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Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM

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Gloria <strong>della</strong> Sorbona, Dialettico invincibile dell’Immacolata, Ercole dei Papi, Teologo<br />

acutissimo, Lume ed ornamento <strong>della</strong> Scolastica sapienza, Insuperabile indagatore dello<br />

scibile umano ».<br />

L’opera sua più insigne, più conosciuta e più stimata è l’« Opus Oxoniense ». Le<br />

principali tesi da lui valorosamente sostenute e difese sono: il volontarismo, la<br />

redenzione previa di Maria; il primato di Cristo, il fine primario dell’Incarnazione.<br />

Col volontarismo egli afferma il primato <strong>della</strong> volontà sull’intelligenza. L’intelletto,<br />

la memoria, la volontà sono, è vero, coeve, coeguali e consustanziali; ma è la volontà<br />

che governa e dirige le altre facoltà. Con la tesi <strong>della</strong> redenzione previa di Maria, egli<br />

difese nell’Università di Parigi, di fronte a numerosi avversari, l’immacolato Concepimento<br />

<strong>della</strong> Vergine. Maria prevenuta dalla grazia del Redentore, fu esente dal peccato<br />

originale, fin dal primo istante <strong>della</strong> sua concezione, per un privilegio speciale di Dio.<br />

Col primato di Cristo egli pone l’Incarnazione del Verbo come decretata prima che<br />

esistessero tutte le creature dell’universo: prima quindi <strong>della</strong> caduta dell’uomo. Il<br />

Verbo, perciò, si sarebbe ugualmente incarnato, anche se Adamo non avesse peccato.<br />

« Dio prima ama se stesso; secondo, si ama in altri esseri, che lo ameranno<br />

liberamente e che parteciperanno all’amore che Egli si porta e che è beatitudine; terzo,<br />

vuole essere amato da un Essere estrinseco a sé, che possa amarlo supremamente;<br />

quarto, prevede l’unione ipostatica di questa natura umana che deve amarlo<br />

sommamente anche se l’uomo non peccasse, ossia prevede un Uomo capace di amarlo<br />

infinitamente come Egli ama se stesso, un Uomo che sia nello stesso tempo Dio: ecco il<br />

motivo primo dell’Incarnazione. Quindi la caduta di Adamo non occasionò il piano<br />

divino, ma fece sì che Gesù fosse Signore del mondo nel dolore prima che nella gloria.<br />

Duns Scoto considerava quasi un’offesa alla grandezza del Figlio di Dio l’opinione,<br />

comune fra i teologi, che l’Incarnazione avesse il suo primo motivo nella Redenzione;<br />

insufficiente motivo d’un prodigio stupendo! Già Roberto Grossatesta, Roggero<br />

Marston, Matteo d'Acquasparta, Guglielmo di Ware avevano meditato lo stesso<br />

problema, ma nessuno l’aveva formulato e risolto con tanta chiarezza » (GEMELLI, Il<br />

francescanesimo, p. 60).<br />

Numerosi furono i seguaci e i commentatori di Scoto: Francesco Mairone, detto il<br />

« Dottore illuminato ed acuto » per l’altezza del suo ingegno e la vastità <strong>della</strong> sua<br />

erudizione; Pietro Aureoli, « Dottor facondo ed elegante », celebre per la sua<br />

straordinaria facondia; Landolfo Caracciolo, « Dottore collettivo », perché seguì<br />

interamente la dottrina del suo Maestro; Giovanni da Ripatransone (Marche) «il Dottore<br />

difficile», che a trent’anni aveva già pubblicamente commentato le Sentenze; Giacomo<br />

d’Ascoli, « Dottor profondo », uno dei più celebri scotisti del Trecento; Nicola di Lira, «<br />

Dottor venerando », molto celebre per le sue opere scritturistiche. Tutti costoro ed altri<br />

insigni pensatori del Trecento furono uditori del b. Giovanni Duns Scoto, propagarono e<br />

difesero la sua dottrina, particolarmente la tesi mariana e quella sul motivo primario<br />

dell’Incarnazione.<br />

Nel Quattrocento una serafica figura s’impone: s. Bernardino da Siena, definito dal<br />

sommo pontefice, Pio XII: « Praeclarum franciscalis Familiae decus». Oltre che un<br />

ardente apostolo, fu anche un fecondo studioso, secondo lo spirito di san Francesco. Il<br />

Facchinetti afferma che s. Bernardino da Siena è « tra gli spiriti sinceramente religiosi<br />

del Quattrocento, uno dei più dotti anche di lettere antiche e profane, dei meno avversi<br />

ad una prudente conciliazione tra lo spirito cristiano e la cultura classica, improntata di

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