Codice di buone pratiche per la viticoltura e l'enologia ... - Infowine
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2. Applicazioni agronomiche: Valutazioni delle pratiche aziendali per la produzione di uva 18 2.1. Fattibilità di applicazione della metodologia HACCP Molti argomenti sostengono l’approccio dell’HACCP nella valutazione delle pratiche aziendali per la produzione di uva. Le pratiche aziendali attualmente in uso sono buone. La loro applicazione in certe condizioni (es.: in certe annate, in certi ambienti) e il loro inserimento nella sequenza di altre pratiche, con una nuova serie di operazioni tecniche, possono diventare un problema. E’ allora la gestione, nel complesso, che è discutibile. Come risultato, una particolare tecnica potrebbe essere la fonte di potenziali pericoli per la produzione di uva raccolta con una determinata qualità, allora il pericolo potrebbe essere solo occasionale in molti casi, eliminabile attraverso l’uso di pratiche correttive predefinite nel programma di gestione. In campo, comunque, la gestione del processo di produzione è impreciso perché gli effetti delle pratiche non sono sempre pienamente conosciuti (es.: causa dei vari rischi, come l’andamento climatico) e i sistemi di controllo sono di solito di difficile applicazione pratica. Sebbene l’approccio “sistemico” è normalmente evidenziato in agronomia, è comunque interessante provare ad analizzare, in prima battuta, il processo di produzione di uva (definito anche sequenza delle fasi di coltivazione), identificare le fasi di partenza indipendenti e valutare per ognuna di queste le possibili conseguenze di determinate scelte tecniche sulla conseguente vendemmia. Molte scelte tecniche possono rappresentare un potenziale pericolo per le fasi di produzione analizzate e per il tipo di scelte effettuate o di operazioni specifiche? Possono avere conseguenze dirette o indirette sulla successiva vendemmia? 2.2. Applicazioni agronomiche a. Che cosa valutare? L’obiettivo consiste nel valutare il processo di produzione dell’uva. E’ necessario individuare gli inputs “critici” (piantumazione, gestione terreno, trattamenti fitosanitari, raccolta…) tra le tecniche di gestione più comunemente utilizzate (in aziende biologiche) e sono importanti per lo stato bio-fisico-chimico dei grappoli. La valutazione riguarda le condizioni finali di vendemmia. b. Valutazione dei campi di applicazione Le fasi prese in considerazione sono: tipo di terreno, preparazione del terreno per l’impianto e arrivo dell’uva in cantina (includendo la raccolta e il trasporto) c. Valutazione della resa dell’uva e la sua qualità è fondamentale definire il concetto di qualità, in quanto questo è un aspetto che è stato valutato. La vendemmia di “qualità” è definita sulle base di tutte le possibili condizioni: stato fisico (impurità, dimensioni degli acini, spessore della buccia…) stato sanitario (funghi…) grado di maturazione, stato chimico (concentrazione di un determinato precursone di flavour, livello di azoto…) e altre condizioni. Nella prima fase di valutazione, gli esperti sono chiamati a esprimere le loro opinioni sull’influenza esercitata da determinate pratiche aziendali (considerando che, la scelta “biologica” dell’azienda non permette di usare determinate pratiche) sulla vendemmia e sulla resa indipendentemente da tipo di sistema di allevamento e del tipo di vino. Inoltre, la qualità della vendemmia e la resa dovrebbero essere giudicate “critiche” se portano a conseguenze sul modo in cui le uve vengono ricevute e/o lavorate in cantina (con il fine di assicurare
l’ottenimento di un prodotto finale, che sia conforme ad un dato regolamento e soddisfi i requisiti organolettici). Il principio che si vuole seguire riguarda la maggior riduzione possibile di interventi sulla trasformazione di un prodotto biologico (uva) in un altro (vino), e in particolare con l’aggiunta dei più bassi quantitativi possibili di additivi esogeni (il riferimento è 0 input o il più “naturale” prodotto possibile). Di norma, si considera la presenza di un “punto critico” quando una buona pratica aziendale, in certe condizioni, causa l’introduzione di uno o più componenti supplementari durante la produzione di vino, per correggere le non soddisfacenti condizioni di vendemmia. È chiaro che il ricorso a “correzioni” durante la produzione di vino dipende dal tipo di prodotto finale (vino) che si vuole produrre e porre sul mercato. Questo significa che la stessa pratica potrebbe rivelarsi critica per la produzione di un tipo di prodotto e non per un altro. E’ così che, durante la seconda fase, il tipo di vino potrebbe essere preso in considerazione. d. come valutare: definizione degli elementi su cui indagare Fasi di produzione: Sono prese una serie di decisioni e operazioni tecniche che vengono attuate per raggiugere un obiettivo, che porterà a un determinato risultato nel processo di produzione di uva. Viene osservato che nella gestione del vigneto, la stessa tecnica può contribuire a scopi diversi (per esempio, l’aratura è utile come diserbo, de-compattazione, aereazione...) e lo stesso obiettivo può essere ottenuto in differenti modi. Potrebbe anche essere previsto che alcuni passaggi non vengano applicati. Inoltre, diverse operazioni tecniche non sono sempre applicate nella stessa sequenza cronologica nel corso della stagione. Decisioni tecniche: Si tratta di fare una scelta all’interno di una fase di produzione (es.: la scelta di un clone) oppure di applicare una determinata tecnica di coltivazione (questa scelta potrebbe essere di non realizzare una certa azione per quel tipo di operazione, per esempio non diserbare). Attuazione delle decisioni: La scelta tecnica e la sua applicazione pratica può contribuire alla creazione di una serie di situazioni a rischio. Per esempio, con il vigneto inerbito, l’interfila può diventare un potenziale pericolo, comportando una vera e propria competizione tra specie vegetali, se si trovano su un terreno con scarso strato attivo; un debole contenuto di azoto negli acini comporta una possibile conseguenza, intesa come un pericolo, di tipo fisiologico. Pericolo: Questa è la conseguenza di applicazioni delle pratiche agronomiche scelte sulla vendemmia. Come non pregiudicare la fase di vendemmia? Il pericolo deve essere caratterizzato e classificato in differenti categorie sulla base della sua natura: fito-sanitaria (es.: botrite sul grappolo), fisiologica (es.: eterogeneità di maturazione, composizione interna degli acini), chimica (es.: residui di trattamenti come rame sugli acini), fisica (es.: residui di piante presenti sul prodotto vendemmiato)… Deve essere fatto uno sforzo per ottenere tutte le informazioni necessarie per la valutazione del rischio: Il pericolo è grave quanto la dimensione del potenziale pericolo? È frequente? In quale caso? È misurabile? 19
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l’ottenimento <strong>di</strong> un prodotto finale, che sia conforme ad un dato rego<strong>la</strong>mento e sod<strong>di</strong>sfi i requisiti<br />
organolettici).<br />
Il principio che si vuole seguire riguarda <strong>la</strong> maggior riduzione possibile <strong>di</strong> interventi sul<strong>la</strong> trasformazione<br />
<strong>di</strong> un prodotto biologico (uva) in un altro (vino), e in partico<strong>la</strong>re con l’aggiunta dei più bassi<br />
quantitativi possibili <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi esogeni (il riferimento è 0 input o il più “naturale” prodotto possibile).<br />
Di norma, si considera <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> un “punto critico” quando una buona pratica aziendale, in<br />
certe con<strong>di</strong>zioni, causa l’introduzione <strong>di</strong> uno o più componenti supplementari durante <strong>la</strong> produzione<br />
<strong>di</strong> vino, <strong>per</strong> correggere le non sod<strong>di</strong>sfacenti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vendemmia.<br />
È chiaro che il ricorso a “correzioni” durante <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> vino <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> prodotto finale<br />
(vino) che si vuole produrre e porre sul mercato. Questo significa che <strong>la</strong> stessa pratica potrebbe<br />
rive<strong>la</strong>rsi critica <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong> prodotto e non <strong>per</strong> un altro. E’ così che, durante <strong>la</strong><br />
seconda fase, il tipo <strong>di</strong> vino potrebbe essere preso in considerazione.<br />
d. come valutare: definizione degli elementi su cui indagare<br />
Fasi <strong>di</strong> produzione: Sono prese una serie <strong>di</strong> decisioni e o<strong>per</strong>azioni tecniche che vengono attuate<br />
<strong>per</strong> raggiugere un obiettivo, che porterà a un determinato risultato nel processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />
uva. Viene osservato che nel<strong>la</strong> gestione del vigneto, <strong>la</strong> stessa tecnica può contribuire a scopi <strong>di</strong>versi<br />
(<strong>per</strong> esempio, l’aratura è utile come <strong>di</strong>serbo, de-compattazione, aereazione...) e lo stesso obiettivo<br />
può essere ottenuto in <strong>di</strong>fferenti mo<strong>di</strong>. Potrebbe anche essere previsto che alcuni passaggi non<br />
vengano applicati. Inoltre, <strong>di</strong>verse o<strong>per</strong>azioni tecniche non sono sempre applicate nel<strong>la</strong> stessa<br />
sequenza cronologica nel corso del<strong>la</strong> stagione.<br />
Decisioni tecniche: Si tratta <strong>di</strong> fare una scelta all’interno <strong>di</strong> una fase <strong>di</strong> produzione (es.: <strong>la</strong> scelta <strong>di</strong><br />
un clone) oppure <strong>di</strong> applicare una determinata tecnica <strong>di</strong> coltivazione (questa scelta potrebbe essere<br />
<strong>di</strong> non realizzare una certa azione <strong>per</strong> quel tipo <strong>di</strong> o<strong>per</strong>azione, <strong>per</strong> esempio non <strong>di</strong>serbare).<br />
Attuazione delle decisioni: La scelta tecnica e <strong>la</strong> sua applicazione pratica può contribuire al<strong>la</strong> creazione<br />
<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> situazioni a rischio. Per esempio, con il vigneto inerbito, l’interfi<strong>la</strong> può <strong>di</strong>ventare<br />
un potenziale <strong>per</strong>icolo, comportando una vera e propria competizione tra specie vegetali, se si<br />
trovano su un terreno con scarso strato attivo; un debole contenuto <strong>di</strong> azoto negli acini comporta<br />
una possibile conseguenza, intesa come un <strong>per</strong>icolo, <strong>di</strong> tipo fisiologico.<br />
Pericolo: Questa è <strong>la</strong> conseguenza <strong>di</strong> applicazioni delle <strong>pratiche</strong> agronomiche scelte sul<strong>la</strong> vendemmia.<br />
Come non pregiu<strong>di</strong>care <strong>la</strong> fase <strong>di</strong> vendemmia? Il <strong>per</strong>icolo deve essere caratterizzato e c<strong>la</strong>ssificato<br />
in <strong>di</strong>fferenti categorie sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua natura: fito-sanitaria (es.: botrite sul grappolo), fisiologica<br />
(es.: eterogeneità <strong>di</strong> maturazione, composizione interna degli acini), chimica (es.: residui <strong>di</strong> trattamenti<br />
come rame sugli acini), fisica (es.: residui <strong>di</strong> piante presenti sul prodotto vendemmiato)…<br />
Deve essere fatto uno sforzo <strong>per</strong> ottenere tutte le informazioni necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione del rischio:<br />
Il <strong>per</strong>icolo è grave quanto <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione del potenziale <strong>per</strong>icolo?<br />
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