ALLE RADICI DEL VIGNETO FRIULI , fabbro, 1998 - Claudio Fabbro
ALLE RADICI DEL VIGNETO FRIULI , fabbro, 1998 - Claudio Fabbro ALLE RADICI DEL VIGNETO FRIULI , fabbro, 1998 - Claudio Fabbro
PREFAZIONE PARTE SECONDA “DELLE VITI E DEI VINI” L'impegno del mondo agricolo friulano (Enti, Istituzioni, Cooperative, privati) per la creazione ed il consolidamento di un sistema vivaistico viticolo postfillosserico forte e duraturo fu complementare a quello della ricerca nel settore vitivinicolo. Accanto ad una consolidata base "autoctona", che l'agronomo e l'enologo si avviavano progressivamente ad affinare nelle vigne e nelle cantine, cogliendone il meglio in termini di qualità, cresceva l'interesse per vitigni provenienti da altre regioni estere altamente vocate, austriache, tedesche e soprattutto francesi. Un lavoro davvero monumentale teso a rimettere ordine nelle vicende storiche (o più spesso leggendarie) del "Vigneto Friuli" "ante litteram" fu merito del Consorzio Provinciale tra i Produttori dell'Agricoltura-Sezione Viticoltura di Udine, che promosse l'"Atlante Ampelografico", stampato nel 1939 dalle Arti Grafiche di Pordenone. L'opera riuniva una serie di tavole a colori ( Tiburzio Donadon, n.d.r.) completate con eccezionale precisione dal dott. Guido Poggi, cui si deve la descrizione dei vitigni (e relative uve e vini) sotto il profilo storico, ampelografico, enologico e tecnico. Il prezioso lavoro venne presentato il 30 novembre 1939 dal prof. Giovanni Dalmasso, Direttore della Regia Stazione di Viticoltura e di Enologia di Conegliano Veneto (TV) che ne illustrò i contenuti in questi termini: "L'opera che vede ora la luce è stata a lungo meditata. Essa è frutto d'una fervida tenace passione per la viticoltura d'una delle più nobili terre d'Italia. Ciò è necessario dire subito perchè non possa essere giudicata quasi eccessiva l'audacia di coloro che fortemente vollero fare non solo un'arida ampelografia, ma vivificare il loro studio di tecnici riproducendo in tavole a colori gli acquarelli d'un geniale artista, che ritrasse dal vero le caratteristiche dei vitigni qui illustrati. E' questo un esempio veramente notevole di ampelografia regionale, che è da augurarsi trovi imitatori. Il merito dell'iniziativa spetta indiscutibilmente al Consorzio per la Viticoltura di Udine (prima della trasformazione in "Sezione del Consorzio Provinciale tra i Produttori dell'Agricoltura"), così valorosamente presieduto dal Comm. Giuseppe Morelli de Rossi, appassionato e competente proprietario viticoltore. Ma è il dott. Guido Poggi - che fin dal 1927 ha retto di fatto, se non di nome, il Consorzio stesso - che va in modo speciale il nostro compiacimento, per aver egli atteso, con la più intelligente scrupolosità, l'attuazione
del lavoro dal punto di vista ampelografico, indirizzandolo e assistendo anche l'opera del pittore. I 19 vitigni che figurano in quest'opera sono in parte vecchi, taluni vecchissimi vitigni friulani, di cui qualcuno ormai appartenente più alla storia della viticoltura prefillosserica che non alla nuova. Ma era bene che, in un'ampelografia provinciale come questa, essi non fossero dimenticati. Gli altri sono vitigni forestieri, introdotti più o meno recentemente nel Friuli. Per la maggior parte essi hanno dimostrato tali doti di adattamento all'ambiente e tali pregi nella loro produzione d'aver ormai conquistato un posto eminente nella viticoltura della provincia. Essi hanno perciò ben meritata la cittadinanza friulana, ed è più che giusto che essi figurino accanto a quelli indigeni. Auguriamo che quest'opera sia non solo di utilità per gli agricoltori del Friuli, guidandoli nella ricostruzione dei loro vigneti ma - ripetiamo - anche d'incitamento agli studiosi ed ai tecnici di altre nostre provincie. Da un complesso di lavori di questo genere potrebbe finalmente venire realizzata la tanto auspicata Ampelografia Generale Italiana ." (10) La seconda guerra mondiale prima e, successivamente, l'impegno prioritario teso a ripristinare un benessere materiale e spirituale devastati dalle tristi vicende frenarono alquanto sia la ricerca teorica che quella applicata in agricoltura ed, ovviamente, in vitivinicoltura. Conseguentemente anche la produzione pubblicistica visse un momento di stasi anche perchè, negli anni '50, il "Vigneto Friuli" procedeva confusamente alla ricerca di una propria identità. L'onda lunga delle distruzioni fillosseriche aveva riempito le cantine di vini di modesta qualità, poichè dominavano i cosiddetti "ibridi produttori diretti" successivamente messi al bando per legge. Nelle osterie era normale tagliare il prodotto autoctono, di scarsa gradazione, con vini meridionali molto alcoolici ed i termini "Puglia" e " Tajut" erano molto familiari. Le "OSMIZZE" carsiche ed ancor più le "FRASCHE" proponevano soprattutto vini rossi, al netto di una tecnologia che per anni latitò nelle nostre cantine di piccolo/medie dimensioni. Alla metà degli anni '60 il ritrovato generale benessere e l'applicazione della legge sulle D.O.C. (D.P.R. 930/63) segnarono la svolta decisiva, dando inizio - come ricorda il FILIPUTTI (7) - al cosiddetto "rinascimento". Il "COLLIO" colse per primo tali felici opportunità (la D.O.C. relativa risale al 24/5/1968) ed il territorio risentì delle iniziative consortili ( condotta enologica, promozione ecc.) di valorizzazione di un suggestivo territorio di frontiera che, quasi in contemporanea, l'"AGRITURIST" regionale contribuì a far conoscere con la "STRADA DEL VINO E DELLE CILIEGIE". Fino alla Prima Guerra mondiale il riferimento del cosiddetto "FRIULI AUSTRIACO" era rivolto all'Istituto di Klosterneuburg (Vienna) e le indicazioni del
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PREFAZIONE<br />
PARTE SECONDA<br />
“<strong>DEL</strong>LE VITI E DEI VINI”<br />
L'impegno del mondo agricolo friulano (Enti, Istituzioni, Cooperative,<br />
privati) per la creazione ed il consolidamento di un sistema vivaistico viticolo postfillosserico<br />
forte e duraturo fu complementare a quello della ricerca nel settore<br />
vitivinicolo. Accanto ad una consolidata base "autoctona", che l'agronomo e<br />
l'enologo si avviavano progressivamente ad affinare nelle vigne e nelle cantine,<br />
cogliendone il meglio in termini di qualità, cresceva l'interesse per vitigni provenienti<br />
da altre regioni estere altamente vocate, austriache, tedesche e soprattutto francesi.<br />
Un lavoro davvero monumentale teso a rimettere ordine nelle vicende<br />
storiche (o più spesso leggendarie) del "Vigneto Friuli" "ante litteram" fu merito del<br />
Consorzio Provinciale tra i Produttori dell'Agricoltura-Sezione Viticoltura di Udine,<br />
che promosse l'"Atlante Ampelografico", stampato nel 1939 dalle Arti Grafiche di<br />
Pordenone.<br />
L'opera riuniva una serie di tavole a colori ( Tiburzio Donadon, n.d.r.)<br />
completate con eccezionale precisione dal dott. Guido Poggi, cui si deve la<br />
descrizione dei vitigni (e relative uve e vini) sotto il profilo storico, ampelografico,<br />
enologico e tecnico.<br />
Il prezioso lavoro venne presentato il 30 novembre 1939 dal prof.<br />
Giovanni Dalmasso, Direttore della Regia Stazione di Viticoltura e di Enologia di<br />
Conegliano Veneto (TV) che ne illustrò i contenuti in questi termini:<br />
"L'opera che vede ora la luce è stata a lungo meditata. Essa è frutto<br />
d'una fervida tenace passione per la viticoltura d'una delle più nobili terre d'Italia.<br />
Ciò è necessario dire subito perchè non possa essere giudicata quasi eccessiva<br />
l'audacia di coloro che fortemente vollero fare non solo un'arida ampelografia, ma<br />
vivificare il loro studio di tecnici riproducendo in tavole a colori gli acquarelli d'un<br />
geniale artista, che ritrasse dal vero le caratteristiche dei vitigni qui illustrati.<br />
E' questo un esempio veramente notevole di ampelografia regionale, che<br />
è da augurarsi trovi imitatori. Il merito dell'iniziativa spetta indiscutibilmente al<br />
Consorzio per la Viticoltura di Udine (prima della trasformazione in "Sezione del<br />
Consorzio Provinciale tra i Produttori dell'Agricoltura"), così valorosamente<br />
presieduto dal Comm. Giuseppe Morelli de Rossi, appassionato e competente<br />
proprietario viticoltore. Ma è il dott. Guido Poggi - che fin dal 1927 ha retto di fatto,<br />
se non di nome, il Consorzio stesso - che va in modo speciale il nostro<br />
compiacimento, per aver egli atteso, con la più intelligente scrupolosità, l'attuazione