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Senato della Repubblica –20–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
quasi risibile, come derisa è da molti e come di basso valore è giudicata
a livello internazionale.
È quindi particolarmente allarmante che ad un aumento di spesa in
termini assoluti ed ancora di più in termini percentuali si accompagni un
risultato negativo nell’efficienza della produzione di buona giustizia e
che il bilancio tra costi e servizio reso ai cittadini sia sempre più deficitario,
al punto che lo stesso ministro Diliberto, ancor prima di andare
all’aeroporto ad aspettare la Baraldini, aveva espresso l’opinione che la
giustizia fosse al collasso.
Si prova sconforto se, ad esempio, pensando alla giustizia civile, si
fa il conto di quanto costa una causa per le sole spese fiscali e di registro
e di quanto vi siano lunghezze di tempi, che vanno al di là di ogni
ragionevole sopportazione, per avere sentenze e, ancor più, concrete esecuzioni
delle sentenze stesse.
Lo sconforto può essere ancora maggiore se, pensando al campo
penale, si guarda dalla parte delle vittime dei crimini che, oltre ai danni
di essere parti lese, il più delle volte non risarcite, subiscono sovente
anche la beffa di vedere impuniti i colpevoli.
Potrei proseguire così con infiniti esempi di mala giustizia. La causa:
oltre alla tradizionale, cattiva gestione burocratica delle risorse umane
e materiali, ciò è dovuto soprattutto alle riforme apportate, negli ultimi
dieci anni, al complesso sistema normativo, sostanziale e processuale
dell’ordinamento giudiziario.
Ma la cosa più grave in assoluto, alla luce della mia diretta esperienza
di sette anni nella Commissione giustizia del Senato, è che le
persone che più hanno peso ed influenza nelle decisioni legislative si rifiutano
di analizzare, con obiettività, le cause vere del degrado ed hanno
la pretesa di attribuire ad esse un nesso causale incoerente con fatti e
norme prodromici della attuale insostenibile situazione.
Anzi, sovente si ha l’impressione che alcune interpretazioni aberranti
dei fatti e delle norme siano mostruosamente studiate ad arte per
proporre altrettanto improbabili rimedi, graditi certamente a qualcuno,
ma che visibilmente porteranno effetti sempre più sbilancianti nel rapporto
costo-beneficio e tempestività-efficacia della giustizia, essendo in
contrasto con le regole del comune buon senso e della comune
morale.
Mi si consenta ancora, a proposito delle cause del degrado della
giustizia, di esprimere la mia opinione, certamente minoritaria in Parlamento,
ma talvolta apprezzata fuori dal Palazzo. Fino all’inizio degli anni
Ottanta, a parte le Brigate rosse che sequestravano ed ammazzavano i
giudici, l’apparato giudiziario, civile e penale in un quadro normativo
sistematico, omogeneo e coerente, resse abbastanza bene il carico di lavoro
dato dal paese e la magistratura godette di un certo rispetto. Poi, lo
spirito riformista, figlio di una cultura di grandi ideali umanitari asserviti
alla prassi della gestione dei soldi pubblici fatta in maniera sempre
più disinvolta, venne posto a giustificazione dell’esigenza di un mutamento
garantista della giurisdizione, che doveva volutamente avere l’effetto
di portare alla sostanziale impunità la corruzione pubblica, praticata
da un consistente numero di sponsor privati, e la concussione, prati-