Codice di buone pratiche per la viticoltura e l'enologia ... - Infowine
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Nel 2007 la composizione dei due vini è risultata molto simile, con valori molto bassi di acidità volatile (0,21 g/L), e acetaldeide (4-5 mg/L). Al contrario, in riferimento ai prodotti ottenuti durante la vendemmia 2006, i campioni coinoculati presentavano valori di acidità volatile più bassi del vino di controllo (Tabella 9); inoltre l’utilizzo del coinoculo si è dimostrato efficace nel controllare la formazione di amine biogene, anche quando non è stata utilizzata anidride solforosa prima della fermentazione alcolica (Tabella 10). Tabella 9: Parametri analitici di alcuni vini sperimentali (Merlot) della vendemmia 2006 (grado alcolico: 12,00 % v/v). MERLOT Acidità volatile (g/L) Inoculo classico SO2 * Coinoculo NO SO2 n.r. = non rilevabile * 30 mg/L prima della fermentazione alcolica Tabella 10: Contenuto in ammine biogene in diversi momenti del processo di vinificazione di alcuni vini sperimentali (Merlot) della vendemmia 2006. a fine della fermentazione alcolica (ottobre 2006); b élevage sur lies (Gennaio 2007) n.r. = non rilevabile; tr. = tracce; * 30 mg/L prima della fermentazione alcolica Infine, da un punto di vista sensoriale, il coinoculo, se confrontato con la tesi a cui è stata aggiunta SO 2 prima della fermentazione alcolica, porta ad avere vini in cui le note di burro, vegetale e acidità volatile sono meno marcate; l’analisi degli aromi effettuata su questi vini evidenzia una forte concentrazione di esteri volatili (fondamentalmente collegati a sentori di frutta e di fiori) nei campioni ottenuti mediante la tecnica del coinoculo. Conclusioni Il minor utilizzo di anidride solforosa nelle prime fasi del processo di vinificazione è certamente una pratica sostenibile sia nel processo di trasformazione convenzionale che in quello biologico, ma la sua fattibilità è legata alla capacità di prestare una cura particolare nella gestione delle fermentazioni. Per quanto riguarda i vini rossi, alcune semplici pratiche, quali il coinoculo di lieviti e batteri lattici possono risultare utili per gestire la MLF anche quando si utilizzano ridotte quantità di solforosa. 194 Acido Malico (g/L) Acido Lattico (g/L) SO2 Libera (mg/L) SO2 Totale (mg/L) 0,51 0,08 1,60 3 14 2 0,31 0,06 2,04 n.r. 1 n.r. MERLOT Istamina (mg/L) Tiramina (mg/L) Putrescina (mg/L) Inoculo classico SO 2 * n.r. a – tr. b 0,2 a - 0,8 b 1,4 a - 1,9 b Coinoculo NO SO 2 n.r. a – tr. b 0,2 a - 0,8 b 1,2 a - 2,8 b Inoculo classico NO SO 2 n.r. a – tr. b 0,2 a - 1,3 b 1,4 a - 5,2 b Acetaldeide (mg/L)
5.2. Iperossigenazione (Zironi, R.; Comuzzo, P.; Tat, L.; Scobioala, S.) Principi generali Il concetto di iperossigenazione è stato introdotto da Müller-Späth nel 1977 13, e si basa sul trattamento del mosto con un eccesso di ossigeno, in modo da eliminare completamente dal mosto stesso tutte le sostanze ossidabili; i prodotti di ossidazione di questi composti (in particolare le sostanze fenoliche) sono definitivamente eliminati con un semplice travaso alla fine del trattamento di iperossigenazione. L’ossigeno può essere aggiunto sotto forma di ossigeno gassoso o di aria per mezzo di una bombola (con l’aiuto di un diffusore a micropori) o semplicemente effettuando un rimontaggio. Se il trattamento viene effettuato nelle prime fasi della vinificazione (es. subito dopo la pressatura), è possibile ottenere la stabilizzazione chimica del mosto attraverso l’eliminazione delle sostanze fenoliche instabili (es. acidi idrossicinamil tartarici), senza danneggiare i composti volatili, che in questa fase sono protetti in quanto presenti sotto forma di “precursori”. Infatti, nel succo fresco, subito dopo la pressatura, gli aromi sono principalmente presenti sotto forma di glicosidi, legati a zuccheri quali il glucosio: in questa forma, alcune sostanze molto sensibili all’ossidazione, come i terpenoli (che danno il tipico aroma di Moscato), sono relativamente stabili, e quindi poco soggetti ad essere danneggiati dall’aggiunta massiccia di ossigeno. Iperossigenazione e riduzione dell’anidride solforosa Principi Sulla base di ciò che è stato appena riportato, si può dire che il trattamento con ossigeno è in grado di eliminare (attraverso l’ossidazione e la precipitazione) la frazione fenolica instabile, con scarsi effetti negativi sui composti aromatici varietali. Chiaramente, se si sceglie di applicare l’iperossigenazione non devono essere aggiunti solfiti; infatti, a causa della sua attività antiossidante, l’anidride solforosa si oppone fortemente all’azione dell’O 2. Questo significa che l’iperossigenazione può avere un ruolo nella riduzione dell’impiego dell’SO 2, in quanto, quando si utilizza questa tecnologia, è richiesta l’assenza totale di solfiti prima dell’inizio della fermentazione; risulta chiaro quindi l’interesse del gruppo ORWINE per la pratica dell’iperossigenazione. Descrizione delle prove L’applicazione dell’iperossigenazione sui mosti provenienti da agricoltura biologica è stata studiata nel corso dei tre anni del progetto ORWINE. All’inizio la sperimentazione è stata indirizzata al confronto della tecnica tradizionale che prevede l’aggiunta di SO 2 durante la pigiatura e la diraspatura (es. aggiunta di 30 mg/L) con la tecnica dell’iperossigenazione che non prevede alcuna aggiunta di anidride solforosa. I risultati dimostrano che l’iperossigenazione porta ad una buona stabilizzazione dei mosti e dei vini, riducendo la quantità di sostanze fenoliche ossidabili (Figura 83). 13 H. Müller-Späth, 1977. Neueste Erkenntnisse über den Sauerstoffeinfluss bei der Weinbereitung – aus der sicht der Praxis. Weinwirtschaft, 113: 144-157. 195
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5.2. I<strong>per</strong>ossigenazione (Zironi, R.; Comuzzo, P.; Tat, L.; Scobioa<strong>la</strong>, S.)<br />
Principi generali<br />
Il concetto <strong>di</strong> i<strong>per</strong>ossigenazione è stato introdotto da Müller-Späth nel 1977 13, e si basa sul trattamento<br />
del mosto con un eccesso <strong>di</strong> ossigeno, in modo da eliminare completamente dal mosto stesso<br />
tutte le sostanze ossidabili; i prodotti <strong>di</strong> ossidazione <strong>di</strong> questi composti (in partico<strong>la</strong>re le sostanze<br />
fenoliche) sono definitivamente eliminati con un semplice travaso al<strong>la</strong> fine del trattamento <strong>di</strong> i<strong>per</strong>ossigenazione.<br />
L’ossigeno può essere aggiunto sotto forma <strong>di</strong> ossigeno gassoso o <strong>di</strong> aria <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> una bombo<strong>la</strong><br />
(con l’aiuto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffusore a micropori) o semplicemente effettuando un rimontaggio.<br />
Se il trattamento viene effettuato nelle prime fasi del<strong>la</strong> vinificazione (es. subito dopo <strong>la</strong> pressatura),<br />
è possibile ottenere <strong>la</strong> stabilizzazione chimica del mosto attraverso l’eliminazione delle sostanze<br />
fenoliche instabili (es. aci<strong>di</strong> idrossicinamil tartarici), senza danneggiare i composti vo<strong>la</strong>tili, che in questa<br />
fase sono protetti in quanto presenti sotto forma <strong>di</strong> “precursori”. Infatti, nel succo fresco, subito<br />
dopo <strong>la</strong> pressatura, gli aromi sono principalmente presenti sotto forma <strong>di</strong> glicosi<strong>di</strong>, legati a zuccheri<br />
quali il glucosio: in questa forma, alcune sostanze molto sensibili all’ossidazione, come i terpenoli<br />
(che danno il tipico aroma <strong>di</strong> Moscato), sono re<strong>la</strong>tivamente stabili, e quin<strong>di</strong> poco soggetti ad essere<br />
danneggiati dall’aggiunta massiccia <strong>di</strong> ossigeno.<br />
I<strong>per</strong>ossigenazione e riduzione dell’anidride solforosa<br />
Principi<br />
Sul<strong>la</strong> base <strong>di</strong> ciò che è stato appena riportato, si può <strong>di</strong>re che il trattamento con ossigeno è in grado<br />
<strong>di</strong> eliminare (attraverso l’ossidazione e <strong>la</strong> precipitazione) <strong>la</strong> frazione fenolica instabile, con scarsi effetti<br />
negativi sui composti aromatici varietali.<br />
Chiaramente, se si sceglie <strong>di</strong> applicare l’i<strong>per</strong>ossigenazione non devono essere aggiunti solfiti; infatti,<br />
a causa del<strong>la</strong> sua attività antiossidante, l’anidride solforosa si oppone fortemente all’azione<br />
dell’O 2.<br />
Questo significa che l’i<strong>per</strong>ossigenazione può avere un ruolo nel<strong>la</strong> riduzione dell’impiego dell’SO 2, in<br />
quanto, quando si utilizza questa tecnologia, è richiesta l’assenza totale <strong>di</strong> solfiti prima dell’inizio<br />
del<strong>la</strong> fermentazione; risulta chiaro quin<strong>di</strong> l’interesse del gruppo ORWINE <strong>per</strong> <strong>la</strong> pratica dell’i<strong>per</strong>ossigenazione.<br />
Descrizione delle prove<br />
L’applicazione dell’i<strong>per</strong>ossigenazione sui mosti provenienti da agricoltura biologica è stata stu<strong>di</strong>ata<br />
nel corso dei tre anni del progetto ORWINE.<br />
All’inizio <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione è stata in<strong>di</strong>rizzata al confronto del<strong>la</strong> tecnica tra<strong>di</strong>zionale che prevede<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> SO 2 durante <strong>la</strong> pigiatura e <strong>la</strong> <strong>di</strong>raspatura (es. aggiunta <strong>di</strong> 30 mg/L) con <strong>la</strong> tecnica dell’i<strong>per</strong>ossigenazione<br />
che non prevede alcuna aggiunta <strong>di</strong> anidride solforosa.<br />
I risultati <strong>di</strong>mostrano che l’i<strong>per</strong>ossigenazione porta ad una buona stabilizzazione dei mosti e dei vini,<br />
riducendo <strong>la</strong> quantità <strong>di</strong> sostanze fenoliche ossidabili (Figura 83).<br />
13 H. Müller-Späth, 1977. Neueste Erkenntnisse über den Sauerstoffeinfluss bei der Weinbereitung – aus der sicht der Praxis.<br />
Weinwirtschaft, 113: 144-157.<br />
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