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Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM

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loro causa. Spessissimo otteneva loro la libertà. Le loro miserie, i loro dolori, le loro<br />

angosce ed esasperazioni si ripercotevano nel suo cuore paterno e generoso. «Le finezze<br />

di p. Lino verso quei disgraziati arrivano a tutti i limiti materni; con inezie magari, con<br />

piccoli doni, con tenui cortesie, accompagnate per altro con tanto spirito di letizia, che<br />

recano sempre il refrigerio di una carezza... E’ il discreto intermediario tra la cella del<br />

prigioniero e la famiglia che piange nel suo cordoglio, deserta spesso d’ogni sostegno<br />

virile. Quando può, supplisce con le sue povere braccia all’assenza di quelle che<br />

procacciavano il pane, o procura lavoro adatto alla sposa diventata come vedova, ai figli<br />

adolescenti. Al prigioniero porta notizie dei suoi cari, lo assicura che il sostentamento<br />

non manca, reca il foglietto furtivo con la breve parola di tenerezza, che fa risentire i<br />

vincoli con la famiglia, che impregna il ciglio di lacrime e stringe di commozione la<br />

gola soffocando, sia pure per pochi istanti, il ringhio del ribelle » (F. BEVILACQUA,<br />

Fioretti di P. Lino da Parma, Torino). Quando il p. Lino morì, i carcerati lo vollero con loro<br />

per l’ultima notte e lo accompagnarono fino all’esterno dell'edificio.<br />

Non soltanto i carcerati, ma tutti i traviati, i delinquenti e i galeotti sono stati<br />

oggetto di preoccupazione e particolare sollecitudine da parte dei Francescani.<br />

Quante anime serafiche, nel silenzio e nella solitudine dei loro chiostri, si sono<br />

offerte vittime espiatrici alla giustizia di Dio per la conversione di tutti i peccatori.<br />

La b. Filippa Mareri spargeva abbondanti lacrime, gemeva e pregava ai piedi del<br />

Crocifisso e del Tabernacolo per la conversione delle anime.<br />

S. Margherita da Cortona operò veri prodigi di conversione con le sue espiazioni,<br />

con le sue preghiere e con la sua parola. Non vi fu vizio che ella non combattesse,<br />

scandalo che non si sforzasse di far cessare, peccatore che non cercasse di convertire.<br />

S. Caterina da Bologna, divorata dalla sete ardente <strong>della</strong> salute dei peccatori, si<br />

martoriava con austeri digiuni e flagelli, innalzava a Dio ferventi preghiere e si offriva<br />

essa stessa vittima per loro all’eterna giustizia.<br />

E così di tante altre eroiche anime, che trascorrevano il giorno e la notte in ardenti<br />

suppliche per i peccatori, sottoponendosi ad incredibili austerità e penitenze, per<br />

strappare a Dio la loro conversione.<br />

Chi potrebbe poi enumerare le strepitose conversioni, operate dai Francescani nelle<br />

loro varie attività apostoliche, specialmente dal pulpito e dal confessionale?<br />

Quante pecorelle smarrite, quanti figliuoli prodighi sono stati ricondotti a Dio, quante<br />

anime abbrutite dal vizio sono state sollevate dal fango da un s. Antonio di Padova, da<br />

un s. Bernardino da Siena, da un s. Leonardo da Porto Maurizio. Nel secolo XX<br />

campeggiano le due gigantesche figure dei frati cappuccini ‘martiri del confessionale’:<br />

san Leopoldo Mandic (1866-1942) e san Pio da Pietrelcina (1887-1968). Questi<br />

umilissimi frati, senza muoversi per tutta una vita dal loro confessionale, hanno<br />

consolato, ridato la grazia di Dio e la dignità a centinaia di migliaia di persone<br />

provenienti da tutto il mondo. Lo stesso P. Pio ha voluto sollevare le tribolazioni di<br />

tante persone creando un duraturo ospedale “Casa di sollievo <strong>della</strong> sofferenza”.<br />

Per tutti vale l’esempio del loro serafico Padre, che, con la sua non comune<br />

mitezza, rese mansueto il lupo di Gubbio, simbolo di ogni ferocia e di ogni ribalderia e<br />

trasformò i briganti di Monte Casale.

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