</strong>o e pattugliamento continui 93 . Lo scambio epistolare veniva comunque<br />

concluso dal coor<strong>di</strong>natore regionale <strong>di</strong> Alleanza nazionale che riven<strong>di</strong>ca-<br />

92 La riproposizione dell’associazione tra concentrazione e pericolosità sociale “[…] è<br />

tra i temi più caratteristici del <strong>di</strong>scorso all’origine delle riforme urbane, e dell’urbanistica<br />

moderna nel secolo XIX. In essa ritroviamo anche quel determinismo ambientale che è stato<br />

il vizio originale delle <strong>di</strong>scipline urbane e base della fiducia da parte <strong>di</strong> riformatori e classi<br />

<strong>di</strong>rigenti nella possibilità <strong>di</strong> ottenere uno sviluppo urbano ‘or<strong>di</strong>nato’. Se qualcosa si può ricavare<br />

dal lungo <strong>di</strong>battito su questi temi è proprio l’ammonimento ad evitare questo genere<br />

<strong>di</strong> determinismo. Non vi sono regole ed uniformità in questo campo, perché non vi è un<br />

ruolo invariante dei fattori spaziali. Gli effetti variano con i <strong>di</strong>versi fattori sociali in gioco –<br />

la scala, il contesto urbano e sociale, la tipologia inse<strong>di</strong>ativa. […] Mentre ciò che occorre è<br />

precisamente questo: far uscire il tema dall’ideologico, a partire dalla critica del determinismo<br />

spaziale – interrogarsi appunto sulle determinanti sociali delle <strong>di</strong>verse forme spaziali”<br />

(A. TOSI, Immigrati e senza casa, Milano, Angeli, 1993, p. 40).<br />

93 Un estratto delle <strong>di</strong>chiarazioni della Jervolino: “[…] i presi<strong>di</strong> delle forze <strong>di</strong> polizia<br />

presenti nella zona sono rappresentati dal commissariato <strong>di</strong> P.S. Esquilino e dalla stazione<br />

dei carabinieri <strong>di</strong> piazza Dante. Attualmente l’organico del commissariato <strong>di</strong> P.S. ammonta<br />

a 93 elementi, 24 in più rispetto a quanto previsto dal decreto ministeriale dell’8/11/1998. Il<br />

potenziamento dell’organico dell’ufficio è dettato dalla consapevolezza della particolare situazione<br />

<strong>di</strong> degrado in cui versa il quartiere, maturata anche nel corso delle ripetute riunioni<br />

con i rappresentanti dello stesso. Viene assicurata quoti<strong>di</strong>anamente la presenza <strong>di</strong> 2 autora<strong>di</strong>o<br />

con turno <strong>di</strong> ventiquattr’ore per il pronto intervento nel quartiere, mentre altra unità sosta<br />

in servizio <strong>di</strong> vigilanza fissa alla sede dell’OLP. Inoltre è assicurata quoti<strong>di</strong>anamente la<br />

presenza <strong>di</strong> un’unità che opera con camper, dalle 8 alle 20 con postazioni <strong>di</strong>versificate a seconda<br />

delle esigenze. La zona è ulteriormente pattugliata da una volante dell’Ufficio Prevenzione<br />

generale e soccorso pubblico e da elementi operativi della squadra mobile e della<br />

DIGOS che assicurano l’attività investigativa <strong>di</strong> specifica competenza. In particolare, al fine<br />

<strong>di</strong> contrastare più efficacemente l’abusivismo, su <strong>di</strong>rettiva del questore sono stati effettuati<br />

interventi congiunti anche con personale delle ASL e dei vigili urbani che dall’inizio dell’an-


672 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

va da tempo l’analisi fatta da Veltroni e orgogliosamente ricordava l’impegno<br />

contro “l’invasione degli extracomunitari” e “l’inesorabile trasformazione<br />

del rione in quartiere ‘multirazziale’” 94 .<br />

Repressione e controllo all’Esquilino sono <strong>di</strong> routine, senza che poi questo<br />

riesca ad assicurare alcun risultato da chi li sostiene. In un arco temporale<br />

limitato, l’Esquilino è stato visitato <strong>di</strong> persona dal ministro dell’Interno, dal<br />

questore, dal prefetto, dai segretari <strong>di</strong> Alleanza nazionale e dei Democratici<br />

<strong>di</strong> sinistra.<br />

Il significato dello spazio geografico degli immigrati all’Esquilino, costruito<br />

dalla stampa e dalla maggioranza delle forze politiche, si può riassumere<br />

con le seguenti parole del «Messaggero» 95 : “È come se uno spartiacque<br />

fosse calato a spezzare in due la piazza e il quartiere. Il lato sinistro, verso<br />

via Merulana, è rimasto, con poche consolidate eccezioni, made in Italy. Il<br />

lato destro, verso la stazione, è una Chinatown in gestazione. La frontiera si<br />

è attestata in via dello Statuto […]”. Significati <strong>di</strong>versi raramente trovano<br />

spazio.<br />

no hanno effettuato controlli sistematici e ripetuti a tutti gli esercizi commerciali gestiti sia<br />

da stranieri che da italiani, nell’ambito del quartiere Esquilino. Contemporaneamente, personale<br />

dell’arma dei carabinieri, unitamente a militari del NAS e in stretto collegamento con<br />

i funzionari della polizia <strong>di</strong> stato, ha operato analoghi controlli” («Il Messaggero», 12 settembre<br />

1999, Esquilino, arriva il ministro).<br />

94 “Siamo felici <strong>di</strong> annoverare tra le file <strong>di</strong> Alleanza nazionale un nuovo militante: Walter<br />

Veltroni. È bizzarro, tuttavia, che il segretario <strong>di</strong>essino si renda conto soltanto adesso –<br />

se si escludono le passeggiate elettorali – del degrado che affligge l’Esquilino. Con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo<br />

le sue ansie tar<strong>di</strong>ve e la ‘cura’ consigliata. Ma non possiamo non chiederci cosa nasconda<br />

questa conversione. Quando abbiamo richiamato la giunta Rutelli, <strong>di</strong> cui la Quercia è il<br />

pilastro portante, sull’invasione <strong>di</strong> extracomunitari siamo stati tacciati <strong>di</strong> xenofobi, proprio<br />

dai buonisti allevati alla corte <strong>di</strong> Veltroni. Quando abbiamo chiesto controlli sulle licenze rilasciate<br />

agli stranieri siamo <strong>di</strong>ventati ‘bottegari’ nemici dei para<strong>di</strong>si dell’integrazione. E<br />

quando, infinite volte, siamo scesi in piazza invocando sicurezza siamo stati ‘bollati’ come<br />

reazionari. Ora, che succede? Dismessi i panni <strong>di</strong> Clinton, Walter vuole indossare quelli <strong>di</strong><br />

Fini? Libero <strong>di</strong> farlo, ma prima dovrebbe sanare le contrad<strong>di</strong>zioni del suo partito, responsabile<br />

dell’aumento incontrollato degli immigrati nel suo collegio elettorale, come in tutta Italia.<br />

In verità i Ds vorrebbero continuare a ingannare i citta<strong>di</strong>ni recitando ancora il ruolo <strong>di</strong><br />

partito <strong>di</strong> lotta e <strong>di</strong> governo: da un lato protestando contro l’invivibilità del quartiere, dall’altro<br />

scegliendo l’inesorabile trasformazione del rione in quartiere ‘multirazziale’. Il commissariato<br />

<strong>di</strong> zona intanto, a corto <strong>di</strong> organico e mezzi, non riesce a fronteggiare le guerre<br />

tra bande rivali. E anche questo, caro Veltroni, è imputabile al suo ‘partito <strong>di</strong> lotta e <strong>di</strong> governo’<br />

e alle favolette da voi raccontate che finora ha prodotto la ribellione dei citta<strong>di</strong>ni italiani<br />

e l’emarginazione degli extracomunitari. Complimenti e... benvenuto tra noi!” [Rampelli,<br />

coor<strong>di</strong>natore regionale <strong>di</strong> Alleanza nazionale] («Il Messaggero», 12 settembre 1999,<br />

An: Veltroni, benvenuto tra noi).<br />

95 «Il Messaggero», 13 <strong>di</strong>cembre 1999, Esquilino, la corsa ai regalini per trovare tolle-<br />

ranza e <strong>di</strong>alogo.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 673<br />

Conclusioni<br />

L’Esquilino per la sua posizione nel centro <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> al lato della stazione<br />

Termini occupa una posizione importante nel Centro storico. Negli ultimi anni<br />

è stato oggetto <strong>di</strong> una grossa attenzione politica. Il <strong>di</strong>battito politico è stato<br />

incentrato sul problema del degrado del rione. Il degrado dell’Esquilino viene<br />

rappresentato ormai quasi unanimemente come il risultato dell’inse<strong>di</strong>amento<br />

<strong>di</strong> immigrati stranieri arrivati improvvisamente a turbare la tranquillità<br />

<strong>di</strong> un bel rione del Centro storico. Il fatto che una zona del centro non sia<br />

stata abbandonata o terziarizzata, ma anzi occupata da immigrati stranieri costituisce<br />

per molti un motivo <strong>di</strong> degrado. Un’analisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse informazioni<br />

raccolte da varie fonti non supporta l’idea che il processo <strong>di</strong> degrado dell’Esquilino<br />

sia legato ai nuovi flussi migratori dall’estero. Le informazioni raccolte<br />

mettono anzi in <strong>di</strong>scussione il concetto <strong>di</strong> degrado normalmente utilizzato<br />

e suggeriscono la presenza <strong>di</strong> una forte azione egemonica da parte <strong>di</strong><br />

idee razziste nella costruzione del concetto <strong>di</strong> degrado. L’Esquilino viene descritto<br />

come un luogo anomalo, opposto allo spazio occupato normalmente<br />

dagli italiani. La visibilità della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong>venta una minaccia per lo spazio<br />

normale. Il vecchio razzismo basato su <strong>di</strong>fferenze biologiche cede il passo a<br />

più articolate elaborazioni basate sull’impossibilità <strong>di</strong> integrazione, la criminalizzazione<br />

delle minoranze e il controllo del territorio. Le frasi e gli aggettivi<br />

utilizzati dai politici e dalla stampa per raccontare lo spazio degli immigrati<br />

dell’Esquilino rimandano talvolta a luoghi, o meglio luoghi comuni,<br />

acriticamente accettati per rendere il degrado <strong>di</strong> altri paesi. I numerosi richiami<br />

a “Bronx”, “casbah” e Chinatown servono a commentare ed esporre uno<br />

spazio alieno. Nei quoti<strong>di</strong>ani immigrati, crimine e degrado sono <strong>di</strong>ventati sinonimi<br />

e con molta chiarezza è emerso il conflitto tra la rappresentazione<br />

dello spazio dell’Esquilino da parte degli immigrati e la rappresentazione<br />

che ne fanno i quoti<strong>di</strong>ani e le forze politiche. Queste rappresentazioni mostrano<br />

il duplice aspetto <strong>di</strong> essere sia un prodotto che un produttore dell’identità<br />

<strong>di</strong> un luogo e in modo contrad<strong>di</strong>ttorio, all’interno, sono presenti sia<br />

forme <strong>di</strong> dominio che <strong>di</strong> resistenza ed integrazione. In sintesi vi è la proposizione<br />

<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne sociale molto conservatore, il <strong>di</strong>scorso sulla criminalità<br />

contiene e cela tutta una serie <strong>di</strong> problemi censurati o rimossi come il razzismo<br />

e la <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> classe, in particolare modo. Discutere <strong>di</strong> crimine è più<br />

facile e praticabile che trattare <strong>di</strong> ingiustizie sociali o razzismo.<br />

Il degrado dell’Esquilino è nato innanzitutto quando la città ha sospeso la<br />

pratica e la qualità dello spazio pubblico per ampie parti del quartiere e ha<br />

permesso che le leggi della ren<strong>di</strong>ta facessero in<strong>di</strong>sturbate il loro corso. Seppure<br />

si volesse usare una definizione classista <strong>di</strong> degrado ci troveremmo in<br />

presenza del fatto che <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> fanno risalire questo tipo <strong>di</strong> degrado a


674 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

ben prima che gli immigrati stranieri cominciassero a concentrarsi nel quartiere.<br />

Ma il processo <strong>di</strong> degrado che ha interessato l’Esquilino ha portato un<br />

risultato non previsto, ovvero la nascita <strong>di</strong> un’enclave etnica. È pur vero che<br />

la concentrazione degli immigrati all’interno dell’Esquilino, alta relativamente<br />

a <strong>Roma</strong>, è molto bassa se si prendono in considerazione altre città europee<br />

per non <strong>di</strong>re nordamericane. L’afflusso <strong>di</strong> immigrati all’Esquilino,<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone che vanno a vivere nel centro della città, ha posto un segno<br />

forte rispetto all’abbandono ormai in<strong>di</strong>scusso del resto del centro della città.<br />

La valenza urbana della città <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> si è giocata nel corso dei secoli nella<br />

definizione dello spazio pubblico, e proprio il fatto che una società, multietnica,<br />

si ricomponesse in un Centro storico privo <strong>di</strong> società ha coinvolto in<br />

modo conflittuale le forze politiche e sociali nella <strong>di</strong>scussione dell’uso degli<br />

spazi. Discussione che assegna, egemonicamente, turismo e terziario e una<br />

residuale residenza per i più ricchi al centro della città. Ricomporre una società<br />

ha voluto anche significare il fatto che gli immigrati cinesi e del Bangladesh<br />

sono subentrati agli italiani nella gestione <strong>di</strong> attività commerciali ponendo<br />

visibilmente il fatto che l’immigrato non è per forza <strong>di</strong> cose un soggetto<br />

passivo e inferiore. L’attività economica degli immigrati all’Esquilino<br />

pone in <strong>di</strong>scussione le teorie preminenti sul mercato del lavoro e la supposta<br />

incapacità <strong>di</strong> integrazione da parte <strong>di</strong> gruppi lontani dalle tra<strong>di</strong>zioni italiane<br />

come quelli provenienti dall’Asia, a meno che cattolici e ubbi<strong>di</strong>enti domestici<br />

96 . All’Esquilino le attività economiche e le strutture culturali, per mezzo <strong>di</strong><br />

reti personali e sociali più o meno intense, mantenute al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>visioni<br />

territoriali, hanno generato flussi transnazionali rilevanti.<br />

La nascita <strong>di</strong> attività impren<strong>di</strong>toriali avviene però in un quadro politico<br />

o<strong>di</strong>erno in cui manca ogni analisi che colga la complessità dello spazio multietnico;<br />

l’in<strong>di</strong>rizzo politico mostra anzi un’esaltazione della separazione sociale<br />

con barriere invalicabili per i gruppi marginali, una chiara in<strong>di</strong>sponibilità<br />

a considerare la <strong>di</strong>fferenza come una risorsa civica, una completa ignoranza<br />

degli aspetti positivi della concentrazione etnica e l’assunzione <strong>di</strong> arbitrarie,<br />

inconsistenti rigide categorie <strong>di</strong> classificazione culturale e razziale.<br />

Alla fine degli anni Novanta l’Esquilino è stato oggetto <strong>di</strong> numerosi lavori<br />

<strong>di</strong> riqualificazione avviati dal Comune e <strong>di</strong> investimenti per l’aumento della<br />

96 A questo proposito va ricordato il fatto che a <strong>Roma</strong> la maggiore concentrazione <strong>di</strong> immigrati<br />

stranieri si ha, a livello <strong>di</strong> zona urbanistica, nella zona 1A (Centro storico) seguita dalla zona 1E<br />

(l’Esquilino), ambedue nella I circoscrizione. Queste due zone contengono lo stesso numero <strong>di</strong><br />

immigrati, pari a più <strong>di</strong> 5000 unità ciascuna. Il significato delle presenze è però <strong>di</strong>verso. Infatti la<br />

presenza degli immigrati nel Centro storico è richiamata con poche associazioni mentre la seconda<br />

è protagonista, come visto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> articoli e report specifici. La parte <strong>di</strong> popolazione<br />

che vive nel Centro storico è quella considerata più “integrata” con la popolazione italiana,<br />

la serve per lavori umili o <strong>di</strong> assistenza o all’opposto è ad<strong>di</strong>rittura più ricca.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 675<br />

struttura ricettiva per il Giubileo. Si stanno rapidamente ritrasformando le presenze<br />

sociali del quartiere, lo spostamento del mercato e gli investimenti che si<br />

sono concentrati nell’area stanno aprendo una nuova fase in cui, probabilmente,<br />

si stabilizzerà la presenza degli Esquilini più ricchi e ci sarà un allontanamento<br />

degli Esquilini più poveri, che si troveranno a cercare <strong>di</strong> vivere in un’area<br />

che sta rapidamente riacquistando valore. A settembre 2001 è stato chiuso<br />

il mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio, trasferito nei locali della ex centrale del latte. La<br />

stampa unanimemente plaude all’evento 97 , sia il Comune che l’opposizione<br />

hanno fatto affiggere, in tutta la città, nell’ottobre 2001 dei manifesti che celebrano<br />

il trasferimento del mercato e la rinascita del rione. Piazza Vittorio si avvia<br />

a perdere il carattere <strong>di</strong> spazio pubblico garantito dal mercato che ne costituiva<br />

il sostegno sociale. Il nuovo mercato deve somigliare maggiormente a<br />

uno shopping center da raggiungere in auto, secondo i progetti <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong><br />

anni prima 98 . È lecito sostenere che il modello che si vuole estendere all’Esquilino<br />

è quello che si sta affermando nel Centro storico, cioè privatizzazione dello<br />

spazio pubblico, controllo poliziesco (meglio se <strong>di</strong> tipo etnico), recinzioni<br />

per isolare progressivamente ogni spazio pubblico 99 . I portici <strong>di</strong> piazza Vittorio<br />

sono adesso l’altro spazio minacciato dalla restrizione della città pubblica, con<br />

miopia e perseveranza il governo della città si allinea alle misure adottate nelle<br />

altre città globali, rinunciando alla qualità permessa dalla presenza <strong>di</strong> spazi<br />

pubblici vissuti e non militarizzati o museificati. Nello spazio delle gran<strong>di</strong> capitali<br />

globalizzate lo spazio dell’Esquilino rappresenta un’anomalia poiché i<br />

segni commerciali della globalizzazione non sono presenti, il commercio è<br />

polverizzato in centinaia <strong>di</strong> piccoli impren<strong>di</strong>tori e sono assenti i gran<strong>di</strong> marchi<br />

delle città globalizzate. Il paesaggio urbano è poi segnato da una vita continua<br />

nelle strade che rimanda ad un uso dello spazio pubblico che nelle attuali città<br />

globali le forze egemoni avversano profondamente.<br />

Gli “Esquilini” producono una geografia che va criticamente letta non solo<br />

a livello locale, rionale, ma ad<strong>di</strong>rittura a scala regionale, nazionale e transnazionale,<br />

è per questo motivo che bisogna continuare a indagare trasformazioni sociali<br />

che bisogna riconoscere non limitate a un ambito circoscritto <strong>di</strong> territorio.<br />

97 “Il sindaco e la giunta hanno solennemente ‘ripreso possesso’ dei marciapie<strong>di</strong>, delle cancellate,<br />

del giar<strong>di</strong>no, della Porta Magica, riconsegnandoli alla città […] chiudendo la parentesi<br />

extraterritoriale che tante contestazioni aveva creato. Simbolo del degrado e dell’abbandono<br />

<strong>di</strong> un intero rione: terra <strong>di</strong> nessuno, terra <strong>di</strong> tutti, terra senza legge” («la Repubblica», 23 settembre<br />

2001a). Si veda pure il «Corriere della Sera» del 21 <strong>di</strong>cembre 2001, La <strong>di</strong>sfida <strong>di</strong> piazza<br />

Vittorio, trent’anni per i nuovi banchi.<br />

98 Si veda «L’Osservatore <strong>Roma</strong>no», 24 febbraio 1990, Si attende per lunedì la decisione<br />

sul mercato <strong>di</strong> piazza Vittorio.<br />

99 P. MUDU, Rome: urban politics and privatization of public space, paper presentato, a<br />

New York, al convegno annuale dell’Association of American Geographers, 2001.


676 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Appen<strong>di</strong>ce<br />

Figura 10. 1951 – Esquilino: popolazione residente per sezione <strong>di</strong> censimento.<br />

Fonte: elaborazione su dati del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, censimento del 1951.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 677<br />

Figura 11. Esquilino: percentuale <strong>di</strong> popolazione, per sezioni <strong>di</strong> censimento, nel<br />

1991 rispetto al 1951.<br />

Fonte: elaborazione su dati del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>, censimento del 1951.


678 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Figura 12. 1997, Esquilino – Le attività economiche degli immigrati.<br />

Fonte: riproduzione dalla «Repubblica» dell’8 agosto 1997.


Gli Esquilini: contributi al <strong>di</strong>battito sulle trasformazioni nel rione Esquilino 679<br />

Figura 13. 1988, Esquilino – La con<strong>di</strong>zione dei palazzi.<br />

Fonte: riproduzione dal «Messaggero» del 4 marzo 1988.


680 <strong>Pierpaolo</strong> <strong>Mudu</strong><br />

Figura 14. 1992-1999 – I valori immobiliari nei rioni del centro, prezzi minimi<br />

<strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta (in euro 100 ).<br />

Il valore 101 degli immobili all’Esquilino consente una ren<strong>di</strong>ta al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong><br />

quella che si ottiene in qualunque altro rione del centro non solo in termini <strong>di</strong><br />

compraven<strong>di</strong>ta ma anche <strong>di</strong> affitto (cfr. figura 13). Il fattore <strong>di</strong> concentrazione<br />

degli immigrati all’Esquilino è legato alle leggi della ren<strong>di</strong>ta.<br />

100 1 euro = 1936,27 lire.<br />

101 I valori sono stati elaborati sulla base dei dati della BORSA IMMOBILIARE DI ROMA (1998),<br />

Listino Ufficiale. Valori correnti <strong>di</strong> mercato <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> e Provincia, <strong>Roma</strong>, Camera <strong>di</strong> Commercio<br />

industria artigianato e agricoltura <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. I valori si riferiscono ai prezzi me<strong>di</strong> minimi al<br />

metro quadro <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta per un appartamento <strong>di</strong> 90-100 metri quadrati, abitabile, cioè<br />

una volta acquistato non necessita <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria.

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