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Senato della Repubblica –66–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
per di più ancora prigionieri di pregiudizi contro la libertà effettiva di
scuola, contro una politica fiscale a misura di famiglia, contro la crescita
di una società civile capace di autonomia?
Cosa aspetta il presidente Cossiga a prendere atto che il suo progetto
di alleanza europea tra il centro e la sinistra è fallito non solo per
l’insipienza di quella parte di centro che ha scelto di confluire in un
unico partito ulivista, ma anche perché tale alleanza non trova più in sé
la forza di proporre un progetto valido per l’Italia degli anni a venire e
di perseguirlo?
Il problema, signora Presidente, è sì la finanziaria che esaminiamo,
ma più per quello che manca nei suoi presupposti che per quello che c’è
scritto. L’andamento della discussione in Commissione bilancio non ha
mostrato disponibilità a considerare proposte emendative di qualche peso;
si può sperare che ciò accada in Assemblea. Questa finanziaria deve
segnare un confine tra un progetto che si è concluso ed un altro, più difficile,
che deve iniziare. Purtroppo, manca ogni segnale positivo di questo
inizio. (Applausi dei senatori Lauro e Zanoletti).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lauro. Ne ha
facoltà.
LAURO. Signora Presidente, colleghe senatrici, colleghi senatori,
governare significa attuare provvedimenti concreti per raggiungere
obiettivi determinati e certi, mediante un uso razionale delle risorse ottenute
con il prelievo fiscale. Ebbene, in Italia la realtà economica è peggiore,
di gran lunga, di quella della media dei paesi dell’Unione europea
e, dalla disoccupazione all’inflazione, dalla competitività al gap infrastrutturale,
gli indicatori dimostrano le grandi difficoltà del sistema-paese
nel percorso di armonizzazione.
Ebbene, si ha il coraggio di dichiarare che cresciamo la metà di altri
paesi europei o, in proporzione ridicola, nei confronti degli Stati Uniti
e di altri paesi dell’Ovest e dell’Asia, si tenta di far passare per dati
positivi quelle stime che agli occhi degli studiosi di economia, ma anche
dell’imprenditore accorto, dell’operatore del mercato o del semplice cittadino,
sono segnali allarmanti di difficoltà, di involuzione, se non di
vero e proprio declino.
Non Silvio Berlusconi, ma Paolo Sylos Labini ha fatto chiarezza su
questo punto. Con la politica di sinistra l’Italia non cresce, e se lo fa,
ciò avviene in maniera tanto ridotta e percentualmente ristretta. Il Governo,
però, ci tranquillizza con un’equazione degna di un Esecutivo
magico e surreale. Il PIL si mantiene appena, ma l’occupazione cresce e
il ministro Salvi ci assicura che essa è migliorata, raccontandoci la vecchia
storia del pennuto: chi ne mangia uno intero e chi niente, ma statisticamente
ne hanno mangiato mezzo a testa, dimenticando però che nel
Mezzogiorno due giovani su tre sono alla ricerca di prima occupazione.
Il Governo, che con la finanziaria giunge al capolinea, è stato lo
specchio di un’alleanza elettorale composita, contraddittoria ed incapace
di promuovere ed attuare idee e programmi.