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Percorso Biodiversità nel Complesso demaniale Giogo-Casaglia

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li, più sviluppate e visibili <strong>nel</strong>l’impronta, appartengono al 3° e<br />

4° dito, mentre quelle del 2° e del 5° sono in genere ridotte e<br />

sollevate. Solo nei Suidi queste dita, dette guardie o speroni,<br />

sono più sviluppati e visibili, in caso di terreno soffice o andatura<br />

sostenuta.<br />

Capriolo (Capreolus capreolus). Se frequentate questo percor-<br />

so in estate, vi potrà capitare di sentire uno strano abbaìo, troppo<br />

rauco per essere di un cane. Ebbene, l’autore di quel versaccio è<br />

il capriolo, il più piccolo cervide europeo, ungulato tanto grazioso<br />

quanto rumoroso, almeno durante la stagione degli amori.<br />

Dalla fine degli anni ’80 il capriolo è tornato a frequentare molte<br />

aree da cui era scomparso, soprattutto <strong>nel</strong>l’Italia centro settentrio-<br />

nale. Ciò grazie a più fattori: l’abbandono di vasti territori, la minor<br />

pressione venatoria, le operazioni di reintroduzione operate in più<br />

settori geografici. Attualmente la specie è presente in tutta la To-<br />

scana, anche in prossimità di paesi e città. Localmente, in partico-<br />

lare in alcuni settori dell’Appennino ligure e tosco-romagnolo, sono<br />

state riscontrate densità assai elevate, sino a oltre 40 capi per Km<br />

quadrato, anche se in generale la densità delle popolazioni risulta<br />

ancora distante da quella potenziale. Il capriolo è specie cacciabile<br />

in conformità ai piani di prelievo selettivi.<br />

Le impronte di cinghiale si riconoscono<br />

con facilità quando sono lasciati su<br />

terreni molli. In questo caso sono<br />

facilmente distinguibili i segni del 4° e 5°<br />

dito, le cosiddette “guardie”.<br />

Nell’Appennino tosco-romagnolo, così come negli ambienti<br />

te da circa quindici anni, dopo le azioni di reimmissione effettuate<br />

in molte proprietà demaniali, complice anche l’ambiente decisa-<br />

mente favorevole all’insediamento del piccolo cervide, favorito dal-<br />

la presenza di ambienti agricoli e di pascoli abbandonati e dalla<br />

abbondanza di piante appetite. Oggi il capriolo è comune in tutta la<br />

zona, prevalentemente <strong>nel</strong>le aree boscate, mentre in alcune aree<br />

più aperte, come la vallata di Moscheta, la specie appare meno<br />

diffusa a causa della competizione con il daino.<br />

Nonostante l’aspetto così grazioso il capriolo è forse il più com-<br />

battivo dei nostri cervidi: durante la stagione riproduttiva viene de-<br />

limitato un territorio da parte dei maschi che, utilizzando segnali<br />

visivi (raspate sul terreno e fregoni sulle piante), olfattivi (marcature<br />

ghiandolari) ed acustici (il già citato abbaìo), cercano di allontanare<br />

gli altri maschi e di attirare le femmine per l’accoppiamento. Gli<br />

scontri sono fortunatamente abbastanza episodici e vengono pre-<br />

ceduti da una serie di minacce vocali ed esibizioni di forza ritualiz-<br />

zate che servono appunto a scongiurare il combattimento. Quando<br />

Nella foto si osservano un capriolo<br />

maschio ed uno femmina. La differenza<br />

è, oltre che <strong>nel</strong> palco, portato solo dal<br />

maschio, <strong>nel</strong> cosiddetto specchio anale,<br />

che <strong>nel</strong>la femmina ha una forma a cuore<br />

rovesciato e presenta la “falsa coda”,<br />

mentre <strong>nel</strong> maschio ha una forma a<br />

“fagiolo”. Si noti il “velluto” sul palco.<br />

avviene, lo scontro si attua utilizzando i palchi e generalmente si<br />

conclude in modo incruento.<br />

Come riconoscerlo: facilmente riconoscibile dagli altri cervi-<br />

di per le dimensioni piccole (lunghezza 90-135 cm più 2-3 cm di<br />

coda), la silhouette agile e slanciata e il fondoschiena (macchia<br />

46 montani e collinari intorno a Firenze, il capriolo è diventato frequen-<br />

anale) spiccatamente bianco. Il maschio porta <strong>nel</strong>la stagione degli 47<br />

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