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Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei dipinti,<br />
a cura di Nico Stringa, Venezia, Regione<br />
del Veneto - Crocetta del Montello<br />
(TV), Grafiche Antiga, 2007, 4°, pp. 427, ill.,<br />
e 120,00.<br />
<strong>Il</strong> volume, curato da Nico Stringa, raccoglie<br />
il catalogo generale dei dipinti di uno tra i<br />
maggiori paesaggisti dell’Ottocento, il veneziano<br />
Guglielmo Ciardi (1842-1917).<br />
Realizzata con il sostegno della Regione Veneto,<br />
la pubblicazione inaugura la collana<br />
“Archivi della pittura veneta. L’Ottocento e<br />
il Novecento”, con cui la Fondazione Giorgio<br />
Cini di Venezia intende illustrare i molteplici<br />
aspetti della scena artistica del territorio<br />
nei due secoli.<br />
<strong>Il</strong> lavoro nasce a conclusione di un lungo<br />
percorso iniziato nel 1946, con la prima catalogazione<br />
generale dell’opera ciardiana<br />
operata da Maria e Francesco Pospisil, e<br />
giunto, senza dimenticare il contributo di<br />
Guido Perocco, alla retrospettiva trevigiana<br />
tenutasi a Ca’ da Noal nel 1977 e alla monografia<br />
del 1991, entrambe volute e curate<br />
da Luigi Menegazzi. Quest’ultimo apre il<br />
volume in oggetto con una panoramica sulla<br />
pittura veneziana dalla caduta della Serenissima<br />
sino agli albori del Novecento, periodo<br />
in cui si assiste al complesso passaggio<br />
dai rigidi schemi neoclassici a una sempre<br />
maggiore attenzione alla resa del dato<br />
reale. Tale evoluzione è agevolata dall’interesse<br />
di alcuni artisti per quanto stava accadendo<br />
nelle altre città della penisola. Lo stesso<br />
Ciardi, terminati gli studi all’Accademia<br />
di Venezia, compie nel 1868 un primo viaggio<br />
che gli permette di “toccare con mano”,<br />
già ben conscio della loro importanza, quelle<br />
esperienze artistiche che, dalla metà dell’Ottocento,<br />
avevano intrapreso un rivoluzionario<br />
cammino verso il moderno. Visita<br />
Firenze – dove frequenta l’ambiente macchiaiolo,<br />
conosce Telemaco Signorini, Giovanni<br />
Fattori e il romano Nino Costa –, soggiorna<br />
a Roma e in seguito a Napoli. La permanenza<br />
in Campania si rivela particolarmente<br />
importante: incontra Domenico Morelli<br />
e ha modo di osservare i risultati della<br />
sperimentazione delle scuole di Posillipo e<br />
di Resina. <strong>Il</strong> saggio di Elena Bassi riassume<br />
l’attività di Guglielmo Ciardi in ambito accademico:<br />
come studente a partire dal 1860<br />
cataloghi di mostre e musei<br />
e, successivamente, quale titolare del “Corso<br />
speciale per le vedute di paese e di mare”,<br />
sino al 1894 tenuto da Domenico Bresolin,<br />
suo grande maestro.<br />
<strong>Il</strong> contributo di Nico Stringa mette in luce il<br />
ruolo centrale dell’artista nell’ambito della<br />
pittura di paesaggio, dall’esordio alla Promotrice<br />
veneziana del 1865 come “pittore<br />
prospettico” alle opere in cui è evidente l’apporto<br />
delle lezioni en plein air di Bresolin,<br />
dai dipinti “di viaggio” alle creazioni della<br />
prima maturità (1868-1869), che già racchiudono<br />
tutta la sua poetica, quali il ciclo<br />
dedicato al Canale della Giudecca e quello<br />
della campagna trevigiana. L’indagine sistematica<br />
delle possibilità luministiche e cromatiche<br />
offerte tanto dalla laguna quanto<br />
dal paesaggio campestre si dipana infatti,<br />
non senza evoluzioni, nel corso di tutta la<br />
produzione ciardiana, come è riscontrabile<br />
nell’imponente documentazione iconografica<br />
raccolta nel presente volume. La parte<br />
riservata al catalogo, suddivisa in sei sezioni<br />
tematiche, è seguita dagli apparati a cura<br />
di Marco Galli Goldin. | Clara Pagnacco |<br />
<br />
Cavaglieri, catalogo della mostra (Rovigo,<br />
Palazzo Roverella, 11 febbraio - 1 luglio<br />
2007), a cura di Vittorio Sgarbi, Torino,<br />
Allemandi & C., 2007, 4°, pp. 205, ill.,<br />
e 35,00.<br />
<strong>Il</strong> catalogo ripropone a colori, rendendo così<br />
giustizia a uno degli elementi più significativi<br />
della pittura di Mario Cavaglieri, le centocinquantacinque<br />
opere nel 2007 in mostra<br />
a Rovigo, città di nascita dell’artista.<br />
Nato nel capoluogo rodigino nel 1887, dopo<br />
il periodo di studi a Padova, caratterizzato<br />
dal disegno di figure e ritratti “intimisti”, si<br />
trasferì a Piacenza, dove cominciò a farsi<br />
conoscere al grande pubblico; quindi emigrò<br />
in Francia, con la scoperta della passione<br />
per i paesaggi agresti e le scene rustiche.<br />
L’opera presenta l’universo pittorico dell’artista:<br />
un mondo sofisticato, sensuale e decadente,<br />
fatto di vasi cinesi e tappeti orientali,<br />
di mobili d’epoca e tessuti preziosi, di<br />
donne bellissime che, raccontati con colori<br />
sgargianti e densi, richiamano atmosfere<br />
dannunziane. Oltre al catalogo delle pitture,<br />
il volume si avvale di diversi contributi che<br />
provvedono a far conoscere le differenti fasi<br />
dell’attività dell’artista, naturalmente collegate<br />
a quelle della vita: le opere giovanili e il<br />
periodo intimista, gli anni a Piacenza, il periodo<br />
parigino e quello presso la campagna<br />
di Peyloubère, vicino ad Auch. Completano<br />
il tutto i risultati delle indagini scientifiche<br />
al microscopio ottico su due campioni di<br />
materiale pittorico prelevato da due dipinti,<br />
e la cronologia ragionata.<br />
“Mario Cavaglieri non è artista che ha bisogno<br />
di prodigiosi recuperi, di mea culpa generalizzati<br />
da parte di critica e pubblico.<br />
Male per chi non se ne è mai accorto. Cavaglieri<br />
è sempre stato artista noto” sottolinea<br />
Vittorio Sgarbi, curatore del testo, nel capitolo<br />
introduttivo.<br />
E continua: “Credo che, per Cavaglieri, ma<br />
anche per tutta l’arte italiana del Novecento,<br />
sia venuto il momento di togliere il circolo<br />
vizioso per il quale l’indubbia novità della<br />
sua pittura, elemento certamente importante<br />
nel determinare l’idea dell’arte che la sorregge,<br />
debba essere riconosciuta solo nel’<br />
l’aristocratica cerchia di coloro che l’apprezzano.<br />
Cavaglieri non deve essere più patrimonio<br />
di pochi eletti [...]: deve essere conosciuto<br />
per quanto merita, dunque enormemente<br />
di più di quanto non lo sia ora”.<br />
| Cinzia Agostini |<br />
<br />
Fiore Brustolin Zaccarian. Catalogo generale,<br />
2 voll.: I. Dipinti, a cura di Nico Stringa;<br />
II. Disegni, a cura di Mario Guderzo, Cinisello<br />
Balsamo (MI), Silvana Editoriale,<br />
2006, 4°, pp. 264 + 192, ill., e 70,00.<br />
Nel panorama artistico del Novecento la pittrice<br />
Fiore Brustolin Zaccarian occupa un<br />
posto di rilievo, come dimostra il catalogo in<br />
due volumi, curati da Nico Stringa e Mario<br />
Guderzo, dedicati alla pittura e ai disegni.<br />
Non è facile valutare oggi le difficoltà per<br />
una donna del primo Novecento di affermarsi<br />
in una società quasi esclusivamente<br />
maschile, soprattutto in campo artistico.<br />
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