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A QUANDO IL GIOCO DELLA RUZZOLA? - Teramani.info

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ESTATE<br />

TERAMANA<br />

A <strong>QUANDO</strong> <strong>IL</strong> <strong>GIOCO</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>RUZZOLA</strong>?<br />

n. 72<br />

mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />

URBAN<br />

DESIGN<br />

pag. 7<br />

INTERFERENZE<br />

pag. 12<br />

F<strong>IL</strong>OSOFESTIVAL<br />

pag. 20


SOMMARIO<br />

n. 72<br />

3 L’Assessore Di Dalmazio<br />

4 Barbariland<br />

6 Almost (quasi)<br />

7 Urban Design<br />

8 Specialfrutta?<br />

10 Melchiorre De Filippis Delfico<br />

11 La Porta del Parco<br />

12 Cosa è vecchio e cosa è nuovo<br />

13 Consigli per le Vacanze<br />

14 La Notte del Ricercatore<br />

14 Note Linguistiche<br />

15 Tsunami<br />

16 Trovami un Bambino<br />

18 Dura Lex sed Lex<br />

20 Filosofestival<br />

22 Musica<br />

23 L’Italia Unica ed Indivisibile<br />

24 Arsita<br />

26 Coldiretti Informa<br />

26 L’Oggetto del Desiderio<br />

27 Project Zero<br />

27 Il cancro dell’Italia<br />

28 Calcio<br />

29 Fatto!<br />

30 Basket<br />

è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web<br />

www.teramani.<strong>info</strong><br />

scriveteci a<br />

dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />

Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />

Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffaello Betti,<br />

Donatella Cerasani, Luca Cialini, Siriano Cordoni,<br />

Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano,<br />

Roberto D’Intino, Elvio Fortuna, Amilcare Lauria,<br />

Bebè Martorelli, Silvio Paolini Merlo, Luigi Pardo,<br />

Antonio Parnanzone, Sergio Scacchia, Carla Trippini<br />

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />

di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />

né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />

parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />

Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella<br />

Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione<br />

dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004<br />

Stampa Bieffe - Recanati<br />

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930<br />

347.4338004 - 333.8298738<br />

<strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio<br />

l’Editoriale<br />

L’Assessore<br />

Mauro<br />

Di Dalmazio<br />

Bello, sfuggente, cardinalizio, sinuoso,<br />

ampolloso, famoso e talvolta fumoso.<br />

Fumoso come d’altronde la maggior<br />

parte dei Principi del Foro, impegnati a volte<br />

a occupare con la ridondanza i tempi morti<br />

durante tutta un’udienza. Poi, si sa, chi<br />

riesce a colpire maggiormente il giudice è<br />

già a metà dell’opera. Ma per meglio definire<br />

il nostro Assessore regionale Mauro Di<br />

Dalmazio, mascella alla Ridge e ciuffo gellato,<br />

potremmo usare un termine che ben lo<br />

caratterizza: sgusciante, se non addirittura<br />

sfuggente. Famosa l’ironia di un noto giornale<br />

satirico teramano che lo beccò col telefonino<br />

spento portato all’orecchio lungo il Corso<br />

solo per non farsi scocciare: sfuggente<br />

o riservato? Tanto da ricordare mitiche<br />

figure di attaccanti come quel Luciano<br />

Chiarugi della Fiorentina anni ’60 e ’70 che<br />

si scuoteva come un’anguilla dribblando<br />

difensori lasciati con un palmo di naso, dritti<br />

come statuette del Subbuteo. Se l’incontri<br />

col telefonino in mano ti indica col dito un<br />

appuntamento impellente, irrinunciabile,<br />

importante, e così sguscia via. Bon ton da<br />

democristiano di fine de siècle, gentile nei<br />

modi, raffinato, dà sempre l’impressione<br />

che qualcosa di tremendamente importante<br />

sta per accadergli in qualche altro sito del<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio<br />

mondo. E dunque fugge via dandoti però<br />

un’altra chance, perché lui non umilia mai<br />

nessuno: è garbato. Ti suggerisce di fargli<br />

una telefonata. Che puntualmente però<br />

cozza contro quel mondo di Mauro, in cui<br />

tutto gira vorticosamente, tutto ha una<br />

sua ragione, tutto è già scritto. Aggiungerci<br />

qualcos’altro potrebbe stonare e sarebbe<br />

superfluo. Noi di <strong>Teramani</strong> lo sappiamo bene<br />

tant’è che, come qualcuno ricorderà, gli<br />

abbiamo dedicato l’ultima nostra copertina,<br />

riferita alla promozione planetaria da lui<br />

imbastita per la nostra Regione e l’Editoriale.<br />

Dopo la distribuzione del nostro periodico,<br />

l’Assessore ci chiamò complimentandosi<br />

per la bella copertina ma con garbo ci fece<br />

notare che l’Editoriale conteneva alcune<br />

inesattezze. Ci lasciammo con l’accordo di<br />

risentirci l’indomani per una intervista in cui<br />

avrebbe fornito tutte le precisazioni. Più volte<br />

abbiamo provato a contattarlo, più volte ci ha<br />

rassicurato che ci saremmo sentiti, più volte<br />

è sgusciato alla Chiarugi, rifilandoci dribbling<br />

ubriacanti. E come quei difensori mortificati<br />

da tanta gassosa e bollicine riversate sulle<br />

nostre spalle, ci siamo resi conto che per<br />

bloccarlo avremmo dovuto usare maniere<br />

forti: che ne so, entrare su di lui a piedi uniti,<br />

trattenerlo per la maglietta, insomma lo<br />

stesso trattamento che Gentile riservò nei<br />

mondiali spagnoli a Zico e Maradona.<br />

Ma purtroppo noi non abbiamo queste<br />

qualità: non siamo campioni del mondo!<br />

Complimenti per la recente prestigiosa<br />

nomina a Vice Presidente dell’Enit. n<br />

3


4<br />

n.72<br />

ATTUALITÀ<br />

Le terre di nessuno<br />

Barbariland<br />

Fermate questa Teramo,<br />

voglio scendere.<br />

Caos al caos. A tratti la nostra placida cittadina sembra avere il<br />

volto della disastrata Hill Valley di Ritorno al Futuro II, quando il<br />

cattivo Biff Tannen, una volta in possesso del Grande Almanacco<br />

Sportivo, riuscì a diventare Sindaco della città, facendola<br />

assurgere a capitale del vizio e del disordine più completo. Tanto che<br />

gli agenti della Polizia Municipale di Teramo hanno recentemente<br />

chiesto pattuglie anti-degrado sul modello milanese, per contrastare<br />

i fenomeni avvilenti che si registrano con più vigore in città. Ma cos’è<br />

successo, perché si è arrivati a tanto, cos’è capitato all’ex isola felice?<br />

Tante piccole incurie che sommandosi hanno creato terreno fertile<br />

per barbarie e piccole ingiustizie. Soste come a Roma ormai, in<br />

doppia e terza fila, residenti e commercianti bloccati dentro le proprie<br />

abitazioni e nei negozi per via di auto parcheggiate in modo a dir<br />

poco incivile, l’isola pedonale di Piazza Martiri è solcata da Yamaha<br />

1100, da auto di grossa cilindrata, motorini, come se fosse Monza<br />

a settembre nelle ore di prova, con i piccolini che rischiano grosso<br />

e le coronarie delle mamme messe a dura prova. Questo, quando i<br />

parcheggi a pagamento si stanno svuotando, lasciando sul campo<br />

chiazze preoccupanti per tutti gli autori dei project financing.<br />

Il volto della città è quello abbruttito del laissez-faire o del “vada<br />

come vada” che si è ingenerato con l’allentamento del controllo del<br />

territorio. I vigili urbani hanno il solito problema del sott’organico e se<br />

li chiami, col “piffero” che vengono. Sono in pochi e non se ne vede<br />

uno nemmeno nella piazza principale. L’amministrazione, assieme ai<br />

suoi innumerevoli spin doctor, è concentrata a sfornare il prossimo<br />

bike-e qualcosa, e frattanto aumentano vertiginosamente i furti in<br />

abitazione.<br />

La pulizia delle strade peggiora di giorno in giorno, le cartacce<br />

fanno cucù da sotto le auto come un marameo datato mesi e mesi,<br />

rispuntano i quotidiani con le foto della notte bianca del 2005, con<br />

Chiodi con il suo pull a rombi e a fianco il codazzo, oggi premiato con<br />

qualche incarico ben remunerato. Non sarà mica che conviene votarsi<br />

a qualche santo protettore!?<br />

La Tia aumenta, il porta a porta è al 70% (per cui si porta in discarica<br />

il restante 30%, quindi si risparmia sui rifiuti da portare in discarica).<br />

I Consorzi ci pagano il vetro, la plastica e la carta che faticosamente<br />

separiamo a casa ma nonostante tutto aumenta la bolletta.<br />

Gli arredi urbani sono sconsolatamente fermi all’era vitelliana, quando<br />

regnavano catene e palle, nemmeno l’ex assessore fosse il re del<br />

bondage, oppure oggi presentano strani cubi bassi e color marrone<br />

(pericolosissimi per le auto) che appaiono in Via Carlo Forti, mentre le<br />

panchine in Via Capuani sono liberamente ispirate a qualche grigliata<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

americana fuori porta, con a fianco i bidoni della spazzatura per<br />

evitare ai commensali di fare troppa strada per raggiungerli (questo<br />

sì che è venire incontro alle esigenze dei cittadini) . Non c’è gusto in<br />

città: si è smarrito nelle istituzioni e nella gente. Senza più i cestini,<br />

buttare a terra un fazzoletto, una cartaccia, appare come il gesto più<br />

naturale da fare. L’ordinanza di divieto di vendere le bottiglie di vetro<br />

sono sistematicamente evase: vige il primato del not in my garden,<br />

ma appena fuori dal mio giardino sì, la città non è considerata dai<br />

<strong>Teramani</strong> il proprio garden, purtroppo.<br />

Il gioiellino del parco fluviale è interrotto dalle parti delle gallerie del<br />

Lotto zero e raggiungere il quartiere Cona si può solo con gli stivali<br />

da pesca: gli annunci roboanti dell’amministrazione annunciavano il<br />

ponticello come già fatto un anno fa.<br />

Nei pressi di Via Pepe, come d’altronde a Viale Bovio e in altre parti<br />

della città, gli automobilisti sono letteralmente infuriati perché dall’oggi<br />

al domani si sono visti recapitare la multa di 38 euro più il costo<br />

della rimozione, perché un cartello di divieto di sosta “per pulizia<br />

strada”, è stato evidentemente spostato da qualche balordo. Come<br />

si dice a Teramo? Non ci vuole mica la scienza. Eppure ci avevano<br />

propinato l’ennesimo sbandieramento dell’imminente apposizione<br />

di segnaletica fissa in ciascuna via, posta ad indicare il giorno e l’ora<br />

della pulizia. Ma si sa perfettamente che improvvisare costa meno fatica<br />

che programmare! Perché programmare richiede doti non molto<br />

comuni dalle parti nostre. Se qualcuno avesse più cervello, capirebbe<br />

quanto gliene manca, direbbe qualcuno. Una vicenda che denota il<br />

senso di abbandono e di inevitabile incuria di coloro che sono stati<br />

eletti per amministrare e mette in luce il menefreghismo sempre più<br />

imperante dei concittadini. E non si sa quale sia la cosa peggiore.<br />

Altro aspetto molto sgradevole è il parcheggio selvaggio dei furgoni<br />

in pieno Corso per il carico e scarico merci oltre l’orario consentito:<br />

spesso gli autisti dei mezzi sott’accusa oltrepassano i varchi semplicemente<br />

pigiando il bottone della struttura; dall’altro capo del filo,<br />

spesso si concede il passaggio senza verificare se si è realmente in<br />

possesso della certificazione d’accesso: provare per credere.<br />

I gazebo in tempi di crisi sono richiesti anche dagli estetisti per<br />

risolvere il generale calo di affari durante l’inverno: a breve Piazza


Martiri ne sarà invasa, tante piccole baite<br />

che daranno un tocco alpino alla nostra cara<br />

Piazza “Cervinia”. D’altronde se un sindaco<br />

ha tagliato, in tricolore, il nastro al primo<br />

gazebo della storia moderna teramana,<br />

anche il resto della pattuglia attende nastro<br />

e forbici davanti la sua baita da costruire<br />

in tutta fretta. Per questo motivo il Pd ha<br />

perorato le cause e le numerose istanze di<br />

baristi e ristoratori teramani che si sono visti<br />

negare l’autorizzazione a installare gazebo<br />

o dehors. La domanda, fanciullescamente<br />

rivendicativa, era: perché il Grand’Italia sì,<br />

e noi no? E la solfa che tuttora si ripete in<br />

giro dalle parti del centro, mettendo in luce<br />

il peccato originale, l’incipit della diatriba,<br />

la mela del peccato. “Ancora una volta – ha<br />

dichiarato solo poco tempo fa il presidente<br />

dell’Unione comunale, Ilaria De Sanctis<br />

- l’amministrazione di centrodestra si è<br />

dimostrata lontana e miope nei confronti<br />

delle necessità degli esercenti di attività<br />

commerciali”. D’altronde, le stesse dichiarazioni<br />

dell’assessore al ramo andavano<br />

nella direzione di “mettere ordine al Far<br />

West dell’occupazione del suolo pubblico”.<br />

“Sorprende che questa necessità sia sorta<br />

solo a seguito delle richieste di alcuni titolari<br />

di bar, mentre nessun provvedimento è<br />

stato preso nei confronti di gazebo e dehors<br />

già presenti...forse – conclude De Sanctis<br />

- quest’ultimi autorizzati grazie a un piano<br />

particolare?”. Per il Pd, il sindaco Brucchi<br />

avrebbe dovuto avvertire da subito che a<br />

causa della mancanza di un Piano non era<br />

possibile rilasciare autorizzazioni.<br />

Senza fretta, ma senza sosta, andava<br />

raccontando Johann Wolfgang Göethe. Più<br />

prosaicamente: chi trova un parcheggio,<br />

trova un tesoro. Qualcuno l’ha capito in<br />

anticipo e lo fa pagare 1 euro e 20 l’ora<br />

o giù di lì. Teramo mostra il suo volto più<br />

becero quando si tratta di sosta selvaggia:<br />

doppie file, imbuti pericolosi che si formano<br />

nelle vie a doppio senso, residenti che non<br />

riescono a uscire di casa perché bloccati<br />

dalle lamiere delle auto, rappresentano<br />

ormai la prassi in città, un volto che giorno<br />

dopo giorno sfigura anche noi. In via Carlo<br />

Forti, alcuni universitari, per uscire di casa,<br />

La nostra città è<br />

prigioniera della mancanza<br />

di regole che talvolta<br />

ci sono ma non vengono<br />

fatte rispettare e<br />

di inciviltà, ma soprattutto<br />

di una classe politica che<br />

appare lontana dalle<br />

esigenze della gente...<br />

hanno dovuto scavalcare una automobile<br />

che aveva parcheggiato proprio di fronte<br />

all’ingresso di casa, “appiccicata” al portone.<br />

E dei vigili, chiamati, chiamati a sanzionare<br />

“il parcheggiatore folle” neppure l’ombra. Si<br />

lamentano tutti, dai commercianti che vedo-<br />

no scemare la clientela, ormai diretta lì dove<br />

si può parcheggiare, Viale Crispi o S. Nicolò,<br />

ai residenti del centro che per posteggiare<br />

la loro auto in modo regular possono attendere<br />

anche una buona mezzora. Cartina di<br />

tornasole dello stato d’animo dell’automobilista<br />

è il caos parcheggi che si genera nei<br />

pressi dell’ospedale Mazzini e che induce<br />

spesso i sanitari del Pronto Soccorso a chiamare<br />

gli agenti della Polizia Municipale per<br />

via delle autoambulanze che non riescono<br />

più a procedere. E chissenefrega dell’infartuato!<br />

Tanto, per oggi ho parcheggiato. Dal<br />

comando di Piazza San Francesco s’invocano<br />

i sensi unici, almeno nelle zone più calde<br />

del capoluogo, soprattutto in Via del Castello,<br />

dove gli stessi commercianti lamentano<br />

l’assenza di un vicino stallo di carico e<br />

scarico merci. Nel mirino anche Via Nicola<br />

Dati, Piazza Garibaldi dove gli autisti dei bus<br />

hanno sempre criticato il risicato margine<br />

di manovra, Via De Albentiis, Viale Crucioli,<br />

Porta Reale, e anche Via Beccaria e Via Orto<br />

Agrario, nei pressi del tribunale. Nelle zone<br />

più sensibili, il consiglio degli addetti ai lavori<br />

resta quello del cordolo spartitraffico sul<br />

tipo già sperimentato in Via Oberdan.<br />

I partiti di oggi sono soprattutto macchine<br />

di potere e di clientela, ricordava Enrico<br />

Berlinguer.<br />

L’arroganza del potere si esercita con i<br />

più deboli: è una prassi consolidata ormai.<br />

L’amministrazione comunale l’ha sfoggiata<br />

nella vicenda dell’applicazione della tassa<br />

sui passi carrabili. È il caso di un’anziana<br />

teramana che non avendo mai utilizzato il<br />

suo passo carrabile, anche per via delle auto<br />

parcheggiate davanti, si è trovata un bel<br />

giorno a pagare l’odioso balzello senza che il<br />

Comune notificasse o pubblicizzasse il pagamento<br />

del canone, in modo che il cittadino<br />

non potesse aver il tempo per esercitare<br />

un sacrosanto diritto di revoca. “Un atto<br />

illegittimo, dal punto di vista amministrativo<br />

e, soprattutto, ingiusto e vessatorio, una<br />

tassa semplicemente vergognosa” si sfogò<br />

l’anziana che malgrado ciò fu costretta a<br />

pagare una parte. La cartella pazza però l’ha<br />

inseguita raggiungendola anche nel 2011, in<br />

sintesi per non pagare più, gli uffici tecnici le<br />

hanno consigliato di ripristinare il passo carrabile<br />

così com’era all’origine, da renderlo<br />

quindi inaccessibile. Il fatto però che è stato<br />

sempre così: una saracinesca e un fondaco.<br />

In conclusione che dire? Semplicemente che<br />

i nostri amministratori (alcuni) continuano<br />

a pedalare, ma non nel senso stretto della<br />

parola, il che sarebbe pure auspicabile. Insistono<br />

nel dire che “tutto va bene madama<br />

marchesa” mentre il Titanic sta affondando<br />

e l’orchestrina suona. E che dire poi del bike<br />

spot o del car pooling (altra genialata inesistente).<br />

La nostra città è prigioniera della<br />

mancanza di regole che talvolta ci sono ma<br />

non vengono fatte rispettare e di inciviltà,<br />

ma soprattutto di una classe politica che<br />

appare lontana dalle esigenze della gente,<br />

attenta sola ad fiutare il vento di una<br />

poltrona di qualche cda che si sta liberando.<br />

E tra prebende ed indennità la fine si sta<br />

annunciando.<br />

Il momento di fermare una rivoluzione è il<br />

principio, non la fine. n<br />

5<br />

n.72


6<br />

n.72<br />

ATTUALITÀ<br />

Cose di casa nostra<br />

Almost<br />

quasi (pressappoche!)<br />

Un cane che morde un uomo. La notizia non c’è. Se inverti i<br />

ruoli, due righe al massimo le puoi buttare giù. Le chimere di<br />

pietra appollaiate sui monumenti secolari delle Città Vecchie,<br />

non sono stravaganze; i Tir che scantonano per i centri storici,<br />

questi sì. Attraggono<br />

interesse<br />

e qualche volta<br />

rischiano pure<br />

la primapagina,<br />

dell’uomo che<br />

morde il cane<br />

o lo strike del<br />

camion, sul<br />

muretto di una<br />

cattedrale.<br />

“Almost... da non<br />

credere ai propri occchi!” Inesorabile, è scoppiata la polemica sul confronto<br />

con le altre cittadine. In Piazza del Popolo, ad Ascoli Piceno, i Tir<br />

sono tenuti fuori le mura e la merce viene consegnata con i carrelli.<br />

E qui si sprofonda nell’antico antagonismo di due capoluoghi appartenenti<br />

a terre di confine, che si riveriscono attraverso gentilezze<br />

suggestive, come “Texani vs Apache”; rimembranza ispirata dalle sigle<br />

di provincia stampate sulle targhe delle<br />

macchine di una volta. Sono bastati appena<br />

sei giorni per sistemare e rendere tutto<br />

nuovamente attivo. Come mostrano le immagini,<br />

la porzione di strada interessata dai<br />

lavori misura poco o più di centocinquanta<br />

metri ed è stata rimessa in sesto in una<br />

settimana, grazie alla solerzia di istituzioni e<br />

dell’azienda responsabile dei lavori.<br />

La vera ragione di questo è che tutti, dal<br />

presidente della società fino al più umile<br />

manovale, hanno l’orgoglio di ciò che fanno. Nei casi di calamità<br />

naturali, portare a termine in breve tempo il ripristino della viabilità è<br />

determinante nel corso di un trasporto, in cui enormi afflussi di beni di<br />

emergenza devono essere rapidamente recapitati, per gestire grandi<br />

masse di persone.<br />

“Almost... da non credere ai propri occchi!”<br />

Questo tratto di strada statale è stato distrutto da voragini profonde.<br />

Riparato in soli sei giorni. Fantastico Giappone! Un palcoscenico per<br />

tutti quei paesi che non si rendono conto di quanto sia ridicola la loro<br />

lentezza a reagire. Gli amministratori della Brigata della Salute e Sicurezza<br />

Pubblica sarebbero svenuti su questa catastrofe e avrebbero<br />

Attanasii<br />

Attanasii<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasii dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

richiesto mesi e mesi di consulenza. Aggiungete poi che gli operai<br />

avrebbero iniziato prima e annunciato dopo anche uno sciopero,<br />

per rivendicare diritti & diritti e piangere per una paga non adeguata<br />

ai loro sacrifici. Quando le persone non lavorano ma pretendono, si<br />

colpisce dove fa male, per mostrare come dividere il paese rispetto ai<br />

giapponesi, che collaborano uniti e hanno lo stesso obiettivo.<br />

Un circolo vizioso, il nostro, in cui ognuno incolpa gli altri. La cultura<br />

popolare perpetua questa stronzata. Pochi mesi fa c’era una sezione<br />

di opere su strada, con un cartello che diceva: “Men at work (!)”. La<br />

costruzione del nuovo sistema viario è stata bloccata e non potrà<br />

essere ripresa. La debacle spaventosa degli edifici puntellati da assi di<br />

legno.<br />

I responsabili sono totalmente incompetenti; bisognerebbe privarli degli<br />

stipendi e delle grasse commissioni. Imponenti opere di ingegneria<br />

civile, ottenute e presto realizzate, confermano quello che si è vissuto<br />

in altre zone europee. Perché? Perché tutti comprendono che il tempo<br />

è denaro e più a lungo un lavoro prende, più costerà.<br />

In questo paese vi è un diverso insieme di calcoli. I contraenti sanno<br />

che più spendono sul posto di lavoro, più soldi faranno. E non ci sono<br />

conseguenze. I politici pensano che dal momento che è solo il denaro<br />

pubblico che è coinvolto, cosa importa da dove proviene?<br />

“Almost... da non credere ai propri occchi!”<br />

Tutto il mondo è paese, si usa dire, e questa banalità la si ripete ogni<br />

volta che ci si lamenta degli andazzi di casa nostra. Qualcun altro si è<br />

chiesto che cosa<br />

ci sia di tanto più<br />

civilizzato in una<br />

nazione come<br />

l’Inghilterra, in<br />

una città come<br />

Londra. In fin dei<br />

conti, anche lì<br />

hanno i loro problemi<br />

e non c’è<br />

proprio di che<br />

invidiarli. Infatti,<br />

tutto ciò che si è scritto finora riguarda la<br />

Gran Bretagna. Se vi va, visitate il sito www.<br />

dailymail.co.uk/news. E poi, non stiamo<br />

sempre lì a parlar male dell’Italia...<br />

In Giappone, la sorprendente velocità di<br />

ricostruzione è utilizzata per sottolineare la<br />

capacità della nazione di rimettersi in piedi.<br />

Un tempo si ricorreva all’uso di lingue elevate<br />

come latino e greco, per descrivere la scientificità di una terminologia<br />

colta, oggi si preferisce coniare termini tipicamente anglosassoni.<br />

L’evoluzione naturale del British style.<br />

“That shit happened here! Fuck the unions. Japan is showing the US<br />

how it’s done”<br />

(Che cazzo è successo qui! Fanculo i sindacati. Il Giappone sta mostrando<br />

agli Stati Uniti come si fa).<br />

In Italia, solo miracoli!<br />

“È stata riaperta ieri, parzialmente, la carreggiata in direzione mare della<br />

superstrada Teramo-mare all’altezza di Sant’Atto, nel tratto che franò per<br />

la piena del Tordino il 22 aprile 2009 e che è stato ripristinato dall’Anas”.<br />

Attanasii


ATTUALITÀ<br />

accade a Teramo<br />

Urban design<br />

e i “piruli” di Piazza Orsini<br />

Fuori è un casino. Gente che sbraita percentuali incomprensibili, su<br />

quorum irraggiungibili, ma anche a portata di mano. Referendum<br />

di cui bisognerà tenere conto, per la tenuta del governo. Berlusconi<br />

che se ne va a spasso a comprare collanine prima di..., o poi, boh!,<br />

ma tanto, chissenefrega. Insomma, va a illustrare un affresco, al primo<br />

ministro che passa, l’israeliao Benjamin Netanyahu, con una boccia di<br />

Vetril sotto braccio; verrà dissuaso dai suoi intenti, non appena l’addetto<br />

al cerimoniale si sarà scusato d’avere adoperato un termine inappropriato:<br />

“Non lustrare... ho detto illustrare! Stura le orecchie!”. E poi, sottovoce<br />

e una gomitata: “Ma tu guarda questo...<br />

mica c’è il vetro, là?!” Chiusa la conferenza<br />

stampa a Villa Madama, il Presidente<br />

del Consiglio indica un dipinto alle sue<br />

spalle e si rivolge a Netanyahu: «Questo<br />

quadro è di Andrea Appiani e rappresenta<br />

il Parnaso, cioè il bunga bunga del 1811»<br />

(Silvio Berlusconi - Il Messaggero, martedì 14 giugno 2011).<br />

Il Papa che ricorda Fukushima e Celentano<br />

che parla di vita o di morte.<br />

Basta! Basta!<br />

In effetti, a dirlo sono stati in 26 milioni<br />

857 mila 452 italiani, più una disabile<br />

che non aveva con sé il certificato<br />

medico, che per norma di legge, avrebbe<br />

dovuto rassicurare la presidenza del seggio, sulle reali condizioni di<br />

menomazione affliggente l’avente diritto al voto. Allora, se ci facciamo<br />

continuamente distrarre da queste inezie, sciocchezze, baggianate, rischieremo,<br />

e ve lo dico con il cuore a pezzi, di perdere la Trebisonda. Di<br />

smarrirci nel garbuglio, nella tortuosità di labirinti astutamente allestiti<br />

nottetempo, per intrappolarci a nostra insaputa. Accadimenti già noti,<br />

che tornano alla mente se ripensiamo all’onorevole Antonio Claudio<br />

http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2010/08/06/news/riapre-il-tratto-franatodella-teramo-mare-2235526<br />

“Un piccolo miracolo, ha commentato<br />

l’assessore provinciale alla viabilità Elicio<br />

Romandini“, considerate le mille difficoltà<br />

incontrate nella fase procedurale di questo<br />

appalto; l’impresa sta lavorando in maniera<br />

particolarmente spedita per far riaprire la<br />

Attanasii<br />

corsia chiusa prima di Ferragosto”.<br />

http://www.cityrumors.it/teramo/<br />

cronaca/200719432-teramo-mare-riapre-inparte-il-tratto-franato.html<br />

In 51 anni di lavoro vengono rimossi 73 milioni<br />

di metri cubi di sabbia e terra per creare<br />

una via d’acqua di 162 km nel deserto tra il<br />

Mediterraneo e il Mar Rosso. La realizzazione<br />

del Canale di Suez è costata 3176,50 metri<br />

Attanasii<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasii dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Scajola, da Imperia. Gente, bisogna riflettere sulle cose serie. Bisogna<br />

che provvediamo anche un po’ noi stessi. Teramo ha seri problemi e<br />

ho dovuto ridimensionare le aspettative per sopravvivere. Siamo in una<br />

situazione difficile. Speriamo in una conclusione prima dell’estate, ma ci<br />

vorrà qualche mese ancora prima di saperne di più. In questo contesto,<br />

si dovranno esplorare con perizia le opzioni strategiche e di gestione nel<br />

prossimo periodo. Vedremo quali saranno le opportunità per il futuro, gli<br />

accorgimenti dovuti, per tentare di cambiare la situazione, senza spandere<br />

al vento denaro pubblico. Guardiamo ragionevolmente a come<br />

possiamo cambiare la nostra attuale configurazione sociale. Cos’è che<br />

dobbiamo migliorare per non rimanere una mera e semplice indicazione<br />

stradale, una via di passaggio per Ascoli Piceno? Nulla va escluso.<br />

Il nostro patrimonio è sceso e la nostra posizione di cassa è ridotta.<br />

Per questo, è<br />

indifferibile una<br />

discussione<br />

sensata, dato<br />

che non è<br />

sano bruciare<br />

risorse.<br />

La competitività<br />

è costituita<br />

essenzialmente del costo della manodopera. Il costo del lavoro rappresenta<br />

una quota significativa dei costi totali del prodotto. La salvaguardia<br />

del nostro benessere comune è troppo importante per non avere<br />

una visione globale delle problematiche.<br />

E allora, ecco lo scoop di <strong>Teramani</strong>! Personalmente, sono in grado e<br />

orgoglioso di vantare una quarantennale amicizia con il proprietario di<br />

una delle più antiche ferramenta della nostra città. Guarda caso, ubicata,<br />

questa, proprio nei pressi del Municipio e ciò quindi risulta assai di<br />

conforto nella realizzazione del progetto, dono per la cittadinanza tutta,<br />

in fase di elaborazione, pensato e proposto dalla Redazione del nostro<br />

giornale.<br />

Ci assumiamo l’onere e il privilegio di acquistare le catene, funi, corde,<br />

mosaici pendenti, per tutti quei “piruli” orfani delle proprie congiunzioni,<br />

che spiccano nelle aiuole adiacenti I due leoni, in Piazza Orsini, nelle<br />

prossimità della Loggia del Parlamento.<br />

Resta inteso che ci consulteremo, prima di officiare la donazione, con<br />

tutto l’equipment and urban design.<br />

«Bisogna sempre diffidare da chi si prende sempre troppo sul serio.<br />

L’autoironia è fondamentale»<br />

(Silvio Berlusconi - Il Messaggero, martedì 14 giugno 2011). n<br />

di scavo ogni anno. Circa 265 metri al mese;<br />

più di 8,5 metri al giorno d’acqua incanalata<br />

su un fondale di otto metri.<br />

Il miracolo di Sant’Atto, sulle acque del fiume<br />

Tordino, si è manifestato dopo quattordici<br />

lunghissimi mesi di imprecazioni con dedica,<br />

da parte degli automobilisti.<br />

“Almost... da non credere alle proprie<br />

orecchie!”. n<br />

7<br />

n.72


8<br />

n.72<br />

ATTUALITÀ<br />

Vicende di casa nostra<br />

Specialfrutta?<br />

No, special credito<br />

Il sindaco Brucchi irresponsabile? Per Giuseppe Panichi ed Enzo D’Ignazio<br />

di “Bella Teramo” che si speso per portare a conoscenza della<br />

cittadinanza una vicenda che, a volerla definire compiutamente, ha<br />

del surreale, sì. Il motivo? Semplice, continuar a tirare per le lunghe<br />

una querelle giudiziaria che già vede soccombere l’amministrazione comunale<br />

con un sicuro e notevole aggravio di spesa che chiaramente alla<br />

fine dovranno sopportare i cittadini. Tutto ebbe inizio nei rampanti anni<br />

’80, quando Duran Duran e Craxi riempivano le giornate degli italiani, e<br />

Tangentopoli era ancora di là da<br />

venire. “Decisi di chiedere l’autorizzazione<br />

al Comune di Teramo per<br />

un ampliamento del mio magazzino<br />

– attacca Panichi – visto che la<br />

mole di lavoro era notevolmente<br />

cresciuta e lo spazio a disposizione<br />

ormai divenuto insufficiente”.<br />

La società in questione non era<br />

una qualsiasi ma l’arcinota -<br />

almeno per chi ricorda il periodo<br />

- Specialfrutta, che in quegli anni<br />

rappresentava un vanto tutto<br />

teramano, conosciuto lungo tutto<br />

lo stivale e perfino all’estero. Dunque<br />

si trattava di fare un semplice<br />

ampliamento: Panichi presentò<br />

il progetto e in attesa della risposta gli fu richiesto di comprare anche i<br />

diritti di edificabilità e la titolarità della proprietà del terreno di due ettari<br />

confinanti con la struttura già esistente. “Ancora gridano vendetta i tre<br />

dinieghi con i quali il Comune negò la licenza” ha come un sussulto il<br />

Teramano. “Per quei lavori di ampliamento considerati legittimi dai tecnici<br />

e quindi eseguibili, all’epoca furono presentate istanze di sanatoria che<br />

furono assolte con il pagamento di 64 milioni di lire.<br />

Gli Amministratori di allora, Pietro D’Ignazio e successivamente Antonio<br />

Gatti, utilizzarono detti dinieghi per acquisire, o meglio intestare al patrimonio<br />

del Comune di Teramo, tutta la mia proprietà!” rimarca ancora<br />

con forza Panichi. Gli amministratori dell’epoca non si limitarono a sequestrare<br />

la parte oggetto dei dinieghi ma procedettero all’acquisizione<br />

al patrimonio comunale dell’intera proprietà del commerciante.<br />

“I diritti da pagare all’erario per l’acquisizione furono addirittura anticipati<br />

da un dirigente comunale” sottolinea Panichi. E questa fu un’azione<br />

“coercitiva” che al tempo ebbe forti ripercussioni: le banche chiusero i<br />

rubinetti del credito, cosa che per un’azienda rappresenta la fine della<br />

vita commerciale. ”Sono certo che lor Signori sappiano cosa vuol dire per<br />

un’impresa che utilizza le banche, venirsi a trovarsi senza credito dall’oggi<br />

al domani, immaginate pure quello che io e i mie famigliari dovemmo<br />

PANICHI<br />

«Da cittadino ritengo che<br />

il comportamento del<br />

sindaco e della sua<br />

Giunta sia da considerarsi<br />

quantomeno scriteriato<br />

e sicuramente non<br />

vantaggioso per le casse<br />

comunali»<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

passare senza più mezzi a disposizione”.<br />

Ancora oggi, a distanza di molto tempo, la voce del commerciante<br />

teramano è rotta dall’emozione. “Attraversammo dei momenti difficili;<br />

tutte le porte si chiusero, anche quelle che non avremmo mai pensato”.<br />

Capita sempre così. “Ma quello era il mio lavoro! Il lavoro mio, di mio<br />

fratello, di mia moglie e dei miei figli! Era l’attività che ci aveva fatto<br />

conoscere nel vasto mondo dei produttori agricoli, non solo abruzzesi,<br />

non solo nazionali ma anche esteri!”. Ma spesso la tenacia viene<br />

premiata. Con decisione e a testa bassa riprese “la via della rinascita” e<br />

con tantissimi sacrifici riuscì a<br />

risalire la china.<br />

Panichi si vide però costretto<br />

a svendere parte del suo patrimonio<br />

per trascinare in causa<br />

coloro che riteneva essere i<br />

responsabili della rovina: “Chiamammo<br />

in causa il Comune<br />

di Teramo sin dal 1997”. Nel<br />

frattempo, non si presentava<br />

la possibilità di chiudere la faccenda<br />

con l’amministrazione, anche se c’era la buona volontà da parte<br />

del commerciante che con numerose proposte scritte e regolarmente<br />

protocollate chiedeva un accordo. Nel 2007 giunse la sentenza in primo<br />

grado che condannò l’amministrazione comunale al pagamento di 5 milioni<br />

di euro. Piazza Orsini fece appello. Nella sentenza del 9 marzo 2011<br />

il giudice dimezzò l’importo e, anche se il commerciante ritenne ingiusta<br />

la sentenza, l’accettò pur di porre fine allo stillicidio e alle lungaggini<br />

burocratiche. Il Comune di Teramo avrebbe dovuto saldare il conto in tre<br />

annualità (2011, 12, 13) e nei patti avrebbe dovuto rinunciare all’appello.<br />

Invece non vi rinunciò. “In più di una circostanza – prosegue Panichi -<br />

mi hanno fatto credere che saremo arrivati presto alla conclusione e<br />

all’accordo, ma sorprendentemente il Sindaco Brucchi, assieme alla sua<br />

Giunta, decise a suo modo, senza ascoltare il consiglio, forse perché<br />

temeva che l’assemblea venisse a conoscenza del debito mai inscritto in<br />

bilancio?” Si chiede il commerciante. “Perché nessuno si era premurato<br />

di mettere queste somme a Bilancio?”.<br />

Ora Panichi è costretto a fare ricorso alla Corte dei Conti: “Da cittadino<br />

ritengo che il comportamento del sindaco e della sua Giunta sia da<br />

considerarsi quantomeno scriteriato e sicuramente non vantaggioso per<br />

le casse comunali”. n


10<br />

n.72<br />

EVENTI<br />

La Mostra<br />

Melchiorre<br />

De Filippis<br />

Delfico<br />

Parlare di Melchiorre De Filippis Delfico vuol dire parlare della editoria<br />

satirica della seconda metà dell’ottocento a Napoli e in Italia. Un<br />

genere che nasce nella capitale del Regno di Napoli nel 1848 con<br />

il “primo” Arlecchino, foglio che precede di anni testate universalmente<br />

conosciute come il londinese Punch, sul quale s’addensa anche la<br />

leggenda di una collaborazione dello stesso Delfico.<br />

Ma sarà solo con Delfico che la caricatura assurgerà al ruolo di protagonista<br />

nella divulgazione dei pensieri, della politica, del clima sociale di quel<br />

periodo attraverso immagini che saranno in grado non solo di rappresentare<br />

i protagonisti e gli eventi, ma anche di tracciare gli umori, le<br />

simpatie, i sentimenti che aleggiavano nella metà dell’Ottocento mentre<br />

si compiva l’Unità d’Italia, in un Paese dove la popolazione per il novanta<br />

per cento era<br />

analfabeta. Sarà<br />

sempre Delfico<br />

a tenere in vita,<br />

quasi da solo,<br />

alcuni importanti<br />

giornali satirici di<br />

quel periodo che<br />

cominciarono<br />

a spuntare da<br />

ogni tipografia<br />

napoletana<br />

nell’estate del<br />

1860 subito<br />

dopo che Francesco<br />

II, improvvisatosi liberale (nonostante la giovane età aveva intuito<br />

quale strada avrebbe dovuto percorrere il suo Regno, ma era tardi!),<br />

aveva pensato che sarebbe bastato richiamare la costituzione del 1848<br />

per puntellare un trono che traballava e che sarebbe caduto, da lì a pochi<br />

mesi, sotto la spinta, neanche troppo forte, di Garibaldi.<br />

Melchiorre De Filippis Delfico (pronipote ed omonimo di Melchiorre Delfico<br />

filosofo, umanista, politico del primo ottocento; questa omonimia sarà<br />

fonte di fortuna in vita, ma di oblio negli anni successivi; ancora oggi molti<br />

confondono l’uno per l’altro) trascorre gran parte della sua vita a Napoli,<br />

dove attratto dalla passione per la musica si dedica alla composizione.<br />

Nell’ottobre del 1850 al Teatro Nuovo rappresenta Il marito di un’ora, la<br />

di<br />

Siriano<br />

Cordoni<br />

Presidente<br />

Associazione Culturale “il Poliorama”<br />

prima di una serie di opere liriche teatrali che non avranno il successo<br />

da lui sperato, poi forse più per necessità che per passione, si dedica<br />

all’umorismo e alla caricatura che diventerà il lavoro principale della sua<br />

vita. L’esordio ufficiale in questo campo viene fatto risalire al 1855 quando<br />

Achille Torelli lo chiama ad illustrare l’Omnibus pittoresco. Fabia Borroni<br />

così descrive l’arte caricaturale di Delfico “il tocco è rapido, simpatico,<br />

svelto; nel paradosso delle linee la trovata è indovinata; non c’è alcuna<br />

compiacenza feroce nel delineare con l’agile matita le storture fisiche,<br />

ma c’è un tentativo benigno ed indulgente nel mettere a nudo le storture<br />

morali, un sapore casalingo ed una onesta d’intenti precipuamente<br />

ottocenteschi”.<br />

Delfico era solito disegnare in una saletta del “Caffè delle Due Sicilie”<br />

in via Toledo, e da questo palcoscenico si trovò a rappresentare tutte<br />

le principali vicende storiche con l’occhio disincantato di chi sapeva<br />

discernere le vicende quotidiane<br />

senza preconcetti e pregiudizi e in<br />

queste caricature non mise mai<br />

né cattiveria né eccessivo spirito<br />

polemico, ma proseguì sempre<br />

con il suo tratto garbato e signorile.<br />

Scorrendo i 40 anni della sua attività<br />

di caricaturista s’incontrano personaggi<br />

noti e meno noti, vicende<br />

europee e locali, tutte rappresentate<br />

senza cattiveria né eccessivo spirito<br />

polemico, ma sempre con tratto<br />

garbato e signorile. Rappresentò<br />

Napoleone III, Liborio Romano,<br />

Garibaldi, Cavour, Minghetti, Cialdini,<br />

Ricasoli, il Papa, Il Russo, il Prussiano,<br />

l’Austriaco e tanti altri personaggi,<br />

specialmente del teatro e della lirica che a quel tempo erano i personaggi<br />

di maggiore fama. Il personaggio che gli diede maggiore fama e maggiore<br />

soddisfazione fu Verdi, che ebbe l’occasione di incontrare e seguire una<br />

prima volta nel 1858 in occasione della rappresentazione del Simon<br />

Boccanegra e una seconda volta nel 1888 quando il Maestro fu a Napoli<br />

per l’Otello. Questa conoscenza si trasformò in amicizia e reciproca<br />

stima e Delfico dedicò a Verdi innumerevoli tavole, alcune ben riuscite,<br />

altre invece ebbero anche delle benevoli critiche da Verdi, come quando<br />

Delfico inviò al Maestro una copia dell’album Pompei. Cenno storico.<br />

1890,e ricevette il 3 giugno del 1891 questa risposta da Sant’Agata “caro<br />

Delfico, sempre ho apprezzato ed apprezzo il vostro talento! Ma ditemi …<br />

(scusate) perchè andare a resuscitare un mondo che non è più il nostro?<br />

...” (in Amilcare Lauria, 1906). Delfico scomparve, settantenne nel maggio<br />

del 1895 nella villa di Portici e su di lui cadde l’oblio, o quasi. Soltanto nel<br />

1941, in piena guerra, a Napoli fu organizzata una mostra di sue litografie<br />

colorate, nel ridotto del San Carlo, poi bisognerà attendere tempi più<br />

recenti, mostre e ricordi nella nostra città e gli studi di appassionati di<br />

storia locale. Le nostre due strenne, pubblicate in questi due ultimi anni,<br />

la prima dedicata alle caricature su Garibaldi e questa a Cavour, nel<br />

150 anniversario dell’Unità d’Italia e a 150 anni dalla morte del grande<br />

statista, vogliono avere un valore principalmente divulgativo, in attesa di<br />

uno studio più approfondito che celebri finalmente, come merita, uno dei<br />

protagonisti della cultura dell’ottocento italiano, teramano di nascita, il<br />

Gran Nadar della caricatura italiana. n


ATTUALITÀ<br />

La Montagna<br />

La Porta<br />

del Parco<br />

...rotola a valle<br />

Dall’alto della montagna tu puoi vedere<br />

come sia grande il mondo… e come<br />

siano ampi gli orizzonti. Dall’alto della<br />

montagna puoi respirare il dio delle<br />

vette e roteare assieme al circolare ampio di<br />

nuvole d’ovatta. Dall’alto della montagna nascono<br />

fiumi e neve, e storia, e le barbarie sono<br />

sempre venute dal mare da queste parti. Qui le<br />

cose capitano prima che negli altri posti e non è un caso che l’abbandono<br />

trafelato di borghi d’arenaria e di piazze senza più buoi e carri siano il<br />

segno del destino già annunciato della nostra terra. Col tempo le anime<br />

sono scese a valle rotolandosi in un misero esodo biblico, rincorrendo i<br />

miti delle prime rivoluzioni industriali abruzzesi, a bordo della Lambretta,<br />

con il frigo a cambiali e la spuma nera che ti restava appiccicata alla<br />

gola. Il grosso è andato là dove solo evocare il suo nome ti metteva i brividi<br />

lungo i secoli. Lo sciamare ininterrotto di uomini con le pezze al culo<br />

e di donne nere di scialli ricamati aveva una sola direzione: Roma. Poi,<br />

lungo la strada si perdevano fiotti di anime, a Teramo, a Pescara, a Roseto,<br />

a Giulianova. Come un fiume in piena che riempiva le valli e i campi.<br />

Ora a distanza di decadi, il fiume impetuoso è divenuto un ruscelletto<br />

avvizzito e su in montagna è rimasto solo un cuore crudo di vano<br />

riflettere. Storie di uomini in manica di camicia che zufolano, imprecano<br />

e ingurgitano vino, sputando il mondo e rimproverandosi la silenziosa<br />

vita intera. Ed è per questo e per tante altre storie ancora che i sindaci<br />

della montagna teramana, i Pietro tristi e rassegnati della comunità, da<br />

un bel pezzo si sentano figli di un dio minore, abbandonati a se stessi<br />

in una sorta di lideraggio sterile e impotente. Non ne possono più di<br />

una realtà ormai a se stante, discussa, pubblicizzata e “usata dalle istituzioni<br />

solo come uno spot elettorale” spiega il sindaco di Crognaleto,<br />

Giuseppe D’Alonzo. Gli imbarazzanti stop and go dei nostri rappresentanti<br />

politici umiliano questa gente, così come fanno male le promesse<br />

mai mantenute e perfino l’indecoroso e inutile scippo della Porta del<br />

Parco così contestato da tutti. Nell’entroterra è sempre più arduo vivere<br />

normalmente sotto la mannaia dello spopolamento, delle scuole che<br />

sono sempre più pluriclassi (spesso dalla prima alla quinta), delle strade<br />

dicono essere “un disastro assoluto”, come spiega il sindaco di Rocca S.<br />

Maria, Stefania Guerrieri, e delle ambulanze che “impiegano 40 minuti<br />

a meno che non si alzino in volo gli elicotteri per i casi più urgenti”. Ti<br />

fratturi una gamba? Quaranta minuti d’attesa. Le corse degli autobus<br />

sono sistematicamente tagliate e perfino i funghi, ricchezza del posto,<br />

figli di un dio minore<br />

alle falde della disperazione<br />

lassù dove non osano più le aquile<br />

montagna anno zero<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

il loro demanio pubblico, vengono sottratti all’uso civico dei residenti<br />

che non possono più stabilire il prezzo. E come se al mare i prezzi degli<br />

ombrelloni li fissassero gli abitanti di Fano Adriano. “L’occupazione resta<br />

l’assillo principale” rammenta il sindaco di Isola del Gran Sasso, Alfredo<br />

Di Varano. “Il lavoro non c’è – gli fa il paio Guerrieri - e siccome siamo<br />

nel Parco, abbiamo tutta una serie di vincoli che a volte opprimono<br />

azioni e progetti; le scuole subiscono i tagli maggiori e bisogna fare i<br />

salti mortali perché non ci si alzi alle sei per prendere il bus; in fondo<br />

chiediamo lo stesso trattamento riservato al litorale”. “La riforma<br />

sanitaria ci trascura – interviene di nuovo D’Alonzo –: preoccupante è<br />

la declassificazione del distretto sanitario, con evidenti tagli apportati al<br />

pediatra, alla guardia medica e al soccorso sanitario”. Il sindaco recentemente<br />

ha acquistato sette defibrillatori ed una<br />

nuova ambulanza: “Ma cosa fa la Asl? Toglie la<br />

convenzione alla Croce Bianca”. Al sindaco di<br />

Pietracamela, Antonio Di Giustino, sono necessari<br />

5,5 mln di euro per mettere in sicurezza la<br />

frana di Marzo: il sisma l’ha messo in ginocchio.<br />

“Il silenzio assordante della Provincia e della<br />

Regione e di tutti coloro che assurgono a<br />

divenire nostri paladini – prosegue D’Alonzo –<br />

distrugge il nostro animo”. Inoltre, “sono stati<br />

sottratti 5 mln di euro dal Pit, milioni che erano<br />

destinati alle infrastrutture e all’economia delle aree interne svantaggiate”<br />

fa il punto D’Agostino del Pd. I sindaci chiedono una politica nuova<br />

con la rappresentanza di un collegio regionale solo per la montagna e<br />

una defiscalizzazione sulle spese primarie: acqua, luce, riscaldamento<br />

“e benzina” aggiunge Di Varano. “Allora perché non prevedere un ristoro<br />

per le famiglie che decidono di restare qui?” lancia l’idea il sindaco<br />

D’Alonzo. “Invece di tagliare le corse, perché non ottenere sconti sugli<br />

abbonamenti dei bus?”. E perché non far risparmiare i pendolati che<br />

ogni giorno solcano l’autostrada più cara d’Italia, l’A24. È fondamentale<br />

anche supportare le piccole attività commerciali: i sindaci chiedono la<br />

defiscalizzazione sulle imposte e sulla spesa delle utenze. “Siamo delusi,<br />

scoraggiati” concludono gli uomini in manica di camicia.<br />

Dall’alto della montagna tu puoi vedere come sia grande il mondo… e<br />

come siano ampi gli orizzonti. Il domani qui è solo un altro pensiero. n<br />

11<br />

n.72


12<br />

n.72<br />

CULTURA<br />

Teramo culturale<br />

Cosa è vecchio<br />

e cosa è nuovo<br />

Osservazioni sull’ultima edizione<br />

di “Interferenze”<br />

Inizio, doverosamente e senza subdoli riti adulatori, con una dichiarazione<br />

di principio. È bene che a Teramo vi siano realtà come Electa di<br />

Eleonora Coccagna. La realtà di provincia è sempre tendenzialmente<br />

restìa al cambiamento, e quando qualcosa di nuovo le si presenta<br />

tende a confonderlo e stemperarlo in fenomeni di costume, tanto vistosi<br />

quanto effimeri, legati al momento, alla moda, alla futilità dei grandi<br />

numeri che, al di là del patetico tentativo da parte di qualcuno di darsi<br />

importanza lasciandosi rimorchiare da questo o quell’evento passeggero,<br />

per intenderci Giri d’Italia e cose simili, transitano senza lasciare tracce e<br />

tantomeno benefici duraturi. Le nostre amministrazioni locali, oggi come<br />

in passato, hanno con frequenza perpetuato la sciagurata abitudine di<br />

esaltare l’ospite famoso, con lo stesso atteggiamento prono e miope con<br />

cui – e mi torna in mente una scena di Totò a colori – nei paesini del sud<br />

si festeggiava il gangster benefattore, il compaesano arricchito un poco<br />

mafioso, a discapito degli “strimpelloni” locali.<br />

Rassegne di danza interattiva come Interferenze, installazioni di “partiture<br />

fisiche” dove l’esperienza del post-teatrodanza tedesco – vedi ad esempio<br />

quello di Sasha Waltz – si fondono con i postumi di un’esperienza forse<br />

non del tutto conclusa come quella dell’happening e della postmodern<br />

dance americana, mostre come quella di Italo Rodomonti con abbinamenti<br />

coreografici al suono di campane tibetane e spring drum, spazi aperti<br />

a piccoli laboratori sperimentali come quello di Sara Marchetti, ospitato<br />

nei locali di Electa nell’aprile scorso con Loops, una interessante simbiosi<br />

di danza contemporanea e musica concreta nata dalla collaborazione di<br />

due giovani talenti locali come la stessa Marchetti e Giustino Di Gregorio,<br />

sono le molte facce di una città artisticamente fertile, piena di vita, dalle<br />

molte potenzialità, capace di aprirsi al futuro. Perciò, ripeto: è bene che in<br />

città una realtà come Electa esista e abbia tutte le possibilità di proporsi. E<br />

tuttavia, è appena il caso di ricordarlo, è bene che ve ne siano anche altre.<br />

Ed è bene che la disposizione al confronto, a crescere non solo in se stessi<br />

e di se stessi, non si presuma meno doverosa in realtà di più breve corso.<br />

A conclusione della sesta edizione di Interferenze, festival di arte urbana<br />

promosso e diretto da Eleonora Coccagna, è stata inscenata una suggestiva<br />

“presa della Bastiglia” lungo Corso San Giorgio affidata a performer<br />

reclutati attraverso Facebook, dove la meta simbolica da occupare ed<br />

espugnare, assoggettata come evidentemente la si ritiene all’ancien<br />

régime delle attuali amministrazioni culturali locali, è stata il Teatro Comunale<br />

di Teramo. Tra le altre accuse, condivisibili, come quelle dell’onta<br />

che grava sulla storia della nostra città per aver permesso la decadenza e<br />

l’abbattimento di uno dei più antichi teatri d’Abruzzo per lasciare spazio a<br />

di<br />

Silvio<br />

Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

lobby affaristiche che ne hanno per sempre sfigurato il volto e il significato,<br />

una in particolare mi è parsa sibillina: quella rivolta ai progetti culturali<br />

che, sebbene nati sul territorio, si rivolgono a promuovere spettacoli di<br />

importazione “preconfezionati”, indicati come uno dei segni, e forse come<br />

il principale segno, di una cecità nei riguardi degli artisti locali. E qui ci risiamo.<br />

È la solita tiritera vittimistica che si ripete, e che mi è già capitato di<br />

osservare a proposito di polemiche analoghe montate tendenziosamente<br />

dall’associazione “Nuove Armonie”.<br />

Che di denaro pubblico e/o privato in città se ne sprechi molto è un dato di<br />

fatto incontestabile. Ma fare di tutt’erba un fascio è un segnale altrettanto<br />

sbagliato che si lancia alla cittadinanza. Per restare alla danza, ovvero alla<br />

neonata Stagione Internazionale di Danza della Società Riccitelli, che è con<br />

ogni evidenza il principale bersaglio del j’accuse finale pronunciato dai<br />

promotori del Festival, non ritengo produttivo questo proseguire a spararsi<br />

addosso l’un l’altro senza vedere le cose nella loro giusta prospettiva. Che<br />

Teramo si appresti ad accogliere il più grande teatro al chiuso d’Abruzzo<br />

(e non solo) è infatti altrettanto indubitabile. Che esso andrà riempito non<br />

solo di scuole e scuolette di danza, prolificatesi in ogni dove negli ultimi<br />

decenni e mediamente di livello tecnico e artistico assai mediocre, mi<br />

sembra altrettanto evidente. Credere di poter cambiare la mentalità degli<br />

amministratori locali senza aprire la nostra vetrina cittadina al confronto<br />

con le altre realtà, e beninteso non solo quelle estere ma anche quelle<br />

nazionali, che ancora resistono ma che hanno<br />

sempre meno possibiltà di trovare spazi per<br />

esprimersi, non è solo utopico ma del tutto<br />

deleterio, persino un po’ masochista. Già altri<br />

in passato hanno creduto a questa necessità,<br />

a L’Aquila o a Reggio Emilia, tanto per fare degli<br />

esempi, e finché lo si è fatto le realtà locali se<br />

ne sono avvantaggiate, il livello culturale e la<br />

dinamica interna delle associazioni private ne<br />

hanno tratto innegabili benefici. Perciò a che<br />

scopo prendersela con chi promuove arte<br />

avvalendosi dei circuiti nazionali e internazionali?<br />

Cosa fa credere a chi protesta che<br />

queste iniziative siano nate parassitariamente, senza sacrifici di singoli che<br />

vi hanno creduto senza porre condizioni, e soprattutto che non abbiano a<br />

loro volta, mutatis mutandis, dovuto fronteggiare difficoltà, ristrettezze di<br />

vario genere, scarsa comprensione sul territorio?<br />

Perciò, in sintesi, si rifletta bene su quale sia l’atteggiamento giusto per ottenere<br />

l’obiettivo del necessario rinnovamento culturale della nostra città,<br />

cosa vada nella giusta direzione e cosa no per favorire un cambio di mentalità,<br />

da quella egocentrica, spesso ciarlatana e pressappochista, a quella<br />

aperta e matura, che dia delle possibilità reali ai giovani artisti teramani di<br />

talento e non chimere che si esauriscano con passerelle e lustrini di una<br />

serata. Da quelle iniziative che a qualcuno paiono come furti perpetuati nei<br />

confronti dei locali, da alcune almeno, forse potranno un domani scaturire<br />

occasioni di crescita e di confronto anche per loro. Come? Le formule in<br />

proposito non mancano, e tante se ne sono viste in passato anche nel<br />

nostro paese. Tutto sta a vedere se si sarà in grado di attuarle, di dialogare,<br />

di proporre, di agire con le idee e non solo con gli slogan, di vedere in ciò<br />

che esiste non solo bastiglie da abbattere ma potenzialità concorrenziali<br />

con le quali misurarsi. E questo perché talvolta, e forse sempre, il vecchio<br />

si nasconde in ciò che sembra nuovo e il nuovo resta latente, non visto, in<br />

ciò che sembra vecchio. n


SALUTE<br />

Consigli<br />

Prepariamo<br />

la valigia per<br />

le vacanze<br />

Se per le proprie vacanze ci si reca in località<br />

estere, specialmente in luoghi con clima più<br />

caldo del nostro, è utile portare il necessario<br />

per la permanenza direttamente dall’Italia<br />

e adottare alcuni accorgimenti per evitare contagi<br />

o malesseri. Innanzi tutto recarsi, almeno un mese<br />

prima, nel Palazzo della Sanità per <strong>info</strong>rmarsi se sul<br />

posto dove ci si intende recare esistono patologie<br />

che richiedono una profilassi da eseguire preventivamente<br />

(ad esempio la malaria). Bisogna poi iniziare<br />

ad assumere fermenti lattici tutti i giorni ed almeno<br />

una settimana prima della partenza, continuandoli a<br />

di<br />

Donatella<br />

Cerasani<br />

prendere per tutto il periodo del soggiorno. Qualora<br />

qualcuno dovesse, nello stesso luogo di villeggiatura,<br />

iniziare ad avere febbre e disturbi gastrointestinali è<br />

opportuno iniziare subito il trattamento antidiarroico<br />

prima che inizino i sintomi e quindi i disturbi.<br />

Per prevenire i disturbi più frequenti è necessario<br />

avere l’accortezza di non consumare cibi crudi, dolci<br />

a base di creme. Sbucciare la frutta fresca e bevete<br />

solo acqua minerale frizzante in bottiglia, stappata<br />

davanti a voi.<br />

Prima della partenza assicuratevi di avere in valigia:<br />

• cappellino da sole<br />

• protezione solare<br />

• crema per scottature<br />

• crema insetto repellente<br />

• pomate per eritemi e per punture di insetti<br />

• fermenti lattici<br />

• antidiarroico<br />

• antipiretico<br />

• disinfettante intestinale<br />

• Sali minerali reidratanti<br />

• Disinfettante<br />

• Cerotti<br />

• Stick per punture di pesci ragno e meduse<br />

• Anticinetosico (contro il mal d’auto o d’aereo)<br />

• Melatonina, qualora il viaggio implichi<br />

un cambiamento di fuso orario. n<br />

13<br />

n.72


14<br />

n.72<br />

EVENTI<br />

Laboratori del Gran Sasso<br />

La Notte del<br />

Ricercatore<br />

il 23 settembre prossimo<br />

Dodici ore di luce, dodici ore di oscurità. Nulla da eccepire sulla<br />

secolare imparzialità dell’equinozio d’autunno, se non fosse per<br />

le sottili astuzie della<br />

scienza che quest’anno<br />

regaleranno al buio qualcosa in<br />

più. La notte del 23 settembre<br />

2011 sarà addirittura senza frontiere.<br />

Lo assicurano i Laboratori<br />

Nazionali del Gran Sasso, che<br />

hanno aderito alla sesta edizione<br />

della “Notte del Ricercatore”,<br />

un’iniziativa promossa dalla<br />

Reseach Executive Agency (REA), della Comunità Europea, attraverso il<br />

Programma Quadro in Ricerca e Sviluppo Tecnologico.<br />

Teramo e molte altre città italiane ed europee si fonderanno idealmente<br />

in una sorta di immensa piazza dove per chiunque sarà possibile fami-<br />

Note linguistiche<br />

di Maria Gabriella<br />

Di Flaviano<br />

La Lingua cambia<br />

da un gruppo sociale<br />

all’altro<br />

Sì, cari miei Lettori, è proprio così, la lingua cambia<br />

da un gruppo sociale all’altro. Il contadino<br />

parla diversamente dal suo padrone, perché<br />

diverso è il contesto sociale in cui essi vivono: il<br />

primo vive in un ambiente semplice quasi primitivo,<br />

dove non c’è posto nemmeno per la lettura di un quotidiano e dove le<br />

relazioni interpersonali sono molto carenti; il secondo legge il giornale,<br />

viaggia, è in contatto con gente di cultura e tutto ciò sicuramente arricchi-<br />

di<br />

Caterina<br />

Totaro<br />

Laboratori Nazionali<br />

del Gran Sasso INFN<br />

liarizzare con il mondo della ricerca scientifica. Teatro della lunga notte<br />

teramana sarà il Parco della Scienza che al suo interno ospita il Museo<br />

della Fisica e dell’Astrofisica Galileium. In programma, fino a tarda serata,<br />

conferenze, spettacoli a carattere divulgativo e laboratori didattici adatti<br />

a un pubblico di ogni età. Inoltre, a partire dal pomeriggio, sarà possibile<br />

visitare la mostra “Le impronte dell’Universo” allestita nelle sale del<br />

Museo. E’ prevista anche la presenza dell’Osservatorio astronomico di<br />

Collurania. L’obiettivo della manifestazione è quello di valorizzare la figura<br />

del ricercatore, al di là del vecchio stereotipo del genio ribelle, grazie a<br />

un approccio divertente e<br />

<strong>info</strong>rmale. Complici il dialogo e<br />

il confronto diretto con coloro<br />

che, ai Laboratori, di ricerca<br />

se ne occupano quotidianamente.<br />

Galileium è uno dei pochi musei<br />

scientifici del centro Italia,<br />

l’unico interamente dedicato<br />

alla fisica e all’astrofisica e<br />

gestito da un ente di ricerca. In tre anni di attività, ha accolto studenti,<br />

non solo abruzzesi, di ogni fascia d’età e si è fatto promotore di una serie<br />

di iniziative di carattere divulgativo. Da sempre impegnati nella diffusione<br />

della cultura scientifica, nell’immediato futuro i Laboratori del Gran Sasso<br />

puntano ad ampliarne l’offerta formativa e il bacino d’utenza, convinti che<br />

la scienza debba essere materia di tutti. Di scienza si deve parlare, soprattutto<br />

in una società come la nostra dove il bisogno di sapere cresce di<br />

giorno in giorno, in particolare in un territorio, come quello abruzzese, che<br />

vanta la presenza di importanti istituzioni e centri di ricerca e può contare<br />

su un pubblico che in quanto a interesse e sensibilità non delude mai.<br />

Il programma dettagliato della manifestazione e tutte le <strong>info</strong>rmazioni sarà<br />

presto disponibile all’indirizzo www.lngs.infn.it/galileium n<br />

sce e “potenzia” il suo bagaglio linguistico. Mentre le classi culturalmente<br />

e socialmente dominanti, parlano la “varietà” migliore della lingua, ossia<br />

il cosiddetto “buon italiano”. Le classi meno colte, quelle più povere o<br />

emarginate, quelle contadine parlano invece l’italiano più popolare, una<br />

lingua semplificata e non regolata da una precisa grammatica. Le caratteristiche<br />

dell’italiano popolare in genere sonio le seguenti:<br />

• Povertà di parole, per cui si ricorre spesso a vocaboli molto comuni<br />

e generici;<br />

• Scarso uso di aggettivi;<br />

• Ridondanza o ripetizione dei pronomi, tipo “a me mi” o “a te ti” ecc.<br />

• Scambio frequente tra i pronomi personali “io e me, tu e te, ci e gli,<br />

gli, le loro” ecc.;<br />

• Uso errato del comparativo, tipo “è più meglio”;<br />

• Uso indiscriminato del “che”, tipo “quando che ti dico questo, tu<br />

devi credermi”<br />

• Costrutti a senso “tutta le gente urlavano” invece di “urlava”<br />

• Uso errato dei tempi e dei modi.<br />

È compito della Scuola aiutare i giovani ad eliminare i suddetti errori della<br />

lingua popolare e guidarli al possesso del mezzo linguistico nazionale,<br />

perché il successo sociale dipende quasi sempre in modo decisivo dal<br />

possesso della Lingua, come puntualizzò giustamente Don Milani. n


SCIENZA<br />

Tsunami<br />

L’onda<br />

assassina<br />

dell’Adriatico<br />

anche le nostre spiagge nel 1627<br />

hanno subito gli effetti devastanti<br />

del maremoto<br />

che in una tranquilla mattinata del 1627 andò ad infrangersi<br />

sugli arenili abruzzesi era alta circa tre metri e portò<br />

con sé la morte che per dirla con le parole di John Fante lavò<br />

L’onda<br />

ed asciugò il mondo. Suppongo che di peccati allora ce ne<br />

fossero come adesso, se non in un numero minore per un evidente<br />

calcolo di densità di popolazione, ma dinanzi quel muro d’acqua che<br />

avanzò fragoroso i peccatori di quei giorni ebbero solo il tempo di<br />

raccomandare l’anima a Dio farfugliando qualcosa di indecifrabile<br />

nel volgare di allora. Quei pochi pescatori che già vivevano in riva<br />

all’Adriatico persero tutti i bagagli delle loro cose assieme alla vita.<br />

La prova che anche la nostra costa diversi secoli fa fu colpita da uno<br />

tsunami, il geologo teramano Romolo Di Francesco l’ha ottenuta<br />

analizzando chilometri e chilometri di spiaggia, rilevando l’esistenza<br />

di quelli lui chiama “i punti di debolezza del sottosuolo”, correlabili<br />

anche a grande distanza tra di loro. Sono stati loro, i sensori di<br />

un’astrusa apparecchiatura, oltretutto scomoda e molto voluminosa,<br />

i cui esami in laboratorio sono molto costosi, a rilevare nei nostri<br />

giorni che in quelle spiagge un tempo la forza distruttiva delle acque<br />

distrusse ogni cosa che si presentasse davanti. Uno spettacolo tremendo,<br />

disumano, che fa il paio a quello accaduto recentemente nel<br />

ricco Nord Est del Giappone, quando barche e auto furono capovolte<br />

in un battibaleno come da una mano insolente di un bimbo capriccioso<br />

che all’improvviso non volesse più giocare. Ma che ci fosse<br />

stato uno tsunami in Adriatico agli inizi del 1600 che colpì il tratto di<br />

mare che va dalla Puglia fin su a Pineto, sono le cronache del tempo<br />

a testimoniarlo. “Questo rafforzerebbe l’idea – spiega il geologo<br />

teramano Romolo Di Francesco – che le popolazioni dell’Adriatico<br />

non vivrebbero poi in quel limbo prospettato da molti”. Gli scritti di<br />

quel secolo, riportati poi in un libro dello stesso studioso (“Lesioni<br />

degli edifici”), ci riferiscono della reale e cruda entità dell’evento<br />

catastrofico, aperto con il terremoto, seguito da una disastrosa onda<br />

anomala. Tra i due fenomeni i morti furono più di 4.500. Nel volgare<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

dell’epoca si narra proprio del disastro che interessò il Gargano e la<br />

Capitanata: il testo, seppur redatto in un linguaggio aulico, <strong>info</strong>nde<br />

tuttora nel lettore il terrore, la distruzione ed il senso di smarrimento<br />

che l’evento provocò tra le popolazioni. Il terremoto... ruinò affatto le<br />

Terre, e città intiere, con segni prodigiosi, e durò tre hore interpollatamente...<br />

si sentirono voci dolorose, che per il gran timore, e<br />

strepitio della gente, non si poté distintamente intendere le parole,<br />

in modo che pareva fosse giudizio universale, come fu per quelle<br />

povere anime, la quantità delle quali per hora non si può sapere. “Il<br />

sisma – prosegue Romolo Di Francesco - probabilmente generatosi<br />

in mare aperto, provocò anche un’onda gigantesca, uno tsunami che<br />

s’infranse sulla costa Settentrionale del promontorio interessando il<br />

tratto di costa prospiciente il lago di Lesina, il litorale di Manfredonia<br />

e la foce del fiume Sangro; gli effetti furono altrettanto devastanti del<br />

terremoto, con l’allagamento della pianura tra Silvi e Mutignano in<br />

Abruzzo e l’inondazione delle campagne di Sannicandro Garganico;<br />

l’evento”. Certo, se il fenomeno di allora si fosse verificato oggi, con<br />

l’urbanizzazione e l’antropizzazione odierne, il numero di vittime<br />

sarebbe stato sicuramente maggiore. Il team composto quattro geologi<br />

(Luca Di Matteo, Gianluca Iezzi, Fabrizio Petrini, tutti abruzzesi,<br />

oltre al coordinatore teramano Romolo Di Francesco), è impegnato<br />

da circa due anni a ispezionare i nostri arenili alla ricerca di ulteriori<br />

segni, alcuni dei quali tuttora visibili presso la costa pugliese. I punti<br />

di debolezza rinvenuti sul sottosuolo farebbero presagire ad un urto<br />

spaventoso di energia: “Per individuare tali punti usiamo la resistenza<br />

del terreno, quando cade a zero vuol dire che in quel luogo<br />

è capitato qualcosa di importante e di insolito durante la normale<br />

evoluzione geologica della storia delle nostre coste” racconta Di<br />

Francesco. Ora il team dovrebbe analizzare al microscopio alcuni<br />

campioni ma la mancanza dei fondi sta bloccando il prosieguo delle<br />

ricerche: lo scopo dello studio è prevalentemente diretto a svolgere<br />

un ruolo di prevenzione poiché la pericolosità del nostro territorio<br />

non è legato esclusivamente ai terremoti lungo l’Appennino. “Il<br />

nostro obiettivo conclude di Francesco – sarà quello di individuare<br />

tutti gli tsunami storici che hanno colpito le nostre coste e datarli<br />

singolarmente al fine di offrire uno possibile scenario futuro grazie al<br />

quale svolgere un’adeguata prevenzione”. n<br />

15<br />

n.72


16<br />

n.72<br />

SOCIETÀ<br />

Pedofili<br />

Trovami<br />

un bambino<br />

di 10 anni<br />

...lo voglio tenero!<br />

un bambino di 10 anni». «L’ho trovato», risponde<br />

l’altro. «Ma ha meno di 15 anni?» chiede il parroco. «Diciotto»,<br />

replica Franky. «E no. A me... mi piace... con meno di 14<br />

«Trovami<br />

anni. Lo voglio tenero», dice il prete.<br />

• «Quanti anni ha?», domanda il sacerdote. Il pusher: «Undici, dodici». Il<br />

sacerdote contatta un amico: «Ho<br />

trovato qualcosa di tenero, vengo su<br />

e ci divertiamo». La cosa però non va<br />

in porto, il parroco va su tutte le furie<br />

e chiama l’africano: «Ma puoi trovare<br />

qualche madre con un bambino, una<br />

donna che ha bisogno di coca?».<br />

• «Non li voglio di 16 anni, ma più<br />

giovani. Trovameli che abbiano problemi di famiglia, disagiati».<br />

• «Mi serve un bambino dal collo tenero». «Va beh, vado alla Fiumara e<br />

vedo cosa ti posso trovare».<br />

• «Mi serve un negretto, un bel moretto, quelli che mi fanno eccitare da<br />

pazzi e, mi raccomando, che non superi i quattordici anni! Meglio se si<br />

tratta di uno con problemi di droga o senza famiglia».<br />

• «Mandamelo! Che ho tanta roba e ci possiamo divertire».<br />

• «Sai, oggi finalmente l’ho baciato in bocca, dopo averlo preso con<br />

violenza e costretto a subire atti sessuali».<br />

• Diceva proprio così, Don Seppia, nelle sue conversazioni condite di<br />

bestemmie e frasi blasfeme, come gli inquietanti «Satana sia con te».<br />

• Don Riccardo Seppia, parroco di Genova, è stato arrestato per droga e<br />

pedofilia. Incastrato dalle intercettazioni, il prete ha confessato di essere<br />

sieropositivo, aumentando rabbia e dolore tra i credenti e non. Sarà<br />

presto trasferito in un altro carcere, perché sentitosi minacciato dagli altri<br />

detenuti, nonostante si trovi in isolamento e guardato a vista dai poliziotti,<br />

che temono un suicidio. [Navigando su Internet]<br />

Non ci sono parole!<br />

Non ci sono parole che riescano a esprimere lo sdegno e lo schifo che<br />

ognuno di noi ha provato nell’apprendere l’ennesimo fatto di pedofilia.<br />

Eppure bisogna trovarle, le parole.<br />

Navigando su Internet il mio mouse è partito da solo, come una scheggia<br />

di<br />

Carla<br />

Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

impazzita sul monitor, alla ricerca delirante di approfondimenti. Leggevo<br />

e rileggevo gli sms, i dettagli, la tecnica di adescamento dei minori, i<br />

requisiti richiesti, le voglie e i bisogni di un prete depravato. La merce da<br />

prendere in considerazione e la merce da scartare.<br />

In questi casi abbiamo tutti il dovere di trovare le parole (anche le parolacce,<br />

se vogliamo). Io, nel mio piccolo, cercherò di trovare le mie, con l’intento<br />

di trasmettervi indignazione, rabbia, disgusto, orrore, raccapriccio,<br />

ripugnanza. Nausea e voltastomaco.<br />

Vi sembrerà strano che scriva, adesso, di un fatto considerato ormai “vecchio”.<br />

Ma ho voluto farlo di proposito, a scoppio ritardato, con uno scopo<br />

ben preciso, affinché ci si ricordi sempre che queste notizie non sono mai<br />

vecchie. Mai abbassare la guardia. Mai spegnere i riflettori.<br />

Come si fa a cambiare canale, dopo una notizia del genere? Come si fa a<br />

voltare pagina? E, ditemi, come si fa a far crescere i nostri figli, educandoli<br />

alla fiducia verso il prossimo, quando vorremmo chiuderli in una campana<br />

di vetro e buttare via la chiave?<br />

E se invece, una volta per tutte, buttassimo via la chiave delle celle che<br />

“ospitano” i pedofili? E se rivedessimo tutti quei bei discorsi sulla pena<br />

di morte? No, lo so che sono intoccabili, giustissimi, per carità! Bisogna<br />

sempre salvaguardare la vita umana. Siamo un popolo civile, no?<br />

Tuttavia c’è un reato che io, per quanto mi sforzi di capire, proprio non<br />

riesco a mandar giù. Ed è proprio la pedofilia.<br />

Per quanto mi sforzi di pescare nelle mie reminiscenze universitarie, per<br />

quanto io sappia che, molto spesso, i pedofili hanno, a loro volta, subito<br />

violenze da bambini, e che, inconsapevolmente, tendono a ripetere, come<br />

in un circolo vizioso, atti decisamente impuri… non riesco a tollerare, a<br />

giustificare. Non posso farci nulla, è più forte di me.<br />

Anche perché penso (ma la mia teoria, ovviamente, non è supportata da<br />

alcuno studio scientifico) che la pedofilia sia ormai diventata una moda,<br />

così come tante altre deviazioni. Io non credo che, oggi, tutti quegli<br />

imprenditori, preti, manager,<br />

insomma quei membri della<br />

società privilegiata che esibiscono<br />

titoli e targhe dorate e<br />

poi, nell’altra vita, soddisfano i<br />

propri bisogni perversi, abbiano<br />

avuto infanzie difficili o abbiamo<br />

subito violenze sessuali.<br />

Vicever-sa, credo che il mondo<br />

sia sempre più pieno di “Dottor<br />

Jekyll e Mister Hyde”: uomini<br />

che, della razza umana, possiedono solo il nome.<br />

Insomma, ormai s’è capito! Questo articolo l’ho buttato lì, come una<br />

pietra lanciata con rabbia nel mare. E spero che la mia rabbia produca dei<br />

cerchi concentrici sempre più grandi. Spero che vi giunga urlando, che vi<br />

faccia saltare dalle poltrone, che si espanda sempre di più, fino a toccare<br />

le coscienze di coloro che vivono e lavorano vicino ai minori. Fino a scuotere<br />

dall’indifferenza coloro che sanno e non parlano, affinché trovino la<br />

forza di gridare: «Giù le mani dai bambini!».<br />

Noi adulti abbiamo il sacrosanto dovere di proteggerli dai maiali.<br />

Riccardo Seppia avrà ripetuto tante volte, durante la sua lunga e stimata<br />

carriera di Uomo di Chiesa, che siamo tutti Figli di Dio.<br />

Io non so se è vero che siamo tutti Figli di Dio, ma una cosa la so: in giro ci<br />

sono troppi Figli di…<br />

E voi giornalisti smettetela di chiamarlo “Don”! n


18<br />

n.72<br />

Dura Lex Sed Lex<br />

Poi dice che<br />

uno si butta a<br />

sinistra<br />

La ricordate la famosa<br />

frase pronunciata da<br />

Totò nel film “i Re di<br />

Roma”, quando scoprì<br />

che anche il suo usciere era<br />

stato nominato “Cavaliere” e<br />

lui, che aveva tutti i titoli per<br />

la nomina, non aveva raggiunto<br />

l’ambito cavalierato?<br />

Bene è indubbio che nella<br />

nomina del collega usciere<br />

a Cavaliere al posto di Totò<br />

forse qualche norma era<br />

stata violata.<br />

Tutta questa premessa per introdurre<br />

il discorso relativo al<br />

rispetto delle regole, da parte<br />

degli automobilisti, nel percorrere le autostrade d’Italia.<br />

Con l’introduzione dei Tutor sui limiti di velocità ci si sta adeguando<br />

al rispetto, anche perché in tempo di crisi regalare allo Stato<br />

somme non proprio spicciole fa abbastanza male. Ancora oggi<br />

circolano leggende metropolitane<br />

su come ingannare<br />

i Tutor... non ci provate sono<br />

solo leggende!<br />

Di contro però ci sono alcune<br />

regole che vengono completamente<br />

disattese come ad<br />

esempio l’uso degli indicatori<br />

di direzione nei sorpassi o<br />

cambio di corsia, praticamente<br />

il 99% degli utenti delle<br />

autostrade dimenticano che<br />

le Frecce non servono per giocare agli indiani! Stendiamo poi<br />

un pietoso velo di silenzio sul divieto dell’uso di telefonini alla<br />

guida....<br />

Non parliamo poi di coloro che viaggiano costantemente sulla<br />

corsia di sinistra e quando vedono che l’auto che li precede tende<br />

Ancora oggi circolano<br />

leggende metropolitane su<br />

come ingannare i Tutor...<br />

non ci provate sono solo<br />

leggende!<br />

a cura di<br />

Amilcare Lauria<br />

Elvio Fortuna avvocati associati<br />

ad accennare un sorpasso iniziano una lunga serie di lampeggi<br />

dimenticando che le moderne auto sono dotate anche di sistema<br />

frenate per rallentare la marcia e far si che chi li precede possa<br />

effettuare con serenità il sorpasso.<br />

Ed ancora: nelle autostrade a tre o più corsie è lecito o no sorpassare<br />

a destra (sulla così detta corsia del disonore) quando le corsie<br />

di sinistra sono occupate da veicoli che violano la prescrizione<br />

di cui all’art 143 del Cds che impone la regola generale dell’obbligo<br />

di utilizzare la corsia di destra più libera essendo quelle di<br />

sinistra riservate alla sola manovra di sorpasso? Per stabilire la<br />

regolarità di un sorpasso in tal senso occorre ricordare come<br />

bisogna viaggiare nelle grandi arterie stradali visto che tutti in tali<br />

situazioni preferiscono “buttarsi a sinistra”!<br />

1) in ogni situazione di marcia si deve circolare sulla destra;<br />

2) se ci sono due o più corsie si deve percorrere quella più<br />

libera di destra;<br />

3) le corsie di sinistra sono riservate al sorpasso;<br />

4) dal giugno 2003 sulle autostrade e sulle strade urbane principali<br />

dove ci sono tre o più corsie la corsia di destra non è più<br />

riservata ai veicoli lenti (salvo diversa indicazione), ma deve<br />

essere usata da tutti i veicoli se libera.<br />

Con l’art 148 il CdS regolamenta il sorpasso come la manovra<br />

mediante la quale un veicolo in movimento supera un altro<br />

veicolo in movimento oppure fermo sulla carreggiata. La regola<br />

generale vieta quindi il sorpasso a destra ma, con la modifica<br />

dell’art. 143<br />

introdotta nel<br />

giugno 2003,<br />

nelle autostrade<br />

a tre o<br />

più corsie può<br />

accadere che<br />

chi provenendo<br />

da retro<br />

e si trova<br />

sulla corsia di<br />

destra che è<br />

libera davanti<br />

a sé e trova<br />

occupata quella alla sua sinistra può proseguire la marcia su detta<br />

corsia senza che ciò lo faccia incorrere nella violazione prevista<br />

per chi sorpassa a destra (€ 39 + 4 punti decurtati). Infatti nel<br />

caso di specie si sta sopravanzando un altro veicolo senza cambio<br />

di traiettoria, anzi è il veicolo che viaggia a sinistra a violare la<br />

norma perché marcia a sinistra benché la corsia di destra sia<br />

libera.<br />

La violazione del sorpasso a destra si realizza invece quando in<br />

autostrada si procede a zig-zag con cambi di corsie e traiettorie<br />

oppure superando un veicolo da dietro con lo spostamento a destra<br />

usando gli spazi liberi tra un veicolo e l’altro per accelerare la<br />

propria marcia, manovre queste rigorosamente vietate dal codice<br />

per la loro alta pericolosità.<br />

In buona sostanza prima di porvi alla guida per il fatidico esodo<br />

estivo, ripassare il Codice della Strada... e anche in autostrada un<br />

tantino di rispetto e buon senso non guastano! n


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dell’artigianato, commercio, turismo,<br />

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max 60 mesi<br />

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Scoperto di C/c, anticipo su fatture,<br />

Portafoglio SBF<br />

Beneficiari<br />

Tutte le imprese del settore<br />

dell’artigianato, commercio, turismo,<br />

agricoltura e PMI<br />

Agevolazione<br />

garanzia confidi al 50%<br />

Durata<br />

max 180 mesi<br />

Finanziamenti<br />

Artigiancassa<br />

Importi fino ad € 500.000<br />

Prodotti<br />

Acquisto immobili, scorte,<br />

attrezzature e macchinari<br />

Beneficiari<br />

Tutte le imprese del settore<br />

dell’artigianato<br />

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Abbattimento di 2,5% punti<br />

sul tasso d’interesse,<br />

garanzia confidi dal 50% all’80%<br />

Durata<br />

max 144 mesi<br />

CNA Teramo, Via Franchi, 9/23 - 0861.239408 Crescenti · crescenti@cnateramo.com - 0861.239405 Ricci · ricci@cnateramo.com


20<br />

n.72<br />

CULTURA<br />

Teramo culturale<br />

I “Filosofestival”<br />

nell’era<br />

post-fi losofi ca<br />

Da un paio di anni a Teramo abbiamo un festival della filosofia.<br />

Idea in sé non molto originale, accodata com’è a un “Filosofestival”<br />

fiorentino capeggiato sin dal 2006 da un certo<br />

“movimento hyronista”, con logo un Socrate/Einstein che<br />

tira fuori la lingua. È la moda dei café-philò: parlare, chiacchierare,<br />

aggregare masse di giovani, occuparli (o disoccuparli) un<br />

po’, nella speranza di renderli più liberi e consapevoli. E intanto<br />

favorire la confusione tra discipline e aree tematiche, associare la<br />

metodologia interdisciplinare con la digressione, l’impegno con<br />

lo sballo, la metafisica con la pop-star.<br />

Obiettivo dichiarato dei suoi fautori è, anche a<br />

Teramo, quello di fare della filosofia una disciplina<br />

pratica, sull’onda di quella Philosophische<br />

Praxis divenuta di moda in Germania<br />

da qualche decennio. La filosofia una<br />

cosa pratica. Una filosofia “praticata”.<br />

Grande novità, non c’è che dire. Sin<br />

da prima dell’Accademia platonica,<br />

dunque già quantomeno nella<br />

tradizione presocratica, filosofare<br />

comportava azione al punto che<br />

la scrittura stessa era ritenuta<br />

superflua. I pitagorici, gli epicurei,<br />

gli stoici, erano tutti circoli in cui<br />

si praticava uno stile di vita, in cui si<br />

sperimentavano nuove scienze.<br />

In America da oltre un secolo esiste<br />

un movimento detto “pragmatismo”,<br />

e più di recente Bertrand Russell e<br />

Jean-Paul Sartre hanno parlato, rispettivamente,<br />

di filosofia applicata e di<br />

filosofia engagé.<br />

Come si spiega quest’ultima moda<br />

filosofica? Moda, a dire il vero, che a<br />

Teramo non sembra avere riscosso grande<br />

fortuna, al punto che qualche incontro dei<br />

più prestigiosi (vedi quello con Aldo Masullo<br />

di due anni fa) è saltato di punto in bianco<br />

senza suscitare particolari clamori.<br />

di<br />

Silvio<br />

Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Il perché credo parta da piuttosto lontano. A dare uno sguardo<br />

complessivo al panorama filosofico italiano attuale, o meglio a<br />

ciò che ne rimane, la prospettiva che se ne ricava non si può<br />

precisamente dire esaltante, dilaniata tutt’ora com’è tra una<br />

fazione veteromarxista e una veterospiritualistica, ancorate a<br />

fedi e sistemi culturali che non hanno più alcun legame con la<br />

realtà. La prima pavoneggiatasi a lungo tra “pensiero negativo”<br />

e “pensiero debole”, la seconda persa dietro ad antiche chimere<br />

di presunte eternità dell’essere e dei valori. Tutte formule con le<br />

quali cercare di giustificare a se stessi e al mondo un ruolo del<br />

pensiero teoretico diventato sempre più marginale nella società<br />

del terziario avanzato, dove tutto è mercato e competizione di<br />

mercati, e dove tutto quello che non si conta e non si misura è<br />

poco più che verbosità fastidiosa. Il problema vero tuttavia non<br />

è questo, ma è semmai che in queste sue continue contorsioni<br />

e adattamenti formali, in queste costanti limature esteriori, la<br />

filosofia non ha recuperato nessuno smalto, non ha rigenerato<br />

niente di se stessa ma si è fatta più arrendevole ai predoni di<br />

ogni tempo, agli opportunisti di ogni specie. Per bene che vada,<br />

i filosofi che si rispettano oggi sono quelli che appaiono come<br />

tuttologi o come opinionisti in tv, quelli che diventano promoter<br />

pubblicitari o consulenti aziendali, o peggio quelli che fingono<br />

d’impegnarsi in politica come i cattocomunisti Cacciari e Vattimo.<br />

Risultati? In ogni caso deludenti. La filosofia non è fatta per gene-<br />

rare appartenenze, ma per rimuoverle. Non serve a costruire<br />

partiti, a a gestire apparati o altri bisogni materiali necessari<br />

alla sussitenza di uno stato o di una popolazione,<br />

ma a smontarli per vedere vedere come come sono fatti fatti e che<br />

senso hanno.<br />

E invece, daccapo, la filosofia si sta prostrando<br />

alle alle logiche del potere, potere, andando alla<br />

ricerca ricerca di nuovi presunti fondamenti. Non<br />

fanno eccezione, anzi men che meno,<br />

i casi di quel finto “pensiero debole”<br />

auspicante una filosofia che, constatati<br />

i fallimenti dei regimi sinistro quanto<br />

destrorsi, mette a fondamento il fatto<br />

di non avere fondamenti, di avere<br />

smarrito la strada come nella parabola<br />

evangelica della pecorella e dell’ovile.<br />

Fatti uscire dalla porta, i vecchi dogmi<br />

rientrano come fantasmi dalla finestra.<br />

Resta il fatto che il senso del pensare<br />

filosofico non è mai stato questo.<br />

Esistono per il resto alcune eccezioni, non<br />

moltissime, di protagonisti “decaduti” come<br />

Umberto Eco, il quale, finita la stagione d’oro<br />

degli studi su semiotica e comunicazioni<br />

visive, esauritasi negli anni Settanta ma<br />

che ha poi avuto un certo sviluppo in Italia,<br />

non ha saputo dire molto altro di nuovo.<br />

Tra i vattimiani più recenti, a dare un’idea<br />

di questo stato confusionale della nostra<br />

filosofia, basti osservare il<br />

pontificare di Diego Fusaro


sull’attualità di Marx, come se una sua<br />

rinascita in ambito “comunitarista”,<br />

come oggi usa dire tanto a destra che a<br />

sinistra, rappresenti chissà quale novità<br />

su cui dover meditare, in un paese qual<br />

è il nostro nel quale, dopo l’ubriacatura<br />

fascista, di marxismo ed hegelomarxismo<br />

militante ci si è nutriti in tutte le salse<br />

fino all’altroieri. E si badi, non mi riferisco<br />

solo alle “primedonne” e ai suoi accoliti.<br />

Il fenomeno è ormai radicato e diffuso, e<br />

l’ultima tendenza ai teatrini filosofici non<br />

ne è che un sintomo. La filosofia come<br />

tale, la filosofia-filosofia, è stata scavalcata<br />

da scienze sociali e confessionismi.<br />

Finite le ideologie, le chiesuole politiche,<br />

sembra che per essa non ci sia più<br />

partita.<br />

Certo: filosofare significa pensare, organizzare<br />

i propri saperi, ragionare con la<br />

propria testa prima di qualsiasi principio<br />

di autorità esterno, e oggi per farlo può<br />

bastare un computer collegato alla rete.<br />

Questo tuttavia non significa che la<br />

filosofia pura sia tramontata con la fine<br />

del XX secolo, come questi filosofestival<br />

sembrano (sciattamente) voler mostrare.<br />

La riflessione qui diviene un esercizio<br />

puramente narcisistico, compiaciuto,<br />

senza senso. Un omaggio a tutto ciò che<br />

pensiero non è o non è ancora. Il che<br />

naturalmente ci riporta alle situazioni<br />

più immediate, spesso scontate, quelle<br />

La filosofia non è fatta per<br />

generare appartenenze,<br />

ma per rimuoverle. Non<br />

serve a costruire partiti,<br />

a gestire apparati o altri<br />

bisogni materiali necessari<br />

alla sussitenza di uno<br />

stato o di una popolazione,<br />

ma a smontarli per vedere<br />

come sono fatti e che<br />

senso hanno.<br />

che sembrano determinare la nostra vita<br />

quotidiana, e che nel frattempo riducono<br />

la riflessione a un concentrato di luoghi<br />

comuni, a un intruglio di sciocchezzai<br />

esoterici pseudolibertari, insomma a<br />

tutto quanto possa confermare l’assoluta<br />

inutilità del pensiero.<br />

Come se davvero l’inutilità di qualcosa<br />

possa avere paradossalmente una sua<br />

utilità, un suo tornaconto. Allora no: ciò<br />

che deve resistere oggi, e che solo avrà<br />

un senso per i prossimi decenni, è quella<br />

filosofia che dal confronto con le nuove<br />

tecnologie e le nuove conformazioni<br />

sociali torni a riflettere sul senso dell’esistenza<br />

umana, e che torni a farlo senza<br />

sottostare a nessun idolo, né scientifico,<br />

né politico, né religioso. Perché d’accordo<br />

la realtà del mondo che cambia, ma<br />

permane il rischio che ognuna di queste<br />

aree di applicazione della filosofia possa<br />

diventare totalizzante, trasformarsi in faziosimo<br />

fanatico, incitare allo scontro più<br />

che al dialogo, al consenso o al dissenso<br />

più che alla conoscenza e allo spirito<br />

critico propri di una società matura.<br />

Rischio oggi altissimo, di cui la filosofia<br />

non può diventare complice.<br />

Il cambiamento non sempre ci migliora,<br />

anzi: in nessun’altra epoca è stato così<br />

arduo essere filosofi, e agevole spacciarsi<br />

per tali.<br />

Ma proprio per questo, oggi più che mai,<br />

c’è bisogno di filosofia. n<br />

21<br />

n.72


n.72<br />

Parliamo di Musica<br />

Rock<br />

and Roll<br />

(parte 1)<br />

Shake your body baby... eccoci arrivati<br />

all’era del Rock and Roll. Odiato,<br />

amato, internazionale, bandito, il<br />

Rock and Roll nasce negli Stati Uniti<br />

tra la fine del ‘40 e gli inizi del ‘50. Anche se<br />

alcuni lo collocano come “pioniere”, Elvis<br />

Presley non fu il primo rocker della storia,<br />

ma il sound pungente ed energetico lo si<br />

deve in realtà a Chuck Berry, chitarrista di<br />

colore che spinse le sonorità blues verso<br />

sonorità più forti, veloci, infatti molti lo<br />

riconoscono come “l’inventore del rock’n<br />

roll”. Il Rock è dunque un genere nato dalle<br />

molteplici sonorità antecedenti a quel<br />

periodo, non ostante ad esso si riconoscono<br />

il folk, jazz, country, r&b ed il rockabilly, il<br />

genere che più ha influenzato in tutto e per<br />

tutto il Rock, è il Chicago blues. Dal sound<br />

di Chuck Berry alla voce profonda di Elvis<br />

Presley, il tragitto verso le prime etichette<br />

indipendenti fu breve, infatti grazie all’<br />

Atlantic, Chess e Sun Records, il Rock’n’Roll<br />

inizia a farsi sentire più che mai.<br />

Come dicevo prima, il sound era caratterizzato<br />

da una forte componente blues,<br />

in particolar modo quella di Chicago, ma<br />

a differenziarsi su tutti gli altri generi è<br />

proprio la chitarra elettrica ed il suo uso<br />

sempre più “scalmanato”, virtuosistico, e<br />

non di semplice accompagnamento o di<br />

brevi assoli. La chitarra elettrica nei primi<br />

anni ‘50 fu un balzo sonoro non indifferente<br />

che modificò in breve tutta la musica.<br />

Inizialmente aveva similitudini al rockabilly<br />

sound, ma poi pian piano e con artisti di un<br />

certo “calibro”, il Rock prende una strada a<br />

parte, non ostante sia un genere multiforme<br />

e ancora oggi di forte impatto.<br />

Chuck Berry era solito suonare in trio<br />

soprattutto nel periodo più importante,<br />

ma il Rock conosce tanti stili; batteria,<br />

contrabbasso e chitarra – voce, sassofono<br />

e pianoforte, ma la formula più imponente<br />

fu quella composta da una batteria, una<br />

chitarra, un contrabbasso ed un pianoforte.<br />

Tra i principali protagonisti del genere, oltre<br />

al già citato Chuck Berry, troviamo Jerry<br />

Lee Lewis, Little Richard, Carl Perkins, Petti<br />

Page, Eddy Fisher, solo per citarne alcuni.<br />

Il vero splendore, sia discografico che di<br />

pubblico però, è intorno al ‘55, quando la<br />

popolarità di Elvis salì alle stelle e sempre<br />

più giovani si avvicinavano al sound ribelle e<br />

forte del Rock’n’Roll!!!<br />

MUSICA 22cosmychaos@gmail.com<br />

Parliamo di una Band<br />

Progetto<br />

Osmosi Acustica<br />

di<br />

Luca<br />

Cialini<br />

Il progetto Osmosi Acustica nasce nel 2003<br />

dalla collaborazione tra Fabio Bonomo e<br />

Alessandro Scenna ed è volto alla sonorizzazione<br />

di ambienti, spettacoli teatrali e di<br />

mimo. Il duo utilizza per la maggior parte<br />

strumenti a percussione provenienti da<br />

varie parti del mondo, li adatta allo scopo<br />

del progetto distaccandoli dalle tradizioni e<br />

dai canoni ritmici propri di ognuno. Inoltre,<br />

molte delle percussioni utilizzate sono<br />

particolarmente diffuse nella musica terapeutica<br />

vibrazionale, ciò porta lo spettatore<br />

alla percezione di sensazioni particolari,<br />

variabili a seconda<br />

del soggetto e della predisposizione,<br />

nonché al raggiungimento di uno stato di<br />

rilassamento. L’organismo umano, infatti,<br />

reagisce in maniera differente all’ascolto<br />

di determinate frequenze, come è stato<br />

provato in numerose discipline olistiche e<br />

come è stato più volte testimoniato ai<br />

musicisti stessi al termine di varie esibizioni.<br />

Il duo attualmente sta lavorando alla<br />

sonorizzazione di uno spettacolo teatrale<br />

e delle presentazioni su e del libro “Cyrus<br />

Dikto” di Lorenzo Amadio e Michelangelo<br />

La Neve con le illustrazioni di Alberto<br />

Pagliaro.<br />

Ha collaborato con la Compagnia Teatrale<br />

Il Bagatto di Montorio al Vomano (TE), con<br />

l’Ass. Notte delle Streghe di Castel del<br />

Monte (AQ), con Electa Creative Arts e<br />

con l’artista Italo Rodomonti; ha partecipato<br />

al festival Culture in Movimento (PE);<br />

ha curato gli spettacoli in occasione di<br />

“Perchè i poeti...” per Teramo città aperta<br />

al mondo, collaborando con il suonatore<br />

di didjeridoo Ganga Giri, Madya Djebate<br />

korista senegalese, l’attrice Serena Mattace<br />

Raso; ha partecipato al festival “Zona Disco”<br />

a Teramo; ha curato la sonorizzazione<br />

delle presentazioni del libro “I giorni della<br />

crisalide” di Lina Monaco; hanno ideato e<br />

realizzato lo spettacolo “Favole bendate<br />

per spettatori innocenti” per EXHIBIT 01<br />

(Esposizione di Arti Contemporanee) Ascoli<br />

Piceno. Il duo sta lavorando alla registrazione<br />

del primo album.<br />

PS: a Teramo esistono musicisti e artisti che<br />

vale la pena ascoltare/vedere, purtroppo<br />

però, l’ignoranza di alcune persone che<br />

pensano di “comandare”, non lascia spazio<br />

a chi merita davvero!!! n


ATTUALITÀ<br />

L’Anniversario<br />

L’Italia<br />

Unita e Indivisibile<br />

Gli Stati, come gli individui, nascono, acquistano una loro fisicità<br />

(territorio), si espandono, crescono, e, temendo il decadimento<br />

e la scomparsa, al primo punto della loro agenda quotidiana<br />

mettono la sopravvivenza.<br />

Sebbene a volte la scomparsa di uno Stato può essere temporanea,<br />

cioè limitata nel tempo – pensiamo ad esempio alla Slovacchia, la<br />

Macedonia, la Slovenia, le Repubbliche Baltiche –, e sebbene a volte<br />

la loro ricomparsa sulla scena internazionale può avvenire in seguito<br />

alla scissione o allo sgretolamento di qualcun altro, l’obiettivo primario<br />

resta sempre quello di sopravvivere. Costretti a condividere uno spazio<br />

ai cui confini premono “corpi” simili mossi dalla stessa aspettativa<br />

di sopravvivenza, per affermarsi nel mondo internazionale, gli Stati,<br />

escogitano strategie e operano scelte finalizzate a rafforzare la propria<br />

potenza. E non di rado ci riescono indebolendo (e quindi a danno) i<br />

propri vicini. Altre volte, sempre con lo scopo di aumentare la propria<br />

forza – ossia le possibilità di sopravvivere –, scelgono di unirsi in entità<br />

soprastatali rinunciando all’esclusività dell’autorità che esercitano sul<br />

proprio territorio (è il caso degli Usa o dell’Ue). Lo fanno perché così<br />

credono di aumentare le possibilità<br />

di successo in un ambiente in<br />

cui la somma di potere in gioco è<br />

uguale a zero, determinata, o da<br />

un aumento della propria forza assoluta,<br />

o da un indebolimento della<br />

forza relativa dell’altro. Insomma,<br />

“l’unione fa la forza” è l’antica<br />

lezione per allontanare il rischio<br />

di scomparire, ma è mors tua vita<br />

mea l’assicurazione più solida per<br />

la sopravvivenza!<br />

Stretta da spinte secessioniste<br />

che provengono da Nord, da una<br />

criminalità sempre più organizzata<br />

e inarrestabile da Sud, oltre che<br />

da una fortissima entità universalista e storicamente anti-unitaria al<br />

Centro, l’Italia festeggia il suo secolo e mezzo di vita con una buona<br />

dose di entusiasmo circa la possibilità di sopravvivere. Condizionata da<br />

una crisi economica di proporzioni mondiali – ma sarebbe più esatto<br />

parlare di crisi dell’Occidente –, l’Italia si pone l’obiettivo di mantenere<br />

diffuso i suoi livelli di benessere senza dimenticare che uno dei suoi<br />

problemi principali consiste nella crisi di un settore fondamentale alla<br />

ricchezza italiana qual è il manifatturiero. La sua economia va dunque<br />

ridimensionata e rivitalizzata di fronte dell’avanzata di competitori<br />

diretti quali India e Corea del Nord. Sia chiaro, non si tratta di una gara<br />

...una Legge elettorale in<br />

grado di sottrarre potere<br />

ai Partiti, (...) favorendo<br />

il ricambio di una classe<br />

dirigente la cui mediocrità<br />

e particolarismo incutono<br />

ogni giorno più timore,<br />

sarebbe la “madre” di tutte<br />

le riforme.<br />

di<br />

Roberto<br />

D’Intino dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

dove c’è chi vince e c’è chi perde e dove l’importante è partecipare.<br />

Solo che se altri crescono in settori dove noi fino ad aggi abbiamo<br />

primeggiato, è la nostra crescita che subisce danni. Quest’ultimi si<br />

traducono in aumento delle tasse cui sarà sempre più difficile far<br />

fronte poiché non si è cresciuti abbastanza. Insomma, una spirale dalla<br />

quale si esce solo con Riforme in grado di modernizzare e aumentare<br />

la competitività del Paese. Per carità, non oso tediarvi con discorsi fatti<br />

e rifatti, peraltro in sedi molto più consone e scoppiettanti del nostro<br />

Giornale. Dico solo che una Legge elettorale in grado di sottrarre potere<br />

ai Partiti, che desse forza alle scelte degli elettori e che fosse finalizzata<br />

a sfoltire le numerose rendite politiche favorendo il ricambio di una<br />

classe dirigente la cui mediocrità e particolarismo incutono ogni giorno<br />

più timore, sarebbe la “madre” di tutte le riforme. Ancor più bisognerebbe<br />

combattere le ben note posizioni di rendita e le altrettanto note<br />

evasioni fiscali, soprattutto attraverso lo snellimento delle procedure<br />

per l’apertura di nuove attività imprenditoriali cercando di aumentare<br />

così la concorrenza interna. In questo senso infatti, ci sono Paesi molto<br />

più poveri del nostro ma non per questo meno competitivi. Paesi in cui<br />

in tre giorni si riesce ad aprire un’attività mentre qui, ad esempio il mio<br />

amico Luca, aspetta da 1 anno e mezzo di poter ufficializzare l’apertura<br />

della sua già operativa ed efficiente officina meccanica! Può apparire<br />

banale ricorrere ad un esempio così spicciolo per comprendere la complessità<br />

della “contingenza” economica mondiale, e per fornire una soluzione<br />

alla decadente competitività italiana. E forse lo è. Ma il respiro<br />

internazionale di cui si fregia questo Giornale vive soprattutto di storie<br />

vere, quelle, cioè, che saranno poi determinanti all’avvio della “ripresa”<br />

economica, anche perchè queste sono le stesse storie di quelli che<br />

pagheranno i costi della “ripresa”. Per cui sia chiaro, se la ripresa consiste<br />

nel mantenimento del nostro benessere, accanto all’assicurazione<br />

del proseguo della prosperità e della ricchezza generale, per onorare<br />

i 150 anni della storia d’Italia, sarebbe onorevole festeggiare insieme<br />

l’esposizione della luminosa insegna della roboante e “ingrassata”<br />

officina di Luca. Sissignori! Poiché la fine di un anno e mezzo di attesa<br />

sarebbe una grande vittoria contro il neoguelfismo, leghisti e mafiosi<br />

antichi nemici dell’Italia. Perciò Auguri Luca, perché questo significa<br />

anche Auguri Italia. n<br />

23<br />

n.72


n.72<br />

NATURA 24<br />

In giro<br />

Arsita<br />

La terra del Bacucco<br />

un paese che non morirà mai. È quello dell’anima,<br />

della tua infanzia, delle facce dei paesani. È come<br />

avere un cielo più vicino; è il posto dove la brezza fa<br />

“C’è<br />

tremare l’erba”.<br />

Queste semplici ma belle parole dello scrittore Ennio Flaiano,<br />

credo siano indicate per uno dei borghi più sperduti della provincia<br />

teramana.<br />

Arsita è a quarantacinque chilometri dal capoluogo, a 470 metri di<br />

altitudine su di uno sperone alla destra dell’alto corso del fiume<br />

Fino.<br />

Siamo nel versante orientale del Gran Sasso, alle pendici del monte<br />

Camicia.<br />

La storia degli uomini<br />

spesso la scrivono le<br />

strade. Sono queste che<br />

decidono se un paese<br />

deve fiorire o morire.<br />

Questo villaggio di passo,<br />

che ha vissuto tempi d’oro<br />

quando, non lontano,<br />

si snodava la “via della<br />

lana e dell’oro”, che univa<br />

L’Aquila e molti paesi d’Abruzzo, alla città di Firenze, con cospicui<br />

scambi commerciali, oggi conta meno di mille anime, poco più di<br />

trecento famiglie con un’occupazione di circa il diciotto per cento<br />

degli abitanti, costretti a molta strada per raggiungere il posto di<br />

lavoro.<br />

Numeri che fanno riflettere e che riportano alle epoche felici in cui<br />

era forte il legame tra le belanti greggi e l’Abruzzo, quando due su<br />

di<br />

Sergio<br />

Scacchia mens2000@gmail.com<br />

tre erano pastori.<br />

In Abruzzo si censiva qualcosa come quattro milioni di ovini, cinque<br />

in epoca angioina.<br />

Oltre duemila anni fa, il grande Catone ripeteva che, nei secoli successivi,<br />

la pastorizia avrebbe fatto la fortuna dell’Impero Romano.<br />

Sappiamo tutti come la storia lo abbia clamorosamente smentito.<br />

Oggi il vello non ha più il valore di prima, le fibre sintetiche hanno<br />

preso il sopravvento.<br />

Neanche il bosco rappresenta più la ricchezza.<br />

E pensare che con il duro legno delle foreste, i bravi artigiani di<br />

queste parti, in passato, producevano delle bocce indistruttibili<br />

famose in tutt’Italia.<br />

Arsita, però, non ha dimenticato il suo passato, è rimasta la terra<br />

del “coatto”, il piatto transumante a base di pecora che prende<br />

il nome dal latino “coactus”,<br />

ristretto.<br />

Ha creato una sagra con le pietanze<br />

tipiche.<br />

Dato che, i cafoni di “siloniana”<br />

memoria non ci sono più, si è<br />

pensato anche a rivitalizzare le<br />

presenze, oltre che con escursioni<br />

in alta montagna, anche<br />

con un singolare museo dedicato<br />

all’animale più temuto ma anche<br />

più affascinante, il lupo dagli occhi<br />

color ambra, simbolo del male, ma<br />

anche di forza e coraggio.<br />

L’inedito museo dedicato a<br />

quest’animale, ha qui la sua sede<br />

naturale. Sopra il<br />

paese, sul Gravone<br />

a 1700 metri<br />

di altezza, vivono<br />

diverse famiglie<br />

di questi predatori<br />

dei boschi.<br />

All’interno della<br />

singolare strutturamultimediale,<br />

è possibile<br />

ascoltare l’ululato<br />

registrato<br />

dell’animale, accarezzare anche il dorso dal folto pelo selvatico di<br />

un esemplare imbalsamato. Credo sia una bella esperienza per i<br />

ragazzi. Le bestie non devono essere demonizzate, ma ammirate<br />

come creature di Dio.<br />

L’antica “Bacucco”, chiamata così in onore di Bacco, propone anche<br />

gli affascinanti resti di un castello del XVI secolo. Pochi monconi<br />

di pietra che trasudano, però, storia tra vicende di guerra, saghe<br />

familiari, tradimenti, amori.<br />

Ombre di cavalieri, donzelle, nobildonne e soldati di ventura, paiono<br />

prendere vita lungo il crinale di “Cime della Rocca”.<br />

Da non dimenticare la Madonna in Trono con Bimbo in terracotta,<br />

all’interno di uno dei santuari delle “Sette Marie Sorelle”, la


devozione tradizionale dei semplici e<br />

degli umili che ritroviamo nel medio<br />

Vomano, lungo la valle del Castellano,<br />

del Vezzola e del Tordino. Sono le molteplici<br />

raffigurazioni di un’unica Vergine<br />

che assicurava protezione alla dura vita<br />

delle popolazioni di montagna.<br />

Arsita pare vivere in una sorta di dolce<br />

arrendevolezza, popolata da gente<br />

tranquilla che sembra aver assimilato<br />

dentro la quiete dei vicoli. La vita qui ha<br />

un diverso valore di esistenze urlate e<br />

portate oltre ogni limite. Tutto intorno, le<br />

colline sono da quadro impressionista.<br />

Una descrizione del 1889 di Palmiro<br />

Premoli, recitava così:<br />

“le alture appaiono in tutta la loro maestosa<br />

imponenza. A sera, quando l’astro<br />

maggiore è sceso dietro agli Abruzzi<br />

e sulle cime non isplende più che una<br />

fiamma porporina, sembra quasi di<br />

vedere i picchi delle rocce fondersi in un<br />

mare di fuoco”.<br />

E’ sera ed è ora di intrattenerci piacevolmente<br />

in gastronomia: maccheroni alla<br />

molinara, mazzarelle, tagliatelle e fave,<br />

agnello alla brace, contorni di verdure<br />

dell’orto. Che bella la vita! n


26<br />

n.72<br />

ECONOMIA<br />

Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

Nucleare<br />

Energia dai campi<br />

sono diversi motivi a convincerci che in Italia è meglio<br />

“Ci<br />

tenersi lontani dalle centrali nucleari”. E’ quanto ha<br />

affermato il presidente della Coldiretti di Teramo Silvana<br />

Verdecchia in riferimento al recente appuntamento<br />

referendario. “Innanzitutto, c’è il tema della sicurezza che è drammaticamente<br />

tornato alla ribalta dopo il disastro in Giappone, che non<br />

si può semplicemente liquidare come una questione ‘emotiva’. In<br />

secondo luogo, sarebbe assurdo per l’Italia avviare oggi un percorso<br />

che ci impegnerebbe per diversi anni proprio quando molti Paesi, a<br />

cominciare dalla Germania, hanno invece deciso in questi giorni di<br />

uscire dal nucleare”.<br />

In ultimo, è bene tenere in mente che sulle applicazioni scientifi che<br />

che potenzialmente possono arrecare danni planetari, irreversibili e<br />

irrisolvibili, come il nucleare e gli ogm, la ricerca deve andare avanti,<br />

ma i cittadini hanno il diritto e il dovere di potere decidere se e come<br />

L’Oggetto del Desiderio<br />

Il Cammeo<br />

di<br />

Carmine<br />

Goderecci<br />

di Oro e Argento<br />

Con on il termine Cammeo si indica una gemma intagliata<br />

a rilievo. Sebbene questo termine sia in uso dal<br />

1200, la glittica, cioè l’arte dell’incisione, compresa<br />

l’incisione a rilievo dei cammei, è molto più<br />

antica. I greci e i romani adoperavano alcune qualità<br />

di quarzo variegato per i loro ornamenti, l’onice, le<br />

agate e tutte quelle pietre dette a struttura zonata,<br />

che presentano cioè bande parallele di colori diversi.<br />

L’arte di incidere comprende due tecniche differenti<br />

ma fondamentalmente simili: l’intaglio, inciso in negativo<br />

e usato principalmente come sigillo sugli anelli e il<br />

cammeo, inciso in positivo, cioè in rilievo utilizzato come<br />

ornamento personale.<br />

Lo strumento principale impiegato dal maestro incisore è un<br />

tornio ad albero orizzontale sul quale si possono inserire diversi<br />

utensili. Il tornio è azionato da un motore elettrico ma la pietra da intagliare<br />

è tenuta tra le dita dell’incisore. Occorrono abilità e precisione da<br />

parte del maestro artigiano per realizzare il disegno voluto.<br />

di<br />

Raffaello<br />

Betti Direttore Coldiretti Teramo<br />

ciò che la scienza<br />

propone debba<br />

essere applicato.<br />

Da parte nostra vogliamo<br />

continuare<br />

a produrre il buon<br />

cibo libero dalle<br />

contaminazioni del<br />

nucleare, libero<br />

dagli ogm e ad<br />

emissioni zero.Cioè<br />

proprio quello che<br />

la gente ci chiede”.<br />

Dalle campagne italiane è possibile ottenere nei prossimi anni energia<br />

rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari con il diretto<br />

coinvolgimento delle aziende agricole e senza causare danni al<br />

territorio.<br />

Sul futuro energetico dell’Italia dopo i risultati del referendum che<br />

ha respinto la costruzione di centrali nucleari in Italia si evidenzia un<br />

nuovo scenario dove l’agricoltura gioca un ruolo decisivo poiché si<br />

propone di contribuire al bilancio energetico nazionale con una produzione<br />

di energia verde effettivamente sostenibile per l’ambiente ed<br />

integrata con il territorio, privilegiando l’effi cienza energetica anche<br />

grazie alla possibilità, tipica degli impianti agricoli di piccole dimensioni,<br />

di impiegare l’energia termica prodotta evitando gli sprechi e<br />

valorizzando i residui delle attività agricole, forestali e zootecniche. n<br />

L’intagliatore di cammei deve anche essere capace nello sfruttare al<br />

meglio le diverse sfumature di colore e di luce della pietra sulla quale è<br />

creata l’immagine da sbalzare in rilievo. Nell’antichità i cammei avevano<br />

principalmente soggetti mitologici sostituiti successivamente dall’iconografi<br />

a cristiana. Nel settecento divenne di moda ritrarre una sola fi gura:<br />

un busto femminile, un imperatore, una divinità.<br />

Fu l’Ottocento l’epoca d’oro di questo ornamento e il periodo napoleonico<br />

in particolare. In quegli anni la moda del cammeo<br />

dilagò in tutta Europa, presso tutti i ceti sociali. I gioiellieri,<br />

soprattutto italiani, si specializzarono in montature<br />

elaborate, decorate con perle e pietre preziose, smalti<br />

e oro spesso lavorato a fi ligrana.<br />

L’arte dei cammeo ha invece avuto pochi protagonisti<br />

nel XX secolo e raramente ha trovato posto<br />

nell’orefi ceria moderna.<br />

Tuttavia l’intramontabile cammeo risulta essere<br />

ancora oggi fra i gioielli preferiti dalle giovani signore<br />

dell’alta società.<br />

Il gioiello della nonna, insomma, è più che mai ripropo-<br />

sto e ostentato dalle emancipate donne in carriera del<br />

nostro tempo.<br />

Un insolito tipo di cammeo si ottiene intagliando la madreperla<br />

delle conchiglie di alcuni molluschi delle Indie Occidentali, della<br />

Florida e del Madagascar. Hanno infatti bellissimi colori e sfumature<br />

rosa-arancio e rosa-confetto a seconda dello spessore con cui vengono<br />

intagliati. n


ATTUALITÀ<br />

Teramo<br />

Project Zero<br />

io projecto, tu projecti, egli projecta...<br />

Con il project<br />

fi nancing del<br />

nuovo teatro,<br />

il rischio per<br />

la cittadinanza è di<br />

assistere ad un altro<br />

tormentato Lotto zero<br />

all’interno della città,<br />

proprio nelle sue viscere:<br />

la preoccupazione<br />

è del presidente regionale<br />

del Pd, Manola Di<br />

Pasquale.<br />

Ciò che la impensierisce<br />

sono i tempi, già<br />

un anno, da quando il<br />

sindaco Brucchi aveva<br />

esternato la sua furia<br />

edifi catrice insieme<br />

all’ansia per la posa<br />

della prima pietra,<br />

contravvenendo anche<br />

allo spirito delle 5 mila fi rme raccolte in pochi giorni contro l’abbattimento<br />

del vecchio comunale. Pareva che allora, 12 mesi fa, la cosa<br />

più importante del mondo fosse far sbuffare ruspe e altre diavolerie<br />

dinanzi ai gradoni dove Chiodi (Stefano) e Pulitelli hanno scritto la<br />

storia della Teramo calcistica e infi lare il cappello di carta per andare<br />

di badile e cazzuola, rinnovando quell’ars muratoria di cui la città sta<br />

conoscendo segni e convivi.<br />

Il project fi nancing è a rischio: i tempi grami che stiamo vivendo e<br />

la crisi economica non aiutano il quadro economico e fi nanziario<br />

dell’opera, circa 44 milioni di euro complessivi per la realizzazione in<br />

zona vecchio stadio di un parcheggio multipiano, palazzine, ristoranti,<br />

supermarket, multisala, asilo nido e altro ancora. In cambio di una<br />

zona di 20 mila mq che il Comune fornirà alla Straferro che eseguirà<br />

il Pf, realizzando un teatro da 800 posti del valore di 8 mln di euro, di<br />

cui due provenienti dalla Fondazione Tercas.<br />

Il punto è lì, quei 44 mln di euro che allo stato attuale paiono “solo<br />

un mastodontico disegno imprenditoriale e nient’altro – puntualizza<br />

l’avvocato Di Pasquale – perché per realizzare un teatro da 8<br />

milioni si deve sviluppare un volume d’affari di 44 milioni, e a questo<br />

s’aggiunga che il costo del danaro aumenta giorno dopo giorno e<br />

ottenere fi nanziamenti dalle banche è un’impresa ardua”.<br />

Il mondo immobiliare è fermo, gli appartamenti non si vendono e le<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

aree edifi cabili non interessano più nessuno, tant’è che ai proprietari,<br />

per non pagare più l’Ici, il Comune concede la retrocessione a “terreno<br />

agricolo”. “Pertanto nello spirito del Pf e alla luce degli ultimi<br />

avvenimenti, fi nanziare l’attività vendendo man a mano gli immobili<br />

costruiti e realizzando poi le opere di pubblica utilità è divenuta una<br />

strada pressoché impraticabile”.<br />

Oltretutto, peserebbe sulle casse del privato anche la gestione del<br />

teatro stesso e delle altre opere (ristorante, parcheggi), soluzioni<br />

queste che si spalmano sui costi del Pf facendoli lievitare.<br />

La Di Pasquale d’altronde ha sempre ritenuto che la migliore area<br />

per un Pf fosse quella attuale di Via Rozzi, donando una parte ai privati<br />

senza far migrare le ruspe a metri di distanza, nel vecchio stadio<br />

e nei pressi di Largo Porta Madonna dove tra l’altro sono già previste<br />

nel Prg cubature importanti che si stendono tra l’Izs e la Circonvallazione,<br />

aggravando quindi il transito veicolare.<br />

Infi ne, nei 20 mila mq di Porta Madonna che il Comune fornisce ai<br />

privati si presenterebbero ulteriori e gravi problemi: “Prima di tutto<br />

i terreni devono essere ancora sdemanializzati e il sito dovrà essere<br />

bonifi cato perché nel tempo si sono succedute in quell’area attività<br />

meccaniche che impongono attività di bonifi ca che, in virtù delle<br />

nuove normative, sono complesse e costose”. n<br />

Il cancro<br />

dell’Italia<br />

In un dei suoi comizi “moderati”<br />

il nostro beneamato Presidente<br />

ha defi nito alcuni magistrati<br />

un cancro per quest’italiana gente.<br />

In sulle prime ero molto indignato<br />

per la volgare accusa che investiva<br />

uno dei tre Poteri dello Stato<br />

su cui si fonda la democrazia.<br />

Ma valutando meglio la questione<br />

ho capito che in fondo Berlusconi,<br />

considerata la sua situazione,<br />

si difende da tutte le aggressioni<br />

che vede come fossero tumori.<br />

Ma non avrà compreso il Presidente<br />

che sì tratta di un cancro intelligente<br />

che colpisce soltanto il delinquente*<br />

* Salvo qualche inevitabile ma raro<br />

errore giudiziario.<br />

di Luigi<br />

Pardo<br />

27<br />

n.72


28<br />

n.72<br />

SPORT<br />

Calcio<br />

Teramo<br />

Calcio<br />

Più che il secondo posto, degno risultato<br />

fi nale del campionato appena concluso,<br />

è stata l’inattesa eliminazione<br />

dai play – off ad acuire una delusione<br />

latente, manifestata in modo palese all’indomani<br />

della sconfi tta interna ( la seconda di<br />

seguito) con il Rimini. Fosse arrivata contro<br />

un ‘altra avversaria sarebbe stata più accettabile.<br />

Subirla per mano del Rimini è stato diffi -<br />

cile digerirla fi no in fondo, anche se il campo<br />

ha dato ragione ai romagnoli. Tutto sommato<br />

una stagione da archiviare come una delle<br />

protagoniste del girone, ma non vincente.<br />

Il Teramo vorrà essere ancora protagonista<br />

nel prossimo campionato con una veste<br />

dichiaratamente da prima della classe. Per<br />

farlo ha affi dato la guida tecnica e organizzativa<br />

a calciatori con un passato biancorosso.<br />

Il Teramo, quindi, sposa la linea giovane. Da<br />

primi attori sul campo a gestori del calcio in<br />

panchina e sulle scrivanie. I giovani di ieri e i<br />

maturi dirigenti e tecnici di oggi. Generazioni<br />

che si susseguono nel portare avanti il calcio<br />

cittadino per sempre beniamini dei propri tifosi:<br />

l’instancabile direttore generale Massimo<br />

D’Aprile, il pragmatico Roberto Cappellacci<br />

e l’indimenticato goleador Marcello Di Giuseppe.<br />

Figure che hanno fatto la storia della<br />

Teramo calcio giocata, ora con compiti diversi<br />

chiamati a farlo di nuovo grande.<br />

Ad inizio dell’annata calcistica appena conclusa,<br />

per Massimo D’Aprile il passaggio di<br />

consegne, dal campo alla scrivania, è durato<br />

solo il tempo di portare le scarpette a casa ed<br />

appenderle al chiodo. Il primo anno, nel nuovo<br />

ruolo, ha confermato le previsioni di ottimo<br />

dirigente capace di risolvere le problematiche<br />

che inevitabilmente animano la complessa<br />

gestione dell’attività, dal settore giovanile alla<br />

prima squadra.<br />

Per gli altri due le rispettive carriere sono<br />

iniziate molto prima altrove. Roberto Cappellacci<br />

è stato chiamato a guidare il timone della<br />

barca biancorossa, in un mare di insidie di nobili<br />

decadute (Ancona, Jesi, Sambenedettese,<br />

Forli, Rimini, Vis Pesaro, ecc.). Il suo compito<br />

non sarà facile avendo ereditato la piazza<br />

d’onore del campionato concluso da poco.<br />

Fare meglio vuol dire vincere. Da calciatore<br />

debuttò con il Teramo nel 1987 in C1, poi un<br />

continuo peregrinare da sud a<br />

nord sempre nei professionisti<br />

fi no alla soglia del massimo torneo<br />

nazionale con il Como, solo assaggiato<br />

dalla panchina.<br />

La sua carriera calcistica si<br />

concluse nel 2002 a Giulianova.<br />

Da allenatore il debutto è in C2 ad<br />

Andria, città che lo aveva accolto<br />

come giocatore per ben sei stagioni<br />

di cui cinque in B e una in C1.<br />

Rosetana (C2), Santegidiese (Eccellenza,<br />

D), Valle del Giovenco (D, C2,<br />

C1), Siena (Settore giovanile), sono<br />

le tappe della sua carriera da tecnico<br />

ormai affermato. Campitelli<br />

lo ha chiamato con l’intenzione di<br />

fare meglio di quest’anno che vorrebbe signifi<br />

care portare il Teramo in seconda divisione<br />

o per disputare la stessa categoria se la si<br />

raggiungesse per altre vie sin da subito.<br />

Marcello Di Giuseppe, invece, da calciatore<br />

ha preferito non allontanarsi dal suo Abruzzo,<br />

toccando l’apice proprio a Teramo con la promozione<br />

in C2. In seguito ha girovagato nelle<br />

categorie inferiori preferendo coltivare la sua<br />

passione per il calcio nei dintorni dei luoghi<br />

che ha conosciuto da ragazzo. Poi la carriera<br />

da direttore sportivo e l’approdo a Teramo<br />

nel team di Campitelli con il gravoso compito<br />

di fare meglio della passata stagione. I nuovi<br />

di<br />

Antonio<br />

Parnanzone dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

tecnici Cappellacci e Di Giuseppe prendono<br />

il posto dei partenti Cifaldi e Obbedio. Chi va<br />

e chi viene è la spietata logica del mondo del<br />

calcio. Non sempre chi va via è per demeriti.<br />

Antonio Obbedio e Rinaldo Cifaldi, sono<br />

salutati con affetto e stima dalla società e da<br />

chi ha avuto occasione di lavorare insieme a<br />

loro. L’onestà e la riservatezza di Obbedio e<br />

la grande disponibilità di Cifaldi. Le strade si<br />

Il Teramo vorrà essere<br />

ancora protagonista nel<br />

prossimo campionato<br />

con una veste<br />

dichiaratamente da<br />

prima della classe.<br />

dividono, capita ovunque, conta quello che<br />

lasciano. La simpatica dialettica bergamasca<br />

di Obbedio e il frenetico ardirivieni su e giù nel<br />

rettangolo davanti la panchina di Cifaldi.<br />

Piccoli particolari di uomini capaci e onesti<br />

che hanno scritto un pezzo di storia della<br />

nuova Teramo calcio.<br />

Grazie Antonio e grazie Rinaldo! n


Tra il dire e il fare<br />

Vuoi Vuoi vedere vedere che, che, come come promise promise il il Presidente Presidente del del Consiglio Consiglio Berlusconi, Berlusconi,<br />

questo questo Governo Governo ha vinto vinto in anticipo anticipo sui 3 anni, anni, la battaglia battaglia contro contro il cancro cancro<br />

e i rimborsi non hanno più motivo di essere? (ma nessuno se ne è accorto!)<br />

to be continued...


30<br />

n.72<br />

SPORT<br />

Basket<br />

Banca Tercas<br />

Teramo Basket<br />

onora il premio di risultato<br />

e resta in serie A<br />

Il 10 giugno 2011 entra prepotentemente<br />

e di diritto negli annali della<br />

pallacanestro teramana, di questa<br />

giovane società di via De Albentiis.<br />

Una data, una giornata da ricordare in<br />

una situazione di tensione emotiva e<br />

dai mille risvolti: dirigenti che dovevano<br />

risolvere alcuni delicati problemi,<br />

istituzioni che dovevano solidarizzare<br />

e sostenere le risoluzioni, noi tifosi<br />

incalliti e preoccupati di perdere del<br />

tutto una realtà costruita con passione<br />

e sacrifici, nel corso di pochi anni e da<br />

chi ha voluto scommettere che anche Teramo, al pari di città metropolitane,<br />

poteva sostenere un progetto che avrebbe potuto dare<br />

lustro e contemporaneamente destare invidia. Per il momento, è<br />

stato affrontato un impegno molto importante e pesante di pagare<br />

la Wild card, regola che non condivido<br />

al pari di quella del possesso alternato<br />

della palla inventate da chi non vuole<br />

bene allo sport giocato e seguito, ed<br />

è stata anche formalizzata l’iscrizione<br />

alla Lega Basket. Quindi, a dispetto di<br />

alcuni tifosi della Reyer Venezia che<br />

si sono espressi attraverso il Web con<br />

parole molto pesanti nei confronti di<br />

noi teramani e di tutto l’Abruzzo e di<br />

quanti avevano già fatto scorrere i titoli<br />

di coda della retrocessione e della non<br />

risoluzione dei problemi societari e<br />

della fine di un ciclo interessante. Invece<br />

il Teramo Basket, per il nono anno<br />

consecutivo, sarà presente ai massimi livelli della pallacanestro<br />

nazionale. In attesa del passaggio di consegne della società, cosa<br />

che si protrae di giorno in giorno ormai da settimane, c’è l’accordo<br />

ma non la firma tra il Presidente Carlo Antonetti e l’imprenditore<br />

Alessandro Laganà, dobbiamo constatare che il club incomincia a<br />

perdere i primi pezzi importanti. In questi giorni c’è stato l’annun-<br />

Il vice Presidente Lino<br />

Pellecchia ha di nuovo<br />

salvato all’ultimo<br />

istante il Teramo Basket:<br />

ha rilevato le quote<br />

societarie insieme<br />

al figlio Antonio e<br />

ai fratelli Capasso,<br />

imprenditori napoletani.<br />

di<br />

Bebè<br />

Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

cio delle dimissioni di Massimo Nardi, Direttore Marketing e Comunicazioni<br />

che ricopriva questo ruolo in seno alla Teramo Basket<br />

da ben dieci anni e con molto successo. Tornerà a scuola a tempo<br />

pieno essendo lui professore. Senza ombra di dubbio pensiamo che<br />

egli lasci un segno indelebile in questa Società di Pallacanestro. Lo<br />

possiamo dire, senza paura di essere smentiti, perchè nel corso di<br />

questi anni ha fatto da spina dorsale di tutta l’organizzazione societaria.<br />

Sinceramente ci dispiace- Per quando riguarda i play off scudetto<br />

che abbiamo seguito con molta attenzione, Siena per il quinto<br />

anno consecutivo, sesto scudetto della sua storia, conquista il<br />

tricolore con autorità e superiorità sulle dirette concorrenti. Ma una<br />

menzione particolare la dobbiamo fare alla simpatica formazione di<br />

Cantù. Gli uomini di Trinchieri, seconda realtà del campionato, sorprendentemente<br />

hanno dato vita ad un torneo molto ben giocato,<br />

combattuto ed avvincente dal punto di vista tecnico.<br />

Risolto il passaggio di proprietà in seno alla Teramo Basket.<br />

Altra data importante questa del 30 Giugno 2011 per la vitale continuità<br />

della Società Teramana.<br />

Il vice Presidente<br />

Lino Pellecchia ha<br />

di nuovo salvato<br />

all’ultimo istante il<br />

Teramo Basket: ha<br />

rilevato le quote<br />

societarie insieme<br />

al figlio Antonio e<br />

ai fratelli Capasso,<br />

imprenditori napoletani.<br />

Le quote saranno<br />

divise in parti uguali.<br />

Definitivamente<br />

si è chiamato fuori<br />

da questa trattativa<br />

l’immobiliarista<br />

Alessandro Laganà.<br />

Grande la mia<br />

sorpresa, naturalmente<br />

in termini<br />

positivi, nell’apprendere<br />

che la carica di<br />

Presidente è stata<br />

affidata a Giusto (Corrado) Pellanera, ex azzurro della squadra di<br />

pallacanestro.<br />

Prese parte alle Olimpiadi di Tokio, agli Europei di Mosca e ai Mondiali<br />

in Iugoslavia. Mio fraterno amico ed ex compagno di squadra<br />

nella gloriosa “G. D’Alessandro” Teramo degli anni 50.<br />

Il nuovo organigramma Societario sarà reso noto nei prossimi<br />

giorni, nel frattempo incombe, sul gruppo della nuova Società, il<br />

ricorso del Rejer Venezia, parzialmente accolto dalla Commissione<br />

giudicante Nazionale della Federbasket. I veneti sostengono che<br />

il Teramo Basket, per l’iscrizione non abbia rispettato le scadenze<br />

previste<br />

Tutto naturalmente è stato definito con la super visione e il bene<br />

placido della Banca Tercas. n

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