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Codice di buone pratiche per la viticoltura e l'enologia ... - Infowine

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In base al Rego<strong>la</strong>mento CE n. 1991/2004, <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> solfiti deve essere <strong>di</strong>chiarata in etichetta<br />

se il loro contenuto nel vino è su<strong>per</strong>iore a 10 mg/L. Questo costituisce un grosso problema <strong>per</strong> i<br />

produttori (par<strong>la</strong>ndo dell’opportunità <strong>di</strong> ridurre il livello <strong>di</strong> SO 2) ed è partico<strong>la</strong>rmente sentito nel “settore<br />

biologico”; Anche i produttori convenzionali sono orientati verso una riduzione del<strong>la</strong> quantità <strong>di</strong><br />

solforosa nei loro prodotti e forse i consumatori si aspettano <strong>di</strong> trovare livelli molto bassi <strong>di</strong> questo<br />

ad<strong>di</strong>tivo nei vini ottenuti da <strong>viticoltura</strong> biologica. Tuttavia, alcune questioni legate all’utilizzo dei solfiti<br />

nel settore enologico rimangono ancora irrisolte. Per esempio: “Di quanto è possibile ridurre il livello<br />

<strong>di</strong> anidride solforosa senza compromettere <strong>la</strong> qualità organolettica a causa <strong>di</strong> contaminazioni<br />

microbiche o <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> ossidazione che possono insorgere durante il processo <strong>di</strong> vinificazione<br />

e lo stoccaggio in botte o in bottiglia?”<br />

172<br />

3.4. Pratiche enologiche che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> ridurre l’impiego dell’anidride solforosa<br />

(Zironi, R.; Comuzzo, P.; Tat, L.; Scobioa<strong>la</strong>, S.)<br />

Introduzione<br />

Oggigiorno <strong>di</strong>verse <strong>pratiche</strong> alternative e numerosi ad<strong>di</strong>tivi possono aiutare a ridurre l’impiego <strong>di</strong> solfiti<br />

nel<strong>la</strong> produzione del vino, ma <strong>la</strong> completa eliminazione <strong>di</strong> questo ad<strong>di</strong>tivo, non è al momento<br />

ancora possibile. La possibilità <strong>di</strong> ridurre l’impiego <strong>di</strong> anidride solforosa è <strong>di</strong>versa nelle varie fasi del<br />

processo <strong>di</strong> produzione; infatti, non <strong>per</strong> tutte queste fasi sono <strong>di</strong>sponibili tecnologie adatte a rimpiazzare<br />

parzialmente o a ridurre le quantità <strong>di</strong> anidride solforosa impiegata.<br />

Nelle pagine successive verrà presentata una breve rassegna delle scelte alternative all’impiego dell’SO 2<br />

attualmente <strong>di</strong>sponibili (<strong>pratiche</strong> ed ad<strong>di</strong>tivi), con lo scopo <strong>di</strong> comprendere meglio il loro utilizzo.<br />

Corretta gestione dell’inoculo <strong>di</strong> lieviti selezionati<br />

Condurre <strong>la</strong> fermentazione alcolica senza l’aggiunta <strong>di</strong> solfiti implica che l’inoculo dei lieviti selezionati<br />

avvenga in mezzo fortemente contaminato da microrganismi in<strong>di</strong>geni. In queste con<strong>di</strong>zioni, i lieviti<br />

ed i batteri <strong>la</strong>ttici possono crescere e consumare l’azoto assimi<strong>la</strong>bile (APA), che risulta essere un<br />

elemento fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> nutrizione dei lieviti appartenenti al genere Saccharomyces; questo<br />

consumo avviene nel succo durante le prime ore successive al<strong>la</strong> pressatura e in genere conduce<br />

inevitabilmente ad un processo <strong>di</strong> fermentazione più lento. Per evitare <strong>di</strong> trovarsi in questa situazione,<br />

quando non viene aggiunta SO 2 prima del<strong>la</strong> fermentazione alcolica, si raccomanda fortemente<br />

<strong>di</strong> effettuare un inoculo molto precoce delle colture starter selezionate; questa pratica favorisce il<br />

dominio del mezzo da parte dei Saccaromyces durante <strong>la</strong> fermentazione, in quanto <strong>la</strong> fase <strong>di</strong> adattamento<br />

delle colture starter selezionate verrà ridotta. Naturalmente <strong>la</strong> preparazione dello starter<br />

deve essere eseguita rispettando attentamente le istruzioni del fornitore:<br />

1 reidratazione del<strong>la</strong> polvere <strong>di</strong> lievito secco attivo in acqua calda (35-40 °C) <strong>per</strong> 10-15 minuti;<br />

2 eventuale aggiunta <strong>di</strong> nutrienti durante <strong>la</strong> reidratazione (es. Scorze <strong>di</strong> lievito e tiamina,<br />

che sono importanti fattori <strong>di</strong> crescita <strong>per</strong> i lieviti);<br />

3 attenta aggiunta <strong>di</strong> piccolo aliquote successive <strong>di</strong> succo e agitazione, <strong>per</strong> facilitare<br />

rispettivamente l’acclimatazione dei lieviti e <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> grassi e steroli (elementi<br />

fondamentali <strong>per</strong> il metabolismo dei lieviti);<br />

4 aggiunta del<strong>la</strong> coltura starter al resto del mosto.<br />

7 Ribéreau-Gayon et al., 1998. Traité d'oenologie. Microbiologie du vin, Vinifications. Vol. I. Dunod, Paris.

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