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Storia della Famiglia Francescana - Assisi OFM

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il mondo, vivendo unicamente di elemosina da povero mendicante.<br />

104<br />

Nei martiri<br />

Nel Cinquecento e nel Seicento, il Terz’Ordine fu imporporato del sangue di un<br />

glorioso drappello di Terziari giapponesi, martirizzati in due sanguinose persecuzioni.<br />

Nella prima, quella del 1597, furono crocifissi a Nagasaki, assieme a s. Pier Battista e<br />

ad altri cinque Frati Minori, diciassette Terziari, tra cui tre giovanetti di undici, di tredici<br />

e di quattordici anni. Si era tentato con minacce e con promesse di sedurli e farli<br />

apostatare; ma nessun tormento, nessuna minaccia e lusinga poté piegare la loro<br />

intrepida costanza. Quasi tutti erano stati catechisti, servi e collaboratori fedeli dei<br />

missionari; qualcuno, come s. Leone Garasuma, aveva fatto anche da interprete. S.<br />

Francesco di Meako, celebre medico, scrisse pure un libro sulla Dottrina cristiana ed<br />

ebbe una così spiccata e profonda venerazione verso i sacerdoti, da stendere al loro<br />

passaggio il suo mantello.<br />

Nella seconda persecuzione, dal 1617 al 1632, ricevettero la palma del martirio altri<br />

ventisette terziari. La b. Lucia Fleites fu arsa viva, gli altri decapitati. Furono numerose<br />

le vittime di questa feroce persecuzione; ma solo di duecentocinque si poterono<br />

raccogliere gli atti, tra cui quelli dei nostri ventisette terziari. Tutti quanti subirono il<br />

martirio con volto lieto e sereno, cantando il « Te Deum », il « Magnificat » e le Litanie.<br />

La b. Lucia Fleites, una vecchietta ottuagenaria, detta la « Madre dei Religiosi »,<br />

infondeva a tutti coraggio, precedendoli col suo abito di terziaria e col Crocifisso in<br />

mano.<br />

Quanta eroicità, poi, nel martirio del b. Luigi Baba! Il fuoco lo aveva sciolto dal<br />

patibolo, avendogli bruciato i legami. Era rimasto illeso; ma non si allontanò. Attraversò<br />

le fiamme divoratrici, andò a chiedere la benedizione al suo maestro, il p. Luigi Sotelo,<br />

e risalì, poi, con eroico coraggio sul suo rogo infocato, per essere anche lui incoronato<br />

<strong>della</strong> palma del martirio.<br />

L’8 settembre 1628, furono immolati altri terziari: Michele Jamada col proprio<br />

figlio Lorenzo; Luigi Nifaci coi suoi due figli, Francesco e Domenico; Giovanni<br />

Tomaki con i suoi quattro figliuoli dai sette ai sedici anni: Paolo e Tommaso, Michele e<br />

Domenico.<br />

In Cina, nella sanguinosa persecuzione scatenatasi all’alba del 1900, furono<br />

trucidati con i più orrendi ed inauditi tormenti più di trentamila cinesi, alla cui<br />

avanguardia stanno ventinove illustri vittime così distinte: otto Frati Minori (tre vescovi,<br />

quattro sacerdoti, un fratello laico), sette Francescane Missionarie di Maria, cinque<br />

seminaristi indigeni, nove domestici, anch’essi indigeni, che facevano da catechisti e da<br />

umili servitori ai missionari. Di questo glorioso manipolo, undici appartenevano al<br />

Terz’Ordine: i cinque Seminaristi e sei dei nove domestici.<br />

I cinque seminaristi (Giovanni Ciang, Patrizio Tong, Filippo Ciang, Giovanni<br />

Ciang e Giovanni Wang, detto il s. Luigi cinese per il suo angelico candore) andarono<br />

incontro alla morte giocando. « Pochi istanti prima dell’eccidio - attesta un padre cinese<br />

- essi erano lieti e non temevano nulla, continuando i loro passatempi in cortile ». Fu<br />

loro proposto ripetutamente di fuggire e mettersi in salvo, ma si rifiutarono. La stessa<br />

proposta era stata fatta ai domestici (Tommaso Sen, Simone Tang, Pietro U, Francesco<br />

Tciang, Mattia Fan e Pietro Tciang); ma preferirono anch’essi restare in carcere e

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