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Senato della Repubblica –32–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
Tuttavia, le condizioni dell’economia italiana non consentono, in
questo momento, battute ironiche, anzi rendono necessario un confronto
serrato, anche aspro, con il Governo. Noi riteniamo infatti che un’alternativa
alla manovra economica del Governo sia assolutamente necessaria
e indifferibile, come confermano, ogni giorno, i segnali effettivi
dell’economia e gli indicatori economici più importanti.
Potremmo sembrare stucchevoli, ma purtroppo il problema non si
risolve: questa manovra finanziaria non riesce a dare risposta ai problemi
effettivi che l’economia italiana continua a manifestare, al di là degli
annunci giornalieri riportati nei titoli di qualche giornale e ripresi da ricerche
di alcuni uffici studi che notoriamente tendono a dar credito a
quanto dice il Governo. Non appena sono pubblicate sui giornali, magari
nascoste in qualche pagina interna, le ricerche di istituti di natura
obiettiva o, ancora più, di istituti deputati istituzionalmente ad adempiere
a tale compito, emergono, in tutta evidenza, la natura strutturale dei
problemi che ha di fronte l’economia italiana e l’assoluta inadeguatezza
e insufficienza della politica economica del Governo rispetto alle problematiche
che ho testé richiamato.
Sarebbe interessante valutare, comparto per comparto, cosa in
realtà riesce a realizzare, la produzione normativa di questi anni, di questi
mesi, in che modo essa riesce ad incidere. Non è questa la sede e
quindi ci limiteremo ad osservare alcuni indicatori generali che tuttavia
mi paiono assolutamente importanti.
È da tempo che denunziamo – dato che ora emerge con nettezza –
come la deludente crescita del prodotto interno lordo italiano stia ormai
profondamente, in radice, deteriorando l’economia italiana. La nostra
crescita è ormai largamente inferiore a quella di tutti gli altri paesi europei,
per non parlare degli Stati Uniti. Alla modestissima crescita del
prodotto interno lordo si accompagna una riduzione dell’occupazione. Ci
si aggrappa al dato congiunturale di un numero che normalmente è
quello dei prefissi telefonici non già del Sud (come è noto questi ultimi
sono lo 08 e lo 09) bensì del Nord, cioè lo 0,2, lo 0,3, lo 0,4 per cento.
In qualche modo si cerca sollievo in questi indicatori di natura non congiunturale,
addirittura di brevissimo periodo, ma la verità è che nel lungo
periodo l’occupazione in Italia va decrescendo anche in rapporto agli
andamenti di quei paesi che hanno problemi analoghi ai nostri.
Le esportazioni diminuiscono; le nostre aziende non riescono più a
produrre e vendere merci che soddisfino il mercato europeo, il mercato
comune e più ancora quello internazionale. D’altra parte diminuiscono
in maniera sensibile gli investimenti diretti esteri nel nostro Paese che in
questo campo sono al di sotto di tutti i livelli del passato: gli investimenti
esteri in Italia rappresentano ormai un terzo, un quarto, di quelli
che si registrano nei paesi nostri concorrenti; in Italia viene attratta una
quota irrilevante di investimenti diretti esteri, pari cioè allo 0,1 per cento
del prodotto interno lordo.
Certo, qualche risultato è stato raggiunto sulla convergenza dei tassi
di interesse, su questo non vi sono dubbi. Naturalmente molto dipende
dalla congiuntura internazionale, tuttavia vi è indubbiamente anche
un elemento di politica economica nazionale. È certo però che la ridu-