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immagini tratte da<br />
Vittorio Celotti scultore... (in alto)<br />
Virgilio Milani e la scultura... (in basso)<br />
vità di Celotti, inserendola nel contesto artistico<br />
del territorio. Seguono, a cura dell’autrice,<br />
un’esaustiva biografia e un’analisi approfondita<br />
del percorso dello scultore, dalla<br />
formazione alla maturità, la cui ricostruzione<br />
è stata resa possibile da annose ricerche<br />
che hanno altresì condotto al reperimento<br />
di ben centoventisette opere. Queste ultime<br />
sono catalogate in cinque sezioni tematiche,<br />
ognuna corredata da un’introduzione<br />
storico-critica. <strong>Il</strong> volume è impreziosito dalle<br />
fotografie originali, parte delle quali a colori,<br />
di Andrea Barsotti e Francesco Galifi.<br />
| Clara Pagnacco |<br />
<br />
ANTONELLO NAVE, Virgilio Milani e la scultura<br />
del Novecento nel Polesine, present. di Leobaldo<br />
Traniello, Rovigo, Minelliana, 2004,<br />
4°, pp. 228, ill., s.i.p.<br />
Nel secolo scorso fiorisce in Polesine un’intensa<br />
vita culturale, specie nel campo delle<br />
arti figurative, non accompagnata però da<br />
studi sistematici per raccogliere le testimonianze<br />
e organizzarle in una visione d’insieme.<br />
La ricerca di Antonello Nave Virgilio<br />
Milani e la scultura del Novecento nel Polesine<br />
offre finalmente una panoramica esauriente<br />
e completa degli artisti e delle opere di<br />
questo periodo. Si tratta soprattutto di monumenti<br />
funebri che sorgono nelle piazze e<br />
celebrano il sacrificio eroico dei combattenti,<br />
ma non mancano i ritratti di insigni cittadini,<br />
i soggetti sacri, allegorici e di ispirazione<br />
popolare.<br />
<strong>Il</strong> volume inizia con il saggio su Virgilio Milani<br />
(1888-1977), artista di grande talento,<br />
ombroso e schivo, che visse una lunga e operosa<br />
esistenza in Polesine, apprezzato da<br />
istituzioni pubbliche e da committenti privati.<br />
Le medaglie, le lapidi, i busti, i rilievi, le<br />
statue, i monumenti testimoniano il maturare<br />
di uno stile rigoroso e severo, asciutto e<br />
solenne, memore della lezione dei classici e<br />
alieno dalla facile retorica celebrativa imperante<br />
negli anni del regime fascista.<br />
Tra le sculture più significative ricordiamo<br />
Contadina polesana (1933), Volo a vela e Volatore<br />
a vela (1939), la Famiglia (1941), l’Annunciazione<br />
(1943). Nel dopoguerra Milani si<br />
impegna anche in progetti architettonici,<br />
come il Mausoleo dei martiri di Villamarzana<br />
(1946-1948), e con l’architetto Antonio Canato<br />
cura la sistemazione del cimitero di Frassinelle<br />
(1952) e la decorazione della Casa del<br />
mutilato (Rovigo, 1952-1954). Altre opere<br />
pubbliche di rilievo sono la Fontana della Riconoscenza<br />
(Rovigo, 1952), il Monumento ai<br />
caduti delle guerre mondiali (Grignano Polesine,<br />
1953), Pannelli decorativi per la facciata del<br />
recensioni e segnalazioni<br />
Teatro Sociale (Rovigo, 1957), la Torre in acciaio<br />
inox (Rovigo, 1968). Per la committenza<br />
privata realizza intensi ritratti e suggestive<br />
figure femminili, come la Donna che si pettina,<br />
riprodotta sulla copertina del volume.<br />
La rassegna degli scultori del Novecento in<br />
Polesine inizia in età giolittiana e comprende<br />
artisti locali e “forestieri”. Tra i primi<br />
sono Guido Cremesini, autore di briose terracotte<br />
caricaturali, Gino Colognesi, Giuseppe<br />
Duò e Attilio Sacchetto (intagliatori<br />
ed ebanisti), Emilio Fantini, Giulio Nordio,<br />
Arrigo Furini, Arnaldo Milani, Gino Bombonato.<br />
Provengono da altre province Armando<br />
Zago, Ettore Ferrari, Augusto Sanavio,<br />
Gaetano Samoggia, Giuseppe Milani,<br />
Luciano Giaretta, Paolo Boldrin, Romano<br />
Vio, Neri Pozza, Angelo Biancini, Augusto<br />
Murer, Pericle Fazzini. <strong>Il</strong> volume, accompagnato<br />
da esaurienti note e da un ricco apparato<br />
fotografico, offre l’immagine suggestiva<br />
di una comunità un po’ appartata, ma<br />
consapevole dei grandi eventi artistici del<br />
secolo XX. | Marilia Ciampi Righetti |<br />
architettura<br />
urbanistica - paesaggio<br />
FIORENZO MENEGHELLI, Le Mura e i Forti di<br />
Verona. Itinerari e percorsi, Sommacampagna<br />
(VR), Cierre, 2006, 8°, pp. 96, ill., e 12,00.<br />
<strong>Il</strong> testo, iniziativa proposta dal CTG (Gruppo<br />
Guide e Animatori Culturali di Verona),<br />
propone un itinerario-guida alla scoperta del<br />
consistente e variegato patrimonio storicoarchitettonico<br />
della città scaligera.<br />
L’autore propone all’inizio un excursus storico<br />
sull’impianto urbano della città, che va<br />
dall’epoca romana fino ai giorni nostri, soffermandosi<br />
sui momenti e sui fattori storici<br />
che portarono Verona a dotarsi sempre di<br />
nuove cinta murarie, oltre che di castelli, torri,<br />
porte di accesso e forti. Viene poi preso in<br />
esame, in maniera analitica, l’insieme delle<br />
opere difensive veronesi, apparati murari<br />
appartenenti a diverse epoche, classificati<br />
tra i più importanti d’Europa e fortunatamente<br />
salvaguardati dal “piccone demolitore”<br />
– così lo definisce l’autore – che, dalla<br />
metà dell’Ottocento e nei primi anni del<br />
Novecento, portò alla distruzione delle<br />
mura di molte città europee ed italiane.<br />
L’esauriente descrizione comincia dall’epoca<br />
romana ricordando la realizzazione di un<br />
primo recinto murario risalente al I secolo<br />
a.C. e successivamente rafforzato, per continuare<br />
con la delineazione della Porta Bor-<br />
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