La maternità nel Veneto - Consiglio Regionale Veneto
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considerevoli e quindi inaspettate: <strong>nel</strong> 3,7% dei ricoveri si era verificato un evento avverso,<br />
cioè un danno alla salute del paziente in conseguenza dell’assistenza ricevuta, e nei due<br />
terzi era dovuto ad un errore dei professionisti. L’aspetto più drammatico era che il 15%<br />
degli eventi avversi terminava con il decesso dei pazienti.<br />
All’epoca della pubblicazione, lo studio venne ignorato oppure accolto con sorpresa ed<br />
incredulità. Tuttavia tutte le indagini successive che hanno replicato l’analisi originale,<br />
negli USA come in altre nazioni avanzate, dal Regno Unito alla Francia, dall’Australia al<br />
Canada, hanno rivelato situazioni analoghe o ben più gravi. Ad esempio in Australia il<br />
16,6% dei ricoveri erano associati ad un evento avverso, il 51% era considerato<br />
prevenibile, il 13,7% aveva causato disabilità permanente ed il 4,9% aveva avuto esito<br />
mortale. Una critica allo studio originale sugli eventi avversi si basava sul fatto che l’analisi<br />
prendeva in considerazione cartelle cliniche già compilate <strong>nel</strong> passato. Altre indagini<br />
hanno perciò utilizzato metodi differenti, scientificamente più solidi, ad esempio un<br />
approccio prospettico che misura gli errori e le loro conseguenze simultaneamente<br />
all’erogazione dei servizi. Tali studi hanno evidenziato risultati equivalenti, ad esempio<br />
decisioni inappropriate <strong>nel</strong> 45,8 % dei pazienti ed eventi avversi seri <strong>nel</strong> 17,7%.<br />
Nella maggior parte dei casi gli errori medici non provocano danni ai pazienti. Al tempo<br />
stesso, quando almeno un evento avverso si manifesta, i pazienti che ne soffrono hanno<br />
un rischio di morte e vengono nuovamente ospedalizzati <strong>nel</strong> mese successivo con<br />
frequenze sostanzialmente maggiori rispetto ai ricoverati che non sperimentano alcun<br />
evento avverso. Ad esempio, uno studio USA ha concluso che il rischio di decesso<br />
intraospedaliero era pari al 9,2% tra coloro ai quali veniva diagnosticato un evento<br />
avverso e del 1,3% negli altri pazienti. Una misura esatta del problema è impossibile da<br />
ottenere in quanto diversi approcci forniscono risposte diverse.<br />
Circa dieci anni dopo il primo studio, la pubblicazione di un libro “Sbagliare è umano” 93<br />
da parte dell’Istituto di Medicina (IOM) statunitense ha segnato la svolta decisiva. Questo<br />
rapporto definisce la sicurezza in sanità come “assenza di danni accidentali causati da<br />
assistenza medica”. <strong>La</strong> credibilità di istituzioni come Harvard ed il IOM e la capacità della<br />
cultura americana di confrontare apertamente i problemi senza tentativi di nascondere,<br />
sfuggire e forse travisare la realtà, ha portato ad un movimento culturale e strategico,<br />
cioè fattivo, che oggi è non solo impossibile ignorare, ma semplicemente inarrestabile. Di<br />
fatto, le strutture sanitarie che non hanno adottato misure essenziali per salvaguardare la<br />
sicurezza dei pazienti sono escluse dai finanziamenti pubblici e delle assicurazioni.<br />
I costi diretti attribuibili a problemi di sicurezza all’interno degli ospedali sono consistenti;<br />
negli USA, ad esempio, sono stati stimati ammontare al 4-10% della spesa. I costi non<br />
riguardano solo la compromissione dello stato di salute di molti pazienti e delle finanze del<br />
settore, ma danneggiano anche la reputazione dei servizi e l’imprescindibile relazione di<br />
fiducia tra medici e pazienti. Quando gli eventi avversi diventano di dominio pubblico, il<br />
che succede in una minuscola percentuale di casi, in genere attribuiti dalla stampa ad<br />
errori medici, occupano posizioni di rilievo sulle pagine dei giornali e riverberano in<br />
profondità <strong>nel</strong>la società e quindi <strong>nel</strong>la politica, minacciando la base del rapporto<br />
fiduciario tra professionisti e cittadini. Ciò costituisce un problema reale e molto serio e<br />
chiunque pratica la medicina lo vive. In ambito ostetrico, questo problema si manifesta,<br />
ad esempio, in sala parto quando alcuni padri che assistono la moglie interferiscono nei<br />
processi assistenziali, cercando di “consigliare” e “dirigere” i clinici, creando quindi<br />
tensione, distrazione e quindi un clima all’interno del quale è più facile si manifestino<br />
93 “To Err is Human: Building a Safer Health System” pubblicato <strong>nel</strong> 1999, è stato seguito da altri due libri<br />
altrettanto importanti ed influenti “Crossing the qualità chasm” (Attraversando l’abisso della qualità) <strong>nel</strong> 2001<br />
e “Patient safety” (Sicurezza del paziente) <strong>nel</strong> 2004, tutti elaborati dall’IOM .<br />
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