Codice di buone pratiche per la viticoltura e l'enologia ... - Infowine

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31.05.2013 Views

Lieviti apiculati Il nome di questi lieviti si riferisce alla forma simile a quella di un limone della specie Kloeckera apiculata. Questo lievito è predominante nel succo d’uva prima che la fermentazione alcolica prenda il sopravvento ed è in grado di crescere piuttosto velocemente anche a basse temperature. Rispetto a Saccharomyces cerevisiae – il principale agente della fermentazione alcolica – Kloeckera produce maggiori quantità di acidità volatile ed etil acetato. Il suo metabolismo porta alla formazione di altri composti volatili la cui importanza rispetto alla qualità organolettica del vino rimane controversa: la maggior parte dei produttori vuole evitare la presenza di questi composti, mentre altri cercano di avere piccole quantità di questi aromi per aumentare la complessità del loro vino. In una tipica fermentazione spontanea Kloeckera risulta essere la specie dominante nelle fasi iniziali e viene poi sopraffatta da Saccharomyces non appena la concentrazione di alcol supera il 4-5%. Questi microrganismi sono considerati i maggiori responsabili del consumo di azoto assimilabile, vitamine e altri micronutrienti presenti nel mosto e costringono quindi i lieviti fermentativi a svilupparsi in un ambiente con scarsa disponibilità di nutrienti, anche il mosto aveva inizialmente una composizione bilanciata. Lieviti fermentativi Questa famiglia è rappresentata essenzialmente da Saccharomyces spp. Le diverse specie di questo lievito sono le più resistenti alla speciale combinazione di alcol e acidità caratteristica del vino e sono quelle che portano a termine la fermentazione alcolica fino al completo consumo degli zuccheri. Godono di una buona considerazione, ma si deve sempre tener presente che esiste un’ampia variabilità tra i diversi ceppi. Alcuni di questi possono produrre quantità eccessive di acido acetico, composti solforati, SO 2, urea e sostanze volatili che possono risultare dannose per la qualità del vino. In questo contesto alcuni ceppi selvaggi di Saccharomyces cerevisiae devono essere considerati microrganismi responsabili di alterazioni. Le fermentazioni spontanee vengono comunemente condotte da circa una dozzina di ceppi diversi: spesso quelli che sono predominati nelle prime fasi della fermentazione, non sono quelli che completano la degradazione degli zuccheri. Nella stessa cantina, ogni anno possono essere presenti ceppi diversi. L’incertezza sul tipo di ceppo che conduce la fermentazione alcolica è alla base dell’opinione negativa che alcuni produttori hanno sulle fermentazioni spontanee. Batteri acetici Gluconobacter e Acetobacter sono, all’interno di questa famiglia, i principali generi di interesse enologico. I primi, presenti soprattutto sulle uve danneggiate, sono in grado di degradare gli zuccheri in acido acetico ed altri composti, ma hanno una limitata resistenza all’alcol. Acetobacter può utilizzare l’ etanolo come substrato per il suo metabolismo, ossidandolo ad acido acetico. Entrambi questi batteri hanno bisogno di ossigeno per le loro attività. Batteri lattici Questo gruppo comprende i batteri malolattici come Oenococcus oenii, e molti altri microrganismi appartenenti ai generi Lactobacillus, Pediococcus e altri. Molti dei batteri lattici che si trovano nel vino sono eterofermentanti, e quindi si deve impedire il loro sviluppo sulle uve e nei mosti in quanto porterebbe ad un aumento eccessivo dell’acidità volatile. È stata documentata una presenza significativa di batteri lattici nei succhi che derivano da uve danneggiate prima della pigiatura. Se non 182

vengono tenuti sotto controllo questi batteri possono crescere molto rapidamente, consumando gli zuccheri e producendo una notevole quantità di acido lattico e acido acetico come sottoprodotti. Durante la fermentazione alcolica il numero di batteri lattice normalmente diminuisce a causa dell’effetto di competizione di Saccharomyces cerevisiae; verso la fine della fermentazione, tuttavia, la loro popolazione aumenta e può iniziare la fermentazione malolattica che, al pH basso del vino, è principalmente condotta da Oenococcus oenii (in precedenza Leuconostoc oenos). Questa seconda fermentazione è generalmente apprezzata nei vini rossi, ma spesso è indesiderata nel caso dei vini bianchi in cui si ricercano acidità e freschezza. Alcune specie di Lactobacillus e Pediococcus possono svilupparsi nel vino e questi batteri sono responsabili della degradazione dell’acido malico nei vini con pH alto. Inoltre essi possono essere attivi anche dopo la fermentazione malolattica nei vini secchi, in quanto poche centinaia di mg/L di zucchero sono sufficienti per avere una popolazione significativa. Questo ultimo sviluppo dei batteri nel vino è sempre considerato un’alterazione in quanto si possono sviluppare odori sgradevoli. Brettanomyces Dekkera/Brettanomyces sono lieviti che si possono trovare sia nel succo d’uva sia nel vino. Alcuni ceppi, anche se presenti con una popolazione relativamente bassa, possono produrre etil-fenoli che presentano una nota sensoriale descritta come letame, plastica, sudore di cavallo. La presenza di Brettanomyces in cantina può comportare perdite economiche significative: essi possono contaminare le botti in legno e le vasche in cemento, obbligando ad un severo trattamento di rinnovamento completo dei contenitori. Brettanomyces può anche svilupparsi successivamente in bottiglia determinando spesso una difettosità difficilmente controllabile al momento del consumo. La presenza di questo lievito non è facilmente rilevabile ed un’accurata prevenzione è il miglior mezzo per evitare l’alterazione. pH elevati e la presenza di bassi livelli di SO 2 sono i principali fattori che favoriscono lo sviluppo di Brettanomyces nel vino. Condizioni L’ecologia di questi microrganismi dipende da diversi fattori; i più importanti sono il tempo, la temperatura, il pH, l’ossigeno. Tempo I microrganismi hanno bisogno di tempo per crescere e moltiplicarsi. Il tempo di generazione può variare da poche decine di minuti a settimane in funzione del tipo di microrganismo, delle condizioni ambientali e della disponibilità di nutrienti. In condizioni ottimali, come per esempio sono quelle del succo d’uva alla temperatura dell’aria estiva, il numero dei lieviti e dei batteri può raddoppiare ogni 1-2 ore. Si deve avere coscienza del fatto che, in condizioni ottimali, ogni singola cellula di lievito può dare origine ad una popolazione di alcune migliaia di cellule in un solo giorno. Le fasi più critiche del processo di vinificazione devono essere portate a termine il più velocemente possibile (trasporto e stoccaggio dell’uva, chiarifica del succo, periodo comprese tra la fine della fermentazione alcolica e l’inizio della fermentazione malolattica, ecc.) Temperatura Ogni microrganismo si sviluppa in un range specifico di temperature. Saccharomyces cerevisiae, per esempio, ha un’attività nulla o comunque molto bassa a temperature inferiori ai 10-12°C e pre- 183

Lieviti apicu<strong>la</strong>ti<br />

Il nome <strong>di</strong> questi lieviti si riferisce al<strong>la</strong> forma simile a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> un limone del<strong>la</strong> specie Kloeckera apicu<strong>la</strong>ta.<br />

Questo lievito è predominante nel succo d’uva prima che <strong>la</strong> fermentazione alcolica prenda il<br />

sopravvento ed è in grado <strong>di</strong> crescere piuttosto velocemente anche a basse tem<strong>per</strong>ature. Rispetto<br />

a Saccharomyces cerevisiae – il principale agente del<strong>la</strong> fermentazione alcolica – Kloeckera produce<br />

maggiori quantità <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà vo<strong>la</strong>tile ed etil acetato. Il suo metabolismo porta al<strong>la</strong> formazione <strong>di</strong><br />

altri composti vo<strong>la</strong>tili <strong>la</strong> cui importanza rispetto al<strong>la</strong> qualità organolettica del vino rimane controversa:<br />

<strong>la</strong> maggior parte dei produttori vuole evitare <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> questi composti, mentre altri cercano<br />

<strong>di</strong> avere piccole quantità <strong>di</strong> questi aromi <strong>per</strong> aumentare <strong>la</strong> complessità del loro vino. In una tipica<br />

fermentazione spontanea Kloeckera risulta essere <strong>la</strong> specie dominante nelle fasi iniziali e viene<br />

poi sopraffatta da Saccharomyces non appena <strong>la</strong> concentrazione <strong>di</strong> alcol su<strong>per</strong>a il 4-5%. Questi<br />

microrganismi sono considerati i maggiori responsabili del consumo <strong>di</strong> azoto assimi<strong>la</strong>bile, vitamine<br />

e altri micronutrienti presenti nel mosto e costringono quin<strong>di</strong> i lieviti fermentativi a svilupparsi in un<br />

ambiente con scarsa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nutrienti, anche il mosto aveva inizialmente una composizione<br />

bi<strong>la</strong>nciata.<br />

Lieviti fermentativi<br />

Questa famiglia è rappresentata essenzialmente da Saccharomyces spp. Le <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> questo<br />

lievito sono le più resistenti al<strong>la</strong> speciale combinazione <strong>di</strong> alcol e aci<strong>di</strong>tà caratteristica del vino e<br />

sono quelle che portano a termine <strong>la</strong> fermentazione alcolica fino al completo consumo degli zuccheri.<br />

Godono <strong>di</strong> una buona considerazione, ma si deve sempre tener presente che esiste un’ampia<br />

variabilità tra i <strong>di</strong>versi ceppi. Alcuni <strong>di</strong> questi possono produrre quantità eccessive <strong>di</strong> acido acetico,<br />

composti solforati, SO 2, urea e sostanze vo<strong>la</strong>tili che possono risultare dannose <strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità<br />

del vino. In questo contesto alcuni ceppi selvaggi <strong>di</strong> Saccharomyces cerevisiae devono essere considerati<br />

microrganismi responsabili <strong>di</strong> alterazioni. Le fermentazioni spontanee vengono comunemente<br />

condotte da circa una dozzina <strong>di</strong> ceppi <strong>di</strong>versi: spesso quelli che sono predominati nelle prime<br />

fasi del<strong>la</strong> fermentazione, non sono quelli che completano <strong>la</strong> degradazione degli zuccheri. Nel<strong>la</strong> stessa<br />

cantina, ogni anno possono essere presenti ceppi <strong>di</strong>versi. L’incertezza sul tipo <strong>di</strong> ceppo che conduce<br />

<strong>la</strong> fermentazione alcolica è al<strong>la</strong> base dell’opinione negativa che alcuni produttori hanno sulle<br />

fermentazioni spontanee.<br />

Batteri acetici<br />

Gluconobacter e Acetobacter sono, all’interno <strong>di</strong> questa famiglia, i principali generi <strong>di</strong> interesse enologico.<br />

I primi, presenti soprattutto sulle uve danneggiate, sono in grado <strong>di</strong> degradare gli zuccheri in<br />

acido acetico ed altri composti, ma hanno una limitata resistenza all’alcol. Acetobacter può utilizzare<br />

l’ etanolo come substrato <strong>per</strong> il suo metabolismo, ossidandolo ad acido acetico. Entrambi questi<br />

batteri hanno bisogno <strong>di</strong> ossigeno <strong>per</strong> le loro attività.<br />

Batteri <strong>la</strong>ttici<br />

Questo gruppo comprende i batteri malo<strong>la</strong>ttici come Oenococcus oenii, e molti altri microrganismi<br />

appartenenti ai generi Lactobacillus, Pe<strong>di</strong>ococcus e altri. Molti dei batteri <strong>la</strong>ttici che si trovano nel<br />

vino sono eterofermentanti, e quin<strong>di</strong> si deve impe<strong>di</strong>re il loro sviluppo sulle uve e nei mosti in quanto<br />

porterebbe ad un aumento eccessivo dell’aci<strong>di</strong>tà vo<strong>la</strong>tile. È stata documentata una presenza significativa<br />

<strong>di</strong> batteri <strong>la</strong>ttici nei succhi che derivano da uve danneggiate prima del<strong>la</strong> pigiatura. Se non<br />

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