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Senato della Repubblica –26– XIII Legislatura 703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999 lo sviluppo della nostra economia e che appesantisce in maniera determinante il nostro sistema previdenziale. Ma, soprattutto, poteva essere prevista una generale riduzione delle aliquote d’imposta sui redditi delle persone fisiche, a partire dall’aliquota minore fino a quelle medio-alte (cioè quelle dal 18,5 per cento al 40,5 per cento). Intanto, però, in Parlamento vengono portati avanti altri provvedimenti, che stranamente vanno in direzione completamente opposta a quella auspicata negli «annunci» fatti al paese dai massimi esponenti del Governo. Il ministro del lavoro Salvi ha dissotterrato l’ascia di guerra, cioè la legge delle 35 ore, ed ha cominciato a brandirla minaccioso (anche se ultimamente è apparso meno convinto), forse più che altro per intimidire la Confindustria e ridurla a miti consigli, dato che è lecito dubitare che egli creda veramente di poter trovare su questo argomento una maggioranza che lo sostenga. D’altro canto, continua a procedere in Parlamento, anche se con un recente intoppo, la legge che estende le rappresentanze sindacali alle imprese con meno di quindici addetti, provvedimento di dubbia opportunità, almeno in questo momento, che non va certo nella direzione di rispondere alle attese degli imprenditori, coloro che, secondo il Governo, dovrebbero avere coraggio ed investire, coloro quindi che, per farlo, si aspetterebbero di essere aiutati dallo Stato a rendere le loro imprese più agili, meno legate a vincoli burocratici, in sostanza più efficienti. Tuttavia come ha detto il presidente del Consiglio D’Alema, accompagnato dal coro dei media in una generale esaltazione della «finanziaria leggera», «per lo sviluppo», non ci sono neppure, per la prima volta nel decennio, nuove tasse; anzi, si sostiene che esse diminuiranno. In realtà, a nostro avviso, anche in materia fiscale il paese sta per perdere nuovamente una grande occasione. Questa finanziaria si presenta come un provvedimento modesto, che potrà servire a tenere il paese in ordine con i conti europei, in equilibrio forse con i parametri di Maastricht, magari ancora una volta benignamente corretti, ma non consentirà alla nostra economia di crescere in linea con le tendenze del resto d’Europa. Si tratta di una finanziaria che ci condanna, per altri anni, ad essere il fanalino di coda dello sviluppo europeo. Sappiamo già che nel 1999 la pressione fiscale è in aumento, in palese contraddizione con quanto promesso nella finanziaria dello scorso anno. Abbiamo il timore, fondato sulle pregresse fallimentari previsioni governative, che nel prossimo anno l’annunciata restituzione del maltolto non sarà sufficiente a far regredire la pressione fiscale, neppure nella modesta misura prevista dal Governo. Abbiamo il timore che siano fondate sui sogni le previsioni governative di un roseo futuro per il medio termine dell’economia italiana, talché il tasso di crescita dovrebbe raddoppiare rispetto a quello realizzato negli ultimi sette anni, i tassi di interesse dovrebbero restare bassi, malgrado le forti tensioni sul mercato dei capitali americano e le prospettive di aumento da parte della Banca centrale europea, mentre l’in-

Senato della Repubblica –27– XIII Legislatura 703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999 flazione, d’altro canto, dovrebbe restare contenuta miracolosamente se, come sembra, i prezzi del petrolio sono destinati ad aumentare fino al 2001. Tutti i sogni, onorevoli colleghi, e per questi motivi annuncio fin d’ora che il Gruppo dei senatori di Alleanza Nazionale, convinto che la finanziaria presentata dal Governo non sarà in grado di rispondere alle aspettative del paese, esprimerà un voto fortemente contrario. (Applausi dal Gruppo Alleanza Nazionale. Congratulazioni). PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bergonzi. Ne ha facoltà. BERGONZI. Signor Presidente, colleghi senatori, per chi come me vuole affrontare nel corso di questo dibattito un tema specifico come quello della scuola, il problema del finanziamento alla scuola privata diventa un argomento quasi obbligato per due ragioni. In primo luogo, perchè esso ha nuovamente assunto, in questi giorni, una valenza di primo piano nel dibattito politico con la richiesta, avanzata e reiterata in modo clamoroso dalle gerarchie ecclesiastiche, di finanziamento alla scuola privata. In secondo luogo, perchè a me sembra che oggi il tema del finanziamento alla scuola privata venga usato dal centro-destra per proporre un modello di scuola privatistico che escluda la centralità della scuola pubblica. Su questo secondo aspetto vorrei soffermare in modo particolare la mia attenzione. La linea politica espressa nella finanziaria, che pure prevede stanziamenti per l’attuazione della legge di parità nel pieno rispetto del dettato costituzionale, compie una scelta precisa nella direzione del rafforzamento della riforma e della riqualificazione della scuola pubblica. Infatti, nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione per l’anno 2000 la spesa complessiva, in valore assoluto, si incrementa in conto competenza di oltre 3.000 miliardi, finalizzati all’applicazione dei contratti del personale, all’attuazione dell’autonomia scolastica e dell’elevamento dell’obbligo scolastico: un investimento deciso per la riforma della scuola pubblica, un progetto opposto rispetto a quello del centro-destra. Signor Presidente, colleghi senatori, la proposta del centro-destra sulla parità scolastica, sottoscritta unitariamente da tutte le forze del Polo, è stata presentata con molta chiarezza nel luglio scorso in quest’Aula, è stata discussa e bocciata, e con essa è stato bocciato il progetto, a mio avviso controriformatore, della scuola che essa delineava. In tale proposta – mi permetto di ricordarlo brevemente – si prevedeva che, nel volgere di qualche anno, venisse attribuito ad ogni alunno frequentante la scuola privata un buono scuola equivalente al costo per alunno del corrispondente ordine di scuola pubblica: dai 5 agli 8 milioni annui per alunno potevano essere girati alla scuola privata di competenza, alcune migliaia di miliardi annui potevano essere sottratte alla scuola pubblica ed essere destinate alla scuola privata. La scelta politica del centro-destra non è dunque quella di investire per la riforma della scuola, ma di distogliere fondi dalla scuola pubblica per destinarli alla scuola privata.

<strong>Senato</strong> della Repubblica –26–<br />

XIII Legislatura<br />

703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999<br />

lo sviluppo della nostra economia e che appesantisce in maniera determinante<br />

il nostro sistema previdenziale.<br />

Ma, soprattutto, poteva essere prevista una generale riduzione delle<br />

aliquote d’imposta sui redd<strong>it</strong>i delle persone fisiche, a partire dall’aliquota<br />

minore fino a quelle medio-alte (cioè quelle dal 18,5 per cento al<br />

40,5 per cento).<br />

Intanto, però, in Parlamento vengono portati avanti altri provvedimenti,<br />

che stranamente vanno in direzione completamente opposta a<br />

quella auspicata negli «annunci» fatti al paese dai massimi esponenti del<br />

Governo.<br />

Il ministro del lavoro Salvi ha dissotterrato l’ascia di guerra, cioè la<br />

legge delle 35 ore, ed ha cominciato a brandirla minaccioso (anche se<br />

ultimamente è apparso meno convinto), forse più che altro per intimidire<br />

la Confindustria e ridurla a m<strong>it</strong>i consigli, dato che è lec<strong>it</strong>o dub<strong>it</strong>are che<br />

egli creda veramente di poter trovare su questo argomento una maggioranza<br />

che lo sostenga.<br />

D’altro canto, continua a procedere in Parlamento, anche se con un<br />

recente intoppo, la legge che estende le rappresentanze sindacali alle imprese<br />

con meno di quindici addetti, provvedimento di dubbia opportun<strong>it</strong>à,<br />

almeno in questo momento, che non va certo nella direzione di rispondere<br />

alle attese degli imprend<strong>it</strong>ori, coloro che, secondo il Governo,<br />

dovrebbero avere coraggio ed investire, coloro quindi che, per farlo, si<br />

aspetterebbero di essere aiutati dallo Stato a rendere le loro imprese più<br />

agili, meno legate a vincoli burocratici, in sostanza più efficienti.<br />

Tuttavia come ha detto il presidente del Consiglio D’Alema, accompagnato<br />

dal coro dei media in una generale esaltazione della «finanziaria<br />

leggera», «per lo sviluppo», non ci sono neppure, per la prima<br />

volta nel decennio, nuove tasse; anzi, si sostiene che esse diminuiranno.<br />

In realtà, a nostro avviso, anche in materia fiscale il paese sta per perdere<br />

nuovamente una grande occasione.<br />

Questa finanziaria si presenta come un provvedimento modesto,<br />

che potrà servire a tenere il paese in ordine con i conti europei, in equilibrio<br />

forse con i parametri di Maastricht, magari ancora una volta benignamente<br />

corretti, ma non consentirà alla nostra economia di crescere in<br />

linea con le tendenze del resto d’Europa. Si tratta di una finanziaria che<br />

ci condanna, per altri anni, ad essere il fanalino di coda dello sviluppo<br />

europeo.<br />

Sappiamo già che nel 1999 la pressione fiscale è in aumento, in palese<br />

contraddizione con quanto promesso nella finanziaria dello scorso<br />

anno. Abbiamo il timore, fondato sulle pregresse fallimentari previsioni<br />

governative, che nel prossimo anno l’annunciata rest<strong>it</strong>uzione del maltolto<br />

non sarà sufficiente a far regredire la pressione fiscale, neppure nella<br />

modesta misura prevista dal Governo.<br />

Abbiamo il timore che siano fondate sui sogni le previsioni governative<br />

di un roseo futuro per il medio termine dell’economia <strong>it</strong>aliana,<br />

talché il tasso di cresc<strong>it</strong>a dovrebbe raddoppiare rispetto a quello realizzato<br />

negli ultimi sette anni, i tassi di interesse dovrebbero restare bassi,<br />

malgrado le forti tensioni sul mercato dei cap<strong>it</strong>ali americano e le prospettive<br />

di aumento da parte della Banca centrale europea, mentre l’in-

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