Quiriniana - settembre 2012 - Comune di Brescia
Quiriniana - settembre 2012 - Comune di Brescia
Quiriniana - settembre 2012 - Comune di Brescia
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Quiriniana</strong><br />
Libri, riviste, multime<strong>di</strong>ali: esposizioni in Queriniana<br />
Settembre<br />
<strong>2012</strong>
Pagina 2 Ex Libris<br />
TEATRI DELLA MEMORIA<br />
NIENTE PIU’ CHE UN’ELEGIA INQUIETA DEL TEMPO<br />
Soprattutto volti, teratologie fantastiche e ontologie<br />
circolari.<br />
Drammaturgia della mente. Ecco cosa produce la mia<br />
fucina <strong>di</strong> sogni.<br />
Scenari tra il clone e il paradossale che costruendo e<br />
condensando, la memoria cuce in topoi umani <strong>di</strong> potenza<br />
e assenza.<br />
Ne nascono anamorfosi rotanti a motore elettrico.<br />
Nei cilindri d’acciaio l'incalzante persistenza delle<br />
immagini riscatta come un’ancora quello che svanisce,<br />
poiché tutto poi ritorna presto all’occhio, replica<br />
<strong>di</strong> un’identità ripetutamente <strong>di</strong>spersa, rimando costante<br />
al rigenerarsi ciclico della materia.<br />
Niente più che un’elegia inquieta del tempo.<br />
L’occhio si muta nell’eterno convalescente baudelairiano,<br />
intercetta ebbro la novità che lo pervade e ad<br />
ogni pensiero sublime accompagna una scossa nervosa<br />
che semantizza e desemantizza il dato reale, lasciando<br />
emergere una realtà <strong>di</strong>storta, un abitacolo <strong>di</strong><br />
spazi impossibili che potenzia la conoscenza interiore.<br />
Prolifico è il connubio tra le utopie della mnemotecnica<br />
rinascimentale e le imprese catottriche seicentesche,<br />
tra le Wunderkammern, il Theatro visionario e<br />
futuribile <strong>di</strong> Giulio Camillo e l’artificiosa machina <strong>di</strong><br />
Agostino Ramelli, esiti che sfociano nel problema<br />
della teatralizzazione del mondo come tentativi poetici<br />
della sua rappresentazione totale.<br />
Le imagines agentes si inseguono nei teatri della memoria<br />
umana. Si rinnova trasposto il viaggio sedentario<br />
dell’iconauta <strong>di</strong>nnazi alle rappresentazioni <strong>di</strong> universi<br />
reali e immaginari scaturite nei secoli del precinema<br />
dagli apparecchi ottici imbracciati da lanternisti<br />
e impresari <strong>di</strong> Mondo Niovo.<br />
Un fitto ginepraio <strong>di</strong> suggestioni che fonde narrazioni,<br />
immagini e proiezioni della mente costituendo una<br />
biblioteca meccanica virtuale a forma <strong>di</strong> matrioska<br />
che associa e <strong>di</strong>ssocia nei suoi movimenti infiniti<br />
<strong>di</strong> Vera Bugatti<br />
Borges a Rabelais, Verne ad Athanasius Kircher,,<br />
Eco a Marguerite Yourcenar.<br />
Guardate attraverso il buco della serratura <strong>di</strong> una<br />
delle scatole ottiche del Theatrum mentis e vedrete<br />
il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> figure anomale illuminate da una<br />
luce azzurrognola, osservate la danza delle immagini<br />
sui cilindri d’acciaio, seguite le ombre proiettate<br />
dagli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> ferro, mutevoli e mute.<br />
E’ una produzione intermittente, suggestionata<br />
dalla pseudonimia e dalle secolari apologie del<br />
silenzio, dall’antica magia naturale e dal celato<br />
fremito babelico della spiritualità cinquecentesca,<br />
dalle successive iconografie politiche del monde à<br />
l’envers, dai paradossi della contemporaneità.<br />
Niente più che un’elegia inquieta del tempo.<br />
Memory theatre 1. <strong>2012</strong>
Libri, riviste, multime<strong>di</strong>ali: esposizioni in Queriniana Pagina 3<br />
Memory theatre 2. <strong>2012</strong><br />
Nata a <strong>Brescia</strong> nel 1979, Vera Bugatti ha conseguito<br />
la maturità artistica presso il Liceo A.Calini e<br />
la Laurea in Conservazione dei Beni Culturali<br />
presso l’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Parma. Ha operato<br />
per il Settore Affari Museali <strong>di</strong> Cremona e per il<br />
Sistema Museale <strong>di</strong> Valle Trompia. Già assegnista<br />
annuale presso la Fondazione B.A.M. <strong>di</strong> Mantova,<br />
con una ricerca de<strong>di</strong>cata alla trattatistica eterodossa<br />
nel mantovano, ha pubblicato saggi sul <strong>di</strong>ssenso<br />
religioso del XVI secolo e collaborato con la redazione<br />
<strong>di</strong> Venezia Cinquecento (Università Ca' Foscari)<br />
e con Stile Arte. Ha lavorato come pittrice<br />
frescante e conseguito riconoscimenti all’interno <strong>di</strong><br />
concorsi de<strong>di</strong>cati all’arte <strong>di</strong> strada in Italia, Francia,<br />
Olanda, Germania, Croazia, Irlanda e USA. Ha<br />
esposto in mostre personali e collettive ed eseguito<br />
alcuni <strong>di</strong>pinti per l’ultimo film <strong>di</strong> Mimmo Calopresti<br />
- L'Abbuffata – presentato al Festival <strong>di</strong> Roma<br />
nel 2007. Nel 2008 ha vinto il “Premio nazionale<br />
<strong>di</strong> pittura Emilio Rizzi”. Attualmente opera come<br />
bibliotecaria presso la Biblioteca del Seminario<br />
Vescovile <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> ed è attiva a livello internazionale<br />
come street-painter itinerante.<br />
Maggiori informazioni sul sito web:<br />
www.verabugatti.it<br />
Il termine ANAMORFOSI, dal greco ana (all'in<strong>di</strong>etro,<br />
ritorno verso) e morphe (forma), compare per la prima<br />
volta nel trattato "Magia Universalis naturae et artis",<br />
pubblicato da Gaspard Schott tra il 1657 e il 1659 a Wurtzburg.<br />
Esso sta ad in<strong>di</strong>care un particolare tipo <strong>di</strong> immagine<br />
prospettica ottenuta per proiezione su un piano fortemente<br />
inclinato rispetto all'osservatore. Ciò causa una deformazione<br />
dell'immagine tanto più evidente quanto maggiore<br />
è l'inclinazione del quadro e quanto minore è la <strong>di</strong>stanza<br />
del punto <strong>di</strong> vista contenente il quadro stesso. Ne<br />
consegue che le immagini anamorfiche risultano comprensibili<br />
solo se si pone l'occhio nel punto <strong>di</strong> vista esatto dove<br />
la deformazione scompare per lasciare il posto ad una immagine<br />
perfettamente chiara e proporzionalmente esatta,<br />
nonché dotata <strong>di</strong> una forte carica illusiva.<br />
Le metamorfosi <strong>di</strong> Narciso. Acrilico su tela. 2007.<br />
Solve et coagula. Fil <strong>di</strong> ferro su tavola. 2005.
Pagina 4 Pagina 4 Ex Libris<br />
Le e<strong>di</strong>zioni in mostra<br />
Jean François Niceron (1613-1646), appartenente<br />
dal 1632 all’or<strong>di</strong>ne dei Minimi fondato da San Francesco<br />
da Paola, fu un insigne matematico; in particolare<br />
si occupò <strong>di</strong> ottica, pubblicando la Perspective<br />
curieuse del 1638, il Thaumaturgus opticus del<br />
1646. La morte non gli consentì <strong>di</strong> ultimare quest’ultima<br />
opera, portata a termine dal padre Marin<br />
Mersenne, altro importante eru<strong>di</strong>to dell’or<strong>di</strong>ne dei<br />
Minimi.<br />
Niceron <strong>di</strong>pinse affreschi ispirati ai suoi stu<strong>di</strong> anamorfici,<br />
tutti andati perduti, <strong>di</strong> cui uno a Trinità dei<br />
monti. Ci rimangono a Roma nella Pinacoteca <strong>di</strong><br />
Palazzo Barberini alcune anamorfosi cilindriche.<br />
E’ nel terzo libro della Perspective curieuse che l’-<br />
Autore si occupa delle anamoforsi catottriche, partendo<br />
da immagini da vedere utilizzando specchi<br />
piani per interessare gli specchi cilindrici.<br />
Memory theatre 3. <strong>2012</strong><br />
NICERON, Jean François<br />
R. p. Ioannis Francisci Niceronis ...Thaumaturgus<br />
opticus, seu admiranda optices, per ra<strong>di</strong>um <strong>di</strong>rectum.<br />
Lutetiae Parisiorum, typis & formis Francisci Langlois,<br />
1646<br />
10a.S.I.6<br />
NICERON, Jean François<br />
La perspective curieuse ou Magie artificiele des<br />
effets merveilleux de l’opitque, par la vision <strong>di</strong>recte.<br />
Paris, chez Pierre Billaine, 1638<br />
10A.S.I.7
Pagina 5 Ex Libris<br />
Samuel Marolois, (1572-1627), fu un ingegnere militare<br />
<strong>di</strong> origine olandese; scrisse numerosi trattati <strong>di</strong><br />
matematica, tra cui il Mathematicum optimum absolutissimum<br />
del 1633.<br />
MAROLOIS, Samuel<br />
Samuelis Marolois ... mathematicorum sui saeculi<br />
facile principiis, Opticae, sive Perspectivae ...<br />
Amstelodami, sumptibus ac typis Joannis Janssonii,<br />
1647<br />
10a.P.II.29<br />
Il pisano Pietro Accolti (1579-dopo il 1642), fu autore<br />
de L’inganno degli occhi, pubblicato nel 1625.<br />
In questo trattato viene <strong>di</strong>scussa anche l’anamorfosi,<br />
nel capitolo: “Dimostrazione <strong>di</strong> effetto quanto strano,<br />
tanto <strong>di</strong>lettoso e ingegnoso della prospettiva”. Ne<br />
propone un utilizzo per trasmettere “...la pianta, e<br />
<strong>di</strong>segno delle più gelose piazze, fortezze de gl’altrui<br />
stati, o de’ proprij, senza sospetto...”<br />
ACCOLTI, Pietro<br />
Lo inganno de gl’ occhi: prospettiva pratica<br />
Firenze, appresso Pietro Cecconcelli, 1625<br />
10a.P.II.30<br />
Memory theatre 4. <strong>2012</strong><br />
Jean Dubreuil, o Du Breuil, gesuita francese, si<br />
occupò <strong>di</strong> pittura e prospettiva, scrisse un trattato<br />
nel 1642, poi riveduto nel 1649, La perspective<br />
pratique. L’opera, al <strong>di</strong> là delle imprecisioni<br />
della prima e<strong>di</strong>zione che rilevò Girard Désargues,<br />
si rivela interessante per la quantità <strong>di</strong> illustrazioni<br />
e giochi prospettici che propone, in<br />
particolare nell’ambito della catottrica.<br />
DUBREIL, Jean<br />
La perspective pratique, necessaire a tous peintres,<br />
graveurs, sculpteurs ...<br />
2. ed. corrigée & augmentées par l’auteur ...<br />
Paris, chez la veuve François l’ Anglois, 1647-<br />
1651.<br />
10a.K.III.7
Pagina 6 Ex Libris<br />
Allievo <strong>di</strong> Kircher, Gaspar Schott (1608-1666)<br />
riprende le teorie del maestro. Per la prima volta<br />
viene utilizzato il termine anamorfosi, con la denominazione<br />
<strong>di</strong> “magia Anamorphotica”, cui è de<strong>di</strong>cato<br />
un libro del trattato Magia uniuersalis. Attribuisce<br />
a Dürer l’invenzione dello strumento ottico;<br />
de<strong>di</strong>ca infine un lungo paragrafo alla descrizione<br />
del proce<strong>di</strong>mento dell’affresco <strong>di</strong> Emanuel Maignan<br />
a Trinità dei Monti, riprendendola dalla Perspectiva<br />
horaria del 1648, dello stesso Maignan.<br />
SCHOTT, Gaspar<br />
Magia uniuersalis naturae et artis, sive ....<br />
Bambergae, sumpt. Ioh. Martini Schonwetteri,<br />
1677<br />
10a.R.V.11-14<br />
Il gesuita tedesco Athanasius Kircher (1602-<br />
1680) fu uno scienziato dagli innumerevoli interessi,<br />
autore <strong>di</strong> ponderosi trattati, tra cui l’ Ars<br />
magna lucis et umbrae del 1646. Qui riprende<br />
gli schemi <strong>di</strong> Niceron, e si <strong>di</strong>chiara inventore <strong>di</strong><br />
uno strumento che chiama “mesoptico”, che<br />
deriva in pratica dalla macchina ottica <strong>di</strong> Albrecht<br />
Dürer. In questo trattato l’autore opera<br />
una mescolanza tra scienza e magia, naturale e<br />
soprannaturale, <strong>di</strong> cui è intrisa tutta la sua monumentale<br />
produzione letteraria e scientifica.<br />
KIRCHER, Athanasius<br />
Ars magna lucis et umbrae: in decem libros <strong>di</strong>gesta<br />
Romae, sumptibus Hermanni Scheus, ex typographia<br />
Ludouici Grignani, 1646<br />
1a.G.IV.4-5<br />
KIRCHER, Athanasius<br />
Ars magna lucis et umbrae: in decem libros <strong>di</strong>gesta<br />
E<strong>di</strong>tio altera priori multo auctior<br />
Amstelodami, apud Ioannem Ianssonium à Waesberge,<br />
& Haeredes Elizaei Weyerstraet, 1671<br />
10a.R.II.20<br />
Ritratto anamorfico. <strong>2012</strong>
Pagina 7 Ex Libris<br />
Il trentino Andrea Pozzo (1642-1709), entrato nell’or<strong>di</strong>ne<br />
della Compagnia <strong>di</strong> Gesù, fu un pittore, architetto<br />
e teorico dell’arte <strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale. Importantissimo<br />
è il suo Perspectiva pictorum et architectorum,<br />
e<strong>di</strong>to tra il 1693 e il 1698, tradotto anche in cinese.<br />
Fondamentale la sua descrizione del metodo <strong>di</strong><br />
trasferire i <strong>di</strong>segni su superfici curve e la sua perorazione<br />
in favore dell’utilizzo <strong>di</strong> un unico punto <strong>di</strong> vista<br />
anche nel caso in cui si debba rappresentare una<br />
architettura illusoria su una vastissima superficie.<br />
POZZO, Andrea<br />
Perspectiva pictorum, et architectorum Andreae Putei<br />
e Societate Jesu<br />
Roma, ex typographia Joannis Zempel, 1741<br />
In 2 vol.<br />
3a.E.I.17-18<br />
Co.Co.Pronto?. Acrilico su tela. 2009<br />
Il campano Giovanni Battista Della Porta<br />
(1535-1615) fu una mente eclettica, che si occupò<br />
<strong>di</strong> criptografia, filosofia, alchimia e fisionomia<br />
umana rapportata a quella degli animali.<br />
Nel 1586 pubblicò il suo De humana physiognomonia<br />
in 4 libri, opera che influenzerà lo<br />
svizzero Johann Kaspar Lavater (1741-1801).<br />
Nel 1599 uscì una seconda e<strong>di</strong>zione in 6 libri,<br />
ampiamente rimaneggiata.<br />
DELLA PORTA, Giovanni Battista<br />
De humana Physiognomonia<br />
Vico Equense, apud Iosephum Cacchium, 158-<br />
6<br />
5a.B.IV.7
Pagina 8 Ex Libris<br />
Giulio Camillo, detto Delminio (1480-1544),<br />
umanista e letterato dottissimo, fu l’autore de<br />
L’idea del theatro, opera pubblicata postuma<br />
nel 1550. In essa vengono tratteggiate le caratteristiche<br />
<strong>di</strong> una rappresentazione mnemonica <strong>di</strong><br />
tutto lo scibile umano concretizzata nell’immagine<br />
<strong>di</strong> un teatro vero proprio, in cui lo spettatore<br />
è messo al centro della scena.<br />
La platea è costituita da 7 gra<strong>di</strong>ni, intercalati da<br />
sette corsie, secondo il modello <strong>di</strong> Vitruvio. Si<br />
ottiene così una griglia <strong>di</strong> 49 caselle, o luoghi,<br />
ognuna identificata da una figura allegorica desunta<br />
dal mito, dalle arti figurative o dalle imprese<br />
cavalleresche. La struttura del teatro riflette<br />
una concezione simbolico sapienziale del cosmo,<br />
nel quale confluiscono i filoni più significativi<br />
del pensiero cinquecentesco: dall’ermetismo<br />
all’astrologia, dalla cabala al neoplatonismo.<br />
L’ideatore, da alcuni considerato un genio,<br />
da altri un ciarlatano, de<strong>di</strong>cherà l’intera sua esistenza<br />
al tentativo <strong>di</strong> realizzare questo progetto,<br />
ottenendo anche cospicui finanziamenti da<br />
Francesco I <strong>di</strong> Francia e dal marchese <strong>di</strong> Avalos.<br />
Molti mettono in dubbio che sia mai esistito<br />
un modello realizzato <strong>di</strong> teatro; l’unico che pare<br />
l’abbia visto fu Viglio Zwichem, amico e <strong>di</strong>scepolo<br />
<strong>di</strong> Erasmo da Rotterdam, ma in seguito se<br />
ne persero le tracce.<br />
Il Camillo morì portando con sè il mistero <strong>di</strong><br />
questo ambiziosissimo progetto.<br />
Il suo testo richiama altre opere che associano all’immagine<br />
del teatro le tecniche mnemoniche<br />
mutuate dagli autori classici: dal Theatrum vitae<br />
humanae (1565) dello Zwinger, le Inscriptiones<br />
vel tituli theatri amplissimi (1565) <strong>di</strong> Quiccherbergs,<br />
al Theatrum mun<strong>di</strong> (1581) <strong>di</strong> Pierre Boistuau,<br />
al Theatrum orbi descritto da Robert Fludd<br />
nel 1619.<br />
CAMILLO, Giulio<br />
L’idea del theatro.<br />
Firenze, appresso Lorenzo Torrentino, 1550.<br />
5a.H.VII.25m2<br />
Memory theatre 4. <strong>2012</strong>
Pagina 9 Ex Libris<br />
Agostino Ramelli, (Ponte Tresa, 1531-1608) architetto<br />
militare e matematico, fu al servizio <strong>di</strong> vari potentati,<br />
tra cui il regno <strong>di</strong> Francia. E’ noto soprattutto<br />
per la sua opera, e<strong>di</strong>ta a Parigi nel 1588, Le <strong>di</strong>verse<br />
et artificiose machine, sud<strong>di</strong>visa in 195 capitoli<br />
ciascuno dei quali contiene una descrizione <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>versa macchina: mulini, seghe, gru, strumenti <strong>di</strong><br />
interesse bellico, tra cui un curioso carro armato anfibio.<br />
Tra le varie invenzioni anche una “ruota dei<br />
libri”, una specie <strong>di</strong> leggio rotante per consentire la<br />
contemporanea consultazione <strong>di</strong> più testi. Si può<br />
considerare il primo antenato degli ipertesti. Ancora<br />
nel XVIII secolo Jacob Leupold si basava sugli stu<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Ramelli per pubblicare il suo Theatrum machinarum,<br />
e<strong>di</strong>to dal 1724 al 1739.<br />
RAMELLI, Agostino<br />
Le <strong>di</strong>uerse et artificiose machine.<br />
A Parigi, in casa del’ autore, 1588<br />
5a.Z.I.6<br />
Il pasto. Fil <strong>di</strong> ferro su tavola. 2006 (luce <strong>di</strong>retta e laterale)<br />
Il nolano Giordano Bruno (1548-1600) fu un filosofo<br />
e letterato del Rinascimento, arso vivo a Roma<br />
come eretico dalle autorità religiose. Le più importanti<br />
opere della sua prima fase <strong>di</strong> pensiero nascono<br />
dal tentativo <strong>di</strong> delineare un’ arte della memoria<br />
nella quale confluiscono suggestioni della cabala e<br />
del pensiero <strong>di</strong> Raimondo Lullo, sullo sfondo <strong>di</strong><br />
una dottrina metafisica <strong>di</strong> stampo neoplatonico, ispirata<br />
particolarmente al pensiero <strong>di</strong> Marsilio Ficino.<br />
Nel De umbris idearum, pubblicato a Parigi nel<br />
1582, la dottrina <strong>di</strong> Cusano della coincidenza dei<br />
contrari si fonde con il tentativo ficiniano <strong>di</strong> vedere<br />
nell’anima il magico punto d’unione tra i due estremi<br />
della scala dell’essere, l’atto puro e la pura potenza.<br />
Le “ombre delle idee” vengono a costituire i<br />
modelli stessi presenti nei cieli della realtà sublunare:<br />
a esse deve rifarsi una ars memoran<strong>di</strong> che intenda<br />
porsi come or<strong>di</strong>namento dei contenuti del sapere<br />
nella complessa realtà del cosmo.<br />
BRUNO, Giordano<br />
De umbris idearum<br />
Parisiis, apud Aegi<strong>di</strong>um Gorbinum. 1582
Pagina 10 Ex Libris<br />
La lanterna magica è una scatola ottica, con un foro<br />
munito <strong>di</strong> lente: al suo interno una fonte <strong>di</strong> luce, anticamente<br />
una lampada a olio, proietta ingran<strong>di</strong>te su<br />
uno schermo, o una parete bianca, le immagini <strong>di</strong>pinte<br />
su un vetro. Si può definire l’antenato dei moderni<br />
apparecchi per <strong>di</strong>apositive. La più antica descrizione<br />
<strong>di</strong> questo strumento si ha nell’Ars magna<br />
lucis et umbrae <strong>di</strong> A. Kircher, e<strong>di</strong>ta nel 1646.<br />
In quest’opera il gesuita tedesco è uno dei più famosi<br />
nomi nella storia della lanterna magica e spesso per<br />
errore gliene viene attribuita la paternità. In una successiva<br />
e<strong>di</strong>zione del 1671 include alcune illustrazioni<br />
della lanterna magica.<br />
Probabilmente la geniale invenzione fu importata<br />
dalla Cina tramite gli arabi, anche se nel 1659<br />
il noto matematico, astronomo e fisico olandese<br />
Christiaan Huygens se ne attribuì l’invenzione.<br />
L’ottico italiano don Matteo Campani ne costruì<br />
una nel 1678.<br />
L’homme à la lanterne magique (1774) <strong>di</strong> M. Poisson.<br />
Disegno ottocentesco <strong>di</strong> Mouilleron.
Pagina 11<br />
Il secolo XVIII vide la nascita <strong>di</strong> Phantasmagoria,<br />
uno spettacolo <strong>di</strong> luce e ombre molto popolare<br />
nella Parigi degli ultimi anni <strong>di</strong> quel secolo<br />
travagliato. Un belga, che si faceva chiamare Robertson<br />
organizzava con l’ausilio <strong>di</strong> una o più<br />
lanterne magiche degli spettacoli in cui si evocavano<br />
spettri e larve <strong>di</strong> defunti.<br />
Anche nell’Inghilterra vittoriana la lanterna magica<br />
ebbe i suoi cultori a fini anche <strong>di</strong>dattici.<br />
Molto affini alle lanterne magiche sono i Mon<strong>di</strong><br />
niovi, apparecchi simili alla lanterne magiche nei<br />
quali le immagini erano visibili guardando all’interno<br />
della scatola ottica. Si trattava <strong>di</strong> uno strumento<br />
<strong>di</strong>ffuso nelle feste <strong>di</strong> paese, dove gli ambulanti<br />
facevano guardare a pagamento le immagini<br />
attraverso la scatola, spesso mosse da fili.<br />
Era quin<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong>urno che poteva essere<br />
usato anche alla luce del sole e all’aperto, e per<br />
questo ebbe un fondamentale ruolo nella <strong>di</strong>vulgazione<br />
degli eventi storici legati alla Rivoluzione<br />
francese.<br />
Omaggio a Lee Jeffries. Matita su carta.<br />
Ex Libris<br />
Theatrum mentis. 2010. Particolari <strong>di</strong> scatola ottica e <strong>di</strong><br />
immagini viste attraverso le serrature.<br />
A questi strumenti fascinosi del pre-cinema Vera<br />
Bugatti si era già riferita costruendo le scatole<br />
ottiche dell’installazione Theatrum mentis, allestita<br />
nella Torre civica <strong>di</strong> Verolavecchia nel 2010<br />
in collaborazione con Nicola Panteghini (autore<br />
dell’intervento musicale Kainòs – piano e chitarra<br />
elettrica).<br />
Viene ora riproposta in Queriniana una delle tre<br />
scatole ottiche unitamente a vetrini <strong>di</strong>pinti oggi<br />
ma de<strong>di</strong>cati a lanterne magiche del secolo scorso,<br />
sempre in mostra.
Pagina 12 Ex Libris<br />
Bibliografia <strong>di</strong> orientamento<br />
sull’ Anamorfosi<br />
Baltrusaitis, Jurgis<br />
Aberrazioni: saggio sulla leggenda delle forme. Milano:<br />
Adelphi, 1983.<br />
«Le verità metafisiche sono le verità delle maschere»<br />
scrisse Oscar Wilde. E Baltrušaitis qui aggiunge,<br />
sulla base della sua enorme esperienza <strong>di</strong> storico<br />
e celebratore delle aberrazioni fantastiche: «Sono<br />
anche le verità delle favole. Le illusioni e le fantasie<br />
che nascono intorno alle forme corrispondono a una<br />
realtà, e generano a loro volta forme in cui immagini<br />
e leggende vengono proiettate e si materializzano<br />
nella vita. Alcune <strong>di</strong> quelle favole formano l’argomento<br />
<strong>di</strong> Aberrazioni: la favola della bestia nell’uomo,<br />
la fiaba delle pietre figurate, il romanzo della<br />
foresta gotica e la rivelazione del Para<strong>di</strong>so e della<br />
Cina, <strong>di</strong> epoche e contrade remote in un giar<strong>di</strong>no.<br />
Scelte in un repertorio immenso – l’intero universo è<br />
stato continuamente ricreato dai poeti e dai logici –<br />
esse si ricollegano a quattro gran<strong>di</strong> temi: figura umana,<br />
repertorio iconografico, architettura, naturagiar<strong>di</strong>no,<br />
dandoci un’idea della vastità e della varietà<br />
<strong>di</strong> queste regioni incantate.<br />
Baltrusaitis, Jurgis<br />
Anamorfosi, o, Thaumaturgus opticus. Ed. riv. e<br />
ampliata. Milano: Adelphi, 1990.<br />
«Anamorfosi» è parola che appare nel Seicento e<br />
designa una certa specie <strong>di</strong> «depravazioni ottiche»<br />
fondate sui giochi della riflessione e della prospettiva.<br />
Si tratta <strong>di</strong> immagini <strong>di</strong>storte, mostruose e indecifrabili<br />
che, se viste da un certo punto dello spazio<br />
o riflesse con accorgimenti vari, si ricompongono, si<br />
a cura <strong>di</strong> Maddalena Piotti.<br />
rettificano, infine svelano figure a prima vista<br />
non percepibili. La conoscenza dei proce<strong>di</strong>menti<br />
per costruirle fu a lungo trasmessa come dottrina<br />
magica e segreta, finché a partire dal Cinquecento<br />
le immagini anamorfiche hanno cominciato<br />
a <strong>di</strong>ffondersi. Infine nel Seicento l’anamorfosi<br />
ha invaso i trattati <strong>di</strong> prospettiva, la<br />
pratica architettonica e le feconde speculazioni<br />
ottiche dell’epoca. In questo libro magistrale –<br />
il primo su questo tema affascinante – Jurgis<br />
Baltrušaitis, assistito dalla sua gran<strong>di</strong>osa eru<strong>di</strong>zione,<br />
non solo riesce a ricostruire l’evoluzione<br />
<strong>di</strong> dottrine e <strong>di</strong> opere che erano sfuggite o erano<br />
rimaste incomprensibili agli storici dell’arte<br />
precedenti, ma delinea un capitolo decisivo nella<br />
storia dell’immaginario europeo. Anamorfosi<br />
apparve per la prima volta nel 1955, poi in e<strong>di</strong>zione<br />
ampliata nel 1969, infine – nel 1984 – con<br />
due capitoli ine<strong>di</strong>ti, qui per la prima volta tradotti,<br />
che tracciano la storia dell’anamorfosi<br />
nell’età moderna, fino a oggi.<br />
Baltrusaitis, Jurgis<br />
Lo specchio: rivelazioni, inganni e sciencefiction.<br />
Milano: Adelphi, 1981.<br />
Non la storia dell’oggetto e della sua fabbricazione<br />
è lo scopo <strong>di</strong> questa opera, ma una scienza<br />
dello specchio, con i ragionamenti, la poesia<br />
e le visioni spesso stravaganti che nel corso dei<br />
secoli si sono accumulati intorno ai corpi riflettenti.<br />
Scienza dello specchio, la catottrica non è<br />
soltanto una scienza delle riproduzioni esatte<br />
della realtà, è anche scienza <strong>di</strong> un surrealismo<br />
visionario. Fin dalla Antichità, a queste <strong>di</strong>mo-
Pagina 13<br />
strazioni ottiche furono consacrati apparecchi<br />
speciali, musei interi e Wunderkammern, che nel<br />
Rinascimento non cessarono <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondersi e moltiplicarsi.<br />
Spettacoli fantastici, metamorfosi dell’uomo,<br />
fantasmi, racconti e favole nascono intorno<br />
a queste macchine e alle proposizioni <strong>di</strong><br />
Euclide che ne regolano il funzionamento. Gli<br />
specchi si rivelano ovunque: la luna, il sole, la<br />
nuvola, l’aria stessa <strong>di</strong>ventano un gabinetto <strong>di</strong><br />
specchi cosmico. I fantasmi, i mon<strong>di</strong> rovesciati,<br />
sfigurati, moltiplicati, sigillano il loro caleidoscopio<br />
entro un or<strong>di</strong>ne immutabile. Filosofi, eru<strong>di</strong>ti<br />
e poeti hanno scrutato, affascinati, l’iridescente<br />
superficie levigata. Questa opera presenta<br />
lo specchio, oggetto della scienza esatta e luogo<br />
<strong>di</strong> elezione <strong>di</strong> ogni fantasia, nei suoi aspetti morfologici<br />
e nei suoi sviluppi molteplici, ma è anche<br />
una antologia <strong>di</strong> testi rari che, come i pezzi <strong>di</strong> un<br />
puzzle, a poco a poco si incastrano a comporre<br />
un vasto panorama poetico e scientifico.<br />
Ex Libris<br />
Brunetta, Gian Piero<br />
Il viaggio dell'icononauta: dalla camera oscura <strong>di</strong> Leonardo<br />
alla luce dei Lumièr. Venezia : Marsilio, 1997.<br />
Il viaggio raccontato da Gian Piero Brunetta è quello<br />
dei "navigatori delle immagini" cioè <strong>di</strong> coloro che<br />
sono riusciti a <strong>di</strong>ffondere e interpretare con strumenti<br />
e apparecchi ottici forme e rappresentazioni <strong>di</strong> mon<strong>di</strong><br />
reali e immaginari nei secoli che hanno preceduto<br />
l'invenzione del cinema. Questo rito <strong>di</strong> iniziazione popolare<br />
ha origini lontane nel tempo ma, a partire dal<br />
Cinquecento, si viene <strong>di</strong>ffondendo in tutta Europa<br />
grazie agli spettacoli ottici che favoriscono la partecipazione<br />
a una pratica <strong>di</strong> viaggio sedentario e immaginativo<br />
i cui esiti <strong>di</strong>ventano ben presto sensazionali<br />
riuscendo a fondare una cultura visiva che raccoglie<br />
genti e popolazioni <strong>di</strong>verse per credo politico e religioso,<br />
lingua, cultura e appartenenza sociale. I racconti<br />
e gli spettacoli <strong>di</strong> magia luminosa iniziano infatti<br />
a mo<strong>di</strong>ficare mentalità e modalità della visione e<br />
della percezione, creando, con la proliferazione anche<br />
<strong>di</strong> "luoghi delle immagini", quella citta<strong>di</strong>nanza<br />
comune e quell'habitat senza i quali certo il cinema<br />
non avrebbe potuto svilupparsi. I ven<strong>di</strong>tori ambulanti<br />
<strong>di</strong> stampe popolari che partivano dal Trentino o i lanternisti<br />
savoiar<strong>di</strong>, i gran<strong>di</strong> illustratori degli spettacoli<br />
<strong>di</strong> Panorama e Diorama o i piccoli impresari <strong>di</strong> Mondo<br />
Nuovo o <strong>di</strong> Cosmorama ci appaiono così i <strong>di</strong>scendenti<br />
dei narratori omerici e gli eroi <strong>di</strong> un'epopea finora<br />
mai realmente considerata, che seppe creare un<br />
forte tessuto connettivo nella storia dell'Europa moderna<br />
e stabilire un ponte tra cultura alta e popolare.<br />
Florenskij, Pavel Aleksandrovic<br />
La prospettiva rovesciata e altri scritti. Roma: Gangemi,<br />
1990.<br />
La “prospettiva rovesciata” è un proce<strong>di</strong>mento simbolico,<br />
sintetico, corrisponde ad una determinata<br />
concezione della vita e dell’umana esperienza del<br />
mondo. Il Rinascimento, ritenuto il periodo nel quale<br />
trionfa la prospettiva lineare e dove il mondo è rappresentato<br />
“oggettivamente”, al contrario deve i suoi<br />
maggiori capolavori d’espressione e <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
dello spettatore proprio alle trasgressioni al co<strong>di</strong>ce<br />
prospettico. La manifestazione artistica <strong>di</strong>venta maggiormente<br />
convincente e creativa proprio là dove abbandona<br />
deliberatamente il campo delle regole rigide,<br />
spezza gli schemi, evita la banalità e la piattezza.
Pagina 14 Ex Libris<br />
“E così - conclude Florenskij - gli errori <strong>di</strong> prospettiva<br />
in<strong>di</strong>cano non una debolezza dell’artista ma, al<br />
contrario, la forza della sua autentica percezione.”<br />
Ikegami, Hidehiro<br />
Due volti dell'anamorfosi: prospettiva e vanitas: Niceron,<br />
Pozzo, Holbein, Descartes. Bologna: CLUEB,<br />
2000.<br />
Mazzocut-Mis, Maddalena<br />
Deformazioni fantastiche: introduzione all' estetica<br />
<strong>di</strong> Jurgis Baltrusaitis, con due saggi dell' autore e una<br />
bibliografia completa delle sue opere. Milano: Mimesis,<br />
1999.<br />
Uno stu<strong>di</strong>o sul mondo delle forme <strong>di</strong> Jurgis Baltrusaitis,<br />
sui loro tempi, spazi e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> esistenza, sulle<br />
loro aberrazioni, deformazioni anche mostruose,<br />
mancava nel panorama culturale italiano, nonostante<br />
la notorietà dei suoi scritti. Dall’opera <strong>di</strong> Baltrusaitis<br />
emergono una morfologia e un’estetica coerenti<br />
e coinvolgenti, nelle quali le forme si liberano<br />
dalla loro ‘fissità’, in un movimento incessante, in<br />
un continuo farsi, che non è l’espressione <strong>di</strong> assoluta<br />
libertà ma del concreto operare <strong>di</strong> leggi formali. L’opera<br />
presenta un’appen<strong>di</strong>ce biografica, una biblio-<br />
grafia completa e due saggi <strong>di</strong> Baltrusaitis.<br />
Pesenti Campagnoni, Donata<br />
Quando il cinema non c'era: storie <strong>di</strong> mirabili<br />
visioni, illusioni ottiche e fotografie animate.<br />
Torino: UTET universita', 2007.<br />
Lanterne magiche, fantascopi, panorami,<br />
"giocattoli filosofici" dai nomi stravaganti: questi<br />
e altri ingegnosi <strong>di</strong>spositivi hanno dato spettacolo<br />
fino all'alba del XX secolo, suscitando<br />
incanto e meraviglia prima che l'era del cinema<br />
si affermasse. Tante storie <strong>di</strong>verse che raccontano<br />
<strong>di</strong> illusioni ottiche più o meno sofisticate,<br />
ricche <strong>di</strong> piccoli capolavori, gemme dell'artigianato<br />
del tempo, macchine fantastiche oggi<br />
troppo spesso cadute nell'oblio. Con la competenza<br />
e l'amore che nascono dalla lunga e continua<br />
frequentazione, Donata Pesenti Campagnoni<br />
ripercorre queste storie <strong>di</strong>menticate che<br />
talora si incontrano per poi procedere parallelamente,<br />
incrociarsi <strong>di</strong> nuovo o, più semplicemente,<br />
proseguire per la propria strada e <strong>di</strong>sperdersi.<br />
A completare il libro, Roberta Basano<br />
ha curato le schede tecniche sui <strong>di</strong>spositivi e<br />
i protagonisti <strong>di</strong> queste storie. "Quando il cinema<br />
non c'era", senza nulla togliere al rigore<br />
della ricostruzione storica, è per questo un libro<br />
che si legge tutto d'un fiato, per perdersi in un<br />
racconto <strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> ombre, <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>giose apparenze<br />
e <strong>di</strong> mirabili visioni, che fa rivivere la magia<br />
<strong>di</strong> un mondo scomparso affascinante e meraviglioso<br />
al tempo stesso.<br />
Toffanello, Dario<br />
Anamorfosi: l' immagine improvvisa. Milano:<br />
Citta' stu<strong>di</strong>, 1996.<br />
Biblioteca civica Queriniana<br />
Via Mazzini 1, <strong>Brescia</strong><br />
ma-ve 8.45-12; sa 8.30-12.30<br />
tel. 0302978263<br />
Il presente numero <strong>di</strong> <strong>Quiriniana</strong> è stato redatto a cura <strong>di</strong><br />
Vera Bugatti e Stefano Grigolato