Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM
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La semplicità e la sapienza sono nate per stare assieme: sono virtù inseparabili. La<br />
semplicità deve essere sapiente, come la sapienza deve essere semplice: l’una senza<br />
l’altra distacca e allontana da Dio, porta all’eresia. Per questo i Francescani, pur nella<br />
loro semplicità, umiltà e povertà, non hanno mai, né potevano trascurare la vera scienza;<br />
anzi l’hanno sempre coltivata, onorata e venerata, seguendo l’insegnamento del loro<br />
Padre serafico che lasciò scritto nel suo testamento «Omnes theologos debemus<br />
onorare et venerare: dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi». Essi devono amare,<br />
patrocinare e coltivare la scienza, non per la scienza, che gonfia e non edifica; ma la<br />
scienza, che unita alla santa semplicità, eleva e trasforma spiritualmente ed è feconda di<br />
molto bene nell’apostolato. Così hanno studiato s. Antonio da Padova, Alessandro<br />
d’Ales, s. Bonaventura, il b. Giovanni Duns Scoto, Ruggero Bacone, s. Bernardino da<br />
Siena, s. Lorenzo da Brindisi, ecc.<br />
In genere, i Francescani si sono sempre distinti nella cultura; la loro Scuola è stata<br />
sempre fiorente, salvo qualche rara e breve pausa, dovuta ad abusi o a tristi vicende<br />
politiche. E non solo nel campo teologico e filosofico, ma anche nella poesia, nella<br />
letteratura, nella storia, nelle scienze e nelle arti troviamo grandi pionieri francescani,<br />
come Jacopone da Todi (poeta), Ruggero Bacone (scienziato), Giacomo da Torrita<br />
(mosaicista), Fortunato da Brescia (anatomista), padre Frediani (umanista), Mariano da<br />
Firenze e Luca Wadding (storiografi).<br />
Studi ed università francescane<br />
L’Ordine francescano, essendo eminentemente apostolico nelle forme più svariate,<br />
deve per necessità attendere agli studi: non si può convenientemente esercitare<br />
l’apostolato <strong>della</strong> predicazione e dell’insegnamento senza la scienza. Implicitamente s.<br />
Francesco richiede lo studio, quando comanda ai suoi frati predicatori nel capitolo IX<br />
<strong>della</strong> Regola, che i loro discorsi siano diligentemente preparati e quando prescrive che i<br />
chierici recitino il divino Ufficio secondo il rito <strong>della</strong> Chiesa romana. Per preparare<br />
diligentemente le prediche e recitare convenientemente l’Ufficio, è necessario l’uso dei<br />
libri: lo studio.<br />
Si trovano, è vero, in s. Francesco delle parole un po' dure e, alle volte, minacciose<br />
specialmente contro la casa di studio di Bologna, ma più che lo studio egli riprovava e<br />
stimmatizzava l’orgoglio, l’ampollosità <strong>della</strong> scienza in quanto in opposizione alla<br />
carità, alla semplicità e povertà evangelica. Richiesto un giorno, se i suoi frati potessero<br />
applicarsi allo studio <strong>della</strong> s. Scrittura, rispose: « A me piace tanto questo studio che<br />
fanno i miei frati; ma, sull’esempio di Gesù Cristo vi devono unire lo spirito <strong>della</strong> santa<br />
orazione. Studino i miei frati non solo per sapere, ma soprattutto per mettere in pratica<br />
quanto apprendono, e poi insegnino quanto essi hanno imparato e praticato » (FF 1188).<br />
Nominando s. Antonio di Padova lettore di teologia a Bologna, così gli scriveva: «<br />
Mi piace che tu insegni sacra Teologia ai frati, purché non si estingua né in te né negli<br />
altri lo spirito <strong>della</strong> santa orazione come è prescritto nella Regola» (FF 251-252).<br />
S. Francesco, quindi, favorì ed amò la scienza: egli stesso accolse nell’Ordine<br />
uomini dotti e letterati.<br />
Da principio l’attività culturale francescana è piuttosto semplice e pratica: diventa<br />
sempre più luminosa in seguito. Già prima di s. Bonaventura troviamo gli Studi bene