SCOUT Proposta educativa - Anno XXXVII - n. 01 - 10 ... - Agesci
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20<br />
diviene un cammino escludente che<br />
Pietro deve superare. Non per tradire<br />
tutto ciò che l’ha accompagnato e<br />
sostenuto nel suo cammino umano e<br />
di fede, ma per arrivare alla profondità<br />
della purezza che Dio richiede.<br />
L’incontro con l’altro, guidato dalla<br />
luce di Dio, permette una sorta di<br />
verifica della propria vita sotto una<br />
luce nuova. È interessante notare che<br />
Cornelio, centurione romano pagano,<br />
abiti a Cesarea, città che rappresenta<br />
l’antitesi rispetto al popolo<br />
d’Israele, con il suo unico Dio, dal<br />
nome impronunciabile e non rappresentabile.<br />
Cesarea prende, infatti, il<br />
nome da Cesare, l’imperatore, il dio<br />
in terra, visibile, toccabile, da adorare<br />
e venerare. E proprio in questo terreno<br />
impuro e infido Pietro è chiamato<br />
a venire. Proprio in questa città, nella<br />
casa di un pagano, Pietro scopre, con<br />
occhi diversi, un mondo che si allarga<br />
e che è abitato da quel Dio che, forse<br />
troppo gelosamente, si considerava<br />
solo proprio. Pietro è invitato ad accogliere<br />
prima nel suo profondo,<br />
cuore/stomaco, per poi saper accogliere<br />
anche con tutto il resto della<br />
sua persona. Ci vuole però uno sguardo<br />
divino per cogliere in profondità<br />
quello che Dio ha impresso come suo<br />
sigillo in ogni persona e così accogliere,<br />
anche al di fuori di un certo “giardinetto<br />
recintato”, nel quale spesso<br />
piace giocare, le ricchezze e i semi<br />
che Dio, seminatore generoso, ha<br />
sparso. Pietro deve far entrare in sé<br />
un boccone per lui amaro e impuro.<br />
Deve fare spazio al suo interno, nel<br />
suo intimo, a qualcosa che lo ripugna.<br />
Il bello di questo passo è che a Pietro<br />
è presentata per ben tre volte questa<br />
sfida e che prima di arrivare da<br />
Cornelio è chiamato a fare dei passi.<br />
Deve mettersi per strada, in cammino<br />
e proprio in questo lasso di tempo<br />
Dio sviluppa la sua pedagogia. Il boccone,<br />
per rimanere nell’immagine<br />
biblica, è difficile da ingoiare e da<br />
digerire, ma Dio sa dare i tempi giusti<br />
perché l’incontro possa essere proficuo.<br />
L’incontro con Cornelio è allora<br />
una sorpresa, lo scoprire che anche al<br />
di fuori della mia terra, del mio orticello,<br />
c’è un altro, uno straniero, che,<br />
attraverso l'incontro, non è più tale.<br />
Lo straniero, pur nella sua diversità<br />
porta con sé una ricchezza che Dio<br />
non disdegna affatto, perché anch'essa<br />
viene da Lui. Chi sono allora io per<br />
distanziarmi, per non accogliere, per<br />
non lasciarmi stupire? A Pietro, pensandoci<br />
bene, vien tolta la terra sotto<br />
i piedi, viene tolta quella sicurezza<br />
sulla quale aveva costruito i suoi<br />
castelli, le sue difese. E così deve<br />
ripensare dove ha sede la sua sicurezza,<br />
in chi riporre fiducia. Nel libro del<br />
Levitico (25,23) si legge “…la terra è<br />
mia e voi siete presso di me come<br />
forestieri e ospiti.” Una comunicazione<br />
lapidaria da parte di Dio per ricordare<br />
a chi ha ormai messo radici e<br />
pensa di costruire la sua sicurezza<br />
sulla terra che ha sotto i piedi e che<br />
ha conquistato con il sudore della<br />
fronte, (o magari con il ferro della<br />
spada) che la propria sicurezza, il pro-<br />
prio futuro deve basarsi su altro. Il<br />
fatto di essere ospiti di Dio su questa<br />
terra sprona a percepire ogni cosa<br />
come un dono e un’occasione da<br />
impiegare al meglio e al contempo<br />
come un cammino di consapevolezza<br />
che l’altro, lo sconosciuto, lo straniero<br />
è ospite così come lo sono io.<br />
Cornelio, lo straniero, è sulla terra di<br />
Dio alla stessa stregua di Pietro, dell’appartenente<br />
al popolo eletto, del<br />
principe degli apostoli, del discepolo<br />
di Gesù che guida la prima comunità<br />
cristiana. L’ospitalità di Dio, rivolta a<br />
tutti, ci chiede di fare attenzione a<br />
non nasconderci dietro la pericolosa<br />
contrapposizione noi-loro, italianistranieri,<br />
mia Fede-tua fede, mia<br />
Cultura-tua cultura, ma piuttosto<br />
avere il coraggio di riscoprire una<br />
prossimità, essendo invitati a vivere<br />
sulla stessa terra che non è né mia, né<br />
tua, ma Sua.<br />
Buona Strada.