SCOUT Proposta educativa - Anno XXXVII - n. 01 - 10 ... - Agesci
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dopo che sono andato a prendere<br />
l’acqua vado al cinema!”.<br />
Nel nostro immaginario l’Africa nera<br />
è una terra dai molti contrasti. Questa violenza<br />
di impatto noi occidentali la vediamo<br />
anche nelle guerre che dilaniano il continente…<br />
È che in Africa mancano le<br />
mediazioni. Da noi, con il clima astioso<br />
che si è creato nelle nostre città, se<br />
non avessimo le mediazioni di tutta<br />
un’organizzazione sociale strutturata<br />
per controllare i conflitti, gli episodi<br />
di violenza esploderebbero. Basta<br />
vedere allo stadio. È una questione di<br />
frazioni di secondo: prova a scatenare<br />
i laziali contro i romanisti… Se due<br />
popoli nei quali è stato instillato<br />
l’odio gli uni verso gli altri si incontrano<br />
in mezzo al nulla, è facile pensare<br />
che dopo un po’ uno dei due debba<br />
soccombere. Facendo una riflessione<br />
invece storica gli Hutu e i Tutsi sono<br />
in guerra fra di loro dal 1550. Il fatto<br />
che in questi ultimi anni quella guerra<br />
lì abbia portato a dei genocidi,<br />
significa che c’è stato un intervento<br />
esterno. Altrimenti finiva come sempre:<br />
se le davano fra loro come succedeva<br />
dal 1550. Io credo che gli<br />
Olandesi all’interno di questa faccenda<br />
abbiano delle responsabilità oggettive.<br />
Credo che l’uomo bianco abbia<br />
un’infinità di responsabilità nei confronti<br />
di quel continente lì. Ogni volta<br />
che vai lì ti viene un senso di colpa<br />
profondo.<br />
E quanto c’entra questo senso di<br />
colpa con il tuo Andare in africa e con la<br />
tua attività con AMREF?<br />
Non c’entra per nulla! Il senso di<br />
colpa ti viene dopo. È collaterale a<br />
qualcosa che invece ha tutt’altro peso.<br />
Non ho nessun trasporto mistico/religioso<br />
in questo. Te lo dico perché stiamo<br />
scrivendo per un giornale che<br />
suppongo avere una forte connotazione<br />
confessionale. Lo sottolineo per<br />
onestà intellettuale.<br />
A proposito del tuo coinvolgimento<br />
con AMREF, come è iniziata la tua attività?<br />
AMREF è nata in Italia con me.<br />
Tommy Simmons, allora presidente<br />
responsabile di AMREF era arrivato<br />
da Nairobi e si guardava intorno a<br />
dire: “mo’ come si fa a fare qui<br />
AMREF?” Non che io abbia portato<br />
dal punto di vista organizzativo molto<br />
contributo…<br />
Però ci hai messo la faccia, come testimonial.<br />
Si eravamo io, Tommy e un altro<br />
paio di persone quando è cominciata<br />
AMREF nel ‘94 in Italia. Poi è diventata<br />
autosufficiente e soprattutto<br />
molto più affollata. Abbiamo cominciato<br />
in 4 e adesso AMREF ITALIA è<br />
una realtà che ha un peso notevole<br />
nella cooperazione internazionale.<br />
Mo’ i numeri non li ricordo, ma ha un<br />
bilancio di diversi milioni di euro l’anno<br />
in investimenti su programmi e<br />
progetti.<br />
Sempre con un apporto molto limitato<br />
di persone europee…<br />
La fondazione è africana, le sedi<br />
principali di AMREF sono Nairobi e<br />
Dar Es Salaam (Tanzania). AMREF<br />
ITALIA è una fondazione che raccoglie<br />
fondi, fa divulgazione medico<br />
scientifica, cerca canali di solidarietà<br />
facendo riferimento sempre alla realtà<br />
africana. Non abbiamo progetti che<br />
non siano gestiti da AMREF/Nairobi<br />
o AMREF/Dar Es Salaam. Loro ad<br />
esempio dicono: “ci servirebbe in<br />
quella zona una scuola” e noi, AMREF<br />
ITALIA, ci accolliamo l’onere di quella<br />
roba lì. Però poi la costruzione<br />
della scuola, la sua gestione e l’amministrazione<br />
di tutto continua ad essere<br />
esclusivamente africana.<br />
Questa caratteristica rende la fondazione<br />
diversa da tante altre realtà di coope-<br />
razione con l’Africa.<br />
l’intervista<br />
C’è una visione della cooperazione<br />
che io non amo molto. L’idea di<br />
una pietas o del rapportarsi al prossimo<br />
attraverso buoni sentimenti. E<br />
l’idea molto meno nobile di cavarsela<br />
con quello che una volta veniva detto<br />
fare la carità.<br />
Il mio è un sentimento di giustizia.<br />
Penso che gli abitanti di questo<br />
pianeta debbano avere le stesse<br />
opportunità. Lo sforzo è far sì che se<br />
uno ha più opportunità rispetto ad un<br />
altro metta a disposizione dell’altro<br />
un certo numero di cose per pareggiare<br />
un po’ i conti.<br />
L’idea del pareggiare i conti è però<br />
un’idea che incontra ancora ostilità.<br />
È vero suscita risentimento, d’altra<br />
parte è lo stesso risentimento che<br />
si è scatenato quando Saviano ha<br />
detto che anche al Nord c’è la camorra.<br />
Come se si dovesse prendere le<br />
distanze da un’oggettività. Non sono<br />
responsabilità personali, sono dati di<br />
fatto. Nessuno è contento ma il dato<br />
di fatto è quello che è.<br />
Il nostro modo di essere buoni<br />
con gli africani ci porta a pensare che<br />
noi sappiamo come fare, sappiamo<br />
tirarli fuori da una drammatica situazione.<br />
Ma non è così e questo è il<br />
motivo per cui è importante che siano<br />
gli africani a gestire le cose. Noi non<br />
sappiamo farlo perché l’Africa è investita<br />
da un fiume di denaro che viene<br />
poi inghiottito, si disperde in un’infinità<br />
di rivoli che spariscono sottoterra<br />
e alimentano una corruzione sfrenata.<br />
Ma perché ci sia la corruzione<br />
serve un corruttore. Il fatto che ci sia<br />
qualche dittatore africano che ha i<br />
conti in Svizzera e magari ne ha anche<br />
tanti, significa che serve prima di<br />
tutto la Svizzera e qualcuno che gli alimenta<br />
il conto e garantisce a entrambi<br />
una serie di favori e introiti. Noi<br />
continuiamo a scandalizzarci ma<br />
dovremmo essere un po’ più consapevoli<br />
dei fatti.<br />
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