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31.05.2013 Views

essa appartiene alla loro famiglia, essi sono divenuti i suoi antenati. Il matrimonio l’ha fatta nascere di nuovo. Essa è da questo momento in poi la figlia di suo marito, filiae loco, dicono i giuristi. Non si può appartenere a due famiglie, né a due religioni domestiche la donna entra totalmente nella famiglia e nella religione del manito” 10 . Indubbiamente, quando entra nella famiglia del marito, la donna non dimentica tutti i ricordi precedenti: i ricordi d’infanzia sono impressi profondamente in lei; sono ridestati dai rapporti che di fatto essa conserva con i parenti, i fratelli e le sorelle. Ma essa li deve accordare con le idee e le tradizioni che le si impongono nella nuova famiglia. All’inverso, una famiglia Romana non si assimilava una donna acquisita col matrimonio senza che l’equilibrio del pensiero del gruppo non ne fosse in qualche modo scosso. Non era possibile che con essa non penetrasse nella famiglia in cui entrava una parte dello spirito della famiglia d’origine. La continuità della famiglia non era spesso che una finzione. I matrimoni erano per ognuna di esse l’occasione per riprendere contatto con il più vasto ambiente sociale dal quale essa tendeva ad isolarsi e per aprirsi a nuove correnti di pensiero; è così che esse trasformavano le loro tradizioni. “Oggi la famiglia è discontinua: due sposi fondano una nuova famiglia e la fondano in qualche modo su di una tabula rasa”. Certo, quando con il matrimonio ci si inserisce in una sfera sociale più elevata, capita che si dimentichi la famiglia d’origine e che ci si identifichi strettamente col gruppo domestico l’accesso al quale dischiude un mondo più prestigioso. Quando, delle due figlie del père Goriot, una sposa un conte e l’altra un ricco banchiere, esse tengono il padre a distanza e cancellano dalla memoria tutto il periodo della loro vita trascorso in un ambiente privo di qualità. Anche in questo caso si può dire che il matrimonio non ha creato nuove famiglie, che ha solo permesso a famiglie antiche di crescere con nuovi elementi. Ma quando due persone dello stesso livello sociale si uniscono si confrontano tradizioni familiari di pari forza. Nessuna delle due famiglie d’origine può rivendicare il diritto di assorbire il coniuge che proviene dall’altra. Dovrebbe derivarne e ne deriva in effetti spesso, nelle nostre società in cui la famiglia tende a ridursi alla coppia, che le famiglie dei genitori sembrano finire dove inizia la famiglia fondata dai loro figli. Dal che nasce una differenza di atteggiamento abbastanza rilevante tra le due. È conforme alla natura di una famiglia che non cresce più, che è giunta al suo termine non dimenticare quei suoi componenti che l’abbandonano e se non il trattenerli, almeno il rafforzare, per quel che dipende da lei, i legami attraverso i quali essi le restano attaccati. I ricordi che essa rievoca allora e che si sforza di mantenere vivi in loro, traggono indubbiamente la loro forza dalla loro anzianità. La famiglia nuova è tutta rivolta al futuro. Essa avverte, alle sue spalle, una specie di vuoto morale: perché se ognuno degli sposi si crogiola ancora nei suoi ricordi familiari di un tempo, dal momento che questi ricordi non sono gli stessi per l’uno e per l’altro, essi non possono pensarli in comune. Per eludere dei conflitti inevitabili che nessuna norma accettata da entrambi permetterebbe di risolvere, concordano tacitamente di considerare abolito un passato nel quale non trovano elementi tradizionali atti a rinforzare la loro unione. In realtà essi non lo dimenticano del tutto. Presto, quando avranno già dietro di sé una durata di vita comune abbastanza lunga, 18

quando degli eventi nei quali le loro preoccupazioni si sono mescolate saranno sufficienti a fornire loro una memoria propria, allora tra i nuovi ricordi essi potranno far posto ai vecchi, tanto più che i loro parenti non saranno rimasti estranei a questa fase della loro esistenza nella quale essi hanno posto le basi di una nuova famiglia. Ma questi vecchi ricordi si inseriranno in un quadro nuovo. I nonni, nella misura in cui partecipano alla vita della coppia più recente, vi giocano un ruolo complementare. E in modo frammentario e quasi attraverso gli intervalli della famiglia attuale che essi comunicano ai nipoti i loro ricordi, e che fanno giungere loro l’eco di tradizioni quasi scomparse: non possono far rivivere per loro un insieme d’idee ed una sintesi di fatti che non troverebbero più posto, in quanto insieme e sintesi, nel quadro in cui si muove attualmente il pensiero dei loro discendenti. Non è senza sforzo, né talvolta senza sofferenze e travagli interiori che si opera tra due generazioni questa specie di frattura che nessun riavvicinamento o ritorno potrà sanare. Ora se fossimo di fronte solo a coscienze individuali, tutto si ridurrebbe ad un conflitto di immagini, alcune che ci catturano con il fascino del passato, con tutti i nostri ricordi d’infanzia, con i sentimenti che i nostri parenti destano in noi, altre con i legami del presente, cioè con gli esseri apparsi di recente nel cerchio della nostra esperienza. Di conseguenza, se le sensazioni e gli stati affettivi presenti sono stati abbastanza forti da far sì che gli individui sacrifichino il passato al presente e si strappino ai loro cari senza rappresentarsi con sufficiente vividezza il dolore che si lasciano alle spalle, non si spiega che essi si sentano dilacerati internamente e che il rimpianto assuma talvolta in essi la forma del rimorso. D’altra parte se i ricordi s’impongono loro con pungente vitalità, se, come capita, essi sono mediocremente coinvolti e l’avvenire non si dipinge ai loro occhi di colori brillanti, non si capisce come essi siano capaci di questo sacrificio. Ma non sono due tipi d’immagini, provenienti le une dal passato, le altre dal presente, sono due modi di pensare, due concezioni della vita e degli uomini che si fronteggiano. Se alla logica familiare che obbliga l’uomo a considerarsi innanzitutto come un figlio egli non potesse opporne un’altra, che l’autorizza a considerarsi come un marito o come un padre, egli resterebbe indefinitamente all’interno della sua famiglia d’origine, o, se ne uscisse, sarebbe esposto a tutti i mah materiali e morali che colpiscono l’uomo isolato. I suoi pensieri ed i suoi ricordi non troverebbero più posto in un quadro che impedisca loro di disperdersi: essi durerebbero, cioè, il tempo stesso della sua passione o del suo desiderio o delle circostanze che li favoriscono, senza fondarsi su nessuna credenza o concezione collettiva. In una società che non ammette che un Montecchi sposi una Capuleti, la storia di Romeo e Giulietta non può avere altra realtà che quella di un’immagine di sogno. È diverso, invece, quando non si lascia una famiglia che per fondarne un’altra seguendo le regole e le credenze della società che comprende tutte le famiglie, o più generalmente, per entrare in un altro gruppo. Quando un membro di una famiglia se ne allontana per aggregarsi ad un gruppo che non è una famiglia, ad esempio per chiudersi in un convento, egli trae la sua forza da una credenza religiosa che egli oppone allo spirito di famiglia. Allora gli eventi, giudicati dal punto di vista di un altro gruppo, lo saranno anche secondo altri principi, 19

quando <strong>de</strong>gli eventi nei quali le loro preoccupazioni si sono mesco<strong>la</strong>te saranno sufficienti<br />

a fornire loro una memoria propria, allora tra i nuovi ricordi essi potranno far<br />

posto ai vecchi, tanto più che i loro parenti non saranno rimasti estranei a questa fase<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> loro esistenza nel<strong>la</strong> quale essi hanno posto le basi di una nuova famiglia. Ma<br />

questi vecchi ricordi si inseriranno in un quadro nuovo. I nonni, nel<strong>la</strong> misura in cui<br />

partecipano al<strong>la</strong> vita <strong>de</strong>l<strong>la</strong> coppia più recente, vi giocano un ruolo complementare. E<br />

in modo frammentario e quasi attraverso gli intervalli <strong>de</strong>l<strong>la</strong> famiglia attuale che essi<br />

comunicano ai nipoti i loro ricordi, e che fanno giungere loro l’eco di tradizioni quasi<br />

scomparse: non possono far rivivere per loro un insieme d’i<strong>de</strong>e ed una sintesi di fatti<br />

che non troverebbero più posto, in quanto insieme e sintesi, nel quadro in cui si<br />

muove attualmente il pensiero <strong>de</strong>i loro discen<strong>de</strong>nti. Non è senza sforzo, né talvolta<br />

senza sofferenze e travagli interiori che si opera tra due generazioni questa specie di<br />

frattura che nessun riavvicinamento o ritorno potrà sanare. Ora se fossimo di fronte<br />

solo a coscienze individuali, tutto si ridurrebbe ad un conflitto di immagini, alcune<br />

che ci catturano con il fascino <strong>de</strong>l passato, con tutti i nostri ricordi d’infanzia, con i<br />

sentimenti che i nostri parenti <strong>de</strong>stano in noi, altre con i legami <strong>de</strong>l presente, cioè con<br />

gli esseri apparsi di recente nel cerchio <strong>de</strong>l<strong>la</strong> nostra esperienza. Di conseguenza, se le<br />

sensazioni e gli stati affettivi presenti sono stati abbastanza forti da far sì che gli<br />

individui sacrifichino il passato al presente e si strappino ai loro cari senza<br />

rappresentarsi con sufficiente vivi<strong>de</strong>zza il dolore che si <strong>la</strong>sciano alle spalle, non si<br />

spiega che essi si sentano di<strong>la</strong>cerati internamente e che il rimpianto assuma talvolta in<br />

essi <strong>la</strong> forma <strong>de</strong>l rimorso. D’altra parte se i ricordi s’impongono loro con pungente<br />

vitalità, se, come capita, essi sono mediocremente coinvolti e l’avvenire non si<br />

dipinge ai loro occhi di colori bril<strong>la</strong>nti, non si capisce come essi siano capaci di<br />

questo sacrificio.<br />

Ma non sono due tipi d’immagini, provenienti le une dal passato, le altre dal<br />

presente, sono due modi di pensare, due concezioni <strong>de</strong>l<strong>la</strong> vita e <strong>de</strong>gli uomini che si<br />

fronteggiano. Se al<strong>la</strong> logica familiare che obbliga l’uomo a consi<strong>de</strong>rarsi innanzitutto<br />

come un figlio egli non potesse opporne un’altra, che l’autorizza a consi<strong>de</strong>rarsi come<br />

un marito o come un padre, egli resterebbe in<strong>de</strong>finitamente all’interno <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua<br />

famiglia d’origine, o, se ne uscisse, sarebbe esposto a tutti i mah materiali e morali<br />

che colpiscono l’uomo iso<strong>la</strong>to. I suoi pensieri ed i suoi ricordi non troverebbero più<br />

posto in un quadro che impedisca loro di disper<strong>de</strong>rsi: essi durerebbero, cioè, il tempo<br />

stesso <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sua passione o <strong>de</strong>l suo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio o <strong>de</strong>lle circostanze che li favoriscono,<br />

senza fondarsi su nessuna cre<strong>de</strong>nza o concezione collettiva. In una società che non<br />

ammette che un Montecchi sposi una Capuleti, <strong>la</strong> storia di Romeo e Giulietta non può<br />

avere altra realtà che quel<strong>la</strong> di un’immagine di sogno. È diverso, invece, quando non<br />

si <strong>la</strong>scia una famiglia che per fondarne un’altra seguendo le regole e le cre<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

società che compren<strong>de</strong> tutte le famiglie, o più generalmente, per entrare in un altro<br />

gruppo.<br />

Quando un membro di una famiglia se ne allontana per aggregarsi ad un gruppo<br />

che non è una famiglia, ad esempio per chiu<strong>de</strong>rsi in un convento, egli trae <strong>la</strong> sua forza<br />

da una cre<strong>de</strong>nza religiosa che egli oppone allo spirito di famiglia. Allora gli eventi,<br />

giudicati dal punto di vista di un altro gruppo, lo saranno anche secondo altri principi,<br />

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