S E NA T O D EL L A R EP U B B LI C A - Senato.it
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Senato della Repubblica –60– XIII Legislatura 703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999 della persona, ma riteniamo che la vera libertà della scuola sia una meta, da perseguire, da conquistare dentro e fuori la scuola statale, con la forza delle idee e delle persone, con la qualità dei contenuti didattici e con la partecipazione attiva di tutti i soggetti, a partire dalle famiglie. Né statalismo, dunque, né liberismo scolastico, ma vera integrazione offrendo sì, pari opportunità, e cioè libertà, agli alunni delle scuole a gestione statale e non statale, preoccupandoci specialmente di chi non ha mezzi per esercitare davvero questa libertà. Riteniamo pertanto che il provvedimento sulla parità nei termini attuali sia soltanto un inizio e che qualche aspetto possa essere migliorato, ma in esso riconosciamo un grande passo innanzi sotto il profilo giuridico e un primo contributo alla sua attuazione economica. Non ci condizionano i pur necessari accordi di maggioranza. Riteniamo di assolvere al nostro compito di parlamentari di ispirazione cristiana che si fanno carico del bene comune. Altri parlamentari di ispirazione cristiana potranno comportarsi diversamente; noi rispettiamo le loro scelte, ma non possiamo che essere coerenti con il nostro modo di concepire la laicità cristiana anche nella politica. Se si trattasse di un vero problema di coscienza, non esiteremmo a scegliere in modo anche radicalmente diverso da taluni nostri alleati, come già abbiamo fatto in tema di bioetica. Un terzo elemento strategico nella finanziaria è quello della ricerca e dell’università. I fondi per la ricerca di base e applicata dovrebbero essere ben maggiori, ma è già presente un incremento e soprattutto il loro riordino consente una migliore utilizzazione degli stessi. Si intravede cioè una politica della ricerca, che può ben figurare nell’ambito dell’Unione europea. È da segnalare il sostegno tanto alla ricerca presso enti pubblici quanto presso quelli privati; questi ultimi dovrebbero tuttavia essere agevolati da una necessariamente diversa politica fiscale. L’importante è che si stanno realizzando assegni di ricerca a giovani studiosi, istituendo un collegamento fruttuoso tra ricerca e università, e favorendo il rinnovamento del settore. L’università, come è noto, sta attraversando anch’essa un periodo di rapido mutamento con l’autonomia, con i provvedimenti sul personale docente, con l’istituzione del sistema di valutazione (che è un punto qualificante), con gli incentivi alla didattica, con un migliore diritto allo studio. Soprattutto, è in cantiere la riforma complessiva degli studi e quella correlata dello stato giuridico dei docenti. Qui si sta cambiando davvero non solo il modo di studiare, ma anche il mondo delle professioni, ovvero vi è un cambiamento reciproco. Occorreranno investimenti maggiori, ma soprattutto dovranno mobilitarsi docenti, studenti, professionisti: tutti coloro che operano nell’università e fuori, in rapporto alla ricerca e all’attività lavorativa connesse con l’università. Se posso perorare una causa, questa è un ampliamento delle risorse per la ricerca e l’università. Non dobbiamo avere timore: è un mutuo che si rivaluta. Lasciamo da parte le baruffe accademiche, le istanze corporative, gli interessi esterni, le paure: lasciamole a quelli che hanno timore di ricominciare. Noi vogliamo realizzare un programma che non è solo per l’oggi.
Senato della Repubblica –61– XIII Legislatura 703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999 Un quarto riflesso positivo della finanziaria è quello relativo ai beni culturali. Finalmente le speranze di chi aveva iniziato molti anni or sono la politica dei beni culturali, chiedendo anche l’istituzione di un apposito Ministero, cominciano a tradursi in realtà. Un nuovo assetto ministeriale (il Ministero per i beni e le attività culturali) e un testo unico delle leggi in materia già esaminato dal Senato costituiscono l’intelaiatura normativa di un’azione ormai in corso, che produce i primi risultati tangibili. Lo stanziamento per il settore è più consistente e si è avvalso delle maggiori straordinarie entrate di quest’anno: restauri di opere d’arte, apertura protratta dei musei, impiego di personale spesso giovane, sono alcuni dei dati oggi sotto gli occhi di tutti. Ma la cosa più importante è la scelta politica che vede nei beni culturali una duplice essenziale funzione: rafforzamento delle basi culturali del nostro paese, con ampi riflessi in ambito formativo, e messa in circolazione di possibilità di lavoro e di utilizzo economico dell’immenso patrimonio nazionale. Credo sia da apprezzare anche un aspetto che non può comparire in bilancio: la promozione e il riordino di attività culturali di grande rilievo, tra le quali quelle musicali, teatrali e sportive; tutti beni culturali immateriali. Tutto bene, dunque, in questa finanziaria? No, certo, ma siamo di fronte ad un importante mutamento di metodo e di indirizzo, nonché ad una incipiente risalita dalle strettezze economiche del recente passato. Solleviamo dunque lo sguardo dalle cifre e valutiamole in senso generale. Non c’è ancora il progetto che noi auspichiamo, ma le premesse sì. Tocca alla maggioranza e al Governo ora dare un colpo d’ala alla loro politica. Noi auspichiamo che i provvedimenti collegati ordinamentali successivi alla finanziaria – non so se si chiamino in questo modo – non ritornino ai criteri del precedente antico collegato, con i mille accaparramenti di particelle del bilancio, ma siano davvero proposte di ampio respiro. Per questo indirizzo e per questo progetto, i Popolari saranno presenti. (Applausi dai Gruppi Partito Popolare Italiano e Democratici di Sinistra-L’Ulivo. Congratulazioni). PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gubert. Ne ha facoltà. GUBERT. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, come nelle scorse finanziarie, si registrano anche quest’anno rilevanti scarti rispetto alle previsioni dell’anno precedente; scarti non certo riconducibili all’errore probabilistico che sempre accompagna le previsioni in campo economico-sociale, bensì scarti sistematicamente nella direzione di una sovrastima della dinamica di crescita del prodotto interno lordo, dell’efficacia delle misure di risparmio o di alienazione dei cespiti e di sottostima delle spese correnti. Quest’anno abbiamo, inoltre, assistito ad un aumento imprevisto di entrate fiscali, la cui origine è tutt’altro che certa, e che per un anno, almeno in parte, ha posto carichi evitabili su un’economia già affaticata.
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703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999<br />
Un quarto riflesso pos<strong>it</strong>ivo della finanziaria è quello relativo ai beni<br />
culturali. Finalmente le speranze di chi aveva iniziato molti anni or<br />
sono la pol<strong>it</strong>ica dei beni culturali, chiedendo anche l’ist<strong>it</strong>uzione di un<br />
appos<strong>it</strong>o Ministero, cominciano a tradursi in realtà. Un nuovo assetto<br />
ministeriale (il Ministero per i beni e le attiv<strong>it</strong>à culturali) e un testo unico<br />
delle leggi in materia già esaminato dal <strong>Senato</strong> cost<strong>it</strong>uiscono l’intelaiatura<br />
normativa di un’azione ormai in corso, che produce i primi risultati<br />
tangibili.<br />
Lo stanziamento per il settore è più consistente e si è avvalso delle<br />
maggiori straordinarie entrate di quest’anno: restauri di opere d’arte,<br />
apertura protratta dei musei, impiego di personale spesso giovane, sono<br />
alcuni dei dati oggi sotto gli occhi di tutti. Ma la cosa più importante è<br />
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rafforzamento delle basi culturali del nostro paese, con ampi riflessi<br />
in amb<strong>it</strong>o formativo, e messa in circolazione di possibil<strong>it</strong>à di lavoro<br />
e di utilizzo economico dell’immenso patrimonio nazionale. Credo<br />
sia da apprezzare anche un aspetto che non può comparire in bilancio:<br />
la promozione e il riordino di attiv<strong>it</strong>à culturali di grande rilievo, tra le<br />
quali quelle musicali, teatrali e sportive; tutti beni culturali immateriali.<br />
Tutto bene, dunque, in questa finanziaria? No, certo, ma siamo di<br />
fronte ad un importante mutamento di metodo e di indirizzo, nonché ad<br />
una incipiente risal<strong>it</strong>a dalle strettezze economiche del recente passato.<br />
Solleviamo dunque lo sguardo dalle cifre e valutiamole in senso generale.<br />
Non c’è ancora il progetto che noi auspichiamo, ma le premesse sì.<br />
Tocca alla maggioranza e al Governo ora dare un colpo d’ala alla loro<br />
pol<strong>it</strong>ica. Noi auspichiamo che i provvedimenti collegati ordinamentali<br />
successivi alla finanziaria – non so se si chiamino in questo modo – non<br />
r<strong>it</strong>ornino ai cr<strong>it</strong>eri del precedente antico collegato, con i mille accaparramenti<br />
di particelle del bilancio, ma siano davvero proposte di ampio<br />
respiro.<br />
Per questo indirizzo e per questo progetto, i Popolari saranno presenti.<br />
(Applausi dai Gruppi Part<strong>it</strong>o Popolare Italiano e Democratici di<br />
Sinistra-L’Ulivo. Congratulazioni).<br />
PRESIDENTE. È iscr<strong>it</strong>to a parlare il senatore Gubert. Ne ha<br />
facoltà.<br />
GUBERT. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti<br />
del Governo, come nelle scorse finanziarie, si registrano anche<br />
quest’anno rilevanti scarti rispetto alle previsioni dell’anno precedente;<br />
scarti non certo riconducibili all’errore probabilistico che sempre accompagna<br />
le previsioni in campo economico-sociale, bensì scarti sistematicamente<br />
nella direzione di una sovrastima della dinamica di cresc<strong>it</strong>a del<br />
prodotto interno lordo, dell’efficacia delle misure di risparmio o di alienazione<br />
dei cesp<strong>it</strong>i e di sottostima delle spese correnti. Quest’anno abbiamo,<br />
inoltre, assist<strong>it</strong>o ad un aumento imprevisto di entrate fiscali, la<br />
cui origine è tutt’altro che certa, e che per un anno, almeno in parte, ha<br />
posto carichi ev<strong>it</strong>abili su un’economia già affaticata.