Tovazzi epistolario 4 (ms 59)
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punto un distaccamento di cavalleria; li soldati con questo soccorso sbaccarono dal<br />
quartiere e dissiparono gli aggressori. Fra questo tempo dalle fenestre dell’ambasciatore<br />
francese si gettavano delle coccarde e danari, e la divisione delli faziosi nella Lungara<br />
s’accostava verso il Ponte, e aveva alla testa il generale francese Dufont. Voleva con la<br />
sciabla alla mano farsi largo, fu più volte avvertito dal soldato di sentinella di desistere.<br />
La sua ferrea insistenza gli chiamò un’archibugiata nel petto, e restò estinto. Piovette<br />
ben tosto una scarica di fucilate. L’ambasciatore restò immune, e tutta la ciurma si è<br />
dispersa. Molti restarono feriti, ed alcuni morti, tre de’ quali nel palazzo<br />
dell’ambasciatore, ove si sono rifugiati. In questa unione trovasi tutti gli scellerati, che<br />
questo governo voleva almeno esiliati, e che il detto ambasciatore volle liberi in Roma.<br />
Il fatto materiale è questo precisamente. L’ambasciatore scrisse al secretario di Stato,<br />
che venga da lui avendo da comunicargli cosa d’importanza, non potendo uscire di casa<br />
per il tumulto della gente, e per essere violata la sua giurisdizione. Sua eminenza<br />
rispose, che appunto il tumulto, e l’infermità del Papa non le permettono d’uscire dal<br />
Vaticano, e che si sarebbe dato pressa di destinare persone idonee. L’ambasciatore<br />
replicò un altro viglietto significandole la sua risoluzione di tosto partire da Roma, e<br />
chiedendole il passaporto. Il cardinale con molto rammarico gliel’ha trasmesso. Si è<br />
adoperato l’ambasciatore di Spagna per disauaderlo dalla partenza. Gli si mandò 80<br />
civici di guardia; fu tutto inutile, e la notte scorsa se n’è partito colalo sua famiglia<br />
lasciando ordine a tutti li francesi di partire entro due giorni da Roma. Questa notte si è<br />
levata l’arma dal palazzo; si sono spediti corrieri a Napoli, e Madrid e Vienna. Roma<br />
nella maggior angustia. I teatri sono chiusi. Non si veggono più coccarde. Il popolo<br />
sebbene malcontento della comune miseria (che è estrema) non è francese di genio, e la<br />
truppa ha lo stesso sentimento. L’ambasciatore contesta, che Defont si era posto alla<br />
testa de’patriotti per calmare gli spiriti, e che egli pure aveva il medesimo principio. Si<br />
querela dei patriotti, ch’ebbero l’ardire di spargere danaro e coccarde dal suo palazzo<br />
ecc. ecc.”<br />
Ricevuta li 27 gennaio 1798.<br />
Luigi Bonaparte ambasciatore francese in Roma, e fratello di Napoleone Bonaparte.<br />
Egli è giunto in Parigi li 18 gennaio 1798.<br />
Nella piazza vaticana di Roma per la pompa funebre del Generale Duphot li 23<br />
febbraio 1798 fu eretta una piramide con 4 inscrizioni latine, delle quali la quarta si è<br />
questa:<br />
Honori, et Mmoriae<br />
Duphot Civis Galli<br />
Tribuni Legionis<br />
Vix ann. XXVII, mil. 374 ann. XI<br />
Occubuit Romae<br />
Perfidissimorum hominum<br />
proditione interceptus<br />
Mem. Nival. VIII ineunte<br />
Anno V.<br />
374 cioè militavit io leggo.<br />
12<strong>59</strong>. 1798<br />
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