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ALLE RADICI DEL VIGNETO FRIULI , fabbro, 1998 - Claudio Fabbro

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dai primordi dell'infezione, non può cader dubbio che in quest'ultimi tre anni di<br />

accertata presenza del temuto nemico in questa provincia, preceduti da altrettanti<br />

almeno di suo pullulamento allo stato latente, la fillossera non si sia disseminata bene<br />

al di quà dei primitivi focolari, e che non abbia a trascorrere purtroppo gran tempo<br />

prima che le sue malefiche gesta ne disvelino la presenza in altre località lungo le<br />

arterie principali e le secondarie che da S. Croce di Vipacco menano nel capoluogo<br />

della provincia da una parte e nel Carso di Comen e Sesana dall'altra, esposto<br />

quest'ultimo altresì all'immediato contagio dei focolari d'infezione vecchi e nuovi<br />

esistenti nel territorio di Trieste e nella contigua provincia istriana. (33)<br />

Ora di fronte al pericolo imminente che minaccia di disseccare uno dei<br />

principali cespiti della nostra produzione agraria, il quale è poi l'unica fonte da cui<br />

traggono penosa sussistenza le laboriose genti che popolano la regione dei colli<br />

aprichi giacenti al piede delle Prealpi, dal Coglio a Vipacco, staremo noi colle mani<br />

alla cintola a contemplare la immancabile nostra rovina, per incuria o inettitudine a<br />

difenderci? Stimiamo, invece, sacro dovere di tutti i viticultori del Goriziano di<br />

accingersi fin d'ora con coraggio e perseveranza all'aspra lotta, attivando senza<br />

ritardo ogni escogitabile mezzo di difesa per scongiurare il temuto flagello e salvare<br />

la patria viticoltura da tanta irreparabile catastrofe.<br />

Svanita, in seguito a generali costanti insuccessi, pagati ovunque a carissimo<br />

prezzo, la fallace lusinga di poter distruggere completamente la fillossera col ferro,<br />

col fuoco e col veleno, si studiò dai viticoltori francesi, che ne furono le prime<br />

vittime e furono anche i primi ad accingersi alla difesa, se vi fosse modo di far<br />

convivere la vite col mortale nemico, e parecchi espedienti furono all'uopo<br />

immaginati e sperimentati con vario successo. Fra quelli che fecero la miglior prova<br />

e la cui efficacia, in certe determinate circostanze, è anche oggidì generalmente<br />

riconosciuta ed apprezzata, i soli meritevoli di speciale considerazione cono i<br />

seguenti:<br />

1.° i trattamenti, volgarmente detti, colturali, che consistono nell'impiego di piccole<br />

dosi di solfuro di carbonio o di solfocarbonato di potassa e che usati a tempo e luogo,<br />

ripetuti una volta almeno annualmente e sussidiati da generose e adatte concimazioni,<br />

valgono ad infrenare, fino ad un certo punto, la soverchia moltiplicazione della<br />

fillossera e permettono alla vite di ricostruire, almeno in parte, il suo sistema<br />

radicellare.<br />

2.° la sommersione invernale delle vigne, che fa perire gran numero di fillossere<br />

asfissiate, ma ne lascia anche di sopravviventi nelle bollicine d'aria imprigionate nel<br />

suolo che l'acqua non riesce ad espellerne completamente, e la quale inoltre non<br />

preserva, la vigna dalle reinvasioni estive ed autunnali.<br />

3.° il piantamento nelle sabbie fine pure e mobili, la cui immunità è condizionata<br />

alla predominanza dell'elemento siliceo, e esige non meno di 90 o 100 centimetri di<br />

spessore.<br />

4.° le viti americane resistenti.<br />

Senza dilungarci ad enumerare le condizioni di riuscita, i pregi e i difetti dei tre primi<br />

mezzi di difesa , ci limiteremo ad osservare che, considerati in rapporto alla loro<br />

adattabilità e convenienza alla provincia di Gorizia, la sola cui si riferisce il presente

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