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Senato della Repubblica –72–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
Il mio sogno di uomo del Sud – senza voler fare il verso a grandi
leader carismatici – è che vengano bandite le vecchie formule assistenziali,
sempre riproposte anche se camuffate, e che si operi per uno Stato
sociale efficiente e moderno, che ottimizzi l’impiego delle risorse materiali
ed umane e selezioni i campi di intervento per realizzare investimenti
proficui e capaci di rilanciare, magari nel giro di qualche anno, lo
sviluppo dell’area meridionale.
Del resto, non sono poi tanto distanti nel tempo le previsioni di intervento
di «Agenda 2000».
Ci avevano assicurato che le diverse ipotesi di intervento territoriale
sarebbero state parti di uno stesso progetto, funzionali ad un medesimo
obiettivo, che finalizzava 100.000 miliardi per il Mezzogiorno da
utilizzare nei prossimi sei anni.
Invece, sembra che dalle varie regioni provengano indicazioni del
tutto sommarie, spesso anche incompatibili tra loro, che individuano
aree di intervento senza collegarle ad una progettualità comune.
A mio avviso, il Governo dovrebbe, a questo punto, assumere un
ruolo deciso di indirizzo e di sintesi, per evitare di ripetere gli errori degli
interventi a pioggia. Anche perché potrebbe trattarsi, questa volta, di
una pioggia acida, visto che i rubinetti CE si chiuderanno, improrogabilmente,
il 2006.
È necessario discutere di tali argomenti non solo dalle colonne dei
giornali, a titolo informativo, o in qualche trasmissione televisiva, per richiamare
l’attenzione del pubblico con la solita tattica improduttiva e
sleale del «mordi e fuggi». Servono programmi chiari e definiti e realizzazioni
certe.
Le soluzioni populiste non risolvono nulla, anzi aggravano la situazione
perché rimandano il raggiungimento di risultati produttivi.
Il Meridione accusa stancamente i colpi di un’azione politica che lo
illude ad ogni tornata elettorale, promettendo il possibile e l’impossibile
pur di ottenere consensi e lo mortifica, subito dopo, abbandonandolo ad
un destino di assistenza – quando va bene – perché altrimenti è solo
emarginazione.
Questa volta si spera che nei collegati alla finanziaria si trovi il
modo di esaminare e di concordare meglio gli ambiti di intervento, seguendo
con un diverso impegno l’iter dei progetti e la loro realizzazione
definitiva.
Mi riferisco a provvedimenti che riguardano l’ambiente, il turismo,
i beni culturali, settori nei quali è possibili impiegare centinaia di disoccupati
e che nelle regioni del Sud restano ancora poco valorizzati.
Un riconoscimento positivo alla finanziaria 1999 va sicuramente alla
volontà espressa, in termini di contributi, di sostegno alle famiglie,
soprattutto a quelle meno abbienti: dalle 500.000 ad un milione l’anno
per rinvigorire l’istituzione più importante della nostra società, la famiglia
appunto, negli ultimi anni gravata da troppi oneri fiscali, e comunque
poco agevolata nella sua formazione.
Se anche il presidente Ciampi esprime preoccupazione per le culle
vuote, non scordiamo per quanti anni in Italia ci si è dimenticati dei costi
reali della famiglia, dall’abitazione del nucleo familiare, con mancan-