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La maternità nel Veneto - Consiglio Regionale Veneto

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Lo svantaggio che deriva dal concentrare i servizi in centri specialistici consiste prima di<br />

tutto <strong>nel</strong> rendere più difficile l’accesso da parte dei pazienti. Nel caso dell’oncologia tale<br />

svantaggio può essere sostanziale soprattutto quando malati in condizioni precarie di<br />

salute devono recarsi regolarmente per terapie in regime di day hospital, non essendo in<br />

grado di guidare e non avendo il sostegno di familiari o amici. Una soluzione adottata è<br />

concentrare in pochi centri i servizi specialistici, dove viene fatta la diagnosi e selezionato<br />

il piano terapeutico, decentrando invece la somministrazione ed il monitoraggio della<br />

terapia in strutture più accessibili.<br />

In ambito ostetrico, la relazione tra volume di parti assistiti e risultati positivi sussiste per i<br />

casi più difficili e rari sia in ambito materno sia neonatale. Lo svantaggio di un accesso<br />

geografico meno agevole assume un peso minore in ostetricia rispetto ad altre specialità,<br />

soprattutto l’oncologia, in quanto l’intervento terapeutico per assistere un parto dura<br />

<strong>nel</strong>la quasi totalità dei casi da due a quattro giorni.<br />

<strong>La</strong> professione medica, per ginecologi, anestesisti o neonatologi, ed anche delle<br />

ostetriche, implica un percorso molto lungo, che, per i medici ad esempio, non si<br />

completa certamente con la conquista del diploma di specialità. Un presupposto<br />

essenziale alla maturazione professionale in medicina è, oltre che non smettere mai di<br />

studiare, avere l’opportunità di osservare, affiancati da maestri, un elevato numero di<br />

pazienti e quindi, progressivamente, assumerne responsabilità diretta. Ciò significa che le<br />

nuove leve devono avere accanto professionisti compiuti, che li accompagnino<br />

<strong>nel</strong>l’apprendimento e <strong>nel</strong>l’acquisizione progressiva non solo di tecniche come<br />

l’esecuzione di un cesareo, ma anche <strong>nel</strong> difficile percorso che porta verso elevati gradi<br />

di raziocinio e fiducia <strong>nel</strong>le proprie competenze ed abilità <strong>nel</strong>lo stabilire diagnosi ed<br />

eseguire le indicazioni terapeutiche, insieme alla ponderatezza e, si auspica, persino<br />

saggezza <strong>nel</strong> gestire le situazioni più drammatiche ed urgenti.<br />

Un’analisi che rende evidente quanto la rarità dell’insorgenza di malattie e di eventi<br />

avversi gravi renda difficile, <strong>nel</strong>l’ambito dell’ostetricia, l’accumulo di esperienza e quindi<br />

l’apprendimento da casi concreti e non solo dalla teoria, consiste <strong>nel</strong>la stima degli anni<br />

che devono passare prima che un professionista incontri un problema clinico molto serio.<br />

<strong>La</strong> Tab. 1 mostra la relazione tra parti ipoteticamente assistiti ogni anno da un ostetrico<br />

(40, 100 e 160) ed il numero di anni che devono trascorrere prima che un clinico incontri<br />

uno dei casi descritti. Ad esempio, un ginecologo che assiste 40 parti all’anno dovrà<br />

attendere 46 anni prima di vedere una paziente affetta da eclampsia conclamata, che si<br />

riducono ad un tempo comunque lungo, cioè 11 anni, per un ginecologo che si prende in<br />

carico 160 parti ogni anno. Per eventi avversi molto gravi come l’asfissia del neonato con<br />

paralisi cerebrale, l’attesa di un ginecologo che assiste 40 parti ammonta ad un<br />

incredibile periodo pari a 167 anni, cioè quattro volte la durata media di una vita<br />

professionale. Alcuni punti parto <strong>nel</strong> <strong>Veneto</strong>, come in altre Regioni Italiane, assistono 100 o<br />

200 parti all’anno con 3 o 5 ginecologi, il che significa volumi annuali per professionista<br />

inferiori al livello minimo, pari a 40, ipotizzato dalla tabella.<br />

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