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Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM

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Italia?<br />

A tutti questi eroi del Francescanesimo potremmo anche unire le vittime <strong>della</strong><br />

carità, quelli, cioè, che immolarono la loro esistenza negli ospedali, nei lazzaretti, nei<br />

lebbrosari, assistendo i colpiti dalla peste, dal colera, dalla lebbra e da altre malattie<br />

contagiosissime. Chi potrà enumerare questi martiri incruenti <strong>della</strong> carità? Soltanto a<br />

Dio è noto il loro numero.<br />

Se s. Francesco alla notizia dei Protomartiri del Marocco, pieno di gioia, esclamò: «<br />

Ora posso dire di avere cinque veri Frati Minori », che direbbe oggi davanti a questo<br />

stuolo sterminato di martiri!<br />

La pagina più bella e più gloriosa <strong>della</strong> storia francescana è stata scritta con il loro<br />

sangue purpureo.<br />

87<br />

Gli araldi dei gran Re<br />

Giganti dell’apostolato francescano furono: s. Bernardino da Siena, s. Giovanni da<br />

Capestrano, s. Giacomo delle Marche (sec. XV), s. Francesco Solano, s. Giuseppe da<br />

Leonessa, s. Lorenzo da Brindisi (sec. XVII), s. Leonardo da Porto Maurizio (sec.<br />

XVIII) e molti, molti altri. In essi rivisse lo spirito di S. Francesco e di s. Antonio di<br />

Padova. Era tale il concorso dei popoli ad ascoltare le loro prediche che le chiese ed le<br />

stesse piazze erano spessissimo insufficienti.<br />

Quale era il loro segreto? Quello di tutti i santi: attingere sovrabbondantemente alle<br />

sorgenti divine la luce, il calore e l’efficacia del loro apostolato. Il serafico Padre lo<br />

aveva detto: « Il predicatore deve prima, nel segreto <strong>della</strong> preghiera, attingere ciò che<br />

poi dovrà diffondere con la sacra predicazione; infuocarsi interiormente prima di dar<br />

fuori le fredde parole... Malamente spartiscono il tempo coloro che tutto danno alla<br />

predicazione e nulla alla devozione» ( FF 749) . Ed essi, veri araldi <strong>della</strong> parola<br />

evangelica, furono fedeli agli insegnamenti del loro padre s. Francesco. Tutta la forza e<br />

l’efficacia <strong>della</strong> loro predicazione l’attingevano proprio lì: alla continua preghiera ed<br />

austera mortificazione.<br />

In mezzo alle loro assillanti e dure fatiche apostoliche, essi trovavano il tempo per<br />

pregare e la forza per mortificarsi. Erano gli apostoli del popolo, ma nello stesso tempo<br />

gli uomini del chiostro: cioè di profonda vita interiore.<br />

S. Bernardino da Siena, a chi gli chiedeva donde attingesse tanta efficacia <strong>della</strong> sua<br />

parola, rispondeva: « Non sono mai salito sul pulpito che per la gloria di Dio e per la<br />

salute delle anime ». Durante il suo lungo e fecondissimo apostolato, egli percorse 1'<br />

Italia a piedi e senza sandali, nonostante le intemperie. Predicava nelle campagne e nelle<br />

piazze fino a quattro ore. Eppure, si alzava anche di notte per la recita del divino<br />

Ufficio, prolungava le sue orazioni dopo la celebrazione <strong>della</strong> s. Messa. Rigide furono le<br />

sue discipline, frequenti ed estenuanti i suoi digiuni, prolungate le sue veglie. Temprato<br />

così nello spirito, usciva poi di convento come un leone; elettrizzava i suoi uditori,<br />

operava strepitose conversioni.<br />

Dello stesso stampo di s. Bernardino da Siena furono i due suoi più grandi<br />

discepoli: s. Giovanni da Capestrano e s. Giacomo delle Marche. Predicarono con<br />

immenso successo in Italia e all’Estero, riconducendo a Dio un numero incalcolabile di<br />

peccatori traviati, di ebrei, di eretici, di scismatici. Nei loro viaggi apostolici, che

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