Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM
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Oltre che la lebbra e la peste i Francescani sfidarono anche la febbre gialla, il vaiolo<br />
e il colera, che desolarono tutta quanta l’Europa, particolarmente nel secolo scorso. In<br />
tali epidemie che incutevano spavento e costernazione, essi diedero magnifici spettacoli<br />
di abnegazione e di eroismo per amore dei fratelli colpiti dal morbo micidiale, senza<br />
distinzione di fede e di razza. Il numero di questi eroi del francescanesimo, che si<br />
prodigarono nella cura di ogni infermità corporale, è noto soltanto a Dio. Ecco qui<br />
alcuni nomi tra i tanti.<br />
Anzitutto s. Francesco. Un giorno, cavalcando egli presso <strong>Assisi</strong>, incontrò un<br />
orribile lebbroso, e, sebbene provasse raccapriccio, balzò dal cavallo, lo baciò e gli<br />
diede una grossa somma di denaro. Da quel giorno i lebbrosi divennero i suoi prediletti:<br />
li andava a curare negli ospedali, guarendoli, qualche volta, miracolosamente.<br />
Dopo di lui i suoi figli hanno gareggiato nella cura dei lebbrosi e dei malati di ogni<br />
genere. Oggi nelle loro Missioni lavorano in decine di lebbrosari nell’assistenza di circa<br />
duemila lebbrosi. Curano e disinfettano le loro piaghe ributtanti, ne leniscono i dolori<br />
atroci e spesso sono caduti essi stessi vittime del male insidioso.<br />
S. Elisabetta d’Ungheria era solita lavare e medicare con le sue stesse mani le<br />
piaghe dei lebbrosi. Una volta coricò un lebbroso nel suo proprio letto. Vicino al suo<br />
castello di Warburg fece costruire un ospizio per gli ammalati, fornito di letti per<br />
riposarvi, di rimedi per curarsi, e di alimenti per nutrirsi secondo le loro necessità.<br />
Eresse altri due ospedali nella città di Eisenack. Visitava frequentemente gli ammalati<br />
ivi ricoverati; rifaceva loro il letto, li confortava, l’incoraggiava, curava e medicava le<br />
loro ferite con una tenerezza materna.<br />
Anche s. Ludovico, re di Francia, amava visitare tutti i giorni gli ammalati negli<br />
ospedali da lui stesso fondati. Prestava loro i più umili servizi, preparava la zuppa e<br />
gliela offriva in ginocchio, dava loro denaro, cibi e medicine in abbondanza. Trovandosi<br />
a Tunisi, in viaggio per la crociata di Terra Santa, scoppiò nell’armata la peste. Mentre<br />
assisteva e curava gli appestati, fu attaccato dall'epidemia e vi morì vittima di carità.<br />
La b. Cunegonda passò quasi tutta la vita negli ospedali, servendo gl’infermi,<br />
assistendo i moribondi, seppellendo i morti. S. Elisabetta di Portogallo era solita<br />
baciare le piaghe e le ulcere più schifose, guarendole miracolosamente. Per gli ammalati<br />
fece erigere un ospedale vicino al suo palazzo. Un ospedale per gli invalidi fu fatto<br />
sorgere da S. Margherita da Cortona, facendo essa stessa da infermiera. S. Rocco da<br />
Montpellier con supremo eroismo si prodigò nell’assistere gli appestati in vari ospedali<br />
d’Italia, finché, colpito egli stesso dal fatale flagello, fu costretto ad abbandonare<br />
l’ospedale di Piacenza, segregandosi in un bosco per non disturbare, con i suoi alti<br />
lamenti, gli altri ammalati.<br />
S. Bernardino da Siena, ancora secolare, si prodigava nell’assistenza agli ammalati<br />
nell’ospedale <strong>della</strong> Scala (Siena). Da religioso fondò vari ospedali e lazzaretti,<br />
moltiplicò le cure per gli ammalati, mettendo a repentaglio la propria vita. Uguale carità<br />
eroica si ammira nei suoi discepoli. Il b. Michele Carcano e il b. Bernardino da Feltre<br />
eressero diversi ospedali in Milano e a Como. Il famoso cronista dell’Ordine, Mariano<br />
da Firenze, perdette la vita nel 1527, mentre assisteva i colpiti dal flagello <strong>della</strong> peste. S.<br />
Francesco Solano contrasse questa paurosa e micidiale malattia, nell’assistere gli<br />
appestati. Il cardinale Ximenes eresse la compagnia delle opere di misericordia per<br />
soccorrere particolarmente gli ammalati. S. Giuseppe da Leonessa chiamava gli<br />
ospedali « casa di Dio ». Visitava quivi gli ammalati: li serviva amorosamente, li