Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM
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Francesco avvicinava il Vangelo alla vita, Gesù alla coscienza dei suoi uditori.<br />
Per raggiungere questo scopo, si serve in principio dell’osservazione morale,<br />
diretta, quasi personale, che fruga la coscienza con il dialogo a tu per tu; poi, quando il<br />
pubblico cresce di numero o di qualità (si ricordino i discorsi al Papa e ai cardinali), si<br />
serve <strong>della</strong> forma aneddotica e parabolica, usata dal divino Maestro; finalmente usa<br />
qualunque cosa possa avvicinare l’attenzione: sia il linguaggio parlato nel paese, sia il<br />
gesto, la gioia, il pianto, il canto, sia anche la rappresentazione viva, come a Greccio.<br />
Il contenuto <strong>della</strong> sua predicazione è molto semplice; si attiene alle verità<br />
elementari: i Novissimi, il Vangelo. Non si cura dei ragionamenti sottili e dotti; non si<br />
prepara, e, quando si prepara, perde il filo; improvvisa come lo spirito gli detta dentro e<br />
come l’uditorio gli consiglia; nella sua improvvisazione è travolgente, ma non di quella<br />
foga torrentizia che solo sfiora le coscienze; al contrario, la sua parola penetra il cuore<br />
degli uomini, anche di quelli che, per una ragione o per un’altra, sono più sofistici, o più<br />
diffidenti, o più sordi; anche di quelli che rifiuterebbero la predicazione di un laico<br />
senza lettere; così commuove i professori di Bologna e i cardinali di Roma » (GEMELLI,<br />
o. c., p. 31-32).<br />
Il contenuto, quindi, <strong>della</strong> primitiva predicazione francescana, sull’esempio di s.<br />
Francesco, era piuttosto penitenziale: diretto, cioè, alla riforma dei costumi,<br />
all'osservanza dei Comandamenti di Dio.<br />
Il campo di apostolato dei primi Frati Minori era ristretto all’Umbria e all’Italia<br />
Centrale; si estese poi alle altre province italiane, seminando dappertutto copiosa<br />
benedizione.<br />
Tre tipi di predicazione (sec. XIII)<br />
Negli anni successivi, la predicazione francescana, pur conservando il suo carattere<br />
penitenziale, dal metodo omiletico passò a quello scientifico o scolastico, facendo largo<br />
uso <strong>della</strong> sacra Scrittura, dell’autorità dei Padri e Dottori <strong>della</strong> Chiesa.<br />
Nel Duecento troviamo così tre tipi di predicazione: quella popolare, quella colta e<br />
quella media.<br />
Oltre a s. Francesco, che può considerarsi il più grande predicatore popolare, le<br />
figure più rappresentative del secolo XIII sono: Bertoldo da Ratisbona, s. Antonio da<br />
Padova e s. Bonaventura.<br />
Bertoldo da Ratisbona (Germania) fu un oratore popolare impareggiabile. «Parlava,<br />
come vuole la Regola minoritica, dei vizi e delle virtù, <strong>della</strong> pena e <strong>della</strong> gloria »; ma,<br />
pur basandosi sulla scienza sacra, il suo discorso prendeva fatti, esempi, locuzioni dalla<br />
vita degli uditori, interpretava i loro bisogni, frugava il loro ambiente domestico e il loro<br />
lavoro, dava notizie igieniche, commerciali, geografiche, scientifiche; consigli utili alla<br />
salvezza eterna e al benessere temporale: era per loro quello che oggi è il libro e il<br />
giornale; rimproverava, motteggiava e passava dalla parola ai fatti, quando si trattava di<br />
aiutare un peccatore a cambiar vita, giacché è inutile il pentimento ove il pentito non<br />
possa uscire dall’ambiente vizioso. Ovunque andasse: in Svizzera, in Austria, in<br />
Ungheria, in Boemia, la folla accorreva a centinaia di migliaia.<br />
Bertoldo doveva predicare all’aperto, e non trattenersi molti giorni di seguito nella