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l’editoria nel veneto<br />
classica. Mario Richter, con <strong>Il</strong> petrarchismo<br />
d’oltralpe nel Cinquecento, fornisce una visione<br />
d’insieme, mentre Michel Lagrange si<br />
concentra su Petrarca et la Pléiade, mostrando<br />
come a un iniziale entusiasmo per la lirica<br />
petrarchesca segua un parziale rigetto<br />
in nome di una maggiore sincerità e spontaneità,<br />
e poi una finale ripresa più equilibrata;<br />
e mostra anche come la Francia, prevedibilmente,<br />
manifesti chiara fin dall’inizio<br />
l’intenzione di superare il modello italiano.<br />
Gli altri due contributi trattano casi<br />
più specifici: Luigi Pianca prende in esame<br />
Due figure femminili lionesi nella storia del petrarchismo<br />
in Francia: Pernette Du Guillet e<br />
Louise Labé, e può così tracciare uno spaccato<br />
della contemporanea scuola poetica lionese,<br />
dove fra idealizzazione platonica dell’amore<br />
e giochi cortesi, fra vicende reali e<br />
maldicenze, fu dato avvio al Rinascimento<br />
francese in anticipo sulla stessa Pléiade. Catherine<br />
Chinellato ricostruisce invece la storia,<br />
fino ai nostri giorni, dei luoghi legati a<br />
Petrarca fra Avignone e Valchiusa, riproponendo<br />
l’antica e spesso contestata identificazione<br />
della Laura petrarchesca con Laure<br />
de Nove, sposata a Hugues II de Sade, e<br />
quindi paradossale antenata del celebre<br />
marchese libertino del Settecento.<br />
Prende invece spunto dagli affreschi trevigiani<br />
della Villa Ca’ Zenobio la ricerca di<br />
Maria Grazia Caenaro, che con un ampio<br />
corredo iconografico ripercorre attraverso le<br />
epoche le raffigurazioni della regina Zenobia<br />
di Palmira, che ha un posto di rilievo nel<br />
petrarchesco Trionfo della Fama. Anche gli<br />
interventi seguenti, relativi alla terza giornata<br />
del convegno, hanno un taglio più locale:<br />
Giovanni Battista Tozzato ricostruisce<br />
la genealogia de I discendenti del Petrarca a<br />
Treviso fra il Trecento e il Seicento, Antonio<br />
Basso ipotizza una possibile sede de L’abitazione<br />
a Treviso della figlia del Petrarca, e<br />
Bruno De Donà rievoca le celebrazioni e le<br />
polemiche, spesso di carattere marcatamente<br />
provinciale, che caratterizzarono il culto<br />
del Petrarca nell’Ateneo di Treviso. Ancora<br />
più connotato localmente è il saggio di Andrea<br />
Bellieni, L’immagine di Treviso nel Trecento,<br />
che ipotizza, con l’aiuto di un ampio<br />
apparato iconografico, quale fosse l’aspetto<br />
della città al tempo del Petrarca.<br />
60 notiziariobibliografico55<br />
Anche in questo volume la parte finale è dedicata<br />
a interventi di argomento musicale:<br />
da un lato Giuliano Simionato attraversa le<br />
epoche riepilogando i casi più celebri di riutilizzo<br />
musicale della lirica petrarchesca,<br />
dalla polifonia medievale fino al Novecento;<br />
dall’altro Michele Pozzobon torna a concentrarsi<br />
sull’ambito locale, ricostruendo l’apporto<br />
petrarchesco ai testi del musicista<br />
fiammingo Giovanni Nasco, che nel Cinquecento<br />
fu “magister capellae civitatis Tarvisij”.<br />
Nasce invece dal punto di vista di un<br />
bibliotecario l’intervento di Agostino Contò,<br />
che nell’ambito delle stampe petrarchesche<br />
fra Quattro e Cinquecento ricostruisce il<br />
ruolo di un letterato e antiquario veneto, Felice<br />
Feliciano.<br />
I saggi contenuti in entrambi i volumi si<br />
distinguono per l’eterogeneità dei contenuti:<br />
sia perché varia il campo d’interesse degli<br />
autori, sia perché interventi su temi di<br />
grande respiro si alternano ad altri incentrati<br />
su questioni assai specialistiche e circoscritte.<br />
Del resto, l’imponenza con cui la<br />
figura di Petrarca domina il panorama della<br />
cultura italiana a partire dal tardo Medioevo<br />
permette di moltiplicare a dismisura<br />
i possibili percorsi d’indagine che da lui<br />
prendono spunto. Ciò vale in particolare<br />
per il Veneto ed è ben visibile nel volume<br />
incentrato su Treviso, dove Petrarca neppure<br />
abitò e dove tuttavia già nella seconda<br />
metà del Trecento la sua influenza comincia<br />
a segnare la vita culturale. Ma un altro<br />
dato emerge chiaramente da questi saggi:<br />
delle due città venete in cui Petrarca più risiedette,<br />
Padova e Venezia, fu nettamente<br />
Padova quella che lo accolse più favorevolmente,<br />
e che per prima recò nel modo più<br />
netto la sua impronta.<br />
In seguito, tuttavia, il recupero dei classici<br />
latini e poi greci, il nuovo gusto umanistico<br />
e poi rinascimentale nella letteratura e nelle<br />
arti figurative, l’elevazione del volgare a<br />
raffinata lingua della poesia, e infine anche<br />
lo sviluppo dell’editoria e del moderno concetto<br />
di libro, proseguirono sotto il segno di<br />
Petrarca in tutto il Veneto ma soprattutto,<br />
come è naturale, a Venezia; dove ormai nel<br />
pieno del Rinascimento il più influente tra i<br />
petrarchisti, Pietro Bembo, definì le forme<br />
della letteratura e della lingua italiana.<br />
Francesco Petrarca, Sonetti, canzoni e Trionphi<br />
di m. Francesco Petrarca con la spositione<br />
di Bernardino Daniello da Lucca,<br />
Vinegia, Pietro & Gioanmaria fratelli de Nicolini<br />
da Sabio, ad instanza di m. Gioambattista Pederzano,<br />
libraro al segno della Torre, appresso il ponte<br />
di Rialto, & compagni, 1549<br />
(Padova, Biblioteca Civica, C.P. 374)<br />
Francesco Petrarca, Sonetti e Trionfi,<br />
In Vinetia, appresso Vincenzo Valgrisi, 1560<br />
(Padova, Biblioteca Civica, C.P. 369)