gen-mar 2013 - Consorzio Marina di San Nicola
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territorio<br />
La cultura dell’ambiente<br />
Non si può più accettare che la cementifi cazione continui<br />
ad aggre<strong>di</strong>re il territorio sottraendo terreni alle campagne,<br />
quin<strong>di</strong> all’agricoltura e alla produttività. È perciò necessario,<br />
nel realizzare eventuali nuove e<strong>di</strong>fi cazioni, ricorrere a soluzioni<br />
meno invasive e più rispettose della natura che ci circonda<br />
Scorrendo la stampa locale si osserva<br />
che, sempre più spesso, l’attenzione<br />
è rivolta verso la necessità<br />
<strong>di</strong> tutelare il territorio – coste,<br />
aree protette, campagne, fossi – dai mali<br />
che lo minacciano, alcuni dovuti a fattori<br />
naturali, come l’erosione <strong>mar</strong>ina e altri<br />
dovuti a fattori umani, come l’inquinamento<br />
delle falde acquifere o la depaupe-<br />
razione delle campagne. Questi richiami<br />
non giungono quin<strong>di</strong> a caso perché ogniqualvolta<br />
l’abitato si estende tanto rapidamente,<br />
occupando le aree ver<strong>di</strong> e le campagne<br />
fertili, ne consegue che, in poco<br />
tempo, il territorio viene aggre<strong>di</strong>to dalla<br />
cementifi cazione, con tutte le conseguenze<br />
che ne derivano: pochi spazi ver<strong>di</strong>, incremento<br />
demografi co abnorme, traffi co e<br />
via <strong>di</strong>cendo; in pochi anni un’espansione<br />
massiccia dell’abitato ha ormai occupato<br />
la maggior parte del territorio e continua<br />
a espandersi nei terreni agricoli, sottratti<br />
così alla produttività.<br />
Soprattutto laddove le città nascono<br />
8 Gen/Mar <strong>2013</strong><br />
e si sviluppano senza un centro storico,<br />
sia esso un borgo antico o un castello,<br />
che rappresenti un riferimento <strong>di</strong> identità<br />
per la citta<strong>di</strong>nanza, i criteri che guidano<br />
l’espansione sono quelli dell’ur<strong>gen</strong>za <strong>di</strong><br />
costruire, <strong>di</strong> realizzare profi tti e <strong>di</strong> rispondere<br />
alla necessità del momento. Allora<br />
prendere la <strong>di</strong>stanza dalla terra <strong>di</strong>venta un<br />
obbligo e l’emancipazione dalla campagna<br />
<strong>di</strong>venta un traguardo: chi, come nella<br />
Ferrara del Cinquecento, costruirebbe<br />
una città alternando centri abitati e terreni<br />
coltivati? Chi rinuncerebbe a e<strong>di</strong>fi care<br />
quanto è possibile per lasciare spazio a<br />
giar<strong>di</strong>ni e parchi pubblici integrati nell’a-<br />
bitato? Tra<strong>di</strong>zionalmente città e campagna<br />
vengono contrapposte, assegnando<br />
alla prima il primato della vita associata,<br />
dei luoghi <strong>di</strong> governo e della cultura, e alla<br />
campagna l’umile compito <strong>di</strong> produrre il<br />
cibo e i beni fondamentali. E’ ovvio che,<br />
se la città fagocita la campagna circostante,<br />
questo rapporto viene a cadere insieme<br />
all’equilibrio tra l’uomo e l’ambiente.<br />
I tempi cambiano rapidamente e l’ag-<br />
glomerato urbano può <strong>di</strong>ventare facilmente<br />
un luogo anonimo e privo <strong>di</strong> quell’identità<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza che scaturisce non<br />
tanto dalla con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> spazi e <strong>di</strong> modelli<br />
abitativi ma soprattutto dal pensare al<br />
luogo in cui si vive come a qualcosa che<br />
ci appartiene e a cui si appartiene, anche<br />
oltre la soglia <strong>di</strong> casa propria. Ecco il punto<br />
in cui cultura e ambiente si incontrano<br />
e possono <strong>gen</strong>erare uno scambio virtuoso<br />
<strong>di</strong> conoscenze e <strong>di</strong> caratteristiche. Già arrivano<br />
molti segnali <strong>di</strong> un possibile accorciamento<br />
delle <strong>di</strong>stanze tra i due mon<strong>di</strong>,<br />
quello urbano e quello rurale, ma è necessario<br />
che si smetta <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re il territorio<br />
con la cementifi cazione e si guar<strong>di</strong><br />
alle più recenti e meno invasive<br />
proposte abitative.<br />
Il contrasto che, soprattutto<br />
nello scorso secolo, ha contrapposto<br />
natura e cultura va forse ora<br />
verso una soluzione e si guarda<br />
alla natura non più come alla con<strong>di</strong>zione<br />
primitiva da cui liberarsi<br />
ma come alla con<strong>di</strong>zione pri<strong>mar</strong>ia<br />
dell’esistenza. Così anche le città,<br />
che per anni sono state pensate<br />
come sequenze sconfi nate <strong>di</strong> costruzioni,<br />
ormai si possono pensare in<br />
modo nuovo, coniugando l’abitato con gli<br />
spazi ver<strong>di</strong> in una logica che vede i confi ni<br />
non tanto come trincee <strong>di</strong> separazione ma<br />
piuttosto come linee <strong>di</strong> <strong>di</strong>ff erenziazione,<br />
oltre le quali un <strong>di</strong>ff erente stile <strong>di</strong> vita è<br />
rispettato e forse anche ammirato, in una<br />
costruzione <strong>di</strong> identità civica che fonda le<br />
nuove società che crescono.<br />
Simonetta Ricasoli