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55<br />
opere generali<br />
SILVIO BERNARDINELLO, Catalogo dei codici<br />
della Biblioteca Capitolare di Padova, 2 voll.,<br />
Padova, Istituto per la storia ecclesiastica<br />
Padovana, 2007, 8°, pp. XC-1378 compl., ill.,<br />
s.i.p. (Fonti e ricerche di storia ecclesiastica<br />
padovana, XXXII).<br />
L’attuale raccolta di codici della Biblioteca<br />
Capitolare di Padova trae origine dalla silloge<br />
privata del vescovo padovano Jacopo<br />
Zeno, morto nel 1481. <strong>Il</strong> suo successore,<br />
Pietro Foscari, nel 1482 donò i libri manoscritti<br />
e a stampa dello Zeno ai canonici della<br />
Cattedrale e dispose la creazione di una<br />
biblioteca e l’istituzione di un bibliotecario<br />
stipendiato. I libri, secondo l’uso del tempo,<br />
dovevano essere legati con catene ai leggii<br />
per evitare i furti. I codici dello Zeno si aggiunsero<br />
a quelli già in possesso del Capitolo<br />
dei Canonici non ancora raccolti in una<br />
biblioteca. In seguito il patrimonio librario<br />
del Capitolo si accrebbe ancora grazie alla<br />
raccolta libraria del vescovo umanista Pietro<br />
Barozzi (1441-1507) e altre accessioni di minor<br />
consistenza verificatesi nel corso dei secoli<br />
successivi. Per quanto attiene i libri liturgici<br />
contenuti nella raccolta, questi derivano<br />
in parte dalla Sacrestia del Duomo e in<br />
parte dai fondi manoscritti del monastero<br />
dei Santi Quaranta di Treviso e della Collegiata<br />
di Santa Giustina di Monselice. Nonostante<br />
le esplicite indicazioni del vescovo<br />
Foscari, la biblioteca e i suoi archivi non furono<br />
di facile accesso agli studiosi per lungo<br />
tempo. Solo nel 1678 il vincolo della catena<br />
fu eliminato e Giovanni Battista Vero,<br />
bibliotecario del tempo, a sue spese dispose<br />
la rilegatura di tutti i libri manoscritti e degli<br />
incunaboli della biblioteca: si trattò di un<br />
vero e proprio restauro che coincise con<br />
una prima segnatura che suddivise il patrimonio<br />
librario in libri “legales”, “sanctorum<br />
e veterum patrum”, “auctorum historicum<br />
et poetarum”, “philosophici, medici,<br />
chirurgici”, “sacri”. Questa segnatura rimase<br />
in vigore fino a quasi tutto il XVIII secolo.<br />
La segnatura attuale è costituita da lettere<br />
maiuscole comprese tra A ed F seguite da<br />
una numerazione araba progressiva. Le se-<br />
recensioni e segnalazioni<br />
zioni A-D risalgono alla sistemazione della<br />
biblioteca all’epoca del catalogo manoscritto<br />
(ms. E.98, 1830) del canonico Ferdinando<br />
Maldura. Le sezioni E-F, introdotte da Claudio<br />
Bellinati, già direttore della Capitolare,<br />
raccolgono codici precedentemente conservati<br />
senza segnatura o con collocazioni anomale.<br />
Alcuni dei libri contenuti nella sezione<br />
E-F riportano anche una segnatura M ad indicare<br />
che si tratta di soggetto musicale.<br />
La struttura delle schede codicografiche si<br />
ispira alla normativa attuale di descrizione<br />
analitica per le biblioteche pubbliche italiane.<br />
Ogni scheda si articola in tre parti: nella<br />
prima sono trattati materiale scrittorio, impaginazione,<br />
fascicolazione, filiazione/paginazione,<br />
foratura, rigatura, decorazione,<br />
notazione musicale, tipologia grafica e distinzione<br />
delle personalità scrittorie, legatura<br />
e stato di conservazione, origine geografica<br />
e datazione del manufatto, sua storia;<br />
nella seconda parte viene riportato il contenuto<br />
testuale; nella terza è riportata la bibliografia.<br />
<strong>Il</strong> presente catalogo, rispetto alle<br />
indicazioni condivise con la normativa in<br />
vigore presenta una novità: accanto all’indicazione<br />
delle edizioni viene riportata la segnalazione<br />
sul grado ecdotico di fruizione<br />
del codice, attestato dall’eventuale sigla ecdotica<br />
attribuita al manoscritto. Tra le varie<br />
tabelle e gli elenchi che precedono il catalogo,<br />
sono da segnalare i seguenti strumenti<br />
fondamentali per la sua consultazione:<br />
elenco delle opere citate in abbreviazione,<br />
tavola delle segnature attuali raffrontate a<br />
quelle del 1678, tavola con i codici provenienti<br />
dal monastero dei Santi Quaranta di<br />
Treviso, tavola con i codici provenienti dalla<br />
Collegiata di Santa Giustina in Monselice e<br />
le abbreviazioni. | Massimiliano Muggianu |<br />
<br />
AUGUSTO BURLON - LAURA PONTIN, Araldica<br />
della Provincia di Belluno. Parte seconda, Belluno,<br />
Istituto Bellunese di Ricerche Sociali<br />
e Culturali, 2005, 4°, pp. 229, ill., e 25,00.<br />
Curato da Augusto Burlon e Laura Pontin,<br />
il volume è una necessaria e opportuna integrazione<br />
al precedente repertorio, edito<br />
nel 2000, che aveva documentato l’esistenza<br />
di migliaia di stemmi, individuati nell’arco<br />
di una ventina d’anni di indagini, ma<br />
– come ricordano gli stessi curatori nella<br />
Premessa – la prosecuzione di un’ampia ricerca<br />
“intrapresa su documenti d’archivio e<br />
manufatti di vario tipo esistenti ha permesso<br />
di individuare nuove armi. Una parte di<br />
esse sono delle brisature, cioè modificazioni<br />
di armi già note”. E ancora: “Non mancano<br />
tuttavia nuovi esemplari, riferiti sia a<br />
casate sconosciute dal punto di vista araldico<br />
che a gruppi famigliari nobili o cittadineschi<br />
il cui blasone non era finora stato<br />
identificato”. La continuazione della ricerca<br />
ha portato a nuove scoperte. Per coerenza<br />
con la prima parte dell’indagine, nella presentazione<br />
delle varie armi si è scelto di continuare<br />
a utilizzare una ripartizione territoriale<br />
secondo cinque grandi aree: agordino,<br />
bellunese, cadorino, feltrino e sinistra Piave<br />
(Mel e Lentiai). Gruppo di simboli a sé stante<br />
è invece quello che riguarda gli stemmi<br />
dei vescovi di Belluno e Feltre.<br />
L’intero patrimonio di immagini è stato<br />
classificato in ordine alfabetico, con l’aggiunta<br />
di indicazioni utili per l’individuazione<br />
di figure ricorrenti e di alcuni contributi<br />
finalizzati all’analisi di tematiche più<br />
propriamente storiche e culturali che si intrecciano<br />
con l’adozione di un determinato<br />
stemma da parte di una o più famiglie. La<br />
ricerca si configura come uno strumento<br />
a disposizione di quanti siano interessati a<br />
riconoscere sul territorio le tracce araldiche<br />
di un passato ricco di storia come quello della<br />
provincia bellunese. | Giovanna Battiston |<br />
<br />
IOANNIS SCHIZENOS con E.M. CAPPELLETTI,<br />
G. CASSINA, F.R. CHIESURA, Hortus Patavinus.<br />
Alla scoperta dell’Orto Botanico di Padova,<br />
Grisignano di Zocco (VI), Input Edizioni,<br />
2007, 8°, pp. 96, ill., e 15,00.<br />
“Svelare particolari che normalmente passano<br />
inosservati. Offrire un punto di vista<br />
inedito al visitatore che si rechi all’Orto botanico<br />
di Padova e guidare il lettore in un<br />
percorso virtuale, invogliandolo ad appro-<br />
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