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MAURICE HALBWACHS Les cadres sociaux de la mémoire Paris ...

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con sua sorel<strong>la</strong> <strong>de</strong>i rapporti altrettanto stretti che con suo fratello; consi<strong>de</strong>riamo<br />

parenti allo stesso titolo zii e cugini paterni o materni; in Grecia, dove <strong>la</strong> famiglia non<br />

compren<strong>de</strong>va che i discen<strong>de</strong>nti di un maschio per via maschile, era <strong>de</strong>l tutto diverso.<br />

La famiglia romana era un corpo ampio che si annetteva, grazie all’adozione, nuovi<br />

componenti e collegava a sé un gran numero di schiavi e di clienti 2 . Nelle nostre<br />

società, nelle quali <strong>la</strong> famiglia ten<strong>de</strong> sempre più a ridursi al gruppo coniugale, come<br />

potrebbero i sentimenti che uniscono gli sposi e che con quelli che li uniscono ai loro<br />

figli bastano, quasi, a costituire l’atmosfera affettiva <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, non trarre una<br />

parte <strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro forza dal fatto che essi sono quasi l’unico cemento che amalgama i<br />

membri <strong>de</strong>l gruppo? Nel<strong>la</strong> famiglia romana, al contrario, l’unione coniugale non è<br />

che uno <strong>de</strong>i tanti rapporti che uniscono al padre di famiglia non solo coloro che hanno<br />

il suo stesso sangue, ma i clienti, i liberti, gli schiavi, i figli adottivi: i sentimenti<br />

coniugali vi giocano quindi solo un ruolo di secondo piano; <strong>la</strong> donna consi<strong>de</strong>ra suo<br />

marito soprattutto come il pater familias ed il marito, dal canto suo, ve<strong>de</strong> nel<strong>la</strong><br />

moglie, non una “metà” <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia, ma un elemento tra i tanti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> stessa e che<br />

potrebbe venir eliminato da essa senza minacciarne <strong>la</strong> vitalità o ridurne <strong>la</strong> sostanza. Si<br />

è spiegata l’instabilità <strong>de</strong>i matrimoni a Roma e <strong>la</strong> frequenza <strong>de</strong>i divorzi con<br />

l’intervento <strong>de</strong>i parenti, sia <strong>de</strong>l marito che <strong>de</strong>l<strong>la</strong> moglie, che avrebbero avuto il potere<br />

di sciogliere un’unione conclusa con il loro consenso 3 ma non si sarebbe tollerato<br />

quest’intervento se il divorzio avesse minacciato l’esistenza stessa <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia,<br />

come nelle nostre società. Se è vero che “ammettendo a Roma una media di tre o<br />

quattro matrimoni per persona nel corso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita siamo “al di sotto piuttosto che al<br />

di sopra <strong>de</strong>l<strong>la</strong> realtà” così che questo regime matrimoniale corrispon<strong>de</strong>rebbe ad una<br />

“poligamia successiva, i sentimenti <strong>de</strong>gli sposi dovevano distinguersi dal tipo di<br />

legame che si accompagna all’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>l matrimonio indissolubile.<br />

Oltre a queste regole comuni a tutta una società, esistono consuetudini e modi<br />

di pensare propri di ogni famiglia, e che parimenti impongono, ed anche più<br />

<strong>de</strong>cisamente, <strong>la</strong> loro forma alle opinioni ed ai sentimenti <strong>de</strong>i loro membri.<br />

“Nell’antica Roma — ci dice Fustel <strong>de</strong> Cou<strong>la</strong>nges — non c’erano né regole né forme<br />

o rituale comune per <strong>la</strong> religione domestica. Ogni famiglia go<strong>de</strong>va <strong>de</strong>l<strong>la</strong> più completa<br />

indipen<strong>de</strong>nza. Nessuna forza esterna aveva il diritto di rego<strong>la</strong>rne il culto o <strong>la</strong> fe<strong>de</strong>.<br />

Non vi era altro sacerdote che il padre. Come sacerdote, egli non riconosceva nessuna<br />

gerarchia. Il pontefice di Roma poteva pure assicurarsi che il padre di famiglia<br />

compisse tutti i riti religiosi, ma non aveva il diritto di richie<strong>de</strong>re <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong><br />

modifica. Suo quisque ritu sacrificium faciat, quel<strong>la</strong> era <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> assoluta. Ogni<br />

famiglia aveva le proprie cerimonie, le sue feste partico<strong>la</strong>ri,<br />

le sue formule di preghiera ed i suoi inni. Solo il padre, unico interprete ed unico<br />

pontefice <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua religione, poteva insegnar<strong>la</strong>, e poteva insegnar<strong>la</strong> solo a suo figlio.<br />

I riti, le parole <strong>de</strong>l<strong>la</strong> preghiera, i canti, che erano parte centrale di questa religione<br />

domestica erano un patrimonio, una proprietà sacra che <strong>la</strong> famiglia non condivi<strong>de</strong>va<br />

con nessuno e che era finanche proibito rive<strong>la</strong>re agli estranei. Parimenti nelle società<br />

di oggi più tradizionali, ogni famiglia I ha il suo carattere, i suoi ricordi che è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> a<br />

commemorare ed i suoi segreti che rive<strong>la</strong> solo ai suoi componenti. Ma questi ricordi,<br />

come d’altra parte le tradizioni religiose <strong>de</strong>lle famiglie antiche, non consistono solo in<br />

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