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Senato della Repubblica –46–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
vedimenti che affidano le linee secondarie alle regioni che, sicuramente,
mostri di efficienza e di capacità non sono.
Siamo anche di fronte ad un’ennesima truffa per quanto riguarda le
Ferrovie: da un lato l’azienda chiede l’aumento delle tariffe, dando i
servizi che dà, e dall’altro lato il Governo, temendo che anche questo
aumento delle tariffe incida sul lievitare dell’inflazione prevede sconti
sulle tasse governative relative alle tariffe stesse. Quindi con una mano
si prende e con l’altra si dà, ma naturalmente, come al solito, paga il
cittadino ed abbiamo delle Ferrovie che forniscono i servizi che
conosciamo.
Come si fa a tenere sotto controllo l’inflazione, a governare il paese
quando nei trasporti c’è l’inefficienza, quando le Ferrovie dello Stato
che dovrebbero essere privilegiate rispetto ad altri sistemi di trasporto
sono al livello di chiusura? Lo ha detto, ripeto, il presidente Demattè
che se le Ferrovie funzionano in questo modo tanto vale chiuderle e
portare i libri contabili in tribunale come avrebbe fatto una qualunque
azienda privata.
Come Gruppo di Alleanza Nazionale abbiamo espresso, nelle Commissioni,
un parere favorevole al piano aziendale industriale di Alitalia.
Io credo tuttavia che non ci si possa basare esclusivamente sull’ Alitalia:
come fa il servizio aereo italiano a funzionare nel momento in cui
un piano industriale, pur apprezzabile e condivisibile, si scontra da un
lato con l’inefficienza delle società aeroportuali e dall’altro con l’inefficienza
di un grande carrozzone che si chiama ENAV e che dovrebbe essere
addetto al controllo dei voli? L’ENAV ha un numero di dipendenti
amministrativi pari a quello dei controllori di volo per cui è stato istituito,
lo stesso numero e non di più. Come si fa a far funzionare un paese
quando si è in queste condizioni?
Cosa dire poi dei porti? I porti dovrebbero essere una grande occasione
di sviluppo. Ricordo gli anni in cui si parlava, per i porti, della
sfida del 2000. Oggi il 2000 è arrivato, è alle porte, fra meno di due
mesi saremo nel 2000 ma i porti italiani stanno pagando ancora oggi la
concorrenza dei porti europei, eppure siamo nell’Unione europea. Nel
1994 abbiamo fatto una riforma, brutta finché si vuole, ma era una riforma
dei porti. Oggi si sta tornando indietro, ad una controriforma della
riforma, nel tentativo di ridurre la privatizzazione dei porti, per cercare
di ricostruire vecchie nicchie che esistevano prima e che privilegiavano
qualcuno all’interno della portualità italiana, con questo pagando
inefficienza e improduttività dei porti italiani.
Mi chiedo veramente come si fa a tenere sotto controllo un paese
con questo tipo di finanziaria, con questo tipo di interventi economici.
In apertura del mio intervento dicevo che, ben che vada, questa finanziaria
sarà sostanzialmente inutile. Temo purtroppo di avere ragione dicendo
che, ancora una volta, questa sarà una finanziaria dannosa non
tanto per il Governo D’Alema ma soprattutto per gli italiani. (Applausi
dal Gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caddeo. Ne ha
facoltà.