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ecensioni e segnalazioni<br />
ritornare al luogo di residenza, di dirigersi<br />
verso altra meta vacanziera o più semplicemente<br />
a un temporaneo alloggio, più a buon<br />
mercato, fuori città.<br />
Se, da un lato, è diventato quasi impossibile<br />
immaginare cosa accadrebbe all’economia<br />
lagunare senza l’apporto dell’industria<br />
turistica, dall’altro appare tuttavia necessario<br />
soffermarsi sui rischi di una crescita disordinata<br />
e indagare anche i costi diretti e<br />
indiretti che lo sviluppo turistico comporta,<br />
dall’innalzamento progressivo del prezzo<br />
degli immobili al conseguente decentramento<br />
e impoverimento del tessuto socioeconomico,<br />
tendenza consolidata negli ultimi<br />
decenni. La risposta più coerente a questo<br />
scenario non risiede in una “demonizzazione”<br />
del turismo localizzato a Venezia,<br />
ma passa attraverso la rinnovata capacità di<br />
considerarlo come un’attività economica<br />
matura, da programmare e gestire in un’ottica<br />
moderna e strategica. Turismo e città<br />
d’arte presenta i testi e gli spunti di Gherardo<br />
Ortalli, Giovanni Losavio, Garry Martin,<br />
Robert Davis, Pier Luigi Sacco, Giorgio Tavano<br />
Blessi, Silvia Vergani, Jan van der<br />
Borg, Mariapia Garavaglia, Emilio Becheri,<br />
Simon Payne, Monique Decoster e Alfredo<br />
Bianchini. | Diego Crivellari |<br />
<br />
FIORENZO ROSSI - SILVIA MEGGIOLARO, Da Nord<br />
Est a Nord Ovest. Gli emigrati veneti in Italia<br />
nel XX secolo, Padova, Università degli Studi<br />
di Padova - Dipartimento di Scienze Statistiche,<br />
Cleup, 2006, 8°, pp. 209, e 15,00<br />
(Materiali di Demografia Storica).<br />
Non è trascorso molto tempo da quando il<br />
Veneto era terra di emigrazione, ma curiosamente,<br />
almeno fino ad oggi, l’attenzione<br />
degli studiosi si è focalizzata quasi sempre<br />
sul grande esodo verso l’estero di fine Ottocento.<br />
La ricerca di Fiorenzo Rossi e Silvia<br />
Meggiolaro, del Dipartimento di Scienze<br />
statistiche dell’Università di Padova, si concentra<br />
invece sul fenomeno migratorio che,<br />
intorno alla metà del Novecento e poi almeno<br />
fino agli anni Sessanta-Settanta, ha interessato<br />
centinaia di migliaia di veneti, destinati<br />
a spostarsi definitivamente verso le<br />
aree del cosiddetto triangolo industriale e,<br />
in particolare, in Piemonte e in Lombardia.<br />
Flussi e movimenti che, indagati attraverso<br />
uno strumento specifico come il censimento,<br />
al pari delle altre migrazioni entrano a<br />
far parte della storia della popolazione del<br />
Veneto, meritando di essere approfonditi e<br />
considerati nei loro tratti essenziali.<br />
A lungo il Veneto, soprattutto negli anni del<br />
“boom” economico, si è caratterizzato come<br />
28 notiziariobibliografico55<br />
imponente serbatoio di forza-lavoro per le<br />
realtà industriali nord-occidentali. Al momento<br />
del censimento del 1951 già 635.000<br />
persone nate nel Veneto risiedevano in<br />
un’altra regione italiana. Dieci anni più tardi<br />
erano aumentate di circa 310.000 unità,<br />
crescendo ancora – anche se in misura inferiore<br />
– nel decennio successivo di altre<br />
40.000. Soltanto a partire dal 1981 il loro<br />
numero sarebbe progressivamente sceso,<br />
restando comunque pari a 659.000 persone<br />
ancora nel 2001.<br />
L’avvio di un meccanismo di sviluppo esteso<br />
dal Nord-Ovest alle aree intermedie del<br />
Nord-Est e del Centro avrebbe in seguito<br />
esaurito gradualmente il fenomeno dell’emigrazione<br />
veneta, nonostante la relativa<br />
persistenza di movimenti migratori da zone<br />
più circoscritte come il Bellunese o il Rodigino<br />
– un nuovo capitolo della storia economica<br />
e sociale del Veneto era destinato ad<br />
aprirsi, un capitolo che avrebbe trasformato<br />
l’intera regione da terra di emigrazione in<br />
terra di immigrazione. | Diego Crivellari |<br />
<br />
Verso il bilancio sociale, Regione del Veneto,<br />
2005, Venezia, Regione del Veneto - Giunta<br />
Regionale, 2006, 4°, pp. 108, ill., s.i.p.<br />
Nella presentazione dell’opuscolo, promosso<br />
dalla Giunta Regionale del Veneto, il bilancio<br />
sociale viene definito come il “documento<br />
consuntivo annuale con cui la Regione<br />
individua e comunica il valore generato<br />
dalla propria azione per i cittadini”.<br />
Si tratta di un utile strumento informativo<br />
che intende sviluppare un effettivo rapporto<br />
di comunicazione trasparente tra l’ente e i<br />
cittadini, ponendo il concetto di “dialogo interattivo”<br />
al centro delle proprie considerazioni.<br />
Più specificamente, il documento<br />
pubblicato prende in esame quella che è la<br />
filiera dei vari attori attraverso i quali l’ente<br />
regionale veicola risorse e benefici alla sua<br />
comunità di riferimento.<br />
Queste le macroaree oggetto della rendicontazione<br />
qui contenuta: persona e famiglia;<br />
territorio, ambiente e infrastrutture;<br />
sviluppo economico; assetto istituzionale e<br />
governance. I primi due capitoli descrivono<br />
la costruzione del bilancio regionale e la visione<br />
strategica ad esso connessa. <strong>Il</strong> terzo e<br />
quarto capitolo evidenziano il modo con<br />
cui la Regione opera nel trasferire le risorse<br />
sul territorio e il tessuto delle relazioni<br />
intrattenute. <strong>Il</strong> quinto e sesto capitolo presentano<br />
il collegamento del bilancio sociale<br />
a quello consuntivo e informazioni di ordine<br />
metodologico. La pubblicazione si<br />
apre con le lettere di Giancarlo Galan, pre-<br />
immagini tratte da Turismo e città d’arte