Padre Pio, vita e miracoli - L'Oasi di Engaddi
Padre Pio, vita e miracoli - L'Oasi di Engaddi
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
PADRE PIO<br />
LA VITA E I MIRACOLI<br />
LE STIGMATE<br />
Erano le 9 <strong>di</strong> mattina del 20 settembre 1918, un venerdì. Sull'Italia del Nord<br />
infuriava la guerra. Nella chiesa <strong>di</strong> un piccolo convento sul Gargano, nel Sud<br />
del paese, un giovane frate pregava intensamente.<br />
- Signore, abbi misericor<strong>di</strong>a del tuo popolo. La guerra sta seminando lutti e<br />
dolore. Siamo peccatori, abbiamo cercato il male, ma il tuo cuore è grande nel<br />
perdono. Stava seduto in uno stallo del coro riservato ai religiosi, che era<br />
costituito da tre file <strong>di</strong> scanni, si elevava sopra la porta d'ingresso della chiesa,<br />
<strong>di</strong> fronte all'altare maggiore, e poteva contenere una decina <strong>di</strong> posti in tutto.<br />
Sufficienti per la comunità <strong>di</strong> quel convento, <strong>di</strong> solito composta <strong>di</strong> sei religiosi,<br />
che in quei mesi, però, a causa della guerra, erano ridotti a tre: <strong>Padre</strong> Paolino,<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e Fra Nicola. Gli altri erano sotto le armi. Distante circa due<br />
chilometri dal paese <strong>di</strong> San Giovanni Rotondo, quel conventino, detto <strong>di</strong> Santa<br />
Maria delle Grazie, uno dei più antichi della zona, si trovava a 600 metri sul<br />
livello del mare. Per raggiungerlo si doveva percorrere una stretta mulattiera<br />
impolverata, frequentata per lo più da pastori e conta<strong>di</strong>ni. La zona era aspra e<br />
selvaggia. Solo pochi alberi assicuravano un po' <strong>di</strong> ombra alle mura del povero<br />
convento, che si confondeva con le rocce circostanti.<br />
Accanto al conventino c'era un collegio. Una misera costruzione che ospitava<br />
una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> ragazzi, figli <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni del luogo, che stu<strong>di</strong>avano con<br />
l'intenzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare, da gran<strong>di</strong>, religiosi Cappuccini. La gente li chiamava<br />
"fratini". <strong>Padre</strong> Paolino, trentadue anni, un tipo massiccio, dall'aspetto burbero<br />
ma dal cuore tenero, era il Guar<strong>di</strong>ano del convento, cioè il <strong>Padre</strong> superiore, ed<br />
era anche l'insegnante del piccolo collegio. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, trentun anni, aveva<br />
l'incarico <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore spirituale dei ragazzi. Magro, con il volto scarno<br />
incorniciato da una folta barba nera, aveva uno sguardo profondo e dolce. Fra<br />
Nicola era un religioso non sacerdote, un fratello laico.<br />
Era il più anziano dei tre, aveva quarantasette anni ed era questuante. Il suo<br />
compito consisteva nell'andare <strong>di</strong> porta in porta, <strong>di</strong> casolare in casolare, a<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
chiedere l'elemosina che serviva per le necessità del convento e per mantenere<br />
quei ragazzi. All'occorrenza faceva anche il cuoco. Quella mattina il convento<br />
era deserto. <strong>Padre</strong> Paolino era andato a San Marco in Lamis, un piccolo centro<br />
a una decina <strong>di</strong> chilometri dove si trovava un altro convento <strong>di</strong> Cappuccini, per<br />
aiutare i confratelli nelle Confessioni in vista della festa <strong>di</strong> San Matteo apostolo,<br />
molto venerato in quel paese. Fra Nicola era uscito per il suo giro <strong>di</strong> questua.<br />
Ai ragazzi, privi <strong>di</strong> insegnante, era stato concesso un giorno <strong>di</strong> vacanza, e si<br />
de<strong>di</strong>cavano alle pulizie e a or<strong>di</strong>nare l'orto. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva celebrato la Messa<br />
delle 8. Come al solito, era stata seguita da un gruppetto <strong>di</strong> persone, per lo più<br />
donne e ragazze, venute dal paese. Al termine della Messa la gente se n'era<br />
andata, e lui era salito in coro per le preghiere <strong>di</strong> ringraziamento. Stava<br />
raccolto nella posizione che adottava sempre quando era assorto in<br />
me<strong>di</strong>tazione: seduto nello scanno, il corpo piegato in avanti, le braccia<br />
incrociate sull'inginocchiatoio e la testa affondata nella stoffa ruvida e ampia<br />
delle maniche del saio. Ogni tanto sollevava il capo e fissava assorto il grande<br />
crocifisso <strong>di</strong> legno, sulla balaustra del coro che si ergeva <strong>di</strong> fronte a lui. Il<br />
silenzio era rotto solo dal lieve ronzio <strong>di</strong> qualche mosca. L’unica finestrella<br />
sulla parete del coro, che dava sul sagrato, illuminava soffusamente l'interno.<br />
Un fascio <strong>di</strong> luce andava a colpire il crocifisso <strong>di</strong> legno, dando l'illusione che<br />
stesse sospeso in aria, come un'apparizione misteriosa. La figura del Cristo,<br />
scolpita in uno stile un po' rozzo, dalle fattezze sommarie e non perfettamente<br />
proporzionate, era severa. Troneggiava maestosa sul vuoto della chiesa che<br />
aveva alle spalle. Dall'orto, <strong>di</strong>etro il coro, giungevano richiami d'uccelli e il<br />
tubare <strong>di</strong> una tortora. Ogni suono però era lontano, molto soffuso, incantato in<br />
un atmosfera senza tempo, serena e armoniosa.<br />
Solo il viso <strong>di</strong> quel religioso in preghiera era tirato e pieno <strong>di</strong> apprensione. Il<br />
volto <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, quella mattina, era acceso da una tensione che bruciava<br />
come febbre. Sui lineamenti, in genere soavi e gentili, e ora scomposti e<br />
alterati, serpeggiavano preoccupazioni e oscuri pensieri. Quando era rivolto<br />
verso il Cristo, il suo sguardo appariva addolorato. Gli occhi, neri e gran<strong>di</strong>,<br />
brillavano come fossero pieni <strong>di</strong> lacrime.<br />
Di tanto in tanto il frate si massaggiava nervosamente la folta barba. A<br />
intervalli sospirava: - Mio Dio, mio Dio. Sembrava che tutto il suo essere fosse<br />
in preda a una misteriosa angoscia. Anche l'aria circostante pareva carica <strong>di</strong><br />
elettricità. L'atmosfera era quella che si avverte, a volte, prima <strong>di</strong> una furiosa<br />
tempesta, e che insinua negli animi paura, sgomento. Era come se in quel<br />
luogo, in quella chiesetta anonima, sperduta e <strong>di</strong>menticata, stesse per<br />
scoppiare una bomba. - Signore, tu sai tutto, sai che ti amo. Io sono qui per<br />
servirti, ho donato tutto. Ti ho dato la mia <strong>vita</strong> per la salvezza dei fratelli. Ieri<br />
ho letto sul giornale che nelle ultime battaglie al fronte ci sono stati tanti morti.<br />
Ti prego, Signore, <strong>di</strong> accogliere le loro anime nel tuo regno con l'amore infinito<br />
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che hai <strong>di</strong>mostrato morendo per noi sulla croce. E ti prego anche <strong>di</strong> consolare<br />
le povere mamme <strong>di</strong> quei ragazzi, le giovani vedove, i figli. Il tempo scorreva<br />
lento.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> continuava a pregare sommessamente. I lunghi sospiri palesavano la<br />
sua inquietu<strong>di</strong>ne. A un certo punto, però, cessarono. Sembrava che una grande<br />
pace si fosse impossessata <strong>di</strong> lui. Guardava sereno il crocifisso. Il suo volto si<br />
era <strong>di</strong>steso, pareva estasiato. Improvvisamente accadde qualcosa <strong>di</strong><br />
sconvolgente, che solo lui poteva avvertire. Con le mani si copri gli occhi, come<br />
per proteggerli da una luce accecante. Poi si alzò in pie<strong>di</strong>, come attratto verso<br />
il crocifisso, che fissava con spasmo<strong>di</strong>ca intensità. Il viso era <strong>di</strong>ventato<br />
luminoso, pareva infuocato. Il <strong>Padre</strong> rimase immobile in quell'atteggiamento<br />
quasi a volersi beare <strong>di</strong> una visione meravigliosa.<br />
Stese le mani verso l'immagine del Cristo, lanciò un grido che squarciò il<br />
silenzio e cadde a terra con un tonfo sordo. Si rannicchiò su se stesso, come<br />
se fosse stato falciato da una raffica <strong>di</strong> mitra. Rimase lì, immobile. Sembrava<br />
morto. Trascorsero minuti interminabili. Forse un'ora. Finalmente quel corpo<br />
rannicchiato riprese a muoversi, con lentezza. Il <strong>Padre</strong> tentò <strong>di</strong> alzarsi, ma non<br />
ci riuscì. Si guardò tremando le mani. Erano imbrattate <strong>di</strong> sangue. Crollò la<br />
testa con un gesto desolato. Teneva le mani sollevate, a scodella, all'altezza<br />
dello stomaco. Le teneva ferme, come se anche il più piccolo movimento gli<br />
provocasse spasimi. Tentò <strong>di</strong> girarsi sul fianco destro, ma un dolore lancinante<br />
gli fece emettere un gemito, e si rimise in una posizione rannicchiata, con il<br />
capo reclinato sul petto. Dopo molto tempo riprese quei faticosi e impacciati<br />
movimenti, nel tentativo <strong>di</strong> alzarsi in pie<strong>di</strong>. Non poteva usare le mani per<br />
aggrapparsi all'inginocchiatoio e aiutarsi a sollevare il corpo. E si accorse <strong>di</strong> non<br />
poter neppure fare forza sui pie<strong>di</strong>, che sembravano vuoti, morti, inutili. Con<br />
enormi sforzi riuscì a mettersi carponi. Poggiando i gomiti contro il pavimento e<br />
strisciando sulle ginocchia, si avvicinò alla porta d'uscita. Nel tentativo <strong>di</strong><br />
aprirla, una nuova fitta <strong>di</strong> dolore lo attraversò e lo gettò riverso sul pavimento,<br />
privo <strong>di</strong> sensi. Una vecchia pendola nel corridoio del convento scoccò un<strong>di</strong>ci<br />
rintocchi. Il suono armonioso e allegro si <strong>di</strong>ffuse nel silenzio ovattato. Al piano<br />
dì sotto si sentì sbattere una porta. Era Fra Nicola che tornava dal suo giro <strong>di</strong><br />
questua. Posò la bisaccia che aveva a tracolla e si avviò verso la cucina, con<br />
l'intenzione <strong>di</strong> preparare il pranzo per i ragazzi del collegio. Uno strano rumore,<br />
come <strong>di</strong> qualcosa che gratta una porta, attirò la sua attenzione. "Saranno le<br />
tortore che vogliono mangiare" <strong>di</strong>sse fra sé e prese un grosso pezzo <strong>di</strong> pane<br />
raffermo. Stava avviandosi verso l'orto quando sentì ancora quei rumori.<br />
Si rese conto che provenivano dal piano <strong>di</strong> sopra. Depose il pane e si avviò<br />
lungo le scale. Il rumore veniva proprio dal coro. Si affrettò verso la porta, alzò<br />
il chiavistello e fece per entrare, ma resisteva, c'era qualcosa dall'altra parte<br />
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che la bloccava. Fra Nicola spinse forte e udì un gemito soffocato. Riconobbe la<br />
voce <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Spinse ancora spostando quel corpo privo <strong>di</strong> energie. -<br />
<strong>Padre</strong>, che cosa le è accaduto? Niente, figliolo, niente. - Di colpo Fra Nicola si<br />
accorse con orrore della macchie <strong>di</strong> sangue sul pavimento e sul saio del<br />
confratello. - <strong>Padre</strong>, ma voi siete ferito! - Non è niente. - Non riuscite a<br />
reggervi in pie<strong>di</strong>. - Vattene, lasciami solo. - Le vostre mani sanguinano. -<br />
Taci, vattene, ti ho detto. Con uno sforzo terribile, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> riuscì ad alzarsi e<br />
barcollando, come un animale ferito a morte, si avviò lungo il corridoio, verso<br />
la sua cella. Camminava a zigzag. Sembrava dovesse stramazzare a terra a<br />
ogni passo. Fra Nicola lo seguiva a pochi metri, pronto a Intervenire se fosse<br />
caduto. Ma non osava avvicinarsi <strong>di</strong> più: era intimorito e spaventato. Giunto <strong>di</strong><br />
fronte alla propria cella, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si appoggiò alla porta. Si rivolse a Fra Nicola<br />
con voce dolcissima: - Vai, Nicoluccio. Vai a preparare il pranzo per i ragazzi.<br />
Non pensare a me. Non è accaduto niente. Ho bisogno <strong>di</strong> un poco <strong>di</strong> riposo.<br />
Sono molto stanco. Non <strong>di</strong>re niente a nessuno. Prega il Signore per me. E per<br />
favore, aprimi la porta, che io non ce la faccio.<br />
Fra Nicola apri la porta, e quando <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> entrò stava per seguirlo, ma lui<br />
glielo impedì <strong>di</strong>cendo deciso: - Vattene, devo restare solo. Chiu<strong>di</strong> la porta, per<br />
favore. Fra Nicola chiuse lentamente la porta e si fermò a origliare. Per un po'<br />
sentì che il <strong>Padre</strong> si muoveva nella cella impacciato, e poi più nulla. - Mio Dio! -<br />
esclamò coprendosi il volto con le mani. - Che cosa sarà mai accaduto?<br />
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Il volto <strong>di</strong> Fra Nicola era impietrito dallo spavento. Pensava a quel sangue vivo<br />
che aveva imbrattato il pavimento del coro. Tornò a vedere. C'erano macchie<br />
vistose. Nel punto dove <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era caduto, si era formata un'impressionante<br />
pozza rosso scuro.<br />
Bisognava pulire. Corse giù in cucina a prendere uno straccio, ma quando<br />
ritornò nel coro giu<strong>di</strong>cò che non doveva toccare quel sangue. C'era qualcosa <strong>di</strong><br />
misterioso nella vicenda. Forse era bene che anche il Superiore vedesse.<br />
Decise perciò <strong>di</strong> attendere il ritorno <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Paolino. L’immagine <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
sanguinante continuava a tornargli alla mente. Pensò <strong>di</strong> correre in paese per<br />
avvertire il me<strong>di</strong>co, ma le parole del padre, "Vattene, lasciami solo", lo<br />
bloccarono. Timoroso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re a quell'or<strong>di</strong>ne perentorio, cercò <strong>di</strong><br />
dominare l'apprensione per la salute del confratello. Scese in cucina. Era in<br />
ritardo per la preparazione del pranzo, e così pensò <strong>di</strong> cuocere della pasta con<br />
sugo <strong>di</strong> pomodoro: avrebbe fatto più in fretta. Mise sul fuoco una grande<br />
pentola e accanto un tegame per il sugo. Mentre compiva queste incombenze,<br />
si accorse che le sue mani tremavano. Quel che aveva visto gli aveva<br />
provocato un'impressione terribile. Era come sotto choc. Si muoveva quasi in<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
trance. La sua mente continuava a rimanere là, al piano <strong>di</strong> sopra. Non riusciva<br />
proprio a cancellare dagli occhi <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> per terra, sanguinante, o mentre<br />
camminava nel corridoio barcollando paurosamente, quelle povere mani<br />
incapaci <strong>di</strong> aprire la porta della cella.<br />
"Ma cosa può essergli accaduto?" si domandava angosciato. Ricordava che tutti<br />
<strong>di</strong>cevano che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era un Santo. E ricordò anche <strong>di</strong> averlo visto tanto<br />
volte nel coro, la sera tar<strong>di</strong>, talmente concentrato nella preghiera da sembrare<br />
in estasi. Spesso era rimasto a guardarlo sorpreso, e poi se n'era andato<br />
convinto che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sarebbe rimasto lì a pregare per tutta la notte. Da altri<br />
religiosi che conoscevano bene <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva anche sentito <strong>di</strong>re strane cose.<br />
Qualcuno affermava che aveva spesso visioni celesti, qualcun altro che leggeva<br />
nel pensiero e che aveva fatto previsioni sulla guerra risultate poi<br />
perfettamente azzeccate. Correva voce che fosse stato visto nello stesso<br />
tempo in due luoghi <strong>di</strong>versi. Soprattutto da Pietrelcina, dove era vissuto<br />
parecchi anni, giungevano, <strong>di</strong> tanto in tanto, racconti fantastici che facevano<br />
capire come <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fosse un religioso speciale. Da quando era arrivato a<br />
San Giovanni Rotondo, circa due anni prima, quel conventino solitario si era<br />
inaspettatamente animato. Spesso si presentavano persone che chiedevano <strong>di</strong><br />
confessarsi e volevano solo lui. C'era gente che veniva anche da lontano,<br />
perfino da Foggia, che <strong>di</strong>stava più <strong>di</strong> 40 chilometri. La Messa che il <strong>Padre</strong><br />
celebrava al mattino era sempre molto frequentata. C'erano delle ragazze che<br />
ogni mattina, infallibilmente, la ascoltavano e poi si fermavano per fare la<br />
me<strong>di</strong>tazione. Quelle ragazze erano tutte penitenti <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, andavano a<br />
confessarsi solo da lui. Qualche religioso <strong>di</strong> un altro convento aveva criticato<br />
quel via vai <strong>di</strong> giovani donne. Ma il Superiore aveva la massima fiducia in <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> e <strong>di</strong>ceva che era veramente un uomo virtuoso. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> faceva molta<br />
penitenza ed era il più ligio nell'osservanza del <strong>di</strong>giuno. Fra Nicola lo sapeva<br />
bene. Nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> Quaresima il piatto del <strong>Padre</strong> tornava in cucina spesso<br />
intatto. E lui, ammirato, si domandava come riuscisse a stare in pie<strong>di</strong>, a<br />
svolgere tutti i suoi impegni, ascoltare tutte le persone che ricorrevano a lui,<br />
mangiando così poco. E poi c'erano le penitenze fisiche. I frati, nei venerdì <strong>di</strong><br />
Quaresima, si sottoponevano alla "<strong>di</strong>sciplina". Alla sera, dopo la me<strong>di</strong>tazione<br />
nel coro e prima <strong>di</strong> andare a cena, si ritiravano nella loro celle e<br />
"mortificavano" il corpo fustigandosi le spalle con una specie <strong>di</strong> flagello.<br />
Sull'esempio <strong>di</strong> quanto i soldati romani avevano fatto a Gesù prima della<br />
condanna <strong>di</strong> Pilato.<br />
Ciascun religioso «regolava" quel supplizio come voleva, a seconda della<br />
propria convinzione e del proprio desiderio <strong>di</strong> soffrire per Cristo. In convento si<br />
<strong>di</strong>ceva che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fosse molto severo con se stesso, e che a volte si<br />
battesse fino a far uscire sangue dalle proprie carni. Fra Nicola lo aveva sentito<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>re anche a Foggia, nel convento <strong>di</strong> Sant'Anna, dove il <strong>Padre</strong> era vissuto sei<br />
mesi prima <strong>di</strong> essere trasferito a San Giovanni Rotondo. "Che si sia voluto<br />
imporre una penitenza straor<strong>di</strong>naria e abbia un po' esagerato?" si domandò Fra<br />
Nicola. "Forse, nel suo zelo <strong>di</strong> sofferenza per amore <strong>di</strong> Gesù si sarà schiacciato<br />
le mani dentro la porta. O se le sarà picchiate con un<br />
martello. Ma i pie<strong>di</strong>? Che cosa si sarà fatto ai pie<strong>di</strong> per non riuscire quasi a<br />
camminare? Si sarà rotto anche i pie<strong>di</strong>. Oggi è venerdì. I Santi sono sempre un<br />
po' fanatici, non hanno misura." - Od<strong>di</strong>o, la pasta! - esclamò Fra Nicola<br />
correndo verso i fornelli della grande stufa a legna che stava al centro della<br />
cucina. I pensieri su <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo avevano <strong>di</strong>stratto al punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare quel<br />
che stava facendo. Assaggiò la pasta, che era scotta. Tolse la pentola del fuoco<br />
e rischiò un altro guaio: aveva <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> proteggersi le mani con uno<br />
straccio, e la pentola scottava. Scolò la pasta, la mise in una zuppiera e la<br />
cosparse <strong>di</strong> sugo. Chiamò uno dei ragazzi che avevano già raggiunto il<br />
refettorio e gli <strong>di</strong>sse: - Porta la pasta in tavola e <strong>di</strong>stribuisci le varie razioni, io<br />
torno subito. Salì al piano <strong>di</strong> sopra. Si avvicinò alla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
Attese in silenzio, con il fiato sospeso. Da dentro non giungeva alcun rumore.<br />
Bussò leggermente. Silenzio. Bussò ancora. - Chi è? - Era la voce <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
Una voce quasi impercettibile. "È vivo" pensò Fra Nicola traendo un sospiro <strong>di</strong><br />
sollievo. - <strong>Padre</strong> spirituale, avete bisogno <strong>di</strong> qualcosa? - No, figliolo, non mi<br />
occorre niente. Fra Nicola aveva già aperto la porta mettendo dentro il capo. -<br />
Vi posso scaldare un poco <strong>di</strong> caffè - <strong>di</strong>sse. Non si fidava della voce del <strong>Padre</strong>,<br />
voleva vedere con i propri occhi come stesse. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era sdraiato a letto.<br />
Prima <strong>di</strong> coricarsi era riuscito a socchiudere le imposte della finestra della cella,<br />
e la stanza era poco illuminata. Fra Nicola vide che il confratello si era sdraiato<br />
vestito. In qualche modo si era tirato addosso una coperta, e questo significava<br />
che aveva freddo. Era il 20 settembre. Fuori faceva caldo, il sole alto scottava.<br />
Ma evidentemente <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, senza cibo, con il corpo martoriato da quelle<br />
strane ferite, sentiva freddo. Forse aveva anche la febbre. - Almeno un poco <strong>di</strong><br />
caffè caldo - supplicò Fra Nicola. - No figliolo, non prendo niente, non posso<br />
prendere niente Ho lo stomaco in rivolta. Devo solo riposare. Ti ringrazio, che il<br />
Signore te ne renda merito. Sei sempre molto gentile. Vai ora, lasciami<br />
riposare, te ne prego. Quelle parole, pronunciate con una voce addolorata,<br />
stanca, fievole, aumentarono le preoccupazioni <strong>di</strong> Fra Nicola. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non si<br />
lamentava mai. Vivevano insieme già da <strong>di</strong>verso tempo, e sapeva che non<br />
chiedeva mai niente. Ora, sentendo quella frase, pronunciata con un tono che<br />
era quasi un <strong>di</strong>sperato lamento, si angosciò ancor <strong>di</strong> più. -<br />
Il <strong>Padre</strong> sta male - <strong>di</strong>sse a se stesso. - Bisogna per forza chiamare il me<strong>di</strong>co. -<br />
<strong>Padre</strong> spirituale, se volete vado fino al paese a chiamare il me<strong>di</strong>co. - Non è<br />
necessario, non ne ho bisogno. - Sapete quanto vi vuole bene, verrà volentieri<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
e subito. - Ti ho detto <strong>di</strong> lasciarmi solo - sbottò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> alzando il tono della<br />
voce e mostrandosi seccato. -<br />
Non ho niente, non voglio vedere nessuno. Ho bisogno <strong>di</strong> riposare e basta. Fra<br />
Nicola si sentì confuso. Non si aspettava quello scatto <strong>di</strong> stizza da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
Restò lì, muto, mortificato. Dopo un lungo silenzio, il <strong>Padre</strong> riprese con tono<br />
dolcissimo: - Nicoluccio mio, cerca <strong>di</strong> capirmi. Fidati <strong>di</strong> quello che ti <strong>di</strong>co. Se<br />
riesco a riposare un poco, poi mi sentirò meglio. Torna al tuo lavoro. Non<br />
lasciare i ragazzi soli. Vai, il Signore ti accompagni. Fra Nicola chiuse<br />
lentamente la porta e tornò in refettorio. Non aveva ancora mangiato. Prese<br />
dalla zuppiera un po' della pasta avanzata dai ragazzi. Era fredda e scotta. Ne<br />
ingoiò qualche forchettata. Girare per la campagna, all'aria aperta, con quella<br />
bisaccia a volte pesante sulle spalle, gli metteva sempre un robusto appetito.<br />
Anche quella mattina era rientrato con una fame da lupo, ma adesso non<br />
riusciva a mandar giù niente. Aveva un peso sullo stomaco e un nodo alla gola.<br />
Il suo pensiero era sempre rivolto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Sentiva che era accaduto<br />
qualcosa <strong>di</strong> tremendo. Le parole del <strong>Padre</strong>, che cercava <strong>di</strong> minimizzare, non lo<br />
avevano convinto. Ma non sapeva che fare. Lui era solo un povero fratello<br />
laico, non poteva prendere decisioni. Doveva attendere che tornasse il<br />
Superiore, <strong>Padre</strong> Paolino. Fra Nicola si fece aiutare dai ragazzi a sparecchiare<br />
la tavola, lavò i piatti, mise in or<strong>di</strong>ne la cucina e raggiunse il coro per una<br />
preghiera. Si inginocchiò, cercò <strong>di</strong> raccogliersi.<br />
Ripeteva la parole del "<strong>Padre</strong> nostro"', ma non pensava a quanto <strong>di</strong>ceva. Il suo<br />
sguardo continuava a posarsi su quel punto del pavimento dove si vedevano le<br />
macchie <strong>di</strong> sangue lasciate da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Il loro colore rosso scuro ora si era un<br />
po' sbia<strong>di</strong>to. Era <strong>di</strong>ventato marroncino, ma faceva ancora una forte<br />
impressione. - Chissà che cosa si sarà fatto - ripeté ancora una volta parlando<br />
da solo, ad alta voce. Quella frase gli saliva continuamente alle labbra, a<br />
conclusione <strong>di</strong> ogni ragionamento. Cercò ancora <strong>di</strong> concentrarsi nella<br />
preghiera. Ma non gli fu possibile. "Quello è sangue abbondante" <strong>di</strong>sse ancora<br />
fra sé guardando il luogo dove aveva trovato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> svenuto. "Non sono<br />
piccole gocce. È sangue uscito da una grossa ferita. Potrebbe essersi tagliato<br />
con un coltello. Ma solo un pazzo compirebbe atti del genere, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non è<br />
ammattito." Guardando verso il crocifisso, gli venne in mente un'idea che però<br />
cacciò imme<strong>di</strong>atamente. La respinse come fosse un cattivo pensiero, una<br />
tentazione. Ma il pensiero non se ne volle andare. Anzi, si fece insistente.<br />
Ricordò che tre giorni prima, il 17 settembre, tutto l'Or<strong>di</strong>ne monastico o<br />
francescano aveva celebrato la festa dell'impressione delle Stigmate. I frati, i<br />
seguaci <strong>di</strong> San Francesco d'Assisi, avevano cioè ricordato uno degli eventi più<br />
clamorosi della <strong>vita</strong> del loro fondatore. Il 14 settembre 1224, mentre si trovava<br />
sul monte della Verna, Francesco aveva avuto la visione <strong>di</strong> un Angelo, un<br />
Cherubino, il quale, andandosene, aveva lasciato sul suo corpo le piaghe <strong>di</strong><br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Cristo. Grosse ferite ai pie<strong>di</strong>, alle mani e al costato, identiche alle piaghe <strong>di</strong><br />
Cristo. Segni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo significato mistico, che facevano del poverello<br />
d'Assisi un immagine vivente <strong>di</strong> Gesù Crocifisso. Fra Nicola non era rimasto<br />
sconvolto soltanto perché aveva visto del sangue su <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Il sangue in se<br />
stesso non gli faceva impressione. Aveva quarantasette anni e, andando in giro<br />
per la questua, aveva visto parecchie persone ferite, anche moribonde. No,<br />
non era stato il sangue, ma quel particolare, quelle ferite singolari. L’immagine<br />
delle mani <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> tornò chiara alla sua mente. Rivide le piaghe, proprio<br />
sul palmo, al centro delle mani. Come le stigmate <strong>di</strong> Gesù! Era quel simbolismo<br />
ad accendere la sua fantasia e la sua emozione. Non voleva pensare a queste<br />
cose, ma l'idea turbinava nella sua testa facendogli intuire retroscena che si<br />
perdevano in <strong>di</strong>mensioni e realtà da brivido. E mentre fissava il crocifisso <strong>di</strong><br />
legno che si elevava sulla balaustra, quel pensiero <strong>di</strong>venne ancor più<br />
prepotente. "E se fosse accaduto anche a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> quel che avvenne a San<br />
Francesco sul monte della Verna?" si domandò Fra Nicola. "Lui è un Santo.<br />
Forse un Santo più grande <strong>di</strong> quanto noi pensiamo. »Ma ancora una volta<br />
cacciò quel pensiero come fosse una brutta tentazione. Gli sembrava, in quel<br />
modo, <strong>di</strong> offendere Gesù e anche San Francesco. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era un buon<br />
religioso, ma non certo paragonabile al Santo <strong>di</strong> Assisi e altrettanto degno <strong>di</strong><br />
avere sul proprio corpo i segni della Passione <strong>di</strong> Cristo. Si alzò, fece una veloce<br />
genuflessione e uscì. Si era trattenuto nel coro per più <strong>di</strong> mezz'ora e non era<br />
riuscito a recitare neppure un "Gloria Patri".<br />
Passò accanto alla stanza <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> e si fermò a origliare.<br />
Nessun rumore. Scese nell'orto per raccogliere dell'insalata per la cena. Ogni<br />
tanto si affacciava sul sagrato della chiesa per vedere' se scorgeva, lungo il<br />
sentiero, <strong>Padre</strong> Paolino. Non era mai stato così agitato in <strong>vita</strong> sua. Si sentiva<br />
responsabile, colpevole. Non riusciva a combinare niente.<br />
3<br />
Erano quasi le 18 quando Fra Nicola vide finalmente la figura <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Paolino<br />
<strong>di</strong>rigersi verso il convento. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano camminava adagio. Si guardava<br />
intorno e si fermava ogni tanto per osservare il paesaggio. Lungo il viottolo che<br />
conduceva al convento incontravano alcuni alberi <strong>di</strong> mandorlo, carichi <strong>di</strong><br />
frutta. L’estate era stata particolarmente mite quell'anno. Non c'era stata la<br />
grave siccità che in genere colpiva il Gargano e neppure il caldo afoso. Per<br />
questo la campagna aveva conservato quell'aspetto incantevole <strong>di</strong> verde<br />
rigoglioso che la luce dorata del tramonto rendeva ancor più suggestivo. Era un<br />
vero piacere osservare tutta la vegetazione così esuberante, sentire il profumo<br />
dei fiori, godere dei loro colori delicati e vivi, e <strong>Padre</strong> Paolino si beava<br />
percorrendo il sentiero. Fra Nicola, invece, sul sagrato della chiesetta<br />
smaniava. Osservando il Superiore, che procedeva lento e ogni tanto si<br />
8
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
fermava, ribolliva <strong>di</strong> impazienza. A un certo punto non ne poté più. Si lanciò <strong>di</strong><br />
corsa giù per il sentiero e raggiunse ansimando il Guar<strong>di</strong>ano. - Che ti succede?<br />
- lo apostrofò <strong>Padre</strong> Paolino vedendolo agitato e sconvolto. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è ferito<br />
- rispose Fra Nicola. -<br />
Ferito? - Si è rotto le mani. - Come? - Non lo so. Nel coro c e sangue<br />
dappertutto. - Sangue? - Sì, tanto sangue. <strong>Padre</strong> Paolino si fermò guardando il<br />
confratello. Non riusciva a capire. Quelle frasi gli risultavano sconnesse e prive<br />
<strong>di</strong> significato. La parola "sangue" aveva acceso un allarme nel suo subconscio.<br />
Si ricordò <strong>di</strong> essere il Superiore del convento. Era il responsabile <strong>di</strong> tutto quello<br />
che accadeva. Avrebbe dovuto risponderne ai Superiori maggiori. - Un<br />
momento - <strong>di</strong>sse per richiamare l'attenzione <strong>di</strong> Fra Nicola, cercando <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ssipare quell'aria spaventata che vedeva nei suoi occhi e sul suo viso. -<br />
Calmati e spiegati bene. Dimmi esattamente che cos’è accaduto. - Non so che<br />
cosa sia accaduto - rispose Fra Nicola. - Sono tornato dalla questua, ho sentito<br />
dei rumori nel coro, sono corso e ho trovato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> per terra, tutto sporco <strong>di</strong><br />
sangue.<br />
Secondo me, ha le mani rotte e anche i pie<strong>di</strong>. Non riusciva a camminare. E<br />
vaneggia anche. - Le mani e i pie<strong>di</strong> rotti? Com'è possibile? È forse caduto da un<br />
albero, da una finestra, dal tetto? - Non so niente. Lui non vuole parlare. Non<br />
ha voluto che lo aiutassi. È riuscito a trascinarsi da solo nella sua cella e mi ha<br />
pregato <strong>di</strong> lasciarlo riposare. - Sarà stato colpito da uno dei suoi soliti attacchi.<br />
Il suo fisico è minato dalla tisi. Sono anni che passa da un me<strong>di</strong>co all'altro.<br />
Secondo loro, dovrebbe essere morto da tempo. Forse avrà avuto uno sbocco<br />
<strong>di</strong> sangue. - No, sono le sue mani e i suoi pie<strong>di</strong> che sanguinano - replicò Fra<br />
Nicola. - Muovendosi, ha lasciato una traccia sul pavimento. Non ho pulito<br />
perché lei potesse vedere. Per me, è accaduto qualcosa <strong>di</strong> molto grave. <strong>Padre</strong><br />
Paolino si accorse <strong>di</strong> avere il viso in fiamme. Le mani gli sudavano. Quel senso<br />
<strong>di</strong> serenità e <strong>di</strong> gioia che lo aveva accompagnato lungo il sentiero era<br />
scomparso. Il profumo dei fiori, l'odore dell'erba, svaniti. Le parole <strong>di</strong> Fra<br />
Nicola avevano spezzato l'incanto e lo avevano trasportato in una realtà strana<br />
che non capiva. Adesso era preoccupato. Il racconto confuso <strong>di</strong> Fra Nicola era<br />
stato sufficiente per far riemergere certi sospetti su <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> che aveva<br />
dentro da tempo. Si era affezionato a quel suo confratello fin dal primo<br />
incontro, ma non era mai riuscito a capirlo a fondo. Sentiva che nel suo<br />
comportamento c'era qualcosa <strong>di</strong> inspiegabile che gli sfuggiva. Attribuiva quella<br />
sensazione al fatto che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong>mostrava una spiccata spiritualità. Era un<br />
Santo. Ma aveva l'impressione che ci fosse anche 8qualcos'altro, qualcosa <strong>di</strong><br />
più della normale santità <strong>di</strong> un religioso. Eventi impensabili, forse spaventosi.<br />
Gli pareva che quel religioso vivesse immerso in una realtà pericolosa, e che da<br />
un momento all'altro nella sua esistenza potessero accadere terribili <strong>di</strong>sgrazie.<br />
E adesso qualcosa <strong>di</strong> inspiegabile, e forse <strong>di</strong> grave, era accaduto davvero.<br />
9
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> Paolino si mise a camminare velocemente. Anzi, a correre verso il<br />
convento. Fra Nicola lo seguiva in silenzio. Bruciarono la <strong>di</strong>stanza in una<br />
manciata <strong>di</strong> secon<strong>di</strong>. Giunti sul sagrato, avevano il fiatone. - Vado da <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Paolino. - È nella sua cella - ribatté Fra Nicola. - Si è messo a<br />
letto. <strong>Padre</strong> Paolino affrontò la scala, attraversò il corridoio e si fermò davanti<br />
alla stanza del confratello.<br />
Sentiva i battiti del cuore in gola, gli mancava il respiro. Bussò leggermente e<br />
senza attendere la risposta girò il chiavistello della porta ed entrò. Nicola gli<br />
stava appresso, ma <strong>Padre</strong> Paolino gli fece cenno <strong>di</strong> allontanarsi. Voleva<br />
rimanere solo con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Piuccio, che cosa ti è accaduto? - domandò<br />
cercando nella penombra della stanza il volto del confratello. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era<br />
coricato sul fianco destro e, poiché il letto si trovava sul lato sinistro della cella,<br />
aveva il viso rivolto verso la porta. Sembrava assopito. - Mi senti, Piuccio?<br />
Sono <strong>Padre</strong> Paolino. Sono tornato da San Marco in Lamis. Ho visto anche<br />
<strong>Padre</strong> Agostino, il tuo confessore, e mi ha detto <strong>di</strong> salutarti. Mi senti? Andò<br />
verso la finestra e aprì un po' le persiane in modo da far entrare più luce nella<br />
stanza. Tornò vicino al letto. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> strizzava gli occhi. L'improvviso chiarore<br />
provocato dall'apertura delle imposte offendeva le sue pupille. - Come stai<br />
Piuccio? - continuò <strong>Padre</strong> Paolino. - Perché ti sei messo a letto? Sei vittima <strong>di</strong><br />
uno dei tuoi soliti attacchi <strong>di</strong> febbre? Vuoi che man<strong>di</strong> a chiamare il dottor<br />
Merla? Sai che corre sempre volentieri quando si tratta della tua salute. Ti<br />
vuole bene, ha grande stima <strong>di</strong> te. Mentre parlava, cercava <strong>di</strong> controllare il<br />
corpo del confratello, <strong>di</strong> verificare quanto gli aveva riferito Fra Nicola. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
continuava a tenere gli occhi chiusi. Era sdraiato sul letto, vestito. Teneva le<br />
mani nascoste sotto la coperta che si era tirato addosso. Anche i pie<strong>di</strong> erano<br />
coperti. Nel suo viso non si notava niente <strong>di</strong> strano, solo un'espressione<br />
addolorata e prostrata. - Fra Nicola mi ha riferito che non hai voluto mangiare<br />
- riprese <strong>Padre</strong> Paolino. - Vuoi che ti porti una mela? Ci sono anche dei fichi<br />
nell'orto, e so che ti piacciono. Dimmi, Piuccio, che cosa vuoi? Parlami. Mi<br />
senti? <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> socchiuse gli occhi, guardò il confratello e cercò <strong>di</strong> abbozzare<br />
un sorriso. - Grazie, <strong>Padre</strong> superiore - <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong> voce. - Non mi<br />
occorre niente. Non sto male, ho bisogno solo <strong>di</strong> riposare un poco. Vedrai che<br />
per l'ora delle preghiere nel coro sarò in pie<strong>di</strong>. - Non ti preoccupare. ~<br />
<strong>di</strong>spenso dal partecipare alla preghiera comunitaria.<br />
Dimmi piuttosto come ti senti, che cosa ti è accaduto? Avrebbe voluto vedere<br />
le sue mani, i suoi pie<strong>di</strong>. Constatare che cosa c'era <strong>di</strong> vero in quanto gli aveva<br />
riferito Fra Nicola, ma non sapeva come affrontare il <strong>di</strong>scorso. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, con<br />
la sua abituale riservatezza, incuteva timore. Erano quasi coetanei, erano<br />
amici, ma non era facile affrontare con lui argomenti che riguardavano la sua<br />
<strong>vita</strong> privata. Era molto abbottonato, sviava subito il <strong>di</strong>scorso. - Sei proprio<br />
sicuro <strong>di</strong> star bene? - domandò ancora una volta <strong>Padre</strong> Paolino, dopo essere<br />
10
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
rimasto a lungo in silenzio. - Sì, sto bene, non ti preoccupare - rispose il<br />
confratello. <strong>Padre</strong> Paolino capì che la conversazione, almeno per il momento,<br />
era finita. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non gli aveva detto niente e non voleva confidarsi. Non gli<br />
restava che andarsene. Non era il caso <strong>di</strong> insistere. - Buona giornata, Piuccio.<br />
Mi raccomando, se hai bisogno chiama e non ti preoccupare per le preghiere<br />
comunitarie. Hai il mio permesso <strong>di</strong> restare a letto. Si avvicinò alla porta.<br />
Esitò ancora qualche attimo e poi uscì. Si sentiva amareggiato. Non era riuscito<br />
a far parlare il confratello. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> nascondeva certamente qualcosa e non<br />
voleva confidarsi. Nel corridoio c'era Fra Nicola. - Avete visto le sue mani? -<br />
domandò. - Non ho visto niente - rispose <strong>Padre</strong> Paolino avviandosi verso il<br />
coro. Fra Nicola lo seguì.<br />
Aveva capito che il Superiore voleva controllare le macchie <strong>di</strong> sangue. E lui era<br />
ansioso <strong>di</strong> fargliele vedere. Erano la prova che giustificava le sue<br />
preoccupazioni.<br />
Camminando in fretta, oltrepassò il Superiore e apri la porta del coro. Fece una<br />
genuflessione frettolosa e sgangherata e in<strong>di</strong>cando il luogo dove al mattino<br />
aveva trovato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> svenuto, <strong>di</strong>sse: - Guardate. Queste non sono macchie,<br />
sono fiotti <strong>di</strong> sangue. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> deve aver riportato ferite terribili. Chissà che<br />
cosa gli è accaduto.<br />
<strong>Padre</strong> Paolino si chinò sul pavimento per controllare meglio. Vide che le<br />
macchie <strong>di</strong> sangue partivano dallo scanno del coro dove <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong> solito si<br />
metteva a pregare.<br />
Poi ce n'erano accanto alla porta che dava sul corridoio del convento, dove Fra<br />
Nicola aveva detto <strong>di</strong> aver trovato il confratello svenuto. Le macchie erano<br />
numerose. Alcune piccole, altre più vistose. Vicino alla porta c'era ad<strong>di</strong>rittura<br />
una grande chiazza. In quel punto, probabilmente, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era rimasto a<br />
terra svenuto a lungo. Comunque, tutto quel sangue non poteva venire da una<br />
ferita superficiale. A <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era accaduto qualcosa <strong>di</strong> grave. - Com'erano le<br />
ferite? - domandò <strong>Padre</strong> Paolino a' Fra Nicola, che gli era accanto. - Non le ho<br />
viste bene - rispose il confratello. - Sembrava che avesse come dei buchi al<br />
centro delle mani. Non riusciva a muovere le <strong>di</strong>ta, come se le ossa fossero<br />
state rotte. E si reggeva in pie<strong>di</strong> a fatica. I suoi pie<strong>di</strong> non avevano proprio<br />
forza. Non so come abbia fatto a raggiungere la sua stanza. <strong>Padre</strong> Paolino<br />
avrebbe voluto chiedere altri particolari, ma si era reso conto che nemmeno<br />
Fra Nicola sapeva granché. - Comincia a preparare la cena mentre io vado dai<br />
ragazzi, in collegio - <strong>di</strong>sse ancora <strong>Padre</strong> Paolino a Fra Nicola. - Ve<strong>di</strong> se riesci a<br />
cucinare un po' <strong>di</strong> brodo per <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e anche del purè <strong>di</strong> patate, che gli piace.<br />
Gli porterò la cena in camera. Dalla finestrella del coro guardò sul sagrato della<br />
chiesa. Il sole era all'orizzonte. Le ombre delle piante si erano allungate. La<br />
11
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
luce cominciava a essere incerta. Sul paesaggio vagava quella strana<br />
malinconia che si avverte sempre, soprattutto in campagna, quando si avvicina<br />
la sera. <strong>Padre</strong> Paolino provava un profondo senso <strong>di</strong> smarrimento. Per un<br />
attimo fu vinto dalla paura. Aveva l'impressione <strong>di</strong> essere coinvolta in una<br />
vicenda che oltrepassava i confini delle umane esperienze. Si rivolse al grande<br />
crocifisso del coro. "Signore" pregò mentalmente "vi supplico: salvate <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. È buono, non deve soffrire. Aiutatelo, per favore." <strong>Padre</strong> Paolino raggiunse<br />
il collegio. I ragazzi gli fecero una gran festa. Era un vero padre per loro. Non<br />
lo vedevano dalla sera prima. Al mattino se n'era andato mentre loro stavano<br />
ascoltando la Messa. Controllò che avessero eseguito i compiti che aveva<br />
assegnato loro. Erano stati bravi. Li vedeva felici. Ma la sua mente era altrove.<br />
Sentiva le loro voci ma non seguiva i loro <strong>di</strong>scorsi.<br />
Li accompagnò in chiesa per le preghiere della sera, e cominciarono a recitare<br />
il rosario. <strong>Padre</strong> Paolino, però, era <strong>di</strong>stratto, non riusciva a concentrarsi. Uscì<br />
sul sagrato della chiesetta. Cominciava a fare buio. Il silenzio era assoluto.<br />
Camminava nervoso, carico <strong>di</strong> un'ansia che lo tormentava. Cercava <strong>di</strong> mettere<br />
or<strong>di</strong>ne nei suoi pensieri. Nel convento, quel giorno, era accaduto qualcosa <strong>di</strong><br />
grave, e lui non sapeva che cosa. Ecco quel che lo preoccupava maggiormente,<br />
l'incertezza, il non sapere. Ma lui era il Superiore del convento, il responsabile<br />
della <strong>vita</strong> comunitaria, dei confratelli, e quin<strong>di</strong> aveva il dovere <strong>di</strong> sapere. - Io<br />
devo sapere - <strong>di</strong>sse ad alta voce. - Devo - ripeté. – Se domani arriva il <strong>Padre</strong><br />
provinciale, devo essere in grado <strong>di</strong> fargli una relazione dettagliata, precisa.<br />
Non posso rispondere: "Non so niente". Respirò profondamente l'aria che nel<br />
frattempo si era rinfrescata. Una leggera brezza muoveva dolcemente le foglie<br />
degli alberi. In fondo al sagrato c'era un grande olmo, una pianta maestosa<br />
che piaceva molto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Guardò quell'albero che era <strong>di</strong>ventato una<br />
grossa macchia scura contro il cielo turchino. "Adesso vado da Piuccio, e mi<br />
deve raccontare tutto" <strong>di</strong>sse fra sé con determinazione. Ritornò in chiesa e<br />
or<strong>di</strong>nò ai ragazzi <strong>di</strong> fare me<strong>di</strong>tazione fino alle Otto e poi <strong>di</strong> andare in refettorio.<br />
Salì al piano <strong>di</strong> sopra, attraversò il corridoio e bussò alla porta della camera <strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Entrò senza attendere risposta. Il <strong>Padre</strong> era sempre sdraiato sul<br />
letto nella stessa posizione <strong>di</strong> un'ora prima. -<br />
Come stai? - gli domandò <strong>Padre</strong> Paolino. - Un poco meglio, grazie - rispose il<br />
<strong>Padre</strong>. Il buio era ormai fitto. <strong>Padre</strong> Paolino accese il lume a petrolio che si<br />
trovava sul tavolino.<br />
Nella stanza si <strong>di</strong>ffuse subito un tenue chiarore. Prima <strong>di</strong> avvicinarsi al letto,<br />
<strong>Padre</strong> Paolino chiuse le persiane della finestra, per impe<strong>di</strong>re che, attratte dalla<br />
luce, entrassero falene e zanzare. - Ho detto a Fra Nicola <strong>di</strong> prepararti del<br />
brodo e un po' <strong>di</strong> purè - <strong>di</strong>sse. - Grazie - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - ma non credo che<br />
riuscirò a mangiare. <strong>Padre</strong> Paolino si fermò in mezzo alla stanza e guardò il<br />
12
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
confratello. Rimase lì in silenzio alcuni istanti. Poi prese una se<strong>di</strong>a, l'avvicinò al<br />
letto, si sedette. - Senti, Piuccio - esordì con voce suadente. - Io so che tu oggi<br />
hai avuto un incidente. Fra Nicola mi ha mostrato che nel coro hai perduto<br />
molto sangue. Il pavimento è ancora tutto macchiato. Non ci sono dubbi:<br />
qualcosa ti deve essere accaduto. E io non so niente. Tu non mi hai ancora<br />
voluto <strong>di</strong>re niente. So che sei molto riservato. E fai bene. Ma io sono il tuo<br />
Superiore. Ho delle responsabilità su tutte le persone <strong>di</strong> questa comunità, e<br />
anche su <strong>di</strong> te. Responsabilità davanti a Dio e davanti ai nostri Superiori<br />
maggiori. Io devo sapere. Se viene il <strong>Padre</strong> provinciale e mi chiede<br />
informazioni, devo essere in grado <strong>di</strong> potergli rispondere. Perciò, Piuccio, ti<br />
prego, aiutami a compiere il mio dovere. Dimmi che cosa ti è accaduto. Dimmi<br />
come ti sei ferito. <strong>Padre</strong> Paolino parlava fissando attentamente il viso del suo<br />
confratello. Cercava <strong>di</strong> fargli capire quanto fosse importante quel che gli stava<br />
chiedendo. Insisteva nel sottolineare: "Io devo sapere". <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> teneva gli<br />
occhi chiusi. Aveva sul viso un'espressione impassibile, impenetrabile.<br />
Sembrava che non u<strong>di</strong>sse neppure quelle parole accorate. - Fra Nicola mi ha<br />
riferito che perdevi sangue dalle mani - aggiunse <strong>Padre</strong> Paolino. E con tono<br />
deciso gli or<strong>di</strong>nò: - Fammi vedere le mani, in modo che io possa capire che<br />
cosa ti è capitato. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non si mosse. <strong>Padre</strong> Paolino allora prese i lembi<br />
della coperta che il confratello si era tirato addosso e cominciò a scoprirgli le<br />
braccia. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aprì gli occhi e guardò il Superiore. Il suo sguardo era <strong>di</strong> una<br />
tristezza infinita. Uno sguardo smarrito, addolorato, implorante, che allarmò<br />
ancora <strong>di</strong> più il confratello. Poi <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scoppiò in un pianto <strong>di</strong>rotto.<br />
Singhiozzava, senza riuscire a frenare le lacrime che scorrevano copiose sulle<br />
gote, sulla barba. - Non devi fare così - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Paolino, sorpreso da quella<br />
reazione inattesa. - Io sono il tuo Superiore ma sono soprattutto un tuo<br />
fratello. Ti voglio bene. Devi avere fiducia in me. Sono qui per aiutarti. Se non<br />
vuoi che veda le tue mani, non lo farò. Ma se hai dei problemi, devi<br />
confidarmeli senza timore. Io voglio aiutarti. Rimise a posto la coperta<br />
rinunciando a scoprire le braccia <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, e con un gesto affettuoso gliela<br />
rimboccò e gli accarezzò il volto bagnato <strong>di</strong> lacrime. Rimase in silenzio<br />
aspettando che il confratello riuscisse a frenare il pianto. Dopo qualche attimo<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scostò lentamente la coperta da un lato e sollevò verso <strong>Padre</strong> Paolino<br />
le mani piagate. - Od<strong>di</strong>o! Piuccio mio, ma che cosa ti è accaduto? - esclamò<br />
<strong>Padre</strong> Paolino coprendosi il viso. Le mani <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> apparivano letteralmente<br />
maciullate. Al centro delle palme si vedeva una grossa ferita, e tutto intorno il<br />
sangue raggrumato. La pelle era gonfia, livida. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le teneva semichiuse,<br />
incapace <strong>di</strong> compiere un qualsiasi movimento. Le girò con precauzione per<br />
mostrare anche il dorso, che appariva ugualmente devastato, tumefatto, con al<br />
centro la ferita. Un autentico foro. <strong>Padre</strong> Paolino guardava senza riuscire a <strong>di</strong>r<br />
parola.<br />
13
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Quelle ferite erano mostruose. Non avrebbe mai immaginato <strong>di</strong> vedere una<br />
cosa del genere. Pensò al dolore lancinante che dovevano provocare. Avrebbe<br />
voluto chiedere spiegazioni, ma il pianto desolato <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva suscitato<br />
in lui una viva commozione. Si chinò sul confratello e lo abbracciò con affetto,<br />
in silenzio. - Non ti preoccupare, Piuccio, chiameremo il me<strong>di</strong>co e ti curerà -<br />
<strong>di</strong>sse dopo un po'. - No, no, per carità! Non devi chiamare nessuno - si affrettò<br />
a <strong>di</strong>re <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - e non devi parlarne con nessuno. Il Signore mi aiuterà. Solo<br />
lui potrà guarirmi. Pregalo anche tu che mi venga in aiuto. - Certo che<br />
pregherò. Tutti pregheremo per te. - Se non ti <strong>di</strong>spiace, adesso vorrei restare<br />
solo. Sono molto stanco - mormorò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Come posso lasciarti solo in<br />
queste con<strong>di</strong>zioni? Non me lo perdonerei, se ti dovesse accadere qualcosa.<br />
Resterò qui a tenerti compagnia. - No, fratello mio, devi lasciarmi solo. Stai<br />
tranquillo, non succederà più niente. Ora ho tanto bisogno <strong>di</strong> riposare. – Non<br />
vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? - No, non riuscirei a mandar giù niente.<br />
- Più tar<strong>di</strong> verrò a darti la buona notte. - Ti ringrazio e ti chiedo perdono per i<br />
continui <strong>di</strong>sturbi che ti arreco. - Non <strong>di</strong>rlo neppure per scherzo. Riposa. Che il<br />
Signore ti bene<strong>di</strong>ca. Vuoi che lasci il lume acceso? - No, spegnilo per favore.<br />
<strong>Padre</strong> Paolino spense il lume e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle<br />
spalle. Il corridoio era buio. Un lieve bagliore proveniva dalla grande finestra in<br />
fondo che dava sul giar<strong>di</strong>no. Si incamminò da quella parte e si fermò a<br />
contemplare il cielo, che aveva un colore blu metallico.<br />
Cominciavano già a spuntare le prime stelle. "E adesso?" si domandò <strong>Padre</strong><br />
Paolino.<br />
"Adesso che faccio?" Intuiva che quelle piaghe non potevano essere state<br />
provocate da un banale incidente fisico. Ma il pensiero che gli balenava nella<br />
mente, e cioè che fossero <strong>di</strong> origine spirituale, mistica, era troppo azzardato.<br />
Lo scacciò subito. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era un buon religioso, ma non al punto <strong>di</strong> ricevere<br />
doni carismatici del genere. Si rese conto però che, in realtà, non sapeva<br />
ancora niente <strong>di</strong> preciso <strong>di</strong> quanto era accaduto. Aveva visto le mani <strong>di</strong> <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> e nient'altro. Fra Nicola aveva parlato anche <strong>di</strong> ferite ai pie<strong>di</strong>, e lui non le<br />
aveva viste. Non possedeva affatto un quadro completo della situazione, come<br />
era suo dovere in qualità <strong>di</strong> Superiore del convento.<br />
"Domani devo indagare <strong>di</strong> più" <strong>di</strong>sse fra sé. "E devo anche avvertire i Superiori<br />
maggiori. Questa vicenda è gravissima." Scese in refettorio. I ragazzi avevano<br />
già finito la cena. Fra Nicola era in cucina e aveva preparato il brodo e il purè.<br />
No, non vuole mangiare - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Paolino in<strong>di</strong>cando le pietanze. - Non se la<br />
sente. Credo che sia meglio lasciarlo riposare. - Come sta? - domandò Fra<br />
Nicola con la preoccupazione <strong>di</strong>pinta negli occhi. - Soffre. Ho visto le sue mani.<br />
Devono provocargli dolori tremen<strong>di</strong>. Ha chiesto <strong>di</strong> pregare per lui. Quella notte<br />
<strong>Padre</strong> Paolino non riuscì a dormire. Nella sua mente si affollavano<br />
14
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
tormentandolo pensieri e preoccupazioni. Aveva continuamente davanti agli<br />
occhi l'immagine <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> che, piangente e desolato, gli mostrava le mani<br />
piagate e insanguinate. Ogni tanto si alzava e si avvicinava alla porta della<br />
stanza del confratello per sentire se si lamentava. Al 12mattino celebrò Messa<br />
presto. Poi andò a salutare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e lo trovò ancora a letto, nella medesima<br />
posizione della sera precedente. - Hai dormito, Piuccio? - domandò. - Poco,<br />
<strong>Padre</strong> superiore. La voce <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era molto debole. - Vuoi che vada a<br />
chiamare il dottor Merla? - Non è necessario. Più tar<strong>di</strong> proverò ad alzarmi - si<br />
affrettò a <strong>di</strong>re <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. <strong>Padre</strong> Paolino capì che, piuttosto <strong>di</strong> ricevere visite e<br />
dover mostrare quelle piaghe a degli estranei, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era <strong>di</strong>sposto ad<br />
affrontare qualunque sofferenza, a fingere <strong>di</strong> star bene anche se non si<br />
reggeva in pie<strong>di</strong>. Constatò che le sue con<strong>di</strong>zioni erano sempre gravi. Decise<br />
perciò <strong>di</strong> non importunarlo oltre con domande in<strong>di</strong>screte, ma anche <strong>di</strong><br />
informare subito le due persone per le quali <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non aveva mai avuto<br />
segreti, e cioè <strong>Padre</strong> Benedetto, che era il suo <strong>di</strong>rettore spirituale, oltre che il<br />
Superiore provinciale, e si trovava a Foggia; e <strong>Padre</strong> Agostino, il suo<br />
confessore, che insegnava teologia nel convento <strong>di</strong> San Marco La Catola, ai<br />
confini tra le province <strong>di</strong> Foggia e Campobasso. Con loro si sarebbe certamente<br />
confidato. Andò nella sua stanza e cominciò a scrivere. Non sapeva però che<br />
cosa <strong>di</strong>re. Era sicuro che quelle ferite fossero qualcosa <strong>di</strong> speciale, ma come<br />
in<strong>di</strong>carle? Provò e riprovò, cestinando <strong>di</strong>versi fogli. Alla fine si limitò a<br />
comunicare soltanto che a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era accaduto qualcosa <strong>di</strong> grave, e che<br />
aveva bisogno <strong>di</strong> parlare con loro. Dovevano affrettarsi a venire a trovarlo.<br />
Chiamò Fra Nicola e lo mandò in paese a spe<strong>di</strong>re le lettere. Era sabato. In quel<br />
giorno della settimana la chiesetta del convento era frequentata dai fedeli che<br />
venivano a confessarsi. E come al solito, anche quella mattina, tutti chiedevano<br />
<strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non sta bene, è a letto - rispondeva <strong>Padre</strong> Paolino e leggeva sui<br />
loro volti un sincero rammarico. "Gli vogliono molto bene" <strong>di</strong>ceva fra sé<br />
ritornando a pensare al mistero che custo<strong>di</strong>va quel suo confratello. Trascorse<br />
la mattinata in chiesa a confessare, e poi sul sagrato, aspettando i penitenti.<br />
Era una giornata fresca. Il sole non dava fasti<strong>di</strong>o. <strong>Padre</strong> Paolino passeggiava<br />
nel piccolo piazzale recitando il breviario. Verso mezzogiorno, sul sentiero che<br />
conduceva al convento, vide un sacerdote. Lo riconobbe da lontano. Il modo <strong>di</strong><br />
camminare, l'ampio cappello pigiato sulla testa fino a piegare le orecchie,<br />
erano inconfon<strong>di</strong>bili. Era Don Giuseppe Orlando, un ecclesiastico <strong>di</strong> Pietrelcina,<br />
amico fraterno <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Si erano conosciuti quando <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era ragazzo<br />
e lui un giovane sacerdote. Don Orlando gli era sempre stato accanto e aveva<br />
seguito tutte le fasi della sua vocazione religiosa. Sapeva tutto <strong>di</strong> lui e gli<br />
voleva bene. Affrontava lunghi viaggi per venire spesso al convento <strong>di</strong> Santa<br />
Maria delle Grazie e stare un po' assieme al suo amico e compaesano. "Caro<br />
Don Orlando, giungi proprio a proposito" <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Paolino parlando fra sé.<br />
"Questa volta è la Provvidenza che ti manda." Vedendo quel sacerdote aveva<br />
15
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
provato un enorme sollievo. Don Orlando, legatissimo a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, avrebbe<br />
potuto risolvere i suoi problemi. Il <strong>Padre</strong>, che non aveva mai avuto segreti per<br />
lui, gli avrebbe raccontato tutto. E Don Orlando, con una dettagliata relazione,<br />
gli avrebbe permesso <strong>di</strong> prendere i provve<strong>di</strong>menti necessari. Agitò la mano in<br />
aria per attirare l'attenzione del sacerdote e per salutarlo. Poi si incamminò<br />
lungo il sentiero nella sua <strong>di</strong>rezione. Incontrandolo, lo abbracciò con affetto. -<br />
Ero a Foggia e non ho voluto ritornarmene a Pietrelcina senza venire a dare un<br />
salutino a Piuccio - <strong>di</strong>sse con il suo abituale modo <strong>di</strong> parlare a voce alta e<br />
spiegata, che denotava la sicurezza e la baldanza del suo carattere. - Credo <strong>di</strong><br />
non aver mai gra<strong>di</strong>to una sua visita tanto come oggi - rispose <strong>Padre</strong> Paolino,<br />
ma Don Orlando non afferrò il significato preciso della frase. -<br />
È una bella giornata - aggiunse - ma fa caldo, soprattutto camminando in<br />
salita. - Si asciugò il sudore della fronte con un fazzoletto rosso e poi<br />
domandò: - Dov'è Piuccio? - In genere, a quell'ora, <strong>di</strong> sabato, lo trovava<br />
sempre lì sul sagrato o sulla porta della chiesa. Era lui a prendersi cura delle<br />
persone che venivano a confessarsi, perciò era un po' stupito <strong>di</strong> non vederlo. -<br />
È a letto - rispose <strong>Padre</strong> Paolino. - Ci risiamo - commentò Don Orlando. -<br />
Ancora e sempre problemi <strong>di</strong> salute. Che cos'ha questa volta? - Non si tratta<br />
dei soliti <strong>di</strong>sturbi. Credo sia qualcosa <strong>di</strong> molto più grave. -<br />
Più grave? - Sì, grave, anzi, molto grave. Con me non si è confidato ma con<br />
lei, che è suo amico da tanti anni, dovrebbe parlare. E mi auguro che lo faccia.<br />
Perché se non parla e non si confida, non posso aiutarlo. Da ieri mattina sta<br />
male, molto male, ma non ho potuto fare niente per alleviare le sue sofferenze.<br />
Non vuole parlare, non vuole <strong>di</strong>re che cosa gli è accaduto, non vuole vedere<br />
nessuno e tanto meno il me<strong>di</strong>co. - Ma, in nome <strong>di</strong> Dio, che cos'ha? - domandò<br />
Don Orlando preoccupato. - Ieri mattina io ero andato a San Marco in Lamis a<br />
dare un aiutò per le Confessioni. Fra Nicola era uscito per la questua, e quando<br />
è tornato ha trovato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> svenuto nel coro e tutto imbrattato <strong>di</strong> sangue. -<br />
Uno sbocco emorragico. Gli è tornata la tisi come quando era a Pietrelcina. No,<br />
no, nessun sbocco emorragico. Perdeva sangue dalle mani e dai pie<strong>di</strong>.<br />
Era tutto ferito. Io poi ho visto le mani. Non voleva farmele vedere, ho quasi<br />
dovuto costringerlo. Una cosa orribile. Sono gonfie, maciullate. Al centro del<br />
palmo c e una ferita profonda, come un foro. Non riesce a usarle, neppure a<br />
chiuderle. Ogni minimo movimento gli procura dolori lancinanti, glielo si legge<br />
sul viso. - Ma come può essersi ferito in quel modo? - Non lo so. Lui non parla.<br />
E poi ci sono i pie<strong>di</strong>. Io non li ho visti, ma Fra Nicola mi ha detto che mentre<br />
percorreva il breve tratto dal coro alla sua cella barcollava paurosamente, e si<br />
vedeva che non riusciva a fare forza sui pie<strong>di</strong>.<br />
E anche i sandali erano insanguinati. - È una vicenda incre<strong>di</strong>bile - <strong>di</strong>sse Don<br />
Orlando.<br />
16
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- Ho pensato perfino che si sia ferito per poter soffrire per amore <strong>di</strong> Dio. Lui è<br />
un santarello. Ma come si sarebbe potuto rovinare, da solo, senza aiuto, tutte<br />
e due le mani a quel modo? Non è possibile. Avevano raggiunto il sagrato e si<br />
erano fermati all'ombra del grande olmo. Don Orlando continuava a tergersi il<br />
sudore e si guardava intorno smarrito. - Ogni tanto mi viene in mente un<br />
pensiero che scaccio subito perché lo ritengo assurdo - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Paolino<br />
dopo una breve pausa. - Però potrebbe essere la spiegazione <strong>di</strong> tutto. - Che<br />
cosa pensa? - Lei conosce <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> meglio <strong>di</strong> me. Sa che è un autentico uomo<br />
<strong>di</strong> Dio. Lei è suo paesano, lo ha visto crescere. Era a Pietrelcina quando lui era<br />
ragazzo e anche quando vi ha fatto ritorno, già religioso, per ragioni <strong>di</strong> salute.<br />
Sa che cosa <strong>di</strong>ceva la gente <strong>di</strong> lui. Quello che raccontavano <strong>di</strong> sentire <strong>di</strong> notte<br />
nella camera dove dormiva. Tutti quei rumori misteriosi, le luci, i segni delle<br />
botte che si vedevano sul suo corpo il giorno dopo. Secondo la gente, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
<strong>di</strong> notte lottava con Satana. E vedeva Gesù e la Madonna. Molti miei confratelli<br />
non hanno mai dato cre<strong>di</strong>to a quei racconti. Io sì. Io ci credo. Sono convinto<br />
che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> abbia le visioni. E per questo penso che forse le sue piaghe<br />
potrebbero avere un'origine soprannaturale. Potrebbero essere le piaghe del<br />
Signore, le stigmate, come quelle <strong>di</strong> San Francesco. - Certo, un pensiero del<br />
genere è assurdo - aggiunse <strong>Padre</strong> Paolino rompendo il silenzio. - Le stigmate<br />
sono doni che Dio riserva a Santi gran<strong>di</strong>ssimi. E <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è quasi ancora un<br />
ragazzo. Però non vedo altra spiegazione. Oppure potrebbero essere state<br />
provocate dal Demonio. Gli spiritacci del male che lo picchiavano e<br />
bastonavano a Pietrelcina potrebbero essere tornati alla carica anche qui.<br />
Ma allora perché infliggergli delle ferite che richiamano le piaghe <strong>di</strong> Cristo? Per<br />
trarre in inganno la gente? Qui tutti vogliono bene a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Molti vengono<br />
anche da lontano per confessarsi da lui. Sta facendo un apostolato<br />
straor<strong>di</strong>nario, e forse Satana vuole impe<strong>di</strong>rglielo. Lo ha ferito per spaventarlo.<br />
Lo ha ferito in quel modo per<br />
suscitare curiosità, scandalo, per creare confusione. O forse voleva ucciderlo.<br />
La Bibbia <strong>di</strong>ce che Satana è omicida fin dal principio". Chissà che cos'è<br />
accaduto.<br />
Comunque, io credo che siamo <strong>di</strong> fronte a una vicenda tremenda, e questo mi<br />
fa paura.<br />
Se almeno lui parlasse in maniera da farci capire, potremmo comportarci <strong>di</strong><br />
conseguenza. - Vado da lui - tagliò corto Don Orlando, che aveva ascoltato<br />
pensieroso e preoccupato lo sfogo <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Paolino. - Cercherò <strong>di</strong> convincerlo a<br />
raccontarmi tutto. Don Orlando era un tipo determinato. Si avviò verso il<br />
convento e raggiunse in fretta la cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Bussò ed entrò. - Piuccio,<br />
sono io, sono il tuo Don Peppino - <strong>di</strong>sse ad alta voce. Non ebbe risposta. La<br />
stanza era ancora buia. Don Orlando aprì le imposte, e la luce penetrò<br />
17
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
invadente. Poi si girò verso l'amico che giaceva nel letto. - Piuccio mio, ma che<br />
ti succede? <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo guardava con occhi febbricitanti. Era felice <strong>di</strong> vedere il<br />
suo compaesano. Tanto felice da non riuscire a parlare. Un nodo <strong>di</strong><br />
commozione gli serrava la gola. Don Orlando gli si avvicinò e gli <strong>di</strong>ede un bacio<br />
sulla barba. Gli occhi <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si riempirono <strong>di</strong> lacrime. - Ma che fai? Piangi?<br />
- esclamò Don Orlando con il suo vocione. - Ti sei rammollito? Non ti ho mai<br />
visto depresso neppure quando a Pietrelcina stavi più morto che vivo. - Sono<br />
felice - mormorò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con un filo <strong>di</strong> voce. Fissava l'amico con intensità.<br />
Con quel sacerdote, che conosceva fin da bambino, e che sapeva tante cose <strong>di</strong><br />
lui, poteva finalmente confidarsi.<br />
Per questo piangeva. Non riusciva più a tenere nascosto nel cuore un segreto<br />
che gli pesava come un macigno. - Mi hanno detto che ti sei ferito - <strong>di</strong>sse Don<br />
Orlando. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scrollò la testa in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego. - Che cosa ti è accaduto,<br />
allora? - domandò il sacerdote con voce sommessa. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo fissò ancora<br />
negli occhi, poi estrasse da sotto la coperta le mani e gliele mostrò. Erano<br />
gonfie e turgide peggio del giorno prima. Don Orlando ebbe un tuffo al cuore,<br />
ma si controllò. Il suo viso dai lineamenti affilati rimase impassibile. Guardava<br />
freddamente quelle povere mani deformi. Con molta precauzione, per non<br />
provocargli dolore, le girò per osservarle anche dall'altra parte. Passò l'in<strong>di</strong>ce<br />
della sua mano destra sul sangue raggrumato, per constatare il gonfiore e<br />
l'ampiezza della ferita. - Una brutta botta - commentò fissando <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> dritto<br />
negli occhi. E gli domandò: - Ti fa male? - Un dolore in<strong>di</strong>cibile - rispose il<br />
<strong>Padre</strong>. - Sei riuscito a riposare questa notte? - Neanche un attimo. - Sarai<br />
sfinito. - Non ne posso più. Don Orlando si tolse il cappello che aveva ancora in<br />
testa e lo depose sulla scrivania. Si slacciò i bottoni del collo della talare e sfilò<br />
il colletto inamidato che portano i sacerdoti. Aveva caldo. Andò alla finestra e<br />
accomodò le persiane in modo da impe<strong>di</strong>re che entrasse il sole. Compiva<br />
queste azioni con calma e lentezza, per avere il tempo <strong>di</strong> riflettere. Prese la<br />
se<strong>di</strong>a, l'avvicinò al letto e si sedette. - Piuccio - esordì con dolcezza. - Tu mi<br />
devi raccontare tutto. <strong>Padre</strong> Paolino e Fra Nicola sono spaventati. Non sanno<br />
che cosa pensare né che cosa fare. La gente viene a chiedere <strong>di</strong> te, e loro non<br />
sanno cosa rispondere. Queste ferite devono essere curate. Non puoi startene<br />
qui a letto senza far niente. Potrebbe scatenarsi un'infezione. Bisogna prendere<br />
delle decisioni. Io sono qui per aiutarti, ma mi devi <strong>di</strong>re chiaramente che cos'è<br />
accaduto. Fece una pausa. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva abbassato lo sguardo e rifletteva.<br />
Don Orlando riprese deciso: - Cominciamo da ieri mattina. <strong>Padre</strong> Paolino mi ha<br />
detto che lui si trovava a San Marco in Lamis e Fra Nicola alla questua. Tu eri<br />
solo nel 15convento. Cos'hai fatto? Dove sei andato? - Ho celebrato la Messa e<br />
poi sono salito nel coro per il ringraziamento. - A che ora? - Circa le nove. -<br />
Stavi bene? -<br />
18
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Certo. Mi sentivo un po' debole. Come sai, all'inizio <strong>di</strong> settembre sono stato<br />
colpito anch'io dalla spagnola e mi sono fatto un paio <strong>di</strong> settimane a letto. Ma<br />
per fortuna è stato un attacco leggero, non ho avuto conseguenze. Mi ero già<br />
ripreso. – Stavi quin<strong>di</strong> facendo il ringraziamento della Messa... - Pregavo con<br />
fervore. Sentivo nel mio cuore una grande quiete. Mi pareva che il Signore mi<br />
fosse tanto vicino. Avevo raggiunto un intimità spirituale gran<strong>di</strong>ssima, che<br />
procurava profonda e in<strong>di</strong>cibile gioia al mio cuore. Pregavo per i giovani che<br />
stanno combattendo al fronte. Quando facevo il soldato, a Napoli ero nella<br />
Sanità, e all'ospedale ho visto tanti feriti. Conosco la <strong>di</strong>sperazione e lo<br />
spavento <strong>di</strong> quei ragazzi. Alcuni li ho visti morire. E terribile. I loro volti sono<br />
ancora qui, impressi nei miei occhi. Pregavo il Signore che aiutasse quei nostri<br />
fratelli sofferenti, che avesse misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> loro. "E mentre pregavo ho sentito<br />
che il mio fisico e anche la mia mente venivano invasi da un meraviglioso<br />
torpore.<br />
Una specie <strong>di</strong> sonno. Tutti i miei sensi, e anche le stesse facoltà della mia<br />
anima, si sono trovati in una quiete indescrivibile. Intorno a me e dentro <strong>di</strong> me<br />
si è fatto un totale silenzio. Mi sentivo completamente abbandonato al volere <strong>di</strong><br />
Dio. Distaccato da tutto, da ogni pensiero e da ogni desiderio, mi pareva <strong>di</strong><br />
essere in braccio al Signore. E in questo stato credo <strong>di</strong> essermi addormentato<br />
sul serio. "Poi, improvvisamente, sono stato avvolto da una luce intensa. Un<br />
mare <strong>di</strong> luce folgorante, che accecava i miei occhi fisici ma dentro la quale<br />
potevo vedere benissimo con gli occhi dell'anima. E in quella luce ho visto<br />
Gesù. Era bellissimo, sollevato in mezzo alla luce e, a sua volta, emanava altra<br />
luce, ancora più intensa. Aveva le braccia leggermente alzate e aperte con le<br />
palme rivolte verso <strong>di</strong> me. Dalle piaghe delle sue mani, dei suoi pie<strong>di</strong>, e da<br />
quella del costato partivano dei raggi <strong>di</strong> luce bianchissima che sembrava luce <strong>di</strong><br />
ghiaccio. E quei raggi colpivano le mie mani, i miei pie<strong>di</strong>, il mio costato. Ma<br />
erano come lame <strong>di</strong> fuoco che penetravano la mia carne perforando, tagliando,<br />
rompendo.<br />
Mi sentivo morire. Avrei voluto gridare. Il dolore era immenso, ma insieme<br />
provavo una dolcezza infinita. Amore e dolore infiniti, fusi insieme. Sono stati<br />
attimi indescrivibili, ma il mio fisico non ha resistito e sono crollato privo <strong>di</strong><br />
conoscenza.<br />
"Quando mi sono ripreso, non c'era più luce, non c'era più Gesù. Ero a terra,<br />
sanguinante. Ho provato ad alzarmi, ma non ce l'ho fatta. Il dolore era atroce.<br />
Ho visto le mie mani ferite. Ho sentito che avevo i pie<strong>di</strong> rotti. E qui, dalla parte<br />
del cuore, il saio era tutto pieno <strong>di</strong> sangue. Volevo rifugiarmi nella mia cella.<br />
Sono riuscito a trascinarmi fin vicino alla porta, ma poi ho <strong>di</strong> nuovo perduto<br />
conoscenza." - Sei certo che l'entità che hai visto in quella luce fosse proprio<br />
Gesù? - Ne sono certo. - Ti ha parlato? - Non con parole fatte <strong>di</strong> suoni. Ha<br />
19
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
parlato alla mia anima. Era simile al personaggio che avevo visto il 5 agosto.<br />
Un personaggio fatto <strong>di</strong> luce immensa, purissima, ma questa volta aveva il<br />
volto <strong>di</strong> Gesù e le sue piaghe, dalle quali partivano raggi <strong>di</strong> luce. - E perché <strong>di</strong>ci<br />
che era simile al personaggio che avevi visto il 5 agosto?<br />
- È una storia lunga. Tutto quello che è accaduto ora è soltanto la conclusione<br />
<strong>di</strong> una lunga vicenda. - Quanto lunga? - Almeno Otto anni. Tutto è cominciato<br />
quando vivevo a Pietrelcina. Ti ricor<strong>di</strong> Piana Romana? - E come no? I campi <strong>di</strong><br />
tuo padre. Lo vedo ancora Grazio, che lavora sempre, infaticabile. - Ti ricor<strong>di</strong><br />
che quando ero a casa ammalato mi rifugiavo sempre laggiù, in una capanna<br />
costruita sotto l'olmo? - Sono venuto <strong>di</strong>verse volte a trovarti. Abbiamo<br />
chiacchierato tanto in quella capanna. - Là ricevevo spesso la visita <strong>di</strong> Gesù, e<br />
un giorno mi lasciò sul corpo i segni della sua Passione. Ero molto spaventato e<br />
confuso. Lo pregai intensamente <strong>di</strong> togliermi quei segni. "Lasciami il dolore,<br />
perché io voglio patire per amor tuo" gli <strong>di</strong>cevo "ma toglimi questi segni che mi<br />
mettono in confusione." "Quelle piaghe le vide solo il parroco, Don Salvatore<br />
Pannullo, che era il mio confessore. Insieme pregammo per ottenere che il<br />
Signore rendesse invisibili quei segni, e il Signore ci ascoltò. Le piaghe<br />
scomparvero e rimase il dolore." - Che tipo <strong>di</strong> dolore? - Lancinante, come se le<br />
mani fossero trapassate da una lama. E anche i pie<strong>di</strong> e il costato. - E il 5<br />
agosto: che cos'è accaduto quel giorno? - Negli ultimi tempi il Signore si è fatto<br />
vivo spesso con me.<br />
Vedevo il suo viso addolorato per l'ingratitu<strong>di</strong>ne degli uomini e per gli orrori<br />
della guerra. Mi ha concesso il dono <strong>di</strong> intuire quanto grande sia il suo amore<br />
per noi, e quanto grande il dolore per le aberrazioni che stanno accadendo nel<br />
mondo. Non potevo resistere a simile strazio e subito mi sono offerto vittima<br />
per la fine della guerra, per i morti, per i feriti, per la salvezza dei peccatori. Gli<br />
ho chiesto il privilegio <strong>di</strong> poter soffrire con lui e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre il suo amore per<br />
l'umanità. E lui ha accettato la mia offerta. "La sera del 5 agosto scorso,<br />
mentre stavo confessando i ragazzi del collegio, improvvisamente ebbi una<br />
visione <strong>di</strong> tipo spirituale. Vi<strong>di</strong>, cioè, non con gli occhi del corpo, ma con quelli<br />
dell'anima, un personaggio celeste, forse un Serafino, che teneva in mano uno<br />
strano arnese. Sembrava una spada o una lunghissima lamina <strong>di</strong> ferro, con una<br />
punta affilatissima, dalla quale usciva fuoco. Mentre lo guardavo terrorizzato,<br />
scagliò con estrema violenza quell'arnese nella mia anima. Emisi un lamento,<br />
mi sentivo morire. Il ragazzo che stavo confessando si spaventò. Gli <strong>di</strong>e<strong>di</strong><br />
l'assoluzione in fretta e lo congedai. Rimasi lì immobile, incapace <strong>di</strong> alzarmi<br />
della se<strong>di</strong>a. "Solo molto tempo dopo riuscii a raggiungere la mia cella. E per<br />
tutta la notte fui in preda a quel martirio, senza interruzione, che durò anche il<br />
giorno dopo, fino al mattino del giorno 7. Quel che soffrii in quelle ore non<br />
potrò mai <strong>di</strong>rlo. Mi pareva che mi strappassero le budella, che le facessero a<br />
pezzettini. Da quel giorno la ferita provocata da quella spada è sempre rimasta<br />
20
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
viva dentro <strong>di</strong> me, facendomi spasimare giorno e notte. "E adesso si sono<br />
aggiunte queste ferite. Sono venute a compimento del martirio che ho chiesto<br />
<strong>di</strong> poter soffrire per essere <strong>di</strong> aiuto alla redenzione degli uomini, alla salvezza<br />
dei peccatori. Gesù ha accettato la mia richiesta, e queste piaghe sono una<br />
specie <strong>di</strong> firma del nostro contratto. D'ora in poi io vivrò sul Calvario." -<br />
Quin<strong>di</strong> queste piaghe sono le stigmate <strong>di</strong> Cristo. - È così, Don Peppino mio. Ma<br />
ancora una volta io voglio pregarlo <strong>di</strong> togliermele. Di lasciarmi il dolore, perché<br />
lo voglio. Ma i segni visibili mi sono <strong>di</strong> confusione. Continuo a pregarlo che me<br />
li tolga, ma non vuole ascoltarmi. - Ti fanno male anche i pie<strong>di</strong>? -In modo<br />
terribile. Questa notte ho dovuto alzarmi, ed è stato un tormento spaventoso.<br />
-Fammi vedere - <strong>di</strong>sse Don Orlando togliendo <strong>di</strong> colpo le coperte. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo<br />
lasciò fare. Le lenzuola erano inzuppate <strong>di</strong> sangue. Il sacerdote controllò i<br />
pie<strong>di</strong>. Avevano lo stesso aspetto delle mani. Erano tumefatti, gonfi, trapassati<br />
da parte a parte da una ferita mostruosa. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era andato a letto senza<br />
togliersi il saio. Probabilmente, con quelle mani ferite, non ce l'aveva fatta. - Ti<br />
aiuto a spogliarti - <strong>di</strong>sse Don Orlando. - Non puoi restare in queste con<strong>di</strong>zioni.<br />
E poi dobbiamo <strong>di</strong>sinfettare le ferite e fasciarle. Se si infettano, sono guai.<br />
Aiutò l'amico a sedersi sul letto. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva un corpo longilineo e magro.<br />
Pesava meno <strong>di</strong> 60 chili. Don Orlando, invece, era molto robusto e gli fu facile<br />
sollevare l'amico e aiutarlo a togliersi il saio. Il <strong>Padre</strong> rimase in mutande e con<br />
la camicia, che era costituita da una tonaca <strong>di</strong> stoffa grezza. All'altezza del<br />
cuore, la tonaca era imbevuta <strong>di</strong> sangue rappreso. - Fa vedere - <strong>di</strong>sse Don<br />
Orlando cercando <strong>di</strong> sbottonare la tonaca. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si copri il petto con le<br />
braccia. Non voleva. - Piuccio - insitette Don Orlando - devo vedere. Se vuoi<br />
che ti aiuti, devo essere al corrente <strong>di</strong> tutta la situazione. Sono un fratello, per<br />
te. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> tolse le braccia dal cuore e si <strong>di</strong>stese nuovamente sul letto. Don<br />
Orlando alzò la tonaca e scoprì il torace magro e scheletrito del religioso. Una<br />
visione spaventosa si presentò ai suoi occhi. Il petto era un lago <strong>di</strong> sangue. Sul<br />
lato sinistro, due <strong>di</strong>ta sotto il capezzolo, si apriva un vero squarcio. Un taglio <strong>di</strong><br />
almeno 7 centimetri. La pelle circostante era gonfia e tumefatta. Le labbra<br />
della ferita erano sollevate, e questo permetteva <strong>di</strong> vedere che lo squarcio era<br />
profondo, penetrava dentro il petto, tra le costole, in <strong>di</strong>rezione del cuore. -<br />
Cosa senti qui? - domandò Don Orlando in<strong>di</strong>cando la ferita al costato. - Uno<br />
spasimo spaventoso - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Il dolore mortale che ho provato al<br />
momento dell'apparizione non è mai cessato. Qui nel cuore sento in<br />
continuazione la presenza <strong>di</strong> quella lama <strong>di</strong> luce. Mi pare che continui e<br />
penetrare, a lacerare, a spaccare il mio cuore. E sento scorrere sangue. Lo<br />
sento cadere dentro <strong>di</strong> me. Mi pare ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> percepirne il rumore, e ho<br />
l'impressione che sia molto più copioso il sangue che scorre dentro, che non<br />
quello che esce dalla ferita. Ho paura <strong>di</strong> morire <strong>di</strong>ssanguato. Se il Signore non<br />
21
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
ascolta le mie suppliche, per me è proprio finita. - Adesso dobbiamo pulire<br />
tutto.<br />
Dobbiamo lavare e <strong>di</strong>sinfettare le ferite, e poi fasciarle. - Ti prego, non<br />
chiamare nessuno - supplicò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non ti preoccupare, farò tutto io. Ma<br />
tu mi devi promettere che se, nei prossimi giorni, il dolore non <strong>di</strong>minuisce e le<br />
ferite non si chiudono, ti farai vedere dal me<strong>di</strong>co. - Va bene, vedremo che,<br />
cosa accadrà nei prossimi giorni. Don Orlando ricoprì quel povero corpo<br />
maciullato. - Ora vado a prendere quel che occorre per <strong>di</strong>sinfettare le tue ferite<br />
- <strong>di</strong>sse e uscì dalla cella. In fondo al corridoio, vicino alla porta del coro,<br />
c'erano <strong>Padre</strong> Paolino e Fra Nicola. I loro visi erano tesi. Alle 2 del pomeriggio<br />
non avevano ancora pranzato. Avevano servito il pranzo ai ragazzi del collegio,<br />
ma loro non erano riusciti a mangiare nulla. Vedendo Don Orlando, accorsero<br />
verso <strong>di</strong> lui. - Ho bisogno <strong>di</strong> acqua calda, pezzuole <strong>di</strong> lino, <strong>di</strong>sinfettante, bende<br />
- <strong>di</strong>sse con voce calma e sicura il sacerdote. - Come sta? - domandò <strong>Padre</strong><br />
Paolino. - Credo che ora stia meglio <strong>di</strong> ieri sera - rispose Don Orlando.<br />
- Ma bisogna pulirlo, <strong>di</strong>sinfettarlo. Da solo non riesce a fare niente. Neanche a<br />
spogliarsi. <strong>Padre</strong> Paolino or<strong>di</strong>nò a Fra Nicola <strong>di</strong> andare in cucina a scaldare<br />
dell'acqua e preparare subito quanto aveva chiesto Don Orlando. Rimasto solo<br />
con il sacerdote, gli domandò: - Le ha raccontato che c6s'è accaduto ieri? - Sì -<br />
rispose Don Orlando. -<br />
Mi ha raccontato tutto. - E lei che ne pensa? - Credo che ci troviamo <strong>di</strong> fronte a<br />
un evento strepitoso, <strong>di</strong> cui non siamo in grado, per ora, <strong>di</strong> capire il significato.<br />
Un evento che farà parlare il mondo. Per me quelle ferite sono proprio le<br />
piaghe <strong>di</strong> Cristo. Gesù si è rivelato in <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> come aveva fatto in San<br />
Francesco tanti anni fa. Perché Dio abbia voluto dare a Piuccio questi segni<br />
mistici, con quali fini e per quali scopi, non lo so. Ma non ho dubbi: siamo in<br />
presenza <strong>di</strong> un fatto portentoso. Dio si è manifestato nel nostro amico. Ieri<br />
mattina Dio è venuto qui, in questo convento, e ha lasciato le sue impronte.<br />
Fece una lunga pausa. Si appoggiò alla finestra che dava sul giar<strong>di</strong>no, voltando<br />
le spalle a <strong>Padre</strong> Paolino, fingendo <strong>di</strong> guardare qualcosa che aveva attirato la<br />
sua attenzione. In realtà voleva che il frate non scorgesse nei suoi occhi<br />
un'improvvisa ondata <strong>di</strong> commozione. Dopo tutto quello che aveva visto e<br />
u<strong>di</strong>to, anche lui, uomo forte, dai nervi d'acciaio, si sentiva sopraffatto<br />
dall'emozione. L’immagine <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con il costato squarciato lo aveva<br />
sconvolto. Dopo un po' tornò a guardare <strong>Padre</strong> Paolino e sorridendo <strong>di</strong>sse: -<br />
Sono stato io a suscitare in <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> la vocazione religiosa. Me lo raccontò lui.<br />
Mi confidò: "Il primo pensiero <strong>di</strong> voler <strong>di</strong>ventare sacerdote lo ebbi ascoltando<br />
una tua pre<strong>di</strong>ca quando avevo <strong>di</strong>eci anni . Allora si chiamava Francesco. Era un<br />
bel bambino. Non avrei certo mai immaginato <strong>di</strong> vederlo un giorno con le<br />
piaghe, come Cristo.<br />
22
5<br />
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Il 6 gennaio 1903 Francesco Forgione si alzò da letto molto presto. Quel giorno<br />
era la festa dell'Epifania, e aveva deciso <strong>di</strong> andare alla prima Messa in<br />
parrocchia, che veniva celebrata alle 7. Subito dopo sarebbe rientrato per<br />
salutare la famiglia e alle 10 avrebbe preso il treno per Morcone, dove sarebbe<br />
entrato nel noviziato dei frati Cappuccini. Francesco aveva quin<strong>di</strong>ci anni e<br />
mezzo e stava per iniziare una nuova <strong>vita</strong>. Quello era il giorno del suo ad<strong>di</strong>o<br />
definitivo al mondo. Cercò <strong>di</strong> non fare rumore per non svegliare il fratello<br />
Michele, che dormiva nella stessa camera. Accese il lume a petrolio e lo mise in<br />
un angolo. Da una brocca d'alluminio versò un po' d'acqua nel catino e si passò<br />
le mani bagnate sul viso. Nonostante si muovesse con grande prudenza, non<br />
riuscì a e<strong>vita</strong>re <strong>di</strong> svegliare il fratello. - Già in pie<strong>di</strong>, Francì? - domandò Michele<br />
sporgendo la testa da sotto le coperte. - Vado a Messa presto, perché dopo,<br />
come sai, devo partire - rispose Francesco. Michele si girò nel letto provocando<br />
lo scricchiolare tipico dei vecchi materassi fatti <strong>di</strong> foglie secche <strong>di</strong> granturco.<br />
Francesco lo ascoltò con gioia. Quel rumore gli piaceva. Gli richiamava alla<br />
mente il calore del letto, il piacere <strong>di</strong> stirarsi sotto le coperte. - Ci ve<strong>di</strong>amo<br />
quando torni dalla Messa, Francì - <strong>di</strong>sse ancora Michele soffocando a fatica uno<br />
sba<strong>di</strong>glio e girandosi <strong>di</strong> nuovo nel letto, per cercare una posizione più comoda.<br />
- Va bene Michè. La famiglia Forgione viveva nella parte vecchia <strong>di</strong> Pietrelcina,<br />
un piccolo centro agricolo in provincia <strong>di</strong> Benevento. La zona si chiamava Rione<br />
Castello ed era costituita da un grappolo <strong>di</strong> case, affastellate una sull'altra<br />
lungo il costone della collina rocciosa, che dal lato nord era tagliata a<br />
strapiombo sulla vallata. Erano case secolari, piccole e basse, costruite con<br />
calce magra e pietre grezze. I muri scrostati erano anneriti dal tempo. Tra le<br />
misere costruzioni, un serpeggiare <strong>di</strong> viuzze strette, in gran parte a gra<strong>di</strong>ni,<br />
lastricate con un acciottolato <strong>di</strong>seguale. L'abitazione dei Forgione si trovava<br />
verso la sommità del Rione, in vico Storto Valle. Una casa singolare, formata<br />
da una serie <strong>di</strong> stanzette <strong>di</strong>sseminate lungo la via. Invece <strong>di</strong> essere una<br />
costruzione in verticale <strong>di</strong> due, tre piani, era costituita da <strong>di</strong>versi locali <strong>di</strong>slocati<br />
in orizzontale. Alcuni <strong>di</strong> questi comunicavano tra <strong>di</strong> loro attraverso porte<br />
interne, e si potevano raggiungere anche senza uscire all'aperto. Francesco<br />
dormiva con il fratello Michele, che aveva ventun anni, in quella che la famiglia<br />
chiamava "la Torretta": una stanza quadrangolare, isolata, aggrappata alla<br />
rupe e accessibile attraverso una scaletta ripi<strong>di</strong>ssima. Le sorelle Felicita,<br />
quattor<strong>di</strong>ci anni, Pellegrina, <strong>di</strong>eci, e Graziella, Otto, dormivano invece in una<br />
stanza accanto alla cucina che durante il giorno veniva a<strong>di</strong>bita a tinello. I<br />
genitori, Grazio e Giuseppa, avevano una camera per conto loro. Francesco<br />
indossò il vestito delle feste che la mamma gli aveva preparato la sera prima<br />
deponendolo poi con cura sulla panca <strong>di</strong> legno che era il suo guardaroba.<br />
Spense il lume e uscì dalla Torretta per andare in cucina. L'aria pungente gli<br />
23
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sferzò il viso. Faceva molto freddo. Gennaio si era presentato rigido anche al<br />
Sud. In quei giorni si era avuto un forte vento gelido proveniente dal Sannio.<br />
Aveva "lavato" l'atmosfera, rendendola così limpida da farla sembrare irreale.<br />
Francesco guardò la vallata ancora avvolta nel buio. In qualche casa si vedeva<br />
il lume acceso. Il cielo era una meravigliosa volta stellata. Fece alcuni passi e<br />
raggiunse l'ingresso della cucina. Sua madre aveva già acceso il camino. Era<br />
seduta sul panchetto <strong>di</strong> legno infisso nel muro a fianco del camino. Guardava<br />
verso l'ingresso e sorrise vedendo il figlio. Era certamente li da qualche tempo<br />
che lo aspettava. - Sei già pronto - <strong>di</strong>sse con voce dolce. - Ma è ancora presto<br />
per la Messa.<br />
Sentendo che sua madre era serena e tranquilla, Francesco trasse un segreto<br />
sospiro <strong>di</strong> sollievo. Temeva <strong>di</strong> trovarla già in lacrime. - Mi sono svegliato, non<br />
riuscivo a restare a letto, sono un poco agitato. - Dillo a me! - si lamentò la<br />
signora Giuseppa. - Non ho chiuso occhio tutta la notte. - Neanch'io - <strong>di</strong>sse<br />
Francesco. La donna lo guardò con infinita tenerezza. - Vieni qua, dalla tua<br />
mamma. - E allargò le braccia per abbracciarlo. Francesco si sedette accanto a<br />
lei, sul panchetto infisso nel muro. La madre lo strinse a sé, con affetto. Il<br />
fuoco del camino aveva intiepi<strong>di</strong>to il piccolo ambiente. Il viso <strong>di</strong> Francesco, che<br />
poco prima, all'aperto, era stato gelato dalla brezza mattutina invernale, ora<br />
sfogava. Le sue guance si erano arrossate. C'era una atmosfera particolare<br />
quella mattina in casa Forgione. In genere la sveglia era allegra e chiassosa.<br />
Michele canticchiava, le ragazze chiamavano ad alta voce i fratelli, la mamma<br />
era molto indaffarata in cucina per la colazione. Quella mattina, invece, c'era<br />
un silenzio pesante. Non si u<strong>di</strong>vano voci né rumori. - Come sei bello con questo<br />
vestito - <strong>di</strong>sse la signora Giuseppa al figlio, guardandolo con amore e<br />
accomodandogli il cravattino nero che portava sulla camicia bianca. - E tu sei<br />
bellissima, mamma - <strong>di</strong>sse Francesco ricambiando quello sguardo affettuoso.<br />
Non era un complimento, il suo. Francesco era veramente orgoglioso <strong>di</strong> sua<br />
madre, del suo portamento signorile, della sua elegante bellezza fisica. I<br />
Forgione erano una famiglia <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni. Possedevano alcuni campi <strong>di</strong> terra<br />
che coltivavano in proprio ricavandone il necessario per vivere. Dovevano<br />
lavorare sodo, ma almeno avevano il vantaggio <strong>di</strong> non dover andare sotto<br />
padrone, <strong>di</strong> fare cioè i braccianti al servizio dei ricchi proprietari terrieri.<br />
Grazio, il capo famiglia, che aveva allora quarantadue anni, era un tipo<br />
sanguigno e vivace. Tutti lo chiamavano Zi' Grazio. Non era mai andato a<br />
scuola, non sapeva né leggere né scrivere, ma possedeva una saggezza<br />
conta<strong>di</strong>na illuminata e vispa. Di statura un po' inferiore alla me<strong>di</strong>a, era piantato<br />
saldamente sulla gambe arcuate. Il viso dai lineamenti decisi portava i segni<br />
del calore del sole e della fatica dei campi. Gli occhi attenti e nerissimi,<br />
circondati da una fitta trama <strong>di</strong> piccole rughe, erano sormontati da folte<br />
sopracciglia. Grazio aveva fama <strong>di</strong> lavoratore infaticabile. Ma era anche amante<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
delle feste e delle allegre compagnie. Da giovane era stato uno dei più<br />
scatenati menestrelli <strong>di</strong> Pietrelcina. Dotato <strong>di</strong> una voce intonata e gradevole,<br />
insieme all'amico Michele, detto Mascia, che sapeva suonare <strong>di</strong>vinamente il<br />
calascione, una specie <strong>di</strong> chitarra, formava un duo molto ricercato, soprattutto<br />
per fare le serenate alle belle ragazze del paese. Il suo amore per le feste,<br />
comunque, non gli aveva mai fatto trascurare il lavoro. A poco a poco aveva<br />
ingran<strong>di</strong>to la proprietà, comperando qualche nuovo pezzo <strong>di</strong> terra e<br />
indebitandosi per poterla pagare. Per questo motivo da due anni era emigrato<br />
in America in cerca <strong>di</strong> fortuna, in modo da saldare onorevolmente i propri<br />
debiti. Giuseppa Di Nunzio, la mamma <strong>di</strong> Francesco, aveva quarantaquattro<br />
anni, due più del marito. Era conosciuta da tutti come mamma Peppa e<br />
proveniva da una famiglia più agiata <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Grazio. Il loro era stato un<br />
vero matrimonio d'amore. Giuseppa aveva portato in dote metà della terra<br />
che ora la famiglia possedeva. Era una donna fine, elegante, dai capelli corvini,<br />
che ci teneva a presentarsi in pubblico sempre perfettamente in or<strong>di</strong>ne. Aveva<br />
mantenuto negli anni una figura snella e asciutta, che la faceva sembrare<br />
molto più giovane della sua età. Mamma Peppa aveva messo al mondo nove<br />
figli, ma solo cinque erano vivi, e li aveva cresciuti in un atmosfera <strong>di</strong> grande<br />
serenità e <strong>di</strong> profondo affetto, per questo erano molto legati fra loro. Francesco<br />
era il "cocco" della famiglia. Lo era <strong>di</strong>ventato per il suo carattere affettuoso,<br />
per i suoi mo<strong>di</strong> generosi e gentili, e anche per la sua bontà, che era veramente<br />
eccezionale. E lo era in particolare da quando aveva annunciato <strong>di</strong> voler<br />
<strong>di</strong>ventare monaco entrando nell'Or<strong>di</strong>ne dei frati Cappuccini. A quin<strong>di</strong>ci anni e<br />
mezzo, Francesco era un giovanotto già alto come la madre. Quando andavano<br />
in giro per il paese insieme, tenendosi per mano, sembravano due fidanzati.<br />
Francesco era legatissimo alla madre. Lo era sempre stato. Da piccolo<br />
preferiva stare con lei piuttosto che andare a giocare con gli altri bambini.<br />
Nonostante il carattere espansivo, non aveva mai avuto tanti amici.<br />
Frequentava alcuni coetanei scelti con cura e guardava con <strong>di</strong>ffidenza quelli che<br />
facevano troppo chiasso. Negli ultimi anni era stato molto impegnato con gli<br />
stu<strong>di</strong> e quin<strong>di</strong> era rimasto quasi sempre in casa. Anche questo fatto aveva<br />
contribuito a consolidare ancora <strong>di</strong> più il legame con la madre. C'erano più<br />
occasioni per <strong>di</strong>alogare con lei, per aiutarla nelle faccende <strong>di</strong> casa, per<br />
accompagnarla nei campi. Inoltre, da quando Grazio era dovuto emigrare in<br />
America, Francesco si era sentito investito dal dovere <strong>di</strong> vegliare sulla mamma.<br />
Michele si preoccupava dei campi e dei lavori agricoli. Lui della madre e delle<br />
sorelle piccole. Mamma Peppa si sentiva coccolata da lui e lo ricambiava con un<br />
affetto gran<strong>di</strong>ssimo. Voleva bene a tutti i suoi figli. Un bene immenso. Ma<br />
Francesco era veramente un figlio speciale. Da piccolo le aveva dato qualche<br />
preoccupazione. Andava soggetto a malattie strane, a paure, smarrimenti e<br />
pianti inspiegabili che duravano anche tutta la notte, suscitando in lei ansie e<br />
timori. Ma anche questi affanni erano serviti a far crescere il suo affetto<br />
25
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
materno. E poi, in quel figlio scorgeva degli aspetti misteriosi che la<br />
intimorivano, la preoccupavano, ma nello stesso tempo l'affascinavano. Amava<br />
raccontare alle amiche che il suo Francesco, da grande, sarebbe <strong>di</strong>ventato un<br />
personaggio importante. Forse un avvocato, un dottore. Riferiva che la<br />
levatrice, subito dopo il parto, le aveva detto: -<br />
Giuseppa, il bimbo è nato avvolto in un velo bianco, e questo è un buon segno:<br />
sarà grande e fortunato. Come tutte le donne <strong>di</strong> Pietrelcina, Mamma Peppa<br />
aveva un debole per la magia. Temeva il malocchio, e le piaceva consultare<br />
indovini e astrologi.<br />
Quando si era sposata, oltre a indossare il tra<strong>di</strong>zionale costume pietrelcinese,<br />
aveva messo al collo un borsellino <strong>di</strong> stoffa che conteneva le immagini <strong>di</strong><br />
tre<strong>di</strong>ci Santi, tutti maschi, perché questa usanza portava bene. Quando<br />
Francesco aveva poco più <strong>di</strong> un anno, non aveva resistito al desiderio <strong>di</strong><br />
condurlo da un chiaroveggente perché gli leggesse il destino. Era andata da un<br />
certo Giuseppe Fajella, che era famoso a Pietrelcina.<br />
Per un <strong>di</strong>sturbo del linguaggio, parlava sillabando meccanicamente le parole, e<br />
questo <strong>di</strong>fetto conferiva fascino ai suoi oracoli. - Che volete sapere questa<br />
volta, mamma Peppa? - le aveva domandato Fajella, che ormai la conosceva<br />
bene. - Vorrei tanto che mi <strong>di</strong>ceste qualcosa sul futuro del mio Francesco -<br />
rispose la donna mostrandogli con orgoglio il figlio. Fajella osservò il bambino.<br />
Consultò il suo libro dei segni zo<strong>di</strong>acali, poi chiuse gli occhi, rimase concentrato<br />
in silenzio per <strong>di</strong>versi secon<strong>di</strong> e infine, levando gli occhi al cielo, <strong>di</strong>sse: - Questo<br />
bambino sarà onorato da tutto il mondo. Per le sue mani passeranno sol<strong>di</strong> e<br />
sol<strong>di</strong>. Ma non possederà nulla. Mamma era tornata a casa orgogliosa. E ogni<br />
volta che riferiva alle amiche il responso <strong>di</strong> Fajella, aggiungeva: - Chissà, forse<br />
da grande Francesco andrà in America, così tutto il mondo lo conoscerà. Il suo<br />
sogno, però, sembrava destinato a naufragare. Grazio voleva che il figlio<br />
facesse il conta<strong>di</strong>no come lui. Cominciò a portarlo con sé nei campi quando era<br />
ancora un bambino. - Deve andare a scuola - protestava mamma Peppa. - La<br />
scuola non serve a niente - <strong>di</strong>ceva Grazio. - L'istruzione è necessaria per il suo<br />
avvenire - ribatteva mamma Peppa. - Ho già fatto l'esperienza con Michele -<br />
spiegava Grazio. –<br />
È andato a scuola quattro anni, e per quattro anni mi sono privato del suo<br />
aiuto nei campi. Non ha combinato niente. Non è stato promosso. Non voglio<br />
buttare via altri quattro anni. - Francesco è intelligente, riuscirà bene a scuola,<br />
non dobbiamo pregiu<strong>di</strong>care il suo futuro - supplicava mamma Peppa. - Sogna,<br />
sogna - <strong>di</strong>ceva Grazio con tono ironico. - Tu vai dai veggenti, e loro ti scaldano<br />
la testa con tante fantasie.<br />
26
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Noi siamo fortunati ad avere della terra, e sta in questa nostra terra l'avvenire<br />
dei figli.<br />
Io non sono mai andato a scuola, e tu pure non sai leggere né scrivere. Eppure<br />
siamo felici, abbiamo una bella fami glia. Francesco mi serve a casa, non a<br />
scuola. Grazio era cocciuto. Mamma Peppa lo sapeva e si era battuta con tutte<br />
le sue forze, aveva perfino litigato per strappare al marito il consenso <strong>di</strong><br />
mandare Francesco a scuola, ma senza riuscirci. Aveva pianto in silenzio, ma<br />
era stata costretta a cedere. Francesco era quin<strong>di</strong> destinato a restare<br />
analfabeta come i genitori. Aveva cominciato prestissimo ad andare nei: campi<br />
a pascolare le pecore. Partiva al mattino e tornava la sera. Svolgeva il suo<br />
compito con scrupolo, e Grazio ne era fiero. Di tanto in tanto, però, Grazio<br />
aveva dei rimorsi. Francesco era un bambino fine, sensibile, molto intelligente,<br />
che apprendeva con grande facilità tutto quello che gli veniva insegnato, e<br />
Grazio si domandava se, forse, non sarebbe stato opportuno mandarlo a<br />
scuola. Poi, un giorno, Francesco, verso i <strong>di</strong>eci anni, <strong>di</strong>sse a suo padre: - Papà,<br />
vorrei <strong>di</strong>ventare sacerdote. Erano nei campi, a Piana Romana, dove i Forgione<br />
possedevano la terra. Grazio rimase folgorato da quella frase. Non se la<br />
aspettava. - Chi ti ha suggerito una cosa del genere? - domandò.<br />
- Nessuno, l'ho pensato io - rispose Francesco con semplicità. Grazio era un<br />
buon cristiano. Ogni tanto gli scappava qualche improperio, ma se ne pentiva<br />
subito. La sua fede in Dio era semplice ma granitica. Avere un figlio sacerdote<br />
sarebbe stato un onore gran<strong>di</strong>ssimo per lui, una bene<strong>di</strong>zione del cielo ma<br />
anche un colpo <strong>di</strong> fortuna. Gli ecclesiastici, allora, erano molto rispettati e,<br />
nella mentalità della gente, soprattutto al Sud, considerati persone colte,<br />
ricche, che potevano vivere bene senza faticare. -<br />
Pensaci - <strong>di</strong>sse rivolto al figlio. - Pensaci bene, Francì, perché fare il sacerdote<br />
è una cosa molto importante. Aveva ripreso a zappare. Francesco era seduto lì<br />
vicino e osservava le pecore che ogni giorno conduceva al pascolo. "Forse ho<br />
sbagliato a non mandarlo a scuola" pensava Grazio. "Ha <strong>di</strong>eci anni ormai, e che<br />
cosa sa fare?<br />
Guardare le pecore. Cosa farà da grande? Zapperà la terra, rompendosi la<br />
schiena come faccio io. Forse ho proprio sbagliato a non mandarlo a scuola."<br />
Continuò a lavorare con rabbia. Dopo un po' si drizzò, guardò il figlio e gli<br />
<strong>di</strong>sse: - Francì, se mi prometti <strong>di</strong> impegnarti, io ti farò stu<strong>di</strong>are e ti farò<br />
<strong>di</strong>ventare monaco. Ma <strong>di</strong> quelli da Messa. - Ti prometto che stu<strong>di</strong>erò con<br />
<strong>di</strong>ligenza - rispose Francesco, felice. Quella sera<br />
Grazio aveva riferito alla moglie il colloquio avuto con Francesco. - Che ne<br />
pensi? - aveva domandato timoroso. - Francesco è molto buono. Forse il<br />
Signore vuole proprio farne un suo sacerdote - aveva risposto mamma Peppa.<br />
27
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Credo che avevi ragione <strong>di</strong> volerlo mandare a scuola. Ho sbagliato - ammise<br />
Grazio. Mamma Peppa aveva sorriso compiaciuta. Grazio non <strong>di</strong>ceva mai "ho<br />
sbagliato". Se aveva pronunciato quella frase, voleva <strong>di</strong>re che ci aveva pensato<br />
tutto il giorno. - Francesco ha solo <strong>di</strong>eci anni - <strong>di</strong>sse mamma Peppa. - Può<br />
recuperare il tempo perduto frequentando le lezioni private. - Ma occorrono<br />
sol<strong>di</strong>. - Possiamo vendere la mucca. - No, la mucca no.<br />
Comunque, qualcosa faremo. Se il Signore vuole mio figlio sacerdote, troverò il<br />
modo per farlo stu<strong>di</strong>are. Grazio era <strong>di</strong>sposto ad affrontare qualunque sacrificio.<br />
Si <strong>di</strong>ede da fare, cominciò col mandare Francesco a scuola da un artigiano,<br />
Mandato Saginario, che i paesani chiamavano "Pettenacanne" perché pettinava<br />
la canapa per ricavarne sacchi e teloni e, per mezza lira al mese, <strong>di</strong> sera<br />
insegnava a leggere e a scrivere ai figli dei suoi vicini. Dopo qualche mese lo<br />
affidò a Domenico Tizzani, un vero maestro.<br />
Francesco aveva superato bene l'impatto tar<strong>di</strong>vo con la scuola. Stu<strong>di</strong>ava con<br />
passione, come aveva promesso a suo padre. In un paio d'anni 'aveva<br />
assimilato il programma delle elementari. Ma per entrare in un convento<br />
doveva imparare anche il latino.<br />
Doveva perciò svolgere almeno il programma dei primi tre anni del ginnasio.<br />
Scuola impegnativa. A Pietrelcina c'era un bravo insegnante, il maestro Angelo<br />
Caccavo, ma costava parecchio. Grazio non mollò, si indebitò e partì per<br />
l'America con la speranza <strong>di</strong> guadagnare i sol<strong>di</strong> necessari, a pagare i debiti.<br />
6<br />
Mentre era seduto accanto alla madre nella cucina <strong>di</strong> casa, Francesco, quella<br />
mattina del 6 gennaio 1903, pensava anche al suo babbo lontano. E anche<br />
mamma Peppa pensava al suo Grazio. - Come sarebbe bello se il papà fosse<br />
qui con noi in questo giorno - <strong>di</strong>sse mamma Peppa. - Papà è stato meraviglioso<br />
con me. Quando penso a tutti i sacrifici che ha affrontato per farmi stu<strong>di</strong>are mi<br />
sento in colpa. Tutti i giorni lo penso e tutti i giorni prego per lui affinché il<br />
Signore lo aiuti a tornare presto a casa. -<br />
E per me preghi? - domandò mamma Peppa, quasi gelosa della parole<br />
affettuose che Francesco aveva avuto per suo padre. - Certo che prego sempre<br />
anche per te - rispose con dolcezza Francesco. - Ma tu sei qui, con me, con la<br />
famiglia, nel nostro paese, mentre il papà è tanto lontano e solo. - Adesso però<br />
anche tu andrai lontano, e io non potrò più averti vicino. Al pensiero mi sento<br />
morire - <strong>di</strong>sse mamma Peppa con voce rotta da un fremito <strong>di</strong> commozione.<br />
Abbracciò il figlio stringendolo forte. Dopo qualche attimo, domandò con un filo<br />
<strong>di</strong> voce: - Mi <strong>di</strong>menticherai? - Mamma - sussurrò Francesco frenando anche lui<br />
la commozione. - Tu sarai sempre nel mio cuore, nei miei pensieri. Mai potrò<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>menticarti. Ma io non vado lontano come il papà, e tu verrai a trovarmi. -<br />
Certo che verrò, tutte le volte che mi sarà permesso - affermò decisa mamma<br />
Peppa. - Morcone <strong>di</strong>sta da qui soltanto un'ora <strong>di</strong> treno. - Mi hanno detto che<br />
durante il primo anno, quello <strong>di</strong> noviziato, la Regola è severa. Non potrò venire<br />
più <strong>di</strong> due, tre volte a farti visita. Per me sarà un anno durissimo. Ma poi potrò<br />
vederti più spesso. E stai certo che tua mamma verrà. Non importeranno<br />
<strong>di</strong>stanze, <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> viaggi, <strong>di</strong>sagi <strong>di</strong> stagioni: verrò a trovare il mio<br />
bambinone. Lo strinse ancora forte al suo cuore. Poi aggiunse: - Ma adesso<br />
affrettati, altrimenti arriverai tar<strong>di</strong> in chiesa. La Messa è alle 7, e la campana è<br />
già suonata da un po'. - Vado, mamma - rispose Francesco. - Francì, non vieni<br />
a salutarmi? - La voce cristallina proveniva dalla stanza accanto alla cucina<br />
dove dormivano le sorelle. Era Felicita che invocava un saluto. - Francì, non<br />
vieni a salutare anche me? - E questa era Pellegrina. - Francì, io voglio un<br />
bacio - <strong>di</strong>sse infine Graziella, la più piccola. Francesco guardò la madre con il<br />
viso ra<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> felicità. Le sue sorelline erano il suo tesoro. Con loro amava<br />
giocare, soprattutto con Felicita, che gli assomigliava molto nel carattere e<br />
nella sensibilità.<br />
Erano già tutte e tre sveglie. Chissà da quanto tempo. Avevano certamente<br />
ascoltato quanto si erano detti lui e la madre, e ora lo reclamavano. Entrò nella<br />
stanza, si sedette sulla sponda del letto dove le sue sorelline dormivano tutte e<br />
tre insieme e <strong>di</strong>ede un bacio a ciascuna, accarezzando quei visini pieni <strong>di</strong> luce.<br />
- Dormite ancora un poco.<br />
Quando torno da Messa, ci saluteremo bene - <strong>di</strong>sse andandosene. Uscì dalla<br />
cucina e si avviò verso la chiesa parrocchiale che stava in cima al Rione<br />
Castello, nel punto più alto della collina rocciosa. Sulla stra<strong>di</strong>na selciata i suoi<br />
passi risuonavano nel silenzio Mattutino. Vide che da <strong>di</strong>versi punti del paese<br />
altra gente si <strong>di</strong>rigeva verso la chiesa.<br />
Alcuni si facevano luce con lampade da carrettiere. Il buio rendeva invisibili le<br />
persone. Si vedevano solo le luci in movimento e sembravano fantasmi nella<br />
notte. In chiesa Francesco si mise nel posto riservato ai chierichetti. Da alcuni<br />
anni faceva parte del "piccolo clero" e in genere nelle feste serviva la Messa.<br />
Ma anche quell'attività per lui era finita a Pietrelcina. Don Salvatore, il parroco,<br />
un uomo dotto, rigido, ma anche molto paterno, al momento della pre<strong>di</strong>ca<br />
volle ricordare che Francesco se ne andava dal paese e, dal pulpito, gli fece gli<br />
auguri per la sua nuova <strong>vita</strong> in convento. Al termine della Messa, molti paesani<br />
lo attesero fuori della chiesa per salutarlo. - Francì, quando sarai in convento<br />
ricordati <strong>di</strong> pregare anche per me. - Noi, Francì, siamo poveri, dobbiamo<br />
lavorare, e tu, che adesso hai tempo, prega anche al posto nostro. - Zia Daria<br />
non può venire a salutarti, ti manda un bacio e un bacio te lo dò anch'io. A<br />
Pietrelcina tutti lo conoscevano e gli volevano bene. Le donne lo in<strong>di</strong>cavano<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
come esempio ai loro figli. Le ragazze sue coetanee lo sognavano e si<br />
rammaricavano che andasse in convento, perché era il più bel ragazzo del<br />
paese. Francesco rispondeva ai saluti, ringraziava, ma aveva fretta. Il suo<br />
pensiero e il suo cuore erano a casa, dalla madre. Si affrettò a tornare. Giunto<br />
in vico Storto Valle vide <strong>di</strong>verse persone ferme sulla soglia <strong>di</strong> casa. Erano<br />
parenti e amici giunti per salutarlo. C'erano zio Pellegrino, zio Giannantonio,<br />
zia Pellegrina. I suoi amici Mercurio, Luigi e Francesco Orlando, Ubaldo<br />
Vecchiarino, compagni <strong>di</strong> giochi e <strong>di</strong> pascolo. - Quante giornate trascorse<br />
insieme. Quanti giochi. Quante <strong>di</strong>scussioni - pensava. Era felice che fossero<br />
venuti a salutarlo, ma la loro presenza rendeva più concreta la realtà del<br />
<strong>di</strong>stacco. Francesco sentiva il cuore battergli forte nel petto. Rispondeva ai<br />
saluti, stringeva mani, riceveva abbracci, ma con lo sguardo cercava sua<br />
madre. Entrò in cucina e la trovò vicino al camino, dove l'aveva lasciata. Aveva<br />
indossato i vestiti della festa. Sul capo si era messa uno scialle nero, segno <strong>di</strong><br />
lutto, e il suo viso era <strong>di</strong>ventato pallido. Capì che anche per lei, a mano a mano<br />
che si avvicinava il momento dell'ad<strong>di</strong>o, il dolore cresceva. Erano <strong>di</strong>versi giorni<br />
che si immaginava quel momento. E ogni volta il suo animo si riempiva <strong>di</strong> una<br />
tale angoscia da fargli prendere in considerazione la possibilità <strong>di</strong> non partire<br />
più. Aveva riflettuto tante volte sull'importanza del passo che stava per<br />
compiere. Sapeva che la vocazione religiosa era un grande dono <strong>di</strong> Dio, ma il<br />
pensiero <strong>di</strong> dover lasciare la madre e la famiglia <strong>di</strong>ventava per lui un ostacolo<br />
quasi insormontabile. Solo la preghiera e il continuo invocare l'aiuto del<br />
Signore gli davano un po' <strong>di</strong> conforto e un la forza per persistere nel suo<br />
proposito. La sua vocazione religiosa era maturata in modo singolare. Fin da<br />
quando era piccolo, in lui accadevano cose molto strane. Aveva come<br />
l'impressione <strong>di</strong> "vedere" esseri che non appartenevano a questo mondo, ma<br />
che si presentavano a lui come se vi appartenessero. Non era certo <strong>di</strong> "vederli<br />
realmente", con gli occhi del corpo. Non era neppure certo <strong>di</strong> vederli "da<br />
sveglio", anche se a volte si presentavano mentre si trovava nei campi, o<br />
mentre stu<strong>di</strong>ava in casa, o nell'intimità della sua cameretta. Ma aveva con loro<br />
una bellissima consuetu<strong>di</strong>ne affettiva, come fossero degli amici carissimi.<br />
"Vedeva", o gli "pareva <strong>di</strong> vedere", l'Angelo custode, la Madonna, Gesù, San<br />
Giuseppe, San Francesco d'Assisi.<br />
Aveva, comunque, la certezza <strong>di</strong> conversare con loro, comunicava loro i suoi<br />
piccoli problemi e ne riceveva informazioni e consigli. Non aveva mai<br />
accennato a nessuno <strong>di</strong> queste esperienze. Neppure al parroco. Riteneva<br />
fossero cose personali da non andare a <strong>di</strong>re in giro. Pensava ad<strong>di</strong>rittura che<br />
anche gli altri avessero più o meno le stesse visioni. Con quegli amici invisibili''<br />
parlava della sua esistenza, delle cose che accadevano, del mondo, <strong>di</strong> quel che<br />
avrebbe voluto fare da grande. E furono loro a fargli intuire la grandezza e<br />
l'importanza <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care la <strong>vita</strong> a Dio. Il primo desiderio <strong>di</strong> voler <strong>di</strong>ventare<br />
30
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sacerdote lo aveva avuto intorno ai <strong>di</strong>eci anni. Era ancora un ragazzino. Non<br />
aveva idee precise sulla <strong>vita</strong> e sul mondo. La sua conoscenza della religione<br />
era legata e ciò che gli avevano spiegato sua madre e il parroco. Ma aveva già<br />
una solida consuetu<strong>di</strong>ne con la preghiera. In casa Forgione, tutte le sere, prima<br />
<strong>di</strong> andare a letto, si recitava il rosario. Ed erano stati proprio quei misteriosi<br />
personaggi che spesso venivano a trovarlo a fargli capire che, se voleva, da<br />
grande sarebbe potuto <strong>di</strong>ventare sacerdote per de<strong>di</strong>care tutta la sua esistenza<br />
a Dio e alla salvezza spirituale degli altri uomini attraverso la preghiera. A poco<br />
a poco, gli "amici invisibili" gli avevano fatto intendere quanto poteva essere<br />
importante quella scelta. Importante per la sua famiglia, per gli amici, per<br />
tutte le persone che conosceva. Anche per tutto il mondo. - Ogni essere umano<br />
ha un proprio fine da realizzare con la sua esistenza su questa terra - gli<br />
spiegavano gli "amici invisibili". - E ogni esistenza è infinitamente preziosa a<br />
Dio. Tu puoi <strong>di</strong>ventare un bravo conta<strong>di</strong>no, infaticabile lavoratore della terra<br />
come tuo padre. Ti sposerai, avrai dei figli e lavorerai ogni giorno per<br />
provvedere al loro avvenire. "Ma puoi scegliere un ideale più grande, essere<br />
utile a tutti gli uomini, amare il mondo, aiutare tutti, salvare." Gesù stesso gli<br />
aveva fatto balenare nella mente l'idea <strong>di</strong> quella missione. Era accaduto<br />
quando Francesco non aveva ancora compiuto i cinque anni. E lui, bambino, se<br />
ne era entusiasmato. Con il passare del tempo, il progetto era <strong>di</strong>ventato più<br />
chiaro e concreto, mentre Gesù continuava a prospettarglielo con dettagli<br />
sempre più precisi. Adesso, con il <strong>di</strong>stacco dalla famiglia e l'entrata in<br />
convento, era arrivato il momento <strong>di</strong> iniziare a realizzare in pieno quel<br />
progetto. Ma Francesco si era accorto che tutto questo comportava sacrifici<br />
pesanti, e si era spaventato. Si sentiva perciò combattuto tra il desiderio <strong>di</strong><br />
seguire quanto Gesù gli prospettava e la rinuncia, che gli avrebbe permesso <strong>di</strong><br />
restare tra le persone del suo piccolo mondo che tanto amava. Nelle settimane<br />
precedenti, riflettendo sull'imminente <strong>di</strong>stacco dalla famiglia, aveva sentito<br />
vacillare paurosamente i suoi ideali. Non se la sentiva <strong>di</strong> lasciare i suoi cari, e<br />
stava quasi per decidere <strong>di</strong> non partire più. Ma ecco che i suoi amici invisibili"<br />
erano arrivati in forza per rincuorarlo. Sempre in quella specie <strong>di</strong> dormiveglia o<br />
sogno tipico delle esperienze spirituali che ogni tanto faceva, all'improvviso<br />
aveva visto al suo fianco un uomo maestoso e <strong>di</strong> rara bellezza, splendente<br />
come il sole, che gli aveva detto: - Vieni con me, perché ti conviene<br />
combattere da valoroso guerriero. Era stato portato in una spaziosissima<br />
campagna, e lì aveva visto schierati, su fronti <strong>di</strong>versi, due eserciti. Da una<br />
parte, uomini dal viso bellissimo, ricoperti <strong>di</strong> vesti, can<strong>di</strong>de come la neve;<br />
dall'altra uomini <strong>di</strong> aspetto orrido, vestiti <strong>di</strong> nero, simili a ombre oscure. Lui era<br />
stato spinto in mezzo a quei due gruppi, e un uomo <strong>di</strong> smisurata altezza, un<br />
gigante, dal viso orrendo, gli era venuto incontro minaccioso. Il personaggio<br />
splendente lo aveva esortato a battersi contro quel mostro. Francesco si era<br />
schermito, terrorizzato. - Vana è ogni tua resistenza - gli aveva detto il<br />
31
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
personaggio luminoso. - Tu devi combattere con questo guerriero. Fatti<br />
coraggio: gettati nella lotta con coraggio e io ti starò vicino. Ti aiuterò e non<br />
permetterò che ti faccia del male. Francesco allora aveva accettato lo scontro,<br />
che era risultato terribile. Tuttavia, con l'aiuto del personaggio luminoso era<br />
riuscito a vincere, e l'orrido gigante era stato costretto a scappare insieme a<br />
tutti gli altri uomini vestiti <strong>di</strong> nero, mentre gli uomini dalle vesti can<strong>di</strong>de<br />
applau<strong>di</strong>vano e si congratulavano. Il personaggio luminoso, a quel punto,<br />
aveva posto sulla testa <strong>di</strong> Francesco una corona d'oro, <strong>di</strong> rarissima bellezza,<br />
ma subito l'aveva ritirata <strong>di</strong>cendo: - Questo mostro tornerà sempre all'assalto,<br />
e se tu saprai continuare a lottare contro <strong>di</strong> lui, riserverò per te una corona<br />
ancora più preziosa e splendente <strong>di</strong> questa. Combatti da valoroso e non<br />
dubitare del mio aiuto. Non aver paura del suo aspetto e della sua cattiveria.<br />
Io ti sarò vicino e ti aiuterò sempre, affinché tu riesca a sconfiggerlo.<br />
Francesco aveva intuito che, con quella visione, gli amici misteriosi avevano<br />
voluto fargli "vedere" come sarebbe stata la sua esistenza. Egli era chiamato a<br />
combattere contro il "gigante orrido" e il suo esercito. La lotta sarebbe stata<br />
feroce e sarebbe durata per tutta la sua <strong>vita</strong>, ma, alla fine, aiutato dal<br />
"personaggio luminoso", avrebbe vinto ricevendo una ricompensa <strong>di</strong> valore<br />
inimmaginabile. Quella visione gli aveva dato forza e fiducia. Aveva scacciato<br />
le preoccupazioni e i dubbi. - Signore, rinnovo la mia promessa <strong>di</strong> donarti la<br />
mia <strong>vita</strong>, <strong>di</strong> voler vivere e morire per te - aveva pregato con ardore. Aveva<br />
ripreso a pensare all'avvenire con entusiasmo. Ma ora che il momento della<br />
partenza era giunto, si sentiva <strong>di</strong> nuovo debole, insicuro, incerto. E la paura e<br />
l'angoscia continuavano a crescere. I dubbi si erano fatti sentire, fortissimi,<br />
anche nel corso <strong>di</strong> quell'ultima notte trascorsa a casa. Non era riuscito, infatti,<br />
a chiudere occhio. A un certo punto, però, erano arrivati Gesù e sua madre, la<br />
Vergine Santissima, e si erano intrattenuti a lungo con lui per confortarlo. Gesù<br />
gli aveva messo una mano sul capo per infondergli forza.<br />
In quel momento aveva provato una gioia gran<strong>di</strong>ssima e aveva sentito dentro<br />
<strong>di</strong> sé un'energia potente che gli avrebbe permesso anche <strong>di</strong> morire per i suoi<br />
ideali. Ma anche quell'energia, ora, se n'era andata. Francesco aveva una gran<br />
voglia <strong>di</strong> mettersi a piangere. Era abbattuto e <strong>di</strong>sperato. Guardava sua madre,<br />
le sorelle, gli amici. Sentiva che gli appartenevano, e <strong>di</strong> appartenere a loro.<br />
Sentiva il fascino delle como<strong>di</strong>tà, della <strong>vita</strong> tranquilla, che stava per<br />
abbandonare. Sentiva come non mai <strong>di</strong> amare la sua casa, i campi, Pietrelcina.<br />
Sentiva che amava la bellezza, che gli piacevano le ragazze con quei loro occhi<br />
sfavillanti e le bocche sorridenti. Quando le sue coetanee lo guardavano<br />
estasiate, gli sorridevano, gli facevano i complimenti, provava una gioia<br />
gran<strong>di</strong>ssima. E sapeva che quelle sensazioni erano cose buone, cui il suo<br />
animo, il suo cuore, il suo corpo tendevano istintivamente con forza<br />
indomabile. Non c'era niente <strong>di</strong> male nell'amare le bellezze create da Dio e<br />
32
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
date da Dio agli uomini. Erano la <strong>vita</strong>, e lui voleva vivere. - Francì, e me non<br />
mi saluti? - Era la voce tenera, cristallina, <strong>di</strong> Virginia, una sua coetanea che<br />
abitava vicino e che quando parlava aveva sempre il viso luminoso, come se<br />
avesse il sole sotto la pelle. Quante volte aveva sentito quella voce! Quando<br />
tornava da scuola ed era a casa da solo, poiché la madre lavorava nei campi,<br />
Virgina era sempre là sull'uscio della sua abitazione, pronta a salutarlo con<br />
quella sua voce piena <strong>di</strong> musica. - Buongiorno Francì. - Buongiorno Virginia.<br />
Entrava in casa, posava i libri, scendeva a prendere una bracciata <strong>di</strong> rami<br />
secchi, e Virginia: - Francì, oggi che ti mangi? - La mamma mi ha lasciato da<br />
cucinare delle zucchine, domani patate cotte sotto la cenere. - Buon appetito,<br />
Francì.<br />
Grazie, Virgì. Dialoghi semplici, fatti <strong>di</strong> affetto sincero, saluti cor<strong>di</strong>ali. E Virginia<br />
era venuta a salutarlo, commossa. Quante cose belle e care che non ci<br />
sarebbero state più nella sua <strong>vita</strong>. Ma nello stesso tempo Francesco pensava<br />
all'altra realtà, quella in<strong>di</strong>cata dai suoi "amici invisibili". Una realtà fatta <strong>di</strong><br />
rinunce, <strong>di</strong> sacrifici, <strong>di</strong> sofferenze che faticava ancora a capire, ma che gli<br />
veniva presentata come un ideale altissimo.<br />
Francesco si <strong>di</strong>batteva in questi pensieri. Passava dalla cucina alla camera<br />
dove dormivano le sorelle, usciva nella via, stringeva le mani dei parenti, dei<br />
vicini <strong>di</strong> casa che erano venuti a fargli festa, tornava in cucina a guardare sua<br />
madre. Tutti sorridevano, e lui aveva il cuore in subbuglio, come non gli era<br />
mai accaduto.<br />
7<br />
In fondo a vico Storto Valle, Francesco vide sbucare il maestro Angelo Caccavo<br />
e Don Nicola Caruso, due insegnanti che in quegli anni lo avevano preparato<br />
per l'ingresso nel noviziato dei Cappuccini. Erano loro che lo avrebbero<br />
accompagnato a Morcone.<br />
"È giunto il momento" <strong>di</strong>sse fra sé Francesco. - Sei pronto? - gli domandò<br />
sorridendo il maestro Caccavo. Trentaquattro anni, era un bell'uomo,<br />
dall'aspetto molto <strong>di</strong>stinto e curato, con un paio <strong>di</strong> lunghi baffi arricciati<br />
all'insù. - Sono pronto - rispose Francesco.<br />
Con i due insegnanti c'erano altri due ragazzi <strong>di</strong> Pietrelcina, Vincenzo Masone e<br />
Antonio Bona<strong>vita</strong>, che avevano fatto la sua stessa scelta. Ognuno portava una<br />
valigia <strong>di</strong> cartone con il proprio corredo. Francesco sudava. Il colletto della<br />
camicia era troppo stretto. Voleva sbottonarselo, ma poi pensò che "quel"<br />
caldo non sarebbe passato comunque. - Su, vai a salutare la tua mamma - gli<br />
<strong>di</strong>sse Don Nicola. Francesco rientrò in cucina. Sull'uscio incontrò Felicita. -<br />
33
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Allora vai, Francì - <strong>di</strong>sse la ragazza guardandolo con gli occhi rossi. - Sì, vado,<br />
piccola mia - rispose stringendola forte.<br />
Mamma Peppa era in pie<strong>di</strong> e lo attendeva. Aveva sentito l'arrivo del maestro<br />
Caccavo e <strong>di</strong> Don Nicola e aveva capito che l'ora era giunta. Francesco andò ad<br />
abbracciarla, e mamma Peppa cominciò a piangere, ma anche lei si fece subito<br />
coraggio e ricacciò le lacrime. Per alcuni attimi accarezzò dolcemente i capelli<br />
al figlio, poi, tenendolo<br />
stretto a sé, si avviò verso la porta. - Mamma Peppa, siamo venuti a rubarle il<br />
figlio - <strong>di</strong>sse il maestro Caccavo. - Questa è la volontà del Signore e sia fatta -<br />
rispose lei. -<br />
Dio bene<strong>di</strong>ce le famiglie che offrono un figlio alla Chiesa -aggiunse Don Nicola<br />
Caruso. - Dio ha dato, Dio prende - <strong>di</strong>sse mamma Peppa. - Noi dobbiamo fare<br />
la sua volontà Sorrideva, ma lacrime silenziose le scendevano sulle gote. - Be’,<br />
ora dobbiamo proprio andare - <strong>di</strong>sse il maestro Caccavo. - Rischiamo <strong>di</strong> fare<br />
tar<strong>di</strong>. Il treno passa ma non aspetta. La comitiva inizio a scendere lungo la<br />
stra<strong>di</strong>na in mezzo alle case. Francesco si girò e abbracciò la madre. Questa<br />
volta era davvero l'ultimo abbraccio. Sentì che lei lo stringeva forte, <strong>di</strong>sperata.<br />
Provò un dolore così acuto che gli mancò il fiato. Poi la madre volle regalargli il<br />
rosario che da anni usava tutti i giorni per pregare. - Ci terrà uniti - <strong>di</strong>sse e<br />
scoppiò in un pianto <strong>di</strong>rotto. Si girò per rientrare in casa, e un grido straziante<br />
le uscì dalle labbra: - Figlio mio, mi sento squarcià'u core - e stramazzò per<br />
terra svenuta. Ma fu un attimo. Si riebbe subito e si rialzò con decisione. -<br />
Figlio mio - <strong>di</strong>sse - in questo momento non pensare al dolore <strong>di</strong> tua madre.<br />
San Francesco ti chiama e tu devi andare. - Lo strinse ancora una volta al<br />
cuore e rientrò in casa accompagnata delle figlie. Francesco era come<br />
impietrito. Lo svenimento <strong>di</strong> sua madre gli aveva gelato il cuore. Era rimasto lì,<br />
in mezzo alla strada, incapace <strong>di</strong> muoversi. Il dolore che provava era così<br />
estremo che gli impe<strong>di</strong>va perfino <strong>di</strong> piangere. - An<strong>di</strong>amo, Francesco! - gli gridò<br />
il maestro Caccavo. Il giovane raggiunse la comitiva, che prese a camminare<br />
spe<strong>di</strong>tamente. La stazione <strong>di</strong>stava un paio <strong>di</strong> chilometri dal Rione Castello.<br />
Bisognava scendere nella parte bassa del paese, passare <strong>di</strong> fianco alla chiesa<br />
dell'Annunziata e portarsi sul versante opposto dell'abitato. Francesco<br />
camminava guardandosi intorno, quasi a voler imprimere nei propri occhi le<br />
immagini dei luoghi che tanto amava. Ogni angolo gli ricordava qualche<br />
episo<strong>di</strong>o, qualche emozione. Era sempre vissuto in perfetta sintonia con quei<br />
posti e con la gente che li abitava. La comitiva giunse alla stazione con un<br />
buon anticipo sull'arrivo del treno. Il maestro Caccavo fece i biglietti per tutti.<br />
At-tesero vicino al binario e quando giunse il treno salirono. Il viaggio sarebbe<br />
durato circa un'ora. Francesco prese posto accanto al finestrino. Gli altri due<br />
ragazzi si misero vicino a lui, mentre Don Nicola e il maestro Caccavo si<br />
34
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sedettero in fondo alla scompartimento, per lasciare i ragazzi soli in modo che<br />
potessero conversare liberamente fra loro. Nonostante un viaggio in treno<br />
fosse, per quei tempi, una grande novità, sembrava non offrire alcun motivo <strong>di</strong><br />
interesse a quei tre giovani. Se ne stavano zitti e tristi al loro posto. Francesco<br />
ricordò un altro viaggio in treno, due anni prima, con il maestro Caccavo e<br />
alcuni compagni <strong>di</strong> scuola, per andare in pellegrinaggio al Santuario della<br />
Madonna <strong>di</strong> Pompei. Si era svolto in un'atmosfera <strong>di</strong> irrefrenabile allegria. Lui e<br />
i compagni, eccitati dalla novità, continuavano a parlare a voce alta,<br />
meravigliandosi <strong>di</strong> ogni cosa, tanto che il maestro era stato costretto a<br />
intervenire per richiamarli alla moderazione. Ora, invece, nessuno fiatava,<br />
niente eccitava la loro meraviglia. Ciascuno era alle prese con le proprie<br />
preoccupazioni. Francesco guardava fisso fuori dal finestrino. Fingeva <strong>di</strong> essere<br />
interessato al paesaggio. In realtà cercava <strong>di</strong> non lasciar vedere che aveva gli<br />
occhi gonfi e una gran voglia <strong>di</strong> mettersi a piangere. Solo i visi <strong>di</strong> Don Nicola e<br />
del maestro Caccavo sprizzavano sod<strong>di</strong>sfazione e orgoglio. Dal fondo dello<br />
scompartimento, guardavano i tre ragazzi ricordando che era soprattutto<br />
merito loro se quei giovani potevano avviarsi alla carriera ecclesiastica.<br />
Caccavo aveva insegnato le materie letterarie e il latino, Don Nicola la<br />
matematica. I ragazzi ci avevano messo buona volontà, ma il successo era<br />
anche degli insegnanti, e loro due sapevano <strong>di</strong> aver acquistato ancor più<br />
cre<strong>di</strong>to in paese, sia presso la gente che presso le autorità civili ed<br />
ecclesiastiche. Don Nicola guardava con orgoglio particolare Francesco<br />
Forgione. Lo conosceva bene. Aveva constatato con quale grinta si era messo a<br />
stu<strong>di</strong>are riuscendo, in soli cinque anni, a svolgere il programma delle classi<br />
elementari e anche buona parte <strong>di</strong> quello dei primi tre anni <strong>di</strong> ginnasio. Lo<br />
riteneva un ragazzo giu<strong>di</strong>zioso, controllato, gentile. E pensava che sarebbe<br />
potuto <strong>di</strong>ventare anche lui, da grande, un bravo insegnante. "Forse tra <strong>di</strong>eci,<br />
quin<strong>di</strong>ci anni sarà un professore <strong>di</strong> teologia o<strong>di</strong> filosofia" <strong>di</strong>ceva mentalmente<br />
fra sé Don Nicola, e il pensiero lo faceva sorridere <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. "Magari ci<br />
incontreremo" continuò a pensare "e gli <strong>di</strong>rò: ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> me? Ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
quando venivi a casa mia a lezione <strong>di</strong> matematica? Quanta strada hai fatto."<br />
Anche il maestro Caccavo si soffermava a pensare soprattutto a Francesco, per<br />
il quale aveva una pre<strong>di</strong>lezione, anche se non voleva ammetterlo. Lo stimava e<br />
lo apprezzava per la volontà <strong>di</strong>mostrata in quegli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, per il carattere<br />
estroverso e sincero, e anche per quel pizzico <strong>di</strong> spavalderia, <strong>di</strong> ingenuità, che<br />
lo rendeva tanto simpatico.<br />
Ma aveva delle riserve sulla sua vocazione. Se fosse <strong>di</strong>peso da lui, gli avrebbe<br />
sconsigliato la scelta del convento. - Come passa il tempo! - <strong>di</strong>sse il maestro,<br />
che aveva voglia <strong>di</strong> chiacchierare, rivolgendosi al suo compagno <strong>di</strong> viaggio. - Mi<br />
sembra <strong>di</strong> avere incominciato a insegnare a questi ragazzi appena qualche<br />
settimana fa, e invece sono passati tre anni. - Anche per me il tempo scorre<br />
35
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
via veloce - rispose Don Nicola. - D'altra parte, questa è la <strong>vita</strong>. Non siamo<br />
fatti per questo mondo. Si cresce, si invecchia e si muore. - Che ne pensa <strong>di</strong><br />
questi ragazzi? - domandò Caccavo. - Sono bravi - rispose Don Nicola con un<br />
tono <strong>di</strong> voce che palesava la sua sod<strong>di</strong>sfazione. -<br />
Hanno buone qualità. Li trovo ragazzi maturi per la loro età. Credo che<br />
<strong>di</strong>venteranno dei bravi religiosi. Francesco, in particolare - aggiunse dopo una<br />
breve pausa. -<br />
Proviene da un'ottima famiglia e, come lei stesso avrà constatato, in questi<br />
anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si è impegnato con una volontà ammirevole. Farà certamente<br />
una buona riuscita. - Lo stimo molto anch'io e gli voglio anche bene, eppure ho<br />
delle riserve sulla sua buona riuscita. - Che genere <strong>di</strong> riserve? - È troppo<br />
vivace, troppo affettuoso, troppo ricco <strong>di</strong> sensibilità. Non so come farà a vivere<br />
chiuso in un convento. - I conventi non sono mica delle prigioni - obiettò Don<br />
Nicola con una punta <strong>di</strong> polemica.<br />
- E non sono neppure fatti per le persone insensibili o frigide. Francesco,<br />
proprio perché è vivace e ricco <strong>di</strong> sensibilità e affettività straor<strong>di</strong>narie,<br />
<strong>di</strong>venterà un bravissimo sacerdote, e sarà tanto utile alla gente che avrà<br />
bisogno <strong>di</strong> lui. - Quando lo guardo, non riesco a <strong>di</strong>menticare lo scandalo in cui<br />
è stato coinvolto lo scorso novembre - <strong>di</strong>sse Caccavo <strong>di</strong>ventando molto serio. -<br />
Quell'episo<strong>di</strong>o mi ha molto colpito e mi ha fatto riflettere. Se fosse <strong>di</strong>peso da<br />
me, avrei atteso almeno ancora un anno prima <strong>di</strong> mandare Francesco in<br />
convento. Ci sarebbe stato il tempo per valutare bene la soli<strong>di</strong>tà della sua<br />
vocazione. - Capisco, capisco a quale episo<strong>di</strong>o si riferisce - rispose Don Caruso.<br />
- Ma è stata tutta una montatura. Ci sono state troppe chiacchiere su quel<br />
fatto. Per la verità, in quel periodo ero a Benevento per ragioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e non<br />
l'ho seguito bene. Ma ne ho sentito parlare tanto e ne ho <strong>di</strong>scusso anche con il<br />
parroco. Mi hanno detto che si era trattato <strong>di</strong> un equivoco e che alla fine si è<br />
chiarito tutto. Francesco è stato soltanto vittima <strong>di</strong> una calunnia, e mi pare che<br />
il colpevole abbia poi confessato. - Sì, alla fine si è arrivati a questa<br />
conclusione, che però non mi ha convinto affatto. - Perché? - Si è voluto<br />
trovare un colpevole a tutti i costi e in fretta. E <strong>di</strong> quella presunta confessione<br />
non si sa niente. - Come sarebbe che non si sa niente? - Dobbiamo ritenere<br />
che sia avvenuta perché lo ha affermato il sacerdote incaricato dal parroco <strong>di</strong><br />
condurre un'inchiesta. Il ragazzo in questione non ha confessato in pubblico. -<br />
E che <strong>di</strong>fferenza fa? Vorrebbe dubitare della serietà <strong>di</strong> quel sacerdote? Quali<br />
ragioni avrebbe avuto per inventarsi una cosa del genere? - Nessuna, per<br />
carità. - E poi, in definitiva, che cosa aveva combinato Francesco' <strong>di</strong> tanto<br />
grave per suscitare tutto quel cancan? Mi <strong>di</strong>ca lei, che ha seguito il caso, se<br />
valeva la pena <strong>di</strong> montare un simile scandalo per qualche pettegolezzo. - Di<br />
preciso non si sa che cosa sia realmente accaduto. Ma i fatti riferiti erano gravi,<br />
36
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
anzi gravissimi, date le circostanze. - Riferiti da chi? - Certo, ha ragione, la<br />
fonte era una lettera anonima inviata al parroco, in cui si <strong>di</strong>ceva che Francesco<br />
faceva l'amore con una sua coetanea, <strong>di</strong> nome Elena. Ma in quella lettera era<br />
citato un fatto ben preciso, e cioè che Francesco, qualche giorno prima, era<br />
stato visto uscire <strong>di</strong> mattina presto, verso le cinque e mezzo, dalla casa <strong>di</strong><br />
Elena, che abita nei pressi della chiesa parrocchiale. E la lettera <strong>di</strong>ceva ancora<br />
che Elena aveva più volte confidato ad alcune sue amiche <strong>di</strong> essere innamorata<br />
<strong>di</strong> Francesco Forgione. Le due circostanze, risultate vere, hanno indotto il<br />
parroco a dare cre<strong>di</strong>to alla lettera. Per questo si è tanto arrabbiato. Si è sentito<br />
tra<strong>di</strong>to e preso in giro. Stava dandosi da fare per preparare i documenti<br />
necessari per l'entrata in noviziato <strong>di</strong> Francesco, e quel birbante si comportava<br />
in modo scandaloso. "Che poteva fare il parroco?. Secondo me, ha fatto bene a<br />
convocare il consiglio parrocchiale e dare or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> allontanare<br />
imme<strong>di</strong>atamente Francesco dal piccolo clero impedendogli <strong>di</strong> servire nelle<br />
funzioni religiose, e inoltre a sospendere la richiesta dei documenti per<br />
l'entrata in noviziato. Era talmente arrabbiato che non ha neppure voluto<br />
parlare con Francesco. Insomma, il caso era davvero grave e aveva suscitato<br />
un putiferio." - E Francesco? Cosa <strong>di</strong>ceva? Be', lui si è sempre <strong>di</strong>chiarato<br />
innocente. Anch'io mi sono sentito tra<strong>di</strong>to e preso in giro. Perché anch'io avevo<br />
compromesso il mio nome nel sostenere la sua vocazione. Per questo me la<br />
sono presa con lui e, a scuola, gliene ho dette <strong>di</strong> tutti i colori. - Insomma,<br />
avete infierito tutti contro <strong>di</strong> lui e poi è risultato innocente, poverino. -<br />
Innocente? Non so quanto! - Che vorrebbe <strong>di</strong>re? - Non ha potuto negare i fatti.<br />
Gli ho domandato: "Eri in casa <strong>di</strong> Elena quella mattina?". E lui: "Sì, è vero, mi<br />
trovavo là. Ero andato a Messa, ma ero arrivato troppo presto e la chiesa era<br />
chiusa. Faceva molto freddo, e il padre <strong>di</strong> Elena mi ha in<strong>vita</strong>to a entrare in casa<br />
per ripararmi dal freddo. Vi sono rimasto un quarto d'ora, finché il sacrestano<br />
ha aperto la chiesa". "Hai visto Elena?" ho insistito.<br />
"Certo che l'ho vista" ha ammesso. "Era lì, con le altre sorelle. Voleva<br />
prepararmi il caffè o darmi del latte caldo, ma non ho voluto niente." "E tu sei<br />
innamorato <strong>di</strong> Elena?" È <strong>di</strong>ventato rosso. Non rispondeva. Poiché insistevo, alla<br />
fine ha detto: "La conosco da quando era piccola. La conosco come altre<br />
ragazze della mia età. È brava, carina, sempre gentile". Poi si è chiuso in un<br />
imbarazzante silenzio. - Perché <strong>di</strong>ce imbarazzante? Non ha voluto continuare a<br />
rispondere a domande così strampalate.<br />
Perché non credere alla sua versione dei fatti, così come lui ha detto? - Proprio<br />
perché Francesco frequentava da tempo quella casa, interessato alla ragazza. -<br />
Questo lo deduce lei. - La ragazza non ha mai fatto mistero della propria<br />
infatuazione per Francesco. - E che significa? Dimostra forse che Francesco si è<br />
comportato male? È un bel ragazzo, è naturale che le sue coetanee lo trovino<br />
interessante. Comunque, la condotta <strong>di</strong> Francesco è sempre stata<br />
37
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
irreprensibile, lo sanno tutti a Pietrelcina. - Lei <strong>di</strong>rà che io sono un po'<br />
prevenuto su Francesco, e forse è vero. Ma è perché sono stato scottato. Una<br />
vicenda simile a quella accaduta a novembre si era già verificata un anno<br />
prima, durante le mie lezioni. Sono stato proprio io a trovare in una tasca <strong>di</strong><br />
Francesco i bigliettini con le <strong>di</strong>chiarazioni amorose scritte per lui da una<br />
ragazza della stessa scuola. Poi lei ha detto che si trattava <strong>di</strong> uno scherzo, ma<br />
io sono certo che anche allora la cosa era piuttosto seria. "Vede, caro<br />
Reverendo, Francesco ha il torto <strong>di</strong> essere, forse, ingenuo, superficiale in<br />
queste vicende. Di scherzare con il fuoco. È un bel ragazzo, aperto, espansivo,<br />
e, come ha detto lei, fa colpo sulle ragazze. E lui, invece <strong>di</strong> capire il pericolo e<br />
prevenirlo, come dovrebbe fare una persona prudente, una persona che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
avere altri ideali nella <strong>vita</strong>, si mostra curioso, accetta il <strong>di</strong>alogo, ci scherza, se<br />
la ride, in un certo senso sta al gioco. Alla fine, chi scherza con il fuoco si<br />
brucia. Vede, io stimo molto Francesco ma non sono affatto sicuro della sua<br />
vocazione." - Lei esagera. Francesco ha quin<strong>di</strong>ci anni e mezzo. Lo scorso anno<br />
ne aveva poco più <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci. Non si può pretendere che a quell'età uno<br />
ragioni come una persona adulta. Francesco è espansivo, affettuoso, e forse<br />
anche un po' ingenuo.<br />
Ma sono doti che depongono a favore della sua schiettezza, della sua<br />
genuinità.<br />
Comunque, se non sbaglio, per quanto riguarda la vicenda del novembre<br />
scorso, alla fine si é chiarito tutto. Si è trattato <strong>di</strong> una calunnia. Il colpevole ha<br />
confessato. Anche il parroco ha chiesto scusa a Francesco per aver dubitato <strong>di</strong><br />
lui. Bisogna dare tempo al tempo. Questo ragazzo avrà modo <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong><br />
conoscersi meglio e <strong>di</strong> conoscere la malizia del mondo. Io sono convinto che<br />
<strong>di</strong>venterà un bravo sacerdote, un ottimo religioso. - Speriamo, me lo auguro. -<br />
La Chiesa ha bisogno <strong>di</strong> elementi nuovi, <strong>di</strong> giovani aperti, pronti a capire le<br />
nuove tendenze e valorizzare ciò che <strong>di</strong> buono contengono. Siamo nel<br />
ventesimo secolo, caro maestro Caccavo. Il mondo sta cambiando, e anche la<br />
Chiesa deve cambiare. Non nei suoi dogmi, nelle sue verità sacrosante, non mi<br />
fraintenda, ma nel comportamento, nella mentalità. Solo le nuove generazioni<br />
sono in grado <strong>di</strong> fare questo. Noi, caro maestro, ormai siamo vecchi. La nostra<br />
mentalità è legata a schemi sorpassati. Dobbiamo fidarci dei giovani e aiutarli a<br />
crescere con la ricchezza che Dio ha messo nel loro cuore. - Invi<strong>di</strong>o il suo<br />
ottimismo e la sua fiducia - <strong>di</strong>sse il maestro Caccavo sorridendo ironicamente.<br />
- Ma non li posso con<strong>di</strong>videre. Io credo che, proprio perché molte cose stanno<br />
cambiando, la Chiesa, depositaria della verità <strong>di</strong> Cristo, debba essere molto<br />
severa con se stessa e con chi milita nelle sue file. Altrimenti saremo travolti<br />
delle nuove idee impregnate <strong>di</strong> lassismo e <strong>di</strong> confusione. Don Nicola Caruso si<br />
rese conto che la conversazione stava degenerando. Dalle piccole vicende<br />
private <strong>di</strong> Francesco si era allargata a temi vasti, che riguardavano la società e<br />
38
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
la Chiesa in generale, e aveva assunto un tono un po' astioso <strong>di</strong> inutile<br />
polemica. Caccavo metteva in evidenza e <strong>di</strong>fendeva le sue idee <strong>di</strong> cristiano<br />
borghese, attento alle formalità, un atteggiamento psicologico che a lui non<br />
piaceva. Decise <strong>di</strong> lasciar cadere il <strong>di</strong>scorso. Abbandonò la testa sullo schienale<br />
del se<strong>di</strong>le e socchiuse gli occhi, fingendo <strong>di</strong> essere stanco e <strong>di</strong> volersi<br />
appisolare un po'.<br />
Continuò a pensare a Francesco. Era rimasto amareggiato nel sentire in<br />
Caccavo tanta <strong>di</strong>ffidenza. Tutte le persone che a Pietrelcina gli avevano<br />
parlato <strong>di</strong> quel ragazzo si erano sempre espresse con la massima ammirazione.<br />
Era la prima volta che ascoltava delle critiche, delle riserve. Ricordava il primo<br />
incontro, quando Francesco era venuto a casa sua accompagnato dalla<br />
mamma. - Don Nicola - aveva detto la signora con tanta soavità - mio figlio<br />
vuole andare in convento e ha bisogno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are. Angelo Caccavo gli dà<br />
lezioni <strong>di</strong>latino e <strong>di</strong> italiano, mi hanno detto che lei potrebbe insegnargli la<br />
matematica. Don Nicola era rimasto colpito dalla semplicità della donna e<br />
dall'aspetto limpido del ragazzo, figlio <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni ma così compito e <strong>di</strong>stinto. Il<br />
suo sguardo pulito, il sorriso schietto, la calma interiore palesavano un animo<br />
eletto. Don Nicola non aveva tempo libero in quel periodo, ma aveva accettato<br />
ugualmente l'incarico perché non era riuscito a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no. Poi era entrato in<br />
confidenza con Francesco. Insegnava, ma non <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> essere un<br />
sacerdote e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> avere le responsabilità <strong>di</strong> un "pastore <strong>di</strong> anime" nei<br />
confronti dei ragazzi che avvicinava. Di tanto in tanto Francesco gli chiedeva<br />
dei consigli, e Don Nicola scopriva che intorno a lui accadevano tante cose<br />
inspiegabili. Un giorno lo aveva visto molto preoccupato. -<br />
Che ti succede, Francesco? - gli aveva domandato. E il ragazzo gli aveva fatto<br />
una sconcertante confidenza. - Spesso, quando torno a casa - gli aveva detto -<br />
trovo sulla soglia un uomo vestito da prete che non mi vuole far passare. Mi fa<br />
paura, perché ha lo sguardo cattivo. - E allora che fai? - Mi fermo fuori e<br />
attendo. Poi arriva un ragazzino scalzo, fa un segno <strong>di</strong> croce, il prete sparisce e<br />
allora io posso entrare in casa. - Un ragazzino scalzo? Chi è? - Non lo so, non<br />
lo conosco. - Da dove viene? - Non lo so.<br />
Mi saluta sorridendo e sparisce. - Sparisce? - Sì, scompare, non lo vedo più, è<br />
come se <strong>di</strong>ventasse aria, luce, niente. Un racconto singolare, che Don Nicola<br />
aveva riferito al suo coetaneo, Don Peppino Orlando, tanto amico <strong>di</strong> Francesco<br />
e della famiglia Forgione. - Eh, le cose strane sono molte nella <strong>vita</strong> <strong>di</strong> questo<br />
ragazzo - gli aveva risposto Don Peppino con il tono <strong>di</strong> chi la sa lunga. E poi gli<br />
aveva riferito altre cose misteriose <strong>di</strong> Francesco. - Un giorno, quando<br />
Francesco aveva circa nove anni, mamma Peppa è venuta da me piangente -<br />
gli aveva raccontato Don Peppino. - Eravamo in Quaresima e mi <strong>di</strong>sse che<br />
aveva trovato il bambino in camera, <strong>di</strong>etro il letto, che si flagellava usando una<br />
39
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
catena <strong>di</strong> ferro. Lo aveva rimproverato: "Ma perché, figlio mio, ti batti così? La<br />
catena <strong>di</strong> ferro fa male". E Francesco le aveva risposto: "Mi devo battere,<br />
mamma, come i giudei hanno battuto Gesù e gli hanno fatto uscire il sangue<br />
sulle spalle". "In un'altra occasione, sempre quando Francesco non andava<br />
ancora a scuola, quella povera donna mi confidò <strong>di</strong> aver scoperto che il<br />
bambino, <strong>di</strong> notte, non dormiva nel letto, ma per terra, tenendo una pietra<br />
come cuscino. Lo feci venire da me e cercai <strong>di</strong> spiegargli che non doveva<br />
comportarsi in quel modo. "'Rifiutando il letto che la mamma ti prepara con<br />
tanto amore' gli <strong>di</strong>ssi 'le dai un grande <strong>di</strong>spiacere e questo non è bene.' Con<br />
grande ingenuità mi rispose: 'È Gesù che mi ha chiesto <strong>di</strong> fare penitenza per la<br />
conversione dei peccatori'. "Non so che valore dare a simili espressioni aveva<br />
concluso Don Peppino. "Ma credo che in quel bambino avvengano cose che noi<br />
non siamo in grado <strong>di</strong> capire." Mentre il treno sferragliava sui binari, correndo<br />
in mezzo alla campagna verde, Don Nicola Caruso rifletteva su quei fatti, che<br />
gli erano rimasti impressi nella mente. E contemporaneamente pensava alle<br />
parole del maestro Caccavo, alle sue perplessità sulla vocazione <strong>di</strong> Francesco.<br />
Lui non aveva dubbi. Ero pronto a scommettere sulla bontà e sulla limpidezza<br />
<strong>di</strong> quel ragazzo.<br />
"Diventerà un Santo" <strong>di</strong>sse fra sé lanciando uno sguardo carico d'affetto verso<br />
Francesco che, immobile, continuava a guardare fuori dal finestrino.<br />
8<br />
Erano le 11 del mattino quando il treno incominciò a rallentare perché stava<br />
ancora entrando nella stazione <strong>di</strong> Morcone. - Stiamo arrivando - <strong>di</strong>sse il<br />
maestro Caccavo rivolto a Don Nicola il quale, con la testa appoggiata allo<br />
schienale del se<strong>di</strong>le, sembrava essersi appisolato. Poi si alzò e si avvicinò ai tre<br />
allievi che aveva in custo<strong>di</strong>a e che erano seduti più avanti nello<br />
scompartimento. - Ci siamo - <strong>di</strong>sse. -<br />
Preparate le valigie. La piccola comitiva si ricompose. I tre ragazzi si riunirono<br />
ai loro insegnanti e, appena il treno si fu fermato, scesero tutti insieme in<br />
stazione. Morcone era un paese aggrappato al versante <strong>di</strong> un colle, ma il<br />
convento dei frati Cappuccini, dove erano <strong>di</strong>retti, si trovava giù in basso, nella<br />
piana, lontano dall'abitato. Per raggiungerlo c'era solo un miserabile sentiero<br />
sassoso. Si incamminarono procedendo in fila in<strong>di</strong>ana. Il sole era alto, ma i<br />
suoi raggi non avevano forza né calore. Il paesaggio, ricco <strong>di</strong> alberi e<br />
vegetazione selvaggia, in quella stagione era brullo. Il convento appariva in<br />
lontananza, attorniato da un'alta schiera <strong>di</strong> cipressi imponenti, in una landa<br />
deserta. Per quanto si guardassero intorno, non si vedeva nessun'altra<br />
abitazione.<br />
40
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Arrivarono stanchi. Dietro la selva dei pini trovarono una costruzione severa, la<br />
chiesa, con accanto l'ingresso del convento. La facciata della chiesa, rustica e<br />
semplice, era sormontata da un minuscolo campanile a vela dal quale pendeva<br />
una vecchissima campana. Antonio Bona<strong>vita</strong>, uno dei ragazzi, tirò la cor<strong>di</strong>cella<br />
che pende-va nell'angolo a sinistra, vicino alla porta con la scritta: "Convento<br />
dei Padri Cappuccini". All'interno si sentì un allegro tintinnio e poco dopo un<br />
rumore <strong>di</strong> passi strascicati sul pavimento <strong>di</strong> pietra. Quin<strong>di</strong> lo sferragliare <strong>di</strong><br />
chiavi e gli scatti <strong>di</strong> una grossa serratura. La porta si schiuse e apparve un<br />
giovane frate sorridente. - Pace e bene, e sia lodato Gesù Cristo - <strong>di</strong>sse con<br />
voce sicura. - Sempre sia lodato - risposero i cinque pellegrini, e il maestro<br />
Caccavo spiegò la ragione della loro presenza. - Venite avanti, vi aspettavamo<br />
- <strong>di</strong>sse il frate. Francesco lo aveva riconosciuto, e il suo viso, che era stato<br />
triste e buio per tutto il viaggio, si rischiarò - È Fra Camillo - sussurrò<br />
Francesco a Vincenzo Masone, che gli stava accanto. - Ogni anno, al tempo del<br />
raccolto, viene a Pietrelcina a fare la questua. Anche il frate riconobbe<br />
Francesco e andò a salutarlo affettuosamente. - Hai mantenuto la promessa -<br />
gli <strong>di</strong>sse. - Sono contento <strong>di</strong> vederti. Vedrai che ti troverai bene qui con noi.<br />
Fra Camillo aveva avuto una parte importante nella vocazione <strong>di</strong> Francesco. Si<br />
erano incontrati proprio quando il ragazzo pensava <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare sacerdote. Un<br />
giorno <strong>di</strong> fine estate, mentre la famiglia Forgione era impegnata a Piana<br />
Romana nel raccolto del grano, era arrivato quel frate in groppa a un bel<br />
cavallo. Era il "frate cercatore". I conta<strong>di</strong>ni lo chiamavano così.<br />
Non aveva importanza se la persona non era sempre la stessa, a loro non<br />
interessava conoscerne il nome o riconoscerne la voce e il viso. Il frate<br />
cercatore rappresentava un'istituzione e un'antica tra<strong>di</strong>zione. Tutti i conta<strong>di</strong>ni<br />
lo aspettavano al momento del raccolto per dargli l'offerta, che, nelle loro<br />
intenzioni, costituiva una specie <strong>di</strong> ringraziamento a Dio per l'abbondanza delle<br />
messi. Quell'anno il frate cercatore era un giovane cappuccino sui trent'anni. Il<br />
suo aspetto, i suoi occhi, il suo modo <strong>di</strong> fare cor<strong>di</strong>ale e insieme riservato, ma<br />
soprattutto la sua bella barba nera e fluente avevano colpito il piccolo<br />
Francesco. - Come ti chiami? - aveva domandato al frate, che si era fermato a<br />
bere un po' <strong>di</strong> acqua dalla bottiglia che mamma Peppa conservava all'ombra.<br />
- Fra Camillo - aveva risposto il religioso sorridendogli. Per tutto il tempo che<br />
Fra Camillo si era intrattenuto nel campo, Francesco non lo aveva perduto<br />
d'occhio.<br />
Quando se n'era andato, il bambino aveva detto a sua madre: - Voglio<br />
<strong>di</strong>ventare come Fra Camillo. Negli anni successivi, a ogni raccolto, Fra Camillo<br />
tornava. Aveva fatto amicizia con Francesco. Mamma Peppa gli aveva confidato<br />
i sogni del figlio, e lui lo attendeva. - Quando verrai a Morcone? - gli<br />
41
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
domandava a ogni incontro. - Sto preparandomi - rispondeva Francesco e gli<br />
raccontava della scuola che frequentava.<br />
Ogni anno la meta era sempre più vicina, e Fra Camillo sempre più contento.<br />
Intanto,<br />
Grazio Forgione, il papà <strong>di</strong> Francesco, era emigrato in America in cerca <strong>di</strong><br />
lavoro. Il suo posto, nella <strong>di</strong>rezione della famiglia, era stato preso da zio<br />
Pellegrino. E fu lui a gestire la partenza <strong>di</strong> Francesco per il convento <strong>di</strong><br />
Morcone. Ogni tanto andava a trovare il parroco, Don Salvatore Pannullo, per<br />
sollecitarlo a preparare i documenti necessari. La Regola dei frati Cappuccini<br />
imponeva che un aspirante, per entrare in noviziato, dovesse aver compiuto<br />
quin<strong>di</strong>ci anni. Si attese così il 25 maggio 1902, giorno del quin<strong>di</strong>cesimo<br />
compleanno <strong>di</strong> Francesco, e poi Don Salvatore inviò la domanda al convento <strong>di</strong><br />
Morcone. - Per ora non abbiamo posti liberi - fu la risposta. -<br />
Bisogna attendere il prossimo anno. - Possiamo scegliere un altro Or<strong>di</strong>ne<br />
religioso - aveva proposto zio Pellegrino durante una riunione <strong>di</strong> famiglia. -<br />
Attendere significa perdere tempo. E poi, se anche il prossimo anno non ci<br />
fosse posto? Che si fa? - E rivolto a Francesco aveva proseguito: - Francì, vuoi<br />
andare a Montevergine? Quei monaci vestono <strong>di</strong> bianco, portano il cappello e le<br />
scarpe e stanno molto bene.<br />
Francesco., che conosceva il Santuario della Madonna <strong>di</strong> Montevergine perché<br />
vi era stato in pellegrinaggio accompagnato proprio da zio Pellegrino, aveva<br />
risposto: -<br />
No, perché quei monaci non portano la barba. - Vogliamo far scrivere, allora, a<br />
Sant'Angelo a Cupolo? Là ci sono i figli <strong>di</strong> Sant'Alfonso - aveva proseguito zio<br />
Pellegrino - vestono come i preti e stanno bene. Oppure si potrebbe chiedere ai<br />
Francescani <strong>di</strong> Benevento: sono tutti belli paffuti. - Portano la barba? - aveva<br />
domandato ancora Francesco. - No. - E allora non ci vado. - AlI'anima della<br />
barba! - si era spazientito lo zio. - Francì,. nipote mio, io ne so più <strong>di</strong> te. E che,<br />
ti mangi la barba in convento? Tu devi pensare a star bene, hai capito? Ma non<br />
c'era stato niente da fare.<br />
Francesco aveva preferito attendere per poter entrare nell'Or<strong>di</strong>ne dei frati con<br />
la barba, proprio come Fra Camillo. Fra Camillo accompagnò la comitiva in una<br />
stanza riservata che veniva chiamata foresteria. Poi andò ad avvertire il<br />
Guar<strong>di</strong>ano, <strong>Padre</strong> Francesco, e il maestro dei novizi, <strong>Padre</strong> Tommaso, che<br />
arrivarono subito per salutare gli ospiti e dare loro il benvenuto. - Adesso vi<br />
prepareremo qualcosa da mangiare, e subito dopo pranzo ci sarà l'esame per<br />
vedere se questi ragazzi sono pronti per entrare in noviziato - <strong>di</strong>sse il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano. - Siamo dei poveri frati - aveva aggiunto. -<br />
42
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Dovete adattarvi a mangiare quel che passa il convento. L'accoglienza era<br />
cor<strong>di</strong>ale. I frati sembravano gentili e buoni. Francesco era contento soprattutto<br />
perché aveva trovato il suo amico Fra Camillo. Quel volto familiare era un<br />
balsamo per il dolore acuto che provava per aver lasciato la sua famiglia.<br />
Arrivarono altri due fraticelli giovani che in un attimo imban<strong>di</strong>rono la tavola al<br />
centro della stanza. Portarono una tovaglia bianca, bicchieri, pane, piatti,<br />
posate e anche del vino. Poi tornarono con una zuppiera fumante <strong>di</strong> minestra<br />
<strong>di</strong> ceci, formaggio, patate al forno e noci. Il profumo del cibo aveva risvegliato<br />
l'appetito dei ragazzi. La tensione degli ad<strong>di</strong>i e la fatica del viaggio svanirono <strong>di</strong><br />
fronte a quella tavola imban<strong>di</strong>ta. Mangiarono tutti con gusto e a sazietà. Alla<br />
fine del pranzo ricevettero <strong>di</strong> nuovo la visita del <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano e del maestro<br />
dei novizi, che si appartarono a parlottare con Caccavo e Don Nicola. Poi il<br />
<strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>sse rivolto ai ragazzi: - Ora tocca a voi. Ve<strong>di</strong>amo come ve la<br />
cavate.<br />
Cominciamo con Francesco Forgione. Francesco seguii due religiosi che lo<br />
accompagnarono in una stanza vicina dove, <strong>di</strong>etro un grande tavolo, sedeva un<br />
altro frate anziano. Anche lui gli sorrise e fu molto gentile. Fece accomodare<br />
Francesco su una se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> fronte a lui mentre il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano e il maestro<br />
dei novizi prendevano posto ai lati del tavolo. E, a turno, i tre frati<br />
cominciarono a rivolgergli delle domande.<br />
Era una specie <strong>di</strong> esame, che toccava vari argomenti: il catechismo, la<br />
vocazione religiosa, ma anche la matematica, il latino, la grammatica, la<br />
geografia, la storia.<br />
Domande semplici ed elementari alle quali Francesco rispondeva con facilità. -<br />
Bravo, bravo - gli <strong>di</strong>ssero a un certo punto, e il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano lo<br />
riaccompagnò in foresteria per prendere con sé, questa volta, Vincenzo<br />
Masone. - Come è andata? - domandò preoccupato il maestro Caccavo. -<br />
Domande facilissime - rispose Francesco, che era tutto eccitato. - È un esame<br />
puramente formale - aggiunse Don Nicola Caruso, che invece si mostrava<br />
calmissimo. - Sanno che, se i ragazzi non fossero preparati a dovere, non li<br />
avremmo accompagnati qui. Conoscono bene il nostro parroco, che fino a due<br />
anni fa era professore al Seminario <strong>di</strong> Benevento. In fondo, è lui che ha firmato<br />
le domande <strong>di</strong> ammissione garantendo la preparazione intellettuale dei singoli.<br />
Fanno questa specie <strong>di</strong> esame perché è previsto dai regolamenti, ma si tratta<br />
<strong>di</strong> una formalità.<br />
Anche Masone tornò, poco dopo, felice per aver risposto a tutte le domande. E<br />
lo stesso successo lo ottenne Antonio Bona<strong>vita</strong>, il quale ritornò in foresteria<br />
accompagnato non solo dal Guar<strong>di</strong>ano e dal maestro dei novizi, ma anche<br />
dall'altro frate anziano, che fu presentato al maestro Caccavo e a Don Caruso.<br />
Era <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Benevento, Commissario generale della Provincia religiosa <strong>di</strong><br />
43
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Foggia, venuto appositamente per presiedere quell'esame. - Complimenti agli<br />
insegnanti - esordì il Commissario generale. - Questi ragazzi sono stati<br />
preparati veramente bene. Tutti e tre meritano l'ammissione al noviziato. Però<br />
per Antonio Bona<strong>vita</strong> c’è l'ostacolo dell'età.<br />
La nostra Regola stabilisce che per entrare in noviziato occorre aver compiuto<br />
quin<strong>di</strong>ci anni. Ad Antonio mancano due mesi e, purtroppo, non si possono fare<br />
deroghe.<br />
Antonio, che non si aspettava quella conclusione, si mise a piangere. - Non te<br />
la prendere, ragazzo - lo consolò il Commissario generale. - Due mesi sono<br />
niente, fanno presto a passare. Stai tranquillo che ti terremo il posto e all'inizio<br />
<strong>di</strong> marzo potrai venire qui a vivere con noi. Accarezzò Antonio sulla testa,<br />
salutò il maestro Caccavo e Don Nicola. - A voi due - <strong>di</strong>sse rivolto ai ragazzi -<br />
non posso che dare il benvenuto, anche a nome <strong>di</strong> tutta la comunità religiosa<br />
<strong>di</strong> Morcone e del nostro Or<strong>di</strong>ne religioso dei frati Cappuccini. Vi auguro <strong>di</strong><br />
trovarvi bene e <strong>di</strong> fare un buon anno <strong>di</strong> noviziato.<br />
Qui, in questo convento, nel corso dei prossimi do<strong>di</strong>ci mesi, imparerete a<br />
vivere secondo la Regola <strong>di</strong> San Francesco. La vostra buona riuscita come<br />
religiosi al servizio della Chiesa <strong>di</strong>penderà da questo periodo. Da come<br />
costruirete le fondamenta della vostra <strong>vita</strong> spirituale. Che il Signore vi aiuti e vi<br />
gui<strong>di</strong>. Vi bene<strong>di</strong>co. Tracciò nell'aria un segno <strong>di</strong> croce, poi <strong>di</strong>ede la mano da<br />
baciare a tutti i presenti e se ne andò seguito dal <strong>Padre</strong> superiore. - Il <strong>Padre</strong><br />
Commissario generale deve tornare imme<strong>di</strong>atamente a Foggia - <strong>di</strong>sse il<br />
maestro dei novizi come per giustificare quell'improvvisa partenza. - E adesso -<br />
aggiunse rivolto ai due aspiranti religiosi - penso che sia giunto il momento che<br />
salutiate i vostri insegnanti, il vostro amico Antonio, che speriamo <strong>di</strong> rivedere<br />
presto, e che an<strong>di</strong>ate a mettere in or<strong>di</strong>ne la vostra cella.<br />
Comincia per voi la <strong>vita</strong> religiosa. Francesco e Vincenzo guardarono il maestro<br />
Caccavo e Don Caruso con aria smarrita. - Allora ci salutiamo - concluse Don<br />
Nicola per rompere gli indugi. - Buona fortuna - augurò il maestro Caccavo. Si<br />
strinsero le mani, si baciarono. - Li accompagno - <strong>di</strong>sse il maestro dei novizi. -<br />
Aspettatemi qui, torno subito. Francesco e Vincenzo rimasero soli in quella<br />
stanza dove si sentiva ancora un buon odore <strong>di</strong> cibo. E<strong>vita</strong>rono accuratamente<br />
<strong>di</strong> guardarsi in faccia perché nei loro cuori c'era una grande desolazione. Per<br />
tutti e due era la prima volta che si trovavano lontani da casa. Quella che stava<br />
per arrivare sarebbe stata la prima notte in cui, da quando erano venuti al<br />
mondo, non avrebbero dormito nelle loro case, in seno alle famiglia. L'attesa fu<br />
brevissima. Il maestro dei novizi tornò dopo qualche minuto.<br />
- Ora an<strong>di</strong>amo nelle vostre celle - <strong>di</strong>sse. E assumendo un tono maestoso, da<br />
insegnante, proseguì: - Con il nome cella noi in<strong>di</strong>chiamo la stanza dove il<br />
44
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
religioso vive, dorme, stu<strong>di</strong>a e prega. È la sua casa. Ma, per il nostro spirito <strong>di</strong><br />
povertà e <strong>di</strong> penitenza, deve essere poco spaziosa, <strong>di</strong>sadorna, spoglia <strong>di</strong> tutto,<br />
proprio come la cella <strong>di</strong> un carcerato. Ecco la ragione del nome. Però, il<br />
religioso in quella cella non si deve sentire carcerato, ma l'uomo più libero <strong>di</strong><br />
questo mondo, perché ha scelto Dio. Si è spogliato <strong>di</strong> tutto per essere ricco <strong>di</strong><br />
Dio. La cella ha una piccola finestra che permette al religioso <strong>di</strong> guardare il<br />
cielo. Cella, cielo: ecco lo scopo della nostra <strong>vita</strong>. Pregare, me<strong>di</strong>tare dentro una<br />
cella per poi raggiungere il cielo. Venite che vi accompagno. Francesco e<br />
Vincenzo presero le loro valigie e seguirono il maestro dei novizi.<br />
Attraversarono il chiostro, salirono uno scalone ed entrarono in un lungo<br />
corridoio sul quale si affacciavano, da una parte e dall'altra, delle piccole porte.<br />
- Il numero 25 sarà la tua cella - <strong>di</strong>sse il maestro dei novizi a Francesco. - Il 23<br />
la tua - aggiunse rivolto a Vincenzo Masone. - Fino al giorno 15 voi sarete<br />
liberi. Potete cioè vivere a vostro piacimento, scegliendo <strong>di</strong> seguire gli orari<br />
della comunità oppure no.<br />
Basta che rispettiate gli orari del pranzo, della cena e delle preghiere che<br />
precedono la cena. Per il resto della giornata potete girare nel convento,<br />
nell'orto, in chiesa, per guardare, prendere confidenza con i luoghi e osservare<br />
come vivono i religiosi. Non vi chiedo <strong>di</strong> alzarvi <strong>di</strong> notte per il Mattutino, come<br />
facciamo noi. A questo vi abituerete in seguito. Il giorno 15 inizieranno gli<br />
esercizi spirituali. Faremo cioè una settimana <strong>di</strong> assoluto silenzio e <strong>di</strong> intensa<br />
preghiera per prepararci al 22 gennaio, quando ci sarà la solenne vestizione.<br />
Quel giorno indosserete il saio francescano e inizierà per voi l'anno <strong>di</strong> noviziato.<br />
Ora andate nelle vostre celle a sistemare le cose che avete portato da casa. Le<br />
preghiere che precedono la cena si recitano alle 19.<br />
9<br />
Francesco entrò nella piccola cella in<strong>di</strong>catagli dal maestro dei novizi e si chiuse<br />
la porta alle spalle. Avverti subito un freddo gelido e umido che lo fece<br />
rabbrivi<strong>di</strong>re. La stanza, certamente <strong>di</strong>sabitata da qualche tempo, non aveva<br />
mai conosciuto il tepore <strong>di</strong> un camino o <strong>di</strong> una stufa. L'unica finestrella, al<br />
centro della parete <strong>di</strong> fronte alla porta d'ingresso, era spalancata.<br />
Probabilmente era rimasta aperta anche durante le notti precedenti, e l'umi<strong>di</strong>tà<br />
aveva permeato pareti e mobili. Francesco depose la sua valigetta <strong>di</strong> cartone e<br />
prese dalla tasca dei pantaloni il rosario che aveva ricevuto in regalo dalla<br />
mamma al momento dell'ad<strong>di</strong>o, lo baciò e lo mise sull'inginocchiatoio accanto<br />
al letto. "E dove sarà mia madre a quest'ora?" si domandò Francesco. "Che<br />
cosa starà pensando? E Felicita? Pellegrina? Graziella? E Michele?" Si senti<br />
stringere il cuore. "Mi devo abituare, adesso è questa la mia <strong>vita</strong>" <strong>di</strong>sse fra sé.<br />
Si guardò intorno.<br />
45
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
La cella era proprio un bugigattolo. Anche la Torretta, la camera che a<br />
Pietrelcina <strong>di</strong>videva con suo fratello Michele, era poco spaziosa, ma questa gli<br />
sembrava ancor più piccola. Aveva l'impressione <strong>di</strong> non riuscire quasi a<br />
muoversi. Il letto occupava l’intera parete <strong>di</strong> sinistra. Lo “assaggiò”, pigiandolo<br />
leggermente con le mani e sentì che era duro come un sasso. Il materasso,<br />
costituito da un sacco con dentro uno strato <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> granturco, era così<br />
sottile da dare l'impressione che le mani poggiassero <strong>di</strong>rettamente sulle tavole<br />
<strong>di</strong> legno del letto. Sopra il materasso una coperta <strong>di</strong> tipo militare, e sulla<br />
coperta un grosso crocifisso <strong>di</strong> ferro. Accanto al letto, un minuscolo<br />
inginocchiatoio. Appoggiato alla parete <strong>di</strong> fronte c'era un tavolino con una<br />
se<strong>di</strong>a e, vicino alla finestrella, un portacatino <strong>di</strong> ferro con l'anfora per l'acqua.<br />
Francesco si avvicinò alla finestra per chiudere i vetri, ma fu attratto dal<br />
paesaggio. La finestra dava sul giar<strong>di</strong>no e permetteva anche <strong>di</strong> vedere le<br />
colline irte <strong>di</strong> alberi, che si perdevano a vista d'occhio. Sopra le colline, un cielo<br />
terso, <strong>di</strong> intenso colore azzurro. "Cella, cielo" aveva detto il maestro dei novizi.<br />
Mise la testa fuori della finestra per guardare quanto era lungo il fabbricato e<br />
vide, poco più in là, la testa <strong>di</strong> Vincenzo che sporgeva dalla finestra della sua<br />
cella. - Vincè - chiamò sottovoce. - Ohè, Francì - rispose il suo paesano. -<br />
Com'è la tua camera, Vincè? - Fredda. E la tua, Francì? - Fredda e piccola.<br />
Ma ci dobbiamo abituare, poi ci sembrerà <strong>di</strong>versa. - Che facciamo Francì? - Ci<br />
hanno detto <strong>di</strong> trovarci in chiesa alle 7. C'è tanto tempo. An<strong>di</strong>amo in giro a<br />
guardare un poco, ti va? - Mi va sì, basta che stiamo insieme. Ho paura <strong>di</strong><br />
stare qui da solo. - Metto a posto la valigia e poi vengo a chiamarti. Ciao,<br />
Vincè. - Ciao Francì, fai presto.<br />
Francesco chiuse la finestrella, posò la valigia sul letto e l'aprì. Or<strong>di</strong>nate come<br />
in una vetrina, trovò tutte le cose che vi aveva messo dentro sua madre. La<br />
biancheria intima, un paio <strong>di</strong> maglioncini <strong>di</strong> lana, calze soffici e spesse,<br />
fazzoletti, camicie. Mentre estraeva quegli indumenti, uno a uno, adagio e<br />
quasi con devozione, pensava con quanto amore mamma Peppa glieli aveva<br />
preparati. L’orologio del campanile suonò tre rintocchi. - È l'ora della Morte del<br />
Signore - <strong>di</strong>sse Francesco ripetendo automaticamente la frase che, a quell'ora,<br />
fin da quando era piccolo, aveva sentito pronunciare centinaia <strong>di</strong> volte da suo<br />
padre, dalla madre, dai parenti, dalle persone che in quel momento aveva<br />
accanto. Una frase che gli aveva sempre fatto impressione.<br />
Quei tre rintocchi erano gli unici che venivano nominati non con l'ora che<br />
in<strong>di</strong>cavano ma con il riferimento alla Morte <strong>di</strong> Cristo, avvenuta, secondo il<br />
racconto evangelico, alle 3 del pomeriggio. E i conta<strong>di</strong>ni, ascoltandoli,<br />
interrompevano il loro lavoro, si raccoglievano un attimo in preghiera e si<br />
facevano il segno della croce. Istintivamente Francesco ripeté gli antichi gesti.<br />
Si fermò, pensò a Cristo in croce. - Signore, salva la mia anima. - Ma pensò<br />
46
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
anche che, adesso, in quel luogo, i suoi pensieri rivolti a Gesù non sarebbero<br />
più stati frettolosi e <strong>di</strong>sturbati dagli impegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> lavoro.<br />
Avrebbe potuto pensare a Gesù e ai suoi "amici invisibili" in continuazione,<br />
giorno e notte. La sua nuova <strong>vita</strong> sarebbe stata interamente de<strong>di</strong>cata allo<br />
spirito. Guardò il crocifisso che aveva trovato <strong>di</strong>steso sul letto e <strong>di</strong>sse ancora: -<br />
Signore, mi affido a te e ti affido questa mia nuova <strong>vita</strong>. Uscì dalla cella e<br />
bussò a quella <strong>di</strong> Vincenzo Masone.<br />
Il convento era severo in ogni particolare. Poco illuminato, con le pareti scure, i<br />
corridoi a volta assai bassi. Sopra le porte, o in alto sui pianerottoli delle scale,<br />
c'erano delle scritte che in<strong>vita</strong>vano alla riflessione. Frasi dure, alcune in<br />
italiano, altre in latino. I due ragazzi si fermavano a leggerle e restavano<br />
pensierosi. - O penitenza o inferno - lesse Francesco a mezza voce. - Silentium<br />
quia lOCUS novitiorum est - lesse Vincenzo, e insieme non trovarono <strong>di</strong>fficoltà<br />
a tradurre: "Silenzio perché questo è il luogo dei novizi. Sull'architrave <strong>di</strong> una<br />
porta figurava una frase in italiano che fu letta da Francesco: "Voi siete morti e<br />
la vostra <strong>vita</strong> è nascosta con Cristo, in Dio". - Qui però si parla troppo <strong>di</strong><br />
inferno, morte, peccati, silenzio - commentò Vincenzo. - Mi aspettavo un<br />
ambiente meno cupo. Nella nostra chiesa <strong>di</strong> Pietrelcina c'erano gli Angeli, i<br />
Santi, non c'erano tutte queste sentenze che incutono timore. - Ci dobbiamo<br />
abituare - rispose Francesco. - Tutte le cose nuove sono in<strong>di</strong>geste. Sul<br />
pianerottolo <strong>di</strong> una scala, sotto un'antica tela con l'immagine della Madonna<br />
Addolorata, c'era una lunga frase in latino con accanto là traduzione. - Hic<br />
transire cave nisi prius <strong>di</strong>xeris Ave - lesse Francesco, e subito Vincenzo lesse la<br />
traduzione: - Guardati dal passare oltre senza aver prima recitato un"'Ave<br />
Maria - Questa mi piace - <strong>di</strong>sse Francesco. -<br />
Mi ricorda la Madunella che si trova alla porta del Castello, all'inizio <strong>di</strong> vico<br />
Storto Valle, dove c'è la mia casa. Te la ricor<strong>di</strong> Vincè? Raffigura la Madonna<br />
incoronata, tra Sant'Antonio e San Michele, è <strong>di</strong>pinta su mattonelle colorate. È<br />
bella, allegra, come piace a te. Lì accanto c'è la fontana dove mia madre e le<br />
altre donne vanno a prendere l'acqua. La mamma mi <strong>di</strong>ceva che quando<br />
passavo <strong>di</strong> fl dovevo sempre fermarmi a <strong>di</strong>re una preghiera. E io lo facevo.<br />
Adesso lo farò qui. Così mi sembrerà <strong>di</strong> essere a Pietrelcina, a casa nostra.<br />
Questa Madonna è triste, sofferente. Ma è pur sempre la Madonna. - Pensi <strong>di</strong><br />
riuscire a dormire questa notte? - domandò Vincenzo cambiando <strong>di</strong>scorso. -<br />
Penso <strong>di</strong> sì - rispose Francesco. È la prima volta nella mia <strong>vita</strong> che non dormo a<br />
casa mia. Una volta ero andato a trovare mia nonna, che abita a tre chilometri<br />
da Pietrelcina, e voleva che dormissi da lei, ma quando ho visto che<br />
cominciava a fare buio, mi ha preso l'angoscia e sono tornato a casa. Non<br />
credo che riuscirò a dormire. - Non pensarci, Vincè, poi ti abituerai.<br />
Continuarono nella loro visita.<br />
47
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Andarono in chiesa, poi in giar<strong>di</strong>no. Da fuori, il convento sembrava meno cupo.<br />
Francesco fingeva <strong>di</strong> essere tranquillo per non impressionare l'amico, che gli<br />
sembrava piuttosto spaventato. Ma anche lui aveva un groppo allo stomaco. E<br />
pensava al momento in cui, nel buio della notte, si sarebbe trovato solo in<br />
quella celletta. "Non sarò solo" <strong>di</strong>sse fra sé mentalmente per farsi coraggio. "Ci<br />
saranno con me l'Angelo custode, Gesù, la Madonna, San Francesco e tutti i<br />
miei amici invisibili'. Non sono rimasti a Pietrelcina. Sono qui con me e non mi<br />
lasceranno mai solo." Nonostante i buoni propositi e le invocazioni ai suoi<br />
"amici invisibili", però, quella prima notte fu tremenda anche per lui. Quando si<br />
trovò solo, in quella celletta al buio, Francesco pianse amaramente e a lungo. I<br />
giorni si susseguivano veloci, e l'attenzione <strong>di</strong> tutti era rivolta al 22 gennaio,<br />
data della vestizione religiosa e inizio ufficiale dell'anno <strong>di</strong> noviziato. Le novità,<br />
costituite dall'ambiente e dall'insolito modo <strong>di</strong> vivere, facevano <strong>di</strong>menticare lo<br />
scorrere del tempo. Arrivarono altri due aspiranti religiosi: Giovanni Di Carlo,<br />
che veniva dalla provincia <strong>di</strong> Chieti, e Salvatore Pranzitella, da Campobasso.<br />
Francesco fraternizzò subito. Fece amicizia soprattutto con Giovanni Di Carlo,<br />
che aveva un carattere simile al suo. Ogni tanto il maestro dei novizi, <strong>Padre</strong><br />
Tommaso, convocava i ragazzi per impartire loro delle istruzioni. Una<br />
settimana prima del 22 iniziarono gli esercizi spirituali. - Adesso non siete più<br />
liberi <strong>di</strong> andare in giro a vostro piacimento - <strong>di</strong>sse il maestro dei novizi. -<br />
Dovrete seguire scrupolosamente l'orario che vi ho scritto in questo foglietto.<br />
Da Benevento è arrivato un religioso che vi pre<strong>di</strong>cherà gli esercizi: quattro<br />
pre<strong>di</strong>che al giorno. Comincerete a frequentare regolarmente anche le preghiere<br />
comunitarie. Nel corso <strong>di</strong> questi esercizi spirituali dovete fare uno scrupoloso<br />
esame <strong>di</strong> coscienza per prepararvi alla Confessione generale. Dovete cancellare<br />
tutto il male che avete compiuto nella vostra <strong>vita</strong> mentre eravate nel mondo,<br />
per iniziare un'esistenza completamente nuova nella casa <strong>di</strong> Dio.<br />
La spensieratezza, le <strong>di</strong>strazioni, l'ozio dei giorni precedenti furono <strong>di</strong>menticati.<br />
Le giornate presero un ritmo preciso. I <strong>di</strong>scorsi del pre<strong>di</strong>catore, le<br />
conversazioni con il maestro dei novizi, il silenzio assoluto fra i ragazzi avevano<br />
creato un'atmosfera pesante. Il pre<strong>di</strong>catore parlava <strong>di</strong> morte, inferno,<br />
purgatorio, giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino, peccati, e della <strong>vita</strong> eterna, che poteva essere fatta<br />
<strong>di</strong> una felicità straor<strong>di</strong>naria, in para<strong>di</strong>so, ma anche <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sperazione terribile,<br />
nel fuoco dell'inferno. Portava esempi terrificanti <strong>di</strong> religiosi che avevano<br />
vissuto male la loro esistenza terrena e, dopo la morte, espiavano le colpe<br />
commesse. Erano tornati dai loro confratelli affermando <strong>di</strong> trovarsi in<br />
purgatorio, e per dare prova <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>cevano avevano lasciato spaventose<br />
impronte <strong>di</strong> fuoco. Francesco frugava con accanimento dentro la propria<br />
coscienza alla ricerca <strong>di</strong> peccati. All'inizio aveva l'impressione <strong>di</strong> non trovare<br />
niente, ed era preoccupato perché non poteva presentarsi per la Confessione<br />
generale <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> non ricordare alcuna mancanza. A mano a mano che le<br />
48
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
pre<strong>di</strong>che procedevano, cominciò a vedere peccati dappertutto. Si rese conto<br />
che negli anni trascorsi a Pietrelcina aveva commesso peccati gravissimi, che<br />
gli avrebbero spalancato le porte dell'inferno. Si spaventava e si domandava<br />
come mai non si fosse accorto prima <strong>di</strong> essere stato un peccatore così<br />
impenitente. Quando arrivò il momento della Confessione generale, si presentò<br />
al confessore con una serie <strong>di</strong> racconti terrificanti. Si accusava <strong>di</strong> tutto.<br />
Ogni azione, anche la più innocente, era <strong>di</strong>ventata ai suoi occhi una mancanza<br />
gravissima. Il confessore si rese conto dell'abbaglio preso dal ragazzo e, con<br />
amorevolezza, lo esortò a non vedere la <strong>vita</strong> con tanto pessimismo e gli<br />
assicurò che i peccati erano ben <strong>di</strong>versi dai piccoli errori <strong>di</strong> cui lui si accusava.<br />
Gli <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> chiedere perdono a Dio, ma gli raccomandò <strong>di</strong> riflettere sull'amore<br />
<strong>di</strong> Gesù, più che sulla drammatica realtà dell'inferno. - L’uomo non può mai<br />
essere perfetto su questa terra - gli <strong>di</strong>sse il confessore. - Deve però tendere<br />
sempre a migliorare se stesso, nonostante i <strong>di</strong>fetti, la pigrizia e le cadute. Noi<br />
siamo salvi per amore <strong>di</strong> Gesù, non per la nostra buona volontà. - Non sono<br />
dannato? - domandò Francesco. - No, non sei dannato - rispose il confessore. -<br />
Sei fra le braccia <strong>di</strong> Gesù, e lui ti porterà sempre con sé. La settimana <strong>di</strong><br />
esercizi spirituali aveva creato una viva attesa nei giovani aspiranti religiosi. La<br />
notte che precedette il giorno della vestizione, Francesco non riuscì a chiudere<br />
occhio. Al mattino era in pie<strong>di</strong> molto prima che suonasse la sveglia. La<br />
cerimonia era fissata per le ore 9, e quin<strong>di</strong> dovette restare a lungo nella sua<br />
cella a pensare e pregare. La cerimonia fu molto suggestiva. Venne celebrata<br />
dal maestro dei novizi, alla presenza <strong>di</strong> tutta la comunità religiosa. C'erano i<br />
frati anziani, i novizi che stavano terminando l'anno <strong>di</strong> prova e i postulanti che<br />
invece lo iniziavano. Francesco era affascinato da quello che avveniva davanti<br />
ai suoi occhi Le varie fasi del rito si imprimevano nella sua mente con forza.<br />
Quando arrivò il suo turno, si inginocchiò ai pie<strong>di</strong> dell'altare davanti al maestro<br />
dei novizi. Questi gli tolse la giacca <strong>di</strong>cendo con voce solenne: - Ti spogli il<br />
Signore dell'uomo vecchio con le sue azioni. - Amen - rispose Francesco. Poi il<br />
maestro dei novizi lo aiutò a indossare il saio <strong>di</strong>cendogli: - Ti rivesta il Signore<br />
dell'uomo nuovo che, secondo Dio, è creato nella giustizia e nella santità della<br />
verità. - Amen - ripeté Francesco. Imponendogli il cappuccio, il celebrante<br />
pregò: - Poni, Signore, il cappuccio della salvezza sul suo capo per sconfiggere<br />
le insi<strong>di</strong>e <strong>di</strong>aboliche. - Amen. E mentre gli passava il cingolo intorno alla <strong>vita</strong>, il<br />
celebrante <strong>di</strong>sse ancora: - Ti cinga il Signore del cingolo della purezza, ed<br />
estingua dai tuoi lombi l'umore della libi<strong>di</strong>ne, affinché rimanga in te la virtù<br />
della continenza e della castità. - Amen. Alla fine il maestro dei novizi gli porse<br />
una candela accesa <strong>di</strong>cendogli: - Accetta il lume <strong>di</strong> Cristo, come segno della<br />
tua immortalità, affinché, morto al mondo, tu viva in Dio. Sorgi dai morti, e<br />
t'illuminerà Cristo. Venne poi invocato lo Spirito Santo con il canto liturgico<br />
"Veni, Sancte Spiritus". Seguì il rito del cambio del nome. Affinché l'ad<strong>di</strong>o al<br />
49
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
mondo e alla propria precedente esistenza fosse totale e definitivo, il novizio<br />
doveva rinunciare perfino al nome <strong>di</strong> battesimo, e anche al cognome, legame<br />
giuri<strong>di</strong>co con la propria famiglia. Toccava al Superiore scegliere per il novizio<br />
un nuovo nome, mentre al posto del cognome sarebbe stato in<strong>di</strong>cato il luogo <strong>di</strong><br />
nascita. Francesco Forgione cessò <strong>di</strong> chiamarsi in quel modo e <strong>di</strong>venne Fra <strong>Pio</strong><br />
da Pietrelcina. Il rito della vestizione e della trasformazione esteriore fu<br />
completato qualche ora dopo, in privato. I novizi tornarono in convento. Il loro<br />
maestro li convocò in un'ampia stanza fungeva da guardaroba. Il maestro<br />
<strong>di</strong>stribuì loro le vesti intime che dovevano sostituire gli abiti borghesi: una<br />
rozza tonaca, che stava al posto della camicia, mutande della stessa stoffa,<br />
simili a un paio <strong>di</strong> calzoni che arrivavano a metà polpaccio, e sandali al posto<br />
delle scarpe. Niente calze. Il frate Cappuccino doveva andare scalzo, estate e<br />
inverno. - <strong>Padre</strong> maestro, questi indumenti sono troppo stretti per me -<strong>di</strong>sse<br />
con voce timida e timorosa Fra Sebastiano da Campobasso, che era un<br />
giovanottone grande e grosso. Aveva ricevuto una camiciola e un paio <strong>di</strong><br />
mutande <strong>di</strong> almeno tre misure inferiori alla sua taglia. - Se indosso questa roba<br />
la strappo subito, ammesso che riesca a entrarci dentro - aggiunse sorridendo<br />
e mostrando gli indumenti per far vedere che gli andavano proprio stretti. -<br />
Potrebbe cambiarmeli per favore? <strong>Padre</strong> Tommaso aveva ascoltato in silenzio,<br />
fissando severamente il novizio. - Gli indumenti intimi che passa il convento<br />
sono <strong>di</strong> varie misure - <strong>di</strong>sse forte in modo che tutti potessero sentire. - Ma<br />
vengono sempre <strong>di</strong>stribuiti a caso proprio per offrire al giovane religioso<br />
l'occasione <strong>di</strong> adattarsi a tutte le <strong>di</strong>fficoltà. A un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> taglia robusta può<br />
toccare una camicia piccola e stretta, e a un mingherlino un camicione enorme.<br />
Bisogna tacere e sopportare. Quin<strong>di</strong>, non voglio più sentire lamentele sul tipo<br />
<strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Fra Sebastiano. - Ma se li metto si strappano - azzardò un'altra<br />
volta il giovane novizio. - Ho appena detto che non voglio assolutamente<br />
sentire lamentele del genere - urlò in tono a<strong>di</strong>rato <strong>Padre</strong> Tommaso. I novizi<br />
non si aspettavano una reazione del genere e rimasero sconcertati. Il maestro<br />
li fulminò con uno sguardo truce che gelava il sangue. - Questo è un luogo <strong>di</strong><br />
penitenza.<br />
Qui si deve imparare a obbe<strong>di</strong>re ciecamente. La vostra parola d'or<strong>di</strong>ne deve<br />
essere solo "<strong>Padre</strong>, sì" e basta. Fece una lunga pausa. I novizi trattenevano<br />
perfino il fiato. Poi, rivolto al mastodontico Fra Sebastiano: - Vergognati. E per<br />
penitenza inginocchiati e fai tre croci sul pavimento con la lingua. Colto <strong>di</strong><br />
sorpresa, Fra Sebastiano rimase fermo, incerto. - Ho detto tre croci con la<br />
lingua sul pavimento - gridò il maestro dei novizi. Il giovane, arrossendo,<br />
obbedì. - E ora - continuò <strong>Padre</strong> Tommaso riprendendo il tono <strong>di</strong> voce normale<br />
- vi mostrerò come il novizio deve dormire. Uscirono dal guardaroba ognuno<br />
con gli indumenti che aveva ricevuto. <strong>Padre</strong> Tommaso si avvicinò alla porta<br />
della cella più vicina e l'aprì. Entrò in<strong>vita</strong>ndo i novizi ad affacciarsi sull'uscio. -<br />
50
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Prima vi inginocchierete ai pie<strong>di</strong> del letto e reciterete le preghiere facendo<br />
l'esame <strong>di</strong> coscienza - <strong>di</strong>sse. - Poi, senza spogliarvi, vi metterete supini sul<br />
letto, avendo cura <strong>di</strong> raccogliere l'abito davanti a voi, tra le gambe. Usate pure<br />
la coperta per <strong>di</strong>fendervi dal freddo. Terrete le braccia in croce sul petto e il<br />
crocifisso tra le vostre braccia, infilato nel cingolo che avete intorno alla <strong>vita</strong>.<br />
Così deve dormire il novizio.<br />
Ci sono obiezioni? Nessuno fiatò. - Ritiratevi nelle vostre celle e riflettete su<br />
quanto è avvenuto in chiesa e su quanto vi ho detto io adesso. A turno, due<br />
per volta, vi recherete da Fra Camillo, che vi taglierà i capelli e <strong>di</strong>segnerà sul<br />
vostro capo la chierica.<br />
Anche quello è un segno del nostro <strong>di</strong>sprezzo per il mondo e per le sue vanità.<br />
Ricordatevi: voi siete morti al mondo. Dovete mortificare il corpo per far vivere<br />
l'anima. Andate. Sia lodato Gesù Cristo. - Sempre sia lodato - risposero<br />
sommessamente i novizi, e ognuno si avviò verso la propria cella.<br />
10<br />
Fra <strong>Pio</strong> si gettò nella nuova esistenza con la foga che gli era congenita. Voleva<br />
eseguire alla perfezione tutto ciò che il maestro dei novizi gli suggeriva. Si<br />
accorse subito, però, che non era facile. La <strong>vita</strong> nel convento, infatti, era<br />
durissima. La giornata, in pratica, iniziava a mezzanotte. I religiosi venivano<br />
svegliati dal fracasso della bàttola, una specie <strong>di</strong> campanaccia <strong>di</strong> legno che<br />
gracchiava e strideva. Era il segnale che li chiamava in chiesa per la recita del<br />
Mattutino e delle Lau<strong>di</strong>. Fra <strong>Pio</strong> si alzava stor<strong>di</strong>to e mezzo addormentato,<br />
infilava i pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> nei sandali e si univa <strong>di</strong> corsa alla processione dei<br />
confratelli. D'inverno quelle levatacce erano tremende. Il freddo penetrava<br />
nelle ossa come la lama <strong>di</strong> un coltello. Ufficio durava pressappoco un'ora, e<br />
spesso Fra <strong>Pio</strong> faticava a tenere gli occhi aperti. Quando ritornava nella sua<br />
cella stentava a riaddormentarsi. Dopo circa quattro ore, alle cinque del<br />
mattino, la bàttola ripeteva il suo sgradevole richiamo. Fra <strong>Pio</strong> aveva allora a<br />
<strong>di</strong>sposizione pochi minuti per rifare il letto, posarvi sopra il grosso crocifisso <strong>di</strong><br />
ferro, lavarsi e scendere in chiesa per la me<strong>di</strong>tazione, la Messa e altre parti del<br />
Divino Ufficio. Poi finalmente si poteva consumare una colazione frettolosa e<br />
quin<strong>di</strong> cominciava per i novizi la mattina <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o della Regola. Fra <strong>Pio</strong> si<br />
ritrovava allora nella cella a leggere le Costituzioni dell'Or<strong>di</strong>ne, uno scarno<br />
libriccino <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> pagine, che si finiva in pochissimo tempo. Ma dal<br />
momento che non era permesso ai novizi possedere altri libri, una volta<br />
terminata la lettura, si doveva ricominciare dalla prima pagina. Prima <strong>di</strong> pranzo<br />
Fra <strong>Pio</strong> e gli altri ragazzi dovevano de<strong>di</strong>carsi alla pulizia del convento e della<br />
chiesa, e finito <strong>di</strong> mangiare c'era la passeggiata nell'orto, che si svolgeva<br />
camminando incolonnati e recitando preghiere. il pomeriggio era <strong>di</strong>viso fra lo<br />
51
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o, cioè la lettura del solito libretto, e il lavoro. Alle 19 me<strong>di</strong>tazione e<br />
rosario e alle 20 cena, al termine della quale ai novizi era finalmente consentito<br />
parlare. La preghiera era comunque la loro occupazione principale. Anche<br />
quando lavoravano nell'orto, in giar<strong>di</strong>no, mentre pulivano il convento o<br />
lavavano i panni nello scantinato, dove si trovavano vecchi lavatoi <strong>di</strong> pietra,<br />
dovevano pregare ad alta voce. Tre volte la settimana, il lunedì, il mercoledì e<br />
il venerdì, c'era il rito della "<strong>di</strong>sciplina". Dopo cena tutti i religiosi della<br />
comunità si recavano nel coro, spegnevano i lumi, si denudavano le spalle e si<br />
flagellavano le carni nude me<strong>di</strong>tando sulla Passione <strong>di</strong> Gesù. L'or<strong>di</strong>gno per la<br />
"<strong>di</strong>sciplina" era costituito da una serie <strong>di</strong> rozze catenelle che terminavano con<br />
dei pallettoni. A volte il sangue colava sul pavimento. Il cibo era sobrio, e le<br />
occasioni per mangiare a sazietà scarse. La Regola imponeva una serie <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>giuni che coprivano gran parte dell'anno. Nel convento del noviziato i religiosi<br />
<strong>di</strong>giunavano ogni venerdì e la vigilia <strong>di</strong> tutte le gran<strong>di</strong> feste, in particolare<br />
quelle della Madonna e dei più importanti Santi dell'Or<strong>di</strong>ne Francescano. Poi<br />
c'era il "<strong>di</strong>giuno della benedetta in onore della Madonna Assunta, che durava<br />
dal 30 giugno al 15 agosto. E ancora il <strong>di</strong>giuno in preparazione del Natale, dal<br />
2 novembre al 25 <strong>di</strong>cembre. Infine la Grande Quaresima, cioè quella che<br />
precede la Pasqua. Alla vigilia delle feste della Vergine e dei Santi dell'Or<strong>di</strong>ne, e<br />
nei venerdì della Grande Quaresima, i novizi mangiavano quel poco che era<br />
loro permesso, inginocchiati per terra in segno <strong>di</strong> ulteriore penitenza. Dopo due<br />
mesi il gruppetto dei novizi si era assottigliato. Alcuni, stroncati dalle <strong>di</strong>fficoltà,<br />
avevano ceduto le armi. Tra loro anche il compaesano <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>, Vincenzo<br />
Masone.<br />
La per<strong>di</strong>ta del suo compaesano fu un duro colpo per Fra <strong>Pio</strong>. Con Vincenzo si<br />
confidava. Parlando con lui, o semplicemente standogli vicino, aveva<br />
l'impressione <strong>di</strong> essere un po' a casa. Adesso si sentiva tremendamente solo.<br />
Cominciò ad affezionarsi <strong>di</strong> più a Fra Anastasio, cioè Giovanni Di Carlo, che per<br />
fortuna occupava la cella numero 24, proprio accanto alla sua. In pratica non<br />
potevano parlare, ma ogni tanto qualche piccola confidenza ci scappava. -<br />
Francì, hai freddo? - gli domandava con un sussurro Fra Anastasio quando <strong>di</strong><br />
notte, uno vicino all'altro, camminavano lungo i corridoi per andare in chiesa.<br />
- Non sento né mani né pie<strong>di</strong> - sussurrava a sua volta Fra <strong>Pio</strong>. E aggiungeva: -<br />
Caro Giuvannell', dobbiamo sopportare per amore <strong>di</strong> Dio. Il <strong>Padre</strong> maestro dei<br />
novizi era rigi<strong>di</strong>ssimo. Non risparmiava a nessuno rimproveri e punizioni.<br />
Capitava che prendesse <strong>di</strong> mira qualcuno, e allora per quel povero <strong>di</strong>avolo<br />
erano guai. Per un periodo che poteva durare anche due settimane, quel<br />
novizio non faceva mai niente che andasse bene al suo superiore. Durante la<br />
ricreazione della sera, quando era permesso parlare, Fra <strong>Pio</strong> si avvicinava<br />
sempre al confratello maggiormente tartassato quel giorno e cercava <strong>di</strong><br />
consolarlo. Il maestro dei novizi o<strong>di</strong>ava quel suo comportamento. - Sei un falso<br />
52
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
buon samaritano - lo apostrofava, e spesso gli proibiva <strong>di</strong> parlare con coloro<br />
che erano stati puniti. Fra <strong>Pio</strong> ne soffriva.<br />
Rispettava l'or<strong>di</strong>ne, ma trascorreva ugualmente la ricreazione accanto al<br />
punito.<br />
Sperava che almeno la sua presenza e il suo sguardo affettuoso fossero <strong>di</strong><br />
conforto al confratello. - Vattene, allontanati - gli <strong>di</strong>cevano i confratelli se lo<br />
vedevano accanto a un punito mentre stava per arrivare il maestro dei novizi. -<br />
Vattene, il maestro punirà anche te. - Ma Fra <strong>Pio</strong> non si muoveva. E<br />
infallibilmente veniva punito anche lui. - Sei ribelle, ma io ti spezzo - gridava il<br />
maestro. Fra <strong>Pio</strong> taceva ed eseguiva con <strong>di</strong>ligenza tutte le penitenze che gli<br />
venivano inflitte. Non gli veniva imposto solo <strong>di</strong> tracciare croci con la lingua sul<br />
pavimento, ma <strong>di</strong> mangiare, il giorno dopo, in ginocchio, in mezzo al refettorio,<br />
davanti a tutta la comunità; e perfino <strong>di</strong> flagellarsi davanti ai confratelli. La<br />
sera, prima <strong>di</strong> andare a dormire, Fra <strong>Pio</strong> bussava timidamente alla cella del<br />
maestro e andava a chiedergli scusa per averlo fatto arrabbiare. - Sei cocciuto<br />
come un asino - <strong>di</strong>ceva <strong>Padre</strong> Tommaso. - Vorrei promettere <strong>di</strong> non farlo più<br />
ma non credo <strong>di</strong> essere in grado <strong>di</strong> mantenere la promessa - rispondeva Fra<br />
<strong>Pio</strong>. - Quando vedo un compagno che soffre non riesco a stare lontano da lui. -<br />
Devi e<strong>vita</strong>rlo - riba<strong>di</strong>va il maestro. - Te lo impongo. - Come faccio? -<br />
rispondeva Fra <strong>Pio</strong>. - La Regola <strong>di</strong>ce che in ogni confratello devo vedere Gesù.<br />
E come si fa lasciare che Gesù soffra da solo?<br />
Mi permetta <strong>di</strong> stargli almeno vicino. Non parlerò, ma gli terrò un poco <strong>di</strong><br />
compagnia.<br />
- No - ripeteva il maestro. E Fra <strong>Pio</strong> piangeva. - Fra <strong>Pio</strong>, vai in foresteria, c'è<br />
tua madre che è venuta a trovarti - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Tommaso al giovane novizio la<br />
mattina del 25 maggio. C'era un dolce tepore nell'aria, e quella notizia fece<br />
sobbalzare il cuore al novizio. - Mia madre - balbettò. - Sì, tua madre - ripeté<br />
brusco <strong>Padre</strong> Tommaso. -<br />
Credo sia venuta perché in questi giorni ricorre il tuo compleanno. Per questo ti<br />
permetto <strong>di</strong> restare un poco con lei, altrimenti l'avrei rimandata a casa.<br />
Conosci la Regola: poche parole, non alzare lo sguardo, non parlare mai per<br />
primo e visita breve.<br />
Entrando nella <strong>vita</strong> religiosa abbiamo dato un ad<strong>di</strong>o al mondo, anche alla<br />
nostra famiglia carnale. Ricordati che sei morto al mondo. Come prescrive la<br />
Regola, sarai accompagnato da un tuo confratello che, durante la visita, si<br />
terrà in <strong>di</strong>sparte ma rimarrà nella stessa stanza. Vai. Fra <strong>Pio</strong> uscì dalla cella<br />
frastornato. Il maestro gli aveva dato una notizia bellissima, ma subito dopo<br />
l'aveva avvelenata con tutte quelle <strong>di</strong>sposizioni e raccomandazioni e riflessioni,<br />
53
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
e a lui ora girava la testa e non riusciva a capire più niente. "Mia madre" pensò<br />
avviandosi verso la foresteria. E rivide la scena dell'angoscioso ad<strong>di</strong>o la mattina<br />
del 6 gennaio a Pietrelcina. Senti nelle orecchie quel grido <strong>di</strong>sperato: "Mi sento<br />
squarcià 'u core". Poi la vide afflosciarsi a terra come un vestito vuoto. E poi<br />
quella stretta frenetica al suo petto. Sentiva ancora sul proprio corpo<br />
l'abbraccio <strong>di</strong>sperato della madre. Ora mamma Peppa era lì e lo aspettava.<br />
Accelerò il passo. Poi rallentò. "Ricordati che sei morto al mondo." Le parole<br />
del maestro dei novizi si erano impresse come un marchio nella sua memoria.<br />
Si ricordò che doveva andare in foresteria accompagnato da un confratello.<br />
Tornò subito in<strong>di</strong>etro.<br />
Incontrò il maestro che stava rientrando nella sua cella. - <strong>Padre</strong>, da chi mi<br />
devo fare accompagnare in foresteria? - Pren<strong>di</strong> Fra Anastasio. - Va bene,<br />
<strong>Padre</strong>. Almeno Fra Anastasio era un suo amico. Fra <strong>Pio</strong> non avrebbe voluto<br />
testimoni al suo incontro con la madre. Era una cosa intima. Ogni occhio<br />
in<strong>di</strong>screto lo avrebbe infasti<strong>di</strong>to.<br />
Ma era morto al mondo, non poteva pretendere più niente. Bussò alla porta del<br />
confratello. - Giuvannell', c e mia madre, il maestro ha detto se mi puoi<br />
accompagnare in foresteria. - Vengo subito. Mamma Peppa aveva organizzato<br />
quel viaggio nei minimi particolari. Non era facile per lei allontanarsi da casa.<br />
Tutta la famiglia pesava sulle sue spalle. Il marito era in America. Michele<br />
provvedeva ai campi, ma le tre figlie non erano ancora in grado <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>re<br />
come lei i campi e la casa. Non poteva però mancare al compleanno <strong>di</strong><br />
Francesco. Il primo che suo figlio passava lontano da lei. Durante il viaggio in<br />
treno aveva pensato molto a quel 25 maggio 1887. Era rimasta a lavorare nei<br />
campi, accanto a Grazio, fino a mezzogiorno. Poi aveva sentito che il bambino<br />
si agitava dentro <strong>di</strong> lei. - Grà - aveva detto al marito - non sto bene, vado a<br />
casa. - È giunta l'ora? - domandò Grazio. - Penso proprio <strong>di</strong> sì. - Finisco e ti<br />
raggiungo. Si era incamminata da sola. Nelle con<strong>di</strong>zioni particolari in cui si<br />
trovava aveva percorso la lunga strada che da Piana Romana portava al<br />
Castello da sola.<br />
Lungo il sentiero, sotto il sole <strong>di</strong> maggio, aveva continuato a parlare con<br />
quell'esserino che si agitava dentro <strong>di</strong> lei. Appena giunta a casa, aveva chiesto<br />
a una vicina <strong>di</strong> andare a chiamare la levatrice e si era messa a letto. Alle 5 del<br />
pomeriggio, quando era tornato Grazio, il bimbo era già nato. "Sono passati<br />
se<strong>di</strong>ci anni" <strong>di</strong>ceva fra sé mamma Peppa "e quante cose sono cambiate." Fra<br />
<strong>Pio</strong> entrò nella foresteria e vide sua madre. Il cuore gli scoppiava <strong>di</strong> gioia. Un<br />
impulso irrefrenabile scattò dentro <strong>di</strong> lui, e stava partendo <strong>di</strong> corsa come un<br />
razzo per abbracciarla, coprirla <strong>di</strong> baci, come aveva sempre fatto da bambino.<br />
Ma subito qualcosa lo frenò, lo bloccò. - Sia lodato Gesù Cristo - <strong>di</strong>sse con voce<br />
stentorea. Mamma Peppa non senti neppure quelle parole. Guardava il figlio, e<br />
54
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
le lacrime scendevano giù per le sue gote segnate ormai da vistose rughe. -<br />
Figlio mio - esclamò e corse ad abbracciarlo. Lo strinse a se. Fra <strong>Pio</strong> lasciò fare<br />
fremendo dentro <strong>di</strong> sé per la commozione, ma restando esteriormente inerte.<br />
Quando la madre si staccò da lui, le rimase vicin6 ma con gli occhi bassi, le<br />
mani nascoste nelle maniche del saio e in silenzio, come prescriveva la Regola.<br />
- Ti ho portato i dolci che ti piacciono tanto - <strong>di</strong>sse mamma Peppa togliendo da<br />
un cestello <strong>di</strong> vimini un cartoccio <strong>di</strong> frittelle. - Li ho fatti io, per te. Mangia.<br />
Francesco non si muoveva. - Ti trovo bene - aggiunse mamma Peppa<br />
sorridendo. - Un poco <strong>di</strong>magrito e anche più alto. Ti sta bene il saio. Ma perché<br />
ti hanno tagliato così male i capelli?... Assaggia questi dolci... Solo un paio...<br />
Vieni anche tu - <strong>di</strong>sse rivolta a Fra Anastasio, e poi domandò al figlio: - Come<br />
si chiama il tuo compagno? - Fra Anastasio - rispose Fra <strong>Pio</strong>. - Oh, finalmente<br />
sento la tua voce - <strong>di</strong>sse mamma Peppa sorridendo. - Sia ringraziato il cielo.<br />
Vieni, Fra Anastasio, vieni, mangia anche tu, pensa che sia la tua mamma che<br />
te li manda. - No, grazie, signora, non mi è permesso mangiare niente -<strong>di</strong>sse<br />
Fra Anastasio. Mamma Peppa, però, non lo senti. Occhi, orecchi, tutta la sua<br />
attenzione era rivolta al figlio, a quel figlio che le sembrava così strano, così<br />
assente. - Ma insomma, Francì, statte un po' su. Sono venuta da lontano per<br />
vederti. Non parli, non mi guar<strong>di</strong>, non mangi, ma che ti succede, figlio mio? Sei<br />
ammalato? - No mamma, sto bene. - Hai bisogno <strong>di</strong> qualcosa? Posso fare<br />
qualcosa per te? Sono la tua mamma, puoi chiedermi tutto. - No mamma, non<br />
ho bisogno <strong>di</strong> niente. La visita era finita. Mamma Peppa si senti invecchiata <strong>di</strong><br />
almeno <strong>di</strong>eci anni. Abbracciò il figlio ancora più forte <strong>di</strong> quando era arrivata, e<br />
Francesco si lasciò abbracciare pregando Dio che quel contatto fisico con sua<br />
madre non finisse mai. Poi si allontanò da lei sempre con gli occhi bassi.<br />
Mamma Peppa tornò alla stazione dei treni. Fece un viaggio <strong>di</strong> ritorno orribile.<br />
Quello fu uno dei giorni più brutti della sua <strong>vita</strong>. Arrivò al Rione Castello con il<br />
sole al tramonto. Le piaceva sempre guardare il paesaggio nella luce <strong>di</strong>afana<br />
dei tramonti. Di solito si fermava all'inizio <strong>di</strong> vico Storto Valle, in un punto dove<br />
si vede la campagna. Ma quella sera non si fermò. Non si fermò neppure<br />
davanti alla Madunella. Continuando a camminare, con il pensiero lanciò una<br />
<strong>di</strong>sperata invocazione <strong>di</strong> aiuto alla Madonna: - Non ce la faccio più. A casa fu<br />
accolta dalle grida festose delle figlie. - Mamma, come sta Francì? Gli hai dato<br />
un bacio anche per me? Quando viene a trovarci? Perché non torna a casa per<br />
sempre? Perché non lo hai portato con te? Quando andremo anche noi a<br />
trovarlo? Mamma Peppa accarezzò quelle ragazzine impetuose, le abbracciò e<br />
baciò i loro capelli. - Francesco sta bene - <strong>di</strong>sse. - Vi manda tanti baci, tante<br />
carezze. Dopo una lunga pausa aggiunse: - Il viaggio mi ha stancata molto.<br />
Felicita, fai tu da mangiare questa sera. Vado a riposarmi un poco. Raggiunse<br />
la sua camera, si mise a letto e pianse a lungo. A Morcone, quella sera, nella<br />
sua piccola cella piangeva anche Fra <strong>Pio</strong>. Era in convento da oltre quattro mesi.<br />
Aveva superato prove <strong>di</strong>fficili, momenti <strong>di</strong> sconforto, <strong>di</strong> smarrimento, <strong>di</strong><br />
55
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
tristezza, ma quella sera era <strong>di</strong>sperato. Aveva obbe<strong>di</strong>to. Si era comportato<br />
rispettando nei minimi dettagli ciò che imponeva la Regola. Di fronte a sua<br />
madre, che non vedeva da quattro mesi, aveva tenuto gli occhi bassi, le mani<br />
nelle maniche del saio, aveva parlato poco. Era stato un novizio esemplare. Ma<br />
si sentiva un mostro. Sapeva <strong>di</strong> aver spaccato ancora una volta il cuore a sua<br />
madre e aveva un enorme peso sulla coscienza. Non era convinto che quella<br />
fosse la vera <strong>vita</strong> religiosa. "Così non voglio vivere" <strong>di</strong>ceva fra sé. "Dio non può<br />
essere crudele. Non avevo alcun <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> far soffrire mia madre. Sono un<br />
mostro." Ma poi si calmò. "Forse sono tentazioni del Demonio" <strong>di</strong>sse fra sé. "Ho<br />
abbandonato il mondo, e forse questa è la <strong>vita</strong> che dovrò fare." Nel suo<br />
cervello, però, continuava a girare quella parolina: "Forse". Non era affatto<br />
convinto che fosse giusto comportarsi come si era comportato.<br />
11<br />
C’era un gran fermento nel convento <strong>di</strong> Morcone la mattina del 28 luglio 1903.<br />
-<br />
Verso mezzogiorno arriverà da Foggia il Molto Reverendo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da<br />
Benevento, Ministro provinciale - aveva annunciato <strong>Padre</strong> Tommaso ai novizi. Il<br />
suo arrivo era atteso da tempo. Nei giorni precedenti, <strong>Padre</strong> Tommaso aveva<br />
spiegato a lungo il significato <strong>di</strong> quella visita. - Con il termine visita - aveva<br />
detto - si vuole in<strong>di</strong>care un particolare incontro tra il Superiore provinciale e le<br />
varie comunità religiose che da lui <strong>di</strong>pendono. Il Superiore viene a controllare<br />
che tutto sia in or<strong>di</strong>ne, che la Regola venga osservata, che si viva in armonia,<br />
cercando <strong>di</strong> conseguire la perfezione spirituale. "Il <strong>Padre</strong> provinciale si fermerà<br />
tra noi alcuni giorni. Dobbiamo prepararci con la preghiera affinché la visita<br />
riesca bene e porti i frutti spirituali che il Molto Reverendo si aspetta. E<br />
dobbiamo anche darci da fare perché il convento sia in perfetto or<strong>di</strong>ne.<br />
Niente deve essere fuori posto, neppure un filo d'erba." I novizi avevano<br />
lavorato sodo in quella settimana. Avevano pulito il convento da cima a fondo.<br />
E finalmente ecco l'annuncio preciso dell'arrivo del Ministro provinciale. I<br />
giovani conoscevano già <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Benevento. Era stato il loro<br />
"esaminatore" per l'ammissione al noviziato.<br />
Allora però era solo Commissario, mentre adesso era <strong>di</strong>ventato Ministro<br />
provinciale.<br />
Dall'enfasi con cui <strong>Padre</strong> Tommaso pronunciava il suo nuovo titolo, "Molto<br />
importante. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Benevento a quel tempo era già anziano, avendo<br />
superato la sessantina, ma <strong>di</strong>mostrava ancora un vigore e una determinazione<br />
non comuni. Uomo dall'aspetto ascetico e dallo sguardo profondo, incuteva<br />
rispetto e soggezione. Laureatosi in filosofia subito dopo essere <strong>di</strong>ventato<br />
56
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sacerdote, aveva vissuto gli anni <strong>di</strong>fficili delle "soppressioni religiose", verso la<br />
metà dell'Ottocento, volute dal Regno d'Italia. Era allora partito per<br />
l'Inghilterra, dove si era adoperato per far sorgere una Provincia monastica<br />
cappuccina in quella nazione. Quin<strong>di</strong> era stato mandato dai superiori in In<strong>di</strong>a.<br />
Al suo rientro, quando l'oppressione si era allentata, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Benevento si<br />
era de<strong>di</strong>cato alla ricostruzione della Provincia monastica <strong>di</strong> Foggia. Con l'aiuto<br />
della popolazione, aveva riorganizzato le comunità religiose <strong>di</strong>strutte, riscattato<br />
alcuni conventi confiscati dallo Stato, richiamato i religiosi emigrati altrove,<br />
riaperto studentati e biblioteche. Il suo lavoro aveva riscosso pieno successo.<br />
Era riuscito a rimettere in sesto la Provincia <strong>di</strong> Foggia e ne era <strong>di</strong>ventato il<br />
primo Superiore dopo il periodo buio della soppressione. Come previsto, il<br />
<strong>Padre</strong> provinciale arrivò verso mezzogiorno. Giunto al convento, fu ricevuto in<br />
chiesa da tutta la comunità religiosa in modo solenne, con il suono dell'organo,<br />
come preferito dai regolamenti. Si fermò tre giorni. Per tutto il periodo della<br />
sua permanenza se ne stette sempre chiuso nella sua cella, dove ricevette uno<br />
a uno i religiosi, trattenendosi a lungo a parlare con loro. L'ultimo giorno, il<br />
Molto Reverendo <strong>Padre</strong> provinciale si trasferì nella cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Tommaso e<br />
volle conoscere uno dopo l'altro anche tutti i novizi. Si informava sulla loro<br />
salute, se erano contenti, se avevano delle lamentele da esporre. Era paterno,<br />
e ognuno <strong>di</strong> loro si senti gratificato e orgoglioso <strong>di</strong> quell'incontro. Poi volle che<br />
<strong>Padre</strong> Tommaso gli facesse un resoconto dettagliato <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> quei<br />
giovani. Nel suo lavoro <strong>di</strong> ricostruzione della Provincia monastica puntava<br />
molto sulle nuove generazioni. - Sono loro i religiosi <strong>di</strong> domani - ripeteva<br />
sempre. - Se non alleviamo dei frati straor<strong>di</strong>nari non potremo guardare con<br />
ottimismo all'avvenire. - Il numero è esiguo - gli <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Tommaso. - Nei<br />
primi sei mesi abbiamo avuto quattro defezioni. Ma io sono del parere che non<br />
si possono tenere persone indecise e ribelli. La nostra Regola è dura. Se non si<br />
abituano qui a rinnegare completamente se stessi e a essere obbe<strong>di</strong>enti<br />
"tanquam cadaverem", come <strong>di</strong>ce la Regola, io credo che poi avremo dei<br />
religiosi me<strong>di</strong>ocri, che faticheranno a salvarsi l'anima. <strong>Padre</strong> Tommaso era un<br />
maestro dei novizi molto rigido. Il Ministro provinciale era a conoscenza <strong>di</strong><br />
questo fatto, ma sapeva anche che coloro che superavano l'anno <strong>di</strong> noviziato<br />
sotto la sua guida erano elementi sicuri. - Mi parli <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> da Pietrelcina -<br />
<strong>di</strong>sse il Ministro provinciale. - Sono molto amico del parroco <strong>di</strong> quel paese, Don<br />
Salvatore Pannullo. Un uomo straor<strong>di</strong>nario, con due lauree, che per <strong>di</strong>versi<br />
anni ha insegnato nel Seminario <strong>di</strong> Benevento, mia città natale. Ci siamo<br />
conosciuti proprio a Benevento <strong>di</strong>versi anni fa e ci siamo sempre tenuti in<br />
contatto.<br />
Quando l'ho rivisto, il mese scorso, mi ha parlato molto del suo Forgione. Mi<br />
ha raccontato cose che mi incuriosiscono. Che tipo è questo giovane? - Il<br />
migliore che abbiamo in comunità - rispose deciso <strong>Padre</strong> Tommaso. - Anzi,<br />
57
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
forse è uno dei migliori novizi che ho avuto da quando occupo l'incarico qui a<br />
Morcone. Tutta la comunità lo stima e lo ammira. Nelle riunioni che teniamo<br />
ogni tanto per parlare dei giovani, tutti sono concor<strong>di</strong> nel <strong>di</strong>re che è un<br />
esempio anche per noi frati adulti. - Allora il mio amico Don Pannullo aveva<br />
visto giusto. - La <strong>vita</strong> è lunga e le sorprese non mancano mai - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Tommaso. - Ho visto tanti giovani partire con entusiasmo e poi finire male.<br />
Bisogna non farsi illusioni e non essere mai sicuri <strong>di</strong> niente. Ma per quanto<br />
posso giu<strong>di</strong>care secondo i risultati <strong>di</strong> questi primi sei mesi, devo <strong>di</strong>re che è un<br />
novizio davvero esemplare. "Il nostro metodo <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio si basa soprattutto<br />
sulla <strong>vita</strong> interiore <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, che è costituita principalmente dalla<br />
preghiera, cioè dall'unione con Dio. Ebbene, questo ragazzo vive in continua<br />
unione con il Signore. Quando cammina nei corridoi, quando lavora nell'orto,<br />
quando usciamo per le passeggiate, tiene sempre gli occhi bassi, e si nota, dal<br />
raccoglimento e dal leggero movimento della labbra, che sta pregando. Ma lo<br />
fa con <strong>di</strong>screzione e passa quasi inosservato. "Nella me<strong>di</strong>tazione in chiesa si<br />
impegna con un trasporto commovente. Credo che abbia ricevuto da Dio doni<br />
speciali. Il dono delle lacrime, per esempio. "L'argomento delle nostre<br />
me<strong>di</strong>tazioni, secondo ciò che prescrivono le Costituzioni, riguarda sempre la<br />
Passione e Morte <strong>di</strong> Gesù. Me<strong>di</strong>tando su questo tema, Fra <strong>Pio</strong> si commuove e<br />
piange come un bambino." - Piange? - Sì, sì, piange, versa lacrime. Sta seduto<br />
nello stallo del coro piegato in avanti, si tiene il viso nascosto fra le mani, e le<br />
lacrime gli scendono giù lungo le gote. I confratelli che gli stanno accanto nel<br />
coro, mi hanno riferito che, a volte, le sue lacrime formano una grossa macchia<br />
sul pavimento <strong>di</strong> legno. - Questa facilità alla commozione è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> grande<br />
sensibilità d'animo, <strong>di</strong> intima unione con Dio - commentò meravigliato il <strong>Padre</strong><br />
provinciale. - Visualizzare il contenuto dei concetti su cui si sta riflettendo al<br />
punto <strong>di</strong> suscitare emozioni così forti è il fine specifico della me<strong>di</strong>tazione -<br />
aggiunse <strong>Padre</strong> Tommaso. - Anzi, a questo livello, la me<strong>di</strong>tazione <strong>di</strong>venta<br />
contemplazione, che è il grado più elevato dell'orazione mentale.<br />
Ed è raro che un giovane, all'inizio della <strong>vita</strong> religiosa, raggiunga simili<br />
traguar<strong>di</strong>. - Mi fa proprio piacere sentire notizie <strong>di</strong> questo genere. E come si<br />
comporta questo Fra <strong>Pio</strong> nella <strong>vita</strong> pratica? - È il primo nell'obbe<strong>di</strong>enza, nella<br />
carità, nella mortificazione. La natura lo ha dotato <strong>di</strong> un carattere dolce e mite.<br />
Ho potuto constatare che si sforza <strong>di</strong> migliorarsi continuamente. Appena<br />
avverte qualche piccola mancanza viene a parlarne con me animato da un tale<br />
desiderio <strong>di</strong> volersi correggere che a volte mi commuove. -<br />
Comportamento saggio. - Io, naturalmente, non sono mai stato tenero con lui,<br />
come con nessuno dei suoi compagni. Sono convinto che il mio dovere sia <strong>di</strong><br />
mettere alla prova questi giovani anche con interventi pesanti, per saggiare la<br />
loro soli<strong>di</strong>tà e la loro capacità <strong>di</strong> controllo. Qualche volta, con Fra <strong>Pio</strong>, sempre<br />
così dolce e <strong>di</strong>ligente, sarò stato forse eccessivamente severo, ma non ho mai<br />
58
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
notato in lui la minima reazione o ostilità nei miei confronti. Vede in me il<br />
Superiore, e quin<strong>di</strong> il rappresentante <strong>di</strong> Dio, ed è sempre pronto a chinare il<br />
capo qualunque sia il mio or<strong>di</strong>ne. - Un giovane promettente che dobbiamo<br />
curare con amorevolezza, ringraziando il Signore che ce lo ha mandato. - Ho<br />
anche notato che non accusa mai i compagni - continuò <strong>Padre</strong> Tommaso. -<br />
Giorni fa aveva il compito <strong>di</strong> fare il sacrestano. È un incarico che i novizi si<br />
passano a turno. Il confratello che lo aveva preceduto si era <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong><br />
provvedere alle ostie da consacrare, e la mattina siamo rimasti quasi senza. Io<br />
me la sono presa con Fra <strong>Pio</strong>. Sapevo che non ne aveva colpa, ma ho voluto<br />
metterlo alla prova. L'ho rimproverato davanti a tutti, in modo severo, e non<br />
ha fiatato. Si sarebbe potuto <strong>di</strong>fendere <strong>di</strong>cendo che la colpa non era sua, ma<br />
in questo modo avrebbe accusato il confratello, e ha preferito tacere. Si è<br />
preso i rimproveri in silenzio assoluto. Al momento della Comunione, gliel'ho<br />
negata. "Così un'altra volta avrai più memoria" gli ho detto passando a dare<br />
l'Eucarestia al novizio che veniva dopo <strong>di</strong> lui.<br />
C’è rimasto malissimo. È impalli<strong>di</strong>to. È tornato al suo posto, si è preso il viso<br />
fra le mani e ha pianto a lungo. Non tanto per la figura che aveva fatto o per il<br />
rimprovero ricevuto, ma perché non aveva potuto ricevere la Comunione. -<br />
Anche questo è un segno <strong>di</strong> grande spiritualità - <strong>di</strong>sse il <strong>Padre</strong> provinciale. - Fra<br />
<strong>Pio</strong> ha una profonda e singolare confidenza con il Signore - spiegò <strong>Padre</strong><br />
Tommaso. - A volte mi sorprende.<br />
Sembra che Dio, Gesù, la Madonna, i Santi siano persone che conosce e che<br />
incontra tutti i giorni. Ne parla come fossero dei compagni, degli amici. A volte<br />
mi preoccupa questa sua concretizzazione della <strong>vita</strong> spirituale. In teoria, è<br />
una cosa straor<strong>di</strong>naria.<br />
Perché la nostra fede ci insegna che questi personaggi sono proprio vivi, <strong>di</strong> una<br />
<strong>vita</strong> più concreta e reale <strong>di</strong> quella nostra fisica. Ma vedere un giovane che<br />
questa verità la mette in pratica con tanta passione, mi spaventa. Non vorrei<br />
che si trattasse <strong>di</strong> fanatismo passeggero. Di sensibilizzazione. In questo caso,<br />
appena arriva una crisi potrebbe crollare tutto. - Don Pannullo mi ha detto che<br />
il ragazzo, quando era a Pietrelcina, sembrava avere delle visioni, o almeno<br />
delle locuzioni interiori. - Di questo non ha mai parlato. Non credo, però. Anche<br />
perché non dobbiamo <strong>di</strong>menticare che è all'inizio della <strong>vita</strong> spirituale. Secondo i<br />
trattati <strong>di</strong> teologia ascetica, le visioni e le locuzioni interiori sono doni che Dio<br />
concede ad anime privilegiate, che da anni si de<strong>di</strong>cano alla <strong>vita</strong> spirituale<br />
attraverso la preghiera e la me<strong>di</strong>tazione. Fra <strong>Pio</strong> è solo all'inizio <strong>di</strong> questa<br />
ascesi. Possiede molte buone qualità, ma ha anche dei <strong>di</strong>fetti. Certe sue<br />
reazioni mi lasciano perplesso. Non so ancora come giu<strong>di</strong>carle, perché sono in<br />
netta contrad<strong>di</strong>zione con il resto del suo comportamento. - Che genere <strong>di</strong><br />
reazioni? -<br />
59
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Quando intervengo per punire un novizio, sul viso <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> noto<br />
un'espressione <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong>sapprovazione. Una cosa impercettibile, che<br />
però non mi sfugge. Non <strong>di</strong>ce mai niente, ma sono certo che non approva. A<br />
volte poi, durante la ricreazione serale, quando ai novizi è permesso parlare fra<br />
loro, si apparta con il confratello punito e resta a conversare a lungo con lui. Mi<br />
sono informato, non ha mai espresso <strong>di</strong>sapprovazioni o critiche sul mio<br />
operato. Però prende un atteggiamento contrario al mio. - Credo sia spinto da<br />
compassione e da amore fraterno. - Di sicuro. Ma non è giusto che scre<strong>di</strong>ti le<br />
mie decisioni, soprattutto quando le mancanze dei confratelli sono gravi. Io<br />
gliel'ho detto. Ne abbiamo <strong>di</strong>scusso a quattr'occhi, e lui mi ha dato ragione;<br />
ma ha aggiunto che, a volte, il <strong>di</strong>spiacere che prova nel vedere il confratello<br />
sofferente è così grande che non riesce a restare in<strong>di</strong>fferente, e mi ha chiesto<br />
ad<strong>di</strong>rittura il permesso <strong>di</strong> poter consolare i puniti. "Tempo fa avevo preso una<br />
serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti nei confronti <strong>di</strong> un novizio molto insofferente alla<br />
<strong>di</strong>sciplina. I miei interventi non approdavano a nessun risultato e continuavo<br />
ad aumentare la severità delle pene, ma il novizio brontolava, criticava e non si<br />
piegava. E Fra <strong>Pio</strong> lo andava a consolare. Lasciavo correre, nella speranza che<br />
lui riuscisse a farlo riflettere più <strong>di</strong> quanto non ci riuscissi io. Ma neanche Fra<br />
<strong>Pio</strong> otteneva cambiamenti. "Allora, dopo un'ennesima insubor<strong>di</strong>nazione, decisi<br />
<strong>di</strong> fargli saltare il pranzo. Come lei sa bene, secondo un'antica nostra<br />
consuetu<strong>di</strong>ne, i novizi, prima <strong>di</strong> prendere posto in refettorio, si inginocchiano<br />
per terra, davanti al maestro, e uno <strong>di</strong> loro, a nome <strong>di</strong> tutti, chiede il permesso<br />
<strong>di</strong> mangiare <strong>di</strong>cendo: '<strong>Padre</strong>, bene<strong>di</strong>teci'. Se il maestro risponde: 'Vi bene<strong>di</strong>co',<br />
i novizi si rialzano e si mettono a mangiare. Se il maestro tace, devono restare<br />
in ginocchio in attesa del suo beneplacito. E spesso io, per <strong>di</strong>versi motivi,<br />
decido <strong>di</strong> lasciarli lì per un po', in modo che riflettano su certi errori che magari<br />
ho corretto in precedenza. Stare in quella scomoda posizione, mentre tutto il<br />
resto della comunità sta mangiando, soprattutto se lo stomaco reclama, è una<br />
prova molto dura, lo so. Ma dobbiamo essere severi se vogliamo formare<br />
questi giovani. In occasioni particolari, piuttosto rare per la verità e<br />
naturalmente per mancanze rilevanti, non do affatto il bene<strong>di</strong>cite, e i novizi<br />
restano lì, senza mangiare, anche dopo che gli altri frati hanno finito e se ne<br />
sono andati in chiesa. "Sono ricorso a questo grave castigo proprio per punire<br />
l'ennesima insubor<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> quel novizio ribelle. A causa sua, ho lasciato<br />
tutti i novizi in mezzo al refettorio, senza cibo. A mano a mano che passava il<br />
tempo, si vedeva che soffrivano. Il loro <strong>di</strong>sagio era grande e anche<br />
l'umiliazione. Ma potevo constatare che tutti accettavano la punizione. In<br />
particolare Fra <strong>Pio</strong> che, come sempre, ne approfittava per pregare. Il ribelle<br />
invece mi guardava spavaldo e con rancore. A un certo momento ha detto<br />
forte: 'A Napoli per vedere i matti si pagano <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong>. Invece qui li ve<strong>di</strong>amo<br />
gratis'. Si è alzato ed è uscito dal refettorio. "Un atto <strong>di</strong> insubor<strong>di</strong>nazione<br />
inconcepibile. Infatti, è stato l'ultimo. Qualche giorno dopo quel giovane ha<br />
60
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
lasciato il convento e se n e tornato a casa. Ma anche in quell'occasione Fra <strong>Pio</strong><br />
si è intromesso. È andato a parlare con il ribelle anche dopo che aveva<br />
commesso quel gesto <strong>di</strong> imperdonabile insubor<strong>di</strong>nazione. Voleva convincerlo a<br />
venire a chiedermi scusa. Allora mi sono molto arrabbiato. Ho chiamato Fra <strong>Pio</strong><br />
e l'ho rimproverato <strong>di</strong> brutto. E l'ho anche punito severamente." - La severità è<br />
una grande me<strong>di</strong>cina, ma non bisogna esagerare nell'usarla - commentò il<br />
Ministro provinciale. - È vero, ma quando uno è cocciuto, devi spezzarlo se<br />
vuoi rimetterlo sulla buona strada, altrimenti lo perderai per sempre. - Mi<br />
auguro che non sia il caso <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>sse il Provinciale sorridendo. - Fra <strong>Pio</strong>,<br />
in certe sue idee, è proprio cocciuto - ribadì con forza il maestro dei novizi. -<br />
Una volta si è permesso perfino <strong>di</strong> criticare certe consuetu<strong>di</strong>ni che in questo<br />
noviziato si praticano da secoli, sostenendo che è sbagliato <strong>di</strong>stribuire a caso<br />
gli indumenti intimi perché si va contro lo spirito <strong>di</strong> povertà. Quando un novizio<br />
grande e grosso riceve indumenti stretti, ha detto, indossandoli li strappa e li<br />
rovina. Da questo punto <strong>di</strong> vista potrebbe anche avere ragione. Ma non deve<br />
essere lui a insegnarci come si osserva lo spirito <strong>di</strong> povertà. "In un'altra<br />
occasione ha criticato la nostra consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> non permettere ai novizi <strong>di</strong><br />
tenere libri in cella. L'unica lettura permessa al novizio è quella del libriccino<br />
con la Regola e le Costituzioni. E lui ha affermato che si tratta <strong>di</strong> una<br />
consuetu<strong>di</strong>ne deleteria.<br />
Il fascicolo in questione, ha detto, si legge in un'ora. Quin<strong>di</strong> si può leggere e<br />
rileggere <strong>di</strong>verse volte al giorno. Dopo una settimana, lo si è imparato a<br />
memoria. E dovendo continuare a leggerlo e rileggerlo per un anno intero si<br />
finisce, secondo lui, per <strong>di</strong>ventare scemi. E poi, sono sempre sue osservazioni,<br />
restando un anno intero senza leggere libri, senza scrivere, si <strong>di</strong>mentica tutto<br />
quello che si è imparato in anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Alla ripresa della scuola, dopo il<br />
noviziato, si deve cominciare tutto da capo.<br />
"Lui critica, a volte, con un'incoscienza sorprendente. Per fortuna i suoi<br />
compagni sono venuti a riferirmi tutto, e gliel'ho fatta pagare cara. Ma non c'è<br />
sod<strong>di</strong>sfazione a punirlo. Accetta con zelo, esegue tutto con <strong>di</strong>ligenza. Sembra<br />
che non ne soffra.<br />
"Vede" <strong>di</strong>sse ancora <strong>Padre</strong> Tommaso concludendo il suo lungo <strong>di</strong>scorso "Fra <strong>Pio</strong><br />
possiede gran<strong>di</strong> doti, ottime qualità, ma anche una cocciutaggine inspiegabile<br />
che mi fa perdere la pazienza. A volte ho l'impressione <strong>di</strong> non riuscire a capirlo.<br />
O <strong>di</strong> non riuscire a penetrare nel suo animo. È obbe<strong>di</strong>ente, ligio al dovere,<br />
generoso, ma non permette che si entri nel suo cuore per sapere realmente<br />
che cosa pensa." - Un ragazzo esemplare ma <strong>di</strong>fficile, a quanto sento - <strong>di</strong>sse il<br />
Ministro provinciale. - Anche il suo parroco aveva un'impressione simile. Mi<br />
<strong>di</strong>sse: "È un santarello, ma dal comportamento a volte enigmatico - A maggio<br />
è venuta sua madre per una visita.<br />
61
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Gli ho detto <strong>di</strong> andare in foresteria e restare un po' con lei. Com'è<br />
consuetu<strong>di</strong>ne, è stato accompagnato da un suo confratello che si è tenuto in<br />
<strong>di</strong>sparte. "Fra <strong>Pio</strong> è rimasto circa mezz'ora con la madre. Poi questa se ne è<br />
andata piangendo. In portineria, lasciando il convento, ha detto fra le lacrime:<br />
'Se sapevo che si comportava così non ci sarei venuta. La madre era tutta<br />
emozionata <strong>di</strong> vedere il figlio dopo mesi, e lui se ne stava con la mani infilate<br />
nelle maniche del saio, gli occhi bassi, come prescrive il regolamento. 'Non<br />
avevo il permesso <strong>di</strong> comportarmi <strong>di</strong>versamente' mi ha detto.<br />
"Vede, Molto Reverendo <strong>Padre</strong>, Fra <strong>Pio</strong> è un giovane estremamente<br />
interessante, ma che sconcerta. Questa sua severità con se stesso<br />
nell'osservare le <strong>di</strong>sposizioni dei Superiori, anche quando impongono<br />
comportamenti eroici, è ammirevole, ma fa anche pensare. Come riesca a<br />
dominarsi in quel modo, io non lo so. E perché lo faccia fino a quel punto, non<br />
lo capisco. "Ma le voglio raccontare un altro particolare che mi ha lasciato<br />
molto perplesso. Fra <strong>Pio</strong> non ha alcun interesse per il cibo. Mangia sempre<br />
poco, e spesso chiede il permesso <strong>di</strong> avanzare qualcosa per darlo magari a un<br />
confratello che ha appetito. Non gode <strong>di</strong> ottima salute. È magro come un<br />
chiodo, e quasi mai gli do il permesso <strong>di</strong> dare il suo cibo ai confratelli. Lo<br />
obbligo a mangiare e vedo che fatica, ma obbe<strong>di</strong>sce. "Recentemente però mi<br />
sono accorto che, a volte, ricorre a dei sotterfugi pur <strong>di</strong> non mangiare. Quando<br />
guardo altrove o sto leggendo, ne approfitta per scambiare la ciotola con il<br />
vicino. Con una mossa fulminea prende quella vuota <strong>di</strong> un compagno e gli dà<br />
la propria, ancora intatta. La scena è stata notata da altri religiosi che me lo<br />
hanno riferito. È una ragazzata, ne sono convinto, ma da lui non me<br />
l'aspettavo. Si comporta in quel modo perché sa che gli negherei il permesso <strong>di</strong><br />
non mangiare. Ma allora mi prende in giro! Non ammetto cose del genere.<br />
Finora non sono intervenuto, ma uno <strong>di</strong> questi giorni mi farò vivo, e saranno<br />
guai." Il Ministro provinciale sorrise <strong>di</strong>vertito. <strong>Padre</strong> Tommaso si era infervorato<br />
esternando tutto il suo sconcerto. - Lei ammira Fra <strong>Pio</strong> ma nello stesso tempo<br />
è in polemica con lui - <strong>di</strong>sse il Ministro provinciale continuando a sorridere. - Mi<br />
auguro che un giorno non vi mettiate a litigare. Anche <strong>Padre</strong> Tommaso ora<br />
sorrideva. - È vero - ammise. -<br />
Gli voglio bene e lo ammiro, ma a volte mi fa arrabbiare. Non riesco a<br />
dominarlo. Non è in mio potere, mi sfugge. Ha un potente baricentro dentro <strong>di</strong><br />
sé e non vacilla mai. È il migliore, ma resta anche un enigma. Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> non<br />
tirare troppo la corda concluse il <strong>Padre</strong> provinciale alzandosi. - Se si dovesse<br />
spezzare, rischieremmo <strong>di</strong> perdere un elemento che, a quanto mi sembra <strong>di</strong><br />
aver capito, è veramente eccezionale.<br />
Lo gui<strong>di</strong>, lo corregga, ma gli voglia anche bene. Questi giovani sono i nostri<br />
figli, i nostri figli spirituali. Ciò che conta per un padre non è essere obbe<strong>di</strong>to,<br />
62
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
rispettato, vedere che le sue <strong>di</strong>sposizioni vengono eseguite con <strong>di</strong>ligenza, ma<br />
constatare che il figlio cresce, matura e impara a vivere bene da solo. Si avviò<br />
verso la porta. <strong>Padre</strong> Tommaso lo precedette per aprirgli l'uscio e poi,<br />
premuroso, lo seguì lungo il corridoio accompagnandolo alla cella dove<br />
alloggiava.<br />
12<br />
<strong>Padre</strong> Tommaso entrò nella stanza del giovane religioso senza bussare e gli<br />
impartì un or<strong>di</strong>ne con tono severo, com'era suo costume: - Fra <strong>Pio</strong>, vieni nella<br />
mia cella. Fra <strong>Pio</strong>, che stava leggendo seduto al tavolino, era balzato in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
scatto e aveva seguito subito il suo Superiore facendo un rapido esame <strong>di</strong><br />
coscienza. "Che cosa avrò fatto?" si domandava. La convocazione così<br />
perentoria e improvvisa doveva certamente riguardare una grave mancanza.<br />
Entrò nella cella del maestro dei novizi e si mise in ginocchio davanti a lui. -<br />
Come sai - esordì <strong>Padre</strong> Tommaso - è appena arrivato un giovane che inizierà<br />
il noviziato la prossima settimana. Vorrei che lo prendessi in custo<strong>di</strong>a, che gli<br />
facessi da fratello maggiore. Dovresti cioè aiutarlo ad ambientarsi, spiegargli le<br />
nostre Costituzioni, insomma guidano in queste prime settimane. È<br />
importante che comprenda subito il vero significato del noviziato, e mi sembra<br />
che tu potresti aiutarlo. Fra <strong>Pio</strong> rimase sconcertato. Stava davanti al maestro a<br />
testa bassa, in attesa <strong>di</strong> una ramanzina. Non si aspettava certo quell'incarico. -<br />
E allora? - domandò brusco il maestro che attendeva una risposta. - Non so<br />
se... - Fra <strong>Pio</strong> voleva <strong>di</strong>re che non sapeva se era in grado <strong>di</strong> svolgere un<br />
incarico del genere, ma non riuscì a finire la frase. - Tu non devi sapere niente<br />
replicò il maestro dei novizi. - Tu devi obbe<strong>di</strong>re.<br />
Quando imparerai che il frate deve obbe<strong>di</strong>re sempre? - Va bene, <strong>Padre</strong><br />
maestro, farò volentieri quanto lei mi ha chiesto. - Vai, e che il Signore ti<br />
bene<strong>di</strong>ca - aggiunse <strong>Padre</strong> Tommaso congedandolo. E lo guardò allontanarsi<br />
con un sorriso mal trattenuto che palesava quanto gli volesse bene. L'incarico<br />
trovò Fra <strong>Pio</strong> impreparato. Era la prova <strong>di</strong> quanta stima avessero <strong>di</strong> lui i suoi<br />
superiori, ma arrivava in un momento in cui il giovane religioso stava<br />
attraversando una profonda crisi. Nessuno se n'era accorto.<br />
Esteriormente era sempre ligio al dovere, obbe<strong>di</strong>ente, fervoroso nella<br />
preghiera. Ma aveva la tempesta nel cuore. I suoi confratelli pensavano che<br />
corresse con le ali spiegate sul cammino della <strong>vita</strong> ascetica, e lui invece era<br />
tormentato da <strong>di</strong>fficoltà, incertezze e tentazioni <strong>di</strong> ogni genere. Da quando si<br />
trovava al noviziato aveva perduto i contatti con gli "amici invisibili". Non<br />
riceveva più le loro visite e non sperimentava più la grande gioia dei loro<br />
consigli. Per un po' aveva sopportato continuando a sperare. Poi in lui era<br />
subentrato un senso <strong>di</strong> profondo smarrimento e <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà.<br />
63
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Osservare le regole con la massima <strong>di</strong>ligenza non riempiva il suo cuore. Si<br />
sentiva vuoto. Inutile. Bruciava dal desiderio <strong>di</strong> amare, <strong>di</strong> dare, <strong>di</strong> sacrificare la<br />
propria <strong>vita</strong> per qualche ideale, ma non riusciva a trasferire queste energie<br />
affettive nella propria vocazione. Diceva a se stesso <strong>di</strong> voler amare Dio, Gesù,<br />
la Madonna, San Francesco, ma non provava emozioni in questi propositi. La<br />
<strong>vita</strong> del noviziato, sempre uguale, piatta, gli era venuta a noia. A Pietrelcina,<br />
pensando a Gesù, avvertiva un'imme<strong>di</strong>ata accelerazione dei battiti del cuore.<br />
Adesso questo non accadeva più. Viveva una specie <strong>di</strong> notte dello spirito.<br />
Cercava quasi con <strong>di</strong>sperazione il "contatto" spirituale con l'invisibile. Ma<br />
l'incanto si era rotto. Non dava tregua a se stesso nell'impegnarsi con<br />
determinazione in tutti gli esercizi ascetici che potevano facilitare quel<br />
contatto. Si mortificava, <strong>di</strong>giunava, si umiliava, de<strong>di</strong>cava ogni possibile<br />
attenzione ai confratelli, non giu<strong>di</strong>cava, sopportava critiche e osservazioni, e<br />
soprattutto pregava. Ma non succedeva niente. Il suo cuore restava sempre<br />
arido. Aveva un dominio assoluto sul proprio corpo. Da quando gli avevano<br />
detto che bisognava tenere sempre gli occhi bassi, non aveva mai più guardato<br />
neppure il soffitto del convento. Non aveva mai guardato in faccia nessuna<br />
delle persone che venivano a Messa nella chiesa dei frati.<br />
Una volta la settimana usciva con i compagni e il maestro dei novizi per una<br />
passeggiata, e quasi sempre raggiungevano il centro abitato <strong>di</strong> Morcone e lo<br />
attraversavano. Lui non aveva mai alzato lo sguardo e non sarebbe stato in<br />
grado <strong>di</strong> riconoscere nemmeno una casa, una via o una piazza. Tutto inutile.<br />
"Lo faccio per amore <strong>di</strong> Gesù" <strong>di</strong>ceva fra sé con <strong>di</strong>sperazione, ma le parole che<br />
gli uscivano <strong>di</strong> bocca sembravano prive <strong>di</strong> concretezza. Tutto quello che gli era<br />
stato insegnato sulla religione, fin da quando era bambino, non aveva più<br />
significato. Pensieri oscuri si affacciavano alla sua mente. Nell'intimità della sua<br />
cella si inginocchiava ai pie<strong>di</strong> del letto, si prendeva la testa fra le mani e<br />
rifletteva, cercando <strong>di</strong> riepilogare le verità della fede per mettere or<strong>di</strong>ne nella<br />
sua mente agitata. Ma subito un gran numero <strong>di</strong> interrogativi si<br />
sovrapponevano creando confusione e <strong>di</strong>sorientamento. "E se le verità della<br />
nostra fede fossero soltanto favole?" si domandava. "Oppure costruzioni<br />
mentali, inventate dagli uomini nel tentativo <strong>di</strong> trovare spiegazioni alla realtà<br />
complessa dell'universo e dell'uomo?" Dubbi. Dubbi tormentosi che lo<br />
esasperavano. In quella confusione spirituale, l'incarico ricevuto dal maestro<br />
dei novizi gli pareva proprio fuori luogo. Come avrebbe potuto trasmettere<br />
serenità, fiducia, entusiasmo per la <strong>vita</strong> religiosa a un ragazzo, se lui<br />
annaspava nel buio? Intanto la notizia dell'incarico che Fra <strong>Pio</strong> aveva ricevuto<br />
dal maestro dei novizi si sparse rapidamente nella comunità religiosa. Alcuni<br />
suoi compagni si mostrarono felici perché gli volevano bene e lo stimavano;<br />
altri erano invi<strong>di</strong>osi. - Fra <strong>Pio</strong> - lo interpellò Fra Sebastiano la sera, durante la<br />
ricreazione dopo cena. - Tu sei bravo, <strong>di</strong>ligente, buono, quando preghi ti<br />
64
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
vengono le lacrime: come fai? Puoi insegnare anche a me a essere così buono?<br />
- Ma chi ti ha detto che io sono buono? - rispose Fra <strong>Pio</strong> guardandolo con<br />
un'espressione triste. - Lo <strong>di</strong>cono tutti. E il maestro ora ti ha ad<strong>di</strong>rittura<br />
affidato l'incarico <strong>di</strong> preparare alla <strong>vita</strong> religiosa un giovane che sta per iniziare<br />
il noviziato. Ti ha dato un compito che in pratica dovrebbe svolgere lui. Questo<br />
significa che ti considera un religioso esemplare.<br />
- Si è sbagliato. Se sapesse veramente come sono dentro, mi caccerebbe via. -<br />
Sei troppo umile tu. - Non credere mai alle apparenze. Io a volte penso <strong>di</strong><br />
essere un dannato. - Non <strong>di</strong>re fesserie. - No, fratello. È proprio così. Ti auguro<br />
<strong>di</strong> non provare mai la desolazione che sto vivendo in questi mesi. Dio mi ha<br />
abbandonato. Sono in balia del Demonio. Fra Sebastiano si spaventò. Sperava<br />
<strong>di</strong> ricevere consigli e rivelazioni <strong>di</strong> misteriosi segreti per avere successo nella<br />
via spirituale, e invece si trovava <strong>di</strong> fronte un confratello che sosteneva <strong>di</strong><br />
essere quasi <strong>di</strong>sperato. Fra <strong>Pio</strong> aveva tentato <strong>di</strong> confidare il suo tormento<br />
interiore al maestro dei novizi, ma senza riuscirci. <strong>Padre</strong> Tommaso era attento<br />
e premuroso soprattutto nel correggere gli errori che commettevano i suoi<br />
allievi. Ma era <strong>di</strong>fficile poter avere con lui una lunga conversazione e trovare il<br />
modo <strong>di</strong> confidargli le pene del cuore. <strong>Padre</strong> Tommaso, inoltre, soffriva <strong>di</strong> una<br />
strana malattia. A volte, mentre stava parlando, perdeva improvvisamente<br />
conoscenza e restava "assente" anche per mezz'ora. Presente con il corpo,<br />
lontano con la mente. In quei momenti era come imbalsamato. All'inizio i<br />
novizi si spaventavano, ma poi si erano abituati. Questo fenomeno, però, si<br />
manifestava con particolare frequenza proprio quando Fra <strong>Pio</strong> si recava da lui<br />
per parlargli dei propri problemi. Fra <strong>Pio</strong> iniziava a parlare, e <strong>Padre</strong> Tommaso<br />
andava in confusione. Succedeva ad<strong>di</strong>rittura che venisse colto da quella<br />
misteriosa malattia appena Fra <strong>Pio</strong> bussava alla porta della sua cella. E non<br />
sentendo <strong>di</strong>re "avanti , Fra <strong>Pio</strong>, che era scrupoloso e anche frastornato, non<br />
sapeva che fare. Non aveva il coraggio <strong>di</strong> bussare una seconda volta, per<br />
timore <strong>di</strong> importunare il suo Superiore, e neppure <strong>di</strong> allontanarsi per paura che<br />
il maestro lo chiamasse. Restava lì. Inginocchiato davanti alla porta. Una sera<br />
Fra Camillo stava rientrando nella sua cella molto tar<strong>di</strong>. Si era intrattenuto a<br />
lungo in chiesa a pregare. Erano ormai le li. Si affrettò perché a mezzanotte si<br />
sarebbe dovuto alzare nuovamente per la recita del Mattutino. Appena giunse<br />
nel corridoio vide un'ombra scura in fondo, vicino alla cella del maestro dei<br />
novizi. Si avvicinò e riconobbe Fra <strong>Pio</strong>. - Che fai qui? - gli domandò<br />
meravigliato. -<br />
Ho bussato perché avevo bisogno <strong>di</strong> parlare al maestro, ma non ha ancora<br />
risposto. - A quest'ora starà dormendo. Non potevi aspettare domani per<br />
parlargli? - Ma io ho bussato subito dopo la ricreazione. - Cioè alle 9, due ore<br />
fa? - Sì. - E sei rimasto qui tutto questo tempo? - Ho aspettato. Non potevo<br />
andarmene. Se per caso il maestro avesse risposto e io non ci fossi stato, che<br />
65
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
cosa avrebbe pensato? Fra Camillo scosse il capo e <strong>di</strong>sse in tono burbero: - Tu<br />
sei matto. Oppure vuoi prendere in giro la gente. Lo sai che se <strong>Padre</strong> Tommaso<br />
viene a sapere una cosa del genere si arrabbia e ti punisce?<br />
E avrebbe ragione, <strong>di</strong>co io. Come si fa a comportarsi in questo modo? Non lo<br />
devi fare più. Se il maestro non risponde subito quando bussi alla sua porta,<br />
vuol <strong>di</strong>re che non ti ha sentito o che non vuole essere <strong>di</strong>sturbato, e tu te ne<br />
devi andare. Capito? Fra <strong>Pio</strong> chinò il capo mortificato. - Corri, vattene, vai a<br />
letto - aggiunse Fra Camillo. - Anche tu sei contro <strong>di</strong> me - bisbigliò Fra <strong>Pio</strong> con<br />
tristezza. Fra Camillo avverti che il ragazzo aveva dei problemi. - No, fratello<br />
mio caro, non ti sono affatto contro - <strong>di</strong>sse con tenerezza. - Però mi preoccupo.<br />
Mi <strong>di</strong>spiace quando <strong>Padre</strong> Tommaso ti punisce, ma tu vai in cerca <strong>di</strong> guai. Che<br />
ti succede Fra <strong>Pio</strong>? Ricordò quando aveva visto la prima volta quel ragazzo a<br />
Pietrelcina. A quel tempo aveva <strong>di</strong>eci anni. Era un bambino. In un certo senso<br />
era stato lui, con la sua presenza e il suo comportamento, a suscitare in quel<br />
piccolo cuore la vocazione alla <strong>vita</strong> religiosa. Si sentiva responsabile. - Vuoi<br />
parlarne con me? - domandò dopo alcuni secon<strong>di</strong> <strong>di</strong> silenzio. - Vieni, an<strong>di</strong>amo<br />
in chiesa. A quest'ora non c e nessuno e Gesù non si arrabbierà se stiamo a<br />
chiacchierare davanti a lui. Fra <strong>Pio</strong> lo seguì. Si inginocchiarono. Pregarono in<br />
silenzio. - Quali sono i tuoi problemi? - domandò Fra Camillo. - Non mi capisco<br />
più - rispose Fra <strong>Pio</strong>. - Ho tanta confusione dentro <strong>di</strong> me. Non so più che cosa<br />
voglio. Non ho più entusiasmo per niente. A volte penso che questo genere <strong>di</strong><br />
<strong>vita</strong> non sia fatto per me. Forse ho sbagliato a venire qui. - Sono tentazioni del<br />
Demonio - si affrettò a <strong>di</strong>re Fra Camillo. - Tu sei bravo, sei il migliore, potrai<br />
<strong>di</strong>ventare un sacerdote che farà tanto bene alla gente, e il Demonio vuole<br />
impe<strong>di</strong>rlo. Non prestar fede a queste tentazioni. Affidati alla Madonna.<br />
Invoca il suo aiuto. - Prego tanto. Tutte le notti, ma non succede niente. Anzi,<br />
sto sempre peggio. - È Satana. Lui è un puro spirito, vede il futuro, sa che<br />
sarai un sacerdote bravo e vuole rovinare questo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio. Non cadere<br />
nella trappola.<br />
Quando ti vengono questi pensieri, devi sempre domandarti perché sei venuto<br />
in convento. Te lo doman<strong>di</strong> mai? - Tante volte. Anzi, in continuazione. Cerco <strong>di</strong><br />
ritrovare l'entusiasmo che avevo all'inizio ma non ci riesco. Non sento più<br />
nessun trasporto per<br />
la <strong>vita</strong> religiosa. - Questo non è un problema. Le ragioni che ti hanno convinto<br />
a fare questa scelta non sono ragioni <strong>di</strong> sensibilità, <strong>di</strong> affettività. Perché ti sei<br />
fatto religioso?<br />
- Volevo de<strong>di</strong>care la mia <strong>vita</strong> agli altri. Mi pareva <strong>di</strong> essere preso da grande<br />
affetto per il mondo intero. Avevo promesso a Gesù <strong>di</strong> consacrargli la mia <strong>vita</strong><br />
per essere, come lui, <strong>di</strong> aiuto ai fratelli. - Queste sono le ragioni della tua<br />
66
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
vocazione. Non le devi scordare mai, neppure per un istante. Il convento, la<br />
<strong>vita</strong> religiosa ti offrono la possibilità <strong>di</strong> realizzare questi tuoi ideali. - Ma io non<br />
voglio <strong>di</strong>ventare come i frati che vedo in questo convento. Saranno tutti Santi,<br />
ma la loro <strong>vita</strong> non mi piace. Non la farei mai. -<br />
Tu hai le doti per <strong>di</strong>ventare un frate speciale. Ricordati però che la cosa più<br />
importante è fare la volontà <strong>di</strong> Dio. - Io voglio fare la volontà <strong>di</strong> Dio. Voglio<br />
essere uno strumento nelle sue mani, ma uno strumento vivo, che possa<br />
servire a gran<strong>di</strong> cose. Non voglio gloria, meriti, considerazione. Voglio<br />
realizzare,' fare, rendermi utile. Ecco, mi piacerebbe <strong>di</strong>ventare come <strong>Padre</strong><br />
Alessio. Il missionario che è venuto qui la settimana scorsa. Lui ci ha parlato<br />
della sua <strong>vita</strong> in Africa. Pericoli, sacrifici, stenti, lotte. Tutto per amore degli<br />
altri, per aiutare chi soffre. Quello è vivere. - Potrai <strong>di</strong>ventare missionario<br />
anche tu. La vocazione missionaria è parte integrante della <strong>vita</strong> francescana.<br />
Anche San Francesco per un po' <strong>di</strong> tempo andò missionario in Terra Santa. Ma<br />
prima devi prepararti. Vedrai che al momento opportuno il Signore ti chiamerà.<br />
Intanto, non lasciarti vincere dallo sconforto. È il Demonio che semina<br />
confusione nel tuo cuore. Non ascoltarlo. E ora vai a letto, pregherò per te. Le<br />
parole <strong>di</strong> Fra Camillo avevano portato un po' <strong>di</strong> luce nell'anima <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>, che<br />
tornò nella sua cella e si sdraiò sul letto. Ma non riuscì a chiudere occhio. Erano<br />
settimane ormai che non dormiva <strong>di</strong> notte. Quando si trovava solo nella sua<br />
cella, continuava a pensare a casa, al paese, a tutto ciò che aveva lasciato<br />
entrando in convento. E anche adesso quei pensieri tornavano prepotenti.<br />
Rivedeva i visi dei suoi cari, della mamma, della sorelle, <strong>di</strong> Michele, degli zii,<br />
degli amici. Rivedeva i volti delle compagne <strong>di</strong> 'scuola, delle ragazze che<br />
abitavano vicino a casa sua, Elena, Francesca, Virginia'. U<strong>di</strong>va i loro nomi, le<br />
loro voci, le loro risate. Le ragazze gli sorridevano, lo chiamavano, correvano<br />
nell'erba, cantavano, erano belle, soffici, evanescenti, allegre. Sentiva una<br />
grande attrazione nei loro confronti. Provava nostalgia <strong>di</strong> quando stava con<br />
loro. - È il Demonio! - esclamò Fra <strong>Pio</strong> pensando alle parole che gli aveva detto<br />
poco prima Fra Camillo. Cercò <strong>di</strong> scacciare quei fantasmi, si sforzò <strong>di</strong> non<br />
pensare a quando viveva a Pietrelcina, ma senza riuscirci. Quelle immagini<br />
accattivanti avevano 'invaso la sua mente e incantato il suo cuore. Il suono<br />
sgradevole della bàttola lo strappò a quel supplizio. Balzò dal letto, si spruzzò<br />
dell'acqua sul viso e corse fuori dalla cella per mettersi in fila con i suoi<br />
compagni. In chiesa cercò <strong>di</strong> pregare con maggior fervore del solito. Al rientro,<br />
dopo il Mattutino, si sentiva <strong>di</strong>strutto. Aveva la testa che gli girava<br />
per la spossatezza. La mente invece era vigile. Si sdraiò sul letto e <strong>di</strong> nuovo<br />
iniziarono le fantasie, i ricor<strong>di</strong>, le nostalgie strazianti. Si sentiva scivolare<br />
inesorabilmente verso quel mondo fatato che gli succhiava l'anima e gli<br />
prometteva gioie e felicità. "E se avessi sbagliato a venire in convento?" si<br />
domandò per l'ennesima volta Fra <strong>Pio</strong>.<br />
67
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
L'angoscia gli impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong> respirare. Si alzò. Cominciò a camminare nella<br />
stanzetta.<br />
Poi si inginocchiò ai pie<strong>di</strong> del letto come faceva ormai da settimane, appoggiò i<br />
gomiti sul pagliericcio e cominciò a pregare, a sospirare, a invocare il Signore.<br />
- Non ce la faccio più - mormorava. - Signore, perché mi hai abbandonato?<br />
Sono un servo infedele, egoista, inutile, ma sono pur sempre un tuo figlio.<br />
Perché mi hai abbandonato Signore? - Sono qui. Tu mi cerchi, ma io sono<br />
sempre con te. Sono dentro <strong>di</strong> te. - La "voce" era inconfon<strong>di</strong>bile. La ricordava<br />
con precisione assoluta. E quella "voce" gli procurò imme<strong>di</strong>atamente una gioia<br />
profonda, in<strong>di</strong>cibile. Si sentì quasi svenire dall'emozione. Il suo corpo era<br />
scattato come una molla. Tutti i suoi sensi e le sue facoltà spirituali erano tesi<br />
in modo spasmo<strong>di</strong>co. Temeva <strong>di</strong> perdere quel contatto misterioso che aveva<br />
ritrovato dopo mesi. - Signore mio e Dio mio - balbettò. - Figlio mio. - Udì in<br />
modo <strong>di</strong>stinto quelle due parole, e furono come una luce potente che entrò<br />
nella sua anima rischiarando pensieri, propositi, sogni, ideali. In un attimo, i<br />
dubbi, le preoccupazioni, le tentazioni, le indecisioni svanirono. Si rivide in<br />
quella pianura deserta dove era stato spiritualmente condotto nel corso <strong>di</strong> una<br />
"visione", pochi giorni prima della sua partenza per il noviziato. Rivide accanto<br />
a sé il personaggio luminoso che gli ripeteva: - Vieni con me perché ti conviene<br />
combattere da valoroso guerriero. - Aveva ancora <strong>di</strong> fronte il gigante<br />
mostruoso vestito <strong>di</strong> nero con l'esercito urlante dei suoi soldati. E ancora il<br />
personaggio luminoso lo spingeva alla lotta: - Vana è ogni tua resistenza. Tu<br />
devi combattere con questo guerriero. Fra <strong>Pio</strong> sorrise. Ecco la strada. La<br />
vocazione. Lo scopo della sua <strong>vita</strong>, della missione che gli era stata affidata.<br />
Doveva lottare. Udì ancora le parole che gli erano state dette al termine <strong>di</strong><br />
quella visione: - Questo mostro tornerà sempre all'assalto, e se tu saprai<br />
continuare a combattere contro <strong>di</strong> lui riserverò per te una corona preziosa e<br />
splendente.<br />
Si sentì forte e vigoroso come un tempo. Provava la gioia che in genere si<br />
sente dopo un furioso temporale. Si rialzò. Aveva bisogno <strong>di</strong> respirare aria<br />
fresca. Si avvicinò alla finestrella, che era aperta. Appoggiò le braccia sul<br />
davanzale e sporse fuori la testa.<br />
Dalla campagna veniva una brezza pungente. I grilli cantavano e si u<strong>di</strong>va il<br />
richiamo <strong>di</strong> qualche rapace. Guardò il cielo. Voleva ringraziare quella luce che<br />
ancora una volta lo aveva folgorato. Udì un rumore proveniente dalla finestra<br />
della cella accanto. Girò lo sguardo e intravide la sagoma del suo confratello<br />
Fra Anastasio, che si era affacciato anche lui per prendere un po' <strong>di</strong> aria fresca.<br />
- Giuvannell' - sussurro. - Francì - rispose il confratello. - E che, non dormi? -<br />
No, non ho sonno, Giuvannell'. -<br />
68
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Neanch'io. - Che bella nottata. Quando ero a Pietrelcina, nelle notti come<br />
questa dormivo sui carri <strong>di</strong> fieno, sotto le stelle. - Eh, Francì, com’è cambiata la<br />
nostra <strong>vita</strong>. -<br />
Quante cose sono accadute in un anno. - Francì, ma tu sei contento? - E che<br />
domande fai? Certo che lo sono. - Ma proprio contento contento? Fra <strong>Pio</strong> pensò<br />
ai tormenti che lo avevano attanagliato in quelle ultime settimane. Pensò alle<br />
notti insonni. Ma ora aveva ritrovato il contatto con gli "amici invisibili" e<br />
sentiva che sarebbe stato tutto <strong>di</strong>verso. Sorrise. - E tu, Giuvannell'? - domandò<br />
a sua volta - sei proprio contento contento? - Non lo so - rispose l'amico. E<br />
dopo una breve pausa aggiunse: - Francì, a volte a me mi prende la paura.<br />
Questa <strong>vita</strong> è troppo dura, Francì. Qui tutti fanno penitenza, si mangia poco, si<br />
prega sempre. Non sai mai quando fai le cose giuste e quando sono sbagliate.<br />
Francì, io non ce la faccio più. Io voglio tornare a casa. Fra <strong>Pio</strong> sentiva in quelle<br />
parole l'angoscia che per mesi aveva pesato anche sulla sua anima.<br />
Anche lui aveva sofferto, aveva avuto paura, era stato incerto. Fino a pochi<br />
attimi prima. Ma adesso aveva superato tutto. Non per suo merito. Era stato<br />
aiutato dagli "amici invisibili". E sentiva che ora "doveva" aiutare l'amico.<br />
Poterlo aiutare gli dava una gioia profonda, Avrebbe voluto spiegargli che<br />
anche lui aveva avuto gli stessi scoramenti, ma non lo fece. Non era<br />
necessario. Doveva <strong>di</strong>mostrarsi forte. L’amico aveva bisogno <strong>di</strong> sentire che lui<br />
era una roccia. - Giuvannell' - gli <strong>di</strong>sse con veemenza<br />
- non fare il piagnone. Datti una mossa. - Francì, questa <strong>vita</strong> è troppo dura, io<br />
ho già deciso <strong>di</strong> andarmene. - Ma che <strong>di</strong>ci? Abbiamo fatto tanto per arrivare qui<br />
e ora dobbiamo andare via? E che <strong>di</strong>ranno i nostri genitori e tutti quelli che ci<br />
hanno in<strong>di</strong>rizzato qua? No, Giuvannell', non si fa. Pian piano, con l'aiuto della<br />
Madonna e <strong>di</strong> San Francesco ci abitueremo anche noi come hanno fatto gli<br />
altri. E che, forse tutti questi che sono in convento, e altri ancora, non erano<br />
come noi? Nessuno è nato monaco fatto. Noi stiamo imparando il mestiere e lo<br />
impareremo, vedrai, Giuvannell'. Fra <strong>Pio</strong> sporse dalla finestrella il braccio<br />
allungandolo verso l'amico. - Giuvannell', qua la mano. Giovanni Di Carlo<br />
allungò il suo braccio e prese la mano dell'amico. Sentì una stretta vigorosa,<br />
potente, e ne ricavò una grande consolazione. Restarono lì, tenendosi stretti,<br />
in silenzio e guardando il cielo immenso. Poi Fra <strong>Pio</strong> <strong>di</strong>sse: - A domani,<br />
Giuvannell'. - A domani, Francì - rispose l'amico con voce più serena. Si<br />
allontanarono dalle finestre. Il cuore <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> traboccava <strong>di</strong> tenerezza. Aveva<br />
sentito nella stretta <strong>di</strong> mano del suo amico una profonda desolazione, ma<br />
aveva capito che era riuscito a infondergli energia. "Grazie, Gesù" <strong>di</strong>sse fra sé.<br />
"Questa è la mia <strong>vita</strong>.<br />
Questo io voglio fare: aiutare gli altri. Non mi interessa niente <strong>di</strong> me. Del resto,<br />
è quel che hai fatto tu. Hai dato la <strong>vita</strong> per amore nostro. E io voglio darla agli<br />
69
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
altri, come hai fatto tu. Questa è la mia missione. Me lo hai fatto capire ancora<br />
una volta. Aiutami, Signore, a esserti fedele. Tienimi stretto a te. Aiutami a<br />
volere bene a tutti. Io voglio aiutare." Era così contento che sentiva perfino<br />
sonno. Da settimane non riusciva a riposare. Si <strong>di</strong>stese sul letto e si<br />
addormentò imme<strong>di</strong>atamente. Quando, qualche ora dopo, passarono con la<br />
bàttola per la sveglia, fece una fatica immensa a saltare giù dal letto.<br />
13<br />
<strong>Padre</strong> Tommaso <strong>di</strong>ede l'annuncio ai novizi radunati nella sala delle conferenze il<br />
10 gennaio 1904: - L'anno <strong>di</strong> prova è finito. Ieri sera la comunità religiosa <strong>di</strong><br />
questo convento si è riunita e ha eseguito le tra<strong>di</strong>zionali tre votazioni segrete<br />
per ciascuno <strong>di</strong> voi. Siete stati tutti approvati. Quin<strong>di</strong> preparatevi per la<br />
professione, cioè per il solenne giuramento <strong>di</strong> voler vivere da frati Cappuccini<br />
osservandone la Regola. Il suo viso tra<strong>di</strong>va un'intima sod<strong>di</strong>sfazione. Era<br />
contento per l'esito positivo dello scrutinio segreto cui erano stati sottoposti i<br />
suoi allievi. Ed era contento perché il suo 'lavoro <strong>di</strong> educatore riceveva ancora<br />
una volta una prova <strong>di</strong> stima da parte dei confratelli della comunità. Sapeva <strong>di</strong><br />
essere a volte criticato per la sua severità. Ma i risultati gli davano ragione. I<br />
giovani da lui educati riuscivano bene. <strong>Padre</strong> Tommaso continuò a parlare<br />
spiegando ai novizi come si sarebbero dovuti preparare al grande giorno,<br />
fissato per il 22 gennaio. La Regola, infatti, prescriveva che la professione<br />
dovesse essere fatta un anno esatto dal giorno della vestizione. I novizi<br />
seguivano le sue parole con più attenzione del solito. Erano felici. Anche perché<br />
volgeva finalmente al termine un anno <strong>di</strong> sacrifici e penitenze che era stato<br />
veramente pesantissimo. - Ora potete scrivere ai vostri parenti - <strong>di</strong>sse ancora<br />
<strong>Padre</strong> Tommaso. - Se vogliono, possono venire a festeggiare con voi la meta<br />
raggiunta. Con la professione, il vostro <strong>di</strong>stacco dal mondo sarà definitivo. La<br />
vostra vera famiglia non sarà più quella naturale, dove siete nati alla <strong>vita</strong><br />
terrena, ma l'Or<strong>di</strong>ne religioso che avete scelto per raggiungere la perfezione<br />
spirituale in vista della <strong>vita</strong> eterna. Fra <strong>Pio</strong> pensò a mamma Peppa e a suo<br />
padre Grazio. Pensò all'ultima visita che aveva ricevuto dalla madre e al dolore<br />
che involontariamente le aveva recato. Dalla finestra con i vetri "sudati"<br />
vedeva cadere la neve. La cerimonia della professione era fissata per le ore 11.<br />
I novizi scesero in chiesa insieme agli altri frati della comunità e si<br />
meravigliarono <strong>di</strong> trovarla affollata <strong>di</strong> gente. Insieme ai loro parenti, erano<br />
arrivati anche molti abitanti della zona. A Morcone era tra<strong>di</strong>zione assistere alla<br />
"professione dei fratini". Accorrevano soprattutto le donne, mamme <strong>di</strong> famiglia<br />
e nonne. Si commuovevano nel vedere quei ragazzi, dell'età dei loro figli, dei<br />
loro nipoti, con i visi ra<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> bontà, che si consacravano a Dio.<br />
Quelle persone conoscevano bene i novizi. Li avevano visti percorrere tante<br />
volte le vie del paese durante la loro passeggiata settimanale. Li avevano<br />
osservati, ammirati. Non conoscevano i loro nomi, ma li <strong>di</strong>stinguevano<br />
70
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
dall'immagine che, con il loro comportamento, il modo <strong>di</strong> camminare, <strong>di</strong><br />
guardare, <strong>di</strong> muoversi, avevano lasciato nei loro occhi. Quei ragazzi erano pieni<br />
<strong>di</strong> mistero e attiravano la curiosità. Uno, in particolare, era ben fisso nella loro<br />
immaginazione: quel fraticello magro e pallido <strong>di</strong> cui nessuno in paese aveva<br />
mai visto il colore degli occhi. Le donne se lo in<strong>di</strong>cavano a <strong>di</strong>to. Dalla sua<br />
persona emanava un'armonia singolare. E quando Fra <strong>Pio</strong> si avvicinò all'altare<br />
per pronunciare la formula <strong>di</strong> rito, molte fra le persone presenti in chiesa<br />
mormorarono a fior <strong>di</strong> labbra: - Eccolo. - Io, Fra <strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>sse il giovane religioso<br />
mettendo le sue mani giunte in quelle del <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano che presiedeva la<br />
cerimonia - faccio voto e prometto a Dio Onnipotente, alla Beata Maria sempre<br />
Vergine, al Beato <strong>Padre</strong> San Francesco, a tutti i Santi, per tutto il tempo <strong>di</strong> mia<br />
<strong>vita</strong> <strong>di</strong> osservare la Regola e Vita dei frati Minori, per il signor Papa Onorio<br />
confermata, vivendo in obbe<strong>di</strong>enza, senza nulla <strong>di</strong> proprio e in castità. Il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano rispose: - E io, se tutte queste cose osserverai, ti prometto, da parte<br />
<strong>di</strong> Dio, la <strong>vita</strong> eterna. Al termine della cerimonia i novizi ebbero il permesso <strong>di</strong><br />
restare in compagnia dei parenti. Da Pietrelcina, per festeggiare Fra <strong>Pio</strong> erano<br />
arrivati mamma Peppa, papà Grazio, che da alcuni mesi era rientrato<br />
dall'America, zio Pellegrino, la sorella Felicita. Avevano portato dolci e pane<br />
fatto in casa. Mamma Peppa era raggiante. - Ora sì che sei figlio tutto <strong>di</strong> San<br />
Francesco - gli <strong>di</strong>sse abbracciandolo. Tre giorni dopo, il 25 gennaio, i giovani<br />
che avevano fatto la professione religiosa furono trasferiti dal convento <strong>di</strong><br />
Morcone a quello <strong>di</strong> Sant'Elia a Pianisi, in provincia <strong>di</strong> Campobasso, per<br />
riprendere gli stu<strong>di</strong> e iniziare la lunga preparazione al sacerdozio.<br />
Ora non venivano più in<strong>di</strong>cati con il termine "novizi", ma con quello <strong>di</strong><br />
"chierici": parola che fin dai tempi più antichi in<strong>di</strong>cava le persone che<br />
stu<strong>di</strong>avano per avviarsi alla carriera ecclesiastica. A Sant'Elia a Pianisi rimasero<br />
fino a metà ottobre del 1905.<br />
Passarono poi al convento <strong>di</strong> San Marco La Catola, in provincia <strong>di</strong> Foggia. A<br />
metà aprile del 1906 tornarono a Sant'Elia a Pianisi, e all'inizio del 1907<br />
raggiunsero il convento <strong>di</strong> Serracapriola per gli stu<strong>di</strong> teologici. Passavano da un<br />
convento all'altro, da un luogo all'altro con molta allegria. Ogni cambiamento<br />
portava con sé novità, curiosità. La loro <strong>vita</strong> adesso non era più regolata da<br />
orari inflessibili e severi come durante il noviziato. Stu<strong>di</strong>avano, ma<br />
organizzavano anche gite, passeggiate, viaggi. Si <strong>di</strong>vertivano, e lo facevano<br />
con l'entusiasmo e la vivacità tipica dei giovani. Nel loro comportamento c'era<br />
una specie <strong>di</strong> rigetto per quanto avevano subito nel noviziato.<br />
Tenevano fede alle regole essenziali della <strong>vita</strong> religiosa, ma mostravano una<br />
certa insofferenza verso dettagli della <strong>di</strong>sciplina che ritenevano eccessivi. E<br />
anche nei loro nuovi superiori si notava un tacito consenso a "lasciar correre",<br />
come se anch'essi ritenessero che il rigore del noviziato dovesse limitarsi solo a<br />
71
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
quell'anno. Fra <strong>Pio</strong> però non la pensava in questo modo. Continuava a<br />
comportarsi come era stato abituato nel corso dell'anno <strong>di</strong> prova. I sacrifici, le<br />
penitenze, le mortificazioni, il controllo del proprio corpo li aveva accettati al<br />
noviziato come segno del suo amore per Gesù Crocifisso. E quell'amore non<br />
era <strong>di</strong>minuito in lui, anzi, era aumentato. Viveva con i compagni, partecipava a<br />
tutto quello che organizzavano, ma con <strong>di</strong>stacco. Teneva una condotta che lo<br />
<strong>di</strong>stingueva nettamente dagli altri. Ognuno <strong>di</strong> quei giovani guardava<br />
all'avvenire pensando a ciò che avrebbe desiderato fare al termine degli stu<strong>di</strong>.<br />
Ne parlavano animatamente fra loro e con gli insegnanti abbandonandosi a<br />
sogni e fantasie. - Io voglio stu<strong>di</strong>are filosofia e <strong>di</strong>ventare professore. - A me<br />
piacerebbe fare il pre<strong>di</strong>catore. È un lavoro che ti permette <strong>di</strong> girare in<br />
continuazione e <strong>di</strong> vedere il mondo. - Io vorrei lavorare in una parrocchia, e<br />
de<strong>di</strong>carmi soprattutto alla formazione dei giovani. - E tu, Fra <strong>Pio</strong>? - Voglio<br />
andare in Africa, missionario. - Ma dove vuoi andare con quel tuo fisico sempre<br />
pieno <strong>di</strong> acciacchi? Per andare missionario in Africa occorre una salute <strong>di</strong> ferro.<br />
Lo prendevano in giro. Dicevano che aveva la testa fra le nuvole. Ma per Fra<br />
<strong>Pio</strong> pensare alle missioni era un'esigenza. In quell'ideale vedeva la possibilità <strong>di</strong><br />
poter realizzare in pieno il dono <strong>di</strong> se stesso agli altri. Il progetto era nato<br />
dentro <strong>di</strong> lui durante il noviziato, in un momento <strong>di</strong> profonda crisi. Non sentiva<br />
più attrazione per il tipo <strong>di</strong> <strong>vita</strong> religiosa che si conduceva in convento. Gli<br />
pareva troppo comoda e monotona. Il suo cuore sognava l'immolazione totale<br />
per amore del prossimo. In missione, lontano dal mondo civile, tra gente<br />
bisognosa <strong>di</strong> tutto, poteva donarsi senza limiti a magari dare anche la <strong>vita</strong><br />
stessa per la fede in Gesù attraverso il martirio. Fantasticava anche lui. Ed era<br />
impaziente. Sapeva che era possibile partire per le missioni anche prima <strong>di</strong><br />
aver terminato gli stu<strong>di</strong> teologici. Li avrebbe completati in missione, stu<strong>di</strong>ando<br />
contemporaneamente la lingua della gente in mezzo alla quale sarebbe poi<br />
vissuto. E approfittò dell'arrivo a Foggia del Superiore generale dell'Or<strong>di</strong>ne per<br />
presentare la sua domanda ufficiale. Secondo le regole della burocrazia<br />
religiosa, dovette consegnarla al <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano del convento pregandolo <strong>di</strong><br />
farla pervenire al <strong>Padre</strong> provinciale, il quale, se lo riteneva opportuno,<br />
l'avrebbe presentata al Superiore generale. Ma la sua domanda cominciò a<br />
incontrare ostacoli ancor prima <strong>di</strong> partire. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano, prendendo in<br />
consegna la lettera, gli <strong>di</strong>sse con rozza franchezza: - Sono stupidaggini. Se<br />
<strong>di</strong>pendesse da me, non ti concederei mai un permesso del genere. - Perché? -<br />
domandò Fra <strong>Pio</strong>, sorpreso da quella reazione. - È comodo andare nelle<br />
missioni, vivere nei villaggi in<strong>di</strong>geni, nella foresta. Niente più regole, niente<br />
<strong>di</strong>sciplina, niente <strong>vita</strong> comunitaria. Voi giovani siete pronti a tutto pur <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>vagare, <strong>di</strong> evadere. Fra <strong>Pio</strong> non rispose. Quelle parole erano dettate da uno<br />
scetticismo che non lo riguardava. Lui, invece, era tutto preso dal proprio<br />
sogno. Faceva progetti. Era sicuro che avrebbe ricevuto il permesso. Ma il<br />
sogno durò poco. Dopo una settimana arrivò la risposta, ed era negativa. Fra<br />
72
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Pio</strong> era nel giar<strong>di</strong>no del convento per la ricreazione che seguiva il pranzo.<br />
Passeggiava con i suoi compagni e gli altri frati della comunità. Arrivò il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano che, in genere, a quell'ora <strong>di</strong>stribuiva la corrispondenza. Aveva una<br />
lettera in mano e si avvicinò al gruppetto dove si trovava Fra <strong>Pio</strong>. - La tua<br />
richiesta <strong>di</strong> andare in missione è stata respinta - gli <strong>di</strong>sse mostrandogli la<br />
lettera. - Dovrai rassegnarti a stare qui con noi e a impegnarti magari per<br />
convertire qualche tuo confratello un po' <strong>di</strong>scolo - aggiunse in tono ironico.<br />
Tutti scoppiarono in una risata. Fra <strong>Pio</strong> non <strong>di</strong>sse parola. - Il <strong>Padre</strong> provinciale<br />
ti manda a <strong>di</strong>re che per un religioso praticare l'obbe<strong>di</strong>enza è più meritevole del<br />
martirio - <strong>di</strong>sse ancora il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. - Ve<strong>di</strong>? - aggiunse con quel suo tono<br />
freddo e un po' astioso - Anche i Superiori maggiori la pensano come me. Per<br />
voi giovani ogni pretesto è buono per sfuggire alla <strong>di</strong>sciplina. La vera palestra<br />
<strong>di</strong> santità, mio caro, è la monotonia del convento, non le avventure in giro per<br />
il mondo. Si allontanò seguito da altri giovani frati che ridevano <strong>di</strong>vertiti. Fra<br />
<strong>Pio</strong> aveva ascoltato in silenzio, senza riuscire a nascondere un profondo senso<br />
<strong>di</strong> tristezza e <strong>di</strong> delusione. Tra i religiosi presenti c era anche <strong>Padre</strong> Agostino,<br />
professore <strong>di</strong> filosofia e teologia, sacerdote dall'animo sensibile, assai attento<br />
ai problemi dei giovani. Aveva trent'anni.<br />
Conosceva Fra <strong>Pio</strong> dà oltre un anno, ma la loro conoscenza era puramente<br />
formale.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino fu colpito dal silenzio del suo giovane confratello. Il Guar<strong>di</strong>ano<br />
si era comportato in modo rozzo. Non aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> umiliare quel giovane<br />
<strong>di</strong>sprezzando<br />
pubblicamente i suoi ideali missionari. E, osservando Fra <strong>Pio</strong> che era rimasto<br />
solo, muto, con un'espressione mortificata, provò simpatia e compassione per<br />
lui. Lo avvicinò e gli domandò con dolcezza: - Ci tenevi molto ad andare in<br />
missione? -<br />
Moltissimo. - Sognavi l'Africa? - L'Africa o l'In<strong>di</strong>a: dove ci sono i nostri<br />
missionari. -<br />
Potrai sempre ripresentare la domanda dopo che sarai <strong>di</strong>ventato sacerdote. I<br />
Superiori concedono raramente il permesso <strong>di</strong> partire a un giovane chierico,<br />
ma incoraggiano la vocazione missionaria dei sacerdoti. - Farò così. -<br />
Comunque, quel che ti manda a <strong>di</strong>re il <strong>Padre</strong> provinciale è giusto. Il merito<br />
nostro non sta nel, realizzare i sogni che abbiamo nel cuore, ma nel mettere in<br />
pratica la volontà <strong>di</strong> Dio. - Pensavo fosse stato il Signore a suscitare in me il<br />
desiderio <strong>di</strong> andare in missione. - Probabilmente è così.<br />
Ma forse non è ancora giunto il momento <strong>di</strong> realizzarlo. - Come si fa a sapere<br />
quando arriva quel momento? - Te lo farà capire Lui. Parlerà al tuo cuore. Per<br />
73
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
noi il metodo più sicuro per non commettere errori è praticare l'obbe<strong>di</strong>enza.<br />
Con la professione religiosa abbiamo fatto voto <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza. Rimettendoci a<br />
ciò che decidono i nostri Superiori, siamo certi <strong>di</strong> compiere la volontà <strong>di</strong> Dio.<br />
Tocca a Lui illuminarli e far loro conoscere i suoi progetti su ciascuno <strong>di</strong> noi. E<br />
vedrai che quando deciderà <strong>di</strong> affidarti un incarico, nessuno riuscirà a fermarlo.<br />
Dio è irruente. Quando trova un cuore aperto, <strong>di</strong>sponibile, è una guida ferma,<br />
amorosa, sicura. - In quest'ultimo anno ho sognato tanto la terra <strong>di</strong> missione -<br />
sospirò Fra <strong>Pio</strong>. - È un sogno che ti fa onore. Dimostra che hai un animo<br />
sensibile verso le persone più bisognose. E questo piace a Dio. - Ero proprio<br />
convinto che il Signore mi volesse in Africa. - Ma puoi andarci anche restando<br />
qui. - In che modo? - domandò Fra <strong>Pio</strong>. - Quando saremo in para<strong>di</strong>so<br />
scopriremo con sorpresa che molti gran<strong>di</strong> missionari non sono mai usciti dal<br />
convento.<br />
Probabilmente troveremo fra loro suorine <strong>di</strong> clausura, monaci che hanno<br />
trascorso l'intera esistenza in un cenobio <strong>di</strong>sperso sulle montagne, ammalati<br />
cronici inchiodati a letto. Il mondo dello spirito non ha confini, non conosce<br />
barriere. L’amore è una forza inarrestabile. Una povera mamma <strong>di</strong> famiglia che<br />
offre le sue preghiere e le sue sofferenze a Dio per le missioni potrebbe essere<br />
più utile alla <strong>di</strong>ffusione del regno <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> un missionario che affronta pericoli<br />
mortali per far conoscere il Vangelo nelle foreste dell'Africa. Noi facciamo parte<br />
del Corpo mistico <strong>di</strong> Cristo. Ogni azione buona, ogni preghiera, ogni sofferenza<br />
sopportata per amore fa bene a tutto il Corpo.<br />
Rimanendo qui, compiendo il tuo dovere quoti<strong>di</strong>ano con l'intenzione <strong>di</strong> aiutare i<br />
missionari, offrendo a Dio preghiere e sacrifici, tu fai il missionario. Sei un<br />
missionario prezioso e attivo, come neppure ti puoi immaginare. - Lei <strong>di</strong>ce cose<br />
meravigliose - affermò Fra <strong>Pio</strong> con gli occhi accesi <strong>di</strong> entusiasmo. - Sono verità<br />
sacrosante, su cui, purtroppo, riflettiamo poco. - La ringrazio per queste sue<br />
parole. Mi confortano, mi hanno illuminato. Gliene sono veramente grato. I<br />
rintocchi <strong>di</strong> una campanella avvertirono che il tempo della ricreazione era<br />
finito. Fra <strong>Pio</strong> sorrise a <strong>Padre</strong> Agostino e si avviò verso gli altri compagni per<br />
andare con loro in chiesa.<br />
14<br />
<strong>Padre</strong> Agostino era appena ritornato da Foggia, dove aveva avuto un lungo<br />
incontro con il <strong>Padre</strong> provinciale. - La tua salute sta preoccupando i Superiori -<br />
<strong>di</strong>sse a Fra <strong>Pio</strong>.<br />
- La vera ragione per cui non ti hanno dato il permesso <strong>di</strong> partire per le<br />
missioni - aggiunse - sta proprio nel tuo cattivo stato <strong>di</strong> salute. Me lo ha<br />
confidato il <strong>Padre</strong> provinciale. E mi ha anche detto che sta cercando un bravo<br />
me<strong>di</strong>co, un professore importante, perché vorrebbe risolvere definitivamente<br />
74
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
questi tuoi problemi. Il <strong>Padre</strong> provinciale ti vuole bene ed è preoccupato per te.<br />
Il nuovo Superiore provinciale si chiamava <strong>Padre</strong> Benedetto. Era stato eletto al<br />
posto <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Benevento, che aveva completato il periodo del proprio<br />
mandato. Era <strong>di</strong> San Marco in Lamis, come <strong>Padre</strong> Agostino. E anche lui<br />
conosceva bene Fra <strong>Pio</strong> perché era stato suo insegnante a Sant'Elia a Pianisi.<br />
Già durante l'anno <strong>di</strong> noviziato Fra <strong>Pio</strong> aveva cominciato a <strong>di</strong>magrire<br />
vistosamente. A Sant'Elia a Pianisi, al deperimento si erano aggiunti frequenti<br />
raffreddori, febbriciattole e una forte tosse stizzosa. Tra i confratelli, e anche<br />
tra i laici che frequentavano la chiesa del convento, si era <strong>di</strong>ffuso il sospetto<br />
che quel giovane fosse tisico, motivo per cui nessuno voleva stargli vicino. I<br />
Superiori, preoccupati, lo avevano fatto visitare da <strong>di</strong>versi me<strong>di</strong>ci, alcuni anche<br />
molto importanti.<br />
Il professor Francesco Nardacchione aveva esplicitamente <strong>di</strong>agnosticato:<br />
"Bronco alveolite all'apice sinistro . Data la gravità della <strong>di</strong>agnosi, Fra <strong>Pio</strong> era<br />
stato portato a Napoli per un consulto presso il professor Ernesto Bruschini, il<br />
quale aveva emesso lo stesso preoccupante responso: - Infiltrazione specifica<br />
<strong>di</strong> ambo gli apici. Le me<strong>di</strong>cine, che Fra <strong>Pio</strong> prendeva in continuazione, non<br />
miglioravano il suo stato. I me<strong>di</strong>ci avevano suggerito perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> riposo al paese<br />
natale, e Fra <strong>Pio</strong> era già tornato in famiglia tre volte, rimanendovi ogni volta<br />
alcune settimane. Aveva riportato qualche giovamento, che però era<br />
imme<strong>di</strong>atamente svanito appena ritornato in convento. - Non può mica vivere<br />
sempre a casa sua - commentava preoccupato il <strong>Padre</strong> provinciale, che or<strong>di</strong>nò<br />
ai superiori del giovane <strong>di</strong> non rispe<strong>di</strong>rlo più a Pietrelcina quando stava male.<br />
Negli ultimi mesi i <strong>di</strong>sturbi si erano intensificati vistosamente. Avevano un<br />
andamento irregolare e singolare. Si presentavano improvvisi e violenti, al<br />
punto <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re a Fra <strong>Pio</strong> <strong>di</strong> alzarsi dal letto, e poi sparivano con altrettanta<br />
celerità. Ai raffreddori e alla tosse stizzosa si erano aggiunti vomito, emicranie,<br />
coliche intestinali, dolori al petto, reumatismi paralizzanti, mal <strong>di</strong> stomaco. Il<br />
vomito <strong>di</strong>ventava irrefrenabile. A volte durava anche una, due settimane, e in<br />
quel periodo il povero giovane non poteva nutrirsi. Il suo stomaco riusciva a<br />
trattenere solo un po' <strong>di</strong> acqua.<br />
Le emicranie erano così forti da renderlo quasi cieco. - La tua lettera con la<br />
richiesta <strong>di</strong> andare missionario in Africa era molto piaciuta anche al <strong>Padre</strong><br />
generale - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. - Dopo averla letta, si è complimentato con<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto: "Mi fa piacere sentire che un giovane abbia questi ideali". Ma<br />
poi ha lasciato. la decisione definitiva al <strong>Padre</strong> provinciale. "Lei lo conosce bene<br />
questo suo giovane" ha detto. "Sa se è adatto e se possiede tutti i requisiti<br />
fisici e morali. La <strong>vita</strong> in missione è <strong>di</strong>fficile e pericolosa. Le do la facoltà <strong>di</strong><br />
prendere la decisione che ritiene più giusta." - Il <strong>Padre</strong> generale, quin<strong>di</strong>, aveva<br />
accettato la mia richiesta - replicò Fra <strong>Pio</strong>. - Proprio così. Ma <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
non se la sente <strong>di</strong> mandarti in Africa adesso. Negli ultimi tempi la tua salute è<br />
75
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
un <strong>di</strong>sastro. Sei sempre ammalato. È stato costretto a <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> no. Può darsi<br />
che, tra qualche anno, se ritroverai la salute, cambi decisione. Nelle parole <strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> Agostino, Fra <strong>Pio</strong> aveva avvertito un sincero sentimento <strong>di</strong><br />
preoccupazione e <strong>di</strong> affetto. Quel suo professore era buono e comprensivo. Era<br />
la seconda volta che lo notava e provò per lui una viva riconoscenza. Approfittò<br />
per chiedergli aiuto. Da tempo desiderava avere un confessore fisso. Un<br />
confessore che fosse anche il suo <strong>di</strong>rettore spirituale. Nella sua anima<br />
accadevano cose che non sapeva valutare. Aveva tentato <strong>di</strong> confidarsi con vari<br />
sacerdoti, ma non ci era mai riuscito pienamente. Neppure al noviziato, con<br />
<strong>Padre</strong> Tommaso, il maestro dei novizi. Ora sentiva che forse <strong>Padre</strong> Agostino<br />
era la persona giusta. Quel sacerdote gli ispirava fiducia e gli aveva detto cose<br />
che la sua anima aveva bevuto con avi<strong>di</strong>tà. - Vorrei che lei <strong>di</strong>ventasse il mio<br />
confessore fisso - <strong>di</strong>sse Fra <strong>Pio</strong>. - Non vedo perché dovrei rifiutare - rispose<br />
<strong>Padre</strong> Agostino. - Ho tanti problemi - aggiunse Fra <strong>Pio</strong>. <strong>Padre</strong> Agostino si<br />
accorse che il giovane era teso ed emozionato. Cercò, parlando con un tono <strong>di</strong><br />
voce calmo e pacato, <strong>di</strong> rasserenarlo, <strong>di</strong> metterlo a suo agio. - Tutti abbiamo<br />
tanti problemi - <strong>di</strong>sse. - Chi non ne ha è una persona che non riflette, che non<br />
pensa alla propria <strong>vita</strong> interiore. Anch'io ho i miei problemi e ho un confessore<br />
che <strong>di</strong>rige la mia anima e mi aiuta a capire quale sia la volontà <strong>di</strong> Dio. - Ma io<br />
sono anche molto chiuso - replicò Fra <strong>Pio</strong>. - Ho vergogna <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> me<br />
stesso, <strong>di</strong> quello che penso, <strong>di</strong> ciò che avviene nella mia anima. - È normale -<br />
rispose <strong>Padre</strong> Agostino. - Se non avessi questo pudore significherebbe che non<br />
dai valore e peso alle cose dello spirito. I problemi della nostra anima e del<br />
nostro cuore sono le cose più preziose della nostra <strong>vita</strong>. Non vanno raccontate<br />
a vanvera e neppure confidate con leggerezza. Riguardano il colloquio intimo<br />
che abbiamo con Dio. Riguardano la nostra intimità più profonda con il Signore.<br />
Sono l'essenza della <strong>vita</strong>, del nostro essere, della nostra vocazione. Fai bene a<br />
esserne geloso. "Nello stesso tempo, però, sarebbe opportuno avere una guida<br />
spirituale fissa cui confidarle. Nella conversazione, i problemi si chiariscono.<br />
Tutti i gran<strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> <strong>vita</strong> spirituale<br />
raccomandano <strong>di</strong> avere un confessore fisso e <strong>di</strong> aprirgli il nostro cuore. Il<br />
confessore, proprio perché accetta, davanti a Dio, l'incarico <strong>di</strong> guidare<br />
quell'anima, riceve a sua volta una grazia speciale, che viene detta grazia <strong>di</strong><br />
stato, per capire i problemi in modo corretto, e per impartire consigli giusti,<br />
affinché l'anima <strong>di</strong> cui si prende cura proceda sicura verso Dio. Se hai fiducia in<br />
me, posso provare a guidarti. Pregherò il Signore che mi assista. L'importante<br />
è che tu decida in piena libertà e ti senta a tuo agio. E poi, una volta presa la<br />
tua decisione, non devi più avere segreti per chi hai scelto come guida." - In<br />
questi giorni ho riflettuto parecchio e mi sembra che il Signore desideri che io<br />
mi confi<strong>di</strong> con lei - <strong>di</strong>sse Fra <strong>Pio</strong>. - Bene, cominciamo allora con il conoscerci<br />
76
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
meglio. Hai detto <strong>di</strong> avere molti problemi: quali sono? Fra <strong>Pio</strong> rimase<br />
silenzioso.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino capì che il giovane era ancora molto timoroso. - Su, fatti<br />
coraggio - gli <strong>di</strong>sse. - Il confessore è come il me<strong>di</strong>co. Se non gli <strong>di</strong>ci che cosa ti<br />
fa male, come può curarti? - Sì, è vero - rispose Fra <strong>Pio</strong>. - Credo che dovrò<br />
decidermi ad aprirle il mio spirito in modo che lei possa darmi i consigli che<br />
cerco. Mi voglio preparare e vedrà che le racconterò tutto. Ma ora non me la<br />
sento, deve scusarmi. Nel cuore della notte Fra Anastasio si svegliò <strong>di</strong><br />
soprassalto con la precisa sensazione <strong>di</strong> aver u<strong>di</strong>to dei lamenti. Rimase <strong>di</strong>steso<br />
a letto trattenendo il fiato per cercare <strong>di</strong> percepire il minimo rumore sospetto.<br />
Anche a Serracapriola, come a Morcone e negli altri conventi dove erano stati,<br />
era riuscito a occupare la cella accanto a quella <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>. Loro due erano<br />
amici per la pelle. Si volevano bene. Fra <strong>Pio</strong> continuava a chiamarlo<br />
affettuosamente Giuvannell'. A lui faceva piacere e, pur senza darlo a vedere e<br />
con molta <strong>di</strong>screzione, cercava <strong>di</strong> proteggere quel suo carissimo amico. Di Fra<br />
<strong>Pio</strong> conosceva parecchi segreti. Di tanto in tanto riceveva brevi confidenze che<br />
gli avevano permesso <strong>di</strong> intuire che nella <strong>vita</strong> del confratello avvenivano<br />
fenomeni inspiegabili e misteriosi. Aveva conservato ogni cosa gelosamente<br />
nel proprio cuore senza mai parlarne con nessuno.<br />
Ma ecco <strong>di</strong> nuovo quegli strani rumori e quei lamenti. Fra Anastasio scattò in<br />
pie<strong>di</strong>.<br />
Tese l'orecchio e gli parve che venissero dalla cella accanto, dove dormiva Fra<br />
<strong>Pio</strong>.<br />
Accostò l'orecchio al muro, ed era proprio così. - Francì - provò a chiamare. Poi<br />
bussò con le nocche sulla parete. "Sta male" <strong>di</strong>sse fra sé. Uscì dalla propria<br />
cella e corse dal <strong>Padre</strong> superiore. - Venga, <strong>Padre</strong>, venga, Fra <strong>Pio</strong>. sta male. -<br />
Poi corse alla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Agostino per svegliare anche lui. Tutti e tre si<br />
precipitarono da Fra <strong>Pio</strong>. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano aprì la porta ed entrò, seguito da<br />
<strong>Padre</strong> Agostino e Fra Anastasio. Fra <strong>Pio</strong> era a letto e si lamentava. Sembrava<br />
piangesse. <strong>Padre</strong> Agostino accese il lume a petrolio e illuminò il viso del<br />
chierico. Fra <strong>Pio</strong> teneva gli occhi aperti, fissi, guardava verso l'alto, senza<br />
battere ciglio. Sembrava vedesse qualcuno. Era rosso in volto, aveva il respiro<br />
affannoso e il corpo teso. Di tanto in tanto pronunciava qualche parola.<br />
Sembrava rispondesse a delle domande. Dava l'impressione <strong>di</strong> colloquiare con<br />
un essere invisibile. - Anch'io ti posso aiutare... Fa che ti aiuti a portare quella<br />
croce pesante pesante... Ma più piccina non te la potevano fare?... Gesù, ti<br />
voglio bene, ma non mi apparire più così... mi strazi il cuore... Gesù... ti <strong>di</strong>co la<br />
verità... perché mi <strong>di</strong>a forza, permetti che questi chio<strong>di</strong>... permettilo sì... nelle<br />
mie mani... Però ti prego, anche se lo vuoi... là, nel fondo del cuore, ma<br />
77
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
invisibile, perché gliuomini <strong>di</strong>sprezzano i tuoi doni... Le parole uscivano dalla<br />
bocca <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> sconnesse e quasi impercettibili.<br />
Le frasi erano intervallate da lunghe pause. - Vaneggia - <strong>di</strong>sse il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano. -<br />
Sembra che parli con qualcuno - aggiunse <strong>Padre</strong> Agostino. - Adesso gli do un<br />
pizzicotto, ve<strong>di</strong>amo come reagisce. - Il Guar<strong>di</strong>ano strinse forte tra il pollice e<br />
l'in<strong>di</strong>ce un po' <strong>di</strong> pelle del braccio <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> lasciandogli un vistoso segno che<br />
<strong>di</strong>venne subito paonazzo, ma Fra <strong>Pio</strong> non ebbe alcuna reazione. - Non ha<br />
sentito niente - commentò <strong>Padre</strong> Agostino. - È proprio andato, è in catalessi -<br />
<strong>di</strong>sse ancora il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. -<br />
Potrebbe essere un'estasi - azzardò <strong>Padre</strong> Agostino. - Macché estasi! - ribatté il<br />
Guar<strong>di</strong>ano. - Questa è catalessi. Una forma <strong>di</strong> trance provocata da isterismo. È<br />
un brutto affare. Bisognerà farlo curare da uno specialista. In ogni caso, crisi <strong>di</strong><br />
questo genere non vanno molto d'accordo con la <strong>vita</strong> religiosa, e tantomeno<br />
con quella <strong>di</strong> un sacerdote. - Non mi sembra il caso <strong>di</strong> correre a conclusioni<br />
tanto drastiche - replicò <strong>Padre</strong> Agostino. Fra <strong>Pio</strong> si era calmato. Aveva chiuso<br />
gli occhi, rilassato il corpo, e il respiro era <strong>di</strong>ventato regolare. Ora sembrava<br />
dormisse tranquillamente. - Fra <strong>Pio</strong> - lo chiamò ad alta voce il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano<br />
e 10 scosse ripetutamente. Il giovane si svegliò. - Che fate nella mia cella? -<br />
domandò. - Eri sonnambulo. Parlavi, gridavi, hai svegliato tutti - rispose il<br />
<strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. - Mi <strong>di</strong>spiace. Chiedo perdono. - Ora dormi e cerca <strong>di</strong> non<br />
<strong>di</strong>sturbare più i tuoi confratelli. - Il Guar<strong>di</strong>ano se ne andò scocciato.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino, invece, rimase ancora un po' con Fra Anastasio che se ne<br />
stava in <strong>di</strong>sparte, preoccupato. - Come ti senti? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino a<br />
Fra <strong>Pio</strong>. -Molto debole - rispose con un filo <strong>di</strong> voce. - Ho il corpo tutto pieno <strong>di</strong><br />
dolori, come se mi avessero bastonato. Le braccia, le gambe, i pie<strong>di</strong>, sono<br />
pesantissimi. È una sensazione strana. La testa mi gira. Se dovessi alzarmi,<br />
non credo che riuscirei a reggermi in pie<strong>di</strong>.- Ma che cosa ti è accaduto? - Non<br />
lo so. Non ricordo niente. Mi sono addormentato e poi, quando mi sono<br />
svegliato, ho visto che voi eravate qui. - Rimase un po' in silenzio e poi<br />
domandò: - Che cosa <strong>di</strong>cevo quando vaneggiavo? -Niente <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario.<br />
Parole a vanvera - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. - Non si capiva nulla. Ora dormi.<br />
Riposati. Verrò a trovarti domani. Il giorno dopo <strong>Padre</strong> Agostino andò a trovare<br />
Fra <strong>Pio</strong>, che non si era alzato da letto. Si presentò verso mezzogiorno. I chierici<br />
erano a scuola, gli altri religiosi impegnati nei loro compiti. In convento non<br />
c'era nessuno.<br />
Bussò alla porta della cella del chierico ed entrò. - Eccomi - gli <strong>di</strong>sse. Fra <strong>Pio</strong> 10<br />
accolse con un sorriso. - Come ti senti oggi? - Un poco meglio, grazie. Ma<br />
continuo a provare una spossatezza tremenda. Le mie braccia continuano a<br />
78
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
essere pesantissime. È come se ieri avessi fatto un lavoro faticosissimo. - Ieri<br />
notte, quando siamo venuti qui - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino fissandolo negli occhi -<br />
tu non vaneggiavi, ma parlavi con qualcuno. Fra <strong>Pio</strong> abbassò lo sguardo e<br />
rimase in silenzio. - Con chi stavi parlando? Il giovane continuò a tacere. Sul<br />
suo viso adesso era apparsa un'espressione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. - Più volte hai<br />
pronunciato il nome <strong>di</strong> Gesù - continuò <strong>Padre</strong> Agostino. - Io ho avuto<br />
l'impressione che tu parlassi proprio con Gesù. È così? Fra <strong>Pio</strong> guardò il suo<br />
interlocutore, e <strong>Padre</strong> Agostino lesse in quegli occhi smarriti una sconcertante<br />
desolazione. - Capisco che si tratta <strong>di</strong> cose delicate, <strong>di</strong> cui forse non vorresti<br />
parlare - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. - Ma mi hai chiesto <strong>di</strong> essere il tuo confessore,<br />
il tuo <strong>di</strong>rettore spirituale. Come faccio a svolgere il mio compito se non mi<br />
aiuti? Tu devi avere fiducia in me. - Sì, parlavo con Gesù - mormorò Fra <strong>Pio</strong><br />
con un filo <strong>di</strong> voce. - Da quanto tempo viene a trovarti? - Da quando ero<br />
piccolo. - Come lo ve<strong>di</strong>? - In una luce immensa. So <strong>di</strong> vederlo, ma non saprei<br />
<strong>di</strong>re come. - Ti parla? - A volte. - Cosa <strong>di</strong>ce? Fra <strong>Pio</strong> abbassò ancora lo sguardo<br />
e rimase in silenzio. - Ve<strong>di</strong> anche altre entità spirituali? - La Madonna, l'Angelo<br />
custode, San Giuseppe, San Francesco. - Hai mai detto a qualcuno <strong>di</strong> queste<br />
visioni? Fra <strong>Pio</strong> scosse la testa in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego. -<br />
Perché? - Non riesco a parlare <strong>di</strong> queste cose. - Bene, bene, ho capito. Non<br />
parliamone più per il momento. Io non sono curioso <strong>di</strong> conoscere il tuo animo.<br />
Ma solo se riesco a farmi un quadro esatto delle tue esperienze spirituali posso<br />
darti un aiuto. Ora ti lascio.<br />
Riprenderemo il <strong>di</strong>scorso in un'altra occasione. <strong>Padre</strong> Agostino uscì dalla cella<br />
<strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> e si fermò in mezzo all'ampio corridoio che attraversava tutto il<br />
convento. Respirò profondamente e stette immobile per qualche attimo. Aveva<br />
come la sensazione che le gambe non lo reggessero. Quel che aveva u<strong>di</strong>to<br />
poco prima dalla bocca del giovane confratello gli aveva fatto un'impressione<br />
fortissima. Era sconvolto. Non provava meraviglia, stupore, ma rispetto,<br />
riconoscenza. Quelle confidenze venivano a confermare certe sue intuizioni, ma<br />
erano pur sempre confidenze che sollevavano un velo su realtà tremende.<br />
Bellissime ma sconcertanti. Realtà che toccavano <strong>di</strong>mensioni sconosciute,<br />
impensabili. "Questa notte" <strong>di</strong>sse fra sé <strong>Padre</strong> Agostino «io ho assistito alla<br />
conversazione <strong>di</strong> un uomo con un'entità che non è <strong>di</strong> questo mondo. Il fatto è<br />
avvenuto proprio davanti ai miei occhi. Probabilmente quell'entità era lì, vicino<br />
a me.<br />
È sconvolgente. E non ho ragioni per ritenere che Fra <strong>Pio</strong> sia vittima <strong>di</strong><br />
suggestioni, <strong>di</strong> fantasie." Fece alcuni passi nel corridoio e si fermò <strong>di</strong> nuovo. Il<br />
suo animo era invaso da una profonda commozione, mentre il corpo era<br />
frastornato, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. Aveva le mani<br />
79
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sudate. Si toccò la fronte e sentì che era ma<strong>di</strong>da <strong>di</strong> sudore. Sorrise. «Ne<br />
succedono <strong>di</strong> belle" <strong>di</strong>sse fra se. Tornò nella sua cella.<br />
Chiuse la porta. «E adesso?" si domandò. "Che faccio?" Dallo scaffale <strong>di</strong>etro la<br />
scrivania prese un grosso volume <strong>di</strong> teologia mistica. Andò alla ricerca dei<br />
capitoli che trattavano il tema delle visioni. Diede una scorsa veloce. Il testo<br />
<strong>di</strong>ceva che erano possibili, ma che spesso erano frutto <strong>di</strong> isterismo. E poi<br />
bisognava <strong>di</strong>stinguere bene.<br />
C'erano visioni autentiche, ma anche visioni fasulle. Poteva essere lo stesso<br />
Demonio a presentarsi sotto le spoglie <strong>di</strong> Cristo. Chiuse il libro e lo ripose nella<br />
scrivania. "Sono belle teorie su cui sarebbe piacevole <strong>di</strong>scutere" <strong>di</strong>sse fra sé.<br />
«Ma adesso io ho per le mani un caso pratico, concreto, e non so affatto come<br />
devo comportarmi."<br />
15<br />
Nei giorni successivi la salute <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> peggiorò. Era soprattutto il vomito a<br />
tormentarlo. Il suo stomaco non riteneva neppure l'acqua, ed erano fortemente<br />
aumentati anche i dolori al torace. Respirava a fatica, con la bocca aperta,<br />
come se non riuscisse a riempire d'aria i polmoni. <strong>Padre</strong> Agostino andava a<br />
trovarlo due o tre volte al giorno. Cercava <strong>di</strong> confortarlo, <strong>di</strong> fargli coraggio. Fra<br />
<strong>Pio</strong> ascoltava paziente. Era rassegnato alla volontà <strong>di</strong> Dio ma aveva anche<br />
paura. - Prega il Signore che ti liberi da queste crisi - gli suggeriva <strong>Padre</strong><br />
Agostino. - Il Signore è morto in croce per amore nostro - rispondeva Fra <strong>Pio</strong>. -<br />
Mi offre l'occasione <strong>di</strong> soffrire un poco accanto a lui e non voglio sottrarmi.<br />
Dopo una settimana Fra <strong>Pio</strong> sembrava un cadavere. Il me<strong>di</strong>co veniva a visitarlo<br />
tutti i giorni, gli praticava delle iniezioni, ma le crisi <strong>di</strong> vomito non passavano. -<br />
Mandatelo a casa - consigliava il me<strong>di</strong>co. - L'aria del paese natale gli farà<br />
certamente bene. Anche qualche mese fa le crisi si sono calmate con una<br />
breve vacanza a Pietrelcina. - Non posso mandarlo a casa - rispondeva il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano. -<br />
Il Superiore provinciale me lo ha proibito. Fra <strong>Pio</strong> è un religioso, deve vivere in<br />
convento, e a Pietrelcina non ci sono conventi. Se la cattiva salute non gli<br />
permette <strong>di</strong> sopportare le <strong>di</strong>fficoltà della <strong>vita</strong> conventuale, deve lasciare l'abito.<br />
Un frate non può vivere fuori del chiostro: questa è la Regola. - E allora<br />
lasciatelo morire - riba<strong>di</strong>va il me<strong>di</strong>co crollando il capo in segno <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sapprovazione. Dopo una decina <strong>di</strong> giorni, Fra <strong>Pio</strong> era più morto che vivo. Il<br />
<strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano si spaventò e inviò un telegramma al Superiore provinciale,<br />
<strong>di</strong>cendo che lui reclinava ogni responsabilità sulla salute <strong>di</strong> quel giovane. Il<br />
giorno dopo <strong>Padre</strong> Benedetto era a Serracapriola. Andò subito a trovare Fra <strong>Pio</strong><br />
e si rese conto che il giovane era veramente in con<strong>di</strong>zioni pietose. Convocò una<br />
riunione urgente con il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano e i suoi consiglieri, e mandò un fratello<br />
80
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
laico 'a chiamare il me<strong>di</strong>co. - Mi sembra che Fra <strong>Pio</strong> stia davvero male - <strong>di</strong>sse<br />
ai confratelli una volta che si furono riuniti. - Certamente peggio del solito. È<br />
un giovane sfortunato dal punto <strong>di</strong> vista della salute. Da quando si trova in<br />
questo convento non ha avuto un giorno tranquillo. Ha perso quasi tutte le<br />
lezioni e non partecipa neppure alla <strong>vita</strong> comunitaria. I me<strong>di</strong>ci continuano a<br />
<strong>di</strong>re che l'aria del paese natale gli potrebbe far bene. Lo abbiamo già mandato<br />
a casa <strong>di</strong>verse volte. A casa sta bene, ma quando rientra in convento si<br />
ammala. Io avevo dato or<strong>di</strong>ni precisi <strong>di</strong> non mandarlo più a casa.<br />
Ma <strong>di</strong> fronte all'attuale situazione, vorrei fare ancora un tentativo. Che ne <strong>di</strong>te?<br />
- Io sono convinto che la malattia <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> è in gran parte frutto <strong>di</strong> isterismo -<br />
rispose il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano, che era un po' fissato con quest'idea. - Ha un<br />
andamento inspiegabile.<br />
Le crisi arrivano improvvise e altrettanto improvvise se ne vanno. Una notte lo<br />
abbiamo trovato in cella che vaneggiava, come un sonnambulo. Quando torna<br />
al suo paese sta subito bene, come se fosse stato miracolato. Tutto questo non<br />
mi convince.<br />
Ma il me<strong>di</strong>co continua a insistere che l'aria natale gli potrebbe far bene, e<br />
quin<strong>di</strong> penso sia giusto fare ancora un tentativo. Il fratello laico che era stato<br />
inviato a chiamare il me<strong>di</strong>co bussò alla porta. - Il dottor Iabbraccio è qui -<br />
<strong>di</strong>sse. - Fallo entrare - rispose il <strong>Padre</strong> provinciale alzandosi dalla sua se<strong>di</strong>a e<br />
andando incontro al me<strong>di</strong>co. Lo salutò cor<strong>di</strong>almente. - Mi <strong>di</strong>spiace, dottore, <strong>di</strong><br />
averla importunata, ma abbiamo bisogno del suo consiglio. - La rivedo sempre<br />
volentieri - <strong>di</strong>sse il me<strong>di</strong>co. - Il nostro giovane Fra <strong>Pio</strong> ha ancora dei guai con la<br />
salute. Mi hanno detto che lei viene a trovarlo tutti i giorni e gliene sono<br />
veramente grato. - Povero ragazzo, lo sto tormentando con continue iniezioni<br />
che però non portano alcun risultato apprezzabile. Non so per quale ragione<br />
non reagisce alle me<strong>di</strong>cine. - Cosa consiglierebbe? - L'ho già detto anche al<br />
<strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. In questi casi <strong>di</strong> gravi malattie polmonari e tubercolotiche,<br />
qualche giovamento arriva dal vivere all'aria aperta nel paese natale. Non è<br />
che noi me<strong>di</strong>ci siamo sicuri <strong>di</strong> questo. In genere succede. Non si sa perché, ma<br />
spesso il clima, l'atmosfera del luogo dove la persona ha passato i primi anni<br />
<strong>di</strong> <strong>vita</strong> sono propizi, aiutano. - Lei quin<strong>di</strong> consiglierebbe <strong>di</strong> rimandarlo a<br />
Pietrelcina? - Sì, se questo non crea problemi a causa delle vostre regole. Ma è<br />
un esperimento che avete già fatto altre volte, e qualche beneficio c e stato,<br />
sia pure temporaneo. Almeno finché era a casa stava bene. Comunque, la<br />
decisione spetta a voi. Non mi voglio intromettere nelle vostre regole. - Va<br />
bene, la ringrazio, dottore, terremo conto certamente dei suoi consigli, che<br />
sono sempre preziosi. Quando il me<strong>di</strong>co se ne fu andato, <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
concluse la riunione: - Facciamo ancora un tentativo - <strong>di</strong>sse. - Man<strong>di</strong>amo Fra<br />
<strong>Pio</strong> a casa per un periodo <strong>di</strong> tempo, e ve<strong>di</strong>amo cosa succede. Durante la<br />
81
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
recente visita del Ministro generale, gli ho accennato il caso. La Regola è<br />
precisa. Se un religioso non è in grado <strong>di</strong> osservarla, non può vivere fuori dal<br />
chiostro. O Fra <strong>Pio</strong> si riprende, oppure bisognerà chiedere l'indulto <strong>di</strong><br />
secolarizzazione. Comunque, <strong>di</strong> questo vedremo in seguito. Intanto - aggiunse<br />
rivolto al <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano - man<strong>di</strong> un telegramma alla famiglia <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>,<br />
avvertendo i genitori delle con<strong>di</strong>zioni del giovane e <strong>di</strong>cendo che sarebbe<br />
opportuno che lo tenessero per un po' in famiglia. Prima <strong>di</strong> lasciare il convento,<br />
il Provinciale andò a salutare il suo paesano e amico <strong>Padre</strong> Agostino. Era una<br />
scusa per sentire anche il suo parere su quella vicenda che gli stava tanto a<br />
cuore e gli procurava apprensione e dolore. - Che ne pensi della nuova crisi <strong>di</strong><br />
salute <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>? - gli domandò. - Sono preoccupato - rispose <strong>Padre</strong> Agostino.<br />
- È più grave del solito. Queste crisi si ripresentano sempre più agguerrite. -<br />
Ho deciso <strong>di</strong> rimandarlo a casa ancora una volta. - Hai fatto bene. - Ma non<br />
potrò continuare così per sempre. -<br />
Ho riflettuto a lungo in questi giorni. Ho cercato <strong>di</strong> analizzare e <strong>di</strong> capire. Sono<br />
stato spesso a parlare con Fra <strong>Pio</strong>. Mi sono fatto raccontare tante cose. Ci sono<br />
un paio <strong>di</strong> coincidenze curiose che mi fanno pensare. - Quali? - Il fatto che tutti<br />
i me<strong>di</strong>ci consultati finora abbiano prescritto aria del paese natio, quasi fossero<br />
stati d'accordo. Il fatto poi che ogni volta che Fra <strong>Pio</strong> è tornato a casa, è stato<br />
subito bene. Dico subito, cioè nel giro <strong>di</strong> poche ore. Mentre, rientrando in<br />
convento, in qualsiasi convento, ha ripreso subito a star male. Sono<br />
coincidenze, ma fanno pensare. - D'accordo, ma come spieghi queste<br />
coincidenze? - Non trovo una spiegazione razionale. Almeno, finora non l'ho<br />
trovata. - Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano sostiene che Fra <strong>Pio</strong> è vittima <strong>di</strong> malattie<br />
isteriche. - Lui è fissato con l'isterismo, il subconscio, le malattie immaginarie.<br />
Tu conosci bene Fra <strong>Pio</strong> e sai che è limpido, equilibrato, non può essere vittima<br />
<strong>di</strong> fantasie e immaginazioni. - Sono preoccupato e <strong>di</strong>spiaciuto. So che tu segui<br />
da vicino questo ragazzo. Te lo raccomando. Io gli voglio bene. Credo che<br />
<strong>di</strong>venterà un bravo religioso. Sostienilo e tienimi informato. <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
abbracciò il suo amico e paesano e se ne andò. Entrò nella cella <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> per<br />
un ultimo saluto. - Non ti preoccupare - lo rassicurò. - Farò <strong>di</strong> tutto perché tu<br />
guarisca presto. Da quando era tornato dall'America, Grazio Forgione si era<br />
messo a lavorare con più foga del solito.<br />
Il viaggio non gli aveva portato i vantaggi economici che sperava. I debiti<br />
contratti per far stu<strong>di</strong>are il figlio in modo che potesse entrare in convento non<br />
erano ancora stati completamente pagati. Tutte le mattine Grazio si alzava<br />
quando era ancora buio.<br />
Saliva in groppa al suo asino e si avviava a Piana Romana, dove aveva la terra.<br />
Quasi sempre era accompagnato dal figlio Michele. A volte, però, Michele<br />
dormiva un po' <strong>di</strong> più e raggiungeva il padre più tar<strong>di</strong>. - I figli! - brontolava<br />
82
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Grazio. - Comoda la <strong>vita</strong> per i figli. Dormono oppure si riposano pregando in<br />
convento. La stagione era ormai alla fine. Bisognava preparare i campi per<br />
l'inverno. Quella mattina <strong>di</strong> fine ottobre Grazio si era alzato più presto del<br />
solito. Quando il sole era ormai alto, sentì la voce <strong>di</strong> sua moglie che lo<br />
chiamava. Mamma Peppa era là, in fondo al campo, vicino alla masseria, che<br />
agitava le braccia e <strong>di</strong>ceva cose che per la lontananza lui non riusciva a capire.<br />
«Come mai è venuta fin quaggiù?" si domandò Grazio. «Che sia successo<br />
qualcosa ai figli?" Lasciò cadere la zappa e si avviò preoccupato verso <strong>di</strong> lei. -<br />
Grà corri, vieni a casa, Francì sta male. - La frase arrivò portata da un colpo <strong>di</strong><br />
vento e gli tagliò le gambe. Sentì che d'improvviso il sudore della sua fronte<br />
era <strong>di</strong>ventato gelido.<br />
Accelerò il passo. - Che hai detto? - domandò quando fu vicino a mamma<br />
Peppa. -<br />
Don Salvatore, il parroco, ha ricevuto un telegramma dal Superiore del<br />
convento <strong>di</strong> Serracapriola. C'è scritto che nostro figlio sta male e ci chiedono <strong>di</strong><br />
andare a prenderlo.<br />
Mamma Peppa era tutta sudata per la corsa. Per raggiungere quel terreno c'era<br />
un viottolo in mezzo ai campi. In genere, camminando spe<strong>di</strong>tamente<br />
occorrevano 40 minuti. Lei aveva corso. Con lo strazio nel cuore. - Michè,<br />
finisci il lavoro tu - <strong>di</strong>sse Grazio rivolto al figlio maggiore, che si era avvicinato.<br />
- Ricordati <strong>di</strong> chiudere gli attrezzi nella masseria. Domani non sarò qui. Poi<br />
s'incamminò <strong>di</strong> buon passo, seguito dalla moglie. - Il telegramma <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> che<br />
cosa soffre Francì? - domandò camminando.<br />
- Non lo so. Appena Don Salvatore mi ha dato la notizia, sono venuta qui.<br />
Mamma Peppa piangeva. - Su, non piangere - le <strong>di</strong>sse Grazio. - Il Signore ci<br />
aiuterà. È da un po' <strong>di</strong> tempo che Francì non sta bene. Ogni tanto gli prendono<br />
delle crisi. venuto a casa altre volte per ragioni <strong>di</strong> salute e qui da noi si è<br />
rimesso. - Sento che questa volta è <strong>di</strong>verso. I suoi superiori non hanno mai<br />
mandato telegrammi. Vuol <strong>di</strong>re che sta veramente male. Quante volte aveva<br />
percorso quel sentiero assieme a Francesco piccolino. A lui piaceva fermarsi a<br />
cogliere dei fichi da un albero vicino al sentiero. E spesso raccoglieva fiori <strong>di</strong><br />
campo. - Grà, che pensi <strong>di</strong> fare adesso? - Mi cambio e vado a Serracapriola. -<br />
Voglio venire con te. - Non è possibile. Viaggerò affidandomi al caso. Non so<br />
che treni ci saranno. Forse dovrò dormire in stazione. Non puoi venire.<br />
Ma ti assicuro che Francesco te lo porterò a casa. Noi lo guariremo. A casa<br />
nostra sta sempre bene. Probabilmente abbiamo sbagliato a permettergli <strong>di</strong><br />
andare in convento. Non è fatto per quella <strong>vita</strong>. - Ma è la sua vocazione. - Che<br />
ne so io <strong>di</strong> vocazione. Io so che Francì in convento sta sempre male, è secco,<br />
ha le occhiaie, non mangia, ha la tosse. Insomma, non sta bene. Se quello<br />
83
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
fosse un luogo dove si sente felice, avrebbe appetito e starebbe bene.<br />
Camminando <strong>di</strong> buona lena erano arrivati al ponte sul Pantaniello, il rigagnolo<br />
che serpeggiava tra i campi. Adesso bisognava, affrontare la salita che<br />
conduceva al Castello. Il tratto più faticoso. Mamma Peppa non ce la faceva<br />
più. - Grà, fermiamoci un attimo. - Va bene, riposati. Grazio si sedette<br />
sull'argine del Pantaniello e con le mani poderose raccolse dell'acqua,<br />
passandosela sulle tempie.<br />
Bagnò con dolcezza anche il viso della moglie.. Mamma Peppa lo osservava. Il<br />
viso <strong>di</strong> Grazio era segnato da profonde rughe. Non lo aveva mai visto così<br />
stanco. Non parlava, ma nel suo cuore doveva provare un dolore terribile.<br />
Sembrava improvvisamente invecchiato. Fecero l'ultimo tratto <strong>di</strong> strada senza<br />
parlare. La salita toglieva il fiato. Giunti in casa, Grazio andò in camera per<br />
mettersi i vestiti da festa. -<br />
Quando parti? - gli domandò mamma Peppa. - Subito. Andrò in stazione e<br />
prenderò il primo treno che va verso Serracapriola. Grazio arrivò a<br />
Serracapriola che era ormai notte. Si presentò al convento e fu ricevuto con<br />
manifestazioni <strong>di</strong> affetto. I frati lo conoscevano. Lo avevano gia visto altre<br />
volte. - Come sta mio figlio? - domandò subito.<br />
- Male - gli rispose il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano, che sembrava anche lui piuttosto<br />
preoccupato. -<br />
Sono quin<strong>di</strong>ci giorni che non mangia. - Posso vederlo? Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano<br />
accompagnò Grazio nella cella <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>. Il giovane religioso era a letto,<br />
pallido, semi addormentato. Riconobbe il papà e accennò un sorriso. Grazio<br />
rimase in <strong>di</strong>sparte.<br />
Non aveva il coraggio <strong>di</strong> parlargli. Si sentiva sperduto. Dopo un po' uscirono<br />
dalla cella. - Se deve morire, è meglio che muoia a casa sua - mormorò Grazio.<br />
- Coraggio - lo confortò il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. - Il Signore ci aiuterà. Grazio fu<br />
sistemato in foresteria.<br />
I frati prepararono una branda con un paio <strong>di</strong> coperte. Al mattino éi vollero due<br />
persone per vestire Fra <strong>Pio</strong>. Non si reggeva in pie<strong>di</strong>. Sostenuto a braccia,<br />
venne fatto scendere al piano terra del convento, dove era pronta una carrozza<br />
trainata da un cavallo. - Verrò presto a trovarti - promise <strong>Padre</strong> Agostino<br />
salutando Fra <strong>Pio</strong>. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano prese in <strong>di</strong>sparte Grazio e gli <strong>di</strong>sse: Il<br />
me<strong>di</strong>co ci ha raccomandato <strong>di</strong> essere prudenti. I piatti e le stoviglie che usa<br />
vostro figlio, li dovete tenere da parte, non passarli ad altri, soprattutto se ci<br />
sono bambini. La tisi è contagiosa. - Va bene - rispose Grazio. Ma era piuttosto<br />
seccato. Non gli piaceva che parlassero così <strong>di</strong> suo figlio. Il viaggio fu lungo.<br />
84
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Con la carrozza raggiunsero Larino. A Larino attesero il treno che li avrebbe<br />
portati a Pietrelcina. Date le con<strong>di</strong>zioni del figlio, Grazio non badò a spese.<br />
Comperò due biglietti <strong>di</strong> prima classe. Sistemò il figlio nel posto migliore, vicino<br />
al finestrino, lo avvolse in un mantello e si sedette vicino a lui. Fra <strong>Pio</strong> stava<br />
sempre in silenzio. Pareva intontito dalla malattia. Ogni tanto Grazio gli<br />
chiedeva se avesse bisogno <strong>di</strong> qualcosa e Fra <strong>Pio</strong> rispondeva sempre <strong>di</strong> no.<br />
Quel viaggio non terminava mai. Il treno andava lento. Ma soprattutto si<br />
fermava continuamente. Grazio era ormai esperto <strong>di</strong> viaggi. Era stato in<br />
America quattro anni ed era salito molte volte su un treno. «Ho fatto tanti<br />
sacrifici per questo figlio" <strong>di</strong>ceva fra sé Grazio. "Ho attraversato il mare e sono<br />
vissuto tanto tempo lontano da casa. Con quali risultati?" Aveva il cuore in<br />
subbuglio. Pensava a mamma Peppa. Che cosa avrebbe detto vedendo il figlio<br />
in quelle con<strong>di</strong>zioni? Lui sapeva quanto sua moglie fosse affezionata ai figli.<br />
Quando era giovane ne aveva perduti quattro, tutti piccoli, nàti da poco,<br />
eppure non li aveva mai <strong>di</strong>menticati. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tanto tempo, quei figli<br />
perduti erano ancora come dei chio<strong>di</strong> piantati nel suo cuore. Arrivarono a<br />
Pietrelcina che era quasi sera. Con una tenerezza infinita, Grazio aiutò il figlio a<br />
scendere dal treno. Lo portò quasi <strong>di</strong> peso al caffè della stazione e lo fece<br />
accomodare su una se<strong>di</strong>a. Poi andò dalla padrona, che conosceva. - Signora,<br />
voi avete una carrozza. Attaccateci un cavallo che devo portare mio figlio a<br />
casa. Non sta bene e non ce la farebbe a percorrere la strada a pie<strong>di</strong>. - Francì,<br />
come sei pallido - <strong>di</strong>sse la signora avvicinandosi al fraticello. - Sei <strong>di</strong>magrito.<br />
Ma vedrai che l'aria del paese tuo ti rimetterà in forze. Posso offrire qualcosa? -<br />
No, grazie - rispose Grazio. La signora si affrettò per condurre carrozza e<br />
cavallo. Grazio sistemò il figlio e partirono. Arrivati alle prime case dell'abitato,<br />
Grazio <strong>di</strong>sse al figlio:<br />
- Tua sorella Felicita adesso abita qui, con zia Pellegrina. È grande ormai. Noi<br />
non abbiamo camere a sufficienza per farla dormire da sola. Zia Pellegrina è<br />
felice <strong>di</strong> tenerla con sé. - Felicita - ripeté Fra <strong>Pio</strong>, e il suo viso si illuminò<br />
improvvisamente.<br />
Felicita era la sua sorellina pre<strong>di</strong>letta, con la quale amava giocare quando era a<br />
casa.<br />
Le faceva i <strong>di</strong>spetti, e la mamma lo richiamava. - Svergognatello - lo<br />
rimproverava mamma Peppa. Ma glielo <strong>di</strong>ceva con tanto affetto, e a lui<br />
piaceva sentirsi chiamare così. - Papà - <strong>di</strong>sse parlando con voce sicura, come<br />
non aveva ancora fatto fino a quel momento. - Voglio scendere. Voglio salutare<br />
Felicita. Tu vai a casa, ti raggiungerò subito. Fra <strong>Pio</strong> era letteralmente saltato<br />
giù dalla carrozza prima che il cavallo si fermasse. Grazio lo guardò sbalor<strong>di</strong>to.<br />
Adesso era agile, sicuro sulle gambe.<br />
85
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Camminava svelto verso la casa <strong>di</strong> zia Pellegrina. - Be', allora vado a pie<strong>di</strong><br />
anch'io - <strong>di</strong>sse Grazio alla signora del bar della stazione, che era venuta ad<br />
accompagnarli con carrozza e cavallo. - Signora, poi ci accomo<strong>di</strong>amo tra noi. -<br />
Per carità, Zi' Grazio, è stato un piacere. Vedrà che Francesco qui da noi si<br />
riprenderà bene. - Grazie, signora. Grazio si incamminò verso Rione Castello.<br />
All'arco della porta, passando davanti alla Madunella, l'icona con l'immagine<br />
della Vergine, si tolse il capello. Fin dal giorno prima aveva un groppo sullo<br />
stomaco. Quel gesto silenzioso era una profonda invocazione <strong>di</strong> aiuto. Salì in<br />
vico Storto Valle. Mamma Peppa era sull'uscio della cucina con le figlie<br />
Pellegrina e Graziella. - E Francì? - domandò spaventata. - Mo' arriva - rispose<br />
Grazio depresso. - Dov'è andato? - Si è voluto fermare a salutare Felicita. -<br />
Come sta? - E che ne saccio? A Serracapriola stava male.<br />
Molto male. In due per metterlo in carrozza. Qui sta bene. Correva verso la<br />
casa <strong>di</strong> zia Pellegrina come un capriolo. - Mamma. - La voce inconfon<strong>di</strong>bile fece<br />
sobbalzare il cuore a mamma Peppa. - Mamma, sono qui - e Fra <strong>Pio</strong> abbracciò<br />
con trasporto la sua "mammella", come la chiamava lui. Poi fu la volta delle<br />
due sorelle, che lo coprivano <strong>di</strong> baci. - Fatti vede'? - <strong>di</strong>sse mamma Peppa. - O<br />
mio Dio, come sei magro, come sei patito. - Non ti preoccupare, mamma, mi<br />
riprenderò. Che fai per cena? - Rape. - Stasera, allora, fai la pietanza mia.<br />
Sono quin<strong>di</strong>ci giorni che non mangio e ho appetito.<br />
Le rape erano già pronte. Mamma Peppa le mise in tavola. Francesco <strong>di</strong>vorò<br />
una porzione <strong>di</strong> rape con<strong>di</strong>te con l'olio <strong>di</strong> casa, quello che Grazio ricavava con<br />
amore dalle olive dei suoi campi. Poi chiese una seconda porzione. E una terza.<br />
- Hai proprio fame - commentò mamma Peppa. - Ti ho detto, sono due<br />
settimane che non mangio. Mi sentivo morire. Ma adesso sto bene. Dove<br />
dormo questa notte? - Ti ho preparato il letto nella Torretta. - Bene, bene.<br />
Adesso vado a dare un salutino a Don Salvatore e poi andrò a dormire. Sono<br />
stanco. Uscì felice, seguito dalle due sorelle che non lo abbandonavano un<br />
momento. Grazio lo guardò scrollando la testa. - Che c'è <strong>di</strong> nuovo? - gli<br />
domandò mamma Peppa, che aveva capito da quel gesto che suo marito aveva<br />
delle preoccupazioni. - Niente - rispose Grazio un po' bruscamente. - Io sono<br />
andato a Serracapriola con il cuore in gola per la paura. L’ho caricato sulla<br />
carrozza <strong>di</strong> peso. Ho fatto il viaggio pensando che dovesse morire da un<br />
momento all'altro ed eccolo qui, bell'e guarito. Sono contento. Ringrazio il<br />
Signore. Ma non ci capisco niente. Proprio niente. Mamma Peppa aveva<br />
ascoltato in silenzio lo sfogo del marito. Era felice <strong>di</strong> vedere suo figlio sereno e<br />
<strong>di</strong> buon appetito. Ma si domandava anche lei, preoccupata, come mai in<br />
convento Fra <strong>Pio</strong> stesse sempre male mentre appena arrivava a casa era sano<br />
come un pesce. «Forse abbiamo sbagliato a mandarlo in convento" pensò<br />
anche lei.<br />
86
16<br />
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Era la terza volta in sei mesi che Fra <strong>Pio</strong> tornava a casa mezzo morto e si<br />
riprendeva subito. Restava magro, debole, con la tosse, ma poteva muoversi<br />
tranquillamente.<br />
Mangiava, faceva passeggiate, trascorreva intere giornate a Piana Romana, nei<br />
campi <strong>di</strong> suo padre. In quest'ultima occasione, però, la ripresa era stata ancor<br />
più rapida del solito. Se n'erano accorti tutti. - Francì, l'aria <strong>di</strong> Pietrelcina è aria<br />
fina - gli ripeteva Angelantonio, un anziano vicino <strong>di</strong> casa, tutte le volte che lo<br />
vedeva passare. - Fa risuscitare anche i morti. - Francì, tu stattene qui da noi,<br />
e i tuoi malanni non ti daranno più fasti<strong>di</strong>o - gli faceva eco Adrianella, una<br />
vecchietta che gli voleva bene come fosse stato suo figlio. Tutto il paese<br />
partecipava alle vicende <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>. Tutti erano felici nel vederlo rinfrancato.<br />
Qualcuno però riteneva che quei cambiamenti repentini, così rapi<strong>di</strong> da risultare<br />
inspiegabili, e che si ripetevano a ogni suo ritorno a casa, fossero sospetti. E<br />
sentì il dovere <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> inviare una lunga lettera al <strong>Padre</strong> provinciale, a<br />
Foggia, per informarlo dettagliatamente <strong>di</strong> quanto avveniva.<br />
«Questo giovane chierico è un abile imbroglione" accusava la lettera. "Si<br />
prende gioco dei suoi superiori, dei suoi confratelli, e <strong>di</strong> tutti coloro che<br />
credono ai suoi malanni inventati. Non si guarisce con poche ore <strong>di</strong> soggiorno<br />
da malattie gravi, se non per intervento <strong>di</strong>vino." <strong>Padre</strong> Benedetto lesse e<br />
rilesse la lunga lettera. Era dettagliata, puntigliosa. Da quando era arrivata la<br />
teneva lì, sul tavolo grande del suo stu<strong>di</strong>o, tra le pratiche urgenti e la<br />
corrispondenza importante, e ogni tanto la riprendeva in mano.<br />
Era stata scritta da una persona molto in vista a Pietrelcina, che non si era<br />
nascosta <strong>di</strong>etro l'anonimato. I fatti che denunciava meritavano quin<strong>di</strong> la<br />
massima attenzione.<br />
"Se le cose stanno davvero in questo modo" <strong>di</strong>sse fra sé il <strong>Padre</strong> provinciale<br />
mentre camminava nervosamente nell'ampio stu<strong>di</strong>o "devo intervenire. Lasciar<br />
correre significherebbe preparare il terreno a uno scandalo che, nel caso<br />
dovesse poi scoppiare, porterebbe un danno irreparabile." Non riusciva tuttavia<br />
a convincersi che Fra <strong>Pio</strong> fosse quel losco imbroglione <strong>di</strong>pinto dalla lettera. I<br />
fatti erano indubbiamente sconcertanti. Il giovane partiva dal convento<br />
moribondo e, poche ore dopo l'arrivo a casa, era sano. Prese la lettera e lesse<br />
ad alta voce la frase che Io aveva maggiormente colpito e messo a <strong>di</strong>sagio: -<br />
Non è che si senta meglio tornando qui. Arriva ed è già sano. "Arriva ed è già<br />
sano." Come poteva accadere? - Non è possibile - <strong>di</strong>sse con veemenza <strong>Padre</strong><br />
Benedetto dopo aver riflettuto per alcuni minuti. - Sono stato io a portare Fra<br />
<strong>Pio</strong> dal professor Nardacchione, che ha <strong>di</strong>agnosticato "bronco alveolite all'apice<br />
sinistro". La <strong>di</strong>agnosi è stata poi confermata da altri me<strong>di</strong>ci, e anche dal<br />
87
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
professor Ernesto Bruschini <strong>di</strong> Napoli. Anzi, con il passar del tempo la malattia<br />
è risultata sempre più grave. Ultimamente i me<strong>di</strong>ci parlavano <strong>di</strong> tisi <strong>di</strong>ffusa. Fra<br />
<strong>Pio</strong> non può inventarsi malattie che poi i me<strong>di</strong>ci riscontrano in modo oggettivo.<br />
Emise un lungo sospiro <strong>di</strong> sollievo. Aver evidenziato quel punto fermo della<br />
situazione lo aveva rasserenato. Lui voleva bene a quel giovane. Il solo<br />
pensiero che potesse essere <strong>di</strong>verso da come lo considerava lo addolorava.<br />
Guardò dalla finestra. Sulla città stava per scatenarsi un temporale. Continuò a<br />
camminare su e giù per la stanza cercando <strong>di</strong> «visualizzare" tutti gli aspetti del<br />
problema. - Fra <strong>Pio</strong> - rifletteva ad alta voce - è un ragazzo molto sensibile, un<br />
sentimentalone. Anche la più piccola gioia è un grado <strong>di</strong> infondergli un'energia<br />
potente. Probabilmente, tornando in famiglia, trovandosi con i genitori e le<br />
sorelle che tanto ama, sarà stato preso da una tale euforia che avrà avuto<br />
l'illusione <strong>di</strong> stare bene. Gli vennero in mente gli occhi del giovane. Quando<br />
parlava della propria famiglia, Fra <strong>Pio</strong> si illuminava. I suoi occhi ridevano. Lo<br />
aveva notato <strong>di</strong>verse volte e ne era rimasto colpito. «È un ragazzo d'oro" <strong>di</strong>sse<br />
ancora fra sé.<br />
"Comunque" aggiunse concludendo la sua lunga riflessione «bisogna chiarire<br />
questa situazione una volta per sempre, per e<strong>vita</strong>re chiacchiere sul conto <strong>di</strong> Fra<br />
<strong>Pio</strong> e sul buon nome dei frati." Pensò <strong>di</strong> chiedere l'aiuto <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Agostino, che<br />
era un religioso <strong>di</strong> sua fiducia e inoltre conosceva bene Fra <strong>Pio</strong>. Gli fece<br />
spe<strong>di</strong>re subito un telegramma convocandolo a Foggia per comunicazioni<br />
urgenti. <strong>Padre</strong> Agostino era abituato a ricevere convocazioni <strong>di</strong> quel genere.<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto lo stimava molto e quando doveva prendere decisioni delicate<br />
desiderava consultarlo. Non si meravigliò <strong>di</strong> quel telegramma, tuttavia si<br />
chiedeva con curiosità quale problema dovesse affrontare questa volta il suo<br />
Superiore. Prese il treno a Serracapriola la mattina, dopo aver celebrato<br />
Messa, e verso mezzogiorno era già nello stu<strong>di</strong>o del <strong>Padre</strong> provinciale. -<br />
Devo risolvere in fretta il problema Fra <strong>Pio</strong> - esordì <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
affrontando subito l'argomento per cui l'aveva chiamato. - Che è successo? -<br />
domandò <strong>Padre</strong> Agostino colto <strong>di</strong> sorpresa, poiché il fatto che potesse essere il<br />
giovane chierico il succo del problema non gli era minimamente passato per la<br />
testa. Il Provinciale gli mostrò la lettera giunta da Pietrelcina. <strong>Padre</strong> Agostino la<br />
lesse con attenzione, ma senza lasciar trasparire dal proprio viso alcuna<br />
impressione. - Ci facciamo prendere in giro - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Benedetto con tono<br />
alterato. - La gente mormora. È facile poi mettere in pie<strong>di</strong> uno scandalo. - Non<br />
ce l'aveva con Fra <strong>Pio</strong>, ma con il problema che quello scritto suscitava. - È una<br />
lettera curiosa - ammise <strong>Padre</strong> Agostino con la calma più assoluta. - Mi sembra<br />
strano, però, che sia tutto vero quello che c e scritto. Certo, lo scrivente, per il<br />
fatto che firma ed è una persona qualificata, si prende le proprie<br />
responsabilità. E questo fa ritenere che, almeno apparentemente, le cose<br />
stiano come lui le descrive. Però ho i miei dubbi. - Dubbi? - Nella malattia <strong>di</strong><br />
88
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Fra <strong>Pio</strong> continuano a saltar fuori sempre nuovi risvolti sconcertanti. - E con ciò?<br />
- È una malattia che non si può classificare con sicurezza. - Ha ragione allora il<br />
<strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano del tuo convento che giu<strong>di</strong>ca Fra <strong>Pio</strong> un isterico e sostiene che<br />
le sue malattie sono un paravento per fare i suoi como<strong>di</strong>. - Questo no, te lo<br />
posso assicurare. Del resto, lo conosci bene anche tu Fra <strong>Pio</strong> e sai che non<br />
sarebbe capace <strong>di</strong> simili atteggiamenti. - È vero, lo stimo e ritengo che non sia<br />
un imbroglione. - E allora <strong>di</strong> che ti preoccupi? - Molti confratelli mi criticano.<br />
Dicono che ho delle preferenze per lui. Io sono il Superiore <strong>di</strong> tutti i religiosi <strong>di</strong><br />
questa Provincia e non posso concedere a uno speciali permessi che nego ad<br />
altri. E queste insinuazioni - aggiunse agitando la lettera che teneva in mano -<br />
aggravano <strong>di</strong> certo il malcontento. - È giusto preoccuparsi, ma non più del<br />
dovuto. Tu hai giu<strong>di</strong>cato con coscienza e hai agito per il bene <strong>di</strong> un tuo<br />
confratello. - Ma sono stato ingenuo - ribatté <strong>Padre</strong> Benedetto dandosi uno<br />
schiaffo sulla fronte quasi a punire una sua debolezza. - Nessun religioso<br />
ammalato ha mai avuto un bisogno assoluto <strong>di</strong> andare a casa propria per<br />
curarsi. Fra <strong>Pio</strong> deve mettersi in testa che l'aria buona può trovarla anche nei<br />
nostri conventi, ne scelga uno in montagna, in collina, al mare, dove crede, ma<br />
deve stare in convento. - Fra <strong>Pio</strong> non ha mai chiesto <strong>di</strong> andare a casa per<br />
curarsi. Sono stati i me<strong>di</strong>ci a prescrivere l'aria del paese natale. - Hai ragione,<br />
e io ho sempre voluto dare ascolto ai me<strong>di</strong>ci. Ma sono ormai tre anni che Fra<br />
<strong>Pio</strong> continua avanti e in<strong>di</strong>etro da casa. Risultati apprezzabili non se ne sono<br />
visti. Sta bene quando è a casa, torna ad ammalarsi rientrando in convento. E<br />
per <strong>di</strong> più, a ogni ritorno, i suoi <strong>di</strong>sturbi sono sempre più gravi. A questo punto<br />
devo concludere che la permanenza in famiglia serve solo a peggiorare la<br />
situazione. - Ti sei mai domandato perché tutti i me<strong>di</strong>ci, nessuno escluso, nel<br />
caso <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> abbiano sempre in<strong>di</strong>cato come rime<strong>di</strong>o per la sua salute il<br />
ritorno a casa? Non ti sembra una coincidenza strana? - Questa domanda me<br />
l'hai già fatta. Ci ho pensato e mi è venuto il sospetto che potrebbe trattarsi <strong>di</strong><br />
un inganno <strong>di</strong>abolico. Satana potrebbe servirsi della malattia per tenere Fra <strong>Pio</strong><br />
lontano dal convento e rovinargli a poco a poco la vocazione. Questo ragazzo e<br />
un anima eletta. Se Dio lo ha chiamato nel chiostro non può poi costringerlo a<br />
viverne fuori. Sarebbe una contrad<strong>di</strong>zione. Ecco perché mi convinco sempre<br />
più che sia un errore lasciarlo a casa. La Regola, lo sai bene, non permette che<br />
un religioso viva fuori del chiostro. Se questo <strong>di</strong>ventasse necessario, deve<br />
chiedere la secolarizzazione. Deve lasciare l'Or<strong>di</strong>ne e tornare alla <strong>vita</strong> nel<br />
mondo. Ecco il pericolo. - E allora che inten<strong>di</strong> fare? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino.<br />
Da come il Provinciale parlava, aveva capito che si era già fatto un programma<br />
preciso e voleva il suo aiuto per realizzarlo. - Ti ho chiamato qui - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Benedetto - per chiederti <strong>di</strong> andare a Pietrelcina, prendere Fra <strong>Pio</strong> e riportarlo<br />
in convento. Tu gli sei amico e saprai spiegargli bene le cose in modo che<br />
capisca e non si allarmi. - Lo riporto a Serracapriola? - No, portalo nel<br />
convento <strong>di</strong> Morcone, che <strong>di</strong>sta da Pietrelcina una trentina <strong>di</strong> chilometri. Non<br />
89
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
credo che la qualità dell'aria, a una <strong>di</strong>stanza così minima, cambi <strong>di</strong> molto.<br />
Dovrebbe trovarsi bene anche lì. - Intanto io sto prendendo contatti con uno<br />
dei più celebri professori me<strong>di</strong>ci che abbiamo in Italia, il professor Antonio<br />
Cardarelli, docente universitario a Napoli. Voglio che esamini a fondo il ragazzo<br />
e risolva l'enigma. Mi deve spiegare perché in convento si ammala e a casa sta<br />
subito bene. Voglio che mi faccia capire definitivamente se è tisico oppure se i<br />
suoi <strong>di</strong>sturbi sono soltanto delle fisime. - E se avrai anche da lui la stessa<br />
<strong>di</strong>agnosi e gli stessi consigli che hai ricevuto dagli altri me<strong>di</strong>ci? - Mi<br />
rassegnerò. Ma ritengo che fare estrema chiarezza su questo problema sia<br />
importante per la <strong>vita</strong> religiosa <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>. Per questo sto anche pregando tutti i<br />
giorni e sto facendo pregare affinché Dio ci illumini. Ho incaricato alcune anime<br />
elette <strong>di</strong> chiedere con insistenza a Dio che la risposta del professor Cardarelli<br />
sia per me un segno chiaro, un'in<strong>di</strong>cazione precisa della Sua volontà. Non<br />
voglio continuare a tormentare il ragazzo, ma non voglio neppure che si perda.<br />
Lo condurrò a Napoli io stesso. Sento che questa visita ha un'importanza<br />
decisiva. <strong>Padre</strong> Agostino partì subito per Pietrelcina. Giu<strong>di</strong>cava giusto il piano<br />
del Superiore provinciale, ma era convinto che non avrebbe risolto la<br />
situazione. Erano troppi ormai gli in<strong>di</strong>zi che lasciavano capire come in Fra <strong>Pio</strong> si<br />
stessero manifestando fenomeni che non avevano niente a che vedere con la<br />
"normalità" della <strong>vita</strong>. <strong>Padre</strong> Agostino giunse a Pietrelcina in serata.<br />
Si recò <strong>di</strong>rettamente in canonica per salutare Don Salvatore, che gli offrì subito<br />
e volentieri ospitalità per la notte. Poi andò in vico Storto Valle da Fra <strong>Pio</strong> per<br />
riferirgli gli or<strong>di</strong>ni del Provinciale. Fra <strong>Pio</strong> rimase sorpreso, ma, come aveva<br />
imparato al noviziato, <strong>di</strong>sse soltanto: - Sì, <strong>Padre</strong>, domani partiamo. - Ti<br />
attendo domattina in canonica - replicò <strong>Padre</strong> Agostino e lo salutò. Sapeva <strong>di</strong><br />
avergli dato un dolore. Don Salvatore era felice <strong>di</strong> avere un ospite. Gli piaceva<br />
conversare con quel religioso che giu<strong>di</strong>cava colto e saggio. Dopo cena, invitò<br />
<strong>Padre</strong> Agostino nel proprio stu<strong>di</strong>o, accese un sigaro, ne offrì uno anche al frate<br />
che lo rifiutò, e restarono a lungo a parlare.<br />
Affrontarono molti argomenti e, alla fine, anche quello <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong>. Ma<br />
brevemente, <strong>di</strong> sfuggita. Sembrava che tutti e due non volessero toccare quel<br />
tema perché a tutti e due <strong>di</strong>spiaceva che il giorno dopo il giovane dovesse<br />
lasciare Pietrelcina, dove si trovava tanto bene. Al mattino Fra <strong>Pio</strong> era in chiesa<br />
presto, come al solito. Fece la me<strong>di</strong>tazione e poi servì la Messa a <strong>Padre</strong><br />
Agostino. Andò a salutare la mamma e le sorelle. Alle 9,30 si avviò con <strong>Padre</strong><br />
Agostino verso la stazione, che gli era <strong>di</strong>ventata ormai familiare. Negli ultimi<br />
tempi andava a veniva spesso da Pietrelcina. Ricordò il suo primo viaggio in<br />
treno: da Pietrelcina a Morcone, nel gennaio del 1903, per entrare al noviziato.<br />
Sorrise pensando a quante cose erano cambiate nella sua <strong>vita</strong> da allora. A<br />
Morcone era atteso. Con un telegramma il <strong>Padre</strong> provinciale aveva già<br />
90
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
informato il Superiore <strong>di</strong> quel convento, che era andato a prendere il giovane<br />
alla stazione dei treni.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino continuò il viaggio per Serracapriola. - Ti troverai bene con noi<br />
- <strong>di</strong>sse il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano dì Morcone a Fra <strong>Pio</strong>. - Ne sono sicuro - rispose il<br />
giovane. - Mi piace questo convento. Ha tanti ricor<strong>di</strong> per me. L'anno <strong>di</strong><br />
noviziato non si <strong>di</strong>mentica. Era una bella giornata. <strong>di</strong> sole. Il sentiero che<br />
conduceva al convento si snodava tra folti alberi che con le loro chiome<br />
lussureggianti creavano un'ombra fresca e ventilata. Giunsero in convento<br />
verso mezzogiorno. Fra <strong>Pio</strong> prese possesso della cella che gli fu assegnata e<br />
poi scese in refettorio per il pranzo. Era stanco. Mangiò poco e cominciò subito<br />
ad accusare problemi <strong>di</strong> stomaco. Fu costretto a lasciare il refettorio. Il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano lo seguì preoccupato. Fra <strong>Pio</strong> lo rassicurò: - Il viaggio in treno mi fa<br />
sempre brutti scherzi - <strong>di</strong>sse. - Vado in cella e mi riposo un poco. Vedrà che mi<br />
riprenderò. Stette male tutto il pomeriggio, ma non <strong>di</strong>sse niente a nessuno.<br />
Alle 19 volle scendere in coro per la me<strong>di</strong>tazione. Però, mentre pregava, fu<br />
colto da un fortissimo capogiro e cadde svenuto. I confratelli lo portarono <strong>di</strong><br />
peso in cella e lo misero a letto. Aveva brivi<strong>di</strong> in tutto il corpo, febbre elevata,<br />
sudava. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano, fedele alle raccomandazioni del Provinciale che gli<br />
aveva chiesto <strong>di</strong> vegliare con particolare attenzione su quel giovane ammalato,<br />
decise <strong>di</strong> restare accanto al suo letto per assisterlo. A un certo momento Fra<br />
<strong>Pio</strong> cominciò a vaneggiare, a parlare, sembrava si rivolgesse a delle persone<br />
invisibili. Il Guar<strong>di</strong>ano si spaventò, corse a chiamare altri confratelli e non volle<br />
più restare solo in quella cella. Al mattino inviò un telegramma al <strong>Padre</strong><br />
provinciale in cui <strong>di</strong>ceva che Fra <strong>Pio</strong> stava malissimo e che lui non se la sentiva<br />
<strong>di</strong> tenerlo in convento. Perciò, appena il giovane si fosse potuto reggere in<br />
pie<strong>di</strong>, lo avrebbe rimandato a Pietrelcina. Il <strong>Padre</strong> provinciale gli rispose con un<br />
telegramma imponendogli, per obbe<strong>di</strong>enza, <strong>di</strong> tenere Fra <strong>Pio</strong> e <strong>di</strong> assisterlo fino<br />
a nuovo or<strong>di</strong>ne. Il giorno dopo il <strong>Padre</strong> provinciale inviò al Guar<strong>di</strong>ano <strong>di</strong><br />
Morcone un nuovo telegramma con cui gli <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> accompagnare Fra <strong>Pio</strong> al<br />
convento della Madonna del Monte, vicino a Campobasso. Era un luogo <strong>di</strong><br />
villeggiatura, con aria finissima, e quin<strong>di</strong> l'ammalato si sarebbe dovuto trovare<br />
bene. Ma anche là Fra <strong>Pio</strong> continuò a stare molto male. Appena conobbe il<br />
giorno e l'ora della visita dal professor Antonio Cardarelli, il <strong>Padre</strong> provinciale si<br />
recò a Campobasso, prelevò Fra <strong>Pio</strong> e lo accompagnò a Napoli. Fecero il<br />
viaggio quasi in silenzio. <strong>Padre</strong> Benedetto sembrava scocciato. Fra <strong>Pio</strong> si<br />
sentiva in colpa per i <strong>di</strong>sturbi che arrecava. Il professor Cardarelli, che era<br />
uomo <strong>di</strong> fede, accolse benevolmente i due religiosi. Visitò con cura l'ammalato,<br />
poi volle restare solo con il Superiore provinciale. - il suo giovane confratello è<br />
in una situazione molto grave - <strong>di</strong>sse con tono serio. - Grave? - domandò<br />
sorpreso <strong>Padre</strong> Benedetto. - Cosa intende con questa parola? - I suoi polmoni<br />
sono irreparabilmente compromessi dalla tubercolosi. Non credo possa andare<br />
91
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
avanti ancora per molto. E non credo neppure che, ormai, si possano trovare<br />
cure capaci <strong>di</strong> fermare l'infezione polmonare. - Professore, lei mi spaventa. - Lo<br />
capisco. Il mio compito, purtroppo ingrato, è <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità. Non posso<br />
ingannare con pietose bugie. - Che cosa mi consiglia <strong>di</strong> fare? - Mi ha detto che<br />
il ragazzo è <strong>di</strong> Pietrelcina. Lo accompagni a casa sua. Il viaggio non è lungo e<br />
non sarà faticoso per lui. E lo lasci tra i suoi cari, che viva sereno finché può.<br />
Non c'è altro da fare. - È proprio sicuro? - Questa è la mia convinzione. - Non<br />
ci sono cure nuove, con nuove me<strong>di</strong>cine? - Lo escludo. Ma le vie del Signore<br />
sono infinite. Voi religiosi avete l'arma della preghiera, che a volte può essere<br />
più efficace delle me<strong>di</strong>cine. Non bisogna perciò chiudere le porte alla speranza.<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto uscì dalla stu<strong>di</strong>o del professor Cardarelli con il cuore in<br />
subbuglio.<br />
Aveva il volto in fiamme per l'agitazione. Si sentiva in colpa. «Ho pensato che<br />
Fra <strong>Pio</strong> si inventasse tutto e invece sta morendo" <strong>di</strong>ceva fra sé, e gli venivano<br />
le lacrime agli occhi per il dolore. Fra <strong>Pio</strong> notò la confusione e lo sconcerto sul<br />
viso del Superiore. - <strong>Padre</strong>, sono grave? - domandò. - No, no, non sei grave -<br />
gli rispose con un sorriso forzato. - Ma la malattia c'è e galoppa. Devi curarti, e<br />
dobbiamo pregare molto il Signore e la Madonna che ci aiutino. Ormai era<br />
mezzogiorno. L’aria calda che gravava sulla città era un tormento per loro, a<br />
causa del saio pesante. <strong>Padre</strong> Benedetto pensò che andare a prendere il treno<br />
a quell'ora era faticoso. - An<strong>di</strong>amo a mangiare qualcosa - propose a Fra <strong>Pio</strong>. -<br />
Così staremo un po' all'ombra in queste ore <strong>di</strong> afa.<br />
Trovarono una trattoria <strong>di</strong>screta con pochi avventori. Si sedettero in un angolo.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era felice <strong>di</strong> stare con il suo Superiore provinciale. La novità del<br />
ristorante lo rendeva allegro. Mangiò con appetito, ma non aveva ancora finito<br />
che cominciarono i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> stomaco. Fu costretto a uscire dalla trattoria, si<br />
nascose <strong>di</strong>etro un muretto e vomitò. <strong>Padre</strong> Benedetto lo raggiunse, se ne stava<br />
in <strong>di</strong>sparte e ogni tanto gli chiedeva come si sentisse. - Mi <strong>di</strong>spiace averle dato<br />
tanto <strong>di</strong>sturbo - <strong>di</strong>sse Fra <strong>Pio</strong> quando la crisi si fu calmata. I rimorsi <strong>di</strong> <strong>Padre</strong><br />
Benedetto erano aumentati. Camminava in silenzio accanto al giovane<br />
confratello in <strong>di</strong>rezione della stazione. Nei pressi <strong>di</strong> via Monte Oliveto vide<br />
l'insegna <strong>di</strong> un fotografo. - Vieni che ti faccio fare un ritratto - <strong>di</strong>sse a Fra <strong>Pio</strong>. -<br />
No, <strong>Padre</strong>, mi vergogno - rispose il giovane chierico. Ma <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
insistette. Le parole del professore, che aveva dato pochi mesi <strong>di</strong> <strong>vita</strong> a quel<br />
giovane, pesavano come macigni sul suo cuore. "Avrò almeno un suo ritratto<br />
da conservare" pensava guardando Fra <strong>Pio</strong>. Entrarono dal fotografo, e Fra <strong>Pio</strong><br />
venne immortalato in un'immagine che lo mostra con gli occhi accesi dalla<br />
strana febbre che lo <strong>di</strong>vorava interiormente. <strong>Padre</strong> Benedetto accompagnò<br />
personalmente Fra <strong>Pio</strong> a Pietrelcina.<br />
92
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Ormai non gli interessavano più le critiche, le chiacchiere. Aveva appreso una<br />
terribile verità e voleva che Fra <strong>Pio</strong> trascorresse in assoluta tranquillità gli<br />
ultimi giorni della sua <strong>vita</strong>. Non ebbe il coraggio <strong>di</strong> riferire al giovane le<br />
previsioni del professor Cardarelli. Si limitò alla <strong>di</strong>agnosi della malattia. Così<br />
fece con mamma Peppa. - Il professore - le <strong>di</strong>sse - ha confermato, purtroppo,<br />
che la tubercolosi sta mangiando il polmoni al nostro Fra <strong>Pio</strong>. Vostro figlio ha<br />
bisogno <strong>di</strong> serenità, <strong>di</strong> riposo, <strong>di</strong> aria sana.<br />
Credo che qui possa trovare tutto questo. Mamma Peppa si mise a piangere. E<br />
lui era commosso. Per rientrare a Foggia <strong>Padre</strong> Benedetto prese la via più<br />
lunga, quella che saliva a nord e passava per Serracapriola. Aveva bisogno <strong>di</strong><br />
sfogarsi con qualcuno e andò da <strong>Padre</strong> Agostino. - Avevi ragione tu, ho<br />
sbagliato tutto - gli <strong>di</strong>sse quando furono soli. - Il professore non solo ha<br />
confermato la malattia e la sua gravità, ma mi ha anche detto che Fra <strong>Pio</strong> avrà<br />
ancora molto poco da vivere. È spacciato, poverino. E io quasi quasi credevo<br />
alle insinuazioni <strong>di</strong> quella stupida lettera. Quasi credevo che il ragazzo stesse<br />
recitando la comme<strong>di</strong>a, che volesse imbrogliarci tutti. Non me lo potrò mai<br />
perdonare. - Cos'ha detto esattamente il professor Cardarelli? - domandò<br />
allarmato <strong>Padre</strong> Agostino. - Che la tubercolosi gli ha devastato i polmoni al<br />
punto che ormai le cure sono inutili. E ha consigliato <strong>di</strong> lasciarlo a Pietrelcina,<br />
in attesa della fine che ritiene imminente. - È terribile. - Povero ragazzo, non<br />
ho avuto il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli la verità, ma credo che l'abbia intuita vedendo la<br />
mia faccia. Devo andare a trovarlo - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. E dopo un po'<br />
aggiunse con decisione: - Eppure, io non credo che la malattia avrà il<br />
sopravvento. - Me lo auguro - rispose <strong>Padre</strong> Benedetto. - Ma purtroppo le<br />
parole del professore non lasciano speranze. - In quel ragazzo si stanno<br />
verificando fatti inspiegabili per noi, almeno per il momento, ma che in<strong>di</strong>cano<br />
come su <strong>di</strong> lui ci sia un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino preciso. - Che inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re? - Che<br />
probabilmente le sue malattie non sono frutto solo <strong>di</strong> anomalie fisiche.<br />
Potrebbero essere prove che Dio concede per fini suoi. Solo così si possono<br />
spiegare le improvvise crisi e gli altrettanto improvvisi miglioramenti. E trovo<br />
strano anche il fatto che tutti i me<strong>di</strong>ci siano concor<strong>di</strong> nel consigliare l'aria del<br />
paese natale come fonte <strong>di</strong> salute. Perché sono d'accordo proprio tutti? Forse<br />
anche su questo Dio ha i suoi <strong>di</strong>segni. - Potresti avere ragione. È una tua idea<br />
fissa. Continui a ripetermelo. Però, come già ti avevo detto, invece che <strong>di</strong>segni<br />
<strong>di</strong> Dio potrebbero essere trappole <strong>di</strong> Satana. Potrebbe essere lui, lo spirito del<br />
male, a giostrare tutta la faccenda per tenere Fra <strong>Pio</strong> lontano dal chiostro e<br />
rovinargli la vocazione. - Tu però mi hai detto <strong>di</strong> aver pregato a lungo il<br />
Signore, e <strong>di</strong> aver anche fatto pregare certe anime pre<strong>di</strong>lette da Dio perché<br />
volevi che il Signore ti desse un segno preciso, attraverso la visita del<br />
professore <strong>di</strong> Napoli. Se il Signore ti ha ascoltato, devi escludere che la<br />
malattia e il soggiorno a Pietrelcina siano voluti da Satana. Sono proprio<br />
93
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
suggeriti da Dio, chissà per quali fini. Io sono convinto che Fra <strong>Pio</strong> non morirà.<br />
- Speriamo che tu abbia ragione. Comunque, resta il fatto che la malattia<br />
esiste, è in<strong>di</strong>scutibile, è grave, e quin<strong>di</strong> il soggiorno <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> a casa è<br />
perfettamente giustificato. Tutto questo lo abbiamo chiarito. Il resto è nelle<br />
mani <strong>di</strong> Dio. Staremo a vedere che cosa succederà.<br />
17<br />
Il ritorno <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong> a Pietrelcina rese molto felice mamma Peppa. Ma sapere<br />
che quel suo ragazzo aveva i polmoni devastati dalla tubercolosi era un<br />
tormento. Non riusciva a rassegnarsi. Guardava il suo Francesco e scrollava il<br />
capo ripetendo: - Non è possibile, non ci posso credere. - Il professor<br />
Cardarelli <strong>di</strong>ce che non potrò vivere a lungo -<strong>di</strong>ceva scherzando Fra <strong>Pio</strong>, dato<br />
che gli piaceva sentire sua madre che protestava e vedere così quanto gli<br />
voleva bene. - Non <strong>di</strong>re queste cose neppure per scherzo! - gridava mamma<br />
Peppa. - Ripeto le parole del professore - ribatteva Fra <strong>Pio</strong>.<br />
- Del resto, non ho paura <strong>di</strong> morire. La morte è una liberazione. Mi permetterà<br />
<strong>di</strong> andare in para<strong>di</strong>so, a trovare Gesù e a restare per sempre accanto a lui,<br />
nella felicità. -<br />
Stai zitto. Andrai in para<strong>di</strong>so quando sarai vecchio e avrai finito la tua <strong>vita</strong>. Sei<br />
ancora un ragazzo, tu non puoi e non devi morire. - Ma che cos'è il tempo,<br />
mamma? Di fronte all'eternità, mille anni in più o mille anni in meno sono<br />
come un battere <strong>di</strong> ciglio.<br />
Morire giovani o morire vecchi non cambia, <strong>di</strong> fronte all'eternità. - Francì, non<br />
ti voglio sentire parlare in questo modo. Io voglio che tu <strong>di</strong>venti vecchio. Era<br />
terrorizzata dalla <strong>di</strong>agnosi del professor Cardarelli. Ci pensava continuamente.<br />
Voleva trovare argomenti per convincersi che il professore si sbagliava. Alla<br />
sera, dopo cena, quando restava sola in cucina con il marito, continuava ad<br />
affrontare quell'argomento. Grazio non le <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> smetterla <strong>di</strong> tormentarsi<br />
perché anche lui era preoccupato. Si trattenevano a lungo a parlare, valutare,<br />
fare supposizioni. - Perché dobbiamo pensare sempre che i professori sono<br />
infallibili? - domandava mamma Peppa. - Anche gli scienziati possono<br />
sbagliare. - Solo Dio conosce l'avvenire. È a lui che dobbiamo affidarci -<br />
sosteneva Grazio. Una sera mamma Peppa, dopo la solita conversazione piena<br />
<strong>di</strong> lamenti e supposizioni, <strong>di</strong>sse decisa: - Domani vado da Fajella. - Ecco, ci<br />
risiamo con i maghi - protestò Grazio alzando gli occhi al cielo. - Mi pareva che<br />
non dovessero entrare in <strong>di</strong>scussione. Ma che cosa vuoi che sappia Fajella. - È<br />
un veggente bravissimo, lo <strong>di</strong>cono tutti. - Anch'io sono un veggente come lui. -<br />
Quando Francesco era piccolo, lui mi ha detto che sarebbe <strong>di</strong>ventato famoso in<br />
tutto il mondo. - E invece è tisico e sta per morire. - Ma non morirà. - Lo spero<br />
bene. Ma non per merito <strong>di</strong> Fajella. - Indovina tutto. - È un povero <strong>di</strong>avolo<br />
94
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
come tutti noi. Il futuro è nelle mani <strong>di</strong> Dio, non nei libri dei maghi. Mamma<br />
Peppa rimase in silenzio. Sapeva che suo marito aveva ragione, ma quel<br />
lontano responso <strong>di</strong> Fajella in qualche modo l'aiutava a sperare, contro le<br />
<strong>di</strong>agnosi drammatiche del professore <strong>di</strong> Napoli. Il mattino dopo mamma Peppa<br />
si alzò con un'altra idea che le pareva più concreta e la comunicò subito a<br />
Grazio, che stava preparandosi per andare nei campi. - Voglio parlare con il<br />
nostro me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Pietrelcina, il dottor Cardone - gli <strong>di</strong>sse. - Lui conosce<br />
Francesco. Lo ha visitato <strong>di</strong>verse volte, ma non ha mai nominato la tisi. Con i<br />
suoi decotti e i suoi sciroppi è riuscito sempre a rimetterlo in salute. Voglio<br />
sentire che cosa pensa <strong>di</strong> quanto ha detto il professore <strong>di</strong> Napoli. - Questa sì<br />
che mi sembra un'idea sensata. Due me<strong>di</strong>ci valgono sempre più <strong>di</strong> uno, e lascia<br />
perdere i maghi - rispose Grazio. Era contenta <strong>di</strong> aver ricevuto l'approvazione<br />
del marito. Grazio, che all'apparenza sembrava piuttosto rozzo, in realtà era<br />
molto sensibile. Mamma Peppa lo conosceva bene, Io stimava ed era sempre<br />
molto innamorata <strong>di</strong> lui. Era anche preoccupata perché il marito aveva deciso<br />
<strong>di</strong> ripartire per l'America. Del resto, la famiglia aveva bisogno <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>. Il primo<br />
viaggio non era stato fruttuoso. I debiti contratti per far stu<strong>di</strong>are Francesco<br />
non erano ancora stati saldati. Grazio voleva ritentare la fortuna. Ma con il<br />
figlio in quelle con<strong>di</strong>zioni la partenza <strong>di</strong>ventava drammatica. E mamma Peppa<br />
non voleva che, al dolore per l'allontanamento dalla famiglia, il suo Grazio<br />
dovesse aggiungere le preoccupazioni per la salute <strong>di</strong> Francesco. Voleva<br />
trovare il modo <strong>di</strong> farlo partire tranquillo. Andò a trovare il dottor Andrea<br />
Cardone. Era un me<strong>di</strong>co giovane, aveva da poco superato i trent'anni, ma in<br />
paese lo stimavano tutti. Gli riferì della visita a Napoli e della <strong>di</strong>agnosi del<br />
professor Cardarelli. - Dottore - <strong>di</strong>sse alla fine - vorrei che lo visitasse lei mio<br />
figlio Francesco. Ma bene, bene. - Uho già visitato tante altre volte e non l'ho<br />
mai trovato grave - rispose il dottor Cardone. - Vorrei che lo visitasse ancora<br />
per constatare se è migliorato o se invece è peggiorato. - Va bene, verso sera<br />
verrò a trovarlo a casa vostra. Mamma Peppa pregò il figlio <strong>di</strong> non uscire quel<br />
pomeriggio. Fra <strong>Pio</strong> se ne rimase nella Torretta a pregare. Quando giunse il<br />
dottor Cardone, si trasferì nella camera dei genitori dove il me<strong>di</strong>co, sotto lo<br />
sguardo vigile <strong>di</strong> mamma Peppa, lo visitò in modo meticoloso. - Non trovo<br />
niente <strong>di</strong> cambiato - <strong>di</strong>sse a mamma Peppa quando ebbe finito. - La situazione<br />
mi sembra stabile. Fra <strong>Pio</strong> è gracile, come sempre. Noto un vistoso<br />
deperimento che ritengo conseguenza del suo modo <strong>di</strong> vivere. - E rivolgendosi<br />
al fraticello aggiunse con tono <strong>di</strong> scherzoso rimprovero: - Fai troppe penitenze,<br />
troppi <strong>di</strong>giuni, troppe veglie notturne. Ci vuole moderazione anche nei sacrifici<br />
e nelle privazioni. - Sorrise a Francesco, che ricambiò, e concluse: - Trovo<br />
presente e florida la solita bronchite, che <strong>di</strong>rei <strong>di</strong>ventata ormai cronica. Ma<br />
nient'altro.<br />
95
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- E la tubercolosi? - domandò mamma Peppa. - Non la sento. - Il professore <strong>di</strong><br />
Napoli allora si è sbagliato. - Non intendo contrad<strong>di</strong>re il mio illustre collega, ma<br />
non riesco a capire su che cosa si fonda la sua <strong>di</strong>agnosi. Se suo figlio avesse i<br />
polmoni ridotti nello stato che il professore sospetta, durante l'auscultazione si<br />
dovrebbe sentire un murmure inconfon<strong>di</strong>bile. Anche un sordo dovrebbe essere<br />
in grado <strong>di</strong> scoprire la malattia a quello sta<strong>di</strong>o. - E lei non lo sente? - No. Io<br />
non lo sento e sono convinto che non ci sia. - E come facciamo per essere<br />
sicuri, per stare tranquilli? - incalzava mamma Peppa, convinta <strong>di</strong> aver scovato<br />
un appiglio <strong>di</strong> speranza. - Una prova c e - rispose il me<strong>di</strong>co. - L'esame della<br />
tubercolina. Un test semplice. Si fa un'iniezione e se nel corpo dell'ammalato si<br />
trovasse il bacillo <strong>di</strong> Koch, si verificherebbe subito un 'in-74confon<strong>di</strong>bile<br />
reazione cutanea. - Risposta sicura? -<br />
Matematica. - Dove si può fare? - Qui a casa. Se vuole mi procuro l'iniezione.<br />
- Facciamola, facciamola subito - <strong>di</strong>sse mamma Peppa, che era impaziente <strong>di</strong><br />
avere certezze. Anche il dottor Cardone era impaziente. Ormai si era<br />
compromesso esprimendo un parere <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> un grande luminare<br />
della me<strong>di</strong>cina, e doveva motivarlo. Doveva <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> aver ragione.<br />
D'altra parte, nei polmoni <strong>di</strong> quel giovane non rilevava alcun sintomo che<br />
potesse far pensare a un grave stato <strong>di</strong> tisi. Il giorno dopo andò a Benevento<br />
per procurarsi le fiale necessarie per il test e poi eseguì la prova. Nessuna<br />
reazione. - Sono proprio contento - <strong>di</strong>sse il dottor Cardone a mamma Peppa e<br />
a Fra <strong>Pio</strong>. - Come avevo previsto, non c'è alcuna infezione tubercolotica. -<br />
Eppure - intervenne Fra <strong>Pio</strong> - la malattia mi è stata <strong>di</strong>agnosticata da tutti i<br />
me<strong>di</strong>ci che mi hanno visitato, anche prima del professor Cardarelli. - E che ti<br />
devo <strong>di</strong>re? - rispose il dottor Cardone - Qui le analisi specifiche parlano chiaro.<br />
Non c'è reazione alla tubercolina. E questo significa che tu non sei affatto<br />
ammalato <strong>di</strong> tisi.<br />
Può darsi che quando non sei a Pietrelcina ti venga la tisi, ma quando sei qui<br />
non ce l'hai. Non saprei che altro <strong>di</strong>rti. Le visite e i ragionamenti del dottor<br />
Cardone avevano sollevato mamma Peppa e tutta la famiglia. Però, quel<br />
me<strong>di</strong>co era tanto giovane. - Non si offenda, dottore - gli <strong>di</strong>sse mamma Peppa<br />
andando ancora una volta a trovarlo nello stu<strong>di</strong>o. - Non potrebbe sottoporre<br />
mio figlio a una nuova visita da uno specialista <strong>di</strong> sua fiducia? Sia pure a Napoli<br />
o a Roma, dove vuole lei. Ci sentiremo più sicuri. - Volentieri. Anch'io mi<br />
sentirò più sicuro se avrò la conferma <strong>di</strong> un collega più esperto <strong>di</strong> me - rispose<br />
il dottor Cardone con un sorriso. Si <strong>di</strong>ede da fare. Attraverso amici riuscì a<br />
ottenere un appuntamento dal professor Pietro Castellino, clinico primario<br />
all'Università <strong>di</strong> Napoli. Accompagnò personalmente Fra <strong>Pio</strong> dal professore, il<br />
quale, dopo una lunga visita e un test alla tubercolina, escluse anche lui la<br />
presenza della tubercolosi. - Adesso deve stare proprio tranquilla - <strong>di</strong>sse a<br />
mamma Peppa il dottor Cardone rientrando da Napoli. - Suo figlio non è tisico.<br />
96
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- Sia lodato Gesù e Maria - rispose mamma Peppa. In mezzo a quella ridda <strong>di</strong><br />
opinioni, Fra <strong>Pio</strong> non sapeva cosa pensare del proprio stato <strong>di</strong> salute. Forse, dal<br />
momento che era sempre pieno <strong>di</strong> acciacchi e <strong>di</strong> dolori, continuò a tenere per<br />
buona l'opinione più drastica. - Sono tisico marcio. Morirò presto - <strong>di</strong>ceva<br />
spesso. Ma in realtà aveva paura <strong>di</strong> morire. - Potessi almeno <strong>di</strong>ventare<br />
sacerdote per un giorno prima <strong>di</strong> morire - si lamentava. Lasciando<br />
Serracapriola, aveva interrotto gli stu<strong>di</strong> teologici. Si era però portato i libri <strong>di</strong><br />
testo a Pietrelcina, perché voleva continuare a stu<strong>di</strong>are. Chiese aiuto al<br />
parroco, Don Salvatore, che era stato insegnante nel Seminario <strong>di</strong> Benevento.<br />
- Ti aiuterò molto volentieri. Sarà un piacere per me riprendere l'insegnamento<br />
- gli rispose Don Salvatore. - Mi servirà per ripassare la teologia e avrò<br />
l'impressione <strong>di</strong> tornare ai tempi della mia giovinezza, quando iniziai a fare il<br />
professore. Don Salvatore conosceva bene Fra <strong>Pio</strong> e lo stimava. Era il suo<br />
confessore quando il giovane si trovava a Pietrelcina, e aveva cominciato a<br />
intuire quali misteri erano racchiusi nel suo cuore.<br />
Con il pretesto dello stu<strong>di</strong>o, Fra <strong>Pio</strong> trascorreva molto tempo con Don<br />
Salvatore, che aveva cominciato a chiamare affettuosamente Zi' Tore. Insieme<br />
ripassavano le tesi <strong>di</strong> teologia, ma conversavano anche <strong>di</strong> molte altre cose. E<br />
ogni tanto Fra <strong>Pio</strong> si lasciava andare a confidenze che sollevavano un velo sulla<br />
sua misteriosa <strong>vita</strong> interiore. - Zi' Tore - gli <strong>di</strong>sse un giorno. - Mentre pregavo<br />
a Piana Romana mi è accaduto un fatto strano che non so spiegare né<br />
comprendere. - Raccontamelo, e ve<strong>di</strong>amo se ti posso essere d'aiuto. - In<br />
mezzo al palmo della mano è apparso un ciondolo rosso, grande quanto un<br />
centesimo. Pareva una ferita, ma la pelle della mano non sanguinava. Quel<br />
segno, però, era accompagnato da un dolore forte e acuto che mi faceva<br />
spasimare. Ho pregato il Signore che mi aiutasse, perché mi veniva da gridare<br />
per lo strazio. - Quanto è durato quello stato <strong>di</strong> dolore? - domandò Don<br />
Salvatore quasi con in<strong>di</strong>fferenza. - Non lo so esattamente. Mi sembrava che il<br />
tempo non passasse mai. Credo anche <strong>di</strong> aver perduto conoscenza. Il dolore si<br />
è manifestato subito dopo mezzogiorno e mi sono ripreso quando il campanile<br />
suonava l'ora della Morte del Signore. Quin<strong>di</strong> erano trascorse quasi tre ore. - Ti<br />
è accaduto altre volte? - Non così, mai. - Quando è successo? - Ieri, venerdì. -<br />
Era il giorno della Morte del Signore - <strong>di</strong>sse Don Salvatore. - Può darsi che<br />
Gesù abbia voluto farti partecipe della sua Passione. Sono doni che a volte<br />
concede. - E un po' <strong>di</strong> tempo - aggiunse Fra <strong>Pio</strong> parlando in fretta, quasi<br />
temesse <strong>di</strong> interrompersi - che dal giovedì sera fino al sabato mattina vivo in<br />
uno stato <strong>di</strong> sofferenza fortissima. Davanti agli occhi della mente mi si<br />
presenta tutta la trage<strong>di</strong>a della Passione <strong>di</strong> Cristo. Soprattutto mentre prego,<br />
ma anche durante il giorno, mentre cammino, stu<strong>di</strong>o, il mio pensiero non si<br />
stacca da quelle immagini che mi provocano una gran<strong>di</strong>ssima compassione. E<br />
pensando ai dolori <strong>di</strong> Cristo, io stesso li sento nel mio fisico. Il cuore, le mani, i<br />
97
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
pie<strong>di</strong>, mi sembra che siano trapassati da chio<strong>di</strong>. Soprattutto il venerdì<br />
pomeriggio. A volte il dolore <strong>di</strong>venta così intenso da non riuscire a sopportarlo.<br />
Don Salvatore rimase in silenzio osservando le pagine del libro su cui stavano<br />
stu<strong>di</strong>ando. Poi lo chiuse. - Ve<strong>di</strong>, caro figliolo - <strong>di</strong>sse con un tono <strong>di</strong> voce<br />
sommesso - la sofferenza è un mistero per noi cristiani. Noi non sappiamo<br />
perché ce ne sia così tanta nel mondo, ma sappiamo che la sofferenza è un<br />
patrimonio. Il più grande che si possa immaginare. Basta che tu rifletta sul<br />
fatto che Gesù ha salvato il mondo con la sofferenza. La più atroce. Sarebbe<br />
potuto venire sulla terra nella sua potenza regale, da trionfatore. È venuto<br />
nella debolezza e gracilità <strong>di</strong> un bambino. È vissuto nell'umiltà <strong>di</strong> un normale<br />
artigiano ed è morto come un malfattore, sulla croce, il supplizio che i romani<br />
riservavano solo agli schiavi. -<br />
Gesù ha sofferto per noi e noi dobbiamo soffrire per lui, per ripagare il suo<br />
amore - <strong>di</strong>sse Fra <strong>Pio</strong> con slancio generoso. - Non esattamente - riprese Don<br />
Salvatore. - Lui non ha bisogno della nostra sofferenza. Ci è grati se la<br />
accettiamo per suo amore, in quanto vede che gli vogliamo bene. Ma non vuole<br />
che soffriamo. Ci ama, e chi ama desidera la felicità della persona amata. La<br />
sofferenza ha un valore per noi. È una moneta. Per capire a che cosa serve,<br />
devi pensare al Corpo mistico <strong>di</strong> Cristo. Una delle gran<strong>di</strong> verità della nostra<br />
fede. Gesù ha voluto che tutti i viventi dell'universo, quelli che sono su questa<br />
terra, quelli che ci sono stati da Adamo in poi e ora si trovano nell'al<strong>di</strong>là, e<br />
quelli che verranno fino alla fine del mondo, formassero insieme a lui il Corpo<br />
mistico <strong>di</strong> Cristo. Cioè un organismo unico, <strong>di</strong> cui egli è il capo. E in questo<br />
organismo si realizza la storia, si combatte la suprema battaglia tra il bene e il<br />
male.<br />
Egli, con la sua sofferenza, e in particolare con la sua Morte in croce, ha<br />
riscattato questo organismo che era in potere del male, salvandolo per<br />
l'eternità. E ha dato la possibilità a ciascuno dei suoi seguaci <strong>di</strong> partecipare,<br />
con le loro sofferenze sopportate per amore, a quest'opera <strong>di</strong> redenzione che<br />
continua nel tempo. Tutti noi, perciò, quando siamo uniti a Cristo e soffriamo<br />
per amore suo, lavoriamo per il bene degli altri. Soffrire vuol <strong>di</strong>re amare. Cioè<br />
donare ai nostri fratelli. - E io voglio dare tutto me stesso agli altri. Voglio<br />
amare fino a morire. Quin<strong>di</strong> voglio soffrire tanto. Voglio essere come Gesù in<br />
croce. - Calma, calma, non esagerare, figliolo - <strong>di</strong>sse Don Salvatore<br />
sorridendo. - Gesù ha il vizio <strong>di</strong> prendere in parola le persone generose. Se<br />
prometti, devi mantenere. - Ma io ho già promesso. Quando ero ancora un<br />
bambino, qui, nella nostra chiesa, mi sono consacrato a Gesù per la salvezza<br />
dei peccatori.<br />
Spinto da una forza che non saprei spiegare, sono andato davanti all'altare e<br />
ho detto a Gesù: "Ti voglio offrire tutta la mia <strong>vita</strong>". Lui è sceso dal quadro e<br />
98
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
mi è venuto vicino, mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha sorriso. Anni<br />
dopo, al momento della partenza per il noviziato, ero spaventato dalla <strong>vita</strong> che<br />
stavo per iniziare. Sentivo un grande attaccamento alla <strong>vita</strong> tranquilla che<br />
conducevo a casa mia. Gesù allora mi offrì <strong>di</strong> combattere una terribile battaglia<br />
per me e per gli uomini, e io ho ancora accettato.<br />
Io voglio soffrire come lui. Se penso a quanto lui ha sofferto per noi, non è<br />
possibile rifiutare la sofferenza. - Apprezzo tanta generosità, ma ti raccomando<br />
<strong>di</strong> non aver fretta e <strong>di</strong> non costruire castelli in aria - replicò Don Salvatore. Si<br />
soffermò a guardare il giovane e sentì un grande affetto per lui. Quell'ondata <strong>di</strong><br />
generosità nel voler soffrire per gli altri palesava la bontà e la grandezza del<br />
suo animo. - Adesso torniamo ai nostri stu<strong>di</strong> - <strong>di</strong>sse riaprendo il libro <strong>di</strong><br />
teologia - perché la prossima settimana dovrai sostenere un esame. Nel<br />
settembre del 1908 Grazio Forgione ripartì per l'America. E questa volta portò<br />
con sé anche il figlio Michele, che si era sposato da pochi mesi. Il 19 <strong>di</strong>cembre<br />
Fra <strong>Pio</strong> ricevette gli or<strong>di</strong>ni minori nel Duomo <strong>di</strong> Benevento. Il 18 luglio 1909, a<br />
Morcone, ricevette il <strong>di</strong>aconato. La sua salute continuava a presentare alti e<br />
bassi. Il <strong>Padre</strong> provinciale ogni tanto provava a farlo rientrare in convento, ma<br />
era sempre costretto a rimandarlo a casa per l'insorgere <strong>di</strong> improvvisi e<br />
inspiegabili peggioramenti. Con l'inizio del 1910, però, la salute <strong>di</strong> Fra <strong>Pio</strong><br />
cominciò a declinare vistosamente anche a Pietrelcina. Sembrava stesse per<br />
arrivare la «prossima fine" preannunciata dal professor Cardarelli. E Fra <strong>Pio</strong> era<br />
spaventato. - Zi' Tore - <strong>di</strong>sse al parroco un giorno in cui non riusciva quasi a<br />
reggersi in pie<strong>di</strong> per la violenza dei dolori - qui vado sempre peggio. Rischio <strong>di</strong><br />
non arrivare al sacerdozio. Il Signore non mi ritiene degno. - Non buttarti giù -<br />
rispose Don Salvatore. - Te lo devi sudare, quel traguardo. Hai promesso a<br />
Gesù <strong>di</strong> voler soffrire per amor suo, e lui ti ha preso in parola. - Ma almeno<br />
sacerdote per un giorno vorrei proprio arrivarci. Ho ventitré anni. Il <strong>di</strong>ritto<br />
canonico non permette l'or<strong>di</strong>nazione prima dei ventiquattro. Me ne manca uno,<br />
non credo che riuscirò ad arrivare a quel giorno. - Senti - gli <strong>di</strong>sse Zi' Tore in<br />
grande confidenza. - Se il tuo Superiore provinciale chiedesse la <strong>di</strong>spensa a<br />
Roma per l'età, potresti essere or<strong>di</strong>nato sacerdote quest'anno stesso. La grave<br />
malattia è una delle ragioni che vengono prese in considerazione per questo<br />
genere <strong>di</strong> deroghe.<br />
Inoltre, qualche mese fa, e precisamente nel settembre del 1909, la<br />
Congregazione dei religiosi ha <strong>di</strong>chiarato che, in casi particolari, gli stu<strong>di</strong><br />
ecclesiastici compiuti privatamente possono essere considerati vali<strong>di</strong> per la<br />
promozione al sacerdozio. Tu gli stu<strong>di</strong> gli hai fatti con me, e in modo serio. Se<br />
il <strong>Padre</strong> provinciale ottiene la <strong>di</strong>spensa per l'età, non credo ci saranno intoppi a<br />
causa della tua preparazione negli stu<strong>di</strong>. - La ringrazio <strong>di</strong> cuore - <strong>di</strong>sse Fra <strong>Pio</strong>.<br />
- Scriverò subito al <strong>Padre</strong> provinciale. Cominciò a darsi da fare. Cocciuto<br />
com'era, scriveva lettere non solo al <strong>Padre</strong> provinciale ma anche a <strong>Padre</strong><br />
99
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Agostino, che era amico e consigliere del Provinciale. Inoltre pregava e faceva<br />
pregare. Importunava le persone ma anche Dio. Il <strong>Padre</strong> provinciale era<br />
contrario a chiedere la <strong>di</strong>spensa, ma si lasciò convincere dalle suppliche <strong>di</strong> Fra<br />
<strong>Pio</strong>. E ai primi <strong>di</strong> luglio del 1910 gli comunicò la buona notizia: «Ho ottenuto la<br />
<strong>di</strong>spensa per l'età" gli scrisse. "Potrai essere or<strong>di</strong>nato sacerdote il 10 agosto.<br />
Vai intanto a Morcone per imparare le cerimonie della Messa." Fra <strong>Pio</strong> corse a<br />
informare Zi' Tore.<br />
Poi avverti tutti i suoi parenti. Passava <strong>di</strong> porta in porta: - Il 10 agosto sarò<br />
or<strong>di</strong>nato sacerdote - palesando con la sua euforia la grande gioia interiore.<br />
Come gli aveva comandato il Provinciale, andò a Morcone per imparare le<br />
cerimonie della Messa, ma appena giunto fu colpito da gravissimi <strong>di</strong>sturbi e<br />
costretto a ritornare subito a casa.<br />
Preparò le cerimonie sotto la guida del parroco. Il 30 luglio fu esaminato da<br />
una commissione e "giu<strong>di</strong>cato idoneo" per l'or<strong>di</strong>nazione sacerdotale. La mattina<br />
del 10 agosto, verso le 6, insieme al parroco Don Salvatore partì da Pietrelcina<br />
con lo sciaraballo, un calessino <strong>di</strong> un paesano, Alessandro Mandato<br />
soprannominato "Sontorsi". La cerimonia dell'or<strong>di</strong>nazione si svolse nella<br />
Cappella dei Canonici <strong>di</strong> Benevento, e fu presieduta da Monsignor Paolo<br />
Schinosi, arcivescovo titolare <strong>di</strong> Marcianopoli. Erano presenti mamma Peppa e<br />
alcuni parenti. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rientrò a Pietrelcina verso le 17 e al bivio del paese fu<br />
accolto dalla banda musicale, che lo accompagnò fino a casa. Lungo la strada,<br />
la gente lo festeggiava lanciando dalle finestre sol<strong>di</strong> e pezzi <strong>di</strong> raffaioli, un<br />
dolce tipico <strong>di</strong> Pietrelcina. La Messa solenne la celebrò il 14, e il <strong>di</strong>scorso fu<br />
tenuto da <strong>Padre</strong> Agostino. Mamma. Peppa organizzò nella sua casa una grande<br />
festa, sul tipo <strong>di</strong> quelle che si svolgevano tra<strong>di</strong>zionalmente in occasione <strong>di</strong> un<br />
matrimonio, offrendo agli in<strong>vita</strong>ti i piatti caratteristici: raffaioli, biscotti e riso.<br />
Grazio festeggiò con i suoi amici in America.<br />
18<br />
I festeggiamenti per la tua prima Messa sono finiti, adesso comincia la tua<br />
normale <strong>vita</strong> <strong>di</strong> sacerdote. Spero mi darai un aiuto nel lavoro in parrocchia -<br />
<strong>di</strong>sse Don Salvatore al neo sacerdote <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Molto volentieri, Zi' Tore.<br />
Farò tutto quello che lei mi chiederà. Ho sempre sognato <strong>di</strong> rendermi utile alle<br />
anime. Adesso finalmente posso farlo. Sono impaziente <strong>di</strong> cominciare. - Ti<br />
vorrei affidare soprattutto i bambini. -<br />
Gesù li pre<strong>di</strong>ligeva. - Dovresti insegnare loro il catechismo, e il sabato<br />
prepararli per la Messa e la Confessione. - Trasmettere loro le verità della<br />
fede: è un incarico straor<strong>di</strong>nario. - Poi vorrei che tu andassi anche a trovare<br />
gli ammalati. Per noi sacerdoti le persone deboli e in<strong>di</strong>fese devono essere al<br />
primo posto delle nostre preoccupazioni. Don Salvatore era orgoglioso <strong>di</strong> quel<br />
100
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
giovane. Non solo perché lo conosceva bene e sapeva che era un'anima<br />
pre<strong>di</strong>letta da Dio, ma perché lo considerava un suo figlio spirituale. Lo aveva<br />
conosciuto quando era ancora chierichetto, aveva favorito il suo ingresso in<br />
convento, gli aveva insegnato la teologia. - Io, però, non ho ancora ricevuto la<br />
facoltà <strong>di</strong> confessare - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non ci sono problemi - rispose Zi'<br />
Tore. -<br />
Nel documento firmato dal vescovo al momento della tua or<strong>di</strong>nazione<br />
sacerdotale c e scritto 'con facoltà <strong>di</strong> poter confessare - Per le nostre leggi<br />
interne all'Or<strong>di</strong>ne, dobbiamo avere questa facoltà non solo dal vescovo, ma<br />
anche dal nostro Superiore provinciale. - Non credo che <strong>Padre</strong> Benedetto te la<br />
negherà. Ti farò da garante io. Sono io che ti ho insegnato la teologia morale e<br />
so che la conosci, e quin<strong>di</strong> sei in grado <strong>di</strong> adempiere al ministero della<br />
Confessione. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era felice. La salute continuava a procurargli fasti<strong>di</strong>, ma<br />
l'entusiasmo per la sua nuova <strong>vita</strong> gli dava una carica che non aveva mai avuto<br />
prima. Si alzava presto, andava a celebrare la Messa nella chiesa <strong>di</strong> Sant'Anna,<br />
in cima a Rione Castello. All'inizio, alla sua Messa assistevano <strong>di</strong>verse persone.<br />
In genere donne, che poi correvano nei campi a dare una mano ai loro mariti.<br />
Ma con il passare del tempo il gruppetto si era assottigliato. - Dovresti dormire<br />
un po' <strong>di</strong> più al mattino - gli <strong>di</strong>sse un giorno Don Salvatore. - La Messa, da<br />
domani, la <strong>di</strong>rai alle 8. - Ma alle 8 non viene nessuno in chiesa - protestò<br />
timidamente <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - La gente a quell'ora è già tutta nei campi. - Proprio<br />
così.<br />
Molti sono venuti a lamentarsi perché la tua Messa è troppo lunga. Io non<br />
voglio metterti fretta, perciò la <strong>di</strong>rai alle 8 e potrai andare adagio quanto cre<strong>di</strong>.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ci rimase male. Ma si rese conto che forse la gente aveva ragione. Le<br />
sua Messa durava oltre un'ora, mentre quelle degli altri sacerdoti non<br />
superavano la mezz'ora. - Come mai sei così lento nel <strong>di</strong>re la Messa? - gli<br />
domandò incuriosito Don Salvatore. - Mi soffermo a pensare. - Anche noi<br />
pensiamo, ma senza fermarci. - Sapere che lì, fra le mie mani, in quel<br />
momento si ripete il sacrificio della croce, mi mette addosso una forte<br />
agitazione. È un fatto incre<strong>di</strong>bile quello che sta accadendo in quel momento. Il<br />
Figlio <strong>di</strong> Dio che muore realmente, <strong>di</strong> nuovo per amore <strong>di</strong> noi uomini. Solo con<br />
la fede si riesce a ritenere che sia vero. E allora immagino che cosa stia<br />
accadendo intorno a me. - Che cosa vuoi che stia accadendo? - Se il io rinnovo<br />
il sacrificio della croce, cioè la crocifissione del Figlio <strong>di</strong> Dio, posso ritenere<br />
senza timore <strong>di</strong> sbagliarmi che in quel momento l'universo intero sia attento.<br />
L'universo visibile e invisibile. Perciò, lì intorno a me, ci sono certamente in<br />
quel momento gli Angeli, i Santi, la Madonna.<br />
Tutto il para<strong>di</strong>so è lì, a guardare, a pregare, sapendo che si ripete il mistero dei<br />
misteri, l'evento più sublime che si possa immaginare. Parlava con gli occhi<br />
101
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
socchiusi, come se cercasse <strong>di</strong> immaginare la scena. Sul volto aveva lo stupore<br />
<strong>di</strong> chi, in qualche modo, vede le cose <strong>di</strong> cui parla. Don Salvatore notò<br />
l'improvviso cambiamento. - Quello che <strong>di</strong>ci non è sbagliato - <strong>di</strong>sse. - Ma ci<br />
sono migliaia <strong>di</strong> Messe che vengono celebrate nello stesso momento sulla<br />
faccia della terra. E vuoi che la Madonna, gli Angeli, i Santi siano dappertutto?<br />
- Sono puri spiriti. Non sono soggetti alle leggi fisiche che noi conosciamo. - La<br />
Madonna è in cielo in anima e corpo. - Il suo corpo è glorificato. Anche Gesù è<br />
in cielo in anima e corpo, eppure noi sappiamo che è realmente presente in<br />
tutte le ostie consacrate che ci sono al mondo. - E tu, durante la Messa, ti<br />
fermi a pensare a tutto questo? - Sì, ci penso e lo vedo. - Lo ve<strong>di</strong>? - Lo vedo<br />
anche. Vedo gli Angeli, gli Arcangeli, i Serafini, la schiera dei Santi e la<br />
Madonna. La Madonna ogni mattina mi serve la Messa. - Cosa hai detto? - È<br />
meraviglioso avere la Madre <strong>di</strong> Dio che ti serve la Messa. Non lo fa per me,<br />
misera creatura, peccatore, ma perché nella Messa c'è suo figlio che si sacrifica<br />
<strong>di</strong> nuovo, sia pure in forma non cruenta, ma mistica. E lei vuole essere lì, ai<br />
pie<strong>di</strong> della croce, come sul Calvario. - Tu la ve<strong>di</strong>. - La vedo. La Messa non è<br />
una cerimonia <strong>di</strong> commemorazione, un ricordare ciò che è avvenuto in tempi<br />
lontani. È una ripetizione. Un rinnovamento. L’altare <strong>di</strong>venta il Calvario. È<br />
terribile, ma questa è la verità. E la Madonna non può restare lontana dal figlio<br />
che muore. Pensando a tutto questo non è possibile correre via senza rimanere<br />
stupiti, costernati, spaventati da ciò che sta avvenendo. Mi sento sconvolto e<br />
spesso non riesco ad andare avanti. - Mi hanno detto che a volte ti metti anche<br />
a piangere. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> arrossì. - La commozione a volte ha il sopravvento.<br />
Vorrei poter versare torrenti <strong>di</strong> lacrime. È un mistero tremendo! Un Dio vittima<br />
dei nostri peccati! E noi <strong>di</strong>ventiamo i suoi macellai! - Il tuo entusiasmo e la tua<br />
fede mi commuovono - <strong>di</strong>sse Don Salvatore. - Anch'io da giovane sacerdote<br />
ero come te, zelante e pieno <strong>di</strong> buoni propositi. Ma poi la <strong>vita</strong> ci addomestica.<br />
Vedrai che tra cinque, <strong>di</strong>eci anni ci metterai anche tu una mezz'oretta a <strong>di</strong>re la<br />
Messa. Comunque, ammiro la tua devozione e il tuo zelo. E non voglio limitarli.<br />
Per questo ti do la possibilità <strong>di</strong> continuare a me<strong>di</strong>tare la tua Messa. Ma non<br />
puoi infliggere un sacrificio ai conta<strong>di</strong>ni che devono poi andare nei campi.<br />
Perciò la celebrerai con tutta calma alle 8. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> continuò ad alzarsi presto<br />
e a restare in chiesa a lungo per prepararsi alla Messa. A volte si sedeva su<br />
una roccia antistante la chiesa <strong>di</strong><br />
Sant'Anna, da dove si poteva vedere la campagna. Si fermava a me<strong>di</strong>tare<br />
all'aria fresca, guardando il cielo. Qualche vecchietta andava a salutarlo per<br />
scambiare qualche parola con lui. Alle 8 era quasi sempre solo in chiesa.<br />
Neppure la madre poteva assistere alla sua Messa, perché era costretta anche<br />
lei a lavorare nei campi.<br />
Ciononostante il giovane sacerdote si preparava meticolosamente. Usciva dalla<br />
sacrestia immerso in un <strong>di</strong>gnitoso raccoglimento, si guardava intorno come se<br />
102
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
la chiesa fosse gremita <strong>di</strong> fedeli e iniziava la celebrazione procedendo adagio.<br />
Si lamentò anche il sacrestato, Michele Pilla. - Devo perdere tutta la mattinata<br />
ad aspettare che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> abbia finito <strong>di</strong> celebrare per chiudere la chiesa -<br />
protestò con Don Salvatore.<br />
- Non posso farlo. Devo andare a lavorare nei campi. - Facciamo così - gli<br />
rispose il parroco. - Alle 8, dopo che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è salito all'altare, chiu<strong>di</strong> la porta<br />
della chiesa a chiave e te ne vai nei campi. Torni a fare un giretto verso le 10,<br />
le 11. A quell'ora <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha certamente finito anche il ringraziamento. Lo fai<br />
uscire e richiu<strong>di</strong> la chiesa. Il sacrestano accettò contento. Ma succedeva che<br />
spesso si <strong>di</strong>menticasse <strong>di</strong> fare il giretto o non potesse perché si trovava lontano<br />
dalla chiesa. Tornava a mezzogiorno, per suonare la campana. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>,<br />
comunque, non <strong>di</strong>ceva mai niente. Era là, seduto nel banco, al solito posto,<br />
in<strong>di</strong>fferente al tempo. Sorrideva al sacrestano e se ne andava a casa. Un<br />
giorno, arrivando a mezzogiorno, il sacrestano trovò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong>steso in mezzo<br />
ai banchi. Andò a scuoterlo, ma il <strong>Padre</strong> non si mosse. Sembrava morto.<br />
Michele si spaventò. Corse in canonica, entrò in casa senza nemmeno bussare.<br />
- Zi' arciprete, è muorto u monaco - <strong>di</strong>sse trafelato. Aveva gli occhi sbarrati per<br />
la paura.<br />
Don Salvatore Io seguì in chiesa. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era là, sul pavimento, e sembrava<br />
proprio morto. Il parroco gli si avvicinò. Vide che aveva gli occhi aperti e fissi<br />
verso l'altare e che le sue labbra si muovevano come se parlasse o pregasse. -<br />
Non ti preoccupare, Michè - <strong>di</strong>sse al sacrestano. - U monaco mo' risusciterà.<br />
Vai pure, chiuderò io la chiesa. Michele Pilla lanciò un'altra occhiata sospettosa<br />
al frate e si allontanò. Don Salvatore si sedette su un banco accanto a <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> e attese. Come aveva sospettato, il religioso era in una specie <strong>di</strong> trance o in<br />
estasi. Lui non sapeva che significato attribuire a quegli stati <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>ffidava un po'. Comunque, il fraticello era caduto a terra perché la sua anima<br />
era stata rapita in una <strong>di</strong>mensione sconosciuta. E parlava con entità invisibili.<br />
Don Salvatore non <strong>di</strong>stingueva le parole, ma vedeva che era a colloquio con<br />
qualcuno. In altre occasioni il sacrestano gli aveva confidato <strong>di</strong> averlo trovato<br />
sollevato da terra. In quel caso non si era spaventato, ma meravigliato. -<br />
Come facesse a restare per aria senza toccare terra con i pie<strong>di</strong>, non lo so<br />
proprio - aveva detto al parroco. Ma <strong>di</strong>steso lì, sul pavimento, in quella<br />
posizione drammatica, faceva davvero impressione. "Me ne combina una ogni<br />
giorno" pensò Don Salvatore.<br />
Guardò verso l'altare e <strong>di</strong>sse fra sé: "Signore, ma è necessario provocare tutta<br />
questa confusione per essere Santi?". <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aprì gli occhi e vide Don<br />
Salvatore che lo osservava. - Dove sono? - domandò. - Disteso sul pavimento -<br />
103
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
rispose il parroco. Si guardò intorno e arrossì. - Chiedo scusa - mormorò<br />
alzandosi. - Non ti preoccupare. -<br />
Devo essermi addormentato. - Non <strong>di</strong>re niente, non è necessario - tagliò. corto<br />
Don Salvatore, che sapeva quanto <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fosse geloso dei segreti spirituali<br />
della propria <strong>vita</strong>. Gli mise una mano sulla spalla in segno <strong>di</strong> confidenza e<br />
aggiunse: - Vai a casa. È mezzogiorno, mamma Peppa sarà preoccupata. Il<br />
pomeriggio <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> andava a visitare gli ammalati. Si fermava a<br />
chiacchierare con loro e rientrava a casa al tramonto. Un giorno Don Salvatore<br />
lo invitò a restare a pranzo: - Domani a mezzogiorno ti fermi qui con noi. Viene<br />
il vescovo <strong>di</strong> Benevento e mi ha detto che vuole conoscerti. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era felice<br />
<strong>di</strong> quell'invito. Lo comunicò con gioia infantile alla madre. Si sentiva<br />
importante. Arrivò in parrocchia molto prima <strong>di</strong> mezzogiorno. Rosina, la nipote<br />
<strong>di</strong> Don Salvatore, quando seppe che il fraticello si sarebbe fermato a pranzo,<br />
montò su tutte le furie. - Non lo voglio - <strong>di</strong>sse con cattiveria a Don Salvatore. -<br />
Non fare scenate - cercò <strong>di</strong> calmarla il parroco. - Non lo voglio. È tisico, la sua<br />
malattia è contagiosa, non voglio che sieda alla nostra tavola. Alle proteste <strong>di</strong><br />
Rosina si aggiunsero quelle dell'altra nipote <strong>di</strong> Don Salvatore, Antonietta: - Qui<br />
ci sono anche dei bambini. Non vogliamo che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si segga alla nostra<br />
mensa. - Ormai l'ho in<strong>vita</strong>to - protestò Don Salvatore. Ma non ci fu niente da<br />
fare. Il parroco fu costretto a <strong>di</strong>re a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> che gli <strong>di</strong>spiaceva molto, ma per<br />
la pace nella sua famiglia non gli era possibile mantenere la promessa. - Non<br />
fa niente - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - È una bella giornata, andrò a Piana Romana a<br />
respirare aria buona. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era costernato. Si rese conto che la sua<br />
malattia lo <strong>di</strong>scriminava. La gente gli sorrideva, gli faceva bella accoglienza,<br />
ma in realtà non voleva stargli vicino, non voleva avere contatti con lui.<br />
Capì perché il <strong>Padre</strong> provinciale non gli aveva ancora concesso il permesso <strong>di</strong><br />
confessare. Chi sarebbe andato al suo confessionale? Nei giorni successivi Don<br />
Salvatore gli regalò un calice. - Questo è tuo - gli <strong>di</strong>sse. - Oh, grazie, è<br />
meraviglioso, non saprei come ricambiare. - Quando <strong>di</strong>ci la Messa devi servirti<br />
sempre <strong>di</strong> questo - aggiunse Don Salvatore. E dopo una breve pausa: - Non<br />
offenderti. Gli altri sacerdoti della parrocchia si sono lamentati. Hanno preteso<br />
che tu abbia un calice per tuo conto.<br />
Mi capisci: la tua malattia fa paura a tutti. Ancora una cocente umiliazione, e<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentì invadere dalla tristezza. "Signore" <strong>di</strong>sse nel fondo del suo<br />
cuore. "Sono come un lebbroso. Offro a te questo mio <strong>di</strong>sagio. Lo sopporto per<br />
te." Una sera il sacrestano si ubriacò e al mattino arrivò tar<strong>di</strong> in chiesa. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> stava celebrando, e il sacrestano si accorse che non aveva preso il calice a<br />
lui riservato. Con mo<strong>di</strong> rozzi, salì sull'altare e andò a cambiarglielo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
soffrì molto per quell'affronto, soprattutto perché gli era stato fatto sull'altare<br />
104
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
mentre stava celebrando la Messa. Se ne lamentò con l'arciprete. - Le devo<br />
<strong>di</strong>re che continuo a ricevere offese per la mia malattia. Tutti mi sfuggono. Me<br />
ne sono lamentato con il Signore e Lui mi ha detto che la mia malattia, per una<br />
grazia speciale che Lui mi dà, non è contagiosa, quin<strong>di</strong> non porta danno a<br />
nessuno. Don Salvatore avverti le nipoti, che da quel momento non furono più<br />
ostili a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Nella primavera del 1911 <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si fece costruire una<br />
capanna a Piana Romana, sotto un grande olmo. Era una capanna <strong>di</strong> frasche, e<br />
cominciò a ritirarsi in quel luogo per pregare e me<strong>di</strong>tare. Piana Romana, a circa<br />
40 minuti dall'abitato <strong>di</strong> Pietrelcina, era una <strong>di</strong>stesa collinare <strong>di</strong> campi fertili,<br />
punteggiata <strong>di</strong> vecchi olmi. In un paio <strong>di</strong> cascinali vivevano alcune famiglie <strong>di</strong><br />
conta<strong>di</strong>ni. In quel luogo sembrava che il tempo si fosse fermato. I ritmi<br />
dell'esistenza erano quelli antichissimi della <strong>vita</strong> patriarcale. E <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si<br />
trovava bene in quel regno <strong>di</strong> silenzio assoluto. Di giorno vedeva i pastorelli<br />
che conducevano le loro piccole greggi al pascolo. Si ricordava <strong>di</strong> quando anche<br />
lui, a sei, sette anni, trascorreva le giornate nello stesso modo. Cominciò a<br />
prendersi cura <strong>di</strong> loro. Parlava con quei ragazzi, insegnava loro il catechismo e<br />
cominciò anche a impartire vere e proprie lezioni perché imparassero a leggere<br />
e a scrivere. I ragazzi erano felici <strong>di</strong> stare con lui. Tornando in paese nel<br />
pomeriggio, per essere presente in chiesa per la funzione serale, arrivava tutto<br />
sudato alla casa <strong>di</strong> Lucia Iadanza e si fermava per prendere fiato. La nonna <strong>di</strong><br />
Lucia gli offriva del vinello bianco fresco e dei biscotti. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gra<strong>di</strong>va e poi<br />
se ne andava <strong>di</strong>cendo: - Il Signore ve ne renda merito. Una sera passò davanti<br />
alla casa <strong>di</strong> Lucia Iadanza tutto trafelato senza fermarsi. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, i vostri<br />
biscotti - gli gridò la donna, ma era già scomparso. - Ha molta fretta - <strong>di</strong>sse<br />
Lucia alla nonna. - Mi sembrava spaventato. - Che gli sia successo qualcosa a<br />
Piana Romana? <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> andò dritto in canonica. - Ho bisogno <strong>di</strong> parlarle -<br />
<strong>di</strong>sse al parroco. Si ritirarono nello stu<strong>di</strong>o. - Si è ripetuto il fenomeno accaduto<br />
lo scorso anno, ma questa volta i segni non si sono cancellati - mormorò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> con un'espressione spaventata. - Quale fenomeno? - domandò il parroco. -<br />
Le ferite nelle mani e nei pie<strong>di</strong>.<br />
Gliele mostrò. Erano dei segni precisi, leggeri ma inconfon<strong>di</strong>bili. - Come te ne<br />
sei accorto? - Stavo pregando. È arrivata prima la Madonna, poi Gesù, e<br />
quando se ne sono andati c'erano questi segni. - Fa vedere bene. - Don<br />
Salvatore prese fra le sue le mani del fraticello ed esaminò con attenzione<br />
quelle piaghe rosse. Esercitò pressione con le <strong>di</strong>ta, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ritrasse la mano<br />
<strong>di</strong> scatto. Aveva provato un dolore acuto. - Zi' Tore - <strong>di</strong>sse con voce<br />
supplichevole - fatemi la carità, chie<strong>di</strong>amo al Signore che mi tolga questa<br />
confusione. Voglio soffrire, morire <strong>di</strong> sofferenza, ma senza che nessuno se ne<br />
accorga. - Figlio mio, io ti aiuto a pregare per chiedere a Gesù che ti tolga<br />
questa confusione, però, se è volontà <strong>di</strong> Dio, devi piegarti a fare in tutto e per<br />
tutto la sua volontà. Se questo è per il bene delle anime, tu devi <strong>di</strong>re a Gesù:<br />
105
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
"Fai <strong>di</strong> me ciò che vuoi - Lo <strong>di</strong>rò, Zi' Tore, ma ora preghiamo e chie<strong>di</strong>amo al<br />
Signore che mi liberi.<br />
Pregarono insieme. E a poco a poco le piaghe scomparvero. - Il Signore ci ha<br />
ascoltati - <strong>di</strong>sse Don Salvatore sorridendo, ma era confuso. Si trovava<br />
continuamente <strong>di</strong> fronte a fatti che lo sconvolgevano. Non ci capiva niente, non<br />
sapeva come comportarsi. Aveva creduto che quelle stranezze sarebbero<br />
scomparse con il passare del tempo, invece aumentavano. Avrebbe voluto<br />
rifiutare tutto, cacciare quel giovane, chiamarlo isterico, allucinato. Ma sentiva<br />
che le cose stavano <strong>di</strong>versamente. Cercava <strong>di</strong> mantenere la calma, anche per<br />
non turbare la coscienza <strong>di</strong> quel ragazzo che si confidava solo con lui. Aveva<br />
però un gran bisogno <strong>di</strong> capire. Di trovare una risposta, anche superficiale, ai<br />
mille interrogativi che si presentavano alla sua mente. - Senti, figliolo -<br />
domandò a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - quando tu <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> vedere Gesù, la Madonna, l'Angelo<br />
custode, che cosa ve<strong>di</strong> in realtà? - Persone come noi. Mi accorgo che non fanno<br />
parte del nostro mondo perché sono dentro una luce stupenda. E poi so che<br />
Gesù, la Madonna, San Giuseppe, gli Angeli non fanno parte del normale<br />
mondo visibile. - Com'è la Madonna? -<br />
Bellissima. Giovane, con il viso soave e gli occhi pieni <strong>di</strong> tenerezza. - E Gesù?<br />
E l'Angelo custode? - Ma Zi' Tore, perché mi fa tutte queste domande? Lei non<br />
crede a quello che le <strong>di</strong>co. - Ci credo. Lo sai che ti credo. - Lei non l'ha mai<br />
vista la Madonna?<br />
- No, figliolo, io non l'ho mai vista. - Lo <strong>di</strong>ce per umiltà. - No, non lo <strong>di</strong>co per<br />
umiltà, non ho mai avuto la fortuna <strong>di</strong> vederla.<br />
19<br />
Era già passato un anno da quando era stato or<strong>di</strong>nato sacerdote, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
non aveva ancora ricevuto l'autorizzazione a confessare. Continuava a scrivere<br />
lettere al Provinciale. Si era rivolto anche a <strong>Padre</strong> Agostino, ma il Provinciale<br />
continuava a non rispondere. Una mattina arrivò a Pietrelcina <strong>Padre</strong> Benedetto.<br />
Andò in canonica a salutare il parroco. - Mi trovo a Morcone per la visita a quel<br />
convento e ho pensato <strong>di</strong> venire a trovare il nostro malato - <strong>di</strong>sse a Don<br />
Salvatore. - Venga, s'accomo<strong>di</strong> Molto Reverendo. - D6n Salvatore lo<br />
accompagnò nel proprio stu<strong>di</strong>o. - Rosina, prepara il caffè - <strong>di</strong>sse alla nipote. - E<br />
manda qualcuno ad avvertire <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> che è arrivato il suo Superiore<br />
provinciale. - Come sta <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>? - domandò il<br />
Provinciale. - Benino. Sia pure con i suoi alti e bassi. Un giorno euforico e il<br />
giorno dopo con la febbre - rispose Don Salvatore sorridendo. - Va meglio dello<br />
scorso anno?<br />
106
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- Oh sì, non ha più avuto quelle brutte crisi che facevano temere per la sua<br />
<strong>vita</strong>. Sono altre, adesso, le stranezze che lo frastornano. - Che stranezze? -<br />
domandò <strong>Padre</strong> Benedetto incuriosito da quella parola. - Non dovrei parlarne -<br />
rispose Don Salvatore.<br />
- Sono segreti fra noi due. Ma lei è il suo Superiore, e io non credo <strong>di</strong> fare un<br />
torto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> se le faccio queste confidenze. In <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si manifestano<br />
continuamente fenomeni inspiegabili, misteriosi, che a volte mi spaventano. -<br />
Che tipo <strong>di</strong> fenomeni? -<br />
Mi parla <strong>di</strong> visioni celesti e <strong>di</strong>aboliche, ma lo fa come se fosserole cose più<br />
or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> questo mondo. Dice: "Oggi ho visto Gesù e mi ha detto...", come<br />
se lo avesse incontrato per strada. Io cerco <strong>di</strong> non lasciar trasparire dal mio<br />
viso alcuna meraviglia.<br />
È un caro figliolo. Di un'innocenza commovente. Non vorrei turbarlo. Però le<br />
confesso che provo un notevole <strong>di</strong>sagio. - Anch'io ho notato aspetti misteriosi<br />
nella <strong>vita</strong> <strong>di</strong> questo ragazzo e non so come giu<strong>di</strong>carli. Li ho notati fin dai primi<br />
incontri, che risalgono al 1904, quando aveva appena terminato il noviziato. -<br />
A volte mi viene il sospettò che sia un illuso, un esaltato, ma la sua condotta è<br />
quella <strong>di</strong> un Santo. In paese tutti quelli che lo conoscono lo chiamano u<br />
santariello nuostro. - Sì, è un religioso esemplare - gli fece eco <strong>Padre</strong><br />
Benedetto. - Anche in convento lo stimiamo molto. Ma in lui ci sono aspetti che<br />
ci lasciano alquanto perplessi. Una delle cose che non riesco a capire è come<br />
mai non possa vivere in convento. Ogni volta che lo richiamo nel chiostro, sta<br />
così male che sono costretto a rimandarIo a casa. E mi chiedo se la malattia<br />
sia autentica o immaginaria. Ormai la cosa è <strong>di</strong>ventata uno scandalo. Molti frati<br />
ne parlano, e devo risolverla. Sono venuto qui proprio per questo. - Posso<br />
assicurarle che qui <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si comporta benissimo -si affrettò a <strong>di</strong>re Don<br />
Salvatore, avendo notato nelle parole <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Benedetto una certa<br />
preoccupazione. - La sua condotta è irreprensibile. Anzi, come le ho detto, per<br />
la gente è un Santo. - Non è questo il problema. Ci sono delle regole da<br />
osservare. Un religioso non può vivere fuori del chiostro. - rispose il<br />
Provinciale. - E <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è qui a casa sua da più <strong>di</strong> due anni. - Permesso,<br />
posso entrare? - La voce timida e sommessa era quella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. <strong>Padre</strong><br />
Benedetto si alzò e gli andò incontro per abbracciarlo. - Ti trovo bene - gli<br />
<strong>di</strong>sse.<br />
- Anzi, mi sembri ad<strong>di</strong>rittura un po' ingrassato - aggiunse. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sorrise. -<br />
Vi lascio soli - <strong>di</strong>sse Don Salvatore. - Avrete tante cose da <strong>di</strong>rvi. <strong>Padre</strong><br />
Benedetto, oggi, naturalmente, lei vorrà onorare la mia tavola fermandosi a<br />
pranzo. - La ringrazio - rispose il Provinciale - ma conto <strong>di</strong> prendere il treno a<br />
mezzogiorno per tornare a Morcone. Alle 3 ho degli appuntamenti. - Veda lei.<br />
Ci salutiamo comunque prima della sua partenza. Io sono qui vicino alla chiesa.<br />
107
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- Eccoci qua, noi due - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Benedetto con ùn bel sorriso, accostando la<br />
propria se<strong>di</strong>a a quella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Raccontami bene come va la tua salute. - Grazie a Dio, è un po' <strong>di</strong> tempo che<br />
lo stomaco mi lascia tranquillo - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - E anche i dolori ai polmoni<br />
e alla schiena sono <strong>di</strong>minuiti. Non mi sento molto in forze, ma posso rendermi<br />
utile ugualmente. - Come trascorri il tuo tempo? - Il parroco mi ha chiesto <strong>di</strong><br />
dargli una mano. Seguo soprattutto i bambini e vado a visitare gli ammalati.<br />
Ma in realtà sono occupato solo il sabato e un poco al pomeriggio. Gli ammalati<br />
spesso mi chiedono <strong>di</strong> ascoltare la loro Confessione, e mi sarebbe comodo<br />
avere la facoltà <strong>di</strong> confessare. - Non te la posso concedere - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Benedetto <strong>di</strong>ventando improvvisamente serio. - Perché? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
sorpreso da quel tono insolito.<br />
- Dovresti rendertene conto da solo. Ho ricevuto e letto le varie lettere che mi<br />
hai scritto sollecitando questa benedetta facoltà. Non ti ho mai risposto perché<br />
speravo che tu riuscissi a capire. - Che <strong>di</strong>fficoltà ci sono? - Tu non hai<br />
frequentato regolari corsi <strong>di</strong> teologia. Non sei preparato a sufficienza per<br />
affrontare i problemi morali delle persone che vengono a confessarsi, e io non<br />
me la sento, in coscienza, <strong>di</strong> concederti questa facoltà. Inoltre, non devi<br />
<strong>di</strong>menticare la tua malattia. La tisi è contagiosa. Nella Confessione il sacerdote<br />
si trova a contatto <strong>di</strong>retto con il viso del penitente, ed è facile trasmettere il<br />
contagio. - Quin<strong>di</strong> non potrò confessare mai? - Non lo so, vedremo. Per ora<br />
non mi sento <strong>di</strong> concederti questa facoltà. - Don Salvatore <strong>di</strong>ce che la teologia<br />
morale la conosco bene perché me l'ha insegnata lui. - Non lo metto in dubbio.<br />
Ma si tratta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> privati. La Chiesa esige sicurezza, pretende che uno abbia<br />
seguito dei corsi regolari e superato degli esami. - Se non posso fare il<br />
sacerdote pienamente, è meglio che il Signore mi prenda con se. - Io sono<br />
convinto che un giorno potrai confessare anche tu. Ma devi prepararti. È una<br />
grande responsabilità quella <strong>di</strong> dover giu<strong>di</strong>care le coscienze. Alla fine <strong>di</strong> questo<br />
mese, nel convento <strong>di</strong> Venafro inizia un corso <strong>di</strong> specializzazione teologica. Ci<br />
sono i tuoi compagni, quelli che sono stati or<strong>di</strong>nati sacerdoti lo scorso anno<br />
come te. Se tu frequentassi quel corso, si potrebbe poi vedere, con un piccolo<br />
esame, a che punto è la tua preparazione. Il corso è tenuto da <strong>Padre</strong> Agostino,<br />
che tu conosci bene. Sarebbe una buona occasione anche per ritornare in<br />
convento e mettere fine a questa situazione che mi procura continue critiche. -<br />
E se poi la mia salute non regge a vivere in convento? - Che ti devo <strong>di</strong>re? Se<br />
non stu<strong>di</strong> e ti prepari, io non ti posso concedere l'autorizzazione per le<br />
Confessioni. E poi credo sia giunto il momento <strong>di</strong> chiarire anche i tuoi problemi<br />
<strong>di</strong> salute. Lo scorso anno abbiamo chiesto e ottenuto da Roma la <strong>di</strong>spensa per<br />
anticipare l'or<strong>di</strong>nazione sacerdotale in quanto stavi malissimo ed eri ad<strong>di</strong>rittura<br />
moribondo. Nella domanda io ho scritto che i me<strong>di</strong>ci ti avevano dato pochi mesi<br />
<strong>di</strong> <strong>vita</strong>. È passato più <strong>di</strong> un anno e stai <strong>di</strong>scretamente, lavori in parrocchia. Per<br />
108
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
carità, non è colpa tua se un giorno sei moribondo e poi, qualche giorno dopo,<br />
improvvisamente stai bene. Ma tu capisci che non è possibile andare avanti in<br />
questo modo all'infinito. - Che devo fare? - Devi tornare a vivere in convento.<br />
Oppure, se ritieni <strong>di</strong> non essere in grado <strong>di</strong> farcela, devi chiedere la<br />
secolarizzazione. Devi uscire dall'Or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>ventare un sacerdote secolare.<br />
Allora potrai startene qui, a Pietrelcina, finché vorrai. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> chinò la testa e<br />
rimase in silenzio. – Non saprei proprio che fare – <strong>di</strong>sse dopo un po’. - Non si<br />
tratta <strong>di</strong> sapere o non sapere che fare - rispose <strong>Padre</strong> Benedetto marcando le<br />
parole. - Devi prendere una decisione. Altrimenti dovrò prenderla io. - In che<br />
senso la deve prendere lei? - Se non puoi vivere in convento, devo chiedere a<br />
Roma la secolarizzazione d'autorità. Me lo impone la nostra Regola. - Lei,<br />
allora, vuole scacciarmi dall'Or<strong>di</strong>ne. - Io non voglio scacciare nessuno. Sei tu<br />
che ti stai mettendo fuori dall'Or<strong>di</strong>ne non osservando le nostre regole. Abbiamo<br />
fatto tutte le prove possibili. Sono ormai quattro anni che non vivi la normale<br />
esistenza <strong>di</strong> un frate. Dentro e fuori dal convento. Sei a casa da quasi due<br />
anni. Hai ottenuto <strong>di</strong> essere or<strong>di</strong>nato sacerdote perché dovevi morire. Non sei<br />
morto. Non sei neppure moribondo. Devi risolvere questo problema. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
si rabbuiò. Non si aspettava un <strong>di</strong>scorso così deciso da parte del Superiore<br />
provinciale.<br />
Del resto, si rendeva conto che la sua situazione cominciava a <strong>di</strong>ventare<br />
insostenibile.<br />
Rimase pensieroso, con il capo chino, e poi <strong>di</strong>sse: - Va bene, sono pronto<br />
all'obbe<strong>di</strong>enza. - Allora vai a Venafro e segui anche tu il corso <strong>di</strong><br />
specializzazione teologica - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Benedetto cambiando tono e<br />
<strong>di</strong>ventando dolce. - Al termine ti sottoporrò a un esame e vedremo i risultati. Il<br />
convento <strong>di</strong> Venafro è in collina, a 200 metri sul mare, c'è aria buona,<br />
dovrebbe farti bene alla salute. Poi lo salutò con una certa freddezza. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
si rese conto che con tutti i suoi problemi <strong>di</strong> salute arrecava preoccupazioni e<br />
<strong>di</strong>spiaceri al Provinciale. Se ne <strong>di</strong>spiaceva. Lui voleva tornare in convento.<br />
Chiedeva continuamente a Gesù questa grazia. Ma Gesù non lo ascoltava.<br />
20<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> arrivò nel convento <strong>di</strong> Venafro il 28 ottobre 1911, accompagnato da<br />
<strong>Padre</strong> Ignazio, allora Superiore al noviziato <strong>di</strong> Morcone, che era andato a<br />
prenderlo a Pietrelcina. Venne accolto con manifestazioni <strong>di</strong> affetto da tutta la<br />
comunità religiosa, in particolare dai suoi compagni, che non vedeva da tanto<br />
tempo, e da <strong>Padre</strong> Agostino.<br />
Il convento era costituito da una solida costruzione del Cinquecento, a due<br />
piani, addossata a un'antichissima basilica de<strong>di</strong>cata ai martiri Nicandro, Daria e<br />
109
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Marciano. A <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fu assegnata una cella al secondo piano, vicino alla<br />
chiesa. Superiore del convento era <strong>Padre</strong> Evangelista, mentre <strong>Padre</strong> Agostino<br />
aveva l'incarico <strong>di</strong> insegnare teologia. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> provava un intima<br />
sod<strong>di</strong>sfazione per aver ritrovato i suoi compagni. In particolare <strong>Padre</strong><br />
Anastasio, Giuvannell', come lo chiamava confidenzialmente, che gli era molto<br />
affezionato ed era a conoscenza <strong>di</strong> tanti suoi segreti spirituali. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva<br />
come l'impressione <strong>di</strong> essere finalmente giunto a casa.<br />
Quella sera nella sua celletta pregò il Signore: "Ve<strong>di</strong> come mi trovo bene qui?<br />
Il chiostro è la mia vera famiglia. L’ho scelto <strong>di</strong>etro tuo suggerimento. Dovresti<br />
aiutarmi a stare in convento e impe<strong>di</strong>re che le malattie mi costringano a<br />
tornare continuamente a Pietrelcina." Gli pareva che Gesù avesse ascoltato le<br />
sue suppliche. "Il mio esilio forse è finito" <strong>di</strong>sse fra sé. Nei giorni successivi<br />
cominciò a seguire con fervore la <strong>vita</strong> della comunità. Era puntuale in coro, alle<br />
lezioni, in refettorio. Mangiava poco, e lo stomaco non gli dava fasti<strong>di</strong>. Per<br />
rendersi utile aveva cominciato ad andare, <strong>di</strong> pomeriggio, nella chiesetta <strong>di</strong><br />
San Martino, vicina al convento, per insegnare il catechismo alle bambine<br />
della parrocchia. La sera del quinto giorno, un venerdì, quando i religiosi si<br />
erano da poco ritirati nelle loro celle per il riposo notturno, si udì un boato che<br />
scosse l'intero e<strong>di</strong>ficio. I frati si spaventarono e uscirono dalle loro celle.<br />
- Che succede? - Hai sentito? - An<strong>di</strong>amo nell'orto, potrebbe crollare tutto. -<br />
Sembrava che fosse scoppiata una polveriera. - Potrebbe essere un terremoto.<br />
Si ritrovarono nell'orto, a guardare il cielo e la mole massiccia e scura del<br />
convento. E mentre stavano lì a interrogarsi su che cosa poteva essere<br />
accaduto, ecco un nuovo schianto, secco, violento. - Proviene dal secondo<br />
piano. - L'ho sentito lassù, vicino alla chiesa. -<br />
È vicino alla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Dov'è lui? - domandò <strong>Padre</strong> Anastasio. - Non<br />
l'ho visto. - Non è sceso con noi. - È lui che sta male - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Anastasio<br />
correndo verso il convento. Salì <strong>di</strong> corsa le scale. Altri due compagni,<br />
particolarmente affezionati a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, lo seguirono. <strong>Padre</strong> Anastasio entrò<br />
nella cella del confratello.<br />
Cercò <strong>di</strong> accendere il lume a petrolio. Intanto erano arrivati anche gli altri due.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era a letto. La stanza appariva sottosopra. I libri per terra, la se<strong>di</strong>a<br />
rovesciata. Il <strong>Padre</strong>, sudato, con evidenti ecchimosi sul viso, tremava per il<br />
dolore e lo spavento. <strong>Padre</strong> Anastasio lo abbracciò, tenendolo stretto a sé. -<br />
Trema come un bambino - <strong>di</strong>sse ai compagni. - È freddo, gelato. Datemi<br />
un'altra coperta. Si guardavano stupiti, increduli. Doveva essere accaduto<br />
qualcosa <strong>di</strong> tremendo. Uno andò a chiamare <strong>Padre</strong> Agostino. Giunsero tutti i<br />
frati. <strong>Padre</strong> Agostino si avvicinò e vide che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva gli occhi aperti.<br />
Anzi, sbarrati. Guardava fisso in un punto della stanza, senza muovere le<br />
palpebre. Respirava affannosamente. - Non <strong>di</strong>sturbiamolo, cerchiamo <strong>di</strong> non<br />
110
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
far rumore e lasciamolo riposare - <strong>di</strong>sse. - Andate pure, mi fermo io con lui. A<br />
uno a uno i frati uscirono dalla stanza. <strong>Padre</strong> Agostino raccolse da terra la<br />
se<strong>di</strong>a. Cercò <strong>di</strong> mettere in or<strong>di</strong>ne i libri e le poche suppellettili sparpagliate alla<br />
rinfusa.<br />
Si sedette in un angolo. Pregava. Un profondo senso <strong>di</strong> smarrimento aveva<br />
invaso il suo cuore. La felicità provata nel ritrovare il suo allievo in convento<br />
era già svanita.<br />
Per poche ore aveva creduto che i problemi legati alla salute <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
fossero finiti, invece purtroppo continuavano. Aveva pensato <strong>di</strong> scrivere una<br />
lettera al <strong>Padre</strong> provinciale per comunicargli la buona notizia che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
stava bene e seguiva le lezioni regolarmente. Ma, a quanto poteva giu<strong>di</strong>care,<br />
non doveva più scrivere quella lettera. Si era ad<strong>di</strong>rittura verificato un<br />
peggioramento. I misteriosi e inspiegabili fenomeni che fino a quel momento si<br />
erano manifestati soprattutto a Pietrelcina, e solo spora<strong>di</strong>camente quando si<br />
trovava in mezzo ai frati, quella sera avevano coinvolto, per la prima volta,<br />
l'intera comunità religiosa. "Domani tutti vorranno sapere" <strong>di</strong>sse fra sé <strong>Padre</strong><br />
Agostino. "Chiederanno spiegazioni. Faranno commenti. Informeranno i<br />
confratelli <strong>di</strong> altri conventi. Questi chiederanno spiegazioni al <strong>Padre</strong> provinciale.<br />
Che cosa si potrà rispondere alle loro domande? Che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è isterico? Che<br />
è schizofrenico? Che è un ossesso? Che ha le visioni?" Si prese la testa fra le<br />
mani.<br />
Pregò mentalmente, cercando un aiuto nel Signore. "Ma che cosa può essere<br />
accaduto?" si domandava. Quei rumori spaventosi, quegli scoppi non potevano<br />
essere stati provocati dagli "amici invisibili" <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Le entità spirituali che<br />
lui sosteneva <strong>di</strong> vedere erano entità serene, tranquille, non avrebbero mai<br />
provocato sconvolgimento, spavento, <strong>di</strong>struzione. "Questa volta i visitatori non<br />
possono provenire dal para<strong>di</strong>so" <strong>di</strong>sse mentalmente fra sé <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
No, questa volta sono venuti dall'inferno - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> girando la testa<br />
verso il suo confessore. – Ti sei ripreso? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino alzandosi<br />
dalla se<strong>di</strong>a e avvicinandosi alletto. -<br />
Sono vivo - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Che cosa è accaduto? - Lui, Satana, è venuto a<br />
battermi. - Satana. - È un po' <strong>di</strong> tempo che lo fa. - Non me ne avevi mai<br />
parlato. - Non sapevo come <strong>di</strong>rglielo. - E perché ti batte? - Non lo so. Viene<br />
con i suoi sgherri. Mi tormenta con ogni genere <strong>di</strong> tentazioni. Le più orribili. Io<br />
prego, cerco <strong>di</strong> scacciarle. E prima <strong>di</strong> lasciarmi mi batte. - Che inten<strong>di</strong> quando<br />
<strong>di</strong>ci "mi batte"? - Mi dà le botte. Mi bussa. Pugni, pedate, mi tira addosso<br />
oggetti. - È successo anche a Pietrelcina? -<br />
Soprattutto a Piana Romana, quando ero solo. Durante l'estate, qualche volta<br />
mi sono fermato a pregare <strong>di</strong> notte nella capanna che mi hanno costruito sotto<br />
111
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
un olmo. E allora Satana si scatenava. Al mattino, a volte, per le percosse<br />
ricevute non riuscivo nemmeno a reggermi in pie<strong>di</strong>. - Gesù non ti aiuta? -<br />
Viene a consolarmi quando Satana se n'è andato. Credo che Satana senta che<br />
sta per arrivare Gesù. Allora <strong>di</strong>venta ancor più furioso e se ne va provocando<br />
dei boati, degli scoppi che mi fanno impazzire. - Ma perché, Piuccio, ti succede<br />
tutto questo? - Non lo so. Prego continuamente il Signore che mi liberi. Ho<br />
paura <strong>di</strong> quelle furie. Ma non mi ascolta. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> parlava con grande<br />
agitazione. Il suo sguardo non era più vitreo. Gli occhi non erano più<br />
spalancati. Aveva finalmente ripreso la sua espressione naturale. Ma appariva<br />
spossato, <strong>di</strong>strutto da un'immane fatica. - Vuoi che ti faccia portare un po' <strong>di</strong><br />
cibo? -<br />
Non credo <strong>di</strong> riuscire a tenerlo nello stomaco. - Almeno un po' <strong>di</strong> latte caldo. -<br />
Proviamo. <strong>Padre</strong> Agostino uscì dalla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> per scendere in cucina.<br />
Nel corridoio c'erano ancora i confratelli che attendevano. - Come sta? - Si è<br />
ripreso? -<br />
Possiamo vederlo? - Ha detto che cosa gli è successo? Erano tutti preoccupati,<br />
e il loro interessamento <strong>di</strong>mostrava quanto gli volessero bene. - Vai a<br />
preparare un po' <strong>di</strong> latte caldo - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino a Fra Vincenzo, il<br />
cuciniere. E rivolto agli altri confratelli aggiunse: - Si è svegliato. Adesso<br />
riposa. È meglio non <strong>di</strong>sturbarlo. Tornò da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Si avvicinò al letto. Prese<br />
il polso del confratello: galoppava. Sembrava che il cuore gli volesse uscire dal<br />
petto. - Sei ancora molto agitato - gli <strong>di</strong>sse. - Ho tanta paura - mormorò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>, mentre dagli occhi gli scendevano grosse lacrime. <strong>Padre</strong> Agostino aveva<br />
fama <strong>di</strong> possedere un buon autocontrollo. Sapeva affrontare i problemi con<br />
freddezza. Ma anche lui, in quella occasione, si sentiva in balia <strong>di</strong> forze che gli<br />
incutevano paura. Si sentiva un fuscello in una tempesta minacciosa. Arrivò<br />
Fra Vincenzo con il latte. - Ci ho messo un po' <strong>di</strong> miele delle api del nostro orto<br />
- <strong>di</strong>sse con affetto porgendo a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> la ciotola. - Grazie, Vincè. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
sorseggiò lentamente. - È buono, Vincè. - Sorrise al confratello. La calma era<br />
tornata. Il silenzio della notte sembrava incantato. - Spero <strong>di</strong> riposare -<br />
mormorò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> al suo confessore. Ma non aveva finito la frase che un<br />
improvviso conato <strong>di</strong> vomito gli fece rimettere il latte bevuto. Si alzò <strong>di</strong> scatto<br />
dal letto. Corse nell'angolo della stanza dove c'era il catino. <strong>Padre</strong> Agostino<br />
cercò <strong>di</strong> aiutarlo. Gli teneva una mano sulla fronte e percepiva così la<br />
sofferenza provocata da qui conati <strong>di</strong> vomito, che sconquassavano lo stomaco<br />
<strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con una violenza spaventosa. Non c'era più niente in quel povero<br />
stomaco, ma i conati non cessavano. Lo sforzo gli sbriciolava ogni residua<br />
energia.<br />
Quel supplizio andò avanti per ore. Quando finalmente cessò, era quasi l'alba. -<br />
112
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Domattina non alzarti, riposati - gli raccomandò <strong>Padre</strong> Agostino. - Non voglio<br />
mancare alla preghiera comune in coro - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Tu stai a letto. Te<br />
lo or<strong>di</strong>no per santa obbe<strong>di</strong>enza - intervenne deciso <strong>Padre</strong> Agostino. - Finita la<br />
Messa, verrò a portarti la santa Comunione. Erano le 8 quando <strong>Padre</strong> Agostino,<br />
reggendo la pisside con le ostie consacrate, lasciò l'altare maggiore della<br />
chiesa per portare la Comunione a <strong>Padre</strong>, <strong>Pio</strong>. I giovani sacerdoti studenti e<br />
altri religiosi della comunità, che in quel momento erano liberi, lo attendevano<br />
con i ceri accesi in mano e, formando una piccola processione, lo precedettero<br />
al secondo piano del convento pregando. Giunti <strong>di</strong> fronte alla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
si inginocchiarono nel corridoio, lasciando passare <strong>Padre</strong> Agostino con<br />
l'Eucarestia. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era seduto sul letto, in profondo raccoglimento. Dopo<br />
aver recitato le preghiere <strong>di</strong> rito, ricevette l'ostia consacrata da <strong>Padre</strong> Agostino,<br />
che ritornò in chiesa mentre gli altri si trattennero a pregare davanti alla cella<br />
del confratello ammalato. La porta della cella era rimasta aperta. Pregando,<br />
sentivano che anche <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> pregava con loro. A un certo momento si<br />
accorsero che non seguiva le loro orazioni. Ne recitava altre, per proprio conto.<br />
E allora stettero zitti. - Gesù, perché ieri sera non sei venuto in mio aiuto? -<br />
<strong>di</strong>ceva <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Hai permesso che quei cosacci si scatenassero... Mi sentivo<br />
proprio morire... Temevo mi avessi abbandonato. E anche tu, Madonna mia,<br />
solo mi hai lasciato... Che cosa vi ho fatto? Mi sono comportato male? Senza <strong>di</strong><br />
voi non riuscirò mai a sopravvivere a quei cosacci. Quelli mi vogliono morto. -<br />
Parla con qualcuno - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Anastasio. Avendo confidenza con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>,<br />
si alzo ed entrò nella stanza. Uscì dopo qualche minuto. - È in estasi -<br />
mormorò. - Il suo sguardo è fisso, non si accorge della nostra presenza.<br />
Certamente vede qualcuno. Anche gli altri confratelli, spinti dalla curiosità, si<br />
alzarono ed entrarono nella cella. <strong>Padre</strong> Rogerio si avvicino e abbracciò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>, che non se ne accorse. Arrivò anche <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
È in estasi. Sta parlando con qualcuno - gli <strong>di</strong>ssero. - Calma. State zitti -<br />
rispose <strong>Padre</strong> Agostino. Osservò. Si rese conto che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si trovava ancora<br />
nello strano stato <strong>di</strong> assenza in cui lo aveva visto la sera precedente. - Non<br />
stategli addosso - raccomandò ai confratelli. - <strong>Padre</strong> San Francesco, io sono<br />
venuto qui per obbe<strong>di</strong>re... - riprese a <strong>di</strong>re <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Se mi vuoi fuori del<br />
convento, tornerò a Pietrelcina... Ma chi lo convince il <strong>Padre</strong> provinciale che è<br />
tua volontà che me ne stia a casa? Io sono in un brutto guaio.<br />
- È meglio se non stiamo qui a togliergli l'ossigeno - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino, il<br />
quale non sapeva che cosa inventare per allontanare i confratelli. - Mi fermerò<br />
io ad assisterlo.<br />
Lasciamolo riposare. Riuscì a convincerli ad andarsene. Ma avevano visto e<br />
sentito anche troppo, per non capire che in Fra <strong>Pio</strong> avvenivano fatti al <strong>di</strong> fuori<br />
delle comuni esperienze umane. Quel che era accaduto durante la notte e al<br />
113
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
mattino aveva sconvolto la comunità <strong>di</strong> Venafro. I religiosi erano sconcertati.<br />
Continuavano a parlare fra loro cercando possibili spiegazioni. I giovani<br />
ricordavano altri fatti particolari, legati alla condotta <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, accaduti<br />
durante gli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>. Allora non vi avevano dato molto peso. Adesso quei<br />
fatti assumevano significati precisi. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase a letto tutto il giorno. Le<br />
crisi, o estasi, si ripeterono in continuazione. Al mattino successivo aveva la<br />
febbre alta. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano volle chiamare il dottor Lombar<strong>di</strong>, che<br />
conosceva bene. Il me<strong>di</strong>co arrivò nel pomeriggio. Quasi tutti i frati si trovavano<br />
al secondo piano, accanto alla cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che era ancora in preda alle<br />
visioni. -<br />
Venga, dottor Lombar<strong>di</strong> - gli <strong>di</strong>sse il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano. Il me<strong>di</strong>co entrò nella<br />
cella. Da tempo era amico dei frati e aveva una certa <strong>di</strong>mestichezza con la <strong>vita</strong><br />
conventuale.<br />
Osservò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Vide che aveva lo sguardo fisso, vitreo. Sentì il polso e<br />
auscultò il cuore. Seguì per un po' gli strani colloqui che il religioso<br />
intratteneva fissando un punto preciso nel vuoto. Ma era più attento a<br />
controllare il fisico. Accese un fiammifero e lo avvicinò alle pupille del fraticello,<br />
in modo che la fiamma e il calore provocassero una reazione istintiva<br />
nell'occhio. Invece non accadde niente. La visita si protrasse per una mezz'ora.<br />
Poi <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> tornò in sé e cadde subito in un sonno profondo. - Non saprei<br />
che giu<strong>di</strong>zio esprimere - confessò alla fine il me<strong>di</strong>co parlando con il Guar<strong>di</strong>ano<br />
e con <strong>Padre</strong> Agostino. - Sono fenomeni cui non ho mai assistito prima. Il test<br />
che ho compiuto con il cerino mi indurrebbe a pensare che il <strong>Padre</strong> era in<br />
catalessi. Con questo termine noi inten<strong>di</strong>amo un particolare stato ipnotico,<br />
caratterizzato da insensibilità e rigi<strong>di</strong>tà muscolare. Ma potrebbe trattarsi anche<br />
<strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> coscienza alterata. Forme sconosciute alla scienza me<strong>di</strong>ca, ma<br />
che spesso si verificano in persone particolarmente de<strong>di</strong>te alla <strong>vita</strong> ascetica.<br />
Almeno, così ho letto in certi libri. Non sono un esperto <strong>di</strong> queste cose. - Come<br />
giu<strong>di</strong>ca le sue con<strong>di</strong>zioni? -<br />
Preoccupanti. I suoi polmoni manifestano un indubbio intasamento catarrale.<br />
Lo stato generale della sua salute è precario. C'è in atto un vistoso<br />
deperimento. - Sono <strong>di</strong>versi giorni che non mangia. Non trattiene nello<br />
stomaco neppure l'acqua. - Anche le cause <strong>di</strong> questi persistenti conati <strong>di</strong><br />
vomito mi sfuggono. Potrebbero essere <strong>di</strong> origine nervosa. - Cosa possiamo<br />
fare? - Vedo che sta già prendendo tante me<strong>di</strong>cine.<br />
Non vorrei caricare ancora <strong>di</strong> più il suo fegato. Stiamo a vedere. <strong>Padre</strong><br />
Evangelista accompagnò il dottor Lombar<strong>di</strong> fino alla porta del convento. -<br />
Chiamatemi a qualunque ora se è necessario - <strong>di</strong>sse il me<strong>di</strong>co salutando il<br />
Guar<strong>di</strong>ano. - La ringrazio - rispose <strong>Padre</strong> Evangelista. - Lei è sempre<br />
premuroso con noi. Che il Signore bene<strong>di</strong>ca lei e tutta la sua famiglia. Le<br />
114
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
preoccupanti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimasero inalterate anche nei<br />
giorni successivi. Il dottor Lombar<strong>di</strong> veniva a visitare l'ammalato ogni<br />
pomeriggio. A un certo momento i religiosi vollero consultare un altro me<strong>di</strong>co.<br />
Chiamarono il dottor Giuseppe De Vincenzi, che esercitava a Sesto Campano,<br />
in provincia <strong>di</strong> Isernia, ed era anche lui amico della comunità. Il dottor De<br />
Vincenzi visitò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, assistette ad alcuni <strong>di</strong> quei misteriosi rapimenti cui<br />
andava soggetto.<br />
La sua <strong>di</strong>agnosi fu uguale a quella del collega Lombar<strong>di</strong>. I frati erano sempre<br />
più sconcertati. La presenza <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in quello stato con<strong>di</strong>zionava tutta la<br />
<strong>vita</strong> comunitaria. Di giorno quasi nessuno stu<strong>di</strong>ava. Di notte erano spesso<br />
costretti ad alzarsi a causa <strong>di</strong> quei rumori improvvisi e assordanti che<br />
provocavano scompiglio e paura. Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano inviò una lettera al<br />
Superiore provinciale in cui gli comunicava che bisognava provvedere e<br />
rimandare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> a Pietrelcina. Ma <strong>Padre</strong> Benedetto rispose consigliando <strong>di</strong><br />
pazientare. "<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è finalmente rientrato in convento" scrisse. "Dobbiamo<br />
tenerlo a tutti i costi. È un religioso e deve vivere nel chiostro secondo le<br />
nostre regole." - Non sono d'accordo - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Evangelista commentando<br />
la lettera con <strong>Padre</strong> Agostino. - Questo sta male sul serio. È ormai un mese che<br />
è a letto. Io scrivo al <strong>Padre</strong> generale. - Non lo devi fare - rispose <strong>Padre</strong><br />
Agostino. - Sarebbe un affronto per il Provinciale. Si arrabbierebbe. - Non me<br />
ne importa niente. Non voglio avere sulla coscienza la <strong>vita</strong> <strong>di</strong> un confratello. -<br />
Vai piuttosto a Foggia per parlare con lui e spiegagli meglio la situazione. -<br />
Buona idea.<br />
Domani andrò a Foggia. <strong>Padre</strong> Evangelista rientrò a Venafro due giorni dopo,<br />
accompagnato da <strong>Padre</strong> Antonio, vice Superiore provinciale. - <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
è molto occupato in questi giorni - <strong>di</strong>sse ai suoi frati riuniti in refettorio per la<br />
cena. -<br />
Non è potuto venire <strong>di</strong> persona per rendersi conto delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute del<br />
nostro <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Gli ho fatto una relazione dettagliata <strong>di</strong> quanto tutti noi<br />
abbiamo visto. È rimasto molto impressionato. Ha mandato <strong>Padre</strong> Antonio a<br />
prendere visione <strong>di</strong>retta della situazione. <strong>Padre</strong> Antonio si fermerà qualche<br />
giorno e poi <strong>di</strong>scuteremo insieme <strong>di</strong> questa vicenda. - Rivolto a <strong>Padre</strong> Antonio<br />
aggiunse: - Benvenuto fra noi e buona permanenza. <strong>Padre</strong> Antonio, un<br />
religioso cinquantenne, laureato in <strong>di</strong>ritto canonico, aveva fama <strong>di</strong> essere un<br />
uomo freddo ma equilibrato. Si fermò due giorni a Venafro e li trascorse quasi<br />
interamente nella cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, parlando con lui. Assistette anche a<br />
<strong>di</strong>verse crisi, o estasi, senza che dalla sua bocca uscisse mai una parola <strong>di</strong><br />
commento. Al termine dei due giorni, volle tenere una riunione con tutta la<br />
comunità.<br />
115
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Fu una riunione piuttosto burrascosa. <strong>Padre</strong> Antonio evidentemente aveva<br />
ricevuto dal Provinciale l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> non cedere riguardo al rientro <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> a<br />
Pietrelcina. - Ho visto, ho osservato, mi sembra <strong>di</strong> essermi fatto una chiara<br />
opinione dei fatti - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Antonio. - Secondo me, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha bisogno <strong>di</strong><br />
cure me<strong>di</strong>che, ma non vedo per quale ragione si dovrebbe mandarlo a casa per<br />
curarsi. - Per la semplice ragione che solo quando si trova a casa riesce a stare<br />
bene - rispose <strong>Padre</strong> Evangelista. - Se questo fosse vero - ribatté subito <strong>Padre</strong><br />
Antonio - dovrei ritenere che la malattia <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è più immaginaria che<br />
reale. Non esiste una malattia oggettiva che si possa curare in un luogo<br />
piuttosto che in un altro. - La malattia <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - azzardò <strong>Padre</strong> Agostino -<br />
potrebbe avere un'origine spirituale. <strong>Padre</strong> Antonio sorrise. - Ho l'impressione<br />
che vi siate lasciati prendere la mano - replicò. - Probabilmente siamo <strong>di</strong> fronte<br />
a manifestazioni <strong>di</strong> isterismo, <strong>di</strong> allucinazione, <strong>di</strong> alterazione <strong>di</strong> coscienza.<br />
Accadono. E non attribuirei loro significati spirituali. - Non mi sembra che il tuo<br />
giu<strong>di</strong>zio sia obiettivo - ribatté <strong>Padre</strong> Agostino. - Noi siamo stati tutti testimoni<br />
<strong>di</strong>retti dei fatti che, in parte, anche tu hai visto ma che giu<strong>di</strong>chi in maniera<br />
<strong>di</strong>versa. È un mese ormai che questi fatti si ripetono davanti ai nostri occhi.<br />
Non vogliamo, per carità, attribuire loro significati esagerati, ma neppure si<br />
possono ridurre a semplici manifestazioni <strong>di</strong> tipo isterico, come sostieni tu.<br />
Abbiamo anche chiamato i me<strong>di</strong>ci.<br />
Non ci sono dubbi che ci troviamo <strong>di</strong> fronte a fenomeni assolutamente fuori del<br />
normale e inspiegabili dal punto <strong>di</strong> vista me<strong>di</strong>co. - Non lo metto in dubbio, ma,<br />
ripeto, mi sembra che esageriate l'interpretazione. Voi avete subito pensato a<br />
fenomeni spirituali, magari mistici. Io sono più prudente. Penso che Dio abbia<br />
altro da fare che venire qui a conversare con un giovane sacerdote con<br />
problemi <strong>di</strong> salute. - Ci sono particolari che non si possono spiegare se non<br />
ricorrendo al soprannaturale - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. - Quali? - Ti porto alcuni<br />
esempi accaduti a me. Un giorno, durante una <strong>di</strong> quelle manifestazioni<br />
inspiegabili, mi ero spaventato ed ero stato costretto a lasciare la cella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. Sono andato in coro a pregare. Credevo che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> dovesse morire da<br />
un giorno all'altro e pensavo al suo elogio funebre. Poi sono ritornato nella sua<br />
cella e lui, finita la crisi, mi ha detto ridendo: "Lei si è spaventato, eh! Poi è<br />
andato in coro a pregare, e ha fatto bene. Pensava pure al mio elogio funebre,<br />
ma c'è tempo, c'è tempo per quello, se lo ricor<strong>di</strong>". Chi gli aveva detto che io<br />
avevo pensato al suo elogio funebre? Come aveva fatto a conoscere i miei<br />
pensieri? - E poi è accaduto anche un altro fatto. Alla mattina vado sempre a<br />
salutare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> prima <strong>di</strong> scendere in chiesa per la Messa. Un giorno mi ha<br />
chiesto <strong>di</strong> fare per lui uno speciale ricordo nella Messa. Scendendo le scale <strong>di</strong>ssi<br />
mentalmente fra me che la Messa, quella mattina, l'avrei de<strong>di</strong>cata a lui.<br />
Durante la celebrazione, però, giunto al punto del memento, mi scordai <strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Quando tornai nella sua cella mi domandò: "Si è ricordato <strong>di</strong> me<br />
116
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
durante la Messa?". "No" confessai can<strong>di</strong>damente "me ne sono <strong>di</strong>menticato." E<br />
lui: "Fortunatamente mentre scendeva le scale ha fatto quell'intenzione<br />
generale a mio favore. È ser<strong>vita</strong> quella. Gliene sono grato". E chi gliel'aveva<br />
detto? -<br />
Sono fatti che accadono - <strong>di</strong>sse con sufficienza <strong>Padre</strong> Antonio. - Non li trovo<br />
affatto straor<strong>di</strong>nari. Lei sa che in Francia va <strong>di</strong> moda una scienza che chiamano<br />
metapsichica?<br />
Vanta ricercatori <strong>di</strong> grido come il premio Nobel Richet, l'astronomo Flammarion<br />
e perfino il grande filosofo Henry Bergson. Questa scienza stu<strong>di</strong>a tutti i<br />
fenomeni che non trovano spiegazioni razionali. Ho letto dei libri in proposito.<br />
Quegli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>rebbero che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, avendo una particolare sensibilità, è<br />
riuscito a pescare nel suo cervello. Attraverso una forma <strong>di</strong> telepatia, ha letto<br />
ciò che lei aveva pensato. - A queste cose io non ci credo - rispose <strong>Padre</strong><br />
Agostino. - Comunque, pochi giorni fa doveva venire una signora a consegnare<br />
una speciale veste bianca che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> indossa quando gli portiamo la<br />
Comunione in cella. Doveva essere qui alle 8. Il portinaio si lamentava perché<br />
non aveva ancora sentito suonare il campanello, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gli ha detto: "Stai<br />
tranquillo, oggi arriverà con un’ora <strong>di</strong> ritardo". E dopo circa un'ora ha<br />
confermato: "Sta arrivando, adesso suona il campanello" e in quel momento si<br />
è sentito squillare il campanello. Il portinaio è sceso e ha trovato la donna con<br />
la veste che aspettava. Come ha potuto <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sapere che sarebbe arrivata<br />
con un'ora precisa <strong>di</strong> ritardo? Nella testa <strong>di</strong> chi lo avrebbe letto? - Tutto si<br />
spiega - ripeté ancora <strong>Padre</strong> Antonio. - Non è necessario scomodare il <strong>Padre</strong><br />
Eterno. - Sono trenta giorni che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è qui, e da trenta giorni non mangia<br />
- <strong>di</strong>sse ancora <strong>Padre</strong> Agostino. - Vive cibandosi soltanto dell'Eucarestia e<br />
bevendo un po' d'acqua. Anche questo io non lo trovo normale. - Va bene, va<br />
bene - tagliò corto <strong>Padre</strong> Antonio, quasi seccato. - Non intendo contestare ciò<br />
che voi avete osservato e constatato. E non voglio mettere in dubbio la serietà<br />
spirituale <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Io sono qui soltanto per osservare e poi riferire al <strong>Padre</strong><br />
provinciale. Spetterà a lui prendere le decisioni che crede. Dopo<strong>di</strong>ché salutò i<br />
confratelli e ritornò a Foggia. Passarono ancora alcuni giorni. Poiché da Foggia<br />
non arrivava alcuna risposta, <strong>Padre</strong> Evangelista scrisse una lettera espresso<br />
<strong>di</strong>rettamente al <strong>Padre</strong> generale a Roma, esponendogli i fatti relativi a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
con drammaticità e commozione. Il <strong>Padre</strong> generale rispose concedendo il<br />
permesso <strong>di</strong> riportare il giovane sacerdote a casa sua. Il 7 <strong>di</strong>cembre <strong>Padre</strong><br />
Agostino partì da Venafro con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Giunsero a Pietrelcina in serata. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> si sentiva già bene. Il mattino dopo, festa dell'Immacolata Concezione,<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> celebrò la Messa solenne, cantata. Cerimonia lunga, pesante, che<br />
richiedeva molte energie. Ma lui l'affrontò con entusiasmo, senza la minima<br />
<strong>di</strong>fficoltà. <strong>Padre</strong> Agostino si fermò<br />
117
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
quattro giorni a Pietrelcina e poté constatare che il suo allievo, a casa, stava<br />
benissimo.<br />
Sembrava che non avesse mai sofferto le crisi <strong>di</strong> qualche giorno prima.<br />
Continuavano però anche a Pietrelcina le visioni e le estasi.<br />
21<br />
Mamma Peppa aveva sistemato il figlio nella Torretta. Era <strong>di</strong>ventata ormai la<br />
sua camera fissa: un povero letto, una se<strong>di</strong>a, un tavolino per scrivere e<br />
leggere.<br />
Abbarbicata alla roccia, con una finestrella che dava sulla valle, la Torretta era<br />
situata talmente in alto che per entrarvi bisognava salire una ripida scaletta:<br />
sembrava un nido d'aquila. Dentro quel nido <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> restava ore e ore in<br />
preghiera, giorno e notte. -<br />
Hai sentito? - domandò Angelamaria al marito Nicola, due giovani coniugi che<br />
abitavano <strong>di</strong> fronte alla Torretta. - Cominciano i soliti rumori. - Sono più forti. -<br />
Si sentono anche dei gemiti. - Stettero in silenzio, trattenendo il fiato. Dalla<br />
loro camera, <strong>di</strong> fronte alla Torretta, si percepiva facilmente ciò che avveniva in<br />
quella stanza. Da tempo u<strong>di</strong>vano rumori strani. Negli ultimi giorni erano<br />
<strong>di</strong>ventati fasti<strong>di</strong>osi. Voci, grida strozzate, lamenti, scoppi, botte sui muri. -<br />
Dicono che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong> notte venga battuto da Satana. - E strano quel<br />
monaco. A me fa paura. - La moglie <strong>di</strong> Scocca mi ha detto che mamma Peppa<br />
al mattino trova la camera tutta sottosopra. - Dovrebbero chiamare il prete a<br />
dare una bella bene<strong>di</strong>zione. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è un prete. - Può darsi che non possa<br />
bene<strong>di</strong>re se stesso. Cercarono <strong>di</strong> riprendere il sonno. Dopo un po' i rumori<br />
<strong>di</strong>vennero più forti. Poi ci fu uno scoppio violentissimo, seguito da lampi. Come<br />
un temporale. E grida <strong>di</strong>sumane. - Ho paura - mormorò Angelamaria. Nella<br />
stanza accanto il figlioletto cominciò a piangere e svegliò anche le due sorelle.<br />
- Mamma, ho paura - <strong>di</strong>ceva il bambino. Di nuovo si ripeterono i rumori<br />
violentissimi. - Questo è un terremoto! - esclamò Nicola balzando fuori dal<br />
letto. Si vesti e prese il figlio spaventato in braccio. - Buono, buono, non è<br />
niente. Angelamaria cercava <strong>di</strong> calmare le figlie. Una vampata <strong>di</strong> luce intensa<br />
illuminò la notte, entrando come una lama nella camera. - Usciamo - <strong>di</strong>sse<br />
Nicola cercando <strong>di</strong> trovare la porta. Quel lampo lo aveva accecato. Sulla strada<br />
trovarono anche i componenti <strong>di</strong> altre tre famiglie che vivevano lì vicino. Tutti<br />
avevano u<strong>di</strong>to quei rumori ed erano spaventati. - Sembrava un incen<strong>di</strong>o - <strong>di</strong>sse<br />
Giovanni Iadanza, che con la sua famiglia era stato il primo a uscire in strada.<br />
- Dove? - Nella Torretta dei Forgione. - Ma non si vede più niente. - È stato un<br />
attimo. - Tutte le notti succede qualcosa <strong>di</strong> strano in quella stanza. Non si<br />
riesce più a dormire. Tutto era tornato calmo. Miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> stelle scintillavano nel<br />
118
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
cielo. Il giorno dopo mamma Peppa andò a trovare il parroco. - Sono<br />
preoccupata per mio figlio. -<br />
Che c'è <strong>di</strong> nuovo? - I rumori notturni, che tempo fa le ho detto <strong>di</strong> sentire nella<br />
camera <strong>di</strong> mio figlio, vanno sempre aumentando. La notte scorsa sono stati<br />
fortissimi. Ci sono stati anche tuoni, lampi, fiammate. Ho sentito che i vicini si<br />
sono spaventati e sono usciti <strong>di</strong> casa con i bambini. - È un bel guaio. - Ma che<br />
cosa succede a mio figlio? -<br />
Potessi saperlo. - Al mattino la sua camera è un macello, a volte la camicia è<br />
macchiata <strong>di</strong> sangue. Questa mattina era ad<strong>di</strong>rittura inzuppata. - Sarà dovuto<br />
alla sua malattia polmonare. Sbocchi <strong>di</strong> sangue. - No. Le macchie si trovano sul<br />
retro della camicia, sulla schiena. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si flagella per penitenza e avrà<br />
esagerato. - O qualcuno lo ha picchiato <strong>di</strong> brutto. -Chi? - Lo sapessi. Lui <strong>di</strong>ce<br />
che Satana gli sta facendo una guerra tremenda. - Satana, Satana, non ci<br />
capisco proprio niente. - Non mi siete <strong>di</strong> conforto. - No, non ci capisco proprio<br />
niente - ripeté Don Salvatore. - E mi preoccupo per le famiglie che abitano lì<br />
vicino. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si rendeva conto <strong>di</strong> essere al centro della curiosità dei vicini.<br />
Sapeva che correvano voci strane sul suo conto, ma non poteva farci niente.<br />
Era vittima <strong>di</strong> una situazione che non riusciva a dominare. Per sottrarsi alla<br />
curiosità e per non <strong>di</strong>sturbare i vicini, decise <strong>di</strong> fermarsi nella capanna <strong>di</strong> Piana<br />
Romana anche <strong>di</strong> notte. I fenomeni inspiegabili lo seguirono. Infestarono anche<br />
quel luogo. I pastorelli che conducevano al pascolo le pecore da quelle parti, e<br />
che <strong>di</strong> tanto in tanto andavano a trovare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, non si fecero più vivi con<br />
lui. Stavano alla larga dalla sua capanna. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha il <strong>di</strong>avolo - <strong>di</strong>cevano.<br />
Don Salvatore voleva capire. Il fraticello, filiforme e con il torace scavato, negli<br />
ultimi tempi era <strong>di</strong>magrito ancor <strong>di</strong> più. Aveva gli occhi spiritati, febbricitanti, i<br />
capelli arruffati, gli zigomi sporgenti. La sua tosse cronica era <strong>di</strong>ventata<br />
cavernosa. Da quando si fermava a Piana Romana anche <strong>di</strong> notte, <strong>di</strong>ceva la<br />
Messa in una cappella della zona e si faceva vedere poco in paese. Don<br />
Salvatore andò a trovarlo. Arrivò a Piana Romana in un pomeriggio afoso. -<br />
Che ti succede, figliolo? - domandò a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Zi' Tore, non ce la faccio più<br />
- rispose il fraticello. Stava seduto su un sasso, all'ombra delle frasche che<br />
costituivano il tetto della capanna. Il suo volto era pallido, cadaverico. La<br />
giornata era calda, ma sotto quelle frasche spirava una confortevole brezza. -<br />
Si sta bene qui - <strong>di</strong>sse Don Salvatore, affaticato per la camminata. - Un<br />
para<strong>di</strong>so, se si potesse riposare. - Ti vedo con la faccia tirata. - Non dormo<br />
mai. - Perché? - Satana non mi dà tregua, giorno e notte. Mi tormenta con la<br />
più brutte tentazioni che si possono immaginare, e poiché io resisto e prego, si<br />
scatena e mi picchia senza pietà. Don Salvatore lo guardò per alcuni attimi. Poi<br />
<strong>di</strong>sse con tono paterno: - Senti figliolo, bisogna che noi facciamo una bella<br />
chiacchierata. Ma chiara, chiara. Già altre volte mi hai parlato <strong>di</strong> queste lotte<br />
<strong>di</strong>aboliche. Ogni volta mi fai venire i brivi<strong>di</strong>. Io sono un prete anziano ormai.<br />
119
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Conosco il mondo e credo <strong>di</strong> avere una certa esperienza anche <strong>di</strong> cose<br />
spirituali. Quello che tu mi racconti mi spaventa. E mi lascia anche perplesso.<br />
Non riesco a dare un senso ai tuoi racconti e nemmeno un significato preciso,<br />
una fine. Allora mi devi spiegare bene.<br />
Che cosa inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re quando mi racconti che Satana ti picchia? - Intendo<br />
proprio <strong>di</strong>re che mi dà le botte - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Ma tante - aggiunse. - Lui<br />
e i suoi sgherri mi percuotono con bastoni e oggetti <strong>di</strong> ferro. Mi scaraventano<br />
per terra. Mi tirano addosso le cose che ho nella capanna. Mi buttano fuori dal<br />
letto e mi trascinano per terra. Più <strong>di</strong> una volta sono giunti a togliermi perfino<br />
la camicia e a percuotermi in questo stato. - Com'è possibile che avvengano<br />
fatti del genere? Satana è uno spirito - osservò Don Salvatore meravigliato. -<br />
Non saprei spiegare - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scuotendo la testa sconsolato. - So che<br />
avvengono. Spesso Satana non è solo, ma accompagnato da altri spiritacci.<br />
Cinque, <strong>di</strong>eci, venti, e tutti si avventano contro <strong>di</strong> me.<br />
- Li ve<strong>di</strong>? - A volte assumono sembianze umane. - Per esempio? - Mi appaiono<br />
in forma <strong>di</strong> donne nude, fanciulle leggiadre che ballano in modo lascivo,<br />
<strong>di</strong>cendo parolacce, cercando in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> tentare la mia purezza. E poiché<br />
io resisto, scacciando quelle immagini dalla mia mente, gli spiritacci si<br />
trasformano in mostri orribili e mi spaventano, mi picchiano con ferri<br />
acuminati, tentano <strong>di</strong> uccidermi, <strong>di</strong> soffocarmi. Sotto i loro colpi mi sento<br />
mancare il respiro il cuore non batte più. E poi <strong>di</strong> nuovo tornano a essere<br />
fanciulle bellissime, provocanti. E un'altalena che va avanti anche tutta la<br />
notte. - Hai provato a invocare la Madonna? - Lo faccio sempre, e loro hanno il<br />
terrore <strong>di</strong> quel nome, lo so. Ma il Signore permette che Satana continui a<br />
tormentarmi ugualmente. Quel maledetto si presenta anche sotto le forme <strong>di</strong><br />
certi Santi: Sant'Antonio, San Francesco, San Giuseppe. Sono caduto nel suo<br />
tranello, e mi aggrappavo a quei Santi per cercare protezione, e lui scoppiava<br />
in una risata, tornando a essere un mostro e riprendendo a percuotermi. Tutte<br />
le mie notti trascorrono in questo modo, e mi sembra <strong>di</strong> impazzire. - Gesù non<br />
si fa più vedere? - I miei amici celesti tornano verso il mattino e mi consolano.<br />
Se non arrivassero loro, sarei già morto.<br />
L'altra sera ero sfinito e mi sono messo a letto intorno alle 10. Non ho fatto in<br />
tempo neanche a prendere sonno. Sono arrivati quei cosacci e mi hanno<br />
picchiato fino alle 5 del mattino. Quando se ne sono andati via, un freddo<br />
gelido si è impossessato della mia persona. Tremavo da capo a pie<strong>di</strong>. Sono<br />
rimasto in quello stato per un paio d'ore e poi ho perso molto sangue dalla<br />
bocca. - Perché Dio permette questo? - Non lo so. So solamente che Lui non<br />
opera senza fini precisi, utili a noi. Le tentazioni mi fanno impazzire. Non per la<br />
continuità, ma per la loro bruttezza e per il grande timore <strong>di</strong> offendere Dio da<br />
120
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
un momento all'altro, poiché ci sono dei momenti che mi trovo proprio sull'orlo<br />
del precipizio, per cadere. Il Demonio mi vuole per sé a ogni costo.<br />
Per tutto quello che mi succede, a volte penso <strong>di</strong> essere un ossesso. - E<br />
terribile quello che mi <strong>di</strong>ci, figliolo. - In queste sofferenze trovavo un po' <strong>di</strong><br />
consolazione a scrivere e a confidarmi con il mio <strong>di</strong>rettore spirituale, <strong>Padre</strong><br />
Agostino. Ma il Demonio non vuole.<br />
Quando mi metto a scrivere, Satana mi fa venire dei dolori <strong>di</strong> testa che mi<br />
accecano, oppure mi paralizza il braccio. Mi strappa le lettere che arrivano dal<br />
mio <strong>di</strong>rettore spirituale. O le scarabocchia rendendole illeggibili. - Vedo che la<br />
situazione è peggiorata - <strong>di</strong>sse Don Salvatore dopo aver riflettuto per alcuni<br />
secon<strong>di</strong>. - Ma credo che restare qui, da solo, giorno e notte, non ti faccia bene.<br />
- A casa i rumori provocati da Satana <strong>di</strong>sturbano i vicini. Mi sono accorto che<br />
certe notti si sono alzati e sono rimasti a lungo in mezzo alla strada. Chissà che<br />
cosa pensano <strong>di</strong> me. Sono venuto qui per non spaventarli. - Devi tornare -<br />
<strong>di</strong>sse con decisione il parroco. - E devi venire spesso a trovarmi per parlare con<br />
me, sfogarti. E quando ricevi lettere dal tuo <strong>di</strong>rettore spirituale, non aprirle.<br />
Vieni da me e le apriremo insieme. Vedrai che in mia presenza non succederà<br />
niente. Don Salvatore riprese la via del ritorno con nuovi pensieri e nuove<br />
preoccupazioni. Le vicende legate a quel suo caro figliolo <strong>di</strong>ventavano sempre<br />
più complicate. Il tempo si era messo al brutto. <strong>Pio</strong>veva spesso, e la capanna<br />
<strong>di</strong> Piana Romana era intrisa <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> decise <strong>di</strong> dare ascolto ai<br />
consigli <strong>di</strong> Don Salvatore e tornò a casa. In serata andò a salutare il parroco e<br />
lo informò che aveva deciso <strong>di</strong> fermarsi in paese. - Sono proprio contento che<br />
tu sia tornato - gli <strong>di</strong>sse Don Salvatore e aggiunse: - An<strong>di</strong>amo a fare quattro<br />
passi. Scesero verso la periferia dell'abitato, seguendo l'itinerario che Don<br />
Salvatore era solito percorrere per le sue consuete passeggiate serali. - Quel<br />
che mi hai confidato l'altro giorno sulle vessazioni <strong>di</strong> Satana mi ha molto<br />
impressionato - <strong>di</strong>sse a un certo momento il parroco. - La realtà è molto più<br />
brutta <strong>di</strong> come le mie parole possano descriverla - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Sono andato a rileggere i testi <strong>di</strong> teologia che riguardano queste vicende -<br />
continuò Don Salvatore. - Volevo capire se c'è una spiegazione a queste<br />
violenze <strong>di</strong> Satana <strong>di</strong> cui mi hai parlato. - Che cosa ha trovato? - Poco. Mi sono<br />
accorto che in realtà i testi teologici trascurano questo argomento. Vengono<br />
affermate le verità fondamentali: che i demoni sono stati creati buoni da Dio e<br />
sono <strong>di</strong>ventati cattivi per loro colpa; che la loro pena è eterna; che la loro<br />
natura è spirituale e sono quin<strong>di</strong> puri spiriti; che hanno un carattere personale,<br />
sono cioè padroni delle loro azioni; che tentano l'uomo per spingerlo a ribellarsi<br />
contro Dio con il peccato. Per quanto riguarda la loro attività pratica, concreta,<br />
nessuna in<strong>di</strong>cazione. Sulle vessazioni, l'influsso che il Demonio può esercitare<br />
sugli uomini, non ho trovato niente <strong>di</strong> preciso: è tutto molto vago. - Non sente,<br />
121
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Zi' Tore? - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si era fermato in mezzo alla strada, si guardava intorno e<br />
tendeva l'orecchio come per percepire meglio qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>stinto che doveva<br />
essere comunque qualcosa <strong>di</strong> meraviglioso, dal momento che il suo viso si era<br />
illuminato <strong>di</strong> gioia. - Che c'è? - domandò il parroco. - Io non sento niente. -<br />
Odo un coro <strong>di</strong> voci che cantano inni al Signore, e sento dei monaci che<br />
pregano. Qui sorgerà un giorno una chiesa e un grande convento <strong>di</strong> frati<br />
Cappuccini. Don Salvatore sorrise un po' ironicamente. - Speriamo, sarebbe<br />
una bella cosa - <strong>di</strong>sse con voce stanca pensando: "Siamo a posto, adesso<br />
vede anche il futuro - Diceva quin<strong>di</strong> che non ha trovato niente nei testi<br />
teologici sulle vessazioni - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> riprendendo a camminare. -<br />
Purtroppo. - Eppure nel Vangelo Gesù parla molto dell'attività concreta <strong>di</strong><br />
Satana: lo scaccia dal corpo degli invasati, fa capire che certe malattie sono<br />
provocate da lui. E quando manda i suoi apostoli in giro per il mondo, dà loro<br />
tre precisi incarichi: "Pre<strong>di</strong>cate la Buona Novella, guarite gli ammalati e<br />
scacciate i demoni - Lo so bene. Ma la teologia, soprattutto quella moderna,<br />
non dà più molto spazio a questi temi. Si sostiene che molti <strong>di</strong>sturbi mentali e<br />
fisici, un tempo attribuiti a Satana, sono frutto <strong>di</strong> malattie psichiche e che per<br />
curarli è necessario ricorrete al me<strong>di</strong>co. - Penso anch'io che non tutte le<br />
malattie debbano essere attribuite a Satana, ma sono convinto che la sua<br />
azione sul mondo e sugli uomini è tremenda e vastissima.<br />
- Non è che stai esagerando? E che anche i tuoi problemi potrebbero essere<br />
risolti ricorrendo a un me<strong>di</strong>co specializzato? - No. - Chi te lo <strong>di</strong>ce? - Gesù. Me<br />
lo ha detto Gesù. - Come fai a esserne sicuro? Me lo ha detto lui. Don<br />
Salvatore si bloccò.<br />
Quando u<strong>di</strong>va <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> parlare in quel modo provava una profonda irritazione.<br />
Non tanto contro il giovane frate, ma contro se stesso. Sentiva <strong>di</strong> non credere<br />
a quello che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong>ceva, ma nello stesso tempo non aveva argomenti per<br />
confutarlo. E allora troncava la conversazione. Per non far capire l'imbarazzo in<br />
cui si trovava, cambiava argomento. - Guarda che tramonto fantastico - <strong>di</strong>sse<br />
anche quella sera proprio per chiudere la conversazione. - Rosso <strong>di</strong> sera bel<br />
tempo si spera - aggiunse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. –<br />
Speriamo che il proverbio abbia un fondo <strong>di</strong> verità. Continua a piovere, e la<br />
campagna invece avrebbe bisogno <strong>di</strong> sole. Tornarono lentamente verso la<br />
canonica.<br />
22<br />
La <strong>vita</strong> <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> a Pietrelcina scorreva uguale e grigia in un'apparente<br />
monotonia.<br />
122
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Tutti i giorni le stesse povere e modeste azioni, che sembravano non<br />
interessare nessuno. In realtà egli conduceva una esistenza intensissima per la<br />
carica spirituale con cui partecipava al respiro del mondo. Non c'era un attimo<br />
della sua giornata che non fosse vissuto con estremo impegno. Durante i mesi<br />
fred<strong>di</strong> la sua malattia al petto si acutizzava, e <strong>di</strong> notte tossiva in continuazione.<br />
- Quando dorme? - si domandavano i vicini <strong>di</strong> casa e avevano compassione <strong>di</strong><br />
lui. Dormiva, infatti, pochissimo. Quando non era tormentato da Satana,<br />
trascorreva la maggior parte del tempo in preghiera. Stava inginocchiato sul<br />
pavimento, ai pie<strong>di</strong> del letto. Nei mesi tiepi<strong>di</strong> della primavera amava sedersi<br />
accanto alla finestrella aperta della Torretta e pregava guardando il cielo.<br />
Pregava e ascoltava. "Signore, voglio essere soltanto un povero frate che<br />
prega."<br />
Ascoltava i rumori della notte, ascoltava il mondo, la <strong>vita</strong>. "Signore, io sono un<br />
puntino invisibile nell'universo, ma tu, Dio infinito, mi ami, e io <strong>di</strong>vento più<br />
importante della luna, delle stelle. Intorno a me ci sono tanti puntini invisibili,<br />
piccoli esseri umani come me, che Tu ami, e il tuo amore li trasforma nel<br />
tesoro più prezioso <strong>di</strong> tutto ciò che Tu hai creato." Si concentrava e restava con<br />
il corpo immobile e teso, per assaporare in pieno il significato delle sue<br />
riflessioni. Non si considerava un monaco che aveva lasciato il mondo per<br />
allontanarsi dalla <strong>vita</strong> degli uomini. Aveva scelto la <strong>vita</strong> religiosa per<br />
immergersi nel mondo. Era un innamorato del mondo, della gente. Un<br />
innamorato pazzo, e affrontava sofferenze, <strong>di</strong>sagi, lotte, privazioni per quelli<br />
che amava. "Signore voglio morire <strong>di</strong> sofferenza, come tu sei morto sulla<br />
croce."<br />
Immaginava la <strong>vita</strong> degli esseri umani nelle sue infinite manifestazioni. Le più<br />
esaltanti e le più drammatiche; le più belle e le più umilianti. "Signore, tutto è<br />
polvere ciò che non è nel tuo amore." Si identificava con la gente, cercava <strong>di</strong><br />
immergersi nei loro problemi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare parte <strong>di</strong> quella povera umanità<br />
frastornata, sofferente, <strong>di</strong>laniata da paurosi vuoti interiori, confusa da illusioni,<br />
da chimere. "Per questa gente, così com’è nella sua nuda realtà non idealizzata<br />
dalla fantasia, Gesù è morto in croce" <strong>di</strong>ceva fra sé. "Ed è morto per amore. Un<br />
amore totale. Signore" pregava con trasporto "io voglio amare, amare senza<br />
limiti, come hai amato tu." Ogni notte ricordava i volti delle persone che aveva<br />
incontrato durante la giornata. Li rivedeva e li pensava.<br />
Persone con cui si era imbattuto per strada, viste nei campi, salutate in paese.<br />
Sapeva che ciascuna <strong>di</strong> loro aveva dentro problemi, drammi, sofferenze,<br />
umiliazioni, passioni, sentimenti, paure. - Per ognuno, Gesù, voglio morire,<br />
come hai fatto tu - pregava. - Ma anche per tutti quelli che non ho visto, che<br />
non conosco, che non incontrerò mai, ma che amo. Si commuoveva fino alle<br />
lacrime pensando soprattutto ai giovani, agli innamorati, agli sposi, ai bambini,<br />
123
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
ai vecchi. In queste particolari categorie vedeva rappresentata la <strong>vita</strong>, quella<br />
<strong>vita</strong> che veniva da Dio ed era espressione <strong>di</strong> un amore senza confini. Quando in<br />
paese si celebravano matrimoni, pur restando nella sua solitu<strong>di</strong>ne, li seguiva<br />
con vivissima partecipazione. La notte stava alla finestrella della Torretta per<br />
ascoltare i canti, i balli, la festa <strong>di</strong> nozze. Ricordava le critiche che certi<br />
sacerdoti e suoi confratelli religiosi muovevano a quelle feste. A lui piacevano e<br />
ne intuiva il senso atavico, legato alla gran<strong>di</strong>ssima importanza dell'evento.<br />
Secondo un'antica tra<strong>di</strong>zione pietrelcinese, a mezzanotte cessavano i balli, e gli<br />
sposi si ritiravano nella loro casa. Allora il cantore del paese, quello con la voce<br />
più bella, faceva la serenata. Accompagnato dal calascione, intonava un'antica<br />
nenia: Mari, voglio cantà puri pe te chesta canzone, scritta con sentimento e<br />
passione, pecché te voglio bene, come tu me vu bene, Mari. E sempre,<br />
ascoltando quei poveri versi, gridati con dolcezza un po' rozza alle stelle, lui<br />
piangeva. Sapeva che gli sposi, affacciati alla finestra della loro camera, erano<br />
tanto felici nel sentire la serenata <strong>di</strong> rito, e poi, in segno <strong>di</strong> riconoscenza, con<br />
una corda calavano un canestro <strong>di</strong> confetti e dolci.<br />
Ricordava quando suo padre Grazio, che era stato un cantore <strong>di</strong> serenate, gli<br />
portava a casa i confetti. - È la <strong>vita</strong>, Signore - pregava. - La <strong>vita</strong> che Tu conosci<br />
bene. La <strong>vita</strong> che Tu hai fatto. Questi ragazzi sono figli tuoi, aiutali, amali.<br />
Aiutami ad amarli. A Carnevale il paese si lasciava prendere da una folle<br />
allegria. La gente era come impazzita. Canti, balli, maschere, spettacoli in<br />
piazza che al sabato duravano anche tutta la notte. Alle 23 del martedì grasso<br />
la campana dava il segnale per avvertire la gente che mancava un'ora alla<br />
Quaresima. Chi aveva in casa carni o cibi con<strong>di</strong>ti con il grasso <strong>di</strong> qualche<br />
animale doveva affrettarsi a mangiarli perché a mezzanotte scattava la stretta<br />
astinenza. E la gente si buttava sugli avanzi dei pranzi <strong>di</strong> quei giorni,<br />
consumava tutto, beveva vino. Erano giorni <strong>di</strong> pazzia, <strong>di</strong> sfrenatezza. Anche in<br />
quei giorni <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era là, <strong>di</strong>etro la finestrella, ad ascoltare, a pregare.<br />
Soffriva perché sapeva che il mondo perdeva la misura, e invece <strong>di</strong> stare<br />
seduto sulla se<strong>di</strong>a con lo sguardo verso il cielo, stava inginocchiato sul<br />
pavimento con la testa china. Pregava con maggior amore, con infinita pietà.<br />
"Signore, non guardare. Punisci me. Tu sei morto in croce per questi tuoi<br />
fratelli. Adesso tocca a me andare sulla croce per loro.<br />
Non sarò mai lontano da loro. Io sono uno <strong>di</strong> loro, e sarò sempre con loro. Ti<br />
chiedo <strong>di</strong> lasciarmi qui a soffrire in questo mondo, finché riuscirò a salvarli<br />
tutti." La primavera quell'anno fu particolarmente umida. Giornate splen<strong>di</strong>de,<br />
ma quasi ogni giorno arrivava qualche temporale improvviso che lasciava<br />
cadere sulla campagna copiosi scrosci <strong>di</strong> pioggia. Quell'acqua, seguita dal sole<br />
caldo, era una sferzata <strong>di</strong> energia per i campi. L’erba cresceva <strong>di</strong> un colore<br />
verde cupo. I rami delle piante si piegavano sotto il peso delle foglie, morbide<br />
e numerose. - Troppa grazia quest'anno - <strong>di</strong>cevano i conta<strong>di</strong>ni a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
124
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
salutandolo quando percorreva il viottolo che conduceva a Piana Romana. -<br />
Ringraziate il Signore. - Lo ringraziamo, ma adesso ci concede troppo. -<br />
Non siete mai contenti. - Quando si mangia troppo, viene il mal <strong>di</strong> pancia. La<br />
nostra terra in questi mesi sta scoppiando <strong>di</strong> salute. I conta<strong>di</strong>ni erano<br />
preoccupati.<br />
Quell'abbondanza d'acqua rischiava <strong>di</strong> rovinare le colture. Soprattutto il<br />
raccolto delle fave. La coltivazione delle fave a Pietrelcina era <strong>di</strong>ffusa. Molti<br />
conta<strong>di</strong>ni impegnavano gran parte dei loro terreni in quel raccolto, che dava<br />
sempre sod<strong>di</strong>sfazioni economiche.<br />
Quell'anno le cose si mettevano male. Le piogge avevano favorito la crescita<br />
della pianta, ma anche la proliferazione dei pidocchi. Gli insetti, trovando le<br />
foglie e i fiori teneri e morbi<strong>di</strong>, facevano strage arrestando lo sviluppo del<br />
frutto. I conta<strong>di</strong>ni erano <strong>di</strong>sperati. Avevano ormai la certezza che il raccolto<br />
sarebbe andato perduto. Domenico Fucci era un conta<strong>di</strong>no che possedeva della<br />
terra vicino a quella <strong>di</strong> Grazio Forgione.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo vedeva quasi tutti i giorni quando andava a Piana Romana, ma<br />
non ne aveva mai sentito la voce. Lo salutava, e Domenico rispondeva con un<br />
cenno del capo, con un sorriso, con gli occhi felici, ma non aveva il coraggio <strong>di</strong><br />
parlare. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si meravigliò molto quando se lo vide arrivare nella capanna<br />
e lo sentì <strong>di</strong>re con una vocetta timida: - Sia lodato Gesù, Francì. - Oh,<br />
Domenico, che piacere vedervi. Ma io non mi chiamo più Francesco. Mi sono<br />
battezzato <strong>di</strong> nuovo e mi chiamo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Come volete, Francì. Io ho<br />
bisogno che veniate a bene<strong>di</strong>re le mie fave. - Perché?<br />
- Voglio che il Signore mi liberi da quegli insetti maledetti che le stanno<br />
<strong>di</strong>struggendo.<br />
- Sei certo che il Signore ti ascolterà? - Io lo prego. Lui è il Signore e può<br />
aiutarmi. Se poi non lo vuole fare, avrà le sue ragioni. - Bravo, Domenico. Hai<br />
fede - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Tu lavori i campi. E fatichi molto, io lo so. E ora c'è<br />
qualcuno che vuole <strong>di</strong>struggere il tuo raccolto. Non può essere Dio, perché Dio<br />
non fa il male, ti vuole bene, vuole che il tuo raccolto vada a buon fine. Quin<strong>di</strong><br />
chi lo vuole <strong>di</strong>struggere è il Demonio, che si serve <strong>di</strong> quegli insetti, e tu fai<br />
bene a chiedere l'aiuto del Signore.<br />
Vedrai che ti aiuterà. Domani mattina pregherò per te durante la Messa, e poi<br />
ci ve<strong>di</strong>amo qui, intorno alle 11, e andremo a bene<strong>di</strong>re i tuoi campi. Al mattino<br />
fu puntuale.<br />
Alle il Domenico lo aspettava alla capanna. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva portato la stola<br />
violacea e l'acqua benedetta. Indossò la stola e raggiunsero i campi <strong>di</strong> fave.<br />
125
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> cominciò a pregare ad alta voce, con grande fervore. Poi si addentrò<br />
nei filari <strong>di</strong> fave bene<strong>di</strong>cendo.<br />
Con ampi gesti aspergeva quelle pianticelle coperte dai parassiti che, al suo<br />
passaggio, cadevano stecchiti. Il conta<strong>di</strong>no lo seguiva sbalor<strong>di</strong>to, incredulo. -<br />
Francì, muoiono tutti - gridava <strong>di</strong> gioia. - Eh, che credevi? Che il Signore non<br />
venisse in tuo aiuto? Tu lo hai pregato con fede, e Lui ti ha ascoltato. Nel<br />
Vangelo ha detto: «Chiedete e vi sarà dato; bussate e vi sarà aperto, pregate e<br />
otterrete". Non è mica bugiardo Gesù.<br />
Mantiene quel che promette. Tornato in paese, Domenico corse a raccontare<br />
agli amici quanto era accaduto. - Impossibile. - Tu ci pren<strong>di</strong> in giro. - Venite a<br />
vedere. - Certo che veniamo, e subito. Tornarono nei campi e tutti poterono<br />
constatare. Andarono imme<strong>di</strong>atamente da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Devi aiutare pure noi.<br />
Abbiamo i raccolti in pericolo come Domenico. - Siete mossi dall'interesse -<br />
<strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Domenico ha pensato a Dio con fede. Non sapeva infatti quali<br />
risultati poteva avere quel suo pensiero. Ma ha avuto fiducia e ha pregato. Voi,<br />
invece, venite da me spinti da quanto Domenico ha già ottenuto. "Beati coloro<br />
che crederanno senza vedere", ha detto il Signore. La vostra fede non è pura.<br />
Ma Dio resta pur sempre vostro padre e vi ascolta lo stesso. Andò con<br />
loro. Ripeté la bene<strong>di</strong>zione, e anche i loro campi furono liberati dai pidocchi. La<br />
notizia fece il giro <strong>di</strong> tutta Pietrelcina. Si sparse nei paesi vicini. Molti ridevano,<br />
ma quelli <strong>di</strong> Pietrelcina, che ormai conoscevano bene <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, <strong>di</strong>cevano con<br />
sod<strong>di</strong>sfazione: - U santariello nuostro è grande. Il racconto <strong>di</strong> quanto era<br />
accaduto arrivò anche alle orecchie <strong>di</strong> Don Salvatore, e il fatto contribuì ad<br />
aumentare il <strong>di</strong>sagio che egli provava per tutte quelle cose inspiegabili che<br />
accadevano intorno a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
"Questo è un mago" <strong>di</strong>ceva fra sé. "Forse ha venduto l'anima al <strong>di</strong>avolo." Ma<br />
subito si vergognava <strong>di</strong> quei pensieri, si sentiva in colpa. - Non capisco più<br />
niente - ripeteva confuso. Qualcuno bussò alla porta. - Avanti. Entrò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
"È proprio un mago" pensò istintivamente Don Salvatore. Ma con un bel sorriso<br />
gli <strong>di</strong>sse: - Qual buon vento? - Mi avete detto <strong>di</strong> portarvi le lettere del mio<br />
<strong>di</strong>rettore spirituale prima <strong>di</strong> aprirle. Ecco, ne è arrivata una. - Vieni, vieni,<br />
l'apriremo insieme. Si ritirarono nello stu<strong>di</strong>o. Don Salvatore teneva stretta in<br />
mano la lettera che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gli aveva consegnato. "Voglio un po' vedere che<br />
succede" pensava. Prese il suo bel tagliacarte d'argento, un regalo ricevuto dai<br />
suoi allievi del Seminario quando aveva deciso <strong>di</strong> lasciare l'insegnamento.<br />
Mentre lo avvicinava alla lettera, si accorse che la sua mano tremava. In realtà<br />
aveva un non so che dentro che lo rendeva nervoso. Aprì la lettera, ne<br />
estrasse il foglio e lo lasciò cadere <strong>di</strong> scatto sul tavolo, quasi gli avesse scottato<br />
le <strong>di</strong>ta. Il foglio era completamente nero. Tutta una macchia d'inchiostro<br />
126
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
impe<strong>di</strong>va non solo <strong>di</strong> leggere, ma anche <strong>di</strong> sapere se su quel foglio fosse stato<br />
scritto qualcosa. -<br />
<strong>Padre</strong> Agostino non può avermi inviato una simile lettera - esclamò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>,<br />
che appariva eccitato per ciò che era accaduto. - Penso anch'io che non ha<br />
senso inviare un foglio <strong>di</strong> questo genere - mormorò Don Salvatore con un filo<br />
<strong>di</strong> voce. Il suo viso era impalli<strong>di</strong>to. Il suo animo confuso. Non si aspettava una<br />
cosa del genere, e nella sua mente si era affacciato subito il pensiero che <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> e <strong>Padre</strong> Agostino fossero d'accordo e stessero conducendo insieme la<br />
comme<strong>di</strong>a. Il pensiero gli fece venire il mal <strong>di</strong> testa. - Ha visto, Zi' Tore -<br />
incalzava <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - che cosa mi ha combinato quel cosaccio? Chissà che cosa<br />
mi avrà scritto <strong>Padre</strong> Agostino in questa lettera. Satana non vuole che io legga<br />
e allora ecco, che cosa mi ha fatto arrivare. - Calma, calma - <strong>di</strong>sse Don<br />
Salvatore. - Chi <strong>di</strong>ce che sia opera <strong>di</strong> Satana? Tutti possono imbrattare un<br />
foglio <strong>di</strong> inchiostro. Magari <strong>Padre</strong> Agostino ha voluto farti uno scherzo. - Per<br />
quale ragione?<br />
Il <strong>Padre</strong> sa quanto soffro per questi <strong>di</strong>spetti <strong>di</strong> Satana, e non è possibile che<br />
anche lui si sia messo a peggiorare la con<strong>di</strong>zione. - Ora cercheremo <strong>di</strong><br />
conoscere la verità - ribatté Don Salvatore con decisione. Andò nella stanza<br />
accanto al suo stu<strong>di</strong>o, dove teneva l'occorrente per dare l'Estrema unzione ai<br />
moribon<strong>di</strong>. Prese la cotta bianca, la stola violacea e l'aspersorio. - Faremo un<br />
esorcismo in piena regola su questo foglio - <strong>di</strong>sse tornando nello stu<strong>di</strong>o. - Se la<br />
macchia è opera <strong>di</strong> Satana, sparirà e la lettera <strong>di</strong>venterà leggibile. Se invece<br />
non sparirà, significa che Satana non c'entra per niente. Aprì il manuale delle<br />
preghiere, cercò le formule dell'esorcismo e cominciò il rito. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> seguiva<br />
e rispondeva alle invocazioni <strong>di</strong> Don Salvatore. Pregarono Dio <strong>Padre</strong>, Gesù, la<br />
Madonna, i Santi. Poi, impugnando l'aspersorio come un'arma e pronunciando<br />
le parole con tono solenne, il parroco recitò la formula esorcistica: -<br />
Allontanati, Satana, da questa lettera, allontanati nel nome del <strong>Padre</strong>, del<br />
Figlio, dello Spirito Santo; allontanati per la fede e la preghiera della Chiesa;<br />
allontanati per il segno della Santa Croce <strong>di</strong> Gesù Cristo, Nostro Signore. Egli<br />
vive e regna nei secoli dei secoli. - Amen - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con altrettanta<br />
solennità. Pronunciando l'invocazione Don Salvatore aveva ripetutamente<br />
asperso la lettera con l'acqua benedetta e, con stupore e paura insieme, vide la<br />
macchia d'inchiostro schiarirsi, <strong>di</strong>ventare pallida, lasciando emergere le parole<br />
scritte sotto. Tutto era avvenuto in un attimo, davanti ai suoi occhi. La macchia<br />
non era scomparsa del tutto, ma ora sembrava un'ombra opaca, solo un<br />
ricordo <strong>di</strong> com'era prima. - Dio mio! - esclamò Don Salvatore, che quasi<br />
sveniva. - Bello, bello, guar<strong>di</strong>, Zi' Tore, ora si legge - <strong>di</strong>ceva <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
saltellando <strong>di</strong> gioia come un bambino.<br />
127
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
- Sì, è vero, ora si può leggere - ripeté con voce stentorea il parroco<br />
guardando stralunato la lettera che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> teneva fra le mani. Si tolse la<br />
stola e la cotta e le riportò nella stanza accanto. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si era avvicinato alla<br />
finestra per vedere meglio e stava leggendo. Don Salvatore era in preda ai<br />
pensieri più cupi. Quello era un nuovo segno dei misteri che incombevano<br />
intorno a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Ma era una nuova mazzata alla sua razionalità. Quella<br />
sera, rimasto solo, Don Salvatore camminava nervosamente su e giù per la<br />
stanza, in preda ai propri pensieri. Cosa stava succedendo? La lettera era una<br />
prova inconfon<strong>di</strong>bile. Ma <strong>di</strong> che cosa? Ammesso che tutto quello che stava<br />
avvenendo intorno a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fosse quin<strong>di</strong> vero, cioè opera <strong>di</strong> Satana, che<br />
senso aveva? Perché avveniva? Perché Satana tormentava le persone? Perché<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> doveva soffrire tutte quelle angherie? Alla fine sedette al tavolino e<br />
prese un foglio per scrivere una lettera a <strong>Padre</strong> Agostino. Voleva spiegargli che<br />
cosa era accaduto. Ma dopo averlo riempito, stracciò il foglio. Non riusciva a<br />
<strong>di</strong>re ciò che pensava e neppure a descrivere i fatti. Finì per comunicare a <strong>Padre</strong><br />
Agostino che desiderava parlargli e che, quin<strong>di</strong>, quando avesse trovato un po'<br />
<strong>di</strong> tempo libero, venisse a trovarlo. - La vostra lettera mi è arrivata in un<br />
brutto periodo - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino a Don Salvatore. - Ero impegnato con gli<br />
esami degli studenti <strong>di</strong> teologia. Solo ora sono potuto venire. - La ringrazio<br />
della cortesia, ma non c era niente <strong>di</strong> urgente - rispose Don Salvatore. Strinse<br />
con calore la mano al frate. - Ha fatto buon viaggio? - Il treno era vuoto. Ma il<br />
caldo è soffocante in questi giorni. - Venga, le offro qualcosa <strong>di</strong> fresco.<br />
Entrarono in canonica. - Rosina - <strong>di</strong>sse Don Salvatore alla nipote - vai per<br />
favore al pozzo a prendere la bottiglia <strong>di</strong> vino bianco. Per tenerle in fresco, Don<br />
Salvatore legava le bottiglie <strong>di</strong> vino a uno spago e le calava in fondo al pozzo.<br />
Fece accomodare <strong>Padre</strong> Agostino nello stu<strong>di</strong>o. Teneva le persiane appena<br />
socchiuse per e<strong>vita</strong>re che entrasse il caldo. Arrivò Rosina con il vino e<br />
dell'acqua appena attinta.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino mischiò acqua e vino e bevve con avi<strong>di</strong>tà. È una meraviglia -<br />
commentò. - Vi ringrazio. Ci voleva proprio. - Ringraziamo il Signore. - Come<br />
sta <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>? - domandò il religioso. Come al solito - rispose il parroco. - Né<br />
bene né male. Ora bene ora malissimo. Ora moribondo ora pieno <strong>di</strong> energie<br />
che non so dove vada a pescarle. Un momento sembra un bambino e il<br />
momento dopo un vecchio decrepito. Di questo giovane, io non ci capisco<br />
niente. <strong>Padre</strong> Agostino sorrise. -<br />
Neanch'io ci capisco niente. Ma credo che questa sia la verità <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. È<br />
una persona ricca <strong>di</strong> cose che per noi sono incomprensibili. Da anni ormai lo<br />
conosco e lo seguo. Ho visto <strong>di</strong> tutto in lui e ormai ho imparato a non<br />
meravigliarmi più <strong>di</strong> niente. -<br />
128
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Quel che mi spaventa - riprese Don Salvatore - è la massiccia presenza intorno<br />
a lui <strong>di</strong> una serie continua, ininterrotta <strong>di</strong> fatti che non saprei come definire:<br />
eventi negativi, interventi provocati da forze ostili, forze del male, forze<br />
sataniche. Non volevo pronunciare questo termine, ma è quello più<br />
appropriato. - Noi sappiamo bene che Satana vive intorno a noi - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Agostino. - Nel "<strong>Padre</strong> nostro", Gesù ci ha insegnato a chiedere a Dio <strong>Padre</strong> <strong>di</strong><br />
darci il "nostro pane quoti<strong>di</strong>ano", ma anche <strong>di</strong> "liberarci dal Maligno". Secondo<br />
Gesù, essere aiutati dal <strong>Padre</strong> contro il 'Maligno è importante quanto ricevere il<br />
«pane quoti<strong>di</strong>ano". Significa che il Maligno c e, e pericoloso e ci insi<strong>di</strong>a<br />
continuamente. - Sarà così, ma io non ho mai avuto molta <strong>di</strong>mestichezza con<br />
Satana. So che esiste e credo alla sua esistenza perché la Chiesa mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
crederci. Ma l'ho sempre considerato una cosa lontana, remota. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
invece ci vive quasi in simbiosi, con Satana. Mi ha raccontato vicende che<br />
fanno raddrizzare i capelli. Ho saputo dai suoi vicini che <strong>di</strong> notte dalla sua<br />
camera provengono rumori allucinanti. Certe mattine lo trovano pieno <strong>di</strong> livi<strong>di</strong>,<br />
sanguinante.<br />
Sua madre mi ha detto che la camicia a volte è tutta una macchia <strong>di</strong> sangue. E<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> afferma che è Satana a picchiarlo ogni notte. "Io, caro <strong>Padre</strong>, sono<br />
vecchio ormai.<br />
Non ho più la fantasia fervida <strong>di</strong> un tempo. Sono portato a tenere i pie<strong>di</strong> per<br />
terra.<br />
Ascoltando racconti del genere, mi verrebbe da ridere. Ma, nel caso specifico,<br />
proprio perché riguardano <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, mi fanno grande impressione. Vanno ad<br />
assommarsi a mille altri particolari inspiegabili che si sono presentati nella <strong>vita</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fin da quando era bambino. E allora mi chiedo con angoscia: 'Se<br />
tutto questo è vero, chi è <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>? Che cosa vuole Dio da lui? Perché<br />
permette che Satana lo strapazzi in quel modo?'. Sono interrogativi che ormai<br />
mi tolgono il sonno. Lei, sa darmi una risposta?"<br />
<strong>Padre</strong> Agostino aveva ascoltato con attenzione, meravigliandosi nel notare<br />
nella voce <strong>di</strong> Don Salvatore un insolita emozione. Da come pronunciava le<br />
parole, si capiva che il problema lo turbava molto ed era stato oggetto <strong>di</strong><br />
lunghe riflessioni. - Non saprei proprio che cosa rispondere - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Agostino. - Conosco anch'io i fatti cui ha accennato. Da anni <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> mi<br />
scrive informandomi <strong>di</strong> tutto quello che accade nella sua <strong>vita</strong>. Quando è vissuto<br />
con me, nei nostri conventi <strong>di</strong> Venafro e <strong>di</strong> Serracapriola, ho assistito io stesso<br />
a scene terribili che hanno messo in crisi tutta la comunità religiosa. Ma, pur<br />
avendoci riflettuto a lungo, non sono mai riuscito a trovare una spiegazione<br />
precisa. Escludo che queste manifestazioni siano frutto <strong>di</strong> malattie mentali,<br />
dunque escludo che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sia schizofrenico, paranoico, maniaco, isterico.<br />
129
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Propenderei per un'interpretazione <strong>di</strong> carattere spirituale, mistico. Fin da<br />
quando era bambino, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si è offerto vittima a Dio per i peccatori. È<br />
indubbiamente un'anima eletta e può darsi che Satana tenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerlo, <strong>di</strong><br />
annientarlo. Questa potrebbe essere una spiegazione alle lotte che scatena<br />
contro <strong>di</strong> lui. - Perché Dio permette a Satana <strong>di</strong> avere tanto potere su un<br />
povero fraticello pieno <strong>di</strong> acciacchi? -<br />
Bisognerebbe conoscere i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio. Ci sono degli episo<strong>di</strong> nell'agiografia<br />
che potrebbero venirci in aiuto. Il Santo curato d'Ars, per esempio. Certe notti<br />
Satana lo picchiava a sangue, e il curato <strong>di</strong>ceva: "Domani arriverà qualche<br />
grosso peccatore a confessarsi . E non sbagliava. Satana tenta con ogni mezzo<br />
<strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re il bene che certe anime sanno compiere. È certo che Satana non<br />
potrebbe fare nulla, senza che Dio lo permetta. Quin<strong>di</strong>, quel che avviene in<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha uno scopo preciso che noi non conosciamo. - Io ho rinunciato a<br />
capire - rispose Don Salvatore. - Ma sono convinto che <strong>di</strong> queste vicende si<br />
parlerà a lungo. Il mistero <strong>di</strong> questo figliolo è appena cominciato, lo sento.<br />
Recentemente sono stato testimone <strong>di</strong> alcuni fatti che mi hanno sconvolto e ho<br />
voluto incontrarla per farglieli conoscere. Don Salvatore aprì il cassetto della<br />
scrivania ed estrasse una cartella. Dentro c'erano dei fogli. Li passò a <strong>Padre</strong><br />
Agostino e gli domandò: - Riconosce la calligrafia? - È la mia. Sono lettere che<br />
ho scritto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Sono tre lettere. - Come mai questa è tutta nera? -<br />
domandò <strong>Padre</strong> Agostino. - Ecco il punto. Queste tre lettere hanno una storia<br />
precisa, ma impressionante, <strong>di</strong> cui io sono stato testimone. In queste lettere<br />
ho visto agire la potenza <strong>di</strong> entità che non sono <strong>di</strong> questo mondo. Di ognuna <strong>di</strong><br />
queste esperienze ho fatto una relazione scritta, allegata alla lettera. Consegno<br />
tutto a lei perché lo conservi e lo utilizzi se un giorno sarà necessario. <strong>Padre</strong><br />
Agostino aveva seguito il lungo monologo <strong>di</strong> Don Salvatore, ma non era ancora<br />
riuscito a capire dove volesse approdare. - Ecco quanto è accaduto - <strong>di</strong>sse il<br />
parroco riprendendo il suo racconto. -<br />
Un giorno <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> venne a trovarmi molto demoralizzato. Mi <strong>di</strong>sse che<br />
Satana lo tormentava, lo picchiava, gli paralizzava il braccio ogni volta che<br />
provava a scriverle per tenervi informato delle sue vicende spirituali, e mi<br />
supplicò <strong>di</strong> aiutarlo. Avevo ascoltato le sue parole con scetticismo. 'Pur avendo<br />
grande stima <strong>di</strong> lui, quando tocca questi argomenti mi viene un'avversione<br />
istintiva e non riesco a credergli. "<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> mi <strong>di</strong>sse ancora che Satana gli<br />
scarabocchiava le lettere che riceveva da lei, oppure gliele strappava prima che<br />
potesse leggerle. Allora gli ho detto: 'Perché non le porti da me appena ti<br />
vengono consegnate? Le apriremo insieme e vedrai che in mia presenza non<br />
succederà un bel niente. "<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> mi ubbidì. Qualche giorno dopo arrivò una<br />
vostra lettera, e lui la portò subito da me senza aprirla. Era proprio quella che<br />
ora avete in mano. Si vedeva che era vostra dalla scrittura, e poi c'è il<br />
mittente. Me la <strong>di</strong>ede. La osservai e mi resi conto che era ancora<br />
130
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
perfettamente chiusa. Allora la aprii io, con queste mie mani. Ne estrassi un<br />
foglio completamente nero. Tutto una macchia d'inchiostro. Non si leggeva<br />
niente. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong>sse: 'Ecco, vede, Satana ha versato dell'inchiostro sulla<br />
lettera per impe<strong>di</strong>rmi <strong>di</strong> leggerla'. Allora ho deciso <strong>di</strong> esorcizzarla.<br />
E, mentre compivo i sacro rito, con stupore, anzi, con terrore, ho visto il foglio<br />
cambiare colore sotto i miei occhi, e <strong>di</strong>ventare così com’è adesso: scuro, ma<br />
non tanto da impe<strong>di</strong>re la lettura. «Quest'altra lettera, invece" continuò Don<br />
Salvatore estraendo dalla cartella un seconda busta "conteneva un foglio<br />
completamente bianco. Ho pensato in un primo momento che lei lo avesse<br />
inserito nella busta per errore o per fare uno scherzo. Ma mentre la<br />
esorcizzavo sono apparse le parole, che qualcuno, non so con quale magia,<br />
aveva reso invisibili prima. "E questa ha una storia <strong>di</strong>versa, ma non meno<br />
sconcertante" <strong>di</strong>sse prendendo dalla cartella la terza lettera. «Fa parte <strong>di</strong> un<br />
gruppo <strong>di</strong> lettere che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva ricevuto prima che Satana cominciasse a<br />
fargli i <strong>di</strong>spetti. Gli avevo chiesto <strong>di</strong> portarmele per vedere se c'era qualcosa <strong>di</strong><br />
anormale.<br />
Come vede, lei l'ha scritta in greco, come del resto anche qualche altra. Ignoro<br />
le ragioni per cui lo ha fatto. Ma so che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non conosce il greco, non sa<br />
<strong>di</strong>stinguere neppure le lettere dell'alfabeto <strong>di</strong> questa lingua. Quando me l'ha<br />
portata, gli ho domandato che cosa ci fosse scritto, e lui me lo ha detto. Io<br />
conosco bene il greco antico, essendo laureato in lettere e per averlo insegnato<br />
tanti anni. E mi sono reso conto che l'aveva tradotta perfettamente. "'Come hai<br />
fatto?' gli ho domandato. "'Me l'ha tradotta l'Angelo custode' ha risposto con la<br />
più grande semplicità. "'L’Angelo custode?' gli ho domandato <strong>di</strong> nuovo io<br />
stupito. 'Sì, sì, l'Angelo custode. Mi ha tradotto questa lettera, ma anche altre,<br />
dal greco e dal francese. <strong>Padre</strong> Agostino sta specializzandosi in queste lingue e<br />
si esercita scrivendomi lettere, e io me le faccio tradurre dal mio Angelo<br />
custode.' «È chiaro che potevo pensare che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si fosse fatto aiutare da<br />
altri a tradurre la lettera del greco. Ma non ho nessuna ragione <strong>di</strong> pensare che<br />
mi abbia detto delle bugie. Perciò ritengo che anche la vicenda dell'Angelo<br />
custode rientri in quei fatti inspiegabili che continuano ad accadere intorno a<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. "Comunque, e concludo, ho voluto farle conoscere questi fatti<br />
perché ne prenda nota. Ho scritto anche una relazione, giurata davanti a Dio, e<br />
gliela consegno. Un giorno forse potrà servire." Don Salvatore era commosso.<br />
Mentre consegnava la sua relazione giurata, le mani gli tremavano. Anche<br />
<strong>Padre</strong> Agostino era commosso. Sentiva che loro due, in quel momento, stavano<br />
<strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> cose che oltrepassavano i confini del reale. - Dio solo sa quanto<br />
vorrei sapere chi è <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>sse Don Salvatore scrollando la testa<br />
sconsolato.<br />
23<br />
131
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Nel primo pomeriggio del 27 novembre 1912, la stazione <strong>di</strong> Pietrelcina venne<br />
invasa da un gruppetto <strong>di</strong> persone allegre' e ciarliere. Donne, bambini, anziani,<br />
e tra loro anche un giovane frate. Erano i componenti della famiglia Forgione.<br />
Aspettavano papa Grazio e il primogenito, Michele, che rientravano<br />
dall'America dopo quattro anni. Era una giornata <strong>di</strong> sole, ma con l'aria fredda e<br />
pungente. - Vorrei che papà mi portasse una bella gonna colorata. Come quella<br />
che ho visto su un giornale da zia Daria - <strong>di</strong>sse Graziella, <strong>di</strong>ciotto anni. - Io<br />
vorrei un cappellino o uno scialle - le fece eco Pellegrina, sorella <strong>di</strong> Graziella,<br />
che <strong>di</strong> anni ne aveva venti. - Ma che volete che vi possa portare, pover'uomo -<br />
intervenne mamma Peppa. - Dall'America il viaggio è lunghissimo.<br />
L’ importante è che arrivi lui, sano e salvo. Felicita, la maggiore delle tre<br />
sorelle, ventitré anni, era accanto a suo marito, Vincenzo, e teneva in braccio<br />
un bel bambino che si era addormentato sulla sua spalla. Stava zitta.<br />
Sembrava assente, assorta nei propri pensieri. Dietro <strong>di</strong> lei c'era il fraticello,<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, suo fratello. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le aveva sempre voluto un gran bene, anche<br />
perché sentiva che c'era una grande affinità <strong>di</strong> carattere tra loro. Con il<br />
matrimonio Felicita era <strong>di</strong>ventata un po' taciturna. Ma una più intensa soavità<br />
aveva riempito la sua anima, e per questo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le voleva ancor più bene.<br />
La nascita del bambino aveva poi esaltato la sua tenerezza, rendendola una<br />
donna dolce e amorevolissima. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> vedeva in quella sua de<strong>di</strong>zione<br />
assoluta e serena al bambino la grandezza arcana della maternità. Pensava che<br />
ogni donna, <strong>di</strong>ventando madre, genera un bambino che, per il mistero della<br />
Redenzione, <strong>di</strong>venta anche figlio <strong>di</strong> Dio. "Ogni donna" penso <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
guardando la sorella "è un poco come la Madonna: Madre <strong>di</strong> Dio." - E tu,<br />
Felicita, che regalo desideri? - sussurrò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> all'orecchio della sorella.<br />
Felicita si girò verso <strong>di</strong> lui e gli sorrise. - Niente - rispose. E in<strong>di</strong>cando il<br />
bambino aggiunse: - Io ho tutto. - Baciò il piccolo sui capelli. - E tu, Giuseppa?<br />
- domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rivolgendosi alla cognata, moglie <strong>di</strong> Michele. -<br />
Voglio Michele - rispose Giuseppa con la voce incrinata dalla gioia e dalla<br />
commozione. Si era sposata nel marzo del 1908, e dopo sei mesi Michele era<br />
emigrato. Anche lei teneva in braccio il figlioletto, Franceschino, che aveva<br />
ormai tre anni e non aveva mai visto il suo papà. Il bambino si guardava<br />
intorno con occhi sospettosi. Era un po' spaventato da quell'insolito raduno <strong>di</strong><br />
persone. Appariva anche impacciato nei vestiti da festa che gli avevano fatto<br />
indossare. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si avvicinò a mamma Peppa. Immaginava che cosa stesse<br />
passando nel suo animo. Era stata lei a tenere il timone della famiglia in quegli<br />
anni. Aveva governato i figli, ma anche i campi. Aveva affrontato sacrifici<br />
enormi, sempre senza lamentarsi. - E tu, mamma, cosa vorresti che Grazio ti<br />
portasse? - domandò <strong>di</strong> nuovo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Io? - si schermi mamma Peppa<br />
fingendo <strong>di</strong> essere sorpresa per la domanda che riteneva riguardasse solo le<br />
ragazze. - Non sono mica una bambina. Voglio solo che tuo padre torni e non<br />
132
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
si muova più. Un fischio lontanissimo annunciò che il treno si stava<br />
avvicinando. Un fremito <strong>di</strong> emozione percorse i componenti del gruppetto, che<br />
<strong>di</strong>ventarono improvvisamente silenziosi. Tutti guardavano nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Benevento, da dove sarebbe sbucato il convoglio. Pochi minuti dopo quelle<br />
persone si scioglievano in lacrime e abbracci con i loro cari che dopo tanto<br />
tempo tornavano a casa. Il gruppetto si avviò <strong>di</strong> nuovo verso l'abitato. Tutti<br />
sapevano del ritorno <strong>di</strong> Grazio e Michele Forgione, ed erano sulle porte delle<br />
case per salutare "gli americani". Grazio, sempre estroverso, con la battuta<br />
pungente, rispondeva ai saluti a gesti, ma non riusciva a <strong>di</strong>re niente. Era<br />
commosso e non gli venivano le parole. Mamma Peppa non lo aveva mai visto<br />
così chiuso in se stesso. Michele, invece, era il contrario <strong>di</strong> quando era partito.<br />
Era <strong>di</strong>ventato più maturo, più sciolto, più sicuro <strong>di</strong> sé. Salutava sbracciandosi e<br />
chiamava per nome gli amici, aggiungendo ai convenevoli in <strong>di</strong>aletto<br />
pietrelcinese qualche parola in americano. Quella sera ci fu una grande festa<br />
in casa <strong>di</strong> mamma Peppa. Alla famiglia si erano riuniti i fratelli <strong>di</strong> Grazio e<br />
qualche suo vecchio amico. Mamma Peppa aveva preparato dolci e vino. -<br />
Quello nostro - aveva detto a Grazio.<br />
Dall'America, nelle lettere che si faceva scrivere essendo analfabeta, Grazio<br />
chiedeva sempre come andava il raccolto del vino e dell'olio. Le viti e gli ulivi<br />
erano il suo orgoglio. Nel tepore della casa aveva ritrovato la sicurezza e il<br />
buon umore. Parlava, raccontava. Il vino e l'emozione favorivano le<br />
confidenze. - È bello viaggiare il mondo, ma a casa si sta meglio - ripeteva<br />
ogni tanto. - Chissà quante cose hai visto!, - gli <strong>di</strong>sse Mascia, l'amico che lo<br />
accompagnava con il calascione quando facevano le serenate alle ragazze. -<br />
Tante, ma a che serve? Non ti danno da mangiare. - Ripartiresti? - Mai più. -<br />
Ma allora, l'America non è così bella come si <strong>di</strong>ce. - È bella per chi ci vive. N6i<br />
stiamo bene qui, e gli americani stanno bene là. - È vero che sono tutti ricchi?<br />
Tutti pieni <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>? - domandò l'amico. - C'è lavoro. Se ti va bene, puoi<br />
guadagnare, sudando, si capisce. I sol<strong>di</strong> non li trovi per la strada. - Mi hanno<br />
detto che ci sono delle automobili gran<strong>di</strong> come case. - Anche a me avevano<br />
raccontato tante cose prima che partissi, ma poi non le ho trovate. Di questo<br />
secondo viaggio non mi posso lamentare, sono stato fortunato, ma il primo... -<br />
non finì la frase, ma fece un gesto come per <strong>di</strong>re che era stato tremendo. - Che<br />
ti è accaduto durante il primo viaggio? - gli domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che aveva<br />
visto negli occhi del padre un lampo <strong>di</strong> profonda tristezza. Grazio scoppiò a<br />
ridere. Reagiva sempre in quel modo ai brutti ricor<strong>di</strong>. Poi <strong>di</strong>sse: - Eh, il primo<br />
viaggio! Non ho mai raccontato niente perché sapevo che, altrimenti, la<br />
mamma non mi avrebbe fatto ripartire una seconda volta. È stato un viaggio<br />
molto brutto. Tanti sacrifici, tanti pericoli, tante preoccupazioni, niente lavoro e<br />
quin<strong>di</strong> niente sol<strong>di</strong>. - Eri partito pieno <strong>di</strong> entusiasmo - osservò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Ero<br />
sicuro <strong>di</strong> poter fare fortuna. Mi avevano detto che un nostro conoscente, in<br />
133
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Brasile, aveva guadagnato tanti sol<strong>di</strong> da permettersi <strong>di</strong> coprire la sua casa con<br />
delle tegole d'oro. E io sono andato in cerca <strong>di</strong> lui. Da New York sono andato<br />
giù in Brasile. Quando sono riuscito finalmente a rintracciarlo, l'ho trovato<br />
sull'aia <strong>di</strong> una fattoria che batteva il caffè. Niente tegole d'oro, non aveva<br />
neppure la casa. Viveva come uno schiavo negro, trattato male e niente sol<strong>di</strong>.<br />
–E tu, papà? - Ormai ero li. Avevo viaggiato tanto. Per un periodo <strong>di</strong> tempo ho<br />
fatto anch'io quella <strong>vita</strong> da cane. Fame, miseria, altro che tegole d'oro. Sono<br />
sopravvissuto per miracolo. Per fortuna poi sono tornato a New York e qualche<br />
soldo l'ho racimolato, ma proprio una miseria. - E questo viaggio? - domandò<br />
l'amico Mascia. - Non mi posso lamentare. Poi avevo con me Michele che mi è<br />
stato <strong>di</strong> aiuto. Avere uno della famiglia è importante. Siamo stati a Jamaica e<br />
abbiamo lavorato bene. - Peccato che non eri qui per la festa dell'or<strong>di</strong>nazione<br />
sacerdotale <strong>di</strong> Francesco. È stata una festa gran<strong>di</strong>ssima, con la musica - <strong>di</strong>sse<br />
zio Pellegrino. - Anche noi abbiamo festeggiato a Jamaica. Abbiamo fatto una<br />
bella mangiata con tutti i connazionali nostri. Poi, per ricordare quel giorno<br />
abbiamo anche costruito una chiesetta e l'abbiamo de<strong>di</strong>cata a San <strong>Pio</strong>. - Una<br />
chiesetta con il nome del mio Santo? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con curiosità<br />
infantile. - C'è ancora? - C'è, c'è - rispose Grazio. - Un sacerdote l'ha<br />
benedetta e, <strong>di</strong> tanto in tanto, veniva a <strong>di</strong>re la Messa per noi italiani. - Soffocò<br />
uno sba<strong>di</strong>glio. - Eh, è bello viaggiare, ma si sta meglio a casa. - Sei stanco<br />
papà, è ora <strong>di</strong> andare a letto - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Sì - rispose Grazio - ho<br />
proprio voglia <strong>di</strong> fare una bella dormita nel mio letto. Gli amici e i parenti si<br />
alzarono.<br />
Salutarono. Grazio li accompagnò sulla strada. L'aria era fredda, il cielo<br />
stellato. Un silenzio profondo avvolgeva il paese già addormentato. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
era rimasto in cucina con la madre che rimetteva in or<strong>di</strong>ne i bicchieri e i piatti.<br />
Aveva aperto la finestra per far uscire il fumo dei sigari. Si avvicinò alla<br />
finestra. Guardò il cielo. Sorrise alle stelle e pregò nel suo cuore: "Signore, ti<br />
ringrazio <strong>di</strong> avermi portato a casa sani e salvi mio padre e mio fratello". La <strong>vita</strong><br />
riprese tranquilla in casa Forgione.<br />
Grazio era tornato con una gran voglia <strong>di</strong> lavorare la "sua" terra. Michele era<br />
<strong>di</strong>ventato un uomo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sentiva che sulla sua famiglia era scesa una<br />
grande calma. La presenza del papà aveva portato sicurezza. Anche lui ne<br />
aveva tratto beneficio. Poteva restare più tempo con la mamma. E lei,<br />
finalmente, non si doveva più occupare dei campi. Stava in cucina. Giocava<br />
con Franceschino. Il nipotino, che aveva ormai tre anni, era un amore. La casa<br />
<strong>di</strong> Michele era accanto a quella dei genitori, e Franceschino stava sempre con<br />
nonna Peppa. Spesso andava dallo zio, nella Torretta.<br />
Quando <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era al tavolino che scriveva lettere, il bambino voleva stargli<br />
in braccio e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> se lo teneva stretto. Amava quel bambino come se fosse<br />
134
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
stato figlio suo. Giocava con lui, gli raccontava tante cose. Quando se lo<br />
stringeva al cuore, provava una dolcezza gran<strong>di</strong>ssima, una riconoscenza<br />
infinita per Dio. Pensava al dono della <strong>vita</strong>. Al fatto che quel piccolo essere era<br />
figlio <strong>di</strong> Dio. Tenerlo fra le braccia, per lui, era come fare una lunga,<br />
ininterrotta preghiera. Era quasi mezzogiorno quando il portalettere <strong>di</strong><br />
Pietrelcina bussò alla porta della Torretta. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, una lettera. -<br />
Eccomi - rispose affacciandosi gioioso. Prese le lettera e dalla scrittura vide che<br />
veniva dal <strong>Padre</strong> provinciale. - Grazie - <strong>di</strong>sse al postino. - Che il Signore ve ne<br />
renda merito. -<br />
Buona giornata, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - rispose il portalettere andandosene. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
rientrò nella sua cameretta, aprì la lettera e la lesse <strong>di</strong> fretta. - Mio Dio, vi<br />
ringrazio - mormorò.<br />
Uscì imme<strong>di</strong>atamente dalla sua camera e si avviò con passo frettoloso. - E<br />
pronto il pranzo - gli gridò mamma Peppa vedendolo passare davanti alla<br />
cucina. - Vengo subito, mamma. - Diventa tutto freddo, come al solito -<br />
aggiunse lei. - Faccio presto.<br />
Non era riuscita a fermano. - Quando ha un'idea per la testa, <strong>di</strong>venta<br />
impaziente - <strong>di</strong>sse mamma Peppa rimettendo sul fuoco la pentola della<br />
minestra. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> raggiunse la canonica. - Zi' Tore, Zi' Tore - chiamò<br />
bussando alla porta. - Vieni avanti - gli rispose il parroco, che aveva<br />
riconosciuto la voce. Si stava mettendo a tavola ma fu contento ugualmente <strong>di</strong><br />
vedere <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che considerava ormai <strong>di</strong> famiglia. - Mi <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong>sturbarla,<br />
ma è arrivata una notizia grossa - <strong>di</strong>sse con voce trafelata <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
mostrandogli la lettera che aveva in mano. - Un altro scherzo del tuo amico<br />
Belzebù? - domandò Don Salvatore ricordandosi delle lettere scarabocchiate e<br />
cancellate da Satana. - No, no, niente scherzi questa volta. La lettera è del<br />
<strong>Padre</strong> provinciale. Mi ha concesso la facoltà <strong>di</strong> confessare. - Finalmente! -<br />
esclamò Don Salvatore alzandosi da tavola. Inforcò gli occhiali. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gli<br />
porse la lettera, e il parroco si avvicinò alla finestra per poterla leggere meglio.<br />
- Però, senti come ti vuoi bene il tuo Superiore - commentò Don Salvatore. -<br />
Senti che belle frasi ti scrive. Se non te l'ha concessa prima la facoltà <strong>di</strong><br />
confessare, è stato proprio perché voleva proteggerti. Non dobbiamo giu<strong>di</strong>carlo<br />
male. Bene, bene, tutto finisce in gloria. Sono proprio contento.<br />
Adesso mi darai un aiuto in chiesa. Si avvicinano le feste <strong>di</strong> Natale e c'è tanto<br />
da fare con le Confessioni. - Mi scuso <strong>di</strong> averla <strong>di</strong>sturbata - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> -<br />
ma non stavo più nella pelle dalla gioia. Dovevo parlare con qualcuno. - Hai<br />
fatto bene, figliolo. - Buon appetito, Zi' Tore. - Buon appetito anche a te. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> tornò a casa.<br />
135
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Fece la strada quasi volando. Entrò in cucina e abbracciò la madre. - Francì,<br />
che ti succede? - Il Provinciale mi ha dato la facoltà <strong>di</strong> confessare. Ora sono<br />
un sacerdote completo. Potrò prendermi cura delle anime. Adesso comincio il<br />
mio lavoro. Mamma Peppa sapeva quanto suo figlio avesse sospirato quella<br />
facoltà. Capiva quin<strong>di</strong> la sua gioia. - Finalmente una buona notizia, grazie<br />
Signore - <strong>di</strong>sse. Mangiarono insieme, loro due soli. Grazio e Michele erano a<br />
Piana Romana e avrebbero consumato il pranzo nella masseria <strong>di</strong> famiglia.<br />
Graziella e Pellegrina erano andate da zia Daria.<br />
Dopo pranzo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si ritirò nella Torretta, ma verso sera tornò dal parroco.<br />
-<br />
Quando posso iniziare le Confessioni? - gli domandò. - Sei impaziente, figliolo -<br />
rispose Don Salvatore. - Magari poi ti stanchi. È un lavoro duro quello del<br />
confessore. - Mi sentivo un sacerdote a metà - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> seguendo il filo<br />
dei propri pensieri. - Sì, hai ragione - gli rispose Don Salvatore. - Sono due i<br />
momenti fondamentali della <strong>vita</strong> sacerdotale: <strong>di</strong>re la Messa e confessare. A te<br />
ne mancava uno. -<br />
Ho desiderato molto questo momento, ma adesso ho paura. - Paura? Perché? -<br />
Mi sento indegno. - Oh, Vergine Santissima, ma tu esageri figliolo - sbottò Don<br />
Salvatore con impazienza. - Non ti sembra <strong>di</strong> essere troppo complicato? Prima<br />
desideri, fai il <strong>di</strong>avolo a quattro per ottenere, e quando ti hanno finalmente<br />
accontentato vai in crisi perché ti senti indegno. - Ho riflettuto sull'importanza<br />
della Confessione. - Ma dovresti averci riflettuto da tempo. Non hai stu<strong>di</strong>ato<br />
questo sacramento per prepararti a <strong>di</strong>ventare sacerdote? Che cosa hai trovato<br />
adesso <strong>di</strong> nuovo? - Ho trascorso tutto il pomeriggio a pensare e a riflettere.<br />
Nella Confessione, io, misera creatura, peccatore, obbligo Dio a fare quel che<br />
io decido. Gesù, istituendo il sacramento della<br />
Confessione, ha detto ai suoi <strong>di</strong>scepoli: "In verità vi <strong>di</strong>co, tutto quello che<br />
avrete legato sulla terra sarà legato anche in cielo; e tutto quello che avrete<br />
sciolto sulla terra sarà sciolto anche in cielo". Quello che io decido, Dio farà.<br />
Dio si attiene al mio giu<strong>di</strong>zio. È una cosa inau<strong>di</strong>ta. Il sacerdote si assume una<br />
responsabilità immensa. Aveva ragione il <strong>Padre</strong> provinciale ad aspettare, a<br />
ritenere che non sono preparato. E adesso che mi ha concesso questa facoltà<br />
io ho paura. Don Salvatore aveva ascoltato quella semplice riflessione. Una<br />
deduzione elementare <strong>di</strong> un ragionamento sulle parole del Vangelo che lui però<br />
non aveva mai fatto. Si rese conto che quanto <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva detto era<br />
veramente tremendo. Si sentì schiacciare dalla propria <strong>di</strong>gnità. Guardò verso<br />
l'alto ed ebbe un moto <strong>di</strong> riconoscenza verso quel giovane sacerdote, e anche<br />
<strong>di</strong> stizza, perché gli aveva risvegliato un problema nella coscienza. - Capisco i<br />
tuoi timori - replicò. -<br />
136
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Sono reali. Ma Dio sa che noi uomini siamo fatti <strong>di</strong> fango. Anche noi sacerdoti<br />
siamo dei poveri uomini, poveri peccatori. Non saremo mai all'altezza della<br />
<strong>di</strong>gnità che Lui ci ha dato. - Due sono i momenti in cui Dio obbe<strong>di</strong>sce<br />
ciecamente al sacerdote - riprese <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Nella Messa e nel confessionale.<br />
Al momento della consacrazione, nella Messa, il sacerdote obbliga Gesù a<br />
trasformare il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Dio non sì può<br />
rifiutare. E nella Confessione, Dio è obbligato a rettificare il giu<strong>di</strong>zio del<br />
sacerdote. In questi due momenti della sua attività, il sacerdote ha un compito<br />
che fa veramente tremare. Ci ho pensato molto e ho paura. -<br />
Tu pensi troppo, figliolo - lo rimproverò benevolmente Don Salvatore. - E con i<br />
tuoi pensieri turbi anche me. Adesso comincio ad aver paura anch'io <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la<br />
Messa e <strong>di</strong> confessare. Con le tue riflessioni mi sconvolgi la <strong>vita</strong>. È vero, siamo<br />
peccatori, povera gente, ma Dio è padre, e un padre ha compassione e amore<br />
anche per i figli ignoranti e cattivi. Che ti devo <strong>di</strong>re? Dobbiamo aver fiducia in<br />
Dio. Dobbiamo <strong>di</strong>re al Signore:<br />
"Sono uno strumento vile, inutile, ma usalo come tu sai fare e <strong>di</strong>venterà<br />
importante".<br />
Lui saprà operare dei capolavori con strumenti inutili come siamo noi. Gli<br />
uomini hanno bisogno del sacerdote per arrivare a Dio. Se tu non pronunci<br />
quelle parole nella Messa, nel tabernacolo non ci sarà Cristo. Se non pronunci<br />
la formula della Confessione, i tuoi fratelli non potranno avere il perdono dei<br />
loro peccati. Quin<strong>di</strong>, sia pure sentendoci indegni, dobbiamo agire. - Lo farò, Zi'<br />
Tore. Quando comincio a confessare? - Domani è domenica. Alla Messa <strong>di</strong>rò<br />
che ti è stata concessa la facoltà <strong>di</strong> confessare, e da lunedì potrai cominciare la<br />
tua missione. - Piuccio, ho bisogno <strong>di</strong> un tuo consiglio - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino<br />
che era andato appositamente a Pietrelcina per incontrare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Si tratta<br />
<strong>di</strong> una persona a cui faccio da <strong>di</strong>rettore spirituale da alcuni anni. Mi ha chiesto<br />
consiglio su un argomento molto importante per la sua <strong>vita</strong> spirituale e non<br />
riesco a capire quale sia la soluzione più giusta. - E allora? - domandò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. - Vorrei che tu chiedessi chiarimenti a Gesù. - Vedrò <strong>di</strong> accontentarla.<br />
Appena avrò una risposta mi farò vivo con una lettera. Qualche giorno dopo a<br />
Pietrelcina arrivò anche <strong>Padre</strong> Benedetto e <strong>di</strong>sse a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>: - Un sacerdote<br />
molto importante <strong>di</strong> Foggia mi ha incaricato <strong>di</strong> interpellarti per un suo<br />
problema. Deve prendere una decisione importantissima. Vorrebbe che tu<br />
pregassi il Signore chiedendo <strong>di</strong> illuminano. Potresti chiedere a Gesù qual è la<br />
soluzione più sicura? <strong>Padre</strong> Agostino, confessore <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, e <strong>Padre</strong><br />
Benedetto, suo Superiore provinciale, erano ormai convinti che quel loro<br />
giovane confratello aveva un "filo <strong>di</strong>retto" con il soprannaturale. Dopo anni <strong>di</strong><br />
confusione, lotte, fatti misteriosi, malattie inspiegabili, avevano capito che in<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> c'èra qualcosa <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario. Qualche cosa che andava al <strong>di</strong> là delle<br />
137
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
umane esperienze. Si sentivano dei privilegiati per le confidenze che<br />
ricevevano da lui. Ma erano anche incuriositi. Tentati <strong>di</strong> approfittare della<br />
situazione. Vogliosi <strong>di</strong> constatare se le risposte erano sempre pertinenti.<br />
Consultavano sempre più <strong>di</strong> frequente <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che non si meravigliava e<br />
rispondeva con la più grande semplicità: - Vedrò <strong>di</strong> accontentarvi. Sentiva che<br />
stava per iniziare una nuova fase della sua <strong>vita</strong>. Le sofferenze e le lotte con<br />
Satana lo avevano maturato. Adesso cominciava a dare agli altri, a rendersi<br />
utile. A un certo momento <strong>Padre</strong> Agostino <strong>di</strong>sse: -<br />
È inutile che io ti faccia da segretario. Che legga le lettere e poi le trascriva per<br />
farti conoscere ciò che queste anime vogliono da te. E poi che trascriva per<br />
loro le tue risposte. Penso sia giunto il momento che tu lavori da solo. Io ti ho<br />
fatto da guida.<br />
Adesso devi cominciare ad agire da solo. - Ne sarò capace? - domandò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. -<br />
Certo che ne sei capace - cercò <strong>di</strong> tranquillizzarlo <strong>Padre</strong> Agostino. - Sei stato<br />
un allievo straor<strong>di</strong>nario. Completamente <strong>di</strong>verso da tutti quelli che ho avuto.<br />
Un po' <strong>di</strong>fficile e strano. Non ho ancora ben capito che cosa vuole il Signore da<br />
te. Ma so che sei giusto, chiaro e maturo. Ora devi camminare da solo. Le<br />
lettere che il postino portava a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> cominciarono ad aumentare. Ogni<br />
giorno ne arrivavano sempre <strong>di</strong> più. Il padre trascorreva le notti a rispondere.<br />
Pregava. Cercava <strong>di</strong> avere lumi dai suoi "amici invisibili", e poi trasmetteva<br />
quanto aveva ricevuto. Dai paesi vicini molti si recavano a Pietrelcina per<br />
confessarsi da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. La sua attività era <strong>di</strong>ventata intensa. Gli rimaneva<br />
poco tempo anche per andare a me<strong>di</strong>tare a Piana Romana. -<br />
Grazie, Signore - pregava <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Finalmente mi fai assaporare in pieno la<br />
mia attività <strong>di</strong> sacerdote. Mi sento utile. Mi stai facendo il più bel regalo che<br />
potessi aspettarmi. Mai sono stato così felice. Le gioie che provo adesso mi<br />
hanno fatto <strong>di</strong>menticare quanto ho sofferto negli anni passati. Signore, sei<br />
buono e io ti ringrazio con tutto me stesso. Anche la gente del paese ricorreva<br />
sempre <strong>di</strong> più a lui. C'erano altri sacerdoti a Pietrelcina, ma <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era<br />
<strong>di</strong>ventato l'aiuto più prezioso per Don Salvatore. Seguiva soprattutto i casi<br />
<strong>di</strong>fficili. Si interessava dei lontani, coloro che non andavano mai in chiesa.<br />
Antonio, calzolaio, era uno sfegatato socialista. Niente preti, niente chiesa,<br />
niente Dio. E sua moglie, Giovannina, era costretta a pensarla come lui.<br />
Gli altri sacerdoti se ne stavano alla larga da quella casa, perché avevano<br />
paura degli insulti del calzolaio. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, invece, quando vi passava davanti si<br />
fermava sempre a salutare. Giovannina aveva dato alla luce un bambino, che<br />
era però molto malato.<br />
138
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Antonio non aveva voluto battezzarlo, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era preoccupato. - Antonio,<br />
e quando vi decidete a battezzare, vostro figlio? -gli domandò un giorno. - Non<br />
vi impicciate - rispose aspro il calzolaio. - È figlio vostro, ma anche figlio <strong>di</strong> Dio.<br />
– Non vi impicciate. Voi preti mi fate schifo. Ladri siete, e imbroglioni. Per<br />
avere i sol<strong>di</strong> della gente gli promettete il para<strong>di</strong>so, ma dopo la morte. E che me<br />
ne faccio allora?<br />
Qui ha da venire il para<strong>di</strong>so, in questa <strong>vita</strong>, su questa terra, non dopo la morte.<br />
E noi socialisti lo faremo arrivare. - Antonio, pensate al vostro piccolo. Se<br />
muore senza essere stato battezzato, non potrà andare nel para<strong>di</strong>so vero, e la<br />
colpa sarà vostra. -<br />
Non vi impicciate. State a casa vostra. Che venite a farmi perdere tempo?<br />
Andate per la vostra strada. Antonio era irremovibile. E a<strong>di</strong>rato anche. Ogni<br />
volta che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si fermava a ricordargli il battesimo del figlio, rispondeva<br />
sempre più astioso. Un giorno, dopo l'ennesimo scambio <strong>di</strong> battute con<br />
Antonio, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si mise a borbottare sottovoce. Sembrava stesse riflettendo<br />
con se stesso, in realtà voleva far giungere un messaggio a Giovannina che,<br />
poco lontana da lui, stava allattando il bambino. - Peccato - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Peccato, perché il battesimo è un rito che ha anche poteri benefici sulla salute.<br />
La grazia, che con il battesimo scende sul bambino, potrebbe fare il miracolo.<br />
Pazienza, quest'uomo è cocciuto è non lo vuole. Guardò <strong>di</strong> sottecchi<br />
Giovannina e vide che aveva sentito le sue parole. Si rivolse <strong>di</strong> nuovo ad<br />
Antonio: - Buon lavoro Antonio, ma non <strong>di</strong>menticate le mie parole. - Andate,,<br />
andate per la vostra strada. Nel pomeriggio, mentre <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era in chiesa a<br />
pregare, arrivò Giovannina con il figlio in braccio. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, voi dovete<br />
battezzare mio figlio - <strong>di</strong>sse concitata. - Ho sentito le vostre parole, e io voglio<br />
che guarisca. - E vostro marito che ne <strong>di</strong>ce? - le domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
- Non sa che sono venuta da voi, e non lo deve sapere, altrimenti mi<br />
ammazza. Voi avete detto che il battesimo potrebbe far guarire mio figlio.<br />
Battezzatelo. Io voglio che viva. Dovete farmi questo favore. Battezzatelo.<br />
Giovannina si era fatta accompagnare da due parenti. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> prese la palla<br />
al balzo e organizzò subito la cerimonia. Il rito doveva restare segreto, ma<br />
qualcuno aveva visto Giovannina entrare in chiesa e aveva parlato in giro.<br />
Intanto le con<strong>di</strong>zioni del bambino erano peggiorate. Dopo qualche giorno entrò<br />
in una sorta <strong>di</strong> coma, e il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>sse che non c'erano più speranze. Fu allora<br />
che qualcuno <strong>di</strong>sse ad Antonio che cosa era accaduto. Il calzolaio <strong>di</strong>ventò una<br />
belva. Si mise a urlare invettive contro la moglie e poi partì come una furia,<br />
brandendo il trincetto che gli serviva per tagliare il cuoio. Raggiunse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
in chiesa. - Voi avete versato l'acqua su mio figlio - gridava. furibondo. - Avete<br />
fatto credere a mia moglie che in questo modo sarebbe guarito, e invece sta<br />
morendo. Siete un imbroglione. Ma io vi uccido - e agitava minaccioso il<br />
139
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
trincetto. - Ve lo giuro, se mio figlio muore, torno qui e vi tolgo <strong>di</strong> mezzo per<br />
sempre. Aveva gli occhi iniettati <strong>di</strong> sangue, sembrava indemoniato. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si<br />
spaventò. Si rese conto che quello faceva sul serio. Le grida del calzolaio<br />
avevano allarmato il paese. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> decise <strong>di</strong> non tornare a casa per non<br />
spaventare mamma Peppa. Si trincerò in canonica aspettando il ritorno <strong>di</strong> Don<br />
Salvatore, che era andato a Benevento. Ogni tanto, quando passava qualcuno,<br />
si affacciava alla finestra: - Come sta il figliolino <strong>di</strong> Antonio? - domandava.<br />
- Va un po' meglio - era la, risposta, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentiva sollevato. Ma subito<br />
dopo qualcun altro gli <strong>di</strong>ceva: - Male, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, va male - e allora si<br />
preoccupava. Ma più grande della sua paura era la preoccupazione per la sorte<br />
del bambino. Provava una grande compassione per quel piccolo e per sua<br />
madre. Anche per il calzolaio. Nelle invettive che quell'uomo gli aveva urlato<br />
contro aveva sentito tutta la <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong> un papà che sta per perdere il<br />
figlio. "Signore" pregava "a Te non costa niente aiutare quella povera<br />
creaturina. Adesso è tuo figlio, dagli un poco <strong>di</strong> salute e così vedrai che anche<br />
suo padre crederà in te. Signore, non farmi fare brutta figura. Ho detto che il<br />
battesimo può fare il miracolo, ed è vero, Giovannina mi ha creduto, non<br />
deluderla, povera donna." Verso sera la situazione cambiò all'improvviso. A<br />
Pacire <strong>Pio</strong>, sempre rifugiato in canonica, cominciarono ad arrivare notizie<br />
fantastiche. Il bambino ha ripreso conoscenza. - Ha succhiato latte dalla<br />
madre. - Giovannina continua a piangere dalla gioia. - È un miracolo. "Grazie,<br />
Signore" <strong>di</strong>sse fra sé <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. "Sapevo che non avresti abbandonato quel<br />
bambino." Uscì dal rifugio e ritornò a casa. Al mattino, dopo la Messa, <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> vide <strong>di</strong> fronte a sé Giovannina con accanto il marito. Antonio era<br />
impacciato. Guardò il religioso. Voleva <strong>di</strong>re qualcosa ma non gli venivano le<br />
parole. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lo tolse da quell'imbarazzo. Gli andò incontro sorridente e lo<br />
abbracciò. - Hai visto come il Signore ti vuoi bene - gli <strong>di</strong>sse. Il calzolaio si<br />
mise a piangere.<br />
La fama <strong>di</strong> confessore e <strong>di</strong>rettore spirituale <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> arrivò anche a Foggia,<br />
alla Curia provinciale dei frati Cappuccini. Vi arrivò anche l'eco della guarigione<br />
del figlio del calzolaio. - Quel fraticello è un Santo - <strong>di</strong>ceva la gente. - Ma non<br />
si tratta <strong>di</strong> quel <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> moribondo? - si interrogavano i frati sentendone<br />
magnificare l'intensa attività. E ritornò a galla il problema della sua<br />
permanenza a casa per motivi <strong>di</strong> salute.<br />
- Se sta così bene - <strong>di</strong>cevano ancora i suoi confratelli - non si capisce perché<br />
continui a vivere in famiglia in quanto ammalato grave. Le critiche<br />
aumentavano. Si <strong>di</strong>ffondevano coinvolgendo i Superiori, colpevoli <strong>di</strong> permettere<br />
un comportamento assolutamente contrario alle regole dell'Or<strong>di</strong>ne. Il <strong>Padre</strong><br />
provinciale continuava a ricevere lettere <strong>di</strong> protesta, e un giorno ci fu una<br />
richiesta ufficiale dei suoi consiglieri, chiamati "definitori", che sollecitarono una<br />
140
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
riunione per <strong>di</strong>scutere il caso <strong>Padre</strong> Benedetto non poté sottrarsi. Affrontò la<br />
riunione. I consiglieri gli chiesero delle spiegazioni. Era la prima volta che tutti,<br />
nessuno escluso, erano schierati contro <strong>di</strong> lui.<br />
- Diverse volte ho richiamato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in convento - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Benedetto. -<br />
Ha sempre obbe<strong>di</strong>to. È sempre tornato. Ma subito riprendeva a stare male in<br />
modo gravissimo, e non si poteva far altro che rimandano a casa, dove invece<br />
sta bene. Era la pura verità. Ma ai suoi collaboratori quelle risposte risultavano<br />
assurde e irritanti. -<br />
È ri<strong>di</strong>colo - gli rispose <strong>Padre</strong> Bernardo, il più anziano dei suoi consiglieri. - Ho<br />
parlato con <strong>di</strong>versi me<strong>di</strong>ci amici miei, e mi hanno detto che un caso del genere<br />
non è neppure ipotizzabile. <strong>Padre</strong> Bernardo era un religioso temuto e rispettato<br />
da tutti. Godeva <strong>di</strong> grande prestigio. Durante gli anni <strong>di</strong>fficili della<br />
soppressione dei conventi aveva contribuito a tenere uniti i religiosi della<br />
Provincia monastica <strong>di</strong> Foggia, costretti a vivere nelle loro famiglie, poi era<br />
stato uno dei ricostruttori della Provincia. Il suo appoggio a <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
era stato determinante perché questi venisse eletto<br />
Provinciale. Ma adesso gli si metteva contro. - Secondo me - continuò <strong>Padre</strong><br />
Bernardo<br />
- siamo <strong>di</strong> fronte a un lampante comportamento paranoico. La realtà è che<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non vuole rientrare in convento perché in convento non si trova<br />
bene. Gli fa comodo darsi per ammalato per starsene a casa. - Le sue malattie,<br />
però, sono sempre state riscontrate dai me<strong>di</strong>ci - protestò <strong>Padre</strong> Benedetto. -<br />
Non <strong>di</strong>co che non sia ammalato - ribatté <strong>Padre</strong> Bernardo caustico. - Tutti siamo<br />
un po' ammalati. Ma lui si serve delle malattie per i suoi como<strong>di</strong>. E quin<strong>di</strong> le<br />
vuole, le cerca, le coltiva come paravento per ottenere quel che desidera. -<br />
Non le sembra <strong>di</strong> esagerare nelle sue interpretazioni? -obiettò timidamente<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto. - Non esagero per niente - rispose con forza il vecchio frate.<br />
- Leggiti qualche testo <strong>di</strong> psicologia. Questi in<strong>di</strong>vidui sono dei masochisti, fanno<br />
del male a se stessi, si tormentano, <strong>di</strong>giunano, si fanno venire il vomito, la<br />
febbre, si flagellano, pur <strong>di</strong> raggiungere il loro scopo. Sono pericolosi. E averli<br />
accontentati fin dall'inizio significa aver permesso alle loro fisime <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
invincibili. Non devi <strong>di</strong>menticare che questa storia va avanti da sette anni.<br />
Dico - ripeté <strong>Padre</strong> Bernardo marcando le parole - sette anni, non qualche<br />
settimana.<br />
Nella stanza calò un silenzio imbarazzante. <strong>Padre</strong> Bernardo raramente<br />
prendeva la parola. E mai aveva alzato la voce come in quel momento. - Credo<br />
che <strong>Padre</strong> Bernardo abbia espresso in modo chiaro anche il nostro pensiero -<br />
<strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Antonio, che svolgeva le funzioni <strong>di</strong> vice <strong>Padre</strong> provinciale. Già in<br />
141
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
altre occasioni aveva criticato il comportamento <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Benedetto nei<br />
confronti <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Era contento ora <strong>di</strong> aver trovato un valido alleato.<br />
Parlava con tono calmo, quasi a voler mitigare la tensione che si era creata,<br />
ma in realtà soffiava sul fuoco. - Sette anni - aggiunse - sono un tempo biblico<br />
per risolvere il problema <strong>di</strong> una malattia. Ormai il caso è <strong>di</strong>ventato una<br />
barzelletta. <strong>Padre</strong> Benedetto avverti che quelle critiche stavano facendo<br />
scricchiolare la sua poltrona <strong>di</strong> Superiore provinciale. Non era "attaccato" al<br />
potere. Sapeva che nell'Or<strong>di</strong>ne Cappuccino il Superiore ha il compito <strong>di</strong> servire<br />
i fratelli. Ma si trattava pur sempre <strong>di</strong> una posizione <strong>di</strong> prestigio. Mentre i suoi<br />
confratelli avevano il titolo <strong>di</strong> "Reverendo", lui aveva quello <strong>di</strong> "Molto<br />
Reverendo".<br />
La vanità, anche se combattuta, si faceva strada. Si rese conto che era giunto<br />
il momento <strong>di</strong> risolvere quel problema, altrimenti ne sarebbe stato travolto. -<br />
Vi ringrazio per i vostri suggerimenti - <strong>di</strong>sse con molta <strong>di</strong>plomazia. - Vi posso<br />
assicurare, però, che la soluzione <strong>di</strong> questo caso è in atto da qualche tempo.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino, che conosce bene il nostro confratello ammalato, ha l'incarico<br />
<strong>di</strong> trattare con lui per convincerlo a rientrare definitivamente in convento.<br />
Stiamo procedendo con assoluta calma proprio in nome della carità e della<br />
prudenza. Ma <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sa che deve scegliere: o rientra, o chiede la<br />
secolarizzazione. Anche il <strong>Padre</strong> generale è stato debitamente informato <strong>di</strong><br />
quanto stiamo facendo. Non era tutto vero ciò che <strong>di</strong>ceva, 'ma servì<br />
magnificamente per sedare gli animi e lasciar intendere che aveva in pugno la<br />
situazione. Inoltre fece loro sapere che agiva in collaborazione con le cariche<br />
più alte dell'Or<strong>di</strong>ne e quin<strong>di</strong> era in una botte <strong>di</strong> ferro. I suoi collaboratori<br />
capirono il messaggio e non insistettero per avere altre spiegazioni. La riunione<br />
proseguì trattando altri temi. <strong>Padre</strong> Benedetto inviò un telegramma a <strong>Padre</strong><br />
Agostino convocandolo imme<strong>di</strong>atamente a Foggia. - Ti concedo quarantotto ore<br />
<strong>di</strong> tempo per risolvere il caso <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>sse al confratello che si era<br />
precipitato da lui. - Non chiedermi altre spiegazioni. Voglio una soluzione<br />
definitiva. Mentre viaggiava verso Pietrelcina, <strong>Padre</strong> Agostino rifletteva. Non<br />
era pero preoccupato e angosciato come tante altre volte. Anche per lui ormai<br />
quella storia aveva raggiunto il colmo. Una soluzione definitiva era ine<strong>vita</strong>bile.<br />
Era stanco <strong>di</strong> quei continui viaggi a Pietrelcina per ascoltare le solite risposte.<br />
Credeva a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, ma non se la sentiva più <strong>di</strong> sostenere una causa che<br />
faceva acqua da tutte le parti. "Se è volontà <strong>di</strong> Dio che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>' continui a<br />
restare a Pietrelcina" <strong>di</strong>sse fra sé "ebbene, che intervenga Lui a convincere il<br />
Provinciale, io ci rinuncio." Prese il breviario e cercò <strong>di</strong> immergersi nella<br />
preghiera. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è in chiesa e sta confessando - <strong>di</strong>sse Don Salvatore<br />
accogliendo con una calorosa stretta <strong>di</strong> mano <strong>Padre</strong> Agostino, che si era<br />
presentato alla porta della canonica. Sapeva che le sue visite riguardavano<br />
sempre <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e gli aveva dato una risposta prima ancora <strong>di</strong> sentire la<br />
142
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
richiesta. <strong>Padre</strong> Agostino sorrise. - Devo andare a chiamarlo? - domandò Don<br />
Salvatore. - No, no, aspetto - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
Credo che ne avrà per qualche ora. Arriva gente anche da fuori. - Ah! - fece<br />
<strong>Padre</strong> Agostino. - Molte persone. Vengono per confessarsi. Arrivano perfino da<br />
Caserta, da Napoli. Non so come si sia <strong>di</strong>ffusa la sua fama, ma la gente <strong>di</strong>ce<br />
che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> abbia il dono <strong>di</strong> scrutare nei cuori. Affermano che lui capisce a<br />
fondo i loro problemi spirituali e che i suoi consigli sono così illuminati e precisi<br />
che nessun altro sacerdote saprebbe darli. - Mi fa piacere. - C'è un via vai<br />
incre<strong>di</strong>bile. Non so come faccia, con la sua salute, a resistere per tanto tempo<br />
nel confessionale. - Vuoi <strong>di</strong>re che sta bene - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. E subito<br />
aggiunse: - Adesso è proprio questo il problema. Se sta bene, non si capisce<br />
perché continua a vivere qui, a casa sua. Sono già sette anni che vive fuori del<br />
convento. I frati brontolano. E anche la Curia romana. <strong>Padre</strong> Benedetto lo ha<br />
<strong>di</strong>feso, ma ora non può più farlo. Ha mandato me con una specie <strong>di</strong> ultimatum.<br />
-<br />
Quin<strong>di</strong> voi frati vorreste portarci via il nostro santariello? - domandò ironico<br />
Don Salvatore. - Non portiamo via niente. Dobbiamo farlo rientrare nella<br />
Regola. Se vuole essere frate, deve tornare in convento. Altrimenti<br />
chiederemo a Roma la secolarizzazione. Diventerà un sacerdote come lei, e<br />
rimarrà qui. - Siete crudeli. Lo sapete che è legatissimo a San Francesco. - Lo<br />
so bene. Ma sono sette anni che vive a Pietrelcina. L'unico legame che ha con il<br />
nostro Or<strong>di</strong>ne è il suo affetto. - Questione complicata, a quanto sento. - Molto.<br />
E il <strong>Padre</strong> provinciale è costretto a risolverla. -<br />
Così, all'improvviso? - Per la verità ha già provato tante volte, con <strong>di</strong>verse<br />
soluzioni, che, come lei ben sa, non hanno mai funzionato. Adesso il <strong>Padre</strong><br />
provinciale è stato messo alle strette dai suoi consiglieri e anche dai Superiori<br />
<strong>di</strong> Roma. - Allora la questione è davvero seria. - Ci <strong>di</strong>a una mano. - Che posso<br />
fare? - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le vuole bene. - Ma ha le sue idee, e nessuno riesce a<br />
cambiargliele. Soprattutto su questo argomento della sua permanenza a<br />
Pietrelcina. - Secondo me, a questo punto, la soluzione migliore sarebbe la<br />
secolarizzazione. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si trova bene qui, adesso ha un apostolato<br />
invi<strong>di</strong>abile, la gente corre da lui per confessarsi, per averlo come <strong>di</strong>rettore<br />
spirituale, perché non permettergli <strong>di</strong> continuare tranquillamente in questa<br />
bellissima attività? Forse è questa la sua vera missione. - Potrebbe essere così.<br />
- Non c'è poi molta <strong>di</strong>fferenza tra l'indossare il saio e la veste talare. Se il<br />
vescovo <strong>di</strong> Benevento fosse d'accordo, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> potrebbe essere incar<strong>di</strong>nato<br />
nel clero della <strong>di</strong>ocesi beneventana e continuare a vivere qui, a Pietrelcina,<br />
come sacerdote secolare, come lei. - Sarei felice <strong>di</strong> averlo come mio<br />
collaboratore. Appoggerò senz'altro la richiesta presso il vescovo, che è mio<br />
amico. Ma credo che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> voglia restare religioso Cappuccino. Lui si sente<br />
143
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
un figlio <strong>di</strong> San Francesco. - E allora deve anche accettare la Regola <strong>di</strong> San<br />
Francesco e tornare in convento. Non possiamo cambiare la Regola per lui.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> continuò a confessare finché, a mezzogiorno, il Michele Pilla,<br />
brontolando andò a chiudere la chiesa. C'erano ancora delle persone che<br />
aspettavano. - Tornate alle 4 - <strong>di</strong>sse loro con tono brusco il sacrestano. E<br />
rivolto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aggiunse: - Chiudo. Se non si sbriga ad andarsene, oggi non<br />
mangia. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> uscì dal confessionale. Il tono <strong>di</strong> voce del sacrestanto lo<br />
aveva irritato. Avrebbe voluto <strong>di</strong>rgli che non doveva trattare male le persone<br />
che venivano in chiesa a confessarsi, ma si trattenne. Facendo la genuflessione<br />
davanti al tabernacolo pregò mentalmente: "Signore, fallo <strong>di</strong>ventare più<br />
gentile. La gente potrebbe allontanarsi da Teacausa sua". - C'è <strong>Padre</strong> Agostino<br />
in canonica - aggiunse il sacrestano sempre in tono irritato. - Oh grazie, vado<br />
subito - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Si affrettò a raggiungere la canonica. Salutò <strong>Padre</strong><br />
Agostino che gli <strong>di</strong>sse: - Don Salvatore desidera che pranzi qui da lui. Verrò da<br />
te fra un'oretta. Ti devo parlare. <strong>Padre</strong> Agostino era ormai considerato parte<br />
della famiglia in casa Forgione. Mamma Peppa lo accoglieva sempre con<br />
grande cor<strong>di</strong>alità. Conosceva la sue abitu<strong>di</strong>ni e le sue piccole debolezze e si<br />
premurava <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarle. - Le ho fatto il caffè - <strong>di</strong>sse dopo averlo salutato<br />
baciandogli la mano. - Vi <strong>di</strong>sturbate sempre per me - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
E anche il solito bicchierino - aggiunse mamma Peppa. - Siete incorreggibile.<br />
Mi volete mandare all'inferno solleticando i miei vizi. - È il liquorino che preparo<br />
con le mie mani per Grazio - sussurrò mamma Peppa. - Non lo offro a<br />
nessuno: a Grazio e a voi e basta. - E a vostro figlio? - Quello non beve niente<br />
- rispose mamma Peppa lanciando un'occhiata a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> il quale in <strong>di</strong>sparte,<br />
asc9ltava <strong>di</strong>vertito quello scambio <strong>di</strong> battute. E aggiunse marcando le parole: -<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non beve, non mangia, non dorme.<br />
Non so proprio come faccia a stare in pie<strong>di</strong>. Risero tutti <strong>di</strong> cuore. <strong>Padre</strong><br />
Agostino sorbì il caffè e poi gustò il bicchierino. - Ora, con il vostro permesso,<br />
mamma Peppa, io e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ci ritiriamo, come al solito, per parlare dei nostri<br />
problemi - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. - Fate pure, siete a casa vostra - rispose<br />
mamma Peppa. I due frati salirono nella Torretta. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sedette sul letto<br />
offrendo al confratello l'unica se<strong>di</strong>a che c'era. - Ho brutte notizie - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong><br />
Agostino entrando subito in argomento. - C'è stata una riunione alla Curia<br />
provinciale <strong>di</strong> Foggia. I Padri definitori hanno messo il Provinciale con le spalle<br />
al muro. O torni subito, o parte la richiesta <strong>di</strong> secolarizzazione. Non ci saranno<br />
altre <strong>di</strong>lazioni. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fu colto <strong>di</strong> sorpresa. Tutto preso dalla sua attività <strong>di</strong><br />
confessore e <strong>di</strong>rettore spirituale, non pensava più a quel problema. - Quanto<br />
tempo ho per decidere? - domandò. - Il <strong>Padre</strong> provinciale aspetta una tua<br />
risposta entro quarantotto ore. - Gliela darò. - Quale sarà? - Lei lo sa bene che<br />
io vorrei tornare, ma non mi è permesso. - Ho sempre ritenuto che la ragione<br />
fosse costituita dalla tua salute. Ora stai.bene, mi sembra. - La salute è<br />
144
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
l'impe<strong>di</strong>mento visibile. Ma la realtà è che Gesù e la Madonna non vogliono che<br />
io torni in convento. -<br />
Non vogliono? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino alquanto stupito. - Perché? - Non<br />
posso <strong>di</strong>rlo. Mancherei <strong>di</strong> carità. - Mi sembra un'affermazione ri<strong>di</strong>cola. Tu hai<br />
fatto voto <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza. Gesù e la Madonna non possono comandarti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re. - Non so che <strong>di</strong>rle. Loro non vogliono che io torni in convento. -<br />
Piuccio, ti ho sempre <strong>di</strong>feso, sempre ascoltato. Ho sempre cercato <strong>di</strong> trovare<br />
una giustificazione a quel che mi <strong>di</strong>cevi, anche quando mi pareva impossibile<br />
trovarla. Adesso non sono più in grado <strong>di</strong> farlo. - Pensa che io stia mentendo? -<br />
Non <strong>di</strong>co questo. Ma ciò che sostieni non ha senso. In tutte le vite dei Santi,<br />
nei libri <strong>di</strong> ascetica, <strong>di</strong> teologia mistica, è sempre scritto che l'obbe<strong>di</strong>enza è<br />
sacra. Il religioso deve obbe<strong>di</strong>re sempre, anche quando sa che il comando del<br />
Superiore è errato. Dato che hai fatto un voto, la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza per te è<br />
peccato grave. È perciò assolutamente impossibile che Gesù, la Madonna ti<br />
chiedano <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re ai tuoi Superiori. Se lo fanno, vuoi <strong>di</strong>re che non sono le<br />
entità che tu cre<strong>di</strong>: sono il Demonio. - Io desidero tornare tra i miei confratelli,<br />
ma non posso - ripeté <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Ci ve<strong>di</strong>amo venerdì mattina - tagliò corto<br />
<strong>Padre</strong> Agostino. - Mi auguro che tu sia pronto a partire con me per Foggia.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino andò in stazione a prendere il treno per Serracapriola. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> <strong>di</strong>sse a sua madre che si recava a Piana Romana. La nipote del parroco,<br />
che aveva ascoltato quanto <strong>Padre</strong> Agostino e Don Salvatore si erano detti<br />
prima e durante il pranzo, capì che si stava scatenando una burrasca. Ne parlò<br />
con le amiche: - <strong>Padre</strong> Agostino vuole portare via per sempre <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. La<br />
notizia si <strong>di</strong>ffuse in paese e creò tensione. I pietrelcinesi si erano affezionati a<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Erano orgogliosi' della gente che veniva in cerca <strong>di</strong> lui. Lo<br />
consideravano un patrimonio sociale. Si era ad<strong>di</strong>rittura costituito una specie <strong>di</strong><br />
comitato in <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, capeggiato da Giovannina, la moglie del<br />
calzolaio Antonio. Dopo che suo figlio era misteriosamente guarito, guai a<br />
toccarle <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
Sentendo le voci che correvano in paese, Giovannina si mobilitò. Con altre tre<br />
amiche si recò in delegazione da Don Salvatore. - Zi' arciprete, è vero che<br />
<strong>Padre</strong> Agustì vuole levarci lu santanello nuostro? - Non so, non credo - rispose<br />
evasivo Don Salvatore. - Zi' arciprete, nui rumpimo a faccia a <strong>Padre</strong> Agustì.<br />
Giovannina e le altre raggiunsero mamma Peppa in vico Storto Valle. -<br />
Vogliamo vedere <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - <strong>di</strong>ssero. - Non c'è - rispose mamma Peppa. - E<br />
dove lo possiamo trovare? - È andato a Piana Romana. -<br />
Voi ci nascondete qualcosa. - Perché dovrei, comare mia? - Siete d'accordo con<br />
<strong>Padre</strong> Agustì. - Su che cosa? - Vogliono portarci via vostro figlio. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
non mi ha detto niente. - Quando torna chiedeteglielo e <strong>di</strong>tegli che noi siamo<br />
con lui. Non permetteremo che lo portino via. È nuostro. Mamma Peppa era<br />
145
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
frastornata. Che significava quella visita?" Perché <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era partito<br />
all'improvviso per Piana Romana? Ogni tanto andava alla finestrella e scrutava<br />
il sentiero da cui doveva arrivare suo marito <strong>di</strong> ritorno dai campi. Lo faceva<br />
sempre quando calava il giorno, per sapere se doveva mettersi a preparare la<br />
cena. Quella sera voleva vedere se con suo marito c'era anche il figlio. Ecco<br />
finalmente l'asino con sopra Grazio. Quell'immagine le dava sempre un tuffo al<br />
cuore, una gioia profonda. Quella sera' la inquietò. Perché Grazio tornava da<br />
solo? - E nostro figlio? - domandò al marito mentre conduceva nella stalla<br />
l'asino. - Si ferma alla masseria. - Ne sei certo? - Non è la prima volta. Che c'è<br />
<strong>di</strong> nuovo? Gli raccontò la visita delle comari. Grazio rise. - Sono tutti matti.<br />
An<strong>di</strong>amo a cena. Ho una gran fame. - Non avrà freddo? –Gli domandò mamma<br />
Peppa inquieta.<br />
Grazio si arrabbiò. - Sono anni ormai che ogni tanto trascorre settimane intere,<br />
solo, a Piana Romana. Perché cominci a preoccupartene adesso? Stai<br />
tranquilla: non avrà né freddo né fame. Si sta bene laggiù. Soprattutto da<br />
quando ho messo a posto la masseria. È <strong>di</strong>ventata una bella stanza adesso.<br />
Mamma Peppa si acquietò. Ma quella notte non riuscì a dormire. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
tornò al mattino presto. Volle essere puntuale in chiesa per le Confessioni.<br />
Mamma Peppa assistette alla sua Messa. C'erano le donne al completo. Poté<br />
parlargli verso mezzogiorno. Lo trovò triste. - Problemi? - No, mamma<br />
- rispose con dolcezza. Ma lei sapeva che quando le parlava in quel modo<br />
voleva <strong>di</strong>re:<br />
- Sono cose <strong>di</strong> cui non ti posso parlare - e non fece altre domande. Come<br />
aveva promesso, <strong>Padre</strong> Agostino tornò il venerdì verso mezzogiorno. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
lo aspettava nei pressi della chiesa <strong>di</strong> Sant'Anna. - Sei pronto? - gli domandò<br />
<strong>Padre</strong> Agostino. - No, non vengo - rispose deciso <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. <strong>Padre</strong> Agostino lo<br />
guardò in silenzio. Quel rifiuto così netto non se lo aspettava. - Ti ren<strong>di</strong> conto<br />
della gravità della scelta che fai - commentò dopo un po'. - Gesù non vuole che<br />
io venga a Foggia. - Piuccio, non <strong>di</strong>re cose del genere. - Gliel'ho chiesto e si è<br />
arrabbiato. Allora l'ho chiesto anche alla Madonna ed è andata su tutte le furie.<br />
Se ne sono andati via subito, arrabbiati. E imme<strong>di</strong>atamente si sono scatenati i<br />
demoni. Mi hanno battuto e tormentato tutta la notte. Ho invocato Gesù, la<br />
Madonna, l'Angelo custode, ma nessuno si è più fatto vivo. In genere, quando i<br />
demoni mi battono, poi loro tornano a consolarmi.<br />
Questa volta non sono tornati. Mi avevano avvertito <strong>di</strong> non parlare più <strong>di</strong> quel<br />
problema, e li ho irritati. - Se entro sera non siamo a Foggia - replicò <strong>Padre</strong><br />
Agostino - il Provinciale inoltrerà a Roma la domanda <strong>di</strong> secolarizzazione. Sarai<br />
espulso dall'Or<strong>di</strong>ne dei Cappuccini. Te ne ren<strong>di</strong> conto? A <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> vennero le<br />
lacrime agli occhi. <strong>Padre</strong> Agostino vide che soffriva e gli <strong>di</strong>spiaceva. Ma non<br />
aveva più spazio per trattare. - Mi <strong>di</strong>spiace - <strong>di</strong>sse. - Non posso offrirti<br />
146
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
alternative. - E allora non mi resta che accettare la secolarizzazione. -Come? -<br />
Rinuncerò a essere un religioso <strong>di</strong> San Francesco e farò solo il sacerdote. - Tu<br />
sei impazzito - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. Era irritato e amareggiato nello stesso<br />
tempo. Mai si sarebbe aspettato da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> frasi <strong>di</strong> quel genere. - Non mi<br />
chie<strong>di</strong> neppure <strong>di</strong> poterci pensare ancora per qualche giorno. Ma allora<br />
desideravi da tempo questa soluzione. - No - protestò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Provo un<br />
dolore mortale invece Ma Gesù mi ha proibito <strong>di</strong> venire a Foggia e non posso<br />
farci niente. - Incre<strong>di</strong>bile - replicò <strong>Padre</strong> Agostino <strong>di</strong>ventando rosso in viso per<br />
la rabbia. -<br />
O tu mi vuoi prendere in giro, o sei veramente impazzito. Senti che cosa ti <strong>di</strong>co<br />
io: quando vedrai il tuo Gesù, <strong>di</strong>gli, da parte mia, che se ne vada all'inferno.<br />
Perché quello che tu ve<strong>di</strong> non può essere Gesù. Non è mai esistito nessun caso<br />
al mondo in cui Dio voglia che una persona commetta un peccato, faccia del<br />
male, vada contro un giuramento che ha fatto davanti a Dio e agli uomini. Tu<br />
hai promesso obbe<strong>di</strong>enza, ricordatelo. E non puoi farmi credere che Gesù ti<br />
chieda <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re ai tuoi superiori. Aveva alzato la voce. Non si era accorto<br />
che poco lontano da loro c'erano delle persone. Un gruppetto <strong>di</strong> donne,<br />
capeggiate da Giovannina, la moglie del calzolaio, che teneva tra le mani un<br />
grosso bastone. Aveva notato l'arrivo. <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Agostino e aveva subito<br />
radunato le amiche per vigilare su <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Le donne si avvicinarono<br />
minacciose. - <strong>Padre</strong> Agustì - <strong>di</strong>sse Giovannina mettendo in bella mostra il<br />
bastone che teneva in mano - nui ve vulimo bene, ma si siti venuto per purtà<br />
via u santanello nuostro, è meglio che ve ne jate. <strong>Padre</strong> Agostino capì che<br />
facevano sul serio. - Io non porto via nessuno - rispose timidamente. - Nui<br />
v'avimo avvisato - aggiunse Giovannina. - Nui vi rumpimo la faccia. - No, non<br />
me ne vado, state tranquilla Giovannina - intervenne <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - <strong>Padre</strong><br />
Agostino mi vuole bene. È qui solo per portarmi dei messaggi dei miei superiori<br />
<strong>di</strong> Foggia. State tranquilla e lasciateci parlare in pace. - Noi siamo qua, che<br />
vigiliamo - <strong>di</strong>sse Giovannina allontanandosi con le sue amiche. - Allora, Piuccio,<br />
vado a Foggia da solo? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino. - Io non posso venire -<br />
ripeté <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Mi <strong>di</strong>spiace proprio. Che devo <strong>di</strong>re a <strong>Padre</strong> Benedetto? - Che<br />
mi sento morire. - Ad<strong>di</strong>o, allora - <strong>di</strong>sse ancora <strong>Padre</strong> Agostino. Guardò il suo<br />
allievo. Poi lo abbracciò con grande affetto, e questa volta fu lui a non riuscire<br />
a trattenere le lacrime.<br />
25<br />
La decisione <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong> non ritornare in convento, ma <strong>di</strong> accettare che<br />
venisse inoltrata la richiesta <strong>di</strong> secolarizzazione, giunse come una bomba alla<br />
Curia provinciale dei frati Cappuccini <strong>di</strong> Foggia. Quel giovane religioso, <strong>di</strong> cui si<br />
parlava tanto per lo zelo e la santità, accettava <strong>di</strong> essere espulso dall'Or<strong>di</strong>ne<br />
piuttosto <strong>di</strong> tornare a vivere nei conventi con i suoi confratelli. <strong>Padre</strong><br />
147
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Benedetto, Superiore provinciale, amico e protettore <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, era<br />
furibondo. - Uho sempre sostenuto, <strong>di</strong>feso contro tutti - si sfogava con <strong>Padre</strong><br />
Agostino che gli aveva portato la notizia. - Ho scritto lettere al Generale<br />
affermando che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, era uno dei giovani più promettenti della nostra<br />
Provincia. E adesso devo chiederne la secolarizzazione. Devo riferire al <strong>Padre</strong><br />
generale che questo giovane rifiuta la <strong>vita</strong> francescana, se ne va dal nostro<br />
Or<strong>di</strong>ne. Farò proprio la figura dell'imbecille. Mai mi sarei aspettato una<br />
decisione del genere da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Camminava nervoso nella stanza. La sua<br />
irritazione era veramente grande, ma più grande ancora era il dolore. Aveva<br />
sempre voluto molto bene a quel fraticello e anche adesso, nonostante la<br />
delusione, non riusciva a <strong>di</strong>sprezzarlo. - Non ne voglio più sentir parlare - <strong>di</strong>sse<br />
ancora rivolto a <strong>Padre</strong> Agostino.<br />
- Chiuso. Ho chiuso con lui. Che si arrangi. Che capisca cosa vuol <strong>di</strong>re<br />
provvedere a se stesso. Lo abbiamo troppo coccolato. Gli abbiamo concesso<br />
troppa libertà. E adesso ecco come ci ripaga. Chiuso. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, a Pietrelcina,<br />
viveva momenti terrificanti. Il suo spirito era stato invaso da una cortina <strong>di</strong><br />
nebbia. Dubbi, tentazioni, incertezze e soprattutto il silenzio dei suoi "amici<br />
invisibili". Silenzio assoluto. Buio pesto. Il canale <strong>di</strong> comunicazione con la<br />
<strong>di</strong>mensione dello spirito, che fin da quand'era bambino aveva alimentato la sua<br />
anima, si era chiuso. Pregava, trascorreva le notti inginocchiato ai pie<strong>di</strong> del<br />
letto. Supplicava soprattutto la Madonna: - Madre <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a, abbiate pietà<br />
<strong>di</strong> me. Dovreste sapere, madre mia cara, che vi ho chiesto <strong>di</strong> tornare in<br />
convento solo per ubbi<strong>di</strong>re ai miei superiori. Ma ogni sua preghiera rimaneva<br />
senza risposta. Gli mancava l'aiuto del cielo e gli mancava moltissimo l'affetto<br />
delle due persone che erano al corrente <strong>di</strong> tutti i misteri della sua <strong>vita</strong>: <strong>Padre</strong><br />
Agostino e <strong>Padre</strong> Benedetto. Tempesta nel cuore <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, nella sua anima,<br />
e tempesta sull'Italia. Il paese stava per essere coinvolto nella prima guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. Le notizie che giungevano dall'estero si <strong>di</strong>ffondevano ovunque.<br />
Arrivavano anche a Pietrelcina. Venivano accolte con ottimismo, euforia, e<br />
accendevano lo spirito patriottico. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> piangeva. Percepiva nella sua<br />
totalità il dramma che stava per abbattersi sull'Europa. Trascorreva le notti in<br />
preghiera: - Signore, abbi misericor<strong>di</strong>a del tuo popolo. Siamo peccatori,<br />
abbiamo cercato il male, ma il tuo cuore è grande nel perdono. Non colpire i<br />
miei poveri fratelli. Colpisci me, voglio espiare i peccati <strong>di</strong> tutti, come tu hai<br />
fatto sulla croce. La prova per <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> questa volta fu più lunga del solito.<br />
Durò oltre due mesi. Un tempo che gli sembrò interminabile. Due mesi in balia<br />
delle forze del male, senza il conforto dei suoi "amici invisibili" e senza una<br />
parola amica da parte delle persone che in quegli anni avevano guidato il suo<br />
cammino spirituale. Ma una notte, mentre pregava piangendo nella sua<br />
cameretta, ecco la luce.<br />
148
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Sentì sciogliersi nel profondo del suo cuore la sabbia del deserto spirituale e<br />
udì la voce <strong>di</strong> Gesù: "Figlio mio «Devo vederti. Ti aspetto al convento <strong>di</strong><br />
Morcone sabato.<br />
Ho cose urgenti da comunicarti. Non mancare. <strong>Padre</strong> Agostino." <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> lesse<br />
quelle parole e il suo cuore esultò <strong>di</strong> gioia. La grafia, veloce e nervosa, che per<br />
anni gli era stata tanto familiare, risvegliò ricor<strong>di</strong> e sentimenti. Da due mesi<br />
non aveva notizie <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Agostino, e gli sembrava che fossero passati due<br />
anni. - Ho incontrato <strong>Padre</strong> Agostino a Foggia e, saputo che venivo qui, mi ha<br />
parlato molto <strong>di</strong> voi e si è raccomandato perché vi consegnassi <strong>di</strong> persona<br />
questo biglietto - gli <strong>di</strong>sse Don Domenico, un sacerdote amico <strong>di</strong> Zi' Tore<br />
giunto a Pietrelcina per trascorrere un periodo <strong>di</strong> riposo. - Come sta <strong>Padre</strong><br />
Agostino? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Benone. Ma è preoccupato. Credo tema <strong>di</strong><br />
essere chiamato alle armi. Il volto <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si velò <strong>di</strong> tristezza. Pensò alle<br />
preoccupazioni del suo confessore e cominciò ad attendere con ansia il sabato<br />
per poterlo vedere. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> raggiunse Morcone in treno e alla stazione ebbe<br />
la sorpresa <strong>di</strong> trovare <strong>Padre</strong> Agostino che lo aspettava. Si abbracciarono. -<br />
Sono arrivato un'ora fa da Serracapriola - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> Agostino. - Controllando<br />
gli orari ho visto che c'era una corsa proveniente da Benevento e ho pensato<br />
che forse potevi viaggiare su quel treno. Ho atteso ed eccoti qua. Fatti vedere.<br />
Ti trovo bene. - Anche lei sta bene - replicò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Si avviarono verso il<br />
convento <strong>di</strong> Morcone, che <strong>di</strong>stava dalla stazione alcuni chilometri. Per<br />
raggiungerlo c'era la solita mulattiera, fra campi e gran<strong>di</strong> alberi. - Ogni volta<br />
che vengo da queste parti - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - ricordo il primo viaggio. Tutti i<br />
particolari notati lungo questo sentiero quel giorno, 6 gennaio 1903, sono<br />
ancora vivissimi nella mia memoria. E credo che non li potrò <strong>di</strong>menticare mai.<br />
Quel giorno ho lasciato il mondo per <strong>di</strong>ventare un figlio <strong>di</strong> San Francesco. Sono<br />
nato a una nuova <strong>vita</strong>. - Sono passati do<strong>di</strong>ci anni - osservò <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
Quanti cambiamenti nella nostra <strong>vita</strong> e nel mondo. - Che ne pensi della guerra?<br />
- Una vicenda molto brutta. - Cosa <strong>di</strong>cono i tuoi «amici invisibili"? - Bisogna<br />
pregare, e pregare molto. È un'ora drammatica. Quando vedo gli orrori della<br />
guerra, l'anima mia prova una desolazione estrema, e il mio cervello ne viene<br />
sconvolto. "Questa guerra sarà per la nostra Italia e per la Chiesa <strong>di</strong> Dio una<br />
purga salutare. Risveglierà nel cuore <strong>di</strong> molti la fede, che ora langue. Ma, mio<br />
Dio, prima che ciò avvenga quale dura prova ci è riservata. Quanto sangue." -<br />
Dicono che non sarà un conflitto lungo. - Sarà una prova lunga e durissima,<br />
che l'Italia non ha mai affrontato prima d'ora. - Temo che toccherà anche a me<br />
andare soldato. - E anch'io dovrò affrontare quella brutta prova. - Tu sei<br />
tagliato fuori. Con i tuoi malanni non puoi finire nell'esercito. - No, no, farò il<br />
soldato anch'io, e sarà tremendo per me. <strong>Padre</strong> Agostino capì a che cosa<br />
alludeva. Come avrebbe potuto vivere in caserma con le sue malattie, le sue<br />
crisi, i misteriosi fenomeni che ogni tanto sconvolgevano la sua esistenza? - Ho<br />
149
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
veramente tanta paura - aggiunse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Prego Gesù <strong>di</strong> allontanare da<br />
me questa prova, ma sento che invece dovrò affrontarla. - La nostra Provincia<br />
ormai è stata decimata. Giorni fa ero a Foggia e ho visto <strong>Padre</strong> Benedetto. Mi<br />
ha detto che finora sono stati richiamati alle armi una sessantina <strong>di</strong> nostri<br />
confratelli. - Come sta <strong>Padre</strong> Benedetto? - domandò subito <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Bene,<br />
ma è tutto preso da questi problemi. Ci sono dei conventi che rimangono senza<br />
religiosi. Bisognerebbe chiuderli. E per tenerli aperti deve continuamente<br />
spostare confratelli da una parte all'altra. È un momento <strong>di</strong>fficile. - Ti ha mai<br />
parlato <strong>di</strong> me? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con voce triste. <strong>Padre</strong> Agostino rimase in<br />
silenzio. Poi <strong>di</strong>sse:<br />
- Per quasi due mesi non ha mai fatto il tuo nome. Poi un giorno mi ha chiesto<br />
se avevo notizie. "No" ho risposto «Nessuna notizia." E lui si è arrabbiato: "Lo<br />
hai abbandonato. Ma che amico sei? Con tutti i problemi che ha? È il modo <strong>di</strong><br />
comportarsi?". Rimproverava me per rimproverare se stesso. E mi sono reso<br />
conto che ti pensava molto. - Questo mi dà grande gioia. È sempre stato un<br />
padre premuroso con<br />
me. Gli ho dato tanti <strong>di</strong>spiaceri, ma sapevo che non mi avrebbe <strong>di</strong>menticato.<br />
Camminarono in silenzio. Tutti e due pensavano a <strong>Padre</strong> Benedetto. Un uomo<br />
<strong>di</strong> indubbio talento che si era trovato tra le mani quel "caso" così ingarbugliato.<br />
<strong>Padre</strong> Agostino si fermò in mezzo al sentiero e come preso da un improvvisa<br />
ispirazione <strong>di</strong>sse con voce accorata: - Piuccio, ma è proprio necessario che tu<br />
lasci l'Or<strong>di</strong>ne Francescano? Non è possibile trovare un'altra soluzione? - Non<br />
sono io a voler uscire dall'Or<strong>di</strong>ne - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Lo so, lo so - commentò<br />
<strong>Padre</strong> Agostino con tono rassegnato. - L’altra volta, quando mi sono rivolto a<br />
Gesù per supplicano <strong>di</strong> lasciarmi ritornare in convento, sono stato severamente<br />
punito da lui - proseguì <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - In questi mesi ho passato momenti<br />
bruttissimi. Gesù non voleva perdonarmi. Solo pochi giorni fa si è fatto<br />
risentire. Mentre pregavo, ho sentito che il ghiaccio dentro il mio spirito si è<br />
rotto. Gesù e la Madonna erano <strong>di</strong> nuovo accanto a me. Ma quanto terrore<br />
incutevano i loro volti severi. Mi hanno fatto una ramanzina con i fiocchi e mi<br />
hanno rinnovato il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> tornare in convento: "Non ti impressionare" mi ha<br />
detto la Madonna. "Lascia che gli altri pensino sul tuo conto quello che<br />
vogliono. Noi ti <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>amo. Finora se la sono presa con te, d'ora in avanti<br />
dovranno prendersela con noi.' Vede, padre, io devo obbe<strong>di</strong>re. So <strong>di</strong> essere in<br />
una brutta situazione, ma devo obbe<strong>di</strong>re a Gesù. <strong>Padre</strong> Agostino non rispose.<br />
Sapeva che era inutile riprendere una <strong>di</strong>scussione che ogni volta creava<br />
malintesi. Percorsero ancora un tratto <strong>di</strong> sentiero in silenzio. Poi <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
domandò: - Da Roma sono arrivate comunicazioni che mi riguardano? - Finora<br />
niente - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. - Ma è presto. So che <strong>Padre</strong> Benedetto ha<br />
informato il <strong>Padre</strong> generale, e che questi ha presentato la domanda <strong>di</strong><br />
150
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
secolarizzazione alla Congregazione dei religiosi. Come sai, si tratta <strong>di</strong> una<br />
richiesta che deve essere firmata dal Papa in persona, e quin<strong>di</strong> i tempi sono<br />
lunghi. Il silenzio ripiombò su <strong>di</strong> loro. <strong>Padre</strong> Agostino pensava a quanto fosse<br />
assurda quella situazione.<br />
Un giovane religioso, bravo, buono, zelante, il migliore, che era costretto a<br />
lasciare l'Or<strong>di</strong>ne per ragioni a lui incomprensibili e inconcepibili. E <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
rifletteva sul mistero della propria sorte: aveva fatto <strong>di</strong> tutto per <strong>di</strong>ventare<br />
frate Cappuccino, per seguire cioè una vocazione che riteneva "voluta" da Dio,<br />
e adesso doveva abbandonarla. Erano arrivati nei pressi del convento. La<br />
severa facciata della chiesa si stagliava tra gli alti pini. - Perché ha voluto<br />
vedermi qui a Morcone? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non posso più venire a<br />
Pietrelcina - rispose <strong>Padre</strong> Agostino. - Hai visto come mi hanno minacciato<br />
l'ultima volta? Se mi vedono, quelle donne mi rompono le ossa sul serio. - Ma<br />
no, quelle non fanno male a una mosca. - Lo <strong>di</strong>ci tu. Mi o<strong>di</strong>ano e sono pronte a<br />
picchiarmi. Meglio stare alla larga. - Quali sono le comunicazione urgenti che<br />
deve farmi? - Ho voluto rivederti. Ho voluto farti sapere che sia io che <strong>Padre</strong><br />
Benedetto vogliamo restare sempre tuoi amici. Se è volontà dì Dio che tu<br />
rimanga fuori dell'Or<strong>di</strong>ne, sia fatta la volontà <strong>di</strong> Dio. Ma la nostra amicizia<br />
fraterna non deve essere sacrificata. Noi ti vogliamo bene e desideriamo<br />
mantenere sempre i contatti con te. - Anch'io vi voglio bene, e sono tanto<br />
felice che lei sia venuto a trovarmi e mi abbia portato anche i saluti <strong>di</strong> <strong>Padre</strong><br />
Benedetto. Ai primi <strong>di</strong> marzo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ricevette un telegramma da Foggia. Il<br />
<strong>Padre</strong> provinciale gli chiedeva <strong>di</strong> andare quanto prima da lui.<br />
Si mise in Viaggio con il cuore in tempesta. Aveva capito che era giunto il<br />
momento tanto temuto. Il <strong>Padre</strong> provinciale gli avrebbe consegnato i<br />
documenti per la secolarizzazione giunti da Roma. Quel viaggio sarebbe potuto<br />
essere l'ultimo da frate Cappuccino. Forse, tornando a casa, non sarebbe più<br />
stato <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, ma semplicemente Don Francesco. Sul treno pianse. Si<br />
vergognava a farlo, perché la gente lo guardava con curiosità e compassione,<br />
ma non riusciva a frenare la sua desolazione.<br />
Entrò nell'ufficio del <strong>Padre</strong> provinciale verso mezzogiorno. <strong>Padre</strong> Benedetto lo<br />
scrutò e vide sul suo viso i segni del dolore. Non riuscì a trattenere il suo<br />
affetto e abbracciò il giovane confratello. - Ringraziamo il Signore che ancora<br />
una volta ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> volerti un gran bene - esordì <strong>Padre</strong> Benedetto.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era talmente teso che non riusciva quasi a percepire le parole del<br />
Superiore. - Il Papa Benedetto XV<br />
- proseguì <strong>Padre</strong> Benedetto - ha esaminato la richiesta avanzata dal nostro<br />
Superiore generale, ma non ha concesso alcuna secolarizzazione. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
deglutì, senza riuscire a proferire parola. I suoi occhi gran<strong>di</strong> e spaventati<br />
contenevano mille interrogazioni. Il Papa ha dato la soluzione ideale al tuo<br />
151
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
caso. Ti ha concesso <strong>di</strong> restare a casa, indossando il saio francescano, per tutto<br />
il tempo che sarà necessario per curare la tua salute. In pratica, ha convalidato<br />
ciò che già è in atto da anni. Con la <strong>di</strong>fferenza che adesso la tua posizione è<br />
regolare, è autorizzata dal Papa in persona. In termini tecnici ti ha concesso<br />
l'esclaustrazione e non la secolarizzazione.<br />
Puoi cioè vivere fuori del convento finché sarà necessario per la tua salute,<br />
restando però sempre un religioso Cappuccino. Contento? - Non ho capito bene<br />
- riuscì a <strong>di</strong>re <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non c'è niente da capire - rispose <strong>Padre</strong> Benedetto. -<br />
Tutto come prima, solo che adesso è tutto regolare, nessuno può rivolgerti<br />
rimproveri e nessuno può criticare me. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era sempre più confuso.<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto si rese conto in quale stato <strong>di</strong> tensione si trovava il suo<br />
giovane frate. Gli sorrise e <strong>di</strong>sse: - Non pensare a niente. Stai tranquillo. Dì al<br />
tuo Gesù che puoi stare a casa. Ma <strong>di</strong>gli anche che io continuerò a pregare Dio<br />
che mi conceda <strong>di</strong> vederti tornare presto in seno alla religione. Solo allora sarò<br />
pienamente contento. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rientrò a Pietrelcina ra<strong>di</strong>oso. Si sentiva leggero<br />
come una piuma. Corse dal suo parroco. - Zi' Tore, è tutto finito - e gli fece<br />
una relazione dettagliata dell'accaduto. - Ci sono problemi? - gli domandò sua<br />
madre vedendolo in quello stato euforico. - Niente, mamma, tutto a posto -<br />
rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. E mamma Peppa capì che questa volta suo figlio non aveva<br />
proprio niente da nascondere. Era felice e basta. Ma quell'immensa felicità durò<br />
poco. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non poteva <strong>di</strong>menticare la guerra che seminava morti. Ogni<br />
sofferenza degli altri era una sua sofferenza. Seguiva le notizie che giungevano<br />
dal fronte e sentiva che incombeva anche su <strong>di</strong> lui la minaccia del servizio<br />
militare. Ogni volta che questo pensiero si affacciava alla sua mente, le gambe<br />
gli tremavano. Cominciò a darsi da fare per non essere colto <strong>di</strong> sorpresa.<br />
Chiese a <strong>Padre</strong> Agostino <strong>di</strong> poter andare a Napoli per una visita <strong>di</strong> controllo. -<br />
Non per avere nuove notizie sulla mia salute - <strong>di</strong>sse a <strong>Padre</strong> Agostino. - Ma per<br />
avere un certificato in mano in caso <strong>di</strong> chiamata alle armi. -<br />
Secondo me, per<strong>di</strong> tempo. Con il tuo fisico sarai certamente riformato - gli<br />
rispose <strong>Padre</strong> Agostino. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scrisse ad alcune persone <strong>di</strong> cui era <strong>di</strong>rettore<br />
spirituale chiedendo che pregassero per lui. "Preghiere insistenti. Dovete<br />
violentare il cuore del Signore. Fate novene e ripetetele. Bisogna strappare<br />
questa grazia al cuore <strong>di</strong> Gesù." Il 1° novembre 1915 <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase nel<br />
confessionale fino a mezzogiorno. Era la festa <strong>di</strong> tutti i Santi, e precedeva il<br />
giorno dei morti, la ricorrenza liturgica che la Chiesa de<strong>di</strong>ca al ricordo della<br />
persone defunte. Ricorrenza molto sentita dalla gente, che approfittava della<br />
riconciliazione con Dio attraverso la Confessione per poter pregare più<br />
degnamente per i loro cari. Quando uscì dal confessionale, la testa gli girava<br />
per la stanchezza. Prese la strada più lunga per ritornare a casa. Scese fino<br />
all'estrema periferia e poi attraverso il centro per raggiungere Rione Castello.<br />
Sui muri delle case che davano sulla piazza vide un manifesto e lo lesse. Era<br />
152
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
un avviso militare <strong>di</strong> chiamata alle armi delle classi <strong>di</strong> terza categoria 1886 e<br />
1887. - Ci sono dentro - <strong>di</strong>sse<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e si sentì agghiacciare. Affrettò il passo verso casa. - Che ti succede,<br />
Francì?<br />
- Quando lo vedeva preoccupato o sofferente, sua madre si <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong><br />
chiamarlo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e ricorreva al nome <strong>di</strong> quando era soltanto il suo bambino.<br />
- Hanno chiamato la mia classe. - Ma tu sei malato. - Hanno chiamato proprio<br />
gli appartenenti alla terza categoria, quin<strong>di</strong> ci sono dentro. Questa volta mi<br />
tocca partire. Mamma Peppa si mise le mani nei capelli. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non volle<br />
mangiare e si ritirò nella Torretta. - Ho bisogno <strong>di</strong> riposare - <strong>di</strong>sse. In realtà<br />
voleva stare solo per pregare. Verso le 16 andò da Don Salvatore. - Zi' Tore,<br />
devo partire. In piazza c e il manifesto con la chiamata della mia classe. - Non<br />
ti preoccupare. Ti reggi in pie<strong>di</strong> per miracolo: dove vuoi che ti man<strong>di</strong>no? -<br />
Sento che dovrò partire. - Nessun me<strong>di</strong>co ti farà abile. E poi, al <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />
Benevento un capitano me<strong>di</strong>co abbastanza comprensivo. Lo conosco bene.<br />
Andrò a trovarlo e vedrai che sistemerò la faccenda. - Quel capitano non c'è<br />
più rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - È stato denunciato. C'è stata un'inchiesta, hanno<br />
scoperto <strong>di</strong>verse cosette poco chiare e lo hanno mandato altrove. Al suo posto<br />
ne è arrivato uno severissimo. Mi hanno detto che è feroce. Quello mi<br />
manderà al fronte. La sua fantasia galoppava.<br />
Pensava ai racconti che aveva ascoltato in quel periodo dai soldati in licenza.<br />
Soprattutto a quanto gli avevano riferito i suoi confratelli già chiamati alle<br />
armi. La <strong>vita</strong> <strong>di</strong> caserma lo avrebbe ucciso. Doveva assolutamente trovare il<br />
modo per restare a casa. Il manifesto <strong>di</strong>ceva che i nati nel 1886 e 1887 si<br />
sarebbero dovuti presentare ai rispettivi <strong>di</strong>stretti militari il 6 novembre. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> trascorse la settimana pregando, ma anche scrivendo lettere a tutte le<br />
persone che conosceva e che pensava avrebbero potuto fare qualcosa per lui.<br />
Il 6 mattina partì per Benevento. Affrontò tremando la visita del feroce<br />
capitano me<strong>di</strong>co. - Sei malato - gli <strong>di</strong>sse questi. - I tuoi polmoni sono a pezzi.<br />
Devi presentarti all'Ospedale militare <strong>di</strong> Caserta. Saranno loro a decidere il tuo<br />
destino. Il giorno dopo era a Caserta, dove fu ricoverato in un casermone del<br />
grande ospedale. C'era una confusione assoluta. Veniva mandato da un ufficio<br />
all'altro senza che nessuno prendesse una decisione. Le ore non passavano<br />
mai. I soldati, che come lui attendevano <strong>di</strong> essere visitati, trascorrevano il<br />
tempo giocando a carte, chiacchierando. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> se ne stava alla larga.<br />
Soffriva terribilmente nel sentire i loro <strong>di</strong>scorsi, spesso osceni, scurrili, pieni <strong>di</strong><br />
bestemmie. Dopo una settimana fu chiamato alla visita. - Non sto bene. Non<br />
mi reggo in pie<strong>di</strong> - cominciò a <strong>di</strong>re <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Va bene - tagliò corto il me<strong>di</strong>co.<br />
- Al reggimento ve la vedrete con i vostri novelli superiori. - Non lo guardò<br />
153
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
neppure in faccia. Non lo sfiorò con un <strong>di</strong>to. La visita che doveva decidere della<br />
sua <strong>vita</strong>, e che aveva atteso per una settimana in quella bolgia, si era conclusa<br />
in pochi secon<strong>di</strong>. Il me<strong>di</strong>co gli <strong>di</strong>ede un foglio. Era stato assegnato alla "Decima<br />
compagnia sanità" che aveva sede nell'Ospedale della Trinità <strong>di</strong> Napoli, in via<br />
Santa Lucia a Monte. Doveva presentarsi ai primi <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre.<br />
26<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva già fatto <strong>di</strong>versi viaggi a Napoli per le visite me<strong>di</strong>che e vi<br />
ritornava sempre volentieri. Quella città chiassosa e caotica presentava un<br />
fascino speciale per lui. - Di Napoli mi piace il paesaggio - <strong>di</strong>ceva parlandone<br />
con Zi' Tore, che nel capoluogo campano si recava spesso. - Ma mi piacciono<br />
soprattutto i mercatini nelle piazze, le bottegucce e la gente che sbuca<br />
dappertutto. Il vociare dei ven<strong>di</strong>tori ambulanti a Napoli sembra un concerto.<br />
Sempre sarebbe tornato volentieri a Napoli, ma non in quell'occasione. Quel<br />
suo viaggio nel capoluogo campano, nei primi <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del 1915, fu<br />
alquanto triste. Alla stazione voleva prendere una carrozza: l'Ospedale della<br />
Trinità, in via Santa Lucia a Monte, era lontano. Ma temeva che gli venisse a<br />
costare troppo, e si incamminò a pie<strong>di</strong>. Quando giunse a destinazione erano le<br />
prime ore del pomeriggio e rimase fortemente impressionato dalla mole<br />
dell'e<strong>di</strong>ficio, che in quella luce tersa <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre sembrava ancor più<br />
imponente.<br />
L’ospedale della Trinità era una costruzione severa che risaliva al 1600. Un<br />
tempo era stato un ricco e famoso monastero femminile, che Giuseppe<br />
Napoleone, giungendo a Napoli nel 1806, ave va tolto alle suore e affidato alla<br />
forze armate perché ne facessero un ospedale per i soldati. Adagiato ai pie<strong>di</strong><br />
della collina <strong>di</strong> San Martino, in una posizione incantevole da cui si dominava il<br />
meraviglioso panorama del Golfo <strong>di</strong> Napoli, sarebbe stato un luogo ideale per<br />
un soggiorno, ma non certo per un fraticello come <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, nel ruolo <strong>di</strong><br />
soldato. ½ Gli venne assegnata una branda in un enorme camerone. Cercò <strong>di</strong><br />
sistemarsi, rimpiangendo a ogni istante la solitu<strong>di</strong>ne raccolta della sua<br />
Torretta. Non volle cenare perché aveva lo stomaco completamente chiuso. Era<br />
sperduto e impaurito. Trascorse una notte orribile, senza riuscire a chiudere<br />
occhio.<br />
Continuò a pregare chiedendo al Signore <strong>di</strong> essere mandato a casa. Al mattino<br />
cercò <strong>di</strong> parlare con i me<strong>di</strong>ci. - Sto male. Ho urgenza <strong>di</strong> essere visitato -<br />
ripeteva. Veniva mandato da un ufficio e da un ufficiale all'altro. Quando<br />
credeva <strong>di</strong> aver finalmente trovato il responsabile, cominciava a esporgli<br />
can<strong>di</strong>damente e con ansia la propria situazione, ma le sue parole cadevano nel<br />
vuoto. La persona che gli era <strong>di</strong> fronte lo interrompeva e <strong>di</strong>strattamente lo<br />
in<strong>di</strong>rizzava in un altro ufficio. Nessuno era responsabile <strong>di</strong> niente in<br />
quell'ospedale. Sembrava che tutto il funzionamento dell'enorme e<strong>di</strong>ficio<br />
154
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>pendesse da un terribile capitano me<strong>di</strong>co che non era mai presente. - Il<br />
professore è in<strong>di</strong>sposto - gli rispondevano - e se manca lui non possiamo fare<br />
niente. Il professore. Nessuno osava pronunciare il suo nome. Era un<br />
fantasma, un incubo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentiva come un povero insetto sotto il piede<br />
<strong>di</strong> quello sconosciuto. Non poteva far altro che aspettare e pregare. A sera non<br />
si reggeva in pie<strong>di</strong> per la stanchezza provocata dal continuo camminare per<br />
corridoi interminabili.<br />
Si gettava sulla branda vestito e si tirava le coperte fin sopra la testa, nel<br />
tentativo <strong>di</strong> riuscire a estraniarsi da quell'ambiente in cui si sentiva sperduto.<br />
Tornarono i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> un tempo. Dolori fortissimi alla testa, febbre, vomito,<br />
debolezza estrema.<br />
Quell'attesa sfibrante durò più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni. Finalmente, recitando per<br />
l'ennesima volta la litania dei suoi malanni <strong>di</strong> fronte a un giovane me<strong>di</strong>co<br />
incontrato per caso, trovò un po' <strong>di</strong> comprensione. Quel giovane me<strong>di</strong>co lo<br />
stava ad ascoltare. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era talmente confuso che non riusciva a<br />
esprimersi. - Venga nel mio ambulatorio - lo invitò il me<strong>di</strong>co. Si chiamava<br />
dottor Giuseppe Grieco. Era un tenente <strong>di</strong> una trentina d'anni, e dal suo<br />
sguardo franco <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva capito che <strong>di</strong> lui poteva fidarsi. - Mi <strong>di</strong>ca che<br />
cosa si sente - gli domandò il dottor Grieco. L’ambulatorio era una grande<br />
stanza <strong>di</strong>sadorna con un lettino e una scrivania. - Mi sento <strong>di</strong> tutto - rispose<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
- Da anni sono malato <strong>di</strong> polmoni. Io sono un religioso Cappuccino. Ho<br />
cominciato a soffrire <strong>di</strong> tubercolosi durante gli stu<strong>di</strong> teologici. Sono stato<br />
visitato anche qui a Napoli dal professor Cardarelli e dal professor Castellino, e<br />
tutti mi hanno <strong>di</strong>chiarato tisico.<br />
Non posso fare il soldato. Aveva parlato <strong>di</strong> fretta, concitato. Il dottor Grieco<br />
aveva capito il suo profondo <strong>di</strong>sagio e cercò <strong>di</strong> confortarlo: - Coraggio, ci si<br />
abitua anche a fare il soldato. - Sto male - ripeté implorante <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Il<br />
tenente gli mise una mano sulla fronte. - Ma lei scotta, ha la febbre. - Sì,<br />
penso <strong>di</strong> avere la febbre. - Da quanti giorni è in queste con<strong>di</strong>zioni? - Da alcuni<br />
giorni. - Quanta febbre ha? - Non l'ho mai misurata. Il tenente lo visitò subito.<br />
Gli auscultò il cuore, i polmoni, il polso. Poi prese il termometro e glielo mise<br />
sotto un'ascella. Quando lo ritirò per controllare la temperatura, constatò che<br />
la colonnina <strong>di</strong> vetro contenente il mercurio era rotta. -<br />
Mannaggia! - borbottò in<strong>di</strong>spettito. - Attenda che vado a prendere un nuovo<br />
termometro. Tornò e riprovò la febbre ma, al controllo, la colonnina risultò<br />
ancora rotta. Ripeté l'operazione per la terza volta, ottenendo sempre lo stesso<br />
incre<strong>di</strong>bile effetto. "C'è qualcosa che non quadra" pensò il dottor Grieco.<br />
Rifletteva camminando nella stanza. Poi uscì e tornò con il quarto termometro.<br />
155
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Lo mise sotto l'ascella <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Tolse dal taschino il proprio orologio e lo<br />
tenne d'occhio. Dopo una trentina <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> ritirò il termometro. Lo osservò e<br />
rimase allibito. - Incre<strong>di</strong>bile - mormorò a fior <strong>di</strong> labbra. - Che c'è? - domandò<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> vedendo che il me<strong>di</strong>co era preoccupato.<br />
- Anche questo termometro è rotto - rispose il dottor Grieco con tono seccato.<br />
In realtà la sua espressione <strong>di</strong> stupore era stata provocata dal fatto che la<br />
colonnina <strong>di</strong> mercurio, in trenta secon<strong>di</strong>, aveva riempito il tubicino interno,<br />
segnando una temperatura <strong>di</strong> 42 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>. "Se aspettavo qualche altro<br />
secondo" pensò il dottor Grieco "la pressione del mercurio avrebbe fatto saltare<br />
il vetro. Ecco perché gli altri termometri si sono rotti." - Come sto? - domandò<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - La sua temperatura è piuttosto elevata - rispose il me<strong>di</strong>co. - Dovrò<br />
misurargliela ancora per avere un quadro preciso. Intanto prenda del chinino e<br />
si metta a letto. Da una boccia <strong>di</strong> vetro che teneva sul tavolo tolse alcune<br />
pastiglie e le consegnò a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che si avviò lentamente lungo il corridoio<br />
verso il desolato camerone. Il dottor Grieco andò a parlare con un suo collega<br />
e amico, il dottor Francesco Melle. Erano coetanei, avevano frequentato<br />
l'università insieme. - Franco, c'è una recluta che ha 42 <strong>di</strong> febbre - gli <strong>di</strong>sse. -<br />
E io ne ho 50-rispose l'amico. - Ti giuro, Franco, non scherzo. Anzi, ha più <strong>di</strong><br />
42. Prima <strong>di</strong> riuscire a fermare il mercurio a 42, sono saltati due termometri. -<br />
Saltati? - Quando li ritiravo dall'ascella per controllare la temperatura trovavo<br />
che il mercurio aveva sfondato la colonnina <strong>di</strong> vetro in cui è contenuto. Allora,<br />
al terzo tentativo, ho atteso 30 secon<strong>di</strong> e ho tolto il termometro. Il mercurio<br />
era già al massimo, 42 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>. - Non ci credo neanche se vedo. -<br />
An<strong>di</strong>amo a controllare. - Bisognerebbe trovare un termometro adatto, <strong>di</strong> quelli<br />
che non si fermano a 42 gra<strong>di</strong>. - Prova con un termometro da bagno. - Ottima<br />
idea. I due me<strong>di</strong>ci si misero alla ricerca <strong>di</strong> un termometro da bagno. Ne<br />
trovarono uno, che però era chiuso in una custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> legno. La ruppero e<br />
presero il termometro, che assomigliava a quelli normali ma poteva misurare la<br />
temperatura fino a 80 gra<strong>di</strong>. Andarono da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Lo trovarono a letto..Si<br />
era rimboccato le coperte fino agli occhi. - Come sta? - domandò il dottor<br />
Grieco. - Male - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - La febbre? - Me la sento come questa<br />
mattina. - Proviamola ancora. Gli <strong>di</strong>ede il termometro. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sbottonò la<br />
maglia <strong>di</strong> lana che indossava e se lo mise sotto l'ascella. - È mal ridotto,<br />
poverino - mormorò sottovoce il dottor Melle in<strong>di</strong>cando al collega la magrezza<br />
<strong>di</strong> quel povero corpo. - Ha i polmoni a pezzi - aggiunse Grieco parlando sempre<br />
sottovoce in modo che l'interessato non potesse u<strong>di</strong>re. - Sarà ammalato, ma è<br />
anche denutrito. Da dove viene? - È un sacerdote, un frate Cappuccino. - In<br />
convento non gli danno certamente da mangiare. - Chissà che <strong>vita</strong> conduce. È<br />
uno scheletro. Non so perché non l'abbiano riformato. - La guerra ha dato alla<br />
testa a tutti. Ogni giorno vedo delle cose da pazzi in questo ospedale. Il dottor<br />
Grieco tornò accanto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e gli tolse il termometro da sotto il braccio. Lo<br />
156
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
guardò. Impallidì e lo passò al collega. - Porca vacca! - esclamò il dottor Melle.<br />
Il termometro segnava 48 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>. I due me<strong>di</strong>ci si allontanarono. -<br />
Non si è mai sentito un caso del genere - <strong>di</strong>sse il dottor Melle. - Questo<br />
termometro è certamente sballato - replicò Grieco. - Bisognerebbe provare con<br />
uno <strong>di</strong> quei termometri ad alta precisione che si usano nei laboratori. Quelli<br />
non sbagliano mai - aggiunse Melle. - Lo vado a cercare subito. Il dottor Grieco<br />
era <strong>di</strong>ventato impaziente. Aveva intuito <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte a un fenomeno che<br />
andava al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni immaginazione. Come me<strong>di</strong>co doveva misurarsi con un<br />
caso forse unico. Inoltre, quel religioso lo 120incuriosiva. Sentiva che emanava<br />
dalla sua persona un fascino misterioso. Andò negli uffici della <strong>di</strong>tta che forniva<br />
tutto il materiale me<strong>di</strong>co all'ospedale e chiese uno <strong>di</strong> quei termometri da<br />
laboratorio. Glielo procurarono. Tornò imme<strong>di</strong>atamente in ospedale. Cercò<br />
l'amico e con lui si avviò verso il camerone che ospitava <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Cerca <strong>di</strong> controllare se sotto il braccio tiene qualche sostanza particolare, <strong>di</strong><br />
quelle che servono a produrre calore, gli <strong>di</strong>sse il dottor Melle. - Non si sa mai.<br />
Certe reclute, pur <strong>di</strong> non finire al fronte, sono <strong>di</strong>sposte a tutto. I trucchi per far<br />
salire la febbre sono tanti.<br />
Qualcuno ricorre al tabacco, altri sfregano il termometro con le <strong>di</strong>ta. Insomma,<br />
ve<strong>di</strong> che non ci siano trucchi. - Ci penso io - rispose il dottor Grieco. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
era sempre là, nella sua branda, sotto le coperte. - Siamo ancora noi - <strong>di</strong>sse il<br />
me<strong>di</strong>co, scuotendo leggermente il letto. - Dobbiamo misurarle <strong>di</strong> nuovo la<br />
febbre. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> non rispose.<br />
Quel via vai dei me<strong>di</strong>ci lo aveva insospettito. Ma lasciava fare sperando che<br />
trovassero finalmente il modo <strong>di</strong> rimandarlo a casa. Il dottor Grieco gli<br />
sbottonò la maglia <strong>di</strong> lana.<br />
Fingendo <strong>di</strong> doverlo visitare, gli ispezionò il torace e l'ascella, e poi infilò il<br />
termometro. Si sedette sul bordo della branda con l'orologio in mano. Non si<br />
mosse, non <strong>di</strong>sse una parola. Rimase li a controllare che non accadesse niente<br />
<strong>di</strong> strano. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> teneva gli occhi chiusi. Sembrava dormisse. Il suo viso era<br />
rosso, quasi paonazzo.<br />
Dopo cinque minuti il me<strong>di</strong>co ritirò il termometro. Dopo averlo esaminato,<br />
come aveva fatto in precedenza, lo passò al collega. Il termometro riservava<br />
ancora un'incre<strong>di</strong>bile sorpresa: la temperatura era salita a 49 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>.<br />
- Questo non è un uomo, è un cavallo - commentò il dottor Melle mentre si<br />
allontanavano. - Abbiamo adoperato un termometro ad alta precisione, non ci<br />
dovrebbero essere errori - osservò il dottor Grieco. - E adesso? Che facciamo?<br />
- domandò Melle. - Dobbiamo avvertire il capitano. - Il capitano? E che cosa gli<br />
<strong>di</strong>ciamo? "Professore, c'è un tale che ha la febbre a 50." Quello ci prende a<br />
calci nel sedere. - Se poi succede qualcosa <strong>di</strong> grave, se l'ammalato muore, e<br />
157
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
peggio. Ci manda sotto processo per non averlo avvertito. Dobbiamo rischiare,<br />
affrontare la sua ira. Magari è contento perché gli portiamo un caso<br />
interessante da stu<strong>di</strong>are. Potessi farlo io... Un caso del genere può offrire la<br />
possibilità <strong>di</strong> pubblicazioni scientifiche <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario valore. Il capitano<br />
me<strong>di</strong>co responsabile del reparto era il professor Felice D'Onofrio, un uomo sui<br />
cinquant'anni, casertano, famoso per la sua abilità professionale ma<br />
soprattutto per il carattere irruento e severo.<br />
Era il terrore dei soldati e anche dei suoi collaboratori. I due me<strong>di</strong>ci si<br />
presentarono alla porta del suo ufficio, che egli teneva sempre aperta senza<br />
che nessuno osasse varcarla. - Che c'è? - domandò brusco. - Abbiamo visitato<br />
la recluta Francesco Forgione, che sta molto male - rispose il dottor Grieco. -<br />
Due me<strong>di</strong>ci per una visita?<br />
Non avete altro da fare? – L’ho visitato io, professore - precisò il dottor Grieco.<br />
- Ma poiché avevo riscontrato dei risultati febbrili fuori dell'or<strong>di</strong>nario, ho voluto<br />
consultare il mio collega. - Quanta febbre ha l'ammalato? - 49 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>.<br />
- Non ho inteso. - 49 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong> - ripeté il dottor Grieco con voce<br />
<strong>di</strong>ventata incerta. - Mi volete fare fesso? - urlò il professore. - Ve lo faccio<br />
rimpiangere per tutta la <strong>vita</strong>. - Ma, professore...<br />
- Non ci sono ma che tengano. Io non sono un vostro collega. Mi dovete<br />
rispetto. Gli scherzi cretini fateli agli imbecilli come voi. Fuori <strong>di</strong> qui!<br />
- Professore - insistette il dottor Grieco - so <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa incre<strong>di</strong>bile, ma mi<br />
dovete credere.<br />
- Io sono un esperto dell'argomento - aggiunse urlando il professore. -<br />
Ho appena pubblicato degli stu<strong>di</strong> in proposito. Nessun essere umano può<br />
resistere a febbri superiori ai 43, 44 gra<strong>di</strong>. Andatevene!<br />
- Per poter misurare la febbre alla recluta Forgione siamo stati costretti a<br />
ricorrere a un termometrò da bagno - si affrettò a <strong>di</strong>re tutto d'un fiato il dottor<br />
Grieco. - I termometri normali sono saltati. È da questa mattina che seguiamo<br />
il caso. Abbiamo misurato la febbre alla recluta Forgione già cinque volte e<br />
sempre con gli stessi risultati. Quei dettagli colpirono il professor D'Onofrio.<br />
Rimase in silenzio fulminando con gli occhi a<strong>di</strong>rati i due giovani me<strong>di</strong>ci.<br />
Poi si alzò <strong>di</strong> scatto. - An<strong>di</strong>amo a vedere. Dov'è questo mostro? Lo<br />
accompagnarono nel camerone. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> se ne stava nella branda, assorto.<br />
Pregava. Il professore gli toccò la fronte. Ascoltò il polso. - Misurategli la<br />
febbre - <strong>di</strong>sse. Accese una sigaretta.<br />
Si guardava intorno impaziente. Soldati e infermieri lo avevano riconosciuto. Si<br />
era fatto un gran silenzio tutt'intorno. Dopo alcuni minuti, che in quel silenzio<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sembrarono interminabili, il dottor Grieco tolse il termometro da sotto l'ascella<br />
<strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e lo presentò al professore. Questi lo guardò e dalle sue labbra<br />
uscì un improperio sacrilego che fece sobbalzare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Scusate - <strong>di</strong>sse<br />
subito. Esaminò ancora la colonnina <strong>di</strong> mercurio e controllò, rigirandolo tra le<br />
mani, il termometro. Si rese conto che i due giovani me<strong>di</strong>ci avevano usato uno<br />
strumento <strong>di</strong> precisione. Quin<strong>di</strong> non potevano esserci errori. La colonnina <strong>di</strong><br />
mercurio era ferma sui 49 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>, e questo era un dato inammissibile,<br />
inconcepibile. Il professore fece un giro per il camerone. Era nervoso. Si<br />
passava continuamente la mano sulla barba. Tornò dall'ammalato. Gli sentì <strong>di</strong><br />
nuovo il polso, auscultò il cuore. - Da quanti giorni sei qui? - gli domandò. -<br />
Do<strong>di</strong>ci - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Domani, alle il, fatti condurre nel mio ufficio. Ti<br />
aspetto alle 11, hai inteso? Aveva aggiunto quell'ultima frase, "hai inteso?",<br />
perché voleva capire se l'ammalato fosse in grado <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re la sua voce.<br />
Riteneva che con quella temperatura corporea dovesse essere privo <strong>di</strong><br />
conoscenza. Inoltre pensava che mai, per nessuna ragione al mondo, al<br />
mattino dopo quell'in<strong>di</strong>viduo potesse essere ancora in <strong>vita</strong>. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, quasi<br />
avesse letto nel suo pensiero, aprì gli occhi, lo fissò dritto nelle pupille e gli<br />
<strong>di</strong>sse: - Stia certo, professore, che domani mattina, alle il precise, io sarò nel<br />
suo ufficio. - Richiuse gli occhi. Il professore si allontanò seguito dai due<br />
giovani me<strong>di</strong>ci. -<br />
Che ne pensa professore? - lo interpellò il dottor Grieco. - È un mistero -<br />
rispose il capitano me<strong>di</strong>co. - Non posso credere ai miei occhi. Sono ancora<br />
convinto che ci sia un errore. Ho pubblicato proprio recentemente uno stu<strong>di</strong>o<br />
sull'argomento. Le temperature più elevate le riscontriamo negli attacchi<br />
epilettici e uremici, segnatamente nel tetano. Si può arrivare a 42,5 o 43 gra<strong>di</strong><br />
centigra<strong>di</strong>. Qualche volta perfino a 44. Ma sono pur sempre temperature<br />
catastrofiche. Nelle patologie dell'insolazione ci sono stati dei casi, seguiti però<br />
da morte imme<strong>di</strong>ata, in cui il termometro ha raggiunto i 42,9. In Germania<br />
sono state osservate temperature elevate in svariate malattie del sistema<br />
nervoso centrale. A queste temperature si dà il nome <strong>di</strong> "agoniche", o<br />
"preagoniche", perché sono sempre seguite dalla morte. Ma qui siamo <strong>di</strong> fronte<br />
a un caso che non ha precedenti: 49 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>. Non è possibile. Che cure<br />
sta seguendo? - Gli ho or<strong>di</strong>nato del chinino per abbassare la temperatura. Non<br />
saprei che altro fare. - La temperatura è altissima, il polso galoppa, ma il cuore<br />
ha un ritmo quasi normale. Tutto scoor<strong>di</strong>nato, tutto strano. Ve<strong>di</strong>amo come<br />
passa la notte. Se domattina è vivo, alle li portatelo da me. Farò un consulto<br />
con altri colleghi.<br />
Camminava tenendo le braccia conserte e il capo leggermente reclinato sul<br />
petto. Era pensieroso. Improvvisamente si fermò e domandò ai due me<strong>di</strong>ci: -<br />
Ma chi è questo mostro? Da dove viene? Avete indagato nella sua <strong>vita</strong>? - È <strong>di</strong><br />
Pietrelcina. È un sacerdote, un frate Cappuccino. - Un sacerdote? - Il<br />
159
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
professore rimase un attimo a riflettere. Poi riprese a camminare lungo<br />
l'austero corridoio. Ricordò che durante le sue ricerche sulle anomalie della<br />
temperatura corporea si era imbattuto in informazioni che aveva ritenuto<br />
assurde. In alcuni testi me<strong>di</strong>ci, per esempio, aveva letto <strong>di</strong> febbri altissime<br />
segnalate in alcuni Santi mistici, Santa Teresa d'Avila, Santa Veronica Giuliani.<br />
- Un sacerdote - ripeté ancora. - Mah! - aggiunse dopo un altro lungo silenzio.<br />
- O è un Santo o è un Demonio: nessun essere umano può sopportare una<br />
temperatura corporea <strong>di</strong> quel genere. AlIe 11 precise <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era davanti allo<br />
stu<strong>di</strong>o del professor Fedele D'Onofrio. Arrivarono i due giovani me<strong>di</strong>ci e poco<br />
dopo anche il professore. - Come sta? - gli domandò il capitano me<strong>di</strong>co. Ora gli<br />
dava del lei e lo trattava con deferenza e rispetto. - Meglio - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
- Come meglio? - lo interrogò il professore. - Il febbrone che avevo ieri sera se<br />
n'è andato - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Mi succede spesso. La febbre mi salta addosso<br />
violenta, mi tormenta per una notte, un paio <strong>di</strong> giorni, e poi, altrettanto<br />
improvvisa come è venuta, se ne va. Ormai mi sono abituato. Il professore gli<br />
mise una mano sullà fronte. Sentì il polso. -<br />
Misuragli la temperatura - <strong>di</strong>sse al dottor Grieco. - Mi hanno detto che lei è <strong>di</strong><br />
Pietrelcina - <strong>di</strong>sse a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Io sono <strong>di</strong> Caserta, ma la mia famiglia<br />
proveniva da Pago Vaiano, che è dalle parti vostre. - Pago Vaiano, lo conosco<br />
bene. Siamo quasi paesani - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Conversarono cor<strong>di</strong>almente.<br />
Grieco e Melle ascoltavano.<br />
Non avevano mai visto il loro capitano me<strong>di</strong>co così <strong>di</strong>steso e gentile.<br />
Sembrava un'altra persona. Il dottor Grieco tolse il termometro dall'ascella <strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e lo passò al professore. - 36,7- <strong>di</strong>sse questi restituendo il<br />
termometro ai due giovani me<strong>di</strong>ci. - Adesso la temperatura è normale. Quali<br />
sono i suoi malanni? - domandò a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Da una decina d'anni soffro <strong>di</strong><br />
tubercolosi; Sono stato visitato anche dal professor Cardarelli e da altri. Dicono<br />
che ho i polmoni a pezzi. Cardarelli mi aveva dato pochi mesi <strong>di</strong> <strong>vita</strong>, ma poi<br />
non sono morto. Per la verità, non si è mai capito bene quale sia la mia<br />
malattia. Il fatto è che sono sempre acciaccato e mi vengono febbri molto alte<br />
come ieri sera, dolori improvvisi che mi stor<strong>di</strong>scono, mi paralizzano.<br />
Insomma, sto male. - Senta - <strong>di</strong>sse il professore - io le consiglio <strong>di</strong> seguire le<br />
cure or<strong>di</strong>nate dai me<strong>di</strong>ci che l'hanno in cura da tempo e che quin<strong>di</strong> conoscono<br />
meglio i suoi <strong>di</strong>sturbi. Io, a <strong>di</strong>re il vero, non ci capisco niente. Ieri sera lei<br />
aveva una febbre da cavallo. Adesso non ha più febbre. Se ne torni a casa. Le<br />
do un anno <strong>di</strong> convalescenza, poi si vedrà. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sorrise. L'incubo era<br />
finito. Strinse la mano al professore e gli <strong>di</strong>sse: - Che Dio la bene<strong>di</strong>ca. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> tornò nel grande camerone e raccolse le sue povere cose. Sentiva addosso<br />
lo sguardo degli altri soldati che lo invi<strong>di</strong>avano. Era felice <strong>di</strong> togliersi da quella<br />
brutta situazione e insieme gli <strong>di</strong>spiaceva <strong>di</strong> ottenere ciò che ad altri non era<br />
160
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
concesso. - Forse qualcuno <strong>di</strong> questi ha moglie e figli, o i genitori vecchi o<br />
infermi. La loro presenza sarebbe utile a casa. Signore, che schifo la guerra.<br />
Siamo tutti fratelli e inventiamo questi o<strong>di</strong> assur<strong>di</strong>, collettivi, che <strong>di</strong>struggono le<br />
famiglie e la <strong>vita</strong> <strong>di</strong> tanta gente. Sorrise al vicino <strong>di</strong> branda. - Te ne vai,<br />
Forgione? - Mi hanno dato una licenza. - Beato te. Scese al piano terra dove<br />
c'era il Comando dell'ospedale. Gli <strong>di</strong>ssero che doveva aspettare. Fece un giro<br />
nelle corsie. Finalmente gli <strong>di</strong>edero il foglio <strong>di</strong> licenza, il biglietto gratis da<br />
Napoli a Benevento, più una lira <strong>di</strong> trasferta. Uscì dall'e<strong>di</strong>ficio e si avviò verso<br />
la stazione. Nella vicina piazza c'era un mercato, uno <strong>di</strong> quei mercatini affollati<br />
<strong>di</strong> gente allegra che gli piacevano tanto.<br />
Sorrise a quella piazza. La luce del tramonto, che si rifletteva nelle acque del<br />
Golfo e rimbalzava sui palazzi e sui visi delle persone rendendo tutto più bello,<br />
lo incantava. Si guardò intorno. Ascoltò i suoni, i canti, gli schiamazzi, i<br />
richiami. Era la <strong>vita</strong> della gente semplice. Gli vennero in mente i nipotini.<br />
"Voglio comperare qualcosa per loro" <strong>di</strong>sse fra sé. Si mise a curiosare tra le<br />
bancarelle. Poi però si ricordò che aveva solo una lira e doveva tenerla per<br />
prendere la corriera da Benevento a Pietrelcina. - Capurà, accattateve i'<br />
mbrelini, ve<strong>di</strong>te cumme so belli, purtate 'nu ricordo ai figli vostri. - Uno dei vari<br />
ven<strong>di</strong>tori ambulanti gli si era messo alle costole. Gli mostrava degli ombrellini<br />
<strong>di</strong> carta. - Una lira, capurà. Si allontanò in fretta. Raggiunse piazza Garibal<strong>di</strong>, e<br />
anche lì c'era un altro mercatino. - Capurà, guardate come sono belli sti<br />
'mbrelini. Una lira e cinquanta. Capurà, pren<strong>di</strong>tene uno per i vostri cari. - Nun<br />
voglio niente. - Ve prego capurà, tengo 'e figli, fatemi guadagnà qualcosa. -<br />
Nun me servono. - Solo uno, capura. - Oh guagliò, non voglio niente e po' tu<br />
nun si onesto. O mercato dell'altra piazza venneno mezza lira, e tu ne vuò una<br />
e cinquanta. - Tenete, capurà, tenete a cinquante centesimi, fatemi guadagnà<br />
qualcosa pe 'e figli miei. Sentendo nominare continuamente i figli, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
non seppe resistere. Guardò quell'uomo che voleva imbrogliarlo e si sentì<br />
colpevole per aver pensato a sua volta <strong>di</strong> imbrogliarlo <strong>di</strong>cendogli che gli<br />
avevano offerto gli stessi ombrellini a mezza lira.- Tieni - gli <strong>di</strong>sse.<br />
- Questi sono per i tuoi figli - e gli <strong>di</strong>ede cinquanta centesimi. - Tieni anche<br />
l'ombrellino. Ven<strong>di</strong>lo a qualcun altro per i tuoi figli. - Gli sorrise. - Grazie<br />
marescià, voi siete un uomo grande - gli rispose il ven<strong>di</strong>tore. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
raggiunse la stazione, andò allo sportello della biglietteria e fece vi<strong>di</strong>mare lo<br />
scontrino <strong>di</strong> viaggio. Si portò al lato partenze e salì sul treno per Benevento.<br />
Era stanco. Si sentiva il viso infuocato. -<br />
Mi è tornata la febbre - <strong>di</strong>sse. Si strinse intorno al corpo la mantellina. Il treno<br />
giunse a Benevento in ritardo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si precipitò fuori dalla stazione, ma la<br />
corriera per Pietrelcina era già partita. Doveva attendere fino al mattino.<br />
161
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Faceva freddo. Il bar della stazione era riscaldato, ma pieno zeppo <strong>di</strong> militari,<br />
non si trovava un posto libero. "E<br />
se anche ci fosse posto, cosa potrei or<strong>di</strong>nare con cinquanta centesimi?" <strong>di</strong>sse<br />
fra sé <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Cominciò a camminare avanti e in<strong>di</strong>etro per cercare <strong>di</strong> vincere<br />
il freddo.<br />
Sentiva l'umi<strong>di</strong>tà della notte che gli penetrava nelle ossa. Non stava in pie<strong>di</strong>.<br />
Ogni volta che passava davanti al bar, scrutava per vedere se si fosse liberato<br />
qualche posto. Pregava. Alle 3,30 venne annunziato il <strong>di</strong>rettissimo Foggia-<br />
Napoli, e molti soldati si alzarono e si avviarono al treno. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> vide due<br />
tavolini liberi in un angolo. "Se mi metto laggiù" <strong>di</strong>sse fra sé "il cameriere non<br />
mi vede, e io posso stare al caldo e seduto senza or<strong>di</strong>nare niente. Entrò e<br />
piano piano raggiunse un tavolino d'angolo. Ma poco dopo entrarono altri<br />
soldati che si sedettero vicino. Il cameriere venne per le or<strong>di</strong>nazioni e chiese<br />
anche a lui. - Un caffè - or<strong>di</strong>nò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Cercò <strong>di</strong> farselo durare in eterno.<br />
Quando il cameriere gli passava vicino, fingeva <strong>di</strong> mescolare con il cucchiaino.<br />
Finalmente giunse l'orario della partenza. Andò al banco per pagare. -<br />
Grazie, militare - <strong>di</strong>sse il cameriere - è tutto pagato. Si guardò intorno. "Forse<br />
qualcuno mi ha riconosciuto e ha voluto usarmi una cortesia" pensò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
E ringraziò il Signore, perché era proprio nei guai con i sol<strong>di</strong>. Il biglietto della<br />
corriera costava una lira e ottanta centesimi: lui aveva soltanto cinquanta<br />
centesimi. Salì e cercò un posto in fondo alla corriera. "Quando arriva il<br />
fattorino gli chiederò il favore <strong>di</strong> poter pagare all'arrivo" <strong>di</strong>ceva fra sé. Dopo <strong>di</strong><br />
lui arrivò un signore alto e robusto.<br />
Gli si sedette accanto. "Sono rovinato" pensò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che non voleva far<br />
sapere <strong>di</strong> essere senza sol<strong>di</strong>. Il signore aveva una valigetta nuova fiammante.<br />
Se la mise sulle ginocchia. L'aprì e ne estrasse un termos. In un bicchiere<br />
versò del caffelatte fumante e lo porse a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Tenete, militare, a<br />
quest'ora vi farà bene. - No, no, grazie, siete troppo gentile. - Non fate<br />
complimenti, militare. Fa freddo, vi farà bene. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> accettò. Bevve e<br />
ringraziò lo sconosciuto. Poi ringraziò ancora il Signore. "Quanto è buona la<br />
gente" pensò. Stava arrivando il controllore, e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si preparava a<br />
chiedergli <strong>di</strong> poter pagare all'arrivo, ma il controllore lo prevenne: - Militare, è<br />
già tutto pagato. Arrossì. Non capiva. Ma non gli restava che tacere. Pensò che<br />
forse era stato il signore alto, robusto e tanto gentile che aveva accanto a<br />
pagargli il biglietto. A Pietrelcina, quando scese dalla corriera, si girò per<br />
salutare quel signore che era <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui. Ma non c'era più. Sparito. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
lo cercò con lo sguardo, senza trovarne traccia. Era l'alba. Si affrettò verso<br />
casa e aveva tanta gioia nel cuore.<br />
27<br />
162
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, siete voi? Non vi avevo riconosciuto - <strong>di</strong>sse Giacomino Sagliocca, un<br />
commerciante amico dei Forgione. Aveva fatto anche lui il viaggio in corriera<br />
da Benevento a Pietrelcina. - Con quella barbetta e la <strong>di</strong>visa sembrate proprio<br />
un vecchio soldato. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sorrise e si guardò intorno per vedere se<br />
qualcuno avesse sentito le parole <strong>di</strong> quell'uomo. - Da dove venite? - domandò<br />
Giacomino. - Da Napoli. - Vi hanno arruolato? - Sì, ma adesso sono in licenza.<br />
- Salgo anch'io a Rione Castello, possiamo fare la strada assieme. - Vi ringrazio<br />
Giacomino, ma devo fermarmi da mia sorella Felicita. Perciò vado da<br />
quest'altra parte. Svoltò a sinistra. In realtà non doveva fermarsi da nessuna<br />
parte. Anzi, desiderava correre a casa imme<strong>di</strong>atamente per cambiarsi d'abito.<br />
Non gli piaceva che lo vedessero con la <strong>di</strong>visa da soldato. Era mattino presto. I<br />
conta<strong>di</strong>ni avevano già raggiunto i campi, ma le donne stavano riassettando le<br />
case, e se <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> avesse attraversato il centro abitato, sarebbe stato notato.<br />
Si defilò verso la periferia. Fece un lungo giro e raggiunse casa sua<br />
furtivamente, per un sentiero. Sgattaiolò nella cucina <strong>di</strong> mamma Peppa<br />
esclamando gioioso: - Mamma, sono tornato. - Mio Dio! Francesco, sei qui! Si<br />
abbracciarono commossi. - Stavo pensando proprio a te, figlio mio. Che il<br />
Signore sia lodato. Fatti vedere. - Lo squadrò da capo a pie<strong>di</strong> con<br />
un'espressione <strong>di</strong> orgoglio sul viso. - Papà è già nei campi? - domandò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. - Immagina! - rispose mamma Peppa. - È partito questa mattina presto.<br />
Anche se fa freddo e la terra dorme, trova sempre qualcosa da fare. - Dammi<br />
la chiave della Torretta che vado a cambiarmi. - Ma fatti vedere un poco,<br />
figliolo. Fatti vedere da tua madre, girati. La <strong>di</strong>visa è larga perché tu sei magro<br />
come un chiodo, ma ti sta proprio bene. - Non <strong>di</strong>rlo neppure per scherzo -<br />
protestò<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - La o<strong>di</strong>o. È un simbolo <strong>di</strong> morte, <strong>di</strong> sofferenza. Vado a cambiarmi<br />
prima che qualcuno mi veda conciato in questo modo. Salì nella Torretta e<br />
tornò poco dopo indossando il saio.- Adesso mi sento me stesso - <strong>di</strong>sse<br />
sorridendo. Mamma Peppa gli aveva preparato del latte caldo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si<br />
sedette sul panchetto <strong>di</strong> legno infisso nel muro a fianco del camino acceso.<br />
Aveva freddo. La stanchezza e la notte insonne si facevano sentire. Si mise a<br />
sorbire il latte lentamente. - Grazie, mamma - <strong>di</strong>sse. -<br />
Com'è andata a Napoli? - gli domandò la madre. - Mi hanno dato una licenza <strong>di</strong><br />
un anno. - Oh, che bella notizia! Intanto staremo tranquilli per un bel po', e<br />
dopo si vedrà.<br />
Qualcuno bussò alla porta. - Chi è? - domandò mamma Peppa. Sull'uscio si<br />
affacciò Giovannina, la moglie <strong>di</strong> Antonio, il calzolaio. - Venite, venite, comare.<br />
- Sono qui con le mie amiche. Volevamo salutare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Mamma Peppa,<br />
attraverso la porta aperta, vide che in strada c'era parecchia gente. Parenti,<br />
amici, conoscenti. Una ventina <strong>di</strong> persone. - Vogliamo vederlo - reclamavano.<br />
163
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> li aveva u<strong>di</strong>ti. Aveva riconosciuto le loro voci. Uscì sulla strada.<br />
Stringeva mani, chiamava ciascuno per nome, baciava quelli con cui aveva<br />
maggior confidenza. Dopo i giorni desolati e tristi trascorsi all'Ospedale<br />
militare, era felice <strong>di</strong> sentirsi circondato <strong>di</strong> tanto affetto. C'erano gli zii, le<br />
vecchiette sue vicine <strong>di</strong> casa e le ragazze, sue coetanee, che un tempo gli<br />
facevano la corte: Virginia, Francesca, Lucia. Pur essendo sposate, erano<br />
rimaste in gran confidenza con il "loro Francesco". Se ne stavano un po'<br />
appartate e sorridevano maliziose. - Che avete voi da ridere? - domandò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> ridendo a sua volta, poiché aveva intuito i loro pensieri. - Vogliamo vederti<br />
con la <strong>di</strong>visa - <strong>di</strong>sse Virginia. - Oh, Virgì, non <strong>di</strong>re fesserie - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Sì, sì, vogliamo vederti con la <strong>di</strong>visa - ripeterono Lucia e Francesca. E a loro si<br />
unirono anche le vecchiette: - Francesco, facci vedere come stai da soldato. -<br />
Ma sì, accontentale - <strong>di</strong>sse anche mamma Peppa. E con orgoglio aggiunse: - In<br />
fondo, la <strong>di</strong>visa ti sta proprio bene. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase un attimo indeciso. -<br />
Volete proprio prendervi gioco <strong>di</strong> me - rispose. - Nooo - lo rassicurarono in<br />
coro. - Mia madre - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scandendo le parole - mi ha fatto uomo,<br />
San Francesco donna - alludendo al saio - e il governo pazzo. Risero tutti. Rise<br />
<strong>di</strong> cuore anche lui avviandosi verso la Torretta, da dove ritornò poco dopo<br />
indossando la <strong>di</strong>visa militare: - Ecco il pagliaccio - <strong>di</strong>sse. - No, sei bello! - gli<br />
gridò Lucia. - La <strong>di</strong>visa ti sta proprio bene, Francì - commentò anche Virginia. -<br />
Io sto bene solo con l'abito <strong>di</strong> San Francesco - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - E vado<br />
subito a rimettermelo, perché conciato in questo modo mi sento veramente<br />
ri<strong>di</strong>colo. A Pietrelcina <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> riprese subito la sua attività in parrocchia. - Ho<br />
sentito molto la tua mancanza - gli confidò Don Salvatore. - Ogni giorno veniva<br />
gente a chiedere <strong>di</strong> te per la Confessione. "È soldato" rispondevo. E se ne<br />
andavano senza confessarsi. A casa erano arrivate molte lettere per lui, che<br />
mamma Peppa aveva conservato <strong>di</strong>ligentemente in un cassetto. Aveva notato<br />
che <strong>di</strong>verse recavano come mittente "Raffaelina Cerase", il nome <strong>di</strong> una donna,<br />
e si era incuriosita. Consegnandole a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gli domandò: - Chi è questa<br />
Raffaelina Cerase che scrive tanto? - È una signorina <strong>di</strong> Foggia che mi chiede<br />
dei consigli per la sUa <strong>vita</strong> spirituale. Me l'ha presentata <strong>Padre</strong> Agostino, ma<br />
non ci siamo mi incontrati. - E perché scrive tanto? - Ma che è, mamma, sei<br />
gelosa? Scrive perché ha bisogno. Raffaelina era una nobildonna <strong>di</strong> quarantotto<br />
anni. Apparteneva a una famiglia ricca e importante. La sua esistenza era stata<br />
tormentata, soprattutto negli anni giovanili, ma si era poi incanalata verso gli<br />
alti ideali dello spirito. Suoi <strong>di</strong>rettori spirituali erano stati <strong>Padre</strong> Agostino e<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto, i quali a un certo momento avevano deciso che la persona<br />
più adatta a guidarla era <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Ti affi<strong>di</strong>amo quest'anima. È dotata <strong>di</strong><br />
importanti carismi -gli avevano detto. - Tu puoi capire e risolvere i suoi<br />
problemi meglio <strong>di</strong> noi. Cominciarono a scriversi nel 1914. Raffaelina fu la<br />
prima "allieva" <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che allora aveva ventisette anni, vale a <strong>di</strong>re era<br />
ancora quasi un ragazzo, mentre lei, che all'epoca ne aveva quarantasei,<br />
164
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sarebbe potuta essere sua madre. Fra loro si sviluppò una forte intesa. La<br />
<strong>di</strong>rezione spirituale <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> nei confronti della sua assistita non era<br />
<strong>di</strong>staccata, ascetica, fredda, ma coinvolgente, calda, generosa, piena <strong>di</strong><br />
passione spirituale. <strong>Padre</strong> Agostino, leggendo le lettere che i due si<br />
scambiavano, si spaventò. - Le tue lettere sono troppo piene <strong>di</strong> sentimenti, <strong>di</strong><br />
sensibilità umana. Dovresti essere più <strong>di</strong>staccato - consigliò a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Distaccato da che cosa? - Da un certo coinvolgimento umano che potrebbe<br />
<strong>di</strong>ventare pericoloso. - Io e Raffaelina camminiamo insieme verso il Signore. Io<br />
aiuto lei, e lei aiuta me. Io non sono altro che il mezzo <strong>di</strong> cui si serve Gesù per<br />
parlare con lei. È lui che la <strong>di</strong>rige. E Gesù non è <strong>di</strong>staccato, freddo. Il suo cuore<br />
brucia d'amore. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era come un vento impetuoso, e Raffaelina ne fu<br />
sconvolta. Per questo fra loro ci furono anche momenti <strong>di</strong> crisi, <strong>di</strong> tensione. Ma<br />
alla fine Raffaelina imparò a "correre" nell'ascesi. Il metodo adottato da <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> era completamente nuovo. Temerario quasi. <strong>Padre</strong> Agostino ne era<br />
preoccupato. - Forse abbiamo sbagliato ad affidargli questo incarico - <strong>di</strong>sse a<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto. - Non dobbiamo avere timori. Noi due sappiamo quali<br />
esperienze <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha fatto in questi anni. Tutti quei fenomeni inspiegabili, le<br />
visioni, i contatti con l'al<strong>di</strong>là, le lotte con Satana, lo hanno forgiato. Per età è<br />
ancora giovane, ma possiede un'esperienza straor<strong>di</strong>naria. - Speriamo - replicò<br />
<strong>Padre</strong> Agostino. Senza rendersene conto, i due religiosi avevano provocato una<br />
valanga. Attraverso Raffaelina, cominciarono ad arrivare fino a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> molte<br />
altre anime assetate <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> ideali. In poco tempo egli <strong>di</strong>venne un <strong>di</strong>rettore<br />
spirituale ricercato, che richiamava persone anche da lontano. E chi non poteva<br />
andare a Pietrelcina, cercava i suoi consigli per lettera. <strong>Padre</strong> Benedetto e<br />
<strong>Padre</strong> Agostino avevano parlato con Raffaelina della situazione particolare in<br />
cui si trovava <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
Cioè del fatto che non voleva vivere in convento. Gliene avevano parlato anche<br />
per chiedere l'aiuto delle sue preghiere. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sostiene che è Gesù a<br />
impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> stare nel chiostro - le confidò <strong>Padre</strong> Agostino. - Ma io credo che<br />
sia piuttosto il Demonio. Per questo bisogna pregare molto. Preghi e faccia<br />
pregare anche le sue amiche, e veda se riesce a ottenere in questo modo una<br />
risposta dall'alto che ci possa illuminare. - Pregherò - rispose Raffaelina la<br />
quale, pur non avendo ancora conosciuto bene <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, aveva già intuito la<br />
grandezza del suo spirito. Anche a lei pareva molto strano che se ne stesse a<br />
casa sostenendo che era Gesù a impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> vivere in convento. Ma sapeva<br />
anche che non ci si deve mai meravigliare <strong>di</strong> niente. Pregò molto. Anzi, fece <strong>di</strong><br />
più. Offrì a Dio la propria <strong>vita</strong> perché <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> tornasse in convento. E un<br />
giorno gli scrisse: "Dovete tornare in convento e de<strong>di</strong>carvi al ministero della<br />
Confessione. Io so che questa è la missione che Dio vi ha assegnato e so che,<br />
attraverso essa, farete tanto bene All'inizio del 1915 Raffaelina si era<br />
ammalata in modo grave. I me<strong>di</strong>ci le avevano <strong>di</strong>agnosticato un tumore al seno.<br />
165
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Si rese necessario un doloroso e delicato intervento chirurgico, che fu eseguito<br />
a Bologna.<br />
Guidata da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, la donna aveva affrontato l'operazione con coraggio,<br />
sopportando lancinanti dolori senza un lamento. Ma l'intervento non aveva<br />
dato i risultati sperati dai. me<strong>di</strong>ci. A Raffaelina rimaneva ancora poco da<br />
vivere. E lei lo sapeva. Tornata a Foggia, aveva espresso il desiderio <strong>di</strong> poter<br />
conoscere <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> prima <strong>di</strong> morire. "Avrò la grazia <strong>di</strong> potermi confessarmi<br />
almeno una volta da voi?" gli scrisse. La penna non può, non sa spiegarsi come<br />
la lingua." <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le aveva risposto: "Mi domandate se il Signore ci<br />
concederà la grazia <strong>di</strong> poterci vedere, per poterci <strong>di</strong>re tante cose che la penna<br />
non riesce a esprimere. Io non so cosa farei per accontentarvi. Ma le mie<br />
con<strong>di</strong>zioni presenti me lo vietano assolutamente. Nutro però fiducia che un<br />
giorno, e spero che non sia lontano, questo comune desiderio si effettui".<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in seguito era partito per il servizio militare. Ma adesso era tornato, e<br />
Raffaelina riprese a sperare in un incontro. - Glielo <strong>di</strong>ca anche lei che dovrebbe<br />
venire a trovarmi almeno una volta - <strong>di</strong>sse a <strong>Padre</strong> Agostino che era andato a<br />
farle visita. La malattia, che si era già <strong>di</strong>ffusa in altre parti del corpo, la<br />
costringeva a rimanere a letto. <strong>Padre</strong> Agostino aveva pietà <strong>di</strong> quella poveretta<br />
e le rispose: - Farò <strong>di</strong> tutto per convincerlo. - Anche lui desidera incontrarmi -<br />
aggiunse Raffaelina. - Me lo ha scritto. La sua lettera dovrebbe essere lì, sul<br />
comò. La legga. <strong>Padre</strong> Agostino prese la lettera e si mise a leggerla. E mentre<br />
leggeva gli balenò nella mente un piano. I suoi occhi si illuminarono. "Devo<br />
andare subito da <strong>Padre</strong> Benedetto" <strong>di</strong>sse mentalmente fra sé. Depose la lettera<br />
e ripeté a Raffaelina: - State tranquilla, farò <strong>di</strong> tutto per convincerlo a venire a<br />
trovarvi. Adesso però mi dovete scusare, dove correre via. Mi ero <strong>di</strong>menticato<br />
<strong>di</strong> avere un appuntamento con <strong>Padre</strong> Benedetto. Raggiunse la Curia e salì<br />
imme<strong>di</strong>atamente nello stu<strong>di</strong>o del Provinciale. - Credo <strong>di</strong> aver trovato il modo<br />
per allontanare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da Pietrelcina e farlo tornare in convento - esordì.<br />
Come? - domandò <strong>Padre</strong> Benedetto ansioso. - Raffaelina. - Raffaelina? Non<br />
capisco. - Te lo spiego subito. Nonostante il Papa avesse concesso a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
il permesso <strong>di</strong> vivere presso la famiglia per ragioni <strong>di</strong> salute, <strong>Padre</strong> Benedetto e<br />
<strong>Padre</strong> Agostino non si davano pace per il fatto che il loro giovane confratello se<br />
ne stesse lontano dal convento. Desideravano ardentemente mettere fine a<br />
quel suo esilio nel mondo. E volevano anche tacitare le chiacchiere dei<br />
confratelli che ritenevano che tutta la vicenda fosse una cosa ri<strong>di</strong>cola. Si<br />
attaccavano perciò a ogni appiglio per cercare <strong>di</strong> riportare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> alla<br />
normale <strong>vita</strong> religiosa. - Raffaelina, come tu sai, non sta bene - spiegò <strong>Padre</strong><br />
Agostino a <strong>Padre</strong> Benedetto, che lo stava ascoltando con estrema attenzione. -<br />
Ha chiesto a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong> poterlo vedere almeno una volta prima <strong>di</strong> morire.<br />
Lui ha risposto che per il momento non può, ma ha aggiunto: "Spero che non<br />
sia lontano il giorno in cui potrò finalmente conoscervi . Ho letto la lettera: ha<br />
166
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
usato proprio questa precisa frase. Tu sai quanto vuole bene a Raffaelina. È<br />
chiaro che desidera incontrarla. "Ebbene, ecco la stratagemma per farlo<br />
tornare in convento. Se lei insiste nel chiedere <strong>di</strong> vederlo, lui finirà per cedere.<br />
Verrà a Foggia, e noi non lo lasceremo più ripartire." - Bravo, è un'idea<br />
formidabile! - esclamò <strong>Padre</strong> Benedetto battendo le mani. - Sono convinto che,<br />
se riesce ad allontanarsi da Pietrelcina, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> capirà in quale <strong>di</strong>abolica<br />
trappola era caduto e non penserà più a tornare a casa. - Ne sono convinto<br />
anch'io. Se viene a Foggia, non lo lascerò più tornare a casa, dovesse morire.<br />
Ma bisogna convincere Raffaelina a collaborare. - Ci penso io. La conosco bene.<br />
So come spiegarle le cose. <strong>Padre</strong> Agostino era in preda a una grande euforia.<br />
Intuiva che quella era la pista buona. Far rientrare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in convento era<br />
<strong>di</strong>ventato lo scopo della sua <strong>vita</strong>. Lasciò la Curia provinciale e tornò a casa <strong>di</strong><br />
donna Raffaelina. - Ancora qui, <strong>Padre</strong> Agostino? Come mai? - lo salutò la<br />
nobildonna. - Io e <strong>Padre</strong> Benedetto dobbiamo chiedervi un grande favore. -<br />
Sarò lieta <strong>di</strong> potermi mettere a vostra <strong>di</strong>sposizione, per quel poco che posso<br />
fare. Chiedete pure. - Voi sapete della situazione in cui si trova <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>: vive<br />
lontano dal chiostro per motivi <strong>di</strong> salute. Ma il Demonio trama perché questa<br />
situazione non abbia a finire mai. Sono sette anni che vive a casa sua. Se non<br />
torna, non potrà mai essere un religioso completo. Io sono convinto che Dio<br />
abbia scelto voi come strumento per far tornare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> nel chiostro. - Io?<br />
Non vedo proprio che cosa potrei fare io - rispose meravigliata donna<br />
Raffaelina. -<br />
Nell'ultima lettera che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> vi ha scritto, e che voi mi avete fatto leggere,<br />
il <strong>Padre</strong> lascia capire <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>sposto a venire a Foggia per conoscervi. - Me<br />
lo ha promesso altre volte, ma poi non è mai venuto. - Adesso le cose stanno<br />
<strong>di</strong>versamente. Voi state male. Lui lo sa. E sono certo che in questo momento<br />
non è capace <strong>di</strong> rifiutarvi nessun favore. Perciò dovete continuare a scrivergli<br />
chiedendogli <strong>di</strong> venire a trovarvi.<br />
Vedrete che vi accontenterà. Se viene, <strong>Padre</strong> Benedetto non gli permetterà mai<br />
più <strong>di</strong> tornare a casa. - Ma questo è un tranello. - Non è un tranello, Raffaelina,<br />
ma un aiuto che <strong>di</strong>amo a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> per fare la volontà del Signore. - Lui però<br />
mi ha confidato che è stato Gesù a comandargli <strong>di</strong> vivere fuori dal chiostro. -<br />
Non si rende conto <strong>di</strong> essere vittima <strong>di</strong> un'illusione <strong>di</strong>abolica. - <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
conosce bene i raggiri <strong>di</strong> Satana e non si lascerebbe ingannare. - Questa volta<br />
ci è cascato. - No, no, <strong>Padre</strong> Agostino, non posso prestarmi a una cosa del<br />
genere. Sarebbe un inganno. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, se un giorno venisse a saperlo, non<br />
me lo perdonerebbe mai. - Donna Raffaelina, se non si trattasse <strong>di</strong> una cosa<br />
giusta, santa, pensate forse che ve la proporrei? Sono il vostro confessore. Io<br />
vi chiedo <strong>di</strong> collaborare con me e con <strong>Padre</strong> Benedetto che è il Superiore <strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, per togliere il nostro confratello dal mondo. Riflettete un attimo: Dio<br />
167
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
non può averlo chiamato alla <strong>vita</strong> religiosa e poi avergli or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> vivere fuori<br />
dal chiostro. È assurdo. È un imbroglio <strong>di</strong> Satana. E voi, in questo momento,<br />
siete lo strumento nelle mani <strong>di</strong> Dio che può risolvere al meglio questa<br />
ingarbugliata vicenda. Volete rifiutarvi? Non volete collaborare con il Signore? -<br />
<strong>Padre</strong>, mi confondete con i vostri ragionamenti. Certo che voglio collaborare<br />
con il Signore. Ma non vorrei farlo con un sotterfugio. Vorrei agire alla luce del<br />
sole. - Anch'io vorrei agire alla luce del sole. In questi sette anni io e <strong>Padre</strong><br />
Benedetto abbiamo tentato tutte le strade possibili per raggiungere lo scopo,<br />
ma senza riuscirci. Noi non vogliamo imporre a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> qualcosa <strong>di</strong> ingiusto.<br />
Vogliamo aiutarlo a osservare la Regola <strong>di</strong> San Francesco che ha abbracciato. Il<br />
fine è buono, e quin<strong>di</strong> dobbiamo ricorrere a tutti i mezzi per poterlo<br />
raggiungere. Del resto, non vi chiedo <strong>di</strong> ingannare nessuno, ma solo <strong>di</strong><br />
continuare a chiedere a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> quel che già gli avete chiesto e desiderate<br />
tanto ottenere, e cioè che venga a trovarvi. Fatelo, per favore, fatelo per il<br />
bene <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Non ve ne pentirete. Raffaelina rimase silenziosa. Era a<br />
<strong>di</strong>sagio. Nello stesso tempo, pensava anche lei che Dio non poteva aver dato a<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> la vocazione religiosa e poi avergli chiesto <strong>di</strong> vivere fuori del chiostro.<br />
- Va bene - rispose alla fine. - Cercherò <strong>di</strong> convincere <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> a venirmi a<br />
trovare. Raffaelina continuava a scrivere lettere a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, e in ogni lettera<br />
gli ricordava quanto grande fosse il suo desiderio <strong>di</strong> poterlo conoscere <strong>di</strong><br />
persona. "Se voi vi fissaste nel convento <strong>di</strong> Foggia, chissà che questa figlia<br />
indegna, perversa, gran peccatrice, non <strong>di</strong>venti una Santa." Pochi giorni dopo<br />
gli scrisse ancora: "Vorrei avere la fortuna <strong>di</strong> avvicinarvi e potere dal<br />
confessionale farvi leggere nelle infinite pieghe della mia povera coscienza E<br />
ancora: "Quante cose ho da <strong>di</strong>rvi! Potessi finalmente parlare con voi!!! Ma<br />
questa grazia Gesù non me la concede per la mia grande cattiveria. Che cosa<br />
debbo fare per commuovere Gesù?<br />
Suggeritemelo voi." Il piano funzionò. Nel gennaio del 1916 <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> scrisse al<br />
Provinciale chiedendogli il permesso <strong>di</strong> recarsi a Foggia per incontrare<br />
Raffaelina che, ridotta in fin <strong>di</strong> <strong>vita</strong> dalla malattia, desiderava, prima <strong>di</strong> morire,<br />
confessarsi da lui.<br />
28<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto leggeva attentamente per la seconda volta la lettera <strong>di</strong> <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> che gli era appena giunta. - Signore, vi ringrazio - esclamò guardando il<br />
crocifisso che teneva sul tavolo. - Piuccio caro, non volermene - <strong>di</strong>sse ad alta<br />
voce parlando con se stesso - ma se metti pie<strong>di</strong> a Foggia ti faccio la festa.<br />
Sono proprio stufo <strong>di</strong> penare per te. Chiamò il segretario e gli dettò un<br />
telegramma per <strong>Padre</strong> Agostino: "<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> viene. Organizza il viaggio e<br />
accompagnalo <strong>di</strong> persona." Fece chiamare <strong>Padre</strong> Nazareno, Guar<strong>di</strong>ano del<br />
convento <strong>di</strong> Sant'Anna. - Nei prossimi giorni arriverà qui <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> <strong>di</strong><br />
168
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Pietrelcina - gli comunicò. - Quel giovane strano che non vuole vivere in<br />
convento? - lo interruppe <strong>Padre</strong> Nazareno. - Proprio lui, ma ricordati che non è<br />
un giovane strano. È un ottimo religioso. - Scherzavo. - Va bene. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
viene a Foggia per assistere la nostra benefattrice Raffaelina Cerase che, come<br />
sai, sta morendo. È il suo <strong>di</strong>rettore spirituale. Si fermerà un po' <strong>di</strong> tempo. Io,<br />
però, vorrei approfittare dell'occasione per tenerlo definitivamente in convento.<br />
Lo affido a te.<br />
Trattalo con delicatezza. Fa in modo che si trovi bene e si affezioni al convento.<br />
- Farò del mio meglio, non dubitare. - Mi raccomando. Ricevuto il telegramma<br />
del Provinciale, <strong>Padre</strong> Agostino si mise in moto per organizzare il viaggio. Non<br />
volle andare <strong>di</strong> persona a Pietrelcina per non suscitare, con la sua presenza,<br />
sospetti e reazioni. Temeva <strong>di</strong> essere bastonato dalle donne che lo avevano già<br />
minacciato.<br />
Attraverso una persona fidata informò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> che sarebbero partiti insieme<br />
per Foggia il 17 febbraio e gli <strong>di</strong>ede appuntamento alla stazione ferroviaria <strong>di</strong><br />
Benevento.<br />
Si incontrarono puntuali all'ora convenuta. <strong>Padre</strong> Agostino era euforico.<br />
Abbracciò con trasporto il suo giovane confratello. - Sono proprio contento <strong>di</strong><br />
fare questo viaggio con te - gli <strong>di</strong>sse. - Non immaginavo che lei fosse così<br />
pauroso - osservò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> alludendo ai suoi timori <strong>di</strong> farsi vedere a<br />
Pietrelcina. - Le donne del mio paese sono energiche, ma non cattive. - Ho<br />
preferito non rischiare - si giustificò <strong>Padre</strong> Agostino. -<br />
Come sta Raffaelina? - domandò subito dopo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Molto male. - E <strong>Padre</strong><br />
Agostino approfittò subito per mettere le mani avanti sulla durata della<br />
permanenza <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> a Foggia. - Credo che dovrai fermarti per un po'. La<br />
malattia procura dolori tremen<strong>di</strong> alla povera Raffaelina. Fa veramente pena<br />
vederla soffrire così. Sono certo che la tua presenza contribuirebbe a darle un<br />
po' <strong>di</strong> sollievo. Anche <strong>Padre</strong> Benedetto è d'accordo che tu ti fermi per qualche<br />
tempo. Del resto, non credo che possa rimanere in <strong>vita</strong> ancora per molto. - Ma<br />
non ho portato niente con me. - Non importa. Se hai bisogno, ti farai mandare<br />
della roba. Ci penserai quando occorre. Arrivarono a Foggia a mezzogiorno e<br />
andarono subito a sistemarsi nel convento <strong>di</strong> Sant'Anna. Verso sera <strong>Padre</strong><br />
Agostino accompagnò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> da donna Raffaelina. Varcando la porta<br />
dell'austero palazzo dell'antica famiglia dei Cerase, in via Manzoni, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
era emozionato. Conosceva Raffaelina ormai da tre anni. Si scrivevano<br />
regolarmente da due, ma era la prima volta che si incontravano. Erano legati<br />
da una profonda amicizia, che si era sviluppata nonostante <strong>di</strong>ssapori,<br />
<strong>di</strong>vergenze, <strong>di</strong>fficoltà, superate sempre nel segno <strong>di</strong> quell'amore per Gesù e per<br />
la <strong>vita</strong> spirituale che ardeva nei loro cuori. Ma ritrovandosi lì, in quelle stanze<br />
signorili e severe, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentiva intimi<strong>di</strong>to.<br />
169
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Furono accolti da Giovina, la sorella maggiore <strong>di</strong> Raffaelina che li accompagnò<br />
subito nella camera dell'ammalata. Donna Raffaelina era <strong>di</strong>stesa nel grande<br />
letto. Le imposte socchiuse lasciavano penetrare nella camera solo una luce<br />
fioca, che permetteva comunque <strong>di</strong> rendersi conto che la povera donna <strong>di</strong>stesa<br />
sotto le coperte era proprio mal ridotta: uno scheletro. - Finalmente - le <strong>di</strong>sse<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sorridendole. - Finalmente - rispose donna Raffaelina con un filo <strong>di</strong><br />
voce. Una voce flebile, resa inconsistente dalla malattia, ma <strong>di</strong> una tenerezza<br />
struggente. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fu commosso dal tono <strong>di</strong> quella voce <strong>di</strong>sarmata, che<br />
u<strong>di</strong>va per la prima volta. Se l'era immaginata completamente <strong>di</strong>versa. - Ha<br />
visto che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ha mantenuto la promessa? - intervenne <strong>Padre</strong> Agostino<br />
cercando <strong>di</strong> spezzare l'atmosfera <strong>di</strong> commozione che avvertiva. - Si fermerà<br />
per un po' <strong>di</strong> tempo a Foggia e ha il permesso <strong>di</strong> venirvi a trovare tutti i giorni.<br />
Contenta? Raffaelina sorrise, e i suoi occhi si inumi<strong>di</strong>rono per le lacrime.<br />
Faceva impressione. Lei stessa, guardandosi nello specchio, aveva ribrezzo <strong>di</strong><br />
sé. Da giovane era stata una bellissima donna e aveva fatto innamorare molti<br />
uomini. Ma la malattia aveva cancellato tutto. Solo gli occhi erano rimasti vivi<strong>di</strong><br />
e lucenti. Si era tirata le coperte fin sopra il mento. Pur non essendo vanitosa,<br />
dando ascolto alla sua istintiva femminilità, cercava <strong>di</strong> lasciar vedere il meno<br />
possibile del suo corpo <strong>di</strong>sfatto. Temeva che quel giovane religioso, a cui era<br />
tanto affezionata, sentisse ripugnanza per lei. -<br />
Sono felice, Raffaelina, <strong>di</strong> potervi vedere - le <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Guardate come<br />
sono ridotta. Non posso neppure alzarmi per accogliervi come si deve. - E il<br />
cuore che conta. E io so che mi avete accolto nel migliore dei mo<strong>di</strong>. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
era sorpreso. Si aspettava una donna <strong>di</strong>versa. Le sue lettere erano sempre<br />
signorili, altere, e facevano pensare a una donna forte, sicura <strong>di</strong> sé. Invece si<br />
trovava <strong>di</strong> fronte un esserino spaventato, annientato. Ebbe un attimo <strong>di</strong><br />
smarrimento. Ma solo un attimo. Subito nel suo cuore si fece strada un<br />
profondo sentimento <strong>di</strong> compassione. Si rese conto del <strong>di</strong>sagio psicologico che<br />
provava Raffaelina in quelle con<strong>di</strong>zioni, e dei dolori tremen<strong>di</strong> che doveva<br />
sopportare in continuazione. Sentì per lei un sincero affetto e capì che, date le<br />
con<strong>di</strong>zioni dell'ammalata, poteva manifestarlo tranquillamente, senza remore e<br />
falsi pudori. Decise che avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto per alleviare le sue sofferenze.<br />
"Signore, le voglio stare vicino il più possibile" <strong>di</strong>sse a se stesso. "Voglio che<br />
venga da Te con il sorriso sulle labbra." Ogni giorno <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> raggiungeva via<br />
Manzoni per trascorrere alcune ore con Raffaelina. Spesso, al mattino, andava<br />
a celebrare la Messa nella sua grande casa e le dava la còmunione. Aveva il<br />
permesso <strong>di</strong> fermarsi a conversare con lei, e lo faceva volentieri. - Chissà come<br />
vi stancate a stare qui con una povera moribonda - <strong>di</strong>ceva Raffaelina con<br />
quella sua vocina flebile. - No, non mi stanco per niente - rispondeva <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. - Ci sto anzi con grande gioia. È una fortuna quella che mi è stata<br />
riservata. Voi tra poco andrete a trovare Gesù, e io ho la fortuna <strong>di</strong> parlare con<br />
170
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
una persona che sta per vedere Dio faccia a faccia, che sta per specchiarsi<br />
nella Verità assoluta. Al solo pensarci provo un'emozione gran<strong>di</strong>ssima. Spero<br />
che vi ricorderete <strong>di</strong> me, quando sarete da Gesù. - E pensate che vi possa<br />
<strong>di</strong>menticare? - Che cosa gli <strong>di</strong>rete <strong>di</strong> me? - Che vi gui<strong>di</strong>, che vi voglia bene. - Vi<br />
invi<strong>di</strong>o, Raffaelina. - Non dovete <strong>di</strong>re così: guardate come sono ridotta. -<br />
Invi<strong>di</strong>o la vostra sorte. Facciamo un patto: chie<strong>di</strong>amo a Gesù la vostra<br />
guarigione, e io prendo il vostro posto nell'andare da lui. - No, voglio andarci<br />
io. Voi siete giovane, dovete vivere. Siete necessario qui, su questa terra. Dio<br />
vi ha affidato una grande missione e dovete svolgerla. Io ho finito il mio<br />
compito. Sono inutile, ormai. Ma dal cielo vi seguirò e vi aiuterò. Raffaelina era<br />
<strong>di</strong>laniata dai dolori, ma li offriva al Signore. Con l'aiuto della preghiera riusciva<br />
a trascorrere le giornate e le notti senza lamentarsi. Ma era sempre più debole.<br />
Le forze la stavano abbandonando. La fine era prossima. Il 19 marzo, giorno <strong>di</strong><br />
San Giuseppe, <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> celebrò la Messa da lei e poi si intrattenne a lungo. -<br />
Ho pochi giorni <strong>di</strong> <strong>vita</strong>, lo sento - gli confidò Raffaelina con tristezza. - Non<br />
pensate a questo - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Avrete tutti i giorni che il Signore vi<br />
darà. Viveteli come lui vi permetterà <strong>di</strong> farlo, sapendo che ogni attimo offerto a<br />
Lui è utile al mondo. - Vi ringrazio, trovate sempre le parole giuste per darmi<br />
coraggio. - Vi <strong>di</strong>co cose che sono vere, concrete.<br />
Non vi parlo per consolarvi. - Lo so, ed è questa la fortuna che ho <strong>di</strong><br />
conoscervi. Voi mi avete dato tanto, e io oso chiedervi ancora un gran<strong>di</strong>ssimo<br />
favore. - Dite. - Vorrei che quando giunge l'ora estrema voi foste accanto a<br />
me. Con voi vicino avrei meno paura <strong>di</strong> affrontare la morte. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase in<br />
silenzio guardando quei due occhi sfavillanti in un viso tutto ossa. - Ci sarò,<br />
Raffaelina - rispose. - Ci sarò, statene certa.<br />
Quel giorno era ormai prossimo. Lo aveva confermato anche il me<strong>di</strong>co. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> aveva avvertito Giovina: - Chiamatemi a qualunque ora del giorno e della<br />
notte. Aveva informato anche i propri superiori. - Ho promesso <strong>di</strong> assisterla e<br />
vorrei mantenere la mia promessa. - Non ci sono problemi - rispose il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano. Erano le 20,30 del 24 marzo. I frati stavano terminando la cena<br />
nell'ampio refettorio del convento <strong>di</strong> Sant'Anna. Qualcuno <strong>di</strong>ede un forte<br />
strattone al campanello dell'ingresso. Poco dopo il portinaio avverti il <strong>Padre</strong><br />
guar<strong>di</strong>ano: - C'è il domestico <strong>di</strong> casa Cesare. Dice che Raffaelina sta morendo.<br />
Il <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano andò a parlottare con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che lasciò imme<strong>di</strong>atamente<br />
il proprio posto e si avviò verso la porta. - Vuoi che venga con te? - domandò<br />
<strong>Padre</strong> Nazareno. No, No, non è necessario - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Fatti dare la<br />
chiave della portineria, così puoi rientrare a qualunque ora. - Grazie, parto<br />
subito.<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> andò in chiesa, prese l'olio santo e la stola violacea. In un'apposita<br />
teca d'argento mise un 'ostia consacrata per l'ultima Comunione a Raffaelina,<br />
171
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
poi uscì. Era una serata mite. La gente chiacchierava sulle porte delle case e si<br />
godeva il fresco. I bambini giocavano rincorrendosi. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, camminando,<br />
rispondeva ai saluti con un cenno del capo. Teneva una mano sul petto,<br />
stringendo la teca che conteneva l'ostia. "Gesù" pregava "aiuta Raffaelina.<br />
Stalle vicino in questi momenti. È una tua figlia. Chissà quante volte ha<br />
camminato felice per queste strade. Adesso è incapace <strong>di</strong> muoversi. Sente che<br />
il suo corpo è prigioniero della morte. Sarà spaventata. Aiutala. Aiutala." Aveva<br />
un nodo in gola e un peso sullo stomaco. Si sentiva quasi mancare per<br />
l'angoscia. Cercò <strong>di</strong> concentrarsi su Gesù, che portava nella teca. "Mi fa piacere<br />
poter camminare con te" gli <strong>di</strong>sse. "Il tuo passaggio bene<strong>di</strong>ce la gente. Ti<br />
ricor<strong>di</strong> quando camminavi per le strade del tuo paese? Salutavi le persone<br />
chiamandole per nome? Adesso cammini con me! Che mistero, Gesù! Anche<br />
qui, tu conosci tutti. Chiamali, salutali, proteggili. Hanno problemi, ma sono<br />
buoni." La porta <strong>di</strong> casa Cerase in via Manzoni era aperta. Un domestico stava<br />
aspettando. Giovina corse incontro a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e gli baciò la mano. Piangeva. -<br />
Come sta Raffaelina? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, e si accorse che la sua voce si era<br />
incrinata pronunciando quel nome. - Siamo proprio alla fine - rispose Giovina<br />
facendogli strada verso la camera della sorella. Raffaelina, nel letto, teneva gli<br />
occhi chiusi. Si era assopita. Il suo viso, <strong>di</strong> un pallore mortale, era leggermente<br />
sudato. - Soffre in modo terribile - aggiunse Giovina. - Il me<strong>di</strong>co? - domandò<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Se n'è andato da poco. "Il mio compito è finito" ha detto. "Non<br />
credo che arriverà a domattina". Rimasero in silenzio. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> pregava e<br />
ascoltava addolorato il respiro affannoso della moribonda. Era la prima volta<br />
che si trovava a tu per tu con la morte. A Pietrelcina aveva visto in <strong>di</strong>verse<br />
occasioni persone già defunte, ma era la prima volta che assisteva al<br />
"transito", al passaggio <strong>di</strong> un essere vivente da questo mondo al mistero<br />
dell'al<strong>di</strong>là. Era emozionatissimo. Anche perché amava la persona che stava per<br />
andarsene per sempre.<br />
Teneva stretta fra le mani la teca con l'ostia consacrata. E pregò mentalmente:<br />
"Gesù, tu sei qui in anima e corpo. Misticamente, in modo che i miei sensi non<br />
ti possono vedere. Ma ugualmente in modo reale e concreto. Anche Raffaelina<br />
non ti può vedere.<br />
Tra poco, però, forse prima <strong>di</strong> domani, lei sarà da te e potrà guardarti in viso.<br />
Accoglila fra le tue braccia. Dalle il premio che merita. Falle sentire la<br />
grandezza del tuo amore. Spiegale tu quanto anch'io le ho voluto e le voglio<br />
bene." Si accarezzo la barba, per <strong>di</strong>strarsi. Aveva una gran voglia <strong>di</strong> piangere,<br />
ma non per il dolore. Per tenerezza. La morte portava a galla le verità più<br />
profonde del suo essere. Di fronte al dolore che provava per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una<br />
persona cui era legato da gran<strong>di</strong>ssimo affetto, capiva <strong>di</strong> avere un bisogno<br />
pressoché infinito <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> essere amato. Ricordò la frase <strong>di</strong><br />
172
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Sant'Agostino: "Signore, il nostro cuore e sempre inquieto finché non riposerà<br />
in Te". E ricordò il comandamento supremo <strong>di</strong> Gesù: "Amatevi gli uni e gli altri<br />
come io ho amato voi "Signore" pregò "io voglio amare come hai amato tu.<br />
Fino a morire sulla croce per amore." Raffaelina mosse la testa ed emise un<br />
lamento. Giovina le si avvicinò. - Hai bisogno <strong>di</strong> qualcosa? Raffaelina, aprendo<br />
gli occhi, vide <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Gli sorrise. - Vi ringrazio - sussurrò. - Vi aspettavo.<br />
Ero certa che sareste venuto. - Come vi sentite? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Non<br />
sapeva che <strong>di</strong>re. - Meglio. Mi sono riposata un po' e mi sento meglio. - Fece<br />
una pausa. - I dolori non mi abbandonano, ma li offro a Gesù e fanno meno<br />
male. Mi <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong> darvi tanto <strong>di</strong>sturbo. - Lo faccio volentieri, Raffaelina, e lo<br />
sapete. Lei sorrise ancora. Rimase in silenzio un po' e poi domandò alla sorella:<br />
- Vorrei restare sola con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> per fare la mia Confessione. - Vi lascio<br />
subito - <strong>di</strong>sse Giovina. - Se ha bisogno - aggiunse rivolta a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> - suonate<br />
il campanello - e gli in<strong>di</strong>cò l'interruttore che si trovava accanto al cuscino della<br />
moribonda. Quando furono soli, Raffaelina mormorò: - Volete per favore,<br />
<strong>Padre</strong>, sedervi qui, accanto a me? - Subito, Raffaelina. - Prese la se<strong>di</strong>a e<br />
l'accostò al letto.<br />
Raffaelina lo guardò a lungo. - <strong>Padre</strong>, ho paura - sussurrò. - Paura <strong>di</strong> chi,<br />
Raffaelina? -<br />
Della morte. - Non dovete, Raffaelina. Voi andate in para<strong>di</strong>so a trovare Gesù.<br />
Ci fu ancora una lunga pausa <strong>di</strong> silenzio. - <strong>Padre</strong>, so che vado in para<strong>di</strong>so, ma<br />
ho tanta paura - mormorò Raffaelina. - Sento che tutto il mio essere, tutte le<br />
fibre del mio povero essere si ribellano. La paura è violenta, tremenda. È come<br />
se qualcuno mi volesse strappare il cuore con le mani. Quando penso che sono<br />
alla fine <strong>di</strong> tutto, mi sento mancare il respiro, e una desolazione infinita mi<br />
assale. Parlava a stento. - Non affaticatevi, Raffaelina - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con<br />
la più assoluta calma. - Voi siete nelle braccia del Signore. - Lo so, ma ho<br />
paura. - Quel che provate è naturale. Anch'io ho paura della morte. Anche se<br />
desidero morire per andare in para<strong>di</strong>so, in realtà ho paura della morte fisica.<br />
Noi siamo stati creati per la <strong>vita</strong>. La morte èun castigo che ci siamo dati con il<br />
peccato. Tutto il nostro essere aborre la morte e aspira alla <strong>vita</strong>. "La paura,<br />
però, non deve oscurare la grande realtà <strong>di</strong> questi momenti. La fede ci <strong>di</strong>ce che<br />
con la morte noi entriamo nella Vita. Vita vera ed eterna. L'esistenza su questa<br />
terra, Raffaelina, è solo l'ombra della Vita che ci aspetta. Con la morte<br />
entriamo nel Regno promesso da Gesù. Gli antichi cristiani, la cui fede era<br />
viva, chiamavano il giorno della morte <strong>di</strong>es natalis, giorno della nascita, la vera<br />
nascita alla Vita che non avrà più fine." Parlava dolcemente, con soavità, e<br />
Raffaelina lo ascoltava rapita. - Non vi <strong>di</strong>co queste cose per consolarvi, ma<br />
perché sono la verità che ci ha rivelato Gesù. Entrando nel Regno, troverete<br />
tutte le persone che sono vissute nel mondo e sono morte nella pace <strong>di</strong> Do.<br />
Tutte. I vostri cari, Raffaelina. Sono già qui, intorno a noi. Non li ve<strong>di</strong>amo con<br />
173
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
questi occhi mortali. Ma appena superata la barriera della materia, voi potrete<br />
vederli e sorridere loro. Sono qui che vi aspettano insieme a Gesù. "Non<br />
incontrerete, Raffaelina, delle ombre, dei fantasmi, degli spiriti indecifra bili,<br />
ma persone autentiche, che conoscono, amano, gioiscono. E là, tra quelle<br />
persone, ne troverete alcune che si trovano in quella con<strong>di</strong>zione, impensabile<br />
per noi, non solo con la loro anima, ma anche con il corpo. Capite, Raffaelina,<br />
con il corpo! Quello che avevano su questa terra, ma glorificato, splendente,<br />
bellissimo. Troverete Gesù con il suo corpo trafitto dai chio<strong>di</strong> della croce;<br />
troverete la Madonna, che è stata assunta in cielo in anima e corpo. E<br />
troverete anche San Giuseppe. Quei corpi sono il pegno della sconvolgente<br />
realtà che ci è stata promessa da Cristo: un giorno anche noi, io, voi, tutti, ci<br />
troveremo in quella Vita anche con il nostro corpo. E meraviglioso, Raffaelina.<br />
"È giusto che abbiate paura. È l'istinto <strong>di</strong> conservazione che si fa sentire. Ma<br />
pensate a Gesù. Per tutta la <strong>vita</strong> vi siete sforzata <strong>di</strong> vivere secondo quanto lui<br />
ci ha detto quando è stato su questa terra. Adesso andate a riscuotere il<br />
premio della vostra fedeltà." - <strong>Padre</strong>, quello che <strong>di</strong>te è meraviglioso. Ma io ho<br />
paura perché sono una peccatrice. - E chi non lo è, donna Raffaelina? - Da<br />
giovane ho trascorso <strong>di</strong>versi anni travolta negli amori mondani. Pensavo solo<br />
alle feste, ai <strong>di</strong>vertimenti, agli svaghi. Ho dato il mio cuore ad amori<br />
peccaminosi. - Non vi dovete corrucciare. Tutte le esistenze terrene sono dei<br />
viottoli tortuosi. In questo mondo non abbiamo la luce della Verità suprema.<br />
Si cammina a tentoni. Si sbaglia. Quel che conta è la purezza del cuore. Voi<br />
avete amato, ma donandovi. Era forse un modo <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> amare, ma<br />
suggerito dal desiderio <strong>di</strong> dare. Dio lo sapeva ed era con voi. Non vi ha mai<br />
abbandonato e a poco a poco vi ha in<strong>di</strong>cato la via giusta. E voi l'avete<br />
abbracciata. - Dio è giusto. E io merito il castigo. - Dio è misericor<strong>di</strong>oso. Gesù,<br />
quando è venuto in questo mondo, parlandoci <strong>di</strong> Dio ci ha insegnato a<br />
chiamarlo <strong>Padre</strong>. Dio vi aspetta con l'amore del più affettuoso dei padri che<br />
possiate mai immaginare. - Ho un peso sulla coscienza. - Ditemi, Raffaelina. -<br />
Ho tra<strong>di</strong>to la vostra fiducia. - In che modo? - Ho tanto insistito per farvi venire<br />
qui da me <strong>di</strong>etro suggerimento <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Agostino e <strong>Padre</strong> Benedetto. Loro<br />
volevano farvi rientrare in convento. E io, ingannandovi, ho usato la mia<br />
malattia per affrettare il vostro ritorno. - Non vi preoccupate. Sapevo tutto. -<br />
Sapevate? - Da tempo desideravo incontrarvi per conoscervi <strong>di</strong> persona. Ma il<br />
Signore mi aveva fatto capire che non era giunto il momento. Quando vi ho<br />
scritto che sarei venuto era perché lui mi aveva detto <strong>di</strong> venire. Tutte le cose<br />
hanno un loro tempo. Io sono qui perché sta per iniziare un'altra stagione della<br />
mia esistenza terrena. Voi stessa vi avete contribuito. Io so che avete offerto la<br />
vostra <strong>vita</strong> per me, e Dio ha accettato. D'ora in poi lavoreremo insieme. Dal<br />
cielo mi aiuterete a svolgere la mia nuova missione. Voi ve ne andate,<br />
Raffaelina, io invece incomincio. La mia strada è ancora lunga. - Vi starò<br />
174
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
sempre accanto. - Lo so. Grazie, Raffaelina. Parlate <strong>di</strong> me a Gesù, quando lo<br />
vedrete faccia a faccia. - Le <strong>di</strong>ede l'assoluzione. Raffaelina chiuse gli occhi.<br />
Rimasero in silenzio. La notte era profonda. - Ora io vi darò la Comunione e poi<br />
vi amministrerò il sacramento degli infermi - <strong>di</strong>sse <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Mostrò a<br />
Raffaelina la teca d'argento che conteneva l'ostia consacrata e aggiunse: -<br />
Vede-te? Qui c'è Gesù, in corpo sangue e anima, come insegna la nostra fede.<br />
Con la Comunione Lui entrerà dentro <strong>di</strong> voi. Il suo corpo glorioso <strong>di</strong>venterà cibo<br />
per il vostro corpo <strong>di</strong>strutto dalla malattia. Ma quel corpo glorioso sarà il viatico<br />
che vince la morte, il seme della vostra immortalità e della vostra risurrezione<br />
futura. Poi chiamò Giovina e tutte le altre persone presenti nella casa.<br />
Comunicò l'ammalata e iniziò il rito dell'Estrema unzione. Procedeva adagio,<br />
pronunciando bene le parole, in modo che anche l'inferma potesse seguire.<br />
Quando ebbe finito tornò a sedersi accanto a lei. Raffaelina si era <strong>di</strong> nuovo<br />
assopita.<br />
Aveva seguito il rito con attenzione, e la fatica le aveva rubato le ultime<br />
energie. Ogni tanto apriva gli occhi, ma li richiudeva subito. I presenti<br />
pregavano a fior <strong>di</strong> labbra.<br />
Verso le 3,30 ebbe un sussulto. Un violento spasimo le fece contrarre il viso.<br />
Stentava a respirare. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le mise una mano sotto la testa per aiutarlaa<br />
sollevarsi un po'.<br />
Ti saluto, anima cara - <strong>di</strong>sse, permettendosi, per la prima volta da quando la<br />
conosceva, <strong>di</strong> usare il tu. Rimase ancora un po' accanto alla salma, assorto in<br />
preghiera. Poi abbracciò Giovina e uscì da quella casa. Era l'alba.<br />
Guardò verso oriente, dove, in un chiarore delicato ma potente, stava<br />
spuntando l'aurora. E si incamminò verso il convento. Salì nella sua stanza.<br />
Scrisse a <strong>Padre</strong> Agostino. "Poco fa abbiamo acquistato un'altra anima amica<br />
che intercede presso il trono dell'Altissimo. Raffaelina se n e andata ed è già in<br />
para<strong>di</strong>so. Ella si è addormentata nel Signore con un sorriso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo a<br />
questo mondo. Beata lei.<br />
"Lascio alla vostra considerazione ciò che passa nel mio cuore. Da se<strong>di</strong>ci giorni<br />
in qua, da quando il Signore volle manifestare a me e a lei quello che stamane<br />
è avvenuto, mi sono andato <strong>di</strong>sponendo a questo <strong>di</strong>vin volere. Ma il dolore è<br />
grande.<br />
Comunque ho invi<strong>di</strong>a della sua fortuna."<br />
29<br />
<strong>Padre</strong> Agostino raggiunse Foggia e, con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, <strong>Padre</strong> Benedetto e altri<br />
confratelli, partecipò ai funerali <strong>di</strong> donna Raffaelina, che furono celebrati dal<br />
175
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
vescovo. Subito dopo la cerimonia <strong>Padre</strong> Agostino e <strong>Padre</strong> Benedetto si<br />
ritirarono nella Curia provinciale. Erano preoccupati per le decisioni che<br />
avrebbe preso <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Adesso mi chiederà <strong>di</strong> tornare a Pietrelcina - <strong>di</strong>sse<br />
<strong>Padre</strong> Benedetto. – E tu che farai? - domandò <strong>Padre</strong> Agostino. - Vivo o morto,<br />
resterà a Sant'Anna. - Devi essere forte, non devi mollare. Questa è la prova<br />
definitiva. Se riuscirai a fermarlo adesso, avremo vinto la battaglia per sempre.<br />
- Questa volta sarò inflessibile. Non mi lascerò spaventare da febbri, dolori, o<br />
crisi <strong>di</strong> nessun genere. Ogni giorno <strong>Padre</strong> Benedetto si aspettava <strong>di</strong> vedere<br />
arrivare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con la richiesta <strong>di</strong> poter tornare a casa. Invece niente.<br />
Passarono cinque giorni, ne passarono <strong>di</strong>eci, nessuna richiesta. Fece chiamare<br />
<strong>Padre</strong> Nazareno, il Guar<strong>di</strong>ano del convento <strong>di</strong> Sant'Anna. - Che <strong>di</strong>ce <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>?<br />
- gli domandò. - Nulla. Conduce la sua <strong>vita</strong> normale. Lo vedo sereno. - La sua<br />
salute? -<br />
Quella <strong>di</strong> sempre. Mangia poco, dorme poco, ma niente crisi, dì nessun<br />
genere. -<br />
Ha mai accennato a voler tornare a Pietrelcina? - Mai nominato il suo paese.<br />
Anche perché, dopo la morte <strong>di</strong> Raffaelina, non ha mai un attimo libero.<br />
Arrivano continuamente persone che vogliono parlare con lui. Ne arrivano<br />
perfino da Napoli.<br />
Non so come facciano a sapere che si trova in questo convento. - Bene, bene.<br />
Meglio così. Vuol <strong>di</strong>re che nel tuo convento si trova bene, e io mi guarderò<br />
bene dal mandarlo altrove. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era totalmente immerso nella sua nuova<br />
attività: confessare e fare da <strong>di</strong>rettore spirituale a tante persone che volevano<br />
progre<strong>di</strong>re nella <strong>vita</strong> della fede. Ed erano moltissime, come gli aveva<br />
profetizzato Raffaelina sul letto <strong>di</strong> morte. Venivano da ogni parte. La chiesa era<br />
asse<strong>di</strong>ata. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> trascorreva nel confessionale anche <strong>di</strong>eci ore al giorno, e<br />
gran parte della notte la riservava a rispondere a coloro che gli scrivevano.<br />
L’estate, quell'anno, si presentò con temperature torride. Già a maggio l'afa<br />
era pesante e a luglio ad<strong>di</strong>rittura insopportabile. I vecchi <strong>di</strong> Foggia <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong><br />
non ricordare, a memoria d'uomo, una calura così insistente. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che<br />
per costituzione soffriva il caldo, si sentiva morire. - Perché non vieni a<br />
trascorrere qualche giorno da me? - lo invitò <strong>Padre</strong> Paolino, Superiore del<br />
convento <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie a san Giovanni Rotondo, sul Gargano. Si<br />
trovava a Foggia per la festa <strong>di</strong> Sant'Anna, che cade il 26 luglio. - Il nostro è<br />
un convento piccolo e povero - aggiunse <strong>Padre</strong> Paolino. - Siamo ai pie<strong>di</strong> della<br />
montagna brulla, lontani dall'abitato. Ma alla sera c'è sempre una brezza che<br />
permette <strong>di</strong> respirare. Quando vengo a Foggia mi sento mancare il respiro.<br />
Tornando lassù, i polmoni mi si allargano. Vieni con me qualche giorno. Da<br />
tempo <strong>Padre</strong> Paolino aveva sentito parlare dei doni carismatici <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, e<br />
ne era incuriosito. Tipo estroverso, generoso, cor<strong>di</strong>alone, era portato ad agire<br />
176
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
in modo impulsivo. Giu<strong>di</strong>cava le persone d'istinto e raramente si sbagliava. Ai<br />
primo incontro con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> aveva avvertito una profonda ammirazione. -<br />
Sono proprio convinto che il convento <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie dove io vivo -<br />
gli <strong>di</strong>sse ancora - sarebbe l'ideale per te. Là potresti de<strong>di</strong>carti alla preghiera,<br />
alla me<strong>di</strong>tazione, alla contemplazione e nello stesso tempo avresti modo <strong>di</strong><br />
curare la tua salute. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> gli sorrise. Percepiva che l'entusiasmo del<br />
contratello era sincero, dettato da autentico affetto. Mi farebbe piacere -<br />
rispose. - Ma bisogna chiedere il permesso al Provinciale, che non si trova in<br />
sede. - Per una settimana basta il permesso del <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano -obiettò<br />
<strong>Padre</strong> Paolino. - Glielo chiedo io. Se poi ti trovi bene lassù, parlerai con il <strong>Padre</strong><br />
provinciale. - Credo che un po' <strong>di</strong> riposo mi farebbe bene - ammise <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Magari nel frattempo arriva qualche temporale e scaccia quest'afa maledetta -<br />
lo incalzò <strong>Padre</strong> Paolino. - Quando rientrerai, il clima sarà <strong>di</strong> nuovo vivibile.<br />
Vieni a tenermi un poco <strong>di</strong> compagnia - supplicò. - Sono solo.<br />
Con me vive soltanto Fra Nicola, un fratello laico che fa da portinaio, da<br />
questuante e da cuoco. Gli altri frati sono al fronte. Sarei felice <strong>di</strong> avere un po'<br />
<strong>di</strong> compagnia. <strong>Padre</strong> Paolino era irresistibile. Riuscì a strappare un mezzo<br />
consenso a <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Parlò con il Guar<strong>di</strong>ano, combinò tutto, e il giorno dopo<br />
partirono per San Giovanni Rotondo.<br />
Fecero il viaggio in corriera, una quarantina <strong>di</strong> chilometri. A mano a mano che<br />
salivano verso la montagna, l'aria <strong>di</strong>ventava meno afosa. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentiva<br />
bene. Il conventino si trovava fuori del paese. Lo raggiunsero a pie<strong>di</strong>,<br />
attraversando campi <strong>di</strong> mandorli. - È veramente un bel posto, tranquillo -<br />
commentava ogni tanto <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> guardandosi intorno. - Abbiamo un piccolo<br />
collegio, una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> ragazzi che in futuro potrebbero <strong>di</strong>ventare dei<br />
religiosi. - Mi hanno detto che la zona è infestata da ban<strong>di</strong>ti - osservò <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong>. - Ne ho sentito parlare anch'io. Ci sono state delle sparatorie, dei morti,<br />
ma non si sa per quale ragione. A noi non è mai accaduto niente.<br />
Uscendo da una folta macchia <strong>di</strong> alberi, videro in lontananza il conventino. Una<br />
vecchia costruzione, nello stile tipico dei conventi dei Cappuccini. La chiesetta,<br />
con sopra una piccola campana; accanto, il convento e le mura che cingevano<br />
l'orto. <strong>Padre</strong> Paolino e <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> furono accolti dalle grida <strong>di</strong> gioia dei ragazzi.<br />
Cenarono tutti insieme. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> era un po' frastornato da quell'allegria<br />
irrefrenabile. Gli pareva <strong>di</strong> essere tornato a Pietrelcina. Dopo cena <strong>Padre</strong><br />
Paolino condusse il confratello sul sagrato della chiesetta. Si sedettero sotto un<br />
grande olmo e rimasero a chiacchierare.<br />
La pace era assoluta. Il silenzio quasi totale. Si sentiva solo, <strong>di</strong> tanto in tanto,<br />
in lontananza, il suono <strong>di</strong> un campanaccio appeso al collo <strong>di</strong> una capra o <strong>di</strong> una<br />
pecora.<br />
177
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
L'aria si era rinfrescata. Il cielo stellato sembrava finto. - Qui siete proprio in<br />
para<strong>di</strong>so - commentò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Te l'ho detto. È il luogo ideale per pregare e<br />
me<strong>di</strong>tare. Ti troveresti bene, quassù. Pensaci. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase a San<br />
Giovanni Rotondo una settimana. Ritornò a Foggia il 5 agosto. L'afa era<br />
aumentata. Riprese la sua attività, ma nel confessionale non resisteva. Gli<br />
girava la testa. Fu costretto a mettersi a letto. Il 13 agosto scrisse una lettera<br />
al <strong>Padre</strong> provinciale. "Il caldo, che non accenna a <strong>di</strong>minuire, mi va sempre più<br />
estenuando. Ora vengo a chiedervi una carità e tanto più vengo a chiedervela<br />
in quanto Gesù mi costringe. Egli mi <strong>di</strong>ce che bisogna sollevare un po' il fisico<br />
per tenermi pronto ad altre prove, alle quali egli vuole assoggettarmi. La carità<br />
che desidero da voi, <strong>Padre</strong> mio, è' <strong>di</strong> mandarmi a passare un po' <strong>di</strong> tempo a<br />
San Giovanni Rotondo, dove Gesù mi assicura che starò meglio. Vi prego <strong>di</strong><br />
non negarmi questa carità." <strong>Padre</strong> Benedetto lesse la lettera ma non rispose.<br />
Temeva brutte sorprese. Si consigliò con <strong>Padre</strong> Nazareno. - Non vorrei che<br />
questa richiesta <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> fosse una scusa per allontanarsi da Foggia e poi,<br />
una volta a San Giovanni, tornarsene a Pietrelcina: che ne pensi? - Non saprei<br />
che <strong>di</strong>re - rispose <strong>Padre</strong> Nazareno. -<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> in questi giorni sta proprio male. Non sopporta per niente il caldo.<br />
Non si regge in pie<strong>di</strong>. - Ho ricevuto una lettera dal parroco <strong>di</strong> Pietrelcina, il<br />
quale mi scrive <strong>di</strong> aver già combinato tutto con il vescovo <strong>di</strong> Benevento per<br />
incar<strong>di</strong>nare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> nel clero della <strong>di</strong>ocesi. Lui vorrebbe che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong><br />
<strong>di</strong>ventasse un sacerdote secolare. Dice <strong>di</strong> volerlo come suo successore nella<br />
carica <strong>di</strong> parroco <strong>di</strong> Pietrelcina. Se <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> viene a sapere una cosa del<br />
genere, potrebbe anche decidere <strong>di</strong> lasciare l'Or<strong>di</strong>ne. -<br />
Potrebbe deciderlo a maggior ragione se constata <strong>di</strong> non riuscire, a causa della<br />
sua salute, a sopravvivere qui a Foggia. Se lo man<strong>di</strong> a San Giovanni, magari si<br />
trova bene e non pensa ad andarsene. Alla fine <strong>di</strong> luglio, quando io l'ho<br />
mandato lassù per alcuni giorni, era felice e sereno. - Sicché tu mi<br />
consiglieresti <strong>di</strong> accontentarlo. - Io proverei.<br />
Qui <strong>di</strong> certo non ci può stare, nelle con<strong>di</strong>zioni in cui si trova. - Va bene,<br />
affronterò anche un simile rischio. Quanto mi fa penare questo benedetto<br />
figliolo. Il 4 settembre <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> riprese la corriera per San Giovanni Rotondo.<br />
Era suo desiderio de<strong>di</strong>carsi, in quel luogo solitario, alla <strong>vita</strong> <strong>di</strong> preghiera.<br />
Uattività frenetica svolta a Foggia dopo la scomparsa <strong>di</strong> Raffaelina lo aveva<br />
spossato. - Quassù - <strong>di</strong>ceva - nessuno verrà a cercarmi. Potrò riprendere a fare<br />
il <strong>di</strong>rettore spirituale per lettera. Mi piace scrivere, ed è un lavoro che posso<br />
affrontare anche con la fragilità della mia salute. Il giorno dopo il suo arrivo,<br />
verso mezzogiorno, mentre era nella sua celletta, sentì bussare alla porta.<br />
- Chi è? - Sono Fra Nicola, il portinaio. Ci sono delle persone che chiedono <strong>di</strong><br />
voi. -<br />
178
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Delle persone che chiedono <strong>di</strong> me? Come è possibile? Non conosco nessuno<br />
qui. -<br />
Eppure hanno chiesto <strong>di</strong> parlare con <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - An<strong>di</strong>amo a vedere. Scese. E<br />
all'ingresso del convento vide una sua penitente, Rachele Russo, che aveva<br />
conosciuto a Foggia. - Come mai sei qui? - l'accolse con gioia. - Io sono <strong>di</strong> San<br />
Giovanni - rispose Rachele. - La mia famiglia abita qui. Venivo a Foggia <strong>di</strong><br />
tanto in tanto per potermi confessare da voi. - Che bellissima sorpresa! <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> la guardava. Era felice.<br />
Rachele gli era stata presentata da Raffaelina Cerase che gli aveva detto: "È<br />
una della mie più care amiche. Un'anima veramente <strong>di</strong> Dio". Per un po' <strong>di</strong><br />
tempo aveva tenuto con lei una corrispondenza per lettera e poi, quando si era<br />
trasferito a Foggia, l'aveva conosciuta <strong>di</strong> persona. Ora, vedendola li, pensò<br />
subito a Raffaelina. AlIe parole che quella santa donna gli aveva detto sul letto<br />
<strong>di</strong> morte: "Avete una grande missione da svolgere. Io vi sarò accanto". - Vi ho<br />
portato anche mia nipote - continuò Rachele Russo. - Si chiama Rachelina e<br />
vuole <strong>di</strong>ventare una vostra penitente. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> guardò la giovane, che gli<br />
baciò devotamente la mano. - Nei prossimi giorni - aggiunse Rachele - vi farò<br />
conoscere altre mie amiche. Sono ansiose <strong>di</strong> incontrarvi. Io parlo sempre <strong>di</strong><br />
voi con loro, come parlo <strong>di</strong> Raffaelina. In questo paese c'è un gruppo <strong>di</strong> giovani<br />
assetate <strong>di</strong> <strong>vita</strong> spirituale. <strong>Padre</strong> Paolino ci aveva detto che forse sareste<br />
venuto a vivere qui. Non potevamo crederci. Abbiamo pregato molto perché<br />
questo avvenisse, e il Signore ci ha fatto la grazia. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> ascoltava. Gli<br />
pareva tutto molto strano. Era colpito soprattutto dal fatto che il legame <strong>di</strong><br />
tutto quello che stava accadendo fosse Raffaelina. - Sono venuto quassù per<br />
stare nascosto e de<strong>di</strong>carmi alla <strong>vita</strong> <strong>di</strong> preghiera, ma tu mi vuoi far lavorare -<br />
sorrise a Rachele. - Voi un giorno mi avete detto: "Chi ha il dono della fede<br />
deve essere un rivoluzionario. Io voglio cambiare il mondo". Noi abbiamo la<br />
fede, <strong>Padre</strong>, e una gran voglia <strong>di</strong> cambiare il mondo insieme a voi. - Sì, forse<br />
hai ragione. Dobbiamo metterci a fare qualcosa <strong>di</strong> importante. Come aveva<br />
promesso, nei giorni successivi Rachele tornò da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> con altre amiche. -<br />
<strong>Padre</strong>, queste sono le sorelle Vittorina, Elena e Filomena Ventrella - gli <strong>di</strong>sse<br />
una sera in<strong>di</strong>candogli tre ragazzotte robuste e allegre. E il giorno successivo: -<br />
Queste sono le sorelle Giovanna e Lucia Fiorentino. Poi gli presentò Maria<br />
Riccar<strong>di</strong>, Maddalena Cascavilla, e infine le sorelle Nina e Lucetta Campanile. E<br />
poi altre. Tutte ragazze del luogo, figlie <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni. Tutte legate a Rachele,<br />
che aveva trasmesso loro lo spirito <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> preghiera appreso dalla sua<br />
amica Raffaelina Cerase. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si intratteneva con loro nella foresteria del<br />
convento. Avvertiva che qualche cosa <strong>di</strong> misterioso si stava sviluppando. Ed<br />
era felice, perché gli pareva che alle loro riunioni fosse presente lo spirito <strong>di</strong><br />
Raffaelina. Però, abituato alla massima prudenza, era guar<strong>di</strong>ngo e ancora<br />
indeciso sul da farsi. - Io sono venuto qui per starmene nascosto - confidò a<br />
179
<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> Paolino. - E io ti ho in<strong>vita</strong>to qui proprio perché pensavo che questo<br />
conventino fosse il luogo ideale per la preghiera e il nascon<strong>di</strong>mento - gli<br />
rispose il confratello. - Sapevi però dell'esistenza <strong>di</strong> questo gruppo <strong>di</strong> ragazze.<br />
Avevi già parlato loro <strong>di</strong> me. - Solo perché conoscevi Raffaelina. In un certo<br />
senso loro sono figlie spirituali <strong>di</strong> Raffaelina. La tenevano come loro esempio<br />
e andavano a trovarla a Foggia. Anche Raffaelina aveva parlato loro <strong>di</strong> te. - E<br />
che faccio adesso? - Se il Signore vorrà che ti interessi <strong>di</strong> queste anime, te lo<br />
farà sapere. - Dici? - Ne sono sicuro. - Be', allora aspettiamo. - Comunque -<br />
aggiunse <strong>Padre</strong> Paolino - dobbiamo essere molto prudenti. Il clero locale non<br />
vede <strong>di</strong> buon occhio la nostra presenza. -<br />
Come mai? - Questioni storiche. Questo convento, che risale al 1600, era stato<br />
abbandonato dopo la soppressione degli enti religiosi del 1866. Era <strong>di</strong>ventato<br />
un rifugio per le capre e le pecore che pascolavano nella zona. Lo abbiamo<br />
riaperto soltanto sette anni fa, nel 1909. In questi primi anni ci è stata <strong>di</strong><br />
grande aiuto Rachele Russo e tutta la sua famiglia. Ma il clero non ha visto <strong>di</strong><br />
buon occhio quanto hanno fatto. Ha sollevato critiche, <strong>di</strong>mostrando che la<br />
nostra presenza non era molto gra<strong>di</strong>ta.<br />
Piccole beghe clericali. Comunque dobbiamo essere molto prudenti. Se vedono<br />
che la gente viene da noi, potrebbero protestare. - Dobbiamo scacciare queste<br />
ragazze? Il nostro compito è quello <strong>di</strong> prenderci cura della anime. Guai se non<br />
lo facessimo. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> si buttò nella mischia. Come sempre, con tutto il suo entusiasmo. Era un<br />
conta<strong>di</strong>no, amava fare progetti concreti e dettagliati. Cominciò tenendo delle<br />
conferenze per spiegare a quelle ragazze perché ci si deve impegnare nella <strong>vita</strong><br />
dello spirito. - Il nostro compito <strong>di</strong> cristiani su questa terra consiste nel cercare<br />
la perfezione spirituale - <strong>di</strong>sse loro. - Gesù, nel Vangelo, ha comandato:<br />
"Siate perfetti come il <strong>Padre</strong> vostro che è nei cieli". Ha in<strong>di</strong>cato, cioè, come<br />
fine della <strong>vita</strong> la perfezione assoluta. Il mondo vi suggerisce altri ideali. Ma se<br />
voi decidete <strong>di</strong> lavorare con me, sappiate che la meta è alta, <strong>di</strong>fficile. E<br />
sappiate che la si può raggiungere solo attraverso un impegno totale e sacrifici<br />
tremen<strong>di</strong>. Le sue parole erano dure. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le pronunciava con una forza e<br />
una convinzione che affascinavano quelle ragazze. Si sentivano conquistate e<br />
trascinate dal suo entusiasmo. Aveva ventinove anni. Era un giovane come<br />
loro, un coetaneo. Parlava il loro linguaggio. Aveva la loro sensibilità.<br />
Ma un'esperienza del mondo dello spirito che incantava. - I principali mezzi che<br />
servono per raggiungere la perfezione cristiana - <strong>di</strong>sse ancora - sono: la scelta<br />
<strong>di</strong> un buon <strong>di</strong>rettore spirituale; le frequenza ai sacramenti; la me<strong>di</strong>tazione<br />
giornaliera; le lettura spirituale. Leggere, cioè, come sono vissuti i gran<strong>di</strong> spiriti<br />
del passato per imparare a imitarli. Le ragazze cominciarono a seguire una<br />
regola molto rigida, quasi come se vivessero in monastero. Tutte le mattine si<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
alzavano all'alba e, prima <strong>di</strong> affrontare il proprio lavoro, salivano al convento,<br />
ascoltavano la Messa che <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> celebrava alle cinque, poi si fermavano per<br />
una mezz'ora <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione. Erano <strong>di</strong>ventate un manipolo <strong>di</strong> soldati. Il paese<br />
le ammirava, e altre ragazze vollero unirsi al gruppo. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> le chiamava<br />
affettuosamente "le mie figlie spirituali". A <strong>di</strong>cembre <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> dovette ripartire<br />
per il servizio militare. La licenza <strong>di</strong> un anno era scaduta.<br />
Tornò all'Ospedale della Trinità a Napoli. Rivide con gioia il dottor Grieco, il<br />
dottor Melle e il professor D'Onofrio. - Come an<strong>di</strong>amo? - gli domandò il terribile<br />
capitano me<strong>di</strong>co. - Come al solito - rispose <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Va bene, ho capito -<br />
ribatté il capitano.<br />
- In questi giorni esaminerò il caso. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rimase a Napoli una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />
giorni e poi gli fu concessa una nuova licenza <strong>di</strong> altri Otto mesi. Si rituffò nel<br />
lavoro e nella preghiera. Il compito che gli era stato affidato dal Provinciale era<br />
quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore spirituale dei ragazzi del collegio, e lui lo svolgeva con<br />
grande impegno. Continuava poi a seguire il gruppo delle sue "figlie spirituali"<br />
e aveva ripreso l'attività dell'apostolato per lettera. Trascorreva le notti alla<br />
scrivania per rispondere a persone dei posti più <strong>di</strong>sparati che gli chiedevano<br />
consigli. - Ricordatevi - <strong>di</strong>ceva alle sue ragazze - che l'impegno principale <strong>di</strong><br />
una persona che cerca la perfezione spirituale è la preghiera. Nella preghiera si<br />
manifesta Dio. E’ lui che prende l'iniziativa, che guida, che suggerisce. La<br />
preghiera è il nutrimento per far crescere la persona nella verità. E lui dava<br />
l'esempio. Il suo ringraziamento alla Santa Messa durava in genere quattro<br />
ore. E poi, nonostante i numerosi impegni, pregava nel pomeriggio, verso sera<br />
e alla notte fino a molto tar<strong>di</strong>. Finiti gli Otto mesi <strong>di</strong> licenza, il 19 agosto 1917,<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> dovette ripartire per il servizio militare. - Quando vi vedremo? - gli<br />
domandarono le sue "figlie spirituali" salutandolo. - Conto <strong>di</strong> tornare tra un<br />
paio <strong>di</strong> settimane, come al solito - rispose. Ormai aveva una certa pratica <strong>di</strong><br />
come andavano le cose sotto le armi.<br />
Partiva più tranquillo. Dell'Ospedale della Trinità conosceva i meccanismi<br />
segreti.<br />
Sapeva dove bussare per ottenere le informazioni giuste. Appena arrivato,<br />
<strong>di</strong>ede al funzionario il proprio "foglio <strong>di</strong> via e chiese un appuntamento con il<br />
professor D'Onofrio. - Il professore non c e più - gli rispose il funzionario<br />
controllando i dati riportati nel foglio <strong>di</strong> via. - Potrei allora vedere il dottor<br />
Grieco? - domandò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>.<br />
- Si trova al fronte. - Il dottor Melle? - Trasferito a Roma. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> si sentì<br />
perduto. Il funzionario gli consegnò uno scontrino con il numero <strong>di</strong> branda che<br />
avrebbe dovuto occupare. Le cose si mettevano male. Si rese conto <strong>di</strong> non<br />
avere più appoggi. Marcò subito visita ugualmente. Nei giorni successivi fu<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
visitato due volte: - Infiltrazione agli apici polmonari - fu la <strong>di</strong>agnosi dei me<strong>di</strong>ci.<br />
- Allora mi manderete a casa - osservò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. - Non sappiamo. Ora deve<br />
essere visitato dal capitano. Il giorno dopo fu sottoposto ad altre due visite: da<br />
parte <strong>di</strong> un capitano me<strong>di</strong>co e <strong>di</strong> un maggiore, che rilasciarono la stessa<br />
<strong>di</strong>agnosi. - Mi manderete a casa? - domandò ansioso <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. -<br />
Lo stabilirà la visita <strong>di</strong> controllo alla Clinica me<strong>di</strong>ca - rispose il maggiore. Fu<br />
quin<strong>di</strong> trasferito alla Clinica me<strong>di</strong>ca, che era una sezione del Policlinico della<br />
Regia Università, e vi rimase Otto giorni. "È un reclusorio" scrisse al<br />
Provinciale. "Non c'è la cappella e da una settimana non posso celebrare la<br />
Messa." Finalmente fu chiamato per la visita dal colonnello me<strong>di</strong>co e introdotto<br />
nel suo ampio ambulatorio. Il colonnello era seduto alla scrivania e aveva<br />
accanto, in pie<strong>di</strong>, altri due giovani me<strong>di</strong>ci.<br />
Uno <strong>di</strong> questi passò al colonnello una cartella <strong>di</strong>cendo: - La recluta Forgione<br />
Francesco. - Il colonnello esaminò il carteggio. Guardò per alcuni secondo<br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> e poi, alzandosi in pie<strong>di</strong> e restituendo al giovane me<strong>di</strong>co assistente la<br />
cartella, <strong>di</strong>sse: - Idoneo ai servizi interni. - Ma... - fece <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Voleva<br />
aggiungere qualcosa, ma il colonnello era già uscito. - Io sono malato -<br />
protestò <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> rivolto al giovane me<strong>di</strong>co che stava scrivendo nella cartella.<br />
- Lo sappiamo. Infatti non va al fronte, ma si renderà utile nei servizi interni,<br />
che non sono faticosi. E se ne andò anche lui. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> prese servizio nella<br />
caserma Sales, dove rimase tre mesi. Il suo incarico consisteva nel fare il<br />
tappabuchi: piantone, facchino, spazzino. Spesso doveva pulire le latrine.<br />
Era oggetto <strong>di</strong> lazzi e volgari invettive. Furono tre mesi d'inferno, che sopportò<br />
senza lamentarsi ma continuando a cercare appoggi perché fosse riconosciuta<br />
la sua malattia.<br />
A novembre, finalmente, fu rimandato in licenza per altri quattro mesi. A San<br />
Giovanni Rotondo <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> poté riprendere in pieno la sua attività. Il via vai <strong>di</strong><br />
ragazze <strong>di</strong>rette al convento <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie cominciò a suscitare<br />
delle chiacchiere. Soprattutto da parte del clero. Il parroco <strong>di</strong> San Giovanni<br />
scrisse al <strong>Padre</strong> provinciale. <strong>Padre</strong> Benedetto si precipitò a San Giovanni. - Che<br />
succede? - domandò al <strong>Padre</strong> guar<strong>di</strong>ano mostrandogli la lettera. - Niente <strong>di</strong><br />
speciale - rispose <strong>Padre</strong> Paolino.<br />
- Abbiamo un gruppo <strong>di</strong> ragazze che si impegnano nella <strong>vita</strong> spirituale.<br />
Vengono a Messa tutte le mattine, si fermano per la me<strong>di</strong>tazione, vanno a<br />
confessarsi da <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, che è il loro <strong>di</strong>rettore spirituale. - Dove arriva <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> sorgono sempre dei problemi -sbottò <strong>Padre</strong> Benedetto. - Non è vero - <strong>di</strong>sse<br />
<strong>Padre</strong> Paolino ridendo. -<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
<strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> è uno che fa sul serio. Si impegna in tutte le cose che affronta. Vuole<br />
la perfezione. Da quando è qui ha portato una <strong>vita</strong> nuova nel paese. Molte<br />
persone che non andavano più in chiesa hanno ripreso le pratiche religiose. È<br />
un ciclone <strong>di</strong> attività, e nessuno resiste al suo fascino. - Lo so bene, ed è<br />
questo il guaio - replicò <strong>Padre</strong> Benedetto. - Fammici parlare. <strong>Padre</strong> Paolino<br />
andò a chiamare <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>, il quale fu molto felice <strong>di</strong> incontrare <strong>Padre</strong><br />
Benedetto. Si abbracciarono con affetto. - Ti ha detto <strong>Padre</strong> Paolino? -<br />
domandò il Provinciale. - Non mi ha detto niente. - Il parroco <strong>di</strong> San Giovanni<br />
Rotondo si lamenta perché qui c e un continuo via vai <strong>di</strong> ragazze. Dice che la<br />
gente mormora. E la causa dello scandalo saresti tu. <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong> sorrise. - Che<br />
scandalo ho dato? - domandò. - Io ti conosco bene, Piuccio, e sai quanto ti<br />
stimo. Di queste chiacchiere non me ne importa niente, però potrebbero<br />
<strong>di</strong>ventare pericolose. - E allora, che dovrei fare? - Lascia perdere. De<strong>di</strong>cati al<br />
giar<strong>di</strong>naggio. - Lei, <strong>Padre</strong> superiore, vorrebbe che lasciassi perdere delle<br />
persone che chiedono il mio aiuto <strong>di</strong> sacerdote? - Dovunque vai, crei problemi.<br />
La salute, le malattie inspiegabili, il fatto <strong>di</strong> vivere fuori del convento, i rumori<br />
che spaventano i frati, me ne combini una ogni giorno. - Sono mortificato. -<br />
Figliolo, lo sai che scherzo e che ti voglio bene. Ma sono convinto che questa<br />
vicenda ti procurerà molti fasti<strong>di</strong>. Lo sento. Quando si comincia a mettere <strong>di</strong><br />
mezzo le donne... Comunque, non ti spaventare. Come va la tua salute? -<br />
Abbastanza bene. - Il clima è buono quassù. - Mi aiuta. - Stai sereno, lavora,<br />
prega.<br />
Prega anche per me che ne ho tanto bisogno. La visita <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> Benedetto<br />
portò una profonda amarezza nel cuore <strong>di</strong> <strong>Padre</strong> <strong>Pio</strong>. Il Superiore provinciale<br />
era stato gentile, gli aveva <strong>di</strong>mostrato affetto e stima, ma gli aveva fatto<br />
capire che intorno a lui c'era gente cattiva e invi<strong>di</strong>osa. Gente pronta a colpirlo<br />
con le calunnie e i sospetti. - Sono demoralizzato - <strong>di</strong>sse a <strong>Padre</strong> Paolino. - Per<br />
così poco? Il mondo, Piuccio, è pieno <strong>di</strong> invi<strong>di</strong>osi. Bisogna camminare per la<br />
propria strada senza badare agli altri. - Quella lettera è solo un segno, un<br />
avviso. La gente non mi fa paura. Ma sento che il Maligno sta per sferrare il<br />
suo attacco. - E noi lo affronteremo. - Sarà terribile. - Niente ci fermerà. - Tu<br />
scherzi sempre, ma non puoi immaginare che cosa sta arrivando. -<br />
Moriremo? Ci metteranno in prigione? - Peggio. Dovremmo combattere, ma<br />
non contro gli uomini; contro il male, contro Satana. Un combattimento<br />
estremo, non puoi immaginare quanto terribile. E questa volta mi porterà sulla<br />
croce. La croce sarà piantata sul Golgota. Mi sento soffocare nello spirito da<br />
qualcosa che mi dà tanta paura. - Ma che cosa vai a pensare! Una lettera con<br />
qualche pettegolezzo, e tu ne fai una trage<strong>di</strong>a. Su con il morale! Cerca <strong>di</strong><br />
riposare bene questa notte e domani vedrai le cose in modo meno cupo. <strong>Padre</strong><br />
<strong>Pio</strong> si ritirò nel coro e rimase a pregare a lungo. Poi rientrò nella cella e scrisse<br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
una lettera al suo parroco: Carissimo Zi' Tore, quanto vorrei poterla incontrare.<br />
Sono estremamente angosciato. Sento che sta per accadere qualcosa <strong>di</strong><br />
tremendo. Il Signore vuole sottopormi a quella prova suprema che da tempo<br />
va prospettando. E io mi sento morire per la paura. L'altra notte, mentre<br />
pregavo nella mia cella, ho visto una gran luce che mi ha tramortito. Per<br />
fortuna è durata solo un attimo. Ma le mie mani e i miei pie<strong>di</strong> sono rimasti<br />
trafitti da un dolore spaventoso, che mi ha tenuto sveglio tutta la notte. Era<br />
così acuto che mi pareva <strong>di</strong> impazzire. Era simile a quello che ebbi a Piana<br />
Romana, quando sulle mani e sui pie<strong>di</strong> erano comparse quelle ferite che anche<br />
lei, Zi' Tore, ha visto. Allora abbiamo pregato insieme il Signore perché facesse<br />
sparire quei segni e il Signore ci ha ascoltato. Ma sento che tutto sta per<br />
ricominciare. Zi' Tore, mi aiuti! Sono solo. <strong>Padre</strong> Agostino, che sa tutto <strong>di</strong> me,<br />
è al fronte. Non riceve neppure le mie lettere. Non posso confidarmi con<br />
nessuno. Preghi il Signore che abbia misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> me.<br />
A cura de L’ Oasi <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />
Per la Vigna del Signore<br />
2011<br />
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt. 10,8)<br />
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