La prima e l’ultima pagina del “consulto” 59
arenandosi le parti più grosse, e viscide risultarono l’ostruzioni nelle glandole dell’abdome con la degenerazione di quel latice alcalino urinoso destinato alla volatilizazione del sangue, non meno che quelle ne vasi sanguiferi più angusti dell’hipocondrio sinistro, e specialmente qualche concrescenza tartarea nel ramo dell’arteria celiaca, ove risente la molesta pulsatione, si <strong>per</strong> l’angustiato passaggio nel diametro di quel canale, come <strong>per</strong> l’impressione fasi dal sangue nell’incontrata concrescenza, dalla cui resistenza ne risulta la pulsatoria sensazione; o sia pure molto probabilmente dalla pressione dell’ostruzioni de corpi glandulosi, o nervi contigui a quel vase; porzione poi risoluta nel succo alimentitio nella parte sinistra puotte cagionar li gravi dolori, e lancinazioni della coscia, ed avvanzandosi a contaminare la purità del succo nerveo con le sue spicole velicando li nervi propagati alla coscia, e piede, cagionarne le spasmodiche contrazioni, li semistupori, le debolezze, e depravazione del moto <strong>per</strong> la crispazione delle fibre nervee, e difettuoso passaggio de spiriti animali con quella turgescenza, che vaglia col suo elatere a renderli tumidi, ed in conseguenza robusti al moto, che restò con im<strong>per</strong>fezione in quella parte. Alli pungimenti pure di tali spicole nel plesso mesenterico, o prima nel ramo splenico insorti, si può ascrivere la palpitazione del cuore, da quali partecipata la spasmodica sensazione al surculo del Parvago, et indi al tronco del medesimo movente il cuore, risultarne può il moto palpitante di quel muscolo, che, da qualunque irritamento facilmente eccitate le nervee fibrile a quella violenta mozione costrittoria, impressagli da panico timore la prima volta <strong>per</strong> la sorpresa d’orrendo terremoto, rendersi può palpitante; se pure non fosse più accertato crederla proveniente, o almeno coadiuvata nel nostro caso dalla viziosa e preternaturale fermentazione del sangue, tanto più, che si fa sentire più valida nell’invasione, e durazione febbrile, e con la remissione e consumazione rimette, e cessa lasciando in quiete, e riposo la Nob. Pat., come ridotto il moto intestino delle particole del latice sanguineo allo stato naturale, e tranquillo, assotigliato quanto di succo crasso, dopo tre ore dal cibo preso se n’era introdotto nel suo seno col chilo saturato nell’impure miniere dell’abdome d’acido estraneo, o pure precipitatosi ne vasi escretorij, così che, cessando la preternaturale effervescenza, e con essa la maggior rarefazione del sangue in un fluido quanto più compatto, tanto più disposto, e capace di 60 maggior estensione, ed in conseguenza necessitata ad un’irritativa contrazione la diastole del cuore: resti ancora il detto sintoma con respiro della Nob. Pat. sedato. Ogn’altro accidente, che circonvalla il male, si di melanconia, dolore di capo, inappetenza, difficoltà di respiro e debolezza nell’ore prossime all’accesso febbrile può bastantemente emanare dalle stesse cagioni; dalla fissazione de spiriti, la melancholia; da pungimenti dell’acido stesso impegnato nelle porosità delle meningi, il dolore di capo, od ancora, quando nell’insulto febbrile accadesse, dalla turgescenza del fluido ne vasi sanguiferi e maggiore distensione delle medesime; che se in altre ore, o dall’infarcimento d’acida mucilagine nello stomaco, cui riferirsi deve l’inappetenza; o dall’utero ancora nell’uno, e nell’altro caso solo <strong>per</strong> spasmodica sensazione delle membrane, che tutte comunicano con quelle del cerebro, col mezo della corrispondenza de nervi, nel succo incrassato da quali è riposta la debolezza ne destinati al moto, come ne pneumonici la difficoltà di respiro, ambi forieri dell’insulto febbrile. Potevo veramente dispensarmi da tale tediosa patologia, quando la singolar virtù dell’Ecc.mo suo Fisico nella sua pontuale informazione ne ha con dotta ipotesi versato sopra la produzione, e concatenazione de sintomi tutti, e con esata etiologia ancora rintracciatene le cause antecedenti dagl’errori nel vitto, come anco le prossime stabilite nell’acido silvestre: ho dovuto nulla di meno formalizarne una tale theoria, da cui, convenendo nell’essenza del male, e nella causa prossima dell’acido ostile, ne risultasse ancora la causa congionta d’una fissazione ne fluidi tutti, e deficiente volatilizatione delle parti spiritose de medesimi <strong>per</strong> derivarne le più fondate indicationi manuduttrici alla cura, quali saranno l’infringer l’acido morboso, scioglier il viscido, ed il coagulo, e volatilizar il fisso, tanto quello de fluidi crassi, quanto il stagnante dell’ostruzioni. A tali indicanti dovranno tendere gl’attentati dell’arte, e li sforzi tutti della cura, a quali adeguatamente adempito, non mi resta dubbio d’una <strong>per</strong>fetta recu<strong>per</strong>a della Nob. Pat. Mi accresce motivo di così stabilire a maggiore fondamento dell’indicationi dedotte, e mi somministra lume di così credere l’uso infrutuoso del febrifugo di China, scortando il mio riflesso due Canoni del divino Maestro di Coo, fondamentali dell’arte: a iuvantibus et ledentibus indicationes summuntur, l’uno, contraria contrariis curantur l’altro. Se esso cortice <strong>per</strong>uviano dunque tanto efficace,