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tentrionale” che, a partire dagli anni Novanta,<br />
ha occupato quasi stabilmente il centro<br />
dell’arena politica. La spinta verso il federalismo<br />
e il decentramento amministrativo, le<br />
mitologie e le contrapposte vulgate emerse<br />
intorno alla questione, e poi il “leghismo”<br />
dalle molte facce e le alterne tentazioni del<br />
secessionismo, le croniche incertezze del<br />
centrosinistra, i ritratti puntuali dei protagonisti<br />
della vita pubblica – Galan, Cacciari,<br />
Mario Carraro, <strong>Il</strong>ly ecc. – che diventano altrettanti<br />
interlocutori di Lago in una sorta di<br />
dialogo a distanza capace di chiamarli direttamente<br />
in causa, i miracoli giapponesi e i<br />
limiti strutturali di un modello economico<br />
che è stato spesso oggetto (e pretesto) del dibattito<br />
nazionale, alimentando controversie<br />
e analisi, equivoci e inchieste di vario segno.<br />
Questi elencati sono soltanto alcuni dei<br />
temi e degli scenari ricorrenti negli articoli<br />
che Lago ha scritto per “Repubblica” e per i<br />
quotidiani del gruppo “Espresso” in Veneto,<br />
Friuli e Trentino. Scrive il sociologo <strong>Il</strong>vo<br />
Diamanti nella sua accorata introduzione<br />
che ricorda la figura di Giorgio Lago rimarcandone<br />
anzitutto l’inconfondibile voce:<br />
“Oggi che il Nordest, il Veneto, continuano<br />
ad apparire ‘lontani’ da Roma [...] manca la<br />
sua voce di testimone della nostra epoca. La<br />
sua capacità di narrare l’epopea del Nordest.<br />
Gli eroi e le comparse, i primi e gli ultimi.<br />
La fatica, il lavoro, gli immigrati. I politici<br />
e gli amministratori. [...] Trasferendo e<br />
trasfigurando verità e desideri, per amore di<br />
questa terra”. Un grande affresco giornalistico,<br />
una grande trasfigurazione – per dirla<br />
ancora con Diamanti – dove tutto si tiene nel<br />
racconto lucido e appassionato di questi<br />
anni, ma anche un raro esempio di analisi<br />
che sa andare oltre la cronaca spicciola e la<br />
descrizione dei singoli eventi, oltre i più triti<br />
luoghi comuni, cogliendo i tratti fondamentali<br />
di un periodo storico e anticipando<br />
con lungimiranza tendenze e possibili linee<br />
di sviluppo. Per chi vorrà avvicinare e studiare<br />
la realtà nordestina a cavallo dei due<br />
secoli gli scritti di Lago rappresenteranno<br />
un sicuro punto di riferimento e un’opportunità<br />
di considerare quest’area del Paese e<br />
la sua storia recente superando ottiche provinciali<br />
o conformistiche. | Diego Crivellari |<br />
<br />
LUCIO POLO, <strong>Il</strong> Museo delle Carrozze della Villa<br />
di Maser. C’era una volta una carrozza...,<br />
Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali<br />
e Culturali, 2006, 8°, pp. 107, ill., s.i.p.<br />
Villa Barbaro si trova nelle vicinanze di Maser<br />
(Treviso) e viene infatti attualmente indicata<br />
come Villa di Maser, località situata a<br />
recensioni e segnalazioni<br />
una decina di chilometri da Asolo, sulla<br />
strada che da Bassano del Grappa raggiunge<br />
Montebelluna – complessivamente circa<br />
sessanta chilometri da Vicenza e trenta da<br />
Treviso. Palladio, che venne incaricato del<br />
progetto della villa dai potenti fratelli Barbaro,<br />
segnando una svolta nel suo modello di<br />
dimora agreste, non avrebbe probabilmente<br />
mai immaginato che, a distanza di qualche<br />
secolo, quella stessa area avrebbe ospitato<br />
un museo. Nel parco della sua villa un rustico<br />
è stato infatti adattato a Museo delle<br />
Carrozze, frutto del collezionismo dei più<br />
recenti proprietari, i quali, partendo da una<br />
decina di “legni” originari, hanno costruito<br />
nel tempo, acquisizione dopo acquisizione,<br />
una delle raccolte private più cospicue e<br />
pregevoli, anche da un punto di vista estetico,<br />
non solo in ambito nazionale. <strong>Il</strong> libro, oltre<br />
a riproporre dopo tre decadi dalla sua<br />
prima edizione lo scritto di Lucio Polo, che<br />
tra curiosità e dotte notazioni ripercorre la<br />
storia della carrozza dall’antichità fino all’ultima<br />
posta e al suo definitivo tramonto<br />
fino a diventare oggetto da museo, presenta<br />
un utile glossario con i termini tecnici del<br />
caso e un apparato con foto e disegni esplicativi.<br />
La carrozza, specialmente nei secoli<br />
del suo apogeo nel Vecchio continente, è<br />
stata – sono le parole di Lucio Polo – la “valida<br />
espressione di un sistema economico,<br />
di una struttura sociale, di una tecnica produttiva,<br />
di una cultura, di un’etica, di un’estetica<br />
e insomma di tutta una complessa<br />
modalità esistenziale. Non meno dell’automobile<br />
oggi”. | Giovanna Battiston |<br />
<br />
Una storia di carattere. Dieci anni di Tipoteca<br />
Italiana, a cura di Sandro Berra, fotografie<br />
di Fabio Zonta, Cornuda (TV), Tipoteca Italiana<br />
Fondazione - Antiga Edizioni, 2006,<br />
4°, pp. 201, ill., s.i.p.<br />
La Tipoteca Italiana ha la propria sede a<br />
Cornuda, in provincia di Treviso, e questo<br />
elegante volume, corredato da una ricca serie<br />
di pregevoli illustrazioni, sembra voler<br />
coronare i primi dieci anni di attività di questa<br />
istituzione rendendo omaggio al mestiere<br />
di tipografo e conferendo una opportuna<br />
visibilità editoriale ad un complesso lavoro<br />
di ricerca, raccolta e conservazione di quanto<br />
è stato parte del mondo del carattere e della<br />
tipografia, in Italia, tra Otto e Novecento.<br />
La Tipoteca, oltre ad essere diventata un<br />
luogo privilegiato per la raccolta di caratteri<br />
da stampa, è sempre più uno spazio articolato<br />
e concretamente polifunzionale, che<br />
oggi accoglie un insieme di strutture: archivio,<br />
museo, officine di restauro e di stampa,<br />
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