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La maternità nel Veneto - Consiglio Regionale Veneto

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Il problema dell’accesso ai servizi di ostetricia per le comunità montane potrebbe essere<br />

affrontato attraverso l’ospitalità delle donne <strong>nel</strong> periodo immediatamente precedente<br />

alla data prevista del parto (ad esempio una settimana) in strutture non sanitarie<br />

convenzionate vicine all’ospedale <strong>nel</strong> quale queste gravide possono essere monitorate<br />

da professionisti con esperienza che le trasferiscono al punto parto più vicino ai primi segni<br />

di inizio del travaglio. Ciò permetterebbe la permanenza della partoriente il più vicino<br />

possibile alla propria comunità di origine, e quindi l’accesso facile da parte dei familiari,<br />

ed un’assistenza al parto in ambienti attrezzati ad affrontare qualsiasi evenienza in<br />

qualsiasi ora di qualsiasi giorno dell’anno. <strong>La</strong> strategia del Ministero della Salute che pone<br />

l’obiettivo di chiudere progressivamente i punti parto con meno di cinquecento assistite<br />

all’anno e accorpare quelli con meno di mille è una decisione razionale per le varie e<br />

valide ragioni descritte sopra.<br />

L’assistenza materna richiede il contributo anche di professionisti non ginecologi od<br />

ostetriche, in particolare il medico di medicina generale ed il pediatra di libera scelta. Il<br />

ruolo di questi medici <strong>nel</strong>l’assistenza alle donne in gravidanza e puerperio è cruciale, non<br />

soltanto <strong>nel</strong> diagnosticare patologie psichiatriche, ma anche condizioni come la<br />

gravidanza ectopica, soprattutto in donne che non sono a conoscenza del proprio stato<br />

di gravide, dei disturbi ipertensivi e della trombosi venosa profonda. Il medico di medicina<br />

generale gioca anche un ruolo imprescindibile <strong>nel</strong> riconoscere e gestire condizioni<br />

mediche preesistenti alla gravidanza che talvolta cadono in un terreno di nessuno.<br />

Per il servizio sanitario della nostra Regione, si tratta di aver la volontà di trasferire principi,<br />

strategie e tecniche sviluppati in altri sistemi sanitari adattandoli alle peculiarità locali. Per<br />

fare ciò è necessaria una solida leadership professionale e morale, <strong>nel</strong> senso che in un<br />

campo così delicato, qualsiasi pur minimo di sospetto di inadeguatezza culturale o,<br />

peggio ancora, di manipolazione di dati, è disastroso rafforzando resistenze già notevoli.<br />

<strong>La</strong> leadership può solo venire dall’ambito della clinica, perché altre professioni non<br />

conoscono né i processi diagnostici e terapeutici, né la cultura medica.<br />

Qualità e sicurezza costituiscono tematiche i<strong>nel</strong>udibili per qualsiasi sistema sanitario<br />

moderno, incluso quello <strong>Veneto</strong>, che trova radici in gloriose tradizioni secolari ed in servizi<br />

sanitari che hanno contribuito in modo decisivo a produrre condizioni di salute che mai<br />

prima erano state nemmeno lontanamente sperimentate. Motivazioni etiche,<br />

economiche e politiche, oltre che professionali, impongono di dedicare attenzione alla<br />

sicurezza ed alla qualità in medicina e quindi anche in ostetricia. Un impegno così<br />

complesso ed importante può avere successo solo se sono dedicate rilevanti risorse<br />

professionali a tempo pieno ed esiste un sostegno costante da parte della politica. <strong>La</strong><br />

qualità e la sicurezza non sono un lusso e tanto meno un mezzo per rimanere allineati con<br />

la moda, cioè con quello che tutti fanno o sembrano fare.<br />

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