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Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM

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l’istituzione delle Associazioni dei nobili e dei ricchi per raccogliere ed educare i<br />

fanciulli abbandonati.<br />

Fu così profonda la compassione di s. Francesca Romana verso i poverelli, che<br />

essa stessa arrivò a mendicare per loro viveri e vestiario con una carrettina. S. Diego<br />

d’Alcalà era tutto cuore per i poverelli: divideva con essi il suo cibo e questuava quanto<br />

loro abbisognava. Il Signore qualche volta, per ricompensare la sua straordinaria carità,<br />

gli moltiplicava il pane nelle mani a favore dei numerosissimi mendicanti che<br />

accorrevano al convento.<br />

S. Pietro Regalato più volte si privò dello stesso necessario per darlo ai poveri.<br />

Anche dopo morto, si levò dalla tomba per fare la carità ad un poverello. Costui s’era<br />

presentato alla porta del convento per avere la solita elemosina, ma essendo arrivato<br />

dopo la distribuzione, il portinaio non poté dargli nulla. Desolato, andò a lamentarsi alla<br />

tomba del Santo, il quale si alzò dal sepolcro, gli offrì un pane e si distese nuovamente<br />

con grande stupore del mendicante.<br />

Durante un assedio a Lucca, il b. Ercolano digiunò tre giorni, per non consumare le<br />

scarsissime provvisioni che dovevano servire per i combattenti. Il b. Angelo da<br />

Chivasso mendicava di porta in porta il pane per gli affamati.<br />

Nel secolo XVI la b. Ludovica Albertoni usava nascondere monete d’oro e<br />

d’argento nel pane che soleva distribuire ai poveri. Vendette tutti i suoi beni, si ridusse<br />

all’indigenza per soccorrere i poveri, durante una terribile carestia che desolò Roma e<br />

l’Italia.<br />

S. Benedetto Moro moltiplicò i pani sulla mensa dei suoi confratelli, per sopperire a<br />

quelli che egli aveva dispensato ai poveri.<br />

S. Pasquale Baylon, ad un confratello che lo aveva esortato a moderare la sua<br />

straordinaria carità verso i poveri, rispose: «Fratello, confidiamo in Dio, che non ci<br />

abbandonerà; per ogni morso di pane che avremo dato ai poveri, aprirà due porte, per le<br />

quali la carità verrà a provvedere ai nostri bisogni ».<br />

F. Pietro d’<strong>Assisi</strong> fondò a Venezia un grande Istituto degli Esposti per i fanciulli<br />

abbandonati. Era comunemente chiamato: «frate Pietro <strong>della</strong> Carità» per il suo grande<br />

amore e generosità per tutti i bisognosi. Giacomo da Molfetta fondò la Bottega di<br />

Cristo, dove si vendeva il pane a prezzo conveniente; Giuseppe da Ferno fondò a Pavia<br />

la Compagnia dei servi dei puttini, per istruire i fanciulli poveri; Bernardino da<br />

Colpetrazzo indusse i magistrati <strong>della</strong> sua città a fondare i Monti Frumentari.<br />

Nel Seicento fu singolare la carità del b. Bernardo da Offida. Mai mandò a mani<br />

vuote dal convento i poverelli. A chi si lamentava <strong>della</strong> sua liberalità, era solito ripetere:<br />

«Date, e vi sarà dato». Ed infatti le elemosine che venivano al convento erano di gran<br />

lunga superiori a quelle ch’egli distribuiva ai poveri.<br />

S. Giuseppe da Leonessa, anche quando usciva fuori di convento, era solito portare<br />

con sé pane e frutta per distribuirli ai poveri. «Voglio insegnarvi - diceva spesso - il<br />

segreto per rendere eterni i muri delle vostre case, fertili i vostri campi, sani i vostri<br />

figli, piene le vostre borse: fate la carità ai poveri ».<br />

Nel Settecento, tra quelli che maggiormente si distinsero nel soccorrere i poverelli,<br />

notiamo: s. Gian Giuseppe <strong>della</strong> Croce, s. Teofilo da Corte, il b. Tommaso da Cori, ecc.<br />

Il b. Ludovico da Casoria fu uno dei più grandi apostoli di carità dell’Ottocento.<br />

Istituì l’opera degli Accattoncelli per gli orfanelli e i figli <strong>della</strong> strada; aprì Istituti per<br />

sordomuti e ciechi, ospizi per vecchi, ricoveri per pescatori invalidi; aprì un ospizio

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