S E NA T O D EL L A R EP U B B LI C A - Senato.it

Senato della Repubblica –3–
XIII Legislatura
703a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 NOVEMBRE 1999
ria (che inizia con il Documento di programmazione economico-finanziaria,
cui segue la relazione previsionale programmatica e la concertazione
a tutti i livelli) partorisce poco più di una leggina fatta di piccoli
aggiustamenti – come è stato rilevato più volte nel dibattito di questa
mattina – che normalmente si sostanziano nel tentativo di risparmiare
sui trasferimenti agli enti locali, di restringere la spesa sul pubblico impiego
(il quale peraltro nel corso dell’anno riesce quasi sempre a vanificare
la volontà del Governo) e di ritoccare in modo marginale le aliquote
sui redditi più bassi.
I nodi strutturali del paese sono tenuti accuratamente al margine
degli interventi legislativi, come d’altronde notano istituzioni internazionali
più attente e meno interessate, come il Fondo monetario internazionale
e l’OCSE, le quali si sono accorte che l’aumento del gettito non
deriva dal debellamento dell’evasione fiscale, bensì da ulteriori aggravi,
quali ad esempio l’aumento dell’aliquota IRPEF, sullo scaglione più
basso, dal 10 al 19 per cento e la sostituzione dei contributi sanitari con
la non deducibile IRAP.
Quanto alla Commissione europea, essa avanza, o ha avanzato, ipotesi
che definisco «barcollanti», nel senso che, probabilmente per rispetto
al suo Presidente, non osa dire esattamente come valuta la situazione;
anch’essa è comunque in attesa di conoscere la «vera» manovra finanziaria,
sulla quale spenderò qualche parola fra un istante.
Sono queste le ragioni per cui molti di noi sperano che quella in
esame sia veramente l’ultima «manovra» e che si torni a semplici leggi
di bilancio come è, d’altronde, prassi di tutti gli altri maggiori paesi industriali
ad economia di mercato che, per programmare la manovra finanziaria
del Governo, non scomodano ed impegnano un’architettura
tanto complicata come la nostra.
Signor Presidente, vi è una seconda osservazione di carattere generale
che credo non debba essere dimenticata. Si tratta del modo singolare
con il quale il Parlamento è investito dell’esame del documento governativo
e, quindi, del vero senso della discussione parlamentare.
Sappiamo che l’articolato della legge finanziaria è noto da molte
settimane: tutti i giornali ne hanno parlato e ne hanno rivelato l’oggetto,
però il vero contenuto, ossia i provvedimenti centrali sui quali il Governo
qualifica la propria strategia politica, saranno noti a scadenze ulteriori
rispetto al dibattito che, per esempio, si svolge in questo ramo del
Parlamento.
In sostanza, dopo che avremo votato qualcosa che non costituisce
la strategia vera del Governo, saranno noti i cosiddetti collegati, i quali
sono strumenti sempre più ricchi di sorprese e – ahimè – di deleghe in
bianco.
Uno di questi, per esempio, ci spiegherà come il Governo intende
utilizzare i trattamenti di fine rapporto, che non è un problema di poco
conto. Oggi non conosciamo, se non per indiscrezioni, la politica del
Governo sul TFR poiché gli stessi Ministri competenti non sono tra loro
d’accordo: vorrei che i ministri Amato e Salvi ci dicessero se hanno trovato
una soluzione alla diversa filosofia che li sta guidando su questo
punto.