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ELEMENTI DI GESTIONE COSTIERA – Parte IV Difese costiere

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<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GESTIONE</strong> <strong>COSTIERA</strong> <strong>–</strong> <strong>Parte</strong> <strong>IV</strong><br />

<strong>Difese</strong> <strong>costiere</strong> “morbide”: ripascimenti artificiali<br />

Rassegna tipologica<br />

Ornella FERRETTI 1 , Mattia BARSANTI 2 , Ivana DELBONO 1 , Stefania FURIA 1<br />

1 ENEA S. TERESA, CENTRO RICERCHE AMBIENTE MARINO, LA SPEZIA<br />

2 <strong>DI</strong>PARTIMENTO SCIENZE DELLA TERRA, UN<strong>IV</strong>ERSITA’ <strong>DI</strong> PARMA, PARMA


Premessa<br />

L’ENEA all’interno di un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente e della<br />

Tutela del Territorio, nell’ambito del Progetto ”Il Mediterraneo Difesa del Mare e delle<br />

Coste“, ha intrapreso uno studio che interessa l’intero territorio nazionale e ha per<br />

obiettivo la realizzazione di “linee guida” per la pianificazione e la gestione costiera.<br />

La conoscenza dello stato fisico del sistema costiero nel suo quadro naturale ed antropico,<br />

è il necessario presupposto per gli studi ecologici e socio-economici finalizzati alle scelte<br />

di Gestione Integrata. La ricerca svolta, limitata alla caratterizzazione fisica del territorio,<br />

rappresenta una base per lo studio multidisciplinare dell’area costiera.<br />

Sulla base di tale impegno è stata effettuata una rassegna degli elementi e parametri<br />

significativi per la comprensione dei processi di “dinamica costiera”; tali parametri<br />

permettono una preliminare valutazione delle diverse suscettibilità ambientali anche in<br />

funzione delle future tendenze climatiche.<br />

Il lavoro si articola nelle seguenti quattro parti:<br />

<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GESTIONE</strong> <strong>COSTIERA</strong> - <strong>Parte</strong> I<br />

Tipi morfo-sedimentologici dei litorali italiani<br />

<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GESTIONE</strong> <strong>COSTIERA</strong> <strong>–</strong> <strong>Parte</strong> II<br />

Erosione Costiera - Lo stato dei litorali italiani<br />

<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GESTIONE</strong> <strong>COSTIERA</strong> <strong>–</strong> <strong>Parte</strong> III<br />

<strong>Difese</strong> <strong>costiere</strong> “rigide” - Distribuzione e valutazione delle tipologie<br />

<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>GESTIONE</strong> <strong>COSTIERA</strong> <strong>–</strong> <strong>Parte</strong> <strong>IV</strong><br />

<strong>Difese</strong> <strong>costiere</strong> “morbide”: ripascimenti artificiali <strong>–</strong> Rassegna tipologica in supporto<br />

informatico GIS<br />

L’insieme di tali conoscenze rappresenta un avanzamento nella definizione di elementi<br />

fisici per la Gestione Integrata delle aree <strong>costiere</strong>, considerata uno strumento<br />

indispensabile al conseguimento di un sviluppo sostenibile nei suoi aspetti di integrità degli<br />

ecosistemi, efficienza economica ed equità sociale.<br />

2


Riassunto<br />

L’obiettivo di questo studio è disporre di un quadro nazionale comparato degli interventi di<br />

difesa costiera “morbida” per comprendere le tendenze future e per supportare<br />

scientificamente le iniziative delle Regioni.<br />

L’acquisizione dati è stata effettuata su una scheda-modello appositamente predisposta e<br />

sull’attivazione di un canale di collaborazione fattiva con i competenti settori delle<br />

Amministrazioni regionali e provinciali.<br />

Sono riportati una serie di esempi, tra i più significativi, interventi di ripascimento eseguiti<br />

in Italia. I dati ottenuti sono stati archiviati in un sistema informativo territoriale (GIS) con<br />

la conseguente produzione di una cartografia a scala nazionale della distribuzione delle<br />

tipologie dei più importanti interventi di ripascimento.<br />

Abstract<br />

In the last decade, the use of artificial beach nourishment as a soft method for the coastal<br />

protection has been gradually adopted as a good alternative to the hard coastal defence<br />

protection. The aim of the present work is to give a wide national view of the “soft projects”<br />

which have been recently realised, in order to understand the future trends of coastal<br />

management to be used by Public Administrations and give a scientific support to the<br />

decision makers.<br />

Data on “soft projects” have been collected through a detailed model to be filled in and a<br />

strict collaboration of a scientific group. Some of the Italian Regions have made those data<br />

public and available on the web. The collected data and final results are in a G.I.S.<br />

database, in order to make spatial queries on soft coastal defence structures.<br />

3


1. INTRODUZIONE<br />

2. IL CONTESTO FISICO<br />

2.1 Inquadramento geografico<br />

IN<strong>DI</strong>CE<br />

2.2 Tipi morfo-sedimentologici delle coste italiane<br />

2.3 Sedimenti Nativi e Province petrografiche <strong>costiere</strong><br />

2.4 <strong>Difese</strong> <strong>costiere</strong><br />

3. RASSEGNA DEGLI INTERVENTI<br />

3.1 Scheda rilevazione dati<br />

3.2 Quadro sinottico degli interventi censiti<br />

3.3 Gestione dati tramite GIS<br />

3.4 Esempi di interventi di ripascimento<br />

4. <strong>DI</strong>SCUSSIONE DEI RISULTATI<br />

5. CONCLUSIONI<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

ALLEGATO 1 Modello rilevazione dati<br />

ALLEGATO 2 Denominazione dei sedimenti (sabbie) di spiaggia basata sui tipi<br />

petrografici di grani prevalenti<br />

ALLEGATO 3 Database delle province petrografiche <strong>costiere</strong> italiane<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE 1 Quadro sinottico interventi Ripascimento Artificiale<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE 2 Fonte dell’informazione per gli interventi di Ripascimento Artificiale<br />

riportati nel quadro sinottico dell’Appendice 1<br />

4


1. INTRODUZIONE<br />

Nell’ultimo decennio la pratica del Ripascimento Artificiale delle spiagge, nota come Difesa<br />

Morbida, ha gradualmente sostituito i tradizionali interventi di difesa rigida. L’obiettivo di<br />

questo studio è poter disporre di un quadro nazionale comparato degli interventi di Difesa<br />

Morbida per comprendere le tendenze future e per supportare scientificamente le iniziative<br />

delle Regioni.<br />

L’acquisizione dati è stata effettuata su una scheda-modello appositamente predisposta<br />

(Tab. 1) e sull’attivazione di un canale di collaborazione fattiva con i competenti settori<br />

delle Amministrazioni regionali e provinciali.<br />

Per alcune Regioni, come il Lazio, è disponibile una vasta produzione scritta sugli aspetti<br />

tecnico-scientifici degli interventi di Ripascimento Artificiale effettuati. Si tratta di una<br />

documentazione aggiornata, disponibile anche in rete, che ha molto agevolato la<br />

rilevazione dei dati.<br />

I dati ottenuti sono stati archiviati in un sistema informativo territoriale (GIS) per la loro<br />

visualizzazione, esplorazione ed interrogazione.<br />

2. IL CONTESTO FISICO<br />

Per i caratteri della struttura fisica delle coste italiane che rappresentano conoscenze di<br />

base fondamentali per la trattazione del tema del ripascimento dei litorali si rimanda ai<br />

precedenti Rapporti Tecnici (“Tipi morfo-sedimentologici dei litorali italiani”; “Erosione<br />

costiera- Stato dei litorali italiani “).<br />

2.1 Inquadramento geografico<br />

Le coste marine italiane hanno uno sviluppo di circa 8000 km. Le Province <strong>costiere</strong> sono<br />

56. Nel progetto “Il Mediterraneo - Difesa del Mare e delle Coste” la codifica numerica<br />

delle 15 Regioni <strong>costiere</strong> è la seguente (Fig. 2.1):<br />

1 Liguria<br />

2 Toscana<br />

3 Lazio<br />

4 Campania<br />

5 Calabria<br />

6 Basilicata<br />

7 Puglia<br />

8 Molise<br />

9 Abruzzo<br />

10 Marche<br />

11 Emilia-Romagna<br />

12 Veneto<br />

13 Friuli Venezia Giulia<br />

14 Sardegna<br />

15 Sicilia<br />

Fig. 2.1 Codifica numerica delle 15 Regioni<br />

<strong>costiere</strong><br />

5


2.2 Tipi morfo-sedimentologici delle coste italiane<br />

Sono illustrati nella figura 2.2 i dodici tipi morfo-sedimentologici identificati per le coste<br />

italiane.<br />

Fig. 2.2 Tipi morfo-sedimentologici delle coste marine italiane<br />

I singoli tipi morfo-sedimentologici rappresentano corpi tridimensionali visti unitariamente<br />

nelle loro estensioni di terraferma e mare costiero. L’approccio usato per la definizione dei<br />

tipi morfo-sedimentologici comporta che ciascuno di essi ha caratteristiche distinte in<br />

termini di fisiografia e morfologia, geometrie sedimentarie e litologie della Spiaggia<br />

Emersa e Sottomarina.<br />

Si può dimostrare che ciascun tipo morfo-sedimentologico manifesta comportamenti<br />

distinti in rapporto ai principali parametri di caratterizzazione dell’ambiente fisico locale,<br />

i.e., bilancio sedimentario costiero, subsidenza del suolo, riserve idriche sotterranee, ecc.<br />

Per quanto attiene il tema qui affrontato, ultimativamente colegabile al trasporto costiero, è<br />

particolarmente rilevante riferire al comportamento distinto di ciascun tipo morfosedimentologco<br />

in rapporto ai seguenti fattori:<br />

- Fonte dei sedimenti ed entità del loro apporto alla costa;<br />

- Modalità ed estensione della deriva costiera.<br />

2.3 Sedimenti Nativi e Province petrografiche <strong>costiere</strong><br />

Il recente “Piano Coste” della Regione Liguria affronta il problema del reperimento e della<br />

qualità dei materiali per il Ripascimento Artificiale. Per quanto attiene il reperimento è<br />

messo l’accento sul materiale dei corsi d’acqua locali che “ha la massima vocazione per il<br />

ripascimento delle spiagge alimentate da tali fiumi, dal momento che sarebbe<br />

naturalmente destinato ad esse”.<br />

Questo inquadramento concettuale del reperimento contiene le linee guida per affrontare il<br />

problema della qualità dei materiali. Il giudizio di idonetà preliminare andrebbe riservato ai<br />

soli materiali reperiti localmente, sia nei corsi d’acqua sia nelle “spiagge relitte”<br />

sottomarine. La pratica, talvolta utilizzata, di importare materiali da altre province andrebbe<br />

quindi considerata con molte cautele.<br />

Per discutere gli aspetti di qualità dei materiali è fondamentale introdurre il concetto di<br />

Sedimento Nativo. Si tratta di una definizione elementare. I Sedimenti Nativi sono i<br />

6


sedimenti naturalmente prodotti e distribuiti lungocosta localmente. In un contesto in cui la<br />

pratica dei ripascimenti artificiali diventa sempre più diffusa, la caratterizzazione<br />

mineralogica e tessiturale dei Sedimenti Nativi assume sempre maggior importanza.<br />

Il riconoscimento delle Province petrografiche sedimentarie <strong>costiere</strong> viene classicamente<br />

svolto usando la firma composizionale dei sedimenti prodotti sulla costa (es. falesia) o<br />

trasportati su di essa ( es. fiume) e trasferiti lungoriva dal drift costiero.<br />

La sola ricerca svolta a scala nazionale per la definizione delle Province sedimentarie<br />

<strong>costiere</strong> data agli anni settanta. Si tratta di un lavoro pionieristico svolto dai ricercatori<br />

Fig. 2.3 Composizione petrografica delle sabbie fluviali e <strong>costiere</strong> d’Italia<br />

ENEA-Casaccia sulla composizione mineralogica dei sedimenti di fiume e di spiaggia delle<br />

coste italiane (Fig .2.3)<br />

Determinazioni geografiche delle Province sedimentarie <strong>costiere</strong> sono riportate sull’Atlante<br />

delle Spiagge Italiane (CNR-MURST,1997) limitatamente ad alcuni settori costieri della<br />

penisola, nella fattispecie quelli nord Adriatico, toscano-laziale e sardo.<br />

Tre grandi progetti di ricerca CNR sviluppati negli anni settanta illustrano altrettanti tratti<br />

costieri con la determinazione di estremo dettaglio delle Province Sedimentarie Costiere:<br />

si tratta del nord Adriatico (Gazzi et al., 1973), della Toscana settentrionale (Gandolfi e<br />

Paganelli, 1977) e del Golfo di Taranto (Cocco et al., 1975). Questi studi assieme a<br />

numerosi altri che interessano piccoli tratti costieri sono messi a sistema in Figura 2.3.2<br />

7


utilizzando le denominazioni riportate in Allegato 2. L’allegato 3 rappresenta il database<br />

della suddetta Figura 2.4 e riporta lo stato delle conoscenze.<br />

2.4 <strong>Difese</strong> <strong>costiere</strong><br />

Fig. 2.4 Province sedimentarie <strong>costiere</strong> d’Italia<br />

Di seguito si introducono alcuni aspetti della difesa costiera che rappresentano<br />

conoscenze di base fondamentali per la trattazione del tema del ripascimento dei litorali.<br />

L’argomento è stato trattato in sintesi nello studio sul territorio costiero a scala nazionale<br />

“Stato dei litorali in rapporto al fenomeno dell’erosione”<br />

Come scrivono Aminti e Pranzini (1993), l’erosione delle spiagge è per lo più causata dalla<br />

riduzione dell’input sedimentario dei fiumi. Nonostante alcune misure adottate per<br />

ristabilire il trasporto solido dei corsi d’acqua che alimentano i litorali, non è pensabile che<br />

essi riacquisiscano quella capacità di apporto che aveva determinato l’espansione delle<br />

spiagge nei secoli passati, anche perché una efficace politica del territorio finalizzata alla<br />

8


conservazione dei litorali, è in contrasto con quella, più necessaria e più richiesta, tesa alla<br />

riduzione dell’erosione del suolo e alla prevenzione delle alluvioni.<br />

In questo contesto la difesa dei litorali passa attraverso misure finalizzate a ridurre<br />

l’energia del moto ondoso incidente sulla costa o la dispersione dei materiali verso il largo,<br />

affiancate, possibilmente, da interventi di ripascimento artificiale. E’ in questa direzione<br />

che si sono orientati quasi tutti gli interventi recentemente realizzati per la difesa dei litorali<br />

italiani.<br />

Scelta del tipo di protezione<br />

I sistemi di protezione possono suddividersi principalmente in (Aminti e Pranzini, 1993):<br />

- <strong>DI</strong>FESE RIGIDE (difese aderenti, difese parallele distaccate da riva, pennelli ortogonali<br />

alla riva, setti sommersi, strutture multiple);<br />

- <strong>DI</strong>FESE MORBIDE (ripascimenti artificiali).<br />

Metodi e tipologie di strutture da adottare negli interventi di salvaguardia dell’erosione<br />

sono oggetto di dibattito (Capobianco et al., 1999).<br />

A favore delle classiche strutture rigide c’è la possibilità di disporre ormai di criteri<br />

consolidati di progetto e di proiezioni di costo relativamente affidabili, che ne semplificano<br />

l’utilizzo.<br />

Tuttavia presentano effetti spesso indesiderabili dal punto di vista sia ambientale sia<br />

estetico ed alterano in modo a volte imprevedibile le dinamiche <strong>costiere</strong> su scala locale.<br />

Per questi motivi si è cominciato a considerare il ripascimento delle spiagge come una<br />

possibile soluzione complementare per la gestione costiera.<br />

L’immissione di quantità apprezzabili di materiali sedimentari dalle adeguate<br />

caratteristiche, se ben pianificata e realizzata consente la rivitalizzazione del bilancio<br />

sedimentario della fascia attiva costiera. Tale risultato va però inquadrato su scale<br />

temporali medio lunghe, e, per la buona riuscita, si rende necessario operare un costante<br />

monitoraggio di tutti quegli elementi che consentano di calibrare la progressione degli<br />

interventi e di valutare eventuali errori di programmazione, in modo da inquadrare il<br />

reperimento e la riammissione periodica delle risorse sedimentarie in un più ampio<br />

ragionamento gestionale, senza affidarli all’improvvisazione e alla casualità. Si deduce<br />

quindi l’importanza di considerare tali interventi in un’ottica di pianificazione.<br />

<strong>Difese</strong> aderenti<br />

Le difese aderenti (Fig. 2.5), considerate opere di tipo passivo, sono posizionate a terra,<br />

ed in Italia per la gran parte dei casi hanno lo scopo di proteggere le infrastrutture e le<br />

opere stradali e ferroviarie presenti in prossimità della linea di riva, o per difendere<br />

l’entroterra da inondazioni marine conseguenti a mareggiate. Fra gli esempi più<br />

significativi di queste opere vi sono i murazzi realizzati nel XVII secolo per la protezione<br />

dei cordoni dunali che delimitano la laguna di Venezia (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Le difese aderenti possono essere realizzate con semplici rivestimenti a scogliera, con<br />

massi a volte cementati con bitume o con piastre di calcestruzzo interconnesse, con<br />

gabbioni o materassi articolati ovvero con muri e pareti verticali a palancola, a paratia o a<br />

gravità eventualmente concavi o a gradoni per una migliore dissipazione dell’energia<br />

ondosa (Ardone, Cecconi, 1999).<br />

9


Fig. 2.5 <strong>Difese</strong> aderenti a Sud del porto di Marina di Carrara<br />

Queste opere pur non avendo una interazione diretta col trasporto litoraneo, provocano in<br />

ogni caso una modifica del profilo di spiaggia (Terich e Schwarz, 1993), innescando un<br />

processo di approfondimento sui fondali nella zona antistante, oltre che al possibile<br />

scalzamento dell’opera, in seguito alla variazione delle caratteristiche di riflessione e di<br />

conseguenza delle azioni del moto ondoso in prossimità della riva.<br />

<strong>Difese</strong> parallele distaccate da riva<br />

Le difese più diffuse sulle coste italiane sono le opere distaccate (fig.2.6), realizzate nella<br />

maggior parte dei casi con scogliere ad asse principale parallelo, o poco inclinato, rispetto<br />

alla linea di riva. Se l’onda incidente è obliqua le opere non sono però parallele alla costa<br />

ma all’onda in arrivo (Aminti e Pranzini, 1993). Esse sono separate tra loro da varchi per<br />

consentire il ricambio dell’acqua nella zona protetta.<br />

La funzione di un sistema di barriere parallele è quella di provocare una dissipazione<br />

dell’energia del moto ondoso prima che le onde giungano sulla riva. Esse inducono una<br />

riduzione dell’agitazione nell’area protetta, dove sono favoriti i processi di sedimentazione<br />

con conseguente aumento della superficie della spiaggia.<br />

Fig. 2.6 <strong>Difese</strong> parallele lungo la spiaggia di Senigallia a Nord del porto<br />

(Regione Marche, Università degli Studi di Ancona, 2000)<br />

Mediamente la costruzione avviene ad una distanza dalla costa dell’ordine di circa 100 m,<br />

il coronamento può raggiungere la quota di 1.5 m s.l.m. avere una larghezza di 4-5 m, con<br />

una distanza tra barriere successive di circa 20-30 m (Ardone, Cecconi, 1999).<br />

10


Per ridurre il forte impatto ambientale sulla costa, in diversi Paesi sono state studiate ed<br />

utilizzate barriere sommerse (fig. 2.7). Queste opere forniscono, in generale, un minor<br />

grado di protezione, tanto che, in alcuni casi, ove era richiesta una forte attenuazione del<br />

moto ondoso, sono state realizzate barriere di notevole larghezza con sommità prossima<br />

al livello del mare (Sawaragi, 1993).<br />

Fig. 2.7 Barriere sommerse lungo il litorale marchigiano (Regione Emilia <strong>–</strong>Romagna, 1996)<br />

Oltre agli effetti positivi, cioè la riduzione dell’energia del moto ondoso, si hanno anche<br />

influenze negative sulla dinamica dei sedimenti, in seguito all’aumento della turbolenza<br />

nella zona retrostante la struttura, oltre che ad un aumento della riflessione locale (fig.2.8<br />

Fig. 2.8 <strong>Difese</strong> parallele a Marina di Pisa<br />

e 2.9), che porta ad uno scalzamento al piede (per questo le opere hanno una pendenza<br />

minore sul lato esterno e maggiore in quello interno) ed ad un corrispondente incremento<br />

dell’altezza d’onda di fronte la struttura (Aminti et al, 1985; Aminti, 1986; Petti, 1992).<br />

11


Fig. 2.9 Abbassamento del fondale al piede dell’opera di difesa realizzata a Marina di Pisa<br />

Per ciò che riguarda i materiali utilizzati per la loro costruzione, mentre per le barriere<br />

emergenti vengono usate quasi esclusivamente massi naturali, per le barriere sommerse<br />

sono state sviluppate tipologie diverse, per ridurre sia i costi che i problemi connessi con<br />

l’uso turistico delle spiagge (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Sul litorale adriatico, dove è più difficile l’approvvigionamento di pietrame, sono state<br />

adottate soluzioni che prevedono il riempimento con sabbia di contenitori di grandi<br />

dimensioni, come ad esempio i tubi Longard con diametro fino a circa due metri<br />

(Liberatore, 1992).<br />

Un altro tipo di realizzazione consiste nell’usare sacchi riempiti di sabbia, anche se vi<br />

possono essere problemi di resistenza dei tessuti, di resistenza dei collegamenti fra i<br />

sacchi e di dimensionamento ottimale dei sacchi stessi (Preti, 1993).<br />

Pennelli ortogonali alla riva<br />

Queste strutture (fig.2.10), usate quando si è in presenza di un flusso longitudinale, sono<br />

molto diffuse sia in Italia che nel resto del Mondo, ed hanno lo scopo di arrestare in parte o<br />

completamente il trasporto litoraneo. Se si è in presenza di un flusso detritico abbondante<br />

la loro azione è praticamente immediata, e questo ne ha appunto favorito la diffusione<br />

insieme alla facilità di messa in opera e al basso costo (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Fig. 2.10 Pennelli sulla spiaggia di Porto Recanati (Regione Marche, Università degli Studi di Ancona, 2000)<br />

12


Queste opere generano una diminuzione del trasporto litoraneo verso le spiagge<br />

sottoflutto con una conseguente loro erosione. Oltre a ciò si ha una selezione dei materiali:<br />

mentre infatti le frazioni più grossolane tendono ad essere trattenute dal pennello, quelle<br />

più fini vengono sospinte oltre la testata del pennello e perse in fondali maggiori.<br />

Per limitare questi problemi sono talvolta costruiti pennelli con pianta a T o L, di dimensioni<br />

diverse, tanto che talvolta gli elementi paralleli possono risultare di uguale importanza<br />

rispetto agli elementi ortogonali, come ad esempio è stato fatto a Marina di Ravenna<br />

(Liberatore, 1993).<br />

I pennelli sono costruiti normalmente in pietrame, ma esistono casi di opere realizzate in<br />

sacchi riempiti di sabbia (spiagge dell’Emilia-Romagna) o con serie di pali di calcestruzzo<br />

collegati da travi (Jesolo), ma sono stati realizzati anche pennelli di modeste dimensioni<br />

con pali di legno o con palancole metalliche o in calcestruzzo (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Setti sommersi<br />

Alcuni dei problemi legati all’utilizzazione dei pennelli, ed in particolare quelli relativi alla<br />

dispersione dei sedimenti verso il largo, sono stati risolti con l’adozione di setti sommersi<br />

(Berriolo e Sirto, 1973).<br />

Queste strutture, in scogli o sacchi riempiti di sabbia, si comportano in modo simile ai<br />

pennelli per quanto riguarda l’intercettazione dei materiali in transito lungo la riva, ma, a<br />

differenza di essi, non causano una evidente deviazione del flusso detritico verso il largo.<br />

Infatti, una volta che il setto ha causato l’innalzamento del profilo della spiaggia nell’area<br />

sopraflutto (o esso è stato ottenuto con ripascimenti artificiali), i sedimenti fluiscono nella<br />

spiaggia sottoflutto scavalcando la struttura, senza dover raggiungere i fondali maggiori<br />

presenti alla sua estremità. Interventi di questo tipo sono stati condotti con successo sulle<br />

spiagge laziali (Berriolo, 1993), e sul litorale di Cecina (Cipriani et al., 1992; Aminti e<br />

Verzoni, 1993; Cipriani et al., 1993).<br />

Strutture multiple<br />

In alcuni casi, dopo la costruzione di un' opera di difesa, qualora questa si manifesti<br />

inadeguata, vengono eseguiti ulteriori interventi per migliorarne l’efficacia. Si può così<br />

verificare che, dopo la costruzione di scogliere aderenti, siano costruite scogliere parallele<br />

nella zona antistante (fig.2.11), o che la costruzione di pennelli segua la costruzione di<br />

scogliere parallele.<br />

Fig. 2.11 <strong>Difese</strong> aderenti con scogliere parallele nella zona antistante a Marina di Pisa<br />

13


Più frequentemente, sono aggiunte barriere sommerse parallele alla riva congiungenti la<br />

sommità di pennelli risultati inadeguati (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Queste opere portano nelle maggior parte dei casi ad una stabilizzazione della linea di<br />

riva, anche se ciò avviene con un notevole impatto dal punto di vista ambientale e con una<br />

notevole modifica del paesaggio.<br />

Ripascimenti artificiali<br />

Con il termine “ripascimento artificiale” si intende il rifornimento di una spiaggia con<br />

sedimenti trasportati con mezzi meccanici sia di terra, attraverso autocarri, che da mare,<br />

attraverso mezzi marittimi o con impianti per il trasporto idraulico della sabbia (Aminti e<br />

Pranzini, 1993). Con il ripascimento artificiale si evita la costruzione di quelle opere che,<br />

oltre ad essere paesaggisticamente dannose, interferiscono con la dinamica litoranea.<br />

Regione Lazio (2000), afferma che uno degli aspetti positivi di questo intervento è la sua<br />

semplicità concettuale: la sabbia che non arriva più con il naturale trasporto solido viene<br />

sostituita integralmente o in parte con sabbia prelevata da fondali marini o cave terrestri.<br />

Inoltre, il ripascimento artificiale non deturpa il paesaggio costiero, non altera le condizioni<br />

idrogeologiche delle aree di cava e non ha sfavorevoli ripercussioni sul regime dei litorali,<br />

che anzi, non possono che essere favoriti da un incremento di apporti di sedimenti (fig.<br />

2.12).<br />

Fig. 2.12 Ripascimento artificiale lungo la spiaggia di Cecina Mare<br />

Il ripascimento è una modalità di intervento non definitivo, e questo ha contribuito in Italia<br />

ad una limitazione del suo utilizzo su grande scala. Su questa strada già da alcuni decenni<br />

si sono mossi diversi Stati, tra cui gli Stati Uniti (ricostruzione della spiaggia di Miami<br />

beach), l’Olanda, il Brasile (ricostruzione della spiaggia di Copacabana), l’Australia e la<br />

Spagna, dove si è avuta la tendenza ad abbandonare, o comunque affiancare interventi di<br />

tipo rigido, con i ripascimenti (cfr. Regione Emilia <strong>–</strong> Romagna, 1996; Aminti e Pranzini,<br />

1993).<br />

Per quanto concerne la scelta del materiale da utilizzare possono essere scelte<br />

principalmente tre strade:<br />

- prelievo di materiale sabbioso da cave dell’entroterra;<br />

- prelievo di materiale sabbioso da cave marine;<br />

- utilizzo di materiale dragato da porti, foci e moli.<br />

14


Il materiale da ripascere sulle spiagge prelevato da cave terrestri, oltre a essere<br />

economicamente svantaggioso in termini commerciali, reca grave danno dal punto di vista<br />

eco-ambientale.<br />

Il materiale sabbioso delle spiagge è un materiale di transito che viene costantemente<br />

sottratto alla terraferma e trasportato dalle correnti (e dalla forza di gravità) verso gli abissi<br />

marini. Le correnti longitudinali spostano lungo i litorali il materiale sabbioso ma non lo<br />

sottraggono ad essi, mentre quelle trasversali lo spostano in maniera definitiva.<br />

Nel momento in cui ci si deve porre il problema di contrastare il fenomeno dell’erosione<br />

delle coste, il punto più naturale ed ecologico di captazione del materiale sabbioso è<br />

situato all’inizio del suo tragitto verso gli abissi, ovvero ai limiti della zona attiva di trasporto<br />

longitudinale (usualmente oltre la batimetrica dei 10 m).<br />

Le cave a mare sono il luogo più naturale di prelievo di materiale, perché esso è quello<br />

che preesisteva sulle spiagge e perché ad esse tornerà di nuovo. Se la coltivazione delle<br />

cave è calibrata con il loro ricostituirsi, si avrebbe il rispetto di un ciclo sedimentologico il<br />

cui unico fattore significativo di decadimento ecologico è costituito dall’energia necessaria<br />

per il trasporto di materiale. C’è da aggiungere inoltre un enorme risparmio per ciò che<br />

riguarda il costo del materiale di ripascimento (valutabile nell’ordine di 10-15.000 £/m 3<br />

contro le 30.000 £/m 3 del materiale proveniente da cave terrestri), nonché un basso<br />

impatto costruttivo (eliminazione del trasporto da terra, solo trasporto via mare).<br />

Il problema è costituito dalla reperibilità di accumuli consistenti di materiale sabbioso con<br />

granulometria tollerabile ed a profondità non interessate da fenomeni di trasporto da parte<br />

del moto ondoso (oltre <strong>–</strong>15 mt s.l.m.).<br />

La prospezione sismica ad alta risoluzione è uno strumento idoneo alla individuazione di<br />

corpi sabbiosi sul fondo marino (Chiocci et al., 1993), ed una estesa campagna di rilievi<br />

può portare alla definizione delle risorse disponibili ed alla individuazione delle aree su cui<br />

i ripascimenti artificiali potrebbero rappresentare la soluzione migliore non solo sotto il<br />

profilo ambientale, ma anche sotto quello economico (Aminti e Pranzini, 1993).<br />

Per lo scavo subacqueo (dragaggio) del materiale si utilizzano particolari mezzi che<br />

prendono il nome di draghe, che in base al modo in cui il materiale rimosso dal fondale<br />

marino viene trasportato in superficie possono essere di due tipi (Mondini, 1998):<br />

- draghe meccaniche, distinte in due categorie (fig.2.13; 2.14; 2.15): a secchie (bucket<br />

dredger) e a benna mordente, quest’ultima utilizzata generalmente su fondali limosi o<br />

fangosi (grab dredger);<br />

Fig. 2.13 Draga a secchie Fig. 2.14 Draga a secchie<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere) (www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

15


Fig. 2.51 Draga benna mordente<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

- idrauliche, dette anche aspiranti o a suzione, ed in grado di aspirare, per mezzo di una<br />

pompa centrifuga, una miscela costituita da acqua e materiale sciolto del fondo. La<br />

miscela una volta percorsa la condotta di aspirazione, è avviata per mezzo di un sistema<br />

idraulico rifluente direttamente al sito di scarico o è depositata nel pozzo di carico della<br />

draga (fig.2.16 e 2.17) o di una betta.<br />

Fig.2.16 Draga aspirante con pozzo di carico Fig. 2.17 Draga aspirante con pozzo di carico<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere) (www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Il trasporto del materiale dragato dall’area di scavo al sito di deposito può avvenire in due<br />

modi (fig.2.18).<br />

Fig.2.18 Trasporto del materiale dragato<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Nel primo caso il materiale dragato è scaricato su delle bette (barges), del tipo della figura<br />

2.19, che lo trasportano al sito di deposito, mentre nel secondo caso il materiale viene<br />

prima scaricato nel pozzo di carico della draga e poi trasportato successivamente.<br />

Fig. 2.19 Bette semoventi<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

16


Nella fig. 2.20 è riportato il ciclo di dragaggio relativo al ripascimento dell’isola di<br />

Pellestrina, mentre nella figura 2.21 è illustrata la relativa area di prelievo di sabbia.<br />

Fig. 2.20 Il ciclo di dragaggio della sabbia per il<br />

ripascimento dell’isola di Pellestrina<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

17<br />

Fig. 2..21 L’area di prelievo della sabbia per il<br />

ripascimento dell’isola di Pellestrina<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Il versamento del materiale dragato sul sito di deposito può avvenire in due modi diversi<br />

(fig.2.22)<br />

- per scarico diretto dal mezzo flottante,<br />

- per refluimento.<br />

Fig. 2.22 Tipi di scarico del materiale dragato<br />

(www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Lo scarico diretto può essere eseguito solo su profondità tali da consentire il transito della<br />

draga o della betta. Raggiunto il punto di scarico, l’imbarcazione avanza lentamente di<br />

poppa mentre scarica il materiale.<br />

Per quanto riguarda lo scarico per refluimento, una volta raggiunto il punto di deposito, la<br />

draga viene collegata, per mezzo di una condotta galleggiante, ad una condotta<br />

sottomarina per mezzo della quale viene scaricata una miscela di acqua e sabbia sul sito<br />

di deposito.<br />

Per il ripascimento può essere utilizzato anche il materiale dragato da foci, moli e porti<br />

(purché di qualità accettabile). In questo caso si risolve contemporaneamente il problema<br />

dell’interrimento portuale realizzando un cosiddetto sistema di by-pass delle sabbie, che


vengono pompate attraverso tubazioni a valle del porto (sottoflutto) da draghe e/o da<br />

impianti fissi a terra, ripristinando la naturale circolazione litoranea<br />

La riuscita di un intervento dipende dalla granulometria e dalla qualità del materiale<br />

disponibile: il diametro medio deve essere in generale uguale o poco superiore di quello<br />

originario, perché si potrebbero innescare effetti negativi, come l’erosione delle spiagge<br />

sottoflutto, dovuta alla diversa mobilità del sedimento.<br />

Se si ipotizza un profilo iniziale del tipo schematizzato in figura 2.23 con la curva (1),<br />

versando materiale più grossolano si avrà un profilo del tipo (2) più stabile, anche se meno<br />

fruibile, mentre con materiale più fine si otterrà un profilo di tipo (3) meno stabile, con un<br />

conseguente minor avanzamento della linea di riva (Ardone, Cecconi, 1999).<br />

Fig. 2.23 Variazioni ottenibili sul profilo trasversale<br />

di una spiaggia mediante ripascimenti artificiali<br />

Altro elemento importante è la percentuale di fino, che deve essere ridotta (


Fig. 2.24 Duna costiera della tenuta di San Rossore, Pisa<br />

(Bacino dell’Arno, Autorità del Bacino, 1994)<br />

Nei casi in cui si prevedono processi dinamici molto intensi, può essere valutata<br />

l’opportunità d’impiego di soli materiali grossolani, naturali o di frantoio. I risultati ottenuti<br />

da prove su modello (Aminti, 1988) e da realizzazioni effettuate in diverse zone (Rouch e<br />

Bellessort, 1990; Chiocci et al., 1993.) hanno dato risultati positivi.<br />

Si può affermare, in conclusione, che principali vantaggi derivanti dal ripascimento<br />

artificiale sono (Caputo et al., 1993):<br />

1. ampliamento della spiaggia con conseguente maggiore disponibilità di spazio per le<br />

attività ricreative. Ne deriva un incremento del flusso turistico e quindi la stessa spiaggia<br />

ripaga almeno parte delle spese sostenute;<br />

2. conservazione e talora miglioramento degli aspetti estetici;<br />

3. nessun pericolo per i fruitori della spiaggia;<br />

4. il sedimento di riporto che lascia il sistema va a rifornire le spiagge limitrofe a quella<br />

ricostruita e quindi le perdite sono minori di quanto non appaia;<br />

5. possibilità di abbandonare il progetto in qualsiasi momento, senza ulteriori spese,<br />

qualora si rivelasse inefficace.<br />

Ai vantaggi si accompagnano alcuni svantaggi, fra i quali:<br />

esigenza di ripetere ciclicamente l'intervento;<br />

il sedimento da riversare deve avere caratteristiche granulometriche e sedimentologiche<br />

ben precise, teoricamente identiche a quelle delle sabbie che costituiscono la spiaggia che<br />

si intende ricostruire.<br />

Il ripascimento artificiale quale tecnica di salvaguardia e protezione dei litorali in erosione<br />

subirebbe un notevolissimo incremento qualora si fosse in grado di dare risposta<br />

affermativa ad alcune condizioni quali (Caputo et al., 1993):<br />

A. materiale idoneo,<br />

B. basso costo,<br />

C. disponibilità di notevoli volumi,<br />

D. vicinanza della fonte al luogo di intervento.<br />

19


Queste quattro condizioni, possono essere rispettate solo se il materiale viene rinvenuto<br />

sui fondali marini. Infatti in tale circostanza i costi risultano assai minori perché:<br />

1. il materiale è contaminato da acque saline e non è d'interesse per l’industria;<br />

2. le spese di trasporto incidono assai meno e, particolare da non poco, non vi è<br />

sovrapposizione al traffico abituale con congestionamento e danneggiamento della<br />

viabilità.<br />

Le quantità rinvenibili sono sicuramente notevoli in quanto questa è una delle<br />

caratteristiche proprie dei giacimenti che si formano in ambiente marino.<br />

Per quanto riguarda l’idoneità del materiale e la sua vicinanza al luogo di intervento,<br />

queste due condizioni vanno definite mediante ricerche in mare atte a localizzare,<br />

qualificare e quantificare i giacimenti. Questi non devono essere su fondali poco profondi<br />

(inferiori a 15 metri circa) a evitare possibili disequilibri della spiaggia; non devono essere<br />

neppure su fondali troppo profondi a evitare problemi di tecnologia del prelievo, con<br />

conseguente lievitazione dei costi.<br />

3. RASSEGNA DEGLI INTERVENTI<br />

L’impostazione del database, che ha il suo riscontro nella scheda rilevazione dati,<br />

beneficia del contributo degli specialisti di più sedi. Oltre ai ricercatori del Centro Enea di<br />

La Spezia e del DST dell’Università di Parma, responsabili della ricerca, hanno contribuito<br />

alla stesura il Magistrato alle Acque - Consorzio Venezia Nuova (Ing. Cecconi e<br />

collaboratori) e l’Assessorato Ambiente della Regione Emilia-Romagna (Ing. Albertazzi e<br />

Ing. Preti).<br />

I punti cardine della rilevazione sono stabiliti come segue:<br />

1. Formulazione dei quesiti improntata alla semplicità ed essenzialità per garantire<br />

attendibilità ed omogeneità delle informazioni raccolte;<br />

2. Compilazione di una scheda per intervento, inteso come finanziamento di singolo<br />

progetto esecutivo, non importa se attuato in più fasi/anni. In caso di reintervento sullo<br />

stesso tratto o di allargamento dell’intervento su tratto adiacente, basato su altro<br />

progetto (magari un secondo stralcio), è prevista la compilazione di una distinta scheda;<br />

3. Nessun limite temporale alla rilevazione dati. Sono raccolti anche dati su interventi in<br />

tempo lontano, anche se di volume ignoto/incerto, purchè ne sia noto l’Ente attuatore e<br />

l’anno di realizzazione.<br />

La ricerca non affronta il tema delle immisioni di volumi relativamente piccoli di materiali<br />

eseguite col finanziamento dei privati concessionari di spiaggia per la ricostruzione delle<br />

ampiezze e dei profili di spiaggia desiderati in vista della stagione balneare. Si tratta di una<br />

tipologia d’intervento di cui eventualmente pianificare la rilevazione con un progetto<br />

specifico.<br />

3.1 Scheda rilevazione dati<br />

20


Di seguito vengono trascritte le voci riportate sulla scheda-modello (Allegato 1) con<br />

commenti illustrativi per quelle più complesse.<br />

Estremi identificativi del progetto<br />

- Indicazione del Comune e della Provincia in cui è stato realizzato l’intervento;<br />

- Denominazione completa del progetto e anno/i di realizzazione;<br />

- Indicazione di eventuali progetti collegati. E’ molto comune che ad un Ripascimento<br />

Artificiale si accompagnino progetti di ripristino delle dune nel retrospiaggia, di<br />

spostamento di strade litoranee, ecc. I costi dei progetti collegati non sono considerati.<br />

Finalità dell’intervento di difesa morbida<br />

Sono presentate quattro principali finalità dell’intervento, più una quinta voce da<br />

specificare, con la possibilità di risposte multiple: (1) ricostruzione della spiaggia balneare,<br />

(2) ricostruzione spiaggia a protezione di edifici civili e strade litoranee, (3) protezione di<br />

area di pregio o parco costiero, (4) sostituzione di opere rigide con intervento morbido in<br />

uno dei casi precedenti, (5) altra finalità.<br />

Dati tecnici<br />

- Lunghezza in metri del tratto di costa interessato dall'intervento.<br />

- Ampiezza in metri della spiaggia ricostruita. Ci si riferisce alla situazione di fine lavori.<br />

Non è raro che il ripascimento sia costituito da più tratti di ampiezza diversa. In questo<br />

caso va precisata l’ampiezza media di ciascun tratto. In subordine va precisata l’ampiezza<br />

media dell’intero ripascimento.<br />

- Quantità di materiali immessi in metri cubi. Riguarda il materiale immesso nella fase di<br />

prima realizzazione dell'intervento. Non sono dunque considerati gli eventuali metri cubi di<br />

materiale versati negli anni successivi a scopo manutentivo.<br />

- Costo totale dell'intervento. Non comprende i costi degli eventuali interventi successivi di<br />

manutenzione e monitoraggio e non considera i costi delle eventuali opere di protezione<br />

(es. pennelli).<br />

- Tipo di materiale usato. Per semplicità si prevedono due sole possibilità (1) sabbia e (2)<br />

ghiaia. In caso di uso congiunto si precisano le reciproche percentuali.<br />

- Provenienza del materiale utilizzato nell'intervento. Si prevedono tre possibilità (1) cave a<br />

terra, (2) cave a mare e (3) dragaggio di foci, moli, porti.<br />

- Modalità di trasporto materiali. Si prevedono due possibilità (1) via terra e (2) via mare.<br />

- Opere di protezione. Si tratta di una voce articolata che ne accerta l’esistenza, il tipo, il<br />

materiale costitutivo e la sezione in mq.<br />

Manutenzione e monitoraggio<br />

Si tratta di voci importanti che tendono ad accertare l’eventuale attuazione di queste<br />

attività fondamentali, le loro modalità di esecuzione e, nel caso della manutenzione, anche<br />

i costi.<br />

3.2 Quadro sinottico degli interventi censiti<br />

21


In Appendice 1 è riportato il quadro sinottico dei dati raccolti sulle schede-modello. Ai<br />

singoli interventi di Ripascimento Artificiale (vale a dire, alle singole schede-modello) è<br />

attribuito un codice numerico con un primo numero che identifica le Regioni (vedi<br />

paragrafo 2.1 sopra) e un secondo numero che identifica l'intervento specifico.<br />

In Appendice 2 detto codice numerico è riutilizzato per identificare la fonte<br />

dell’informazione di ogni singolo intervento.<br />

Al mese di Agosto 2002 il numero di interventi registrati sulle schede-modello risulta:<br />

Toscana 10<br />

Lazio 11<br />

Calabria 1<br />

Abruzzo 2<br />

Marche 10<br />

Emilia-Romagna 30<br />

Veneto 6<br />

Sardegna 2<br />

Totale 72<br />

3.3 Gestione dati tramite GIS<br />

Per avere una visualizzazione dettagliata della distribuzione geografica degli interventi di<br />

ripascimento realizzati lungo le coste italiane, i dati raccolti sono stati elaborati con metodo<br />

GIS, sfruttando in specifico le potenzialità del software ESRI Arcview nella versione 3.1, e<br />

utilizzando una base cartografica 1: 100.000.<br />

In questo modo sarà sempre possibile visualizzare, esplorare, interrogare ed analizzare i<br />

dati memorizzati.<br />

Grazie alla capacità di analisi trasversale dei dati, esso consente diverse chiavi di lettura,<br />

nonché restituzioni geografiche, tabellari e testuali rispondenti alle varie esigenze,<br />

attraverso procedure di immediata e facile accessibilità.<br />

In generale, il GIS consente di avere grandi vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali,<br />

quali:<br />

- visione omogenea ed unitaria dell'ambiente;<br />

- tempi brevi per l'analisi d'informazioni complesse e numerose;<br />

- possibilità di scegliere la scala di rappresentazione tenendo però conto della scala<br />

propria degli elementi geografici contenuti all'interno della base dati;<br />

- possibilità di correlare l'elemento territoriale georeferenziato con le sue informazioni<br />

descrittive (tabelle, testi e immagini);<br />

Un database gestito tramite GIS, può essere considerato un sistema aperto, aggiornabile<br />

con tutte le nuove informazioni, le notizie ed i dati che saranno raccolti.<br />

In questa analisi, le opere di ripascimento sono state visualizzate scegliendo due modalità<br />

(vedere fig. 3.1 esempio di applicazione per la Regione Veneto):<br />

- l'utilizzo di un punto, per rappresentare gli interventi con lunghezza inferiore al chilometro<br />

(definiti interventi minori);<br />

22


- l'utilizzo di un tratto proporzionale alla lunghezza dell'intervento per i progetti di<br />

estensione di 1 km o superiore (definiti interventi maggiori).<br />

Fig. 3.1 Esempio di applicazione del GIS per gli interventi di ripascimento realizzati nel Veneto<br />

Nello specifico, selezionando un singolo intervento (fig. 3.2), si potranno ottenere tutte le<br />

informazioni contenute nel questionario illustrato nel paragrafo 3.1.<br />

23


24<br />

CAVALLINO<br />

Fig. 3.2 Esempio di applicazione del GIS per gli interventi di ripascimento realizzati nel Veneto,<br />

con selezione dell'intervento del Cavallino<br />

Come scritto precedentemente, questa banca dati potrà essere periodicamente aggiornata<br />

con l’inserimento dei dati di nuovi progetti.<br />

Una volta inseriti tutti i dati a disposizione, si avrà un quadro informatico generale della<br />

situazione dei ripascimenti effettuati a livello nazionale.<br />

3.4 Esempi di interventi di ripascimento<br />

Con la realizzazione del censimento di rilevazione degli interventi di ripascimento effettuati<br />

lungo i litorali delle Regioni <strong>costiere</strong> italiane, si è costituita una banca dati a della<br />

maggioranza delle opere realizzate e sicuramente di tutte quelle più importanti, effettuate<br />

principalmente nel Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Le osservazioni che seguono sono<br />

principalmente rivolte a queste ultime.<br />

Regione Lazio<br />

Dall’analisi dei ripascimenti laziali (tab. 3.1, fig. 3.3 e 3.4), si può notare come sui quasi<br />

340 km di litorale (di cui 126 km in arretramento, circa 60 km sono stati interessati da<br />

questo tipo di intervento.<br />

N° tot. di interventi<br />

realizzati<br />

Tab. 3.1 Riepilogo generale dei ripascimenti nel Lazio<br />

Lunghezza totale dei tratti di<br />

costa interessati da<br />

ripascimento<br />

(km)<br />

%<br />

Quantità totale di<br />

materiali immessi<br />

(m 3 )<br />

Costo totale degli<br />

interventi realizzati<br />

(EURO)<br />

11 59,9 17,61 2871200 41435805


Fig. 3.3 Visualizzazione degli interventi di ripascimento censiti nel Lazio 8 (tratto a nord di<br />

Torre Astura)<br />

25


Fig. 3.4 Visualizzazione degli interventi di ripascimento censiti nel Lazio 8 (tratto a sud di<br />

Torre Astura)<br />

Quasi il 18% della costa laziale risulta dunque coinvolta da opere di ripascimento, con<br />

l'immissione dal 1986 fino al 2000 di un totale di 2.871.200 di m 3 di materiale ed una<br />

26


spesa complessiva di oltre 41 milioni di euro, senza prendere in considerazione la<br />

manutenzione e il monitoraggio.<br />

Dalla valutazione delle schede risulta che tutti gli interventi hanno avuto come finalità<br />

principale la ricostruzione della spiaggia balneare e la protezione di edifici civili e strade<br />

litoranee a dimostrazione della grave situazione raggiunta.<br />

Il materiale usato è stato prevalentemente di tipo sabbioso, prelevato da cave terrestri con<br />

versamento via terra, e quindi con l'utilizzo di camion che hanno poi provveduto allo<br />

scarico lungo riva.<br />

Gli interventi sono stati per la maggior parte protetti tramite l'uso di barriere e pennelli<br />

quasi sempre sommersi, oppure con entrambi come il progetto eseguito nel tratto<br />

Fiumicino-Focene.<br />

In Fig. 3.5 è mostrato il ripascimento effettuato a Ostia Ponente.<br />

Ostia Ponente, 1997<br />

Ostia Ponente, 1998<br />

Fig. 3.5 Ripascimento di Ostia Ponente<br />

Gli unici due interventi realizzati con prelievo di materiale diverso dalle cave a terra sono<br />

quello di Anzio, con provenienza di materiale dal dragaggio di zone di<br />

sovrasedimentazione costiera, e quello di Ostia Levante.<br />

27


Il ripascimento di Ostia Levante (fig. 3.6, 3.7, 3.8 e 3.9), è il più importante effettuato nel<br />

Lazio. Esso è il primo intervento di tipo morbido (quindi senza nessuna protezione)<br />

realizzato sia in Regione che in Italia.<br />

Fig. 3.6 Vista aerea di Ostia Levante prima<br />

dell'inizio dei lavori di ripascimento (da:<br />

www.llpp.regione.lazio.it/opere).<br />

Fig. 3.8 Vista da terra di Ostia Levante prima del<br />

ripascimento (da: www.llpp.regione.lazio.it/opere).<br />

28<br />

Fig. 3.7 Vista aerea di Ostia Levante durante i lavori<br />

di ripascimento (da: www.llpp.regione.lazio.it/opere).<br />

Fig. 3.9 Vista da terra di Ostia Levante dopo il<br />

ripascimento (da: www.llpp.regione.lazio.it/opere).<br />

Da Regione Lazio (2000), si legge che la scelta di effettuare questo tipo di intervento, si è<br />

basata su monitoraggi eseguiti tra il 1990 ed il 1995 sul tratto limitrofo di Ostia Centro.<br />

Le analisi costi-benefici, eseguite per la scelta tra ripascimento protetto (con barriera<br />

soffolta) e ripascimento morbido (solo sabbia), hanno mostrato che l'effetto protettivo della<br />

barriera non riesce a giustificare il suo costo se il prezzo della sabbia di ripascimento resta<br />

contenuto.<br />

Dalla scheda di rilevazione si nota che il ripascimento (realizzato nel 1999), ha interessato<br />

un tratto di costa di 3,5 km, con un versamento di 950.000 m 3 di sabbia, che ha<br />

comportato una spesa complessiva di 7.643.562 Euro senza considerare manutenzione e<br />

monitoraggio.


Il prelievo della sabbia è stato effettuato in corrispondenza del sito di Torvaianica-Anzio<br />

(vedere tab. 5.1), situato a 7,4 km dalla costa e circa 45 km da Ostia, avente una<br />

potenzialità di oltre 2 miliardi di m 3 (fig.3.10).<br />

Fig. 3.10 Sito di prelievo sabbia per l'intervento di Ostia Levante (da: www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Il successivo versamento sul litorale è avvenuto via mare con l'utilizzo del sistema del<br />

refluimento (vedere capitolo 2), ciò con tubazioni collegate alla draga situata al largo come<br />

mostrato in fig. 3.11.<br />

Fig. 3.11 Sistema di refluimento per lo scarico della sabbia lungo il litorale di Ostia Levante<br />

(da: www.llpp.regione.lazio.it/opere).<br />

29


Sempre dalla scheda di rilevazione si può vedere che il progetto ha previsto una<br />

manutenzione di 50.000 m 3 di sabbia all'anno, ed un monitoraggio biennale consistente<br />

nel controllo delle variazioni della linea di riva e delle sezioni trasversali.<br />

Nel complesso l'intervento ha mostrato un'indiscussa efficacia e una più che soddisfacente<br />

rispondenza alle aspettative progettuali, permettendo un avanzamento medio della linea di<br />

riva di circa 40 m.<br />

Emilia-Romagna<br />

Dall’analisi dei ripascimenti effettuati in Emilia-Romagna (tab. 3.2, fig. 3.12 e 3.13) si può<br />

notare come sui circa 158 km di litorale, di cui 37 in erosione, sono stati riversati oltre<br />

2.730.000 m 3 di materiale.<br />

Questo valore deve essere considerato per difetto, dato che mancano al censimento<br />

alcuni piccoli versamenti effettuati fra il 1994 e il 2001 di cui non è stato possibile<br />

compilare le schede in tempo utile, ma che verranno aggiunti successivamente. La<br />

quantità complessiva versata per queste opere non supera in ogni caso gli 800.000 m 3 .<br />

Il totale di materiali immessi lungo la costa regionale fino ad oggi supera, dunque, gli oltre<br />

tre milioni e mezzo di m 3 .<br />

Tab. 3.2 Riepilogo generale dei ripascimenti nell'Emilia-Romagna<br />

N° tot. di interventi<br />

realizzati<br />

Quantità totale di<br />

materiali immessi<br />

(m 3 )<br />

18 2730000<br />

Gli interventi più importanti sono i nove effettuati nell'anno 2002, rientranti tutti in un unico<br />

progetto per la messa in sicurezza dei tratti critici del litorale emiliano-romagnolo. Esso ha<br />

segnato una svolta nell'applicazione del ripascimento artificiale in Regione, che negli anni<br />

precedenti, come si può vedere dalla scheda di rilevazione era stato fatto con sabbie di<br />

cave terrestri o di accumuli litoranei.<br />

L'opera è stata preceduta da una lunga fase di ricerca che ha permesso l'individuazione e<br />

la caratterizzazione dell'area di prelievo al largo (parte centrale della zona A in fig.3.14),<br />

sita a 40 metri di profondità a circa 50 km dalla costa.<br />

Il progetto ha riguardato circa 10 km di litorale ed ha interessato i comuni di Riccione,<br />

Ravenna, Cervia, Cesenatico, Gatteo, Savignano Sul Rubicone, San Mauro Pascoli,<br />

Bellaria-Igea Marina e Misano Adriatico, con l'apporto totale di circa 830.000 m 3 di sabbia<br />

ed una spesa complessiva di oltre 11 milioni di Euro (13.42 Euro al m 3 ).<br />

Questo ripascimento (per la maggior parte dei casi protetto), ha permesso un<br />

allargamento iniziale delle spiagge da un massimo di 70 m come a Riccione Sud (Fig.<br />

3.15) a 15 m di Lido di Classe Nord, con allargamenti medi di 30-40 m. E’ attesa una<br />

messa in equilibrio della spiaggia da parte delle prime mareggiate, con acquisizione della<br />

pendenza naturale in equilibrio col moto ondoso caratteristico della zona.<br />

30


Fig. 3.12 Visualizzazione degli interventi di ripascimento censiti in Emilia-Romagna (tratto a nord di Cervia).<br />

31


Fig. 3.13 Visualizzazione degli interventi di ripascimento censiti in Emilia-Romagna (tratto a sud di Cervia).<br />

32


Fig. 3.14 Aree di indagine di accumuli sottomarini nella Regione Emilia-Romagna<br />

(Regione Emilia-Romagna, 1996)<br />

33


Fig. 3.15 La spiaggia di Riccione Sud prima e dopo l'intervento di ripascimento con sabbie sottomarine.<br />

La sabbia ridistribuita non sarà asportata dalla zona, con un effetto di erosione<br />

permanente, ma sarà ridistribuita lungo il profilo sommerso. Non tutte le zone si<br />

comporteranno in modo similare, quelle più esposte e meno rifornite arretreranno prima di<br />

quelle più protette. Di qui la necessità di “manutenzione dell’opera”.<br />

Il trasporto della sabbia è avvenuto con draga che poi ha provveduto allo scarico tramite<br />

refluimento dal punto di attracco fino alla terraferma (fig.3.16).<br />

Fig. 3.16 Refluimento di sabbia per la ricostruzione di uno dei tratti del litorale emiliano-romagnolo<br />

Contemporaneamente allo scarico e nei tempi morti, macchine operatrici spostano la<br />

sabbia e modellano la spiaggia secondo il profilo previsto.<br />

34


Altri progetti, sono quelli eseguiti fra la metà degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta,<br />

effettuati tutti con materiale proveniente da cave a terra e protetti con barriere sommerse<br />

realizzate in sacchi di sabbia.<br />

Alcuni di essi (es. Misano) sono stati poi eseguiti di nuovo nel 2002 nell'ambito del<br />

progetto precedentemente descritto, con l'uso di sabbia proveniente da cave marine,<br />

sfruttando le conoscenze e i monitoraggi delle vecchie opere.<br />

Veneto<br />

Dall’analisi dei ripascimenti effettuati in Veneto (tab. 3.3 e fig.3.17) si può notare come sui<br />

623 km di litorale (vedi capitolo 4), circa 30 km sono stati interessati da questo tipo di<br />

intervento, corrispondente all'incirca a quasi il 5% del totale.<br />

N° tot. di interventi<br />

realizzati<br />

Tab. 3.3 Riepilogo generale dei ripascimenti nel Veneto<br />

Lunghezza totale dei tratti di<br />

costa interessati da<br />

ripascimento<br />

(km)<br />

35<br />

%<br />

Quantità totale di<br />

materiali immessi<br />

(m 3 )<br />

Costo totale degli<br />

interventi realizzati<br />

(EURO)<br />

6 30,18 4,84 7180000 74163323<br />

Dalla visione delle schede di rilevazione si può notare, come tutti gli interventi siano stati<br />

realizzati per la ricostruzione della spiaggia balneare e la protezione di edifici civili e strade<br />

litoranee. In alcuni di essi (Pellestrina e Cavallino), è stata prevista anche il ripristino di<br />

dune o il trapianto di ammofile, tamerici e fanerogame marine (fig.3.18).<br />

Le dune hanno la funzione di proteggere l'entroterra del litorale dalle mareggiate, di<br />

mitigare l'azione dei venti dominanti e di intercettare la sabbia della spiaggia sollevata dal<br />

vento. I ripascimenti compiuti dal 1991 al 2000, hanno coinvolto una quantità di materiale<br />

(sempre sabbioso), pari a oltre 7 milioni di m 3 con una spesa complessiva di oltre 74<br />

milioni di Euro, senza considerare manutenzione e monitoraggio.<br />

La provenienza della sabbia, è da cave a mare (con un costo medio di 10,33 Euro al m 3 )<br />

per i progetti di Jesolo, Cavallino e Pellestrina, mentre per gli interventi di Sottomarina,<br />

Isola Verde e quello realizzato per primo di Porto S.Margherita in Caorle, si è usato<br />

materiale proveniente da zone di dragaggio di sovrasedimentazione costiera (foce<br />

dell'Adige nei primi due casi).<br />

Per lo scarico della sabbia lungo i litorali la tecnica è uguale a quella usata nel Lazio ed in<br />

Emilia-Romagna, e cioè il refluimento del materiale da draghe.<br />

Fig. 3.18 Dune realizzate lungo il litorale di Cavallino (da: www.salve.it/Banchedati)


Fig. 3.17 Visualizzazione degli interventi di ripascimento censiti nel Veneto<br />

36


Per lo scarico della sabbia lungo i litorali la tecnica è uguale a quella usata nel Lazio ed in<br />

Emilia-Romagna, e cioè il refluimento del materiale da draghe.<br />

Tutti gli interventi hanno previsto la costruzione di opere rigide di protezione quali pennelli,<br />

barriere sommerse o entrambi, realizzati tramite pietrame. Solo nel caso di Porto<br />

S.Margherita in Carole sono stati usati Tubi Longard.<br />

In nessun ripascimento è stato effettuato ancora manutenzione, mentre tutti hanno<br />

previsto un monitoraggio consistente nel controllo della variazione della linea di riva e delle<br />

sezioni trasversali.<br />

Fra i sei progetti realizzati, quelli più importanti, sia per la lunghezza del litorale<br />

interessato, sia per la quantità di materiale versato sono quelli di Cavallino e Pellestrina.<br />

Essi sono stati i primi in Italia che hanno visto l'utilizzo di sabbia prelevata da cave marine,<br />

col versamento rispettivamente di 2 e 4 milioni di m 3 (in fig. 3.19 è illustrata l'area di<br />

prelievo per Pellestrina).<br />

Fig. 3.19 Area di prelievo sabbia per l'intervento di Pellestrina (www.llpp.regione.lazio.it/opere)<br />

Il ripascimento di Pellestrina, iniziato nel 1994 e terminato nel 1999, ha permesso un<br />

avanzamento medio del litorale di 50 metri, come si può vedere in fig. 3.20, in cui si<br />

notano anche i pennelli costruiti collegati con le barriere sommerse.<br />

37


Fig. 3.20 Veduta aerea di Pellestrina prima e dopo il ripascimento (da: www.salve.it/Banchedati)<br />

In fig.3.21 e 3.22 è mostrato il ripascimento di Cavallino (iniziato nel 1994 e terminato nel<br />

1997).<br />

Fig. 3.21 Veduta aerea di Cavallino prima dell'inizio dei lavori (da: www.salve.it/Banchedati)<br />

38


Fig. 3.22 Veduta aerea di Cavallino dopo il ripascimento (da: www.salve.it/Banchedati)<br />

Altri interventi di ripascimento<br />

Gli interventi di ripascimento, di cui è stato possibile venire a conoscenza, effettuati nelle<br />

restanti Regioni, hanno la caratteristica principale di essere stati realizzati tutti dopo l'inizio<br />

degli anni novanta, e di aver visto utilizzata una quantità di materiale inferiore ai centomila<br />

m 3 , ad eccezione dei progetti del Poetto in Sardegna (370.000 m 3 , fig. 3.23, 3.24), di<br />

Cecina a Mare in Toscana (155.000 m 3 ) e di Paola S. Lucido in Calabria (1.000.000 di m 3 ).<br />

Fig. 3..23 Visualizzazione intervento del Poetto<br />

Si tratta, quindi, fondamentalmente di versamenti in brevi tratti di litorale (principalmente<br />

sotto il km) caratterizzati da particolari fenomeni erosivi, con la finalità di ricostruzione della<br />

39


spiaggia balneare e della spiaggia a protezione di edifici civili e strade litoranee, o di<br />

alcune zone di particolare pregio costiero, come la falesia del Monte Conero nelle Marche.<br />

Fig 3.24 Intervento del Poetto<br />

Il materiale usato è soprattutto sabbioso o ghiaioso con provenienza da cave terrestri o da<br />

zone di sovrasedimentazione costiera, con versamento effettuato via terra, ad eccezione<br />

del progetto di ripascimento morbido (quindi senza protezione di opere rigide) del Poetto in<br />

Sardegna, dove si è scelto di prelevare la sabbia da una cava a mare con successivo<br />

versamento via terra col metodo del refluimento, così come accaduto anche nel Lazio,<br />

Emilia-Romagna e Veneto.<br />

La maggior parte degli interventi risultano protetti da pennelli, da barriere o da entrambe le<br />

opere, ad eccezione dei ripascimenti sardi e di due interventi compiuti nelle Marche per la<br />

protezione della falesia del Monte Conero, area di particolare pregio costiero.<br />

Tutti i progetti sono soggetti ad un monitoraggio costante, a dimostrazione del fatto che<br />

pur trattandosi principalmente di piccoli interventi, non sono stati realizzati con<br />

improvvisazione, ma sono stati inquadrati in un'ottica di pianificazione.<br />

4. <strong>DI</strong>SCUSSIONE DEI RISULTATI<br />

Grazie all’ampio spettro tipologico degli interventi, la casistica disponibile consente di<br />

produrre alcune elaborazioni statisticamente significative. Prendendo come esempio il<br />

Ripascimento Artificiale della spiaggia del Poetto di Cagliari (Codice intervento: 14.2) si<br />

possono esprimere quantitativamente alcuni parametri chiave.<br />

Quantità materiali immessi = Volume (V) = 370.000 m 3<br />

Lunghezza tratto interessato = Lunghezza (L) = 2500 m<br />

Ampiezza media spiaggia ricostruita = Ampiezza (W) = 55 m<br />

Costo dell’intervento = Costo (C) = 3.098.741,00 Euro<br />

40


Con tali parametri è possibile ricavare alcuni indici caratteristici, fra cui:<br />

Volume immesso per unità di distanza V/L = 148 m 3 /m<br />

Rapporto lunghezza ampiezza L/W = 45<br />

Costo per unità di volume C/V = 8,37 Euro /m 3<br />

Dal complesso dei progetti realizzati in Italia sono identificabili tre categorie di interventi,<br />

qui definite sui digrammi delle Figure 4.1, 4.2 e 4.3 che, con qualche semplificazione,<br />

possono essere riassunte come segue:<br />

RIPORTI V= fino a 40.000 m 3<br />

oppure<br />

L= fino a 600 m<br />

VERSAMENTI V= da oltre 40.000 a 100.000 m 3<br />

e<br />

L= da oltre 600 a 1800 m<br />

RIPASCIMENTI V= oltre 100.000 m 3<br />

e<br />

L= oltre 1800 m<br />

Fig. 4.1 Riporti<br />

41


Fig. 4.2 Versamenti<br />

Fig. 4.3 Ripascimenti<br />

La Figura 4.4 mostra la distribuzione geografica delle tre categorie di interventi. Pur<br />

sapendo che le mancanze riguardano interventi minori, al fine di rendere completa questa<br />

rassegna dei Ripascimenti Artificiali risalta la necessità di completare la rilevazione dati in<br />

Liguria, nelle Grandi Isole e nell’Italia meridionale.<br />

42


Fig. 4.4 Interventi di ripascimento artificiale<br />

In funzione dei volumi immessi per unità di distanza lungoriva (V/L), dall’insieme dei<br />

Ripascimenti Artificiali realizzati in Italia si evince l’esistenza di due tipi base con i seguenti<br />

valori caratteristici (Fig. 4.5):<br />

- da 10 a 50 m 3 /m<br />

- da 80 m 3 /m, tipicamente 100-300 m 3 /m, fino a 400 m 3 /m<br />

43


Questi tipi vengono qui rispettivamente definiti Ripascimenti:<br />

- di Superficie<br />

- di Volume<br />

5. CONCLUSIONI<br />

Fig. 4.5 Ripascimenti di Superficie e di Volume<br />

In considerazione dei valori assunti dai parametri chiave, il complesso dei Ripascimenti<br />

Artificiali realizzati in Italia ha consentito la definizione di tre categorie di interventi, dette<br />

Riporti, Versamenti e Ripascimenti.<br />

Si può constatare che i Riporti ed i Versamenti rappresentano spesso degli “interventi<br />

pilota" oppure degli “interventi tampone” in zone in cui si rendono necessarie azioni rapide<br />

per porre rimedio a situazioni particolarmente gravi di erosione.<br />

Per la categoria dei Ripascimenti è stato possibile definire due tipi, detti Ripascimenti di<br />

Superficie e Ripascimenti di Volume.<br />

Esempi caratteristici di Ripascimenti di Volume sono quelli realizzati al Cavallino, a Lido<br />

Adriano, a Paola, a Ostia (levante e ponente). Per questo tipo di ripascimento i valori<br />

massimi sono quelli dell’intervento di Venezia (Pellestrina) con 400 m 3 /m.<br />

Esempi caratteristici di Ripascimenti di Superficie sono quelli realizzati a Terracina, a S.<br />

Felice Circeo, a Latina, , ad Anzio ed a Cecina Mare.<br />

La ricerca ha portato a risultati di particolare interesse sotto l’aspetto del costo unitario dei<br />

materiali immessi. Detto costo risulta particolarmente basso quando l’intervento consiste<br />

nel dragaggio di tratto di litorale in sovrasedimentazione e trasporto in un vicino tratto<br />

sopracorrente o comunque consiste in un dragaggio (es. di foce) attuato nelle vicinanze.<br />

44


Ne sono esempi gli interventi di Numana e di Porto Recanati con costi che variano dai 3 ai<br />

6 Euro /m 3 .<br />

Per le provenienze dei materiali da cave a terra e a mare i costi unitari non si discostano<br />

sistematicamente come pure non si riscontrano scostamenti sistematici dei costi unitari<br />

nelle tre categorie di intervento, i.e., Riporti, Versamenti e Ripascimenti; nella gran parte<br />

dei casi i costi unitari variano fra 10 e 20 Euro /m 3 .<br />

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48


Allegati 1-2-3<br />

ALLEGATO 1: Modello rilevazione dati<br />

ALLEGATO 2: Denominazione dei sedimenti (sabbie) di spiaggia basata<br />

sui tipi petrografici di grani prevalenti<br />

ALLEGATO 3: Database delle province petrografiche <strong>costiere</strong> d’Italia<br />

49


ALLEGATO 1<br />

Modello rilevazione dati<br />

SCHEDA-INTERVENTO <strong>DI</strong> RIPASCIMENTO ARTIFICIALE (<strong>DI</strong>FESA MORBIDA)<br />

Unità/ufficio/servizio demandato alla compilazione ______________________________<br />

Regione______________ Provincia____________ Comune/i_________________________<br />

Denominazione completa del progetto: __________________________________________<br />

__________________________________________________________________________<br />

__________________________________________________________________________<br />

_____________________________ Realizzato negli anni _________ - ________________<br />

Oggetto di eventuali progetti collegati (es. ripristino dune) ____________________________<br />

FINALITA' DELL'INTERVENTO <strong>DI</strong> <strong>DI</strong>FESA MORBIDA<br />

Ricostruzione della spiaggia balneare<br />

Ricostruzione spiaggia a protezione di edifici civili e strade litoranee<br />

Protezione di area di pregio o parco costiero<br />

Sostituzione opere rigide con intervento morbido in uno dei casi precedenti<br />

Altro __________________________________________________________________<br />

DATI TECNICI<br />

Lungh. tratto costa interessato (m)______ Ampiezza spiaggia ricostruita (m)____________<br />

Quantità materiali immessi (m 3 ) _______________________________________________<br />

Costo complessivo dell'intervento esclusi manuten. e monitor. (milioni)_________________<br />

Tipo materiali usati: O Ghiaia O Sabbia<br />

Provenienza materiali: O Cave a terra O Cave a mare O Dragaggio foci, moli, porti<br />

Modalità trasporto materiali: O Via terra O Via mare<br />

Ripascimento senza opere di protezione (libero)<br />

Ripascimento protetto dalle seguenti opere subacquee:<br />

O Pennelli sommersi O Barriere sommerse O (altro) ________________________<br />

Ripascimento protetto dalle seguenti opere subaeree:<br />

O Pennelli O Scogliere O (altro) ________________________________________<br />

Caratteristiche delle opere subaeree e subacquee di protezione:<br />

Tipo opera _________ Materiale costitutivo ________ Sezione (m 2 ) _____________<br />

Tipo opera _________ Materiale costitutivo ________ Sezione (m 2 ) _____________<br />

MANUTENZIONE<br />

Il ripascimento è stato oggetto di manutenzione? NO SI<br />

Se si: Gli interventi sono stati:<br />

Anno _________ Quantità (m 3 ) ___________ Costo (milioni) ____________<br />

Anno _________ Quantità (m 3 ) ___________ Costo (milioni) ____________<br />

MONITORAGGIO<br />

Il ripascimento è stato oggetto di monitoraggio? NO SI<br />

Se si: Controllo variazioni: O della linea di riva O della batimetria O (altro) __________<br />

Per i seguenti anni _____________ Per il costo totale (milioni)________<br />

50


ALLEGATO 2<br />

Denominazione dei sedimenti (sabbie) di spiaggia basata sui tipi<br />

petrografici di grani prevalenti<br />

RAGGRUPPAMENTI VARIETA' SOTTESE<br />

Silicoclastici<br />

Carbonatoclastici<br />

Litici misti<br />

Quarzofeldspatici<br />

51<br />

Litoclastici<br />

Calciclastici<br />

Quarzi<br />

Feldspati<br />

Sedimentaclasti<br />

Metamorficlasti<br />

Vulcanoclasti<br />

Dololitoclasti<br />

Calcilitoclasti<br />

Bioclasti<br />

Piroclastici Ialoclasti


ALLEGATO 3<br />

Database delle province petrografiche <strong>costiere</strong> d’Italia<br />

CO<strong>DI</strong>CE LOCALITA' SOTTESA FIUME ALIMENTATORE MODA Q F R SABBIE TIPO GRANI PREVALENTI<br />

1 Grado Isonzo Litiche Calcilitoclasti<br />

2 Caorle Tagliamento Litiche Dololitoclasti<br />

3 Iesolo Piave Litiche Dololitoclasti<br />

4 Pellestrina Sabbie relitte Litofeldspatiche Litici misti<br />

5 Sottomarina Adige - Brenta Litofeldspatiche Litici misti<br />

6 Delta Po Po Feldspatolitiche Quarzofeldspatici<br />

7 Porto Garibaldi Reno Litofeldspatiche Litici misti<br />

8 Lido di Classe Savio Litofeldspatiche Litici misti<br />

9 Cesenatico Marecchia Litiche Calcilitoclasti<br />

10 Riccione Conca - Foglia Litiche Calcilitoclasti<br />

11 Marina di Massa Magra Litofeldspatiche Litici misti<br />

12 Viareggio Arno-Serchio Feldspatolitiche Quarzofeldspatici<br />

13 Tirrenia Arno Feldspatolitiche Quarzofeldspatici<br />

14 Marina di Cecina Cecina Litiche Vulcanoclasti<br />

15 Follonica Còrnia - Pécora Litofeldspatiche Litici misti<br />

16 Marina di Grosseto Ombrone Litiche Litici misti<br />

17 Albinia Albegna Litiche Litici misti<br />

18 Montalto Marina Fiora Litofeldspatiche Litici misti<br />

19 Fiumicino Tevere Litofeldspatiche Litici misti<br />

20 Latina Astura Litofeldspatiche Litici misti<br />

21 Terracina Amaseno Litofeldspatiche Calcilitoclasti<br />

22 Minturno Garigliano Litofeldspatiche Calcilitoclasti<br />

23 Capua Volturno Litofeldspatiche Calcilitoclasti<br />

24 Napoli Sarno Litofeldspatiche Vulcanoclasti<br />

25 Diamante Lao Litiche Calcilitoclasti<br />

26 Paola Versante Catena Cost. Litofeldspatiche Metamorficlasti<br />

27 Santa Eufemia Amato Feldspatolitiche Quarzofeldspatici<br />

28 Roseto Capo Spulico Ferro Litiche Litici misti<br />

29 Nova Siri Stazione Sinni Litiche Litici misti<br />

30 Metaponto Agri-Basento-Bradano Litofeldspatiche Litici misti<br />

52


Appendice 1<br />

QUADRO SINOTTICO<br />

INTERVENTI RIPASCIMENTO ARTIFICIALE<br />

53


Appendice 2<br />

FONTE DELL’INFORMAZIONE PER GLI INTERVENTI <strong>DI</strong><br />

RIPASCIMENTO ARTIFICIALE RIPORTATI NEL QUADRO SINOTTICO<br />

DELL’APPEN<strong>DI</strong>CE 1<br />

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