Opus Italicum - Introduzione - Francesco Ridolfi
Opus Italicum - Introduzione - Francesco Ridolfi
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<strong>Introduzione</strong><br />
Italia: ecco il lembo d’Europa, 300.000 chilometri quadrati, dove da 3500<br />
anni, dall’epoca protostorica dei primi nuclei abitativi e dei contatti con la<br />
civiltà micenea, più si è agito, più si è creato.<br />
Il nome latino Italia è di origine osca, il corrispondente osco Viteliu deve<br />
essere giunto ai Romani attraverso una parlata greca del sud; il nome<br />
designava in origine (IV sec. a.C.) la regione compresa tra lo stretto di<br />
Messina, il fiume Lao (presso Scalea) e il territorio di Metaponto.<br />
Italia significa terra degli Itali e questo sarebbe forse il nome totemico di<br />
una popolazione (scesa con altri gruppi indoeuropei lungo la penisola,<br />
chiamati in seguito Italici), che si stabilì in quella zona, avendo per totem<br />
il vitello. Nel III secolo a.C. il nome si espande alla Campania e quando,<br />
poco dopo, la penisola a sud dell’Arno e dell’Esino fino allo stretto di<br />
Messina fu militarmente, amministrativamente e politicamente unificata<br />
sotto la dominazione romana, il nome Italia l’abbracciò per l’estensione<br />
indicata, quindi con successive conquiste fino alle Alpi. La sanzione<br />
ufficiale del nome si ebbe sotto Ottaviano (42 a.C.), ma l’unione<br />
amministrativa delle isole si ebbe solo con Diocleziano (diocesi italiana,<br />
III sec. d. C.).<br />
Il territorio italiano presenta forme di vita organizzata già nel pleistocene;<br />
una scoperta recente è quella dell’insediamento risalente a 750000 anni fa<br />
in prossimità della città di Isernia, esteso per tre ettari, articolato in zone,<br />
ricchissimo di reperti ossei animali e di utensili litici, il più antico scoperto<br />
in Europa. Animali finora conosciuti in pochissimi esemplari nel<br />
continente sono qui presenti a decine (bisonti, elefanti, rinoceronti, rettili,<br />
anfibi, pesci, animali minuti); abbiamo resti di opere umane, chopper in<br />
abbondanza incredibile, e poi quella che gli studiosi hanno chiamato<br />
“bonifica”; in un tratto del terreno sono state trovate molte ossa, ma<br />
selezionate, come crani, ossa lunghe, bacini e scapole, non vertebre né<br />
ossa piccole, disposte regolarmente e ricoperte da uno strato di pietre.<br />
Siamo sulla riva di un antico bacino lacustre o fluviale, quanto mai adatto<br />
all’insediamento umano, ma quanto mai infido al peso dell’uomo; ecco<br />
dunque che 750000 anni fa qualcuno ha “bonificato” il fango per installare<br />
il proprio accampamento. E gli utensili in pietra? Tanti, tantissimi, ma non<br />
sul suolo della bonifica, stanno tutti a una certa distanza, il che significa<br />
una netta distinzione tra le aree dell’insediamento; da un lato si lavora,<br />
dall’altro si vive e si pesca o comunque si passa il tempo in diverse<br />
v
attività. Esistono inoltre delle macchie nel terreno, certamente segni del<br />
fuoco. L’uomo di Isernia dimostra di avere posseduto una cultura<br />
certamente complessa e articolata, derivante da una sua indiscutibile<br />
capacità di risposta ai problemi causati dall’ambiente stesso; invece di<br />
subirlo, l’uomo d’allora in questo luogo lo affrontava e lo modificava<br />
come dimostrano le strutture di bonifica dello scavo; egli aveva anche<br />
capacità organizzative con la suddivisione dei compiti e degli spazi; era<br />
riuscito a stabilire quell’equilibrio necessario alla sopravvivenza tra<br />
ambiente circostante e proprie capacità e bisogni essenziali.<br />
Scavi archeologici nel sito di Roma stanno portando a risultati<br />
sensazionali; sul Palatino già 100000 anni fa vivevano e s’industriavano<br />
gli uomini di Neanderthal che non rappresentano solo la storia di Roma ma<br />
quella della stessa umanità. Nella struttura sotterranea di un tempio è stato<br />
scoperto un pozzo sacro, come se i lontanissimi progenitori avessero<br />
voluto preservare quel luogo. Si è appurato che l’ambiente era stato<br />
ricavato sul letto di un antichissimo fiume; erano qui gli oggetti che<br />
attestano la presenza dell’uomo. Molti sono di un periodo ascrivibile a<br />
circa 30000 anni fa, ma ne sono stati trovati alcuni di epoca molto più<br />
antica, il paleolitico medio, che va da 100000 a 50000 anni fa. Era<br />
un’epoca di glaciazione, quando tutta l’area della futura Roma era<br />
occupata da laghi e corsi d’acqua. Gli oggetti (lame, utensili, raschiatoi,<br />
ecc.) sono così numerosi da fare pensare alla presenza di un’industria.<br />
Contrariamente a quanto affermato dallo storico tedesco T. Mommsen,<br />
manifestazioni artistiche in Italia vanno collocate nel Paleolitico superiore<br />
contemporaneamente alla fioritura dell’arte franco-cantabrica; infatti,<br />
un’incisione su osso e la figura di uno stambecco (esempio d’arte<br />
mobiliare), trovate nella Grotta Paglicci nel Gargano, datate con il C 14,<br />
risalgono al 21000 a.C..L’arte parietale è rappresentata da incisioni<br />
rupestri anche in Calabria, in Sicilia nelle isole Egadi. In epoca neolitica il<br />
territorio italiano fu abitato da numerose popolazioni; i Liguri (gente di<br />
razza mediterranea preindoeuropea), dalla tradizione indicati come i diretti<br />
discendenti degli uomini del paleolitico sopravvissuti all’ultima<br />
glaciazione (10.000 anni fa), bellicosi e arditi marinai, divisi in varie stirpi<br />
(Apuani, Ingauni, Bagienni, Intemeli, Orobi, Salluvi), estesi per larga parte<br />
della penisola, per primi ebbero in Italia un nome; a loro si attribuisce la<br />
diffusione della civiltà neolitica, fiorita al di qua e di là dalle Alpi tra il IV<br />
e il II millennio a.C. (Ricordiamo che il più antico insediamento di sponda<br />
del neolitico nell’Europa occidentale è il villaggio di Bracciano, i cui<br />
vi
abitanti erano dediti all’agricoltura, alla pesca, all’allevamento del<br />
bestiame, alla navigazione, alla lavorazione del legno, della pietra e<br />
dell’argilla; nel lago è stata recuperata la più antica imbarcazione fino ad<br />
oggi rinvenuta in Europa, presso i resti di un villaggio sul fondo, costruita<br />
tra 6000 e 5500 anni fa, formata da un unico tronco d’albero scavato,<br />
lunga quasi undici metri, larga uno, con le fiancate scortecciate all’esterno,<br />
rinforzata all’interno con fasciame e travi trasversali). Ricordiamo inoltre<br />
che ai Liguri si deve la più antica cinta fortificata di tutto il bacino del<br />
Mediterraneo, quella dell’isola di Pantelleria.<br />
Nel II millennio si sviluppò la civiltà dei Sardi, popolo probabilmente di<br />
stirpe ligure; la manifestazione preistorica di tipo megalitico più<br />
imponente e tra le più suggestive elaborate nell’Europa centro –<br />
occidentale è quella dei nuraghi,in Sardegna, dimore fortificate, alte fino a<br />
sedici metri, con un diametro massimo di trentasei, costituite da grossi<br />
blocchi di pietra, tutte di forma tronco-conica, con porta architravata,<br />
corridoio di accesso e camera circolare interna, coperta da cupola ad anelli<br />
concentrici.<br />
In periodo eneolitico o neolitico finale la pomice, impiegata per levigare, e<br />
l’ossidiana, pietra che si prestava facilmente ad essere scheggiata ed era<br />
usata per ricavare armi e strumenti, furono oggetto di larga esportazione;<br />
poiché abbondavano nelle isole Eolie e nelle Pontine, i traffici nel basso<br />
Tirreno si fecero molto intensi.<br />
Una cultura che interessò l’intera penisola italiana dalle Puglie all’Emilia,<br />
e che deve avere avuto un grande sviluppo dal XV secolo fino agli inizi del<br />
I millennio a.C., è quella denominata appenninica; essa è caratterizzata da<br />
un tipo di ceramica decorata, incisa o intagliata con motivi di fasce<br />
punteggiate formanti meandri, spirali, losanghe, croci, ecc. Della civiltà<br />
appenninica nelle Puglie e nel Materano sono espressione le sepolture<br />
megalitiche dette dolmen; gli aspetti appenninici, caratteristici di una<br />
società pastorale, s’incrociano al nord con le culture del bronzo finali<br />
proprie di tali regioni, cioè quelle delle terramare e delle palafitte, il cui<br />
sviluppo è uno degli eventi culturali della preistoria italiana più<br />
interessanti. La straordinaria cultura dei terramaricoli padani si afferma<br />
contemporaneamente a quella micenea e per prima tentò di coltivare la<br />
pianura del Po; gli insediamenti erano in alloggi di legno, allineati lungo<br />
assi ortogonali, difesi da un canale di acqua corrente, circondati da campi<br />
coltivati. I terramaricoli erano cacciatori, allevatori di bestiame,<br />
conoscevano la ruota e il carro, cremavano i cadaveri, dimostravano una<br />
vii
grande perfezione della tecnica costruttiva con legname (gabbioni di<br />
sostegno degli argini, rivestimento di pozzi di acqua salutare, bonifica del<br />
suolo, ecc.). Presso gli abitatori delle stazioni lacustri e palustri fu notevole<br />
anche la conoscenza tecnica della fabbricazione delle armi, degli utensili e<br />
degli ornamenti; gli oggetti di bronzo dimostrano la frequenza, sempre<br />
maggiore con il passare dei secoli, delle relazioni commerciali attraverso i<br />
passi alpini, la grande influenza culturale esercitata dalle genti cisalpine su<br />
quelle transalpine (infatti, a nord delle Alpi, la prima civiltà del bronzo<br />
corrisponde agli albori di quella cisalpina del ferro, fiorita verso l’inizio<br />
del primo millennio a.C.).<br />
In Campania, regione abitata inizialmente da una popolazione indigena,<br />
centri abitati si svilupparono verso il 1500 a.C. come quello scoperto<br />
recentemente nella piana di Sarno, una città su palafitte, con più di duemila<br />
abitanti, quasi una metropoli per l’epoca, un complesso esteso in un’area<br />
di una decina di ettari, installato su isolotti circondati e protetti da una<br />
ragnatela di canali artificiali, creati sulle anse paludose del fiume Sarno;<br />
porto fluviale collegato con il mare che allora si spingeva molto più<br />
all’interno, e florido centro di produzione e di scambi, sopravvisse fino al<br />
VI secolo a. C. , fase a cui risalgono le prime colonie della Magna Grecia<br />
in Campania, con cui sicuramente entrò in contatto, come documentano le<br />
ceramiche ellenistiche rinvenute nel sito; poi fu spazzato via da una<br />
tremenda alluvione, sommerso da una valanga di fango; i sopravvissuti in<br />
fuga scapparono verso la costa e il loro esodo contribuì alla fondazione<br />
della futura Pompei, i cui primi insediamenti sono datati proprio in quegli<br />
anni.<br />
Popolazioni liguri che seguivano il rito dell’inumazione, emigrando nella<br />
valle padana, dando origine alla civiltà delle terramare, ed elaborandosi<br />
gradatamente, avrebbero cambiato il rito funebre; ecco così, all’inizio<br />
dell’età del ferro (X sec.), la civiltà villanoviana con centro Bologna,<br />
diffusa poi fino alla Toscana, alle Marche, alla Campania e al Lazio,<br />
caratterizzata dal rito della cremazione, dagli ossari in terracotta di forma<br />
biconica e dalle tombe a pozzetto, civiltà che avrà naturale sviluppo in<br />
quella dei protoetruschi, anch’essi incineratori.<br />
Nella pianura sottostante il Palatino presso il Tevere sono venuti alla luce<br />
parti di vasi micenei (XV sec.a.C.); era uno scalo commerciale molto<br />
frequentato dai mercanti ed è anche possibile che ci fosse un villaggio<br />
greco. Sul colle tracce della presenza umana sono state evidenziate come<br />
riferibili al X-IX secolo, giacché sono stati trovati molti frammenti di<br />
viii
ceramica da cucina, un gran numero di capanne che risalgono a questo<br />
stesso periodo.<br />
Degno di nota è il rinvenimento ad Ugarit, in Egitto,di una spada costruita<br />
a Terontola in Toscana, con cartiglio del faraone Merneptah (XIII sec.),<br />
segno degli scambi commerciali tra la penisola e l’Oriente oltre che<br />
dell’abilità dei bronzisti della civiltà italica.<br />
Quando al bronzo si sostituì il ferro nella fabbricazione delle armi, la costa<br />
tirrenica dell’Italia rimase la zona più frequentata del Mediterraneo, poiché<br />
ricche del prezioso minerale erano l’isola d’Elba, la Toscana e la<br />
Sardegna; si ebbe pertanto lo sviluppo dei commerci fenici e greci,<br />
l’esordio della civiltà ellenica e lo spargersi di colonie greche, il fiorire<br />
della civiltà etrusca e gli inizi di Roma, sorta al centro delle vie di<br />
comunicazione terrestre e fluviale tra il sud e il nord della penisola, nel<br />
punto più favorevole al passaggio del Tevere, ossia l’isola tiberina.<br />
Dal IX al IV secolo a.C. si sviluppò la civiltà dei Piceni, preindoeuropei,<br />
nella zona delle Marche e dell’Abruzzo settentrionale; popolo di guerrieri,<br />
viaggiatori e commercianti, lungo le direttrici delle rotte marine che<br />
risalivano l’Adriatico verso le vie dell’ambra e i passi alpini, i Piceni<br />
entrarono in contatto con l’Europa centrale e, al di là del mare, con le coste<br />
istriane e dalmate, diffondendovi non solo i prodotti dei loro commerci ma<br />
anche le influenze delle loro creazioni artistiche e la perizia della loro<br />
tecnica. Nei secoli VI e V a.C. nell’ambito della cultura di Hallstatt (alta<br />
Austria) si consolidò una struttura sociale di tipo aristocratico e guerriero<br />
dai notevoli caratteri di affinità con la cultura picena: come nel Piceno<br />
tombe a tumulo racchiuse da circoli di pietra contenevano la deposizione<br />
di adulti e bambini di rango principesco, dai corredi ricchi di prestigiosi<br />
oggetti di importazione, in parte giunti attraverso la mediazione picena, in<br />
parte come oggetti di scambio tra personaggi di pari rango delle due<br />
civiltà. Alla seconda metà del VI secolo risale la statua del guerriero di<br />
Hirschlander (Württemberg) che sormontava il tumulo sepolcrale; essa<br />
richiama la statuaria picena nella resa dei valori plastici, nella posizione<br />
delle gambe e delle braccia; lo stesso vale per il guerriero di Glauberg (V<br />
sec.) nella Germania centro-settentrionale. Ugualmente dipendono dalla<br />
produzione picena le sculture del VI secolo rinvenute nella necropoli<br />
istriana di Nesazio: le stele con decorazioni a spirali sono ispirate a quelle<br />
di Novilara. Per quanto riguarda le altre popolazioni che abitarono l’Italia,<br />
in periodo eneolitico scesero a ondate successive lungo la penisola e in<br />
Sicilia popoli di stirpe indoeuropea, Ausoni, Enotri, Itali, Latini, Opici,<br />
ix
Sabelli, Sabini, Siculi ed Umbri; tutti questi, che in seguito saranno<br />
chiamati Italici, respinsero gli abitatori dell’epoca paleolitica e neolitica<br />
nella zona compresa tra il Tirreno, l’Arno e lungo la confluenza del Po con<br />
il Ticino (territorio dei Liguri); i Siculi si spinsero a sud, stanziandosi nella<br />
Sicilia occidentale e sovrapponendosi a Elimi e Sicani, popoli di stirpe<br />
preindoeuropea o mediterranea. In Sardegna e lungo le coste occidentali<br />
della Sicilia si insediarono i Cartaginesi, di origine punica (fenicia); in<br />
Corsica arrivarono genti dalla Sardegna (Corsi). L’invasione dei Veneti,<br />
provenienti dai Balcani, dediti al commercio dell’ambra, all’inizio del I<br />
millennio a.C. sospinse verso Occidente gli Euganei, popolo di stirpe<br />
ligure; un loro ramo, gli Istri, si stabilì nella regione che da loro prese il<br />
nome. Successivamente si ebbe l’invasione di genti illiriche, gli Japigi, che<br />
si stanziarono nell’attuale Puglia, divisi in Apuli, Dauni e Peucezi al nord,<br />
Messapi, Salentini e Calabri al sud. Le migrazioni degli Italici al centro<br />
della penisola non riuscirono a occupare il territorio degli Etruschi e dei<br />
Falisci, popolo preindoeuropeo; gli Umbri si stanziarono in origine nella<br />
zona a nord del Tevere, fino all’Emilia, tra l’Etruria e il Piceno (Marche<br />
attuali); i Latini nella regione alla sinistra del basso Tevere e nel territorio<br />
dei Rutuli (popolazione di origine etrusca che abitava la zona di Ardea); i<br />
Sabini, di ceppo umbro-sabellico, nel Lazio nord-orientale. Nello stesso<br />
periodo nell’Italia centro-orientale i Picenti, forse di razza sabina, e i<br />
Pretuzi abitarono il territorio settentrionale dei Piceni, sovrapponendosi a<br />
questi; nell’Italia del sud gli Itali, come abbiamo detto, abitarono la<br />
Calabria e parte della Lucania.<br />
I Celti o Galli(indoeuropei) occuparono verso il V secolo a.C. la regione<br />
dell’Italia settentrionale compresa tra il territorio dei Liguri, sospinti a sudovest,<br />
e quello dei Veneti; i Taurini fondarono il nucleo abitato che in<br />
epoca romana sarà Augusta Taurinorum (Torino), e gli Insubri quello<br />
dell’attuale città di Milano. Per quanto riguarda la zona alpina, essa fu<br />
abitata nel primo millennio a.C. da Ingauni, Taurini, Leponzi e Reti, questi<br />
ultimi forse di origine etrusca, rimasti staccati dagli altri per effetto<br />
dell’invasione gallica che tagliò in due l’originaria unità etnica degli<br />
Etruschi dalle Alpi al Tevere.<br />
Verso il V secolo a.C. troviamo nell’Italia centro-meridionale i Sanniti,<br />
una migrazione di Sabini, stanziatisi intorno al monte Sannio, secondo<br />
l’usanza del “ver sacrum”, suddivisi in Caraceni, Caudini, Frentani, Irpini<br />
e Pentri; i Sabelli nel Lazio meridionale e nell’Abruzzo centrale si<br />
suddivisero in Equi, Ernici, Marrucini, Marsi, Peligni, Sidicini, Vestini e<br />
x
Aurunci (questi ultimi si sovrapposero agli Ausoni e agli Enotri); in<br />
Campania, oltre alle genti preindoeuropee (Campani) e ai Greci<br />
colonizzatori, troviamo gli Osci, derivati dalla fusione degli Opici e dei<br />
Sanniti. Infine tra gli Italici arrivati con nuove migrazioni, i Bruzi e i<br />
Lucani si stanziarono in Calabria verso il IV secolo a.C. Gli Italici ebbero<br />
un alto grado di civiltà, praticarono l’agricoltura, l’arte del tessere e della<br />
ceramica, furono in relazioni commerciali con i Greci dal secolo VIII a.C.<br />
In questo periodo si iniziò, infatti, la colonizzazione (da parte dei<br />
Calcidesi, abitanti dell’Eubea) della Magna Grecia, con la fondazione di<br />
numerose città sulle coste della Campania, della Calabria, della Sicilia,<br />
della Lucana e della Puglia (Cuma, Elea, Napoli, Poseidonia, Crotone,<br />
Locri, Reggio, Sibari, Agrigento, Catania, Gela, Imera, Leontini, Siracusa,<br />
Zancle, Metaponto, Taranto, ecc.); l’isola d’Ischia fu il primo centro<br />
coloniale greco. A Gabi, città latina a mezza strada tra Roma e Preneste, è<br />
stata rinvenuta la più antica iscrizione in alfabeto greco (IX sec.a.C.),<br />
segno evidente della presenza ellenica lungo le vie di traffico dal sud al<br />
centro-nord della penisola.<br />
L’Italia divenne il centro degli interessi economici e culturali del<br />
Mediterraneo; gli Etruschi, popolo di formazione autoctona, le diedero la<br />
sua prima grande (originale in molti aspetti) forma di civiltà dal secolo<br />
VIII al IV a.C. nella regione corrispondente alla Toscana, all’alto Lazio e a<br />
parte della pianura padana; lasciarono una grandiosa documentazione della<br />
loro arte in case, tumuli, mura, sculture, dipinti; nella ritrattistica si<br />
distinsero per l’eccezionale capacità di esprimere il carattere, superiore in<br />
questo anche alla statuaria greca, diedero impulso all’ingegneria idraulica,<br />
alle tecniche dell’agricoltura e dell’artigianato. I bronzetti, il bucchero,<br />
l’oreficeria a granulazione e a filigrana, le suppellettili sono di alto livello<br />
tecnico e artistico. Nella granulazione, tecnica che consiste nella<br />
produzione di innumerevoli sferette, la cui saldatura non è assolutamente<br />
visibile, gli Etruschi riuscirono a inventare un tipo di autosaldatura,<br />
metodo incredibile di perfezione, perdutosi con il tramonto dell’età<br />
classica. In architettura la copertura a volta costituì un notevole sviluppo<br />
di motivi di antica origine mediterranea; si ha l’introduzione in Occidente<br />
dell’arco a cunei (V sec. a.C.), forse derivato per mediazione corinzia<br />
dall’Acarnania. Letteratura e musica furono assai coltivate; dall’Etruria<br />
entrarono a Roma nel 394 a.C. i “ludi fescennini “e “scaenici”; non<br />
dovettero mancare le trattazioni scientifiche né la lirica musicata, dato che<br />
gli Etruschi possedevano strumenti a corda e a fiato. Nel VII secolo a.C.<br />
xi
l’Etruria è l’eldorado dell’antichità e attrae aristocratici, mercanti, artigiani<br />
stranieri che portano con sé merci ma anche mentalità. La rilettura etrusca<br />
dei modelli provenienti dal vicino Oriente crea nuove forme che tanto<br />
influsso avranno nei secoli futuri; pensiamo alle insegne del potere, ad<br />
esempio, al lituo (il bastone a spirale ricurvo, usato poi come bastone<br />
pastorale dai vescovi), ai fasci littori, alla toga purpurea, fino alle<br />
cerimonie complesse come il trionfo; sono strumenti di gloria e<br />
persuasione inventati dagli Etruschi, passati a Roma e rimasti per secoli<br />
nell’immaginario europeo. Quanto all’organizzazione della terra, durante<br />
la preistoria non esisteva la proprietà privata: è con gli Etruschi, tra l’VIII<br />
e il VII secolo che inizia la divisione degli spazi agricoli su cui si fonderà<br />
tutta l’Italia storica. Novità si introducono anche nel campo della religione;<br />
si creano i santuari (prima del V secolo non esistevano templi pubblici).<br />
Un’agricoltura fiorente è alla base dello straordinario potere dei principi<br />
etruschi, insieme alla metallurgia; essi hanno il monopolio del ferro in<br />
Europa, ma estraggono e lavorano anche bronzo, rame, argento, oro. I<br />
principi introducono nella nostra penisola un’opulenza che in breve<br />
alimenta il consenso sociale (sono le stesse classi subalterne a pretendere<br />
quell’ostentazione, come garanzia di un ordine che provvede anche a loro,<br />
seppur miseramente); essi, promotori dell’organizzazione urbana, detentori<br />
del controllo dei mari e protagonisti dei traffici mediterranei (ma anche di<br />
quelli verso il mondo celtico e nell’interno del continente), vivevano in<br />
palazzi di dimensioni fino allora inconsuete, erano sepolti in grandi tombe<br />
con magnifici corredi funerari. Il potere etrusco si estese nel territorio dei<br />
Latini e in Campania; due delle tre tribù che composero la popolazione<br />
della primitiva Roma del secolo VIII erano etrusche; lo stesso nome Roma<br />
forse deriva dall’etrusco Ram-un, città sui colli.<br />
La produzione arcaica etrusca riguarda soprattuto l’apparato sacrale<br />
(statuaria votiva, arredi e suppellettili, armi e gioielli); la ricchezza<br />
decorativa, la varietà degli oggetti e la padronanza delle tecniche si<br />
addicono ad un’alta civiltà che sente il gusto delle esigenze immediate e<br />
concrete della vita,piuttosto che assurgere ad alti ideali collettivi o<br />
universali come la greca, a cui attinge,oltre che ai contatti con le civiltà<br />
artistiche del Vicino Oriente, ivi compreso il mondo anatolico (VI sec.).<br />
Tra il IV e il I secolo a.C. il trionfo dell’ellenismo è predominante; ma<br />
accanto ai modelli greci vediamo manifestarsi tutta una serie di tradizioni<br />
espressive più o meno divergenti dallo spirito e dalle forme classiche.<br />
xii
L’Italia antica preromana ebbe uno sviluppo di tradizioni artistiche<br />
autonome attraverso i contatti con la numeose civiltà della penisola.<br />
“Graecia capta”, l’Italia del II e I secolo a.C. si aprirà alle influenze<br />
elleniche di classica bellezza.<br />
Ma la realtà italica definitasi nei secoli precedenti non sarà dissolta; essa<br />
continuerà a vivere con i suoi arcaismi compositivi, con le sue astrazioni<br />
formali, con le caratterizzazioni espressive, come una sorta di tradizioni<br />
collaterali alle grandi manifestazioni dell’arte ufficiale. Portata fuori<br />
dall’Italia con le conquiste militari e con la colonizzazione amministrativa,<br />
essa si rifletterà sulla formazione dell’arte provinciale in Europa sino a<br />
confluire nella formazione dell’arte tardo-antica.<br />
La grande civiltà della Magna Grecia è alla base del mondo moderno;<br />
l’arte fiorita tra l’VIII e il V sec. a.C. nelle colonie greche dell’Italia<br />
meridionale e della Sicilia orientale ha carattere originale rispetto a quello<br />
della madrepatria; l’area italo-siceliota fu una delle più profondamente<br />
interessate alla sperimentazione urbanistica.<br />
La “politica”, come scienza della vita associata, è connessa alle”poleis”, le<br />
comunità cittadine che i Greci fondarono nel sud d’Italia; di almeno trenta<br />
città si sa che furono popolate da centomila abitanti nel V sec. a.C.<br />
Notevoli esempi offre l’architettura dei secoli VI e V a.C. con i superbi<br />
templi dorici, la pittura murale, la statuaria in bronzo e in marmo, la<br />
plastica e la terracotta per rivestimento architettonico; ricchissima fu la<br />
produzione vascolare con caratteristiche proprie; le monete coniate nella<br />
Magna Grecia sono considerate tra le più belle dell’antichità; e infine l’arte<br />
della lavorazione dei metalli ebbe uno sviluppo maggiore che in Grecia.<br />
Si ebbe anche una notevole fioritura delle dottrine filosofiche e religiose,<br />
della matematica, della scienza, della medicina, della poesia della cultura<br />
in genere.<br />
I Greci trovarono popolazioni diverse per stirpe e lingua come Ausoni,<br />
Bruzi, Enotri, Itali, Japigi, Lucani e Siculi, gli influssi indigeni fecero sì<br />
che la civiltà della Magna Grecia avesse peculiari caratteristiche.<br />
Essa si inizia con un intenso movimento di rinnovamento politico e<br />
religioso che ha la sua principale espressione nella codificazione delle<br />
leggi di Zaleuco di Locri (VII sec. a.C.) e Caronda di Taranto (VI sec.),<br />
mentre nell’aspetto religioso dà luogo alla diffusione dell’orfismo e di altre<br />
credenze misteriosofiche, un bisogno di purificazione e di certezza nella<br />
vita futura; a costituire questo nuovo indirizzo contribuirono due elementi,<br />
la tradizione scientifica di Crotone (rappresentata principalmente da<br />
xiii
Democede, medico di Dario di Persia) e la personalità di Pitagora di Samo<br />
che vi rafforzerà a contatto col misticismo italico le sue tendenze di profeta<br />
e di maestro, oltre che di scienziato.<br />
Gli influssi culturali di queste popolazioni furono rafforzati certamente da<br />
vincoli familiari stretti tra i coloni, giunti senza donne, e gli indigeni; si<br />
continua a discutere quanto le credenze orfiche e pitagoriche debbano in<br />
molti particolari a vecchie credenze indigene, quali siano gli elementi<br />
italici di molti culti, quale sia l’apporto della mentalità del luogo nel<br />
trasformare l’arte, la filosofia, le istituzioni politiche venute dalla Grecia;<br />
nonostante queste difficoltà si può affermare che la civiltà della Magna<br />
Grecia ha nel complesso una fisionomia particolare che la distingue dalla<br />
civiltà degli altri territori occupati dai Greci, perciò il nome di civiltà<br />
italiota datale è giustificato.<br />
Con la scuola pitagorica e con quella eleatica l’Italia meridionale per più di<br />
un secolo fu il centro intellettuale del mondo greco; la prima, detta anche<br />
italica, fu fondata da Pitagora nel VI secolo a.C. a Crotone e trasferita poi<br />
a Metaponto; egli è ritenuto il fondatore di una setta religiosa, analoga<br />
all’orfismo, e assertore della dottrina della metempsicosi. L’essenza, il<br />
principio delle cose è il numero; il problema non è più quello della ricerca<br />
dell’elemento primordiale, ma della legge armonizzatrice del tutto,<br />
dell’essenza del cosmo e non della sua qualità. Per i pitagorici esiste un<br />
ordine misurabile in tutti i fenomeni, donde l’impulso dato alla matematica<br />
come scienza e il tentativo di una spiegazione razionalistica dell’universo<br />
che avrà grandissima importanza nello svolgimento della filosofia e della<br />
civiltà europea. Si formarono numerosi centri di pitagorismo, anche con<br />
carattere religioso in tutta l’Italia meridionale.<br />
Tra i discepoli di Pitagora ricordiamo Alcmeone di Crotone, medico,<br />
precursore degli studi di anatomia umana (individuò nel cervello l’organo<br />
centrale delle sensazioni e della vita psichica) e Ippaso di Metaponto che<br />
rivelò i segreti della setta (in particolare la scoperta della grandezza<br />
incommensurabile che metteva in crisi i principi del pitagorismo); a lui è<br />
attribuita la scoperta dei principi che regolano la temperatura dell’acciaio.<br />
Seguaci di Pitagora furono Timeo di Locri, Archita di Taranto, ideatore di<br />
un ingegnoso metodo analitico per la risoluzione dei problemi geometrici,<br />
e ricordato anche per il primo meccanismo volante di cui si abbia notizia;<br />
Aristosseno di Taranto, massimo teorico greco di musica, Filolao di<br />
Crotone che ideò un sistema cosmologico avente per centro un fuoco<br />
intorno al quale si muoverebbe il Sole con i pianeti, Eurito di Crotone (o di<br />
xiv
Taranto), forse uno dei maestri di Platone, Iceta di Siracusa e il suo<br />
discepolo Ecfanto il quale dal maestro accolse la teoria che la terra, posta<br />
al centro dell’universo, si muove intorno al suo asse da occidente a<br />
oriente, e che interpretò i numeri come atomi materiali. La scuola eleatica,<br />
fondata forse da Senofane ad Elea in Lucania e rappresentata<br />
principalmente da Parmenide e Zenone, ambedue di Elea, esercitò<br />
un’influenza notevole sullo stesso Platone; con essa sorse nella filosofia il<br />
problema della distinzione tra l’essere e il divenire, tra conoscenza<br />
razionale e conoscenza sensibile. Parmenide (VI sec.a.C.) pone una netta<br />
contrapposizione tra la verità e l’apparenza e afferma che l’unico criterio<br />
della verità è la ragione che ci permette di cogliere l’unità profonda del<br />
reale, mentre la conoscenza sensibile si ferma all’apparenza, che ci si<br />
presenta come molteplicità, come divenire, come assurda simultaneità di<br />
essere e non - essere; invece la ragione ci mostra che l’essere è, il nonessere<br />
non è; suo unico oggetto è l’essere che è uno, invariabile, immobile,<br />
eterno; esso è l’unica cosa che può veramente essere pensata e quindi la<br />
sola che veramente è.<br />
Zenone (V sec. a.C.) è considerato l’inventore della dialettica (soprattutto<br />
della dimostrazione per assurdo);di grande importanza nella storia della<br />
filosofia e della scienza sono i suoi quattro argomenti contro il movimento,<br />
fondati sull’idea dell’infinita divisibilità dello spazio e del tempo. Con i<br />
primi tre egli fa un primo passo sulla via del calcolo infinitesimale; da essi<br />
trae origine il concetto della somma finita di infiniti addendi, quale si ha<br />
nelle serie e nell’integrale; con il quarto argomento il filosofo scopre la<br />
relatività del moto.<br />
Empedocle di Agrigento (V sec. a.C.) concepì una dottrina fisica<br />
pluralistica; non esiste un unico principio, ma i quattro elementi sono le<br />
radici primordiali delle cose; il divenire consiste nell’unirsi e disunirsi di<br />
esse, determinato da due forze in perenne lotta tra loro, amore e odio;<br />
l’unità è opera dell’amore, mentre la molteplicità e l’individualità sono<br />
opera dell’odio; attrazione e repulsione fanno sì che l’aria, l’acqua, la terra<br />
e il fuoco a volta a volta si combinino e si disgreghino senza che la loro<br />
natura si alteri.<br />
In Sicilia è nata la retorica, lo strumento con cui il politico o l’avvocato<br />
dominava l’assemblea e i tribunali, a Siracusa, con Corace e l’allievo Tisia<br />
(V sec. a.C.), sotto lo stimolo della necessità oratoria, incrementata dalla<br />
lotta politica e giudiziaria. I Siciliani definiscono primo fondamento della<br />
retorica il problema della “invenzione”, del trovare, cioè, gli argomenti del<br />
xv
parlare .Gorgia da Lentini (V sec. a.C.), sofista, loro allievo, fissa i criteri<br />
della prosa d’arte; con lui la retorica diventa non solo tecnica del parlare,<br />
ma anche dello scrivere, come poi sarà sempre. Egli eleva l’ideale del ben<br />
parlare a ideale di cultura, l’oratoria ad arte di allettare con i suoni e con i<br />
ritmi; afferma in polemica contro la scuola eleatica e la dottrina dell’essere<br />
che nessuna realtà assoluta esiste;se anche esistesse, sarebbe inconoscibile,<br />
se anche esistesse e fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile. Gerone I di<br />
Siracusa fu splendido sovrano e protettore di artisti e poeti (furono alla sua<br />
corte Eschilo, Pindaro, Simonide e Bacchilide); Platone fu per due volte a<br />
Siracusa presso Dionisio il Vecchio e Dionisio il Giovane, e una volta a<br />
Taranto. Siracusani furono gli storici Filisto (V-IV sec a.C .), Antioco e<br />
Diodoro siculo.<br />
Il teatro ricevette un impulso decisivo da Epicarmo, poeta comico (VI-V<br />
sec. a.C.); a Siracusa nacque il genere della poesia bucolica con Teocrito,<br />
Mosco e Bione (IV-III sec. a. C.); fu forse di Siracusa Rintone (IV-III<br />
sec.a.C.), creatore della ilarotragedia. Ricordiamo infine tra i grandi<br />
siracusani Timeo, storico (IV-V sec.a.C.) e Archimede (III sec. a.C.) che<br />
per primo determinò il rapporto approssimato del diametro alla<br />
circonferenza, la quadratura della parabola, le proprietà delle spirali, ecc.;<br />
gli sono attribuite la vite senza fine, le ruote dentate, la sfera mobile, la<br />
teoria della leva, la creazione dell’idrostatica (enunciò il principio di un<br />
corpo immerso in un liquido); costruì macchine per lanciare dardi e pietre,<br />
realizzò gli specchi ustori. In altre città della Magna Grecia nacquero<br />
grandi figure della civiltà antica; Senocrito di Locri, musico (VII sec.<br />
a.C.), Stesicoro di Imera (VII - VI sec. a.C.), poeta lirico corale, il suo<br />
allievo Ibico di Reggio, Teognide di Megara Iblea, poeta elegiaco (VI-V<br />
sec. a.C.), Ippi di Reggio (V sec. a.C.), il primo storico dell’Occidente<br />
ellenico; Glauco di Reggio (V-IV sec. a. C.), erudito sofista, e Lico di<br />
Reggio (IV-III sec. a.C.), storico; inoltre Filistione di Locri, medico (IV<br />
sec. a.C.), Archesrato di Gela, poeta (IV sec. a.C.), Leonida di Taranto,<br />
epigrammista (IV-III sec. a.C.), Alessi di Turi, commediografo (IV-III sec.<br />
a.C.), Nosside di Locri, (III sec. a.C.), poetessa, autrice di epigrammi<br />
d’amore.<br />
Per quanto riguarda la concezione dell’origine della religione, Teagene di<br />
Reggio (VI sec.a.C.), fondatore dell’allegorismo, considerò le divinità<br />
come espressioni figurate, allegorie, di fenomeni fisici e morali; Evemero<br />
di Zancle (IV-III sec. a.C.) fondò su una simulata scoperta epigrafica la<br />
xvi
teoria (detta poi evemerismo) dell’origine umana degli dei, re o eroi<br />
divinizzati dopo la morte.<br />
Tutte queste grandi figure della poesia e della filosofia, confluendo nella<br />
grande cultura d’Atene, hanno determinato lo sviluppo sia della Grecia che<br />
di Roma, e sono entrate a far parte della nostra stessa esperienza<br />
intellettuale. Gli Italioti, o coloni greci d’Italia, hanno inoltre garantito<br />
all’Occidente con la vittoria d’Imera sui Cartaginesi quello spazio<br />
culturale e politico che ha consentito la fioritura della civiltà greca e poi<br />
romana.<br />
Tutte le genti che abitavano la penisola e le isole trovarono con Roma un<br />
amalgama e un’identità nazionale. ”Haec est Italia dis sacra”; considerata<br />
sacra agli dei, era una terra privilegiata, tanto che in epoca romana non vi<br />
si poteva circolare in armi. Il concetto geografico ed etnico dell’Italia nella<br />
sua interezza perdurò durante il Medioevo e l’età moderna sino al<br />
Risorgimento e all’unità del Paese. Il territorio italiano ha una<br />
conformazione ben definita; delimitato a nord dalle Alpi, si protende nel<br />
mezzo del Mediterraneo con la penisola slanciata da nord-ovest a sud-est<br />
verso le coste africane. Questo mare, dai Romani chiamato nostrum, per la<br />
sua posizione tra Africa, Asia ed Europa, per la facilità delle<br />
comunicazioni e dei rapporti umani, è senza dubbio il mare che ha visto<br />
più numerosi e decisivi svolgersi gli eventi storici; dall’età neolitica fino ai<br />
giorni nostri intere civiltà si schiusero e fiorirono intorno a questo mare e<br />
non lungi da esso.<br />
Da questa posizione deriva la costante partecipazione dell’Italia alle<br />
vicende del mondo antico e medioevale, con una funzione di tramite verso<br />
l’Europa continentale; con l’impero romano l’Italia fu per molti secoli il<br />
centro della vita storica dell’Occidente; con Roma, sede del papato e<br />
santuario della cristianità, vi si raccolsero e vi si tramandarono le eredità<br />
della civiltà classica durante il Medioevo; nei secoli XV, XVI e XVII<br />
esercitò un ruolo guida, una funzione preminente nello sviluppo<br />
intellettuale e artistico dell’Europa e ne definì il gusto fino alle soglie<br />
dell’età contemporanea.<br />
Pur attraverso le spiccate tradizioni regionali e avventi di influenze<br />
esterne, l’impronta unitaria, già segnata dall’antichità, andò sempre più<br />
definendosi con la cultura e con la lingua durante il Medioevo e l’età<br />
moderna e pertanto si può parlare, nell’ambito dell’arte europea, di<br />
un’arte prettamente italiana. La caratteristica principale è la ricorrente<br />
ripresa della classicità; in questo particolare aspetto di portata universale<br />
xvii
sta veramente la forza che tiene legata e rende unitaria la cultura<br />
occidentale; dopo la Grecia e Roma l’Italia è la terza ad offrire una civiltà<br />
a carattere sopranazionale e atemporale, ad offrire una solida base per tutte<br />
le discipline umanistiche e scientifiche. Questa tendenza che si propone<br />
l’imitazione degli antichi come modelli perfetti (classici) e ne desume le<br />
regole cui si dovrebbe obbedire per avvicinarsi a quella perfezione, nasce<br />
con l’Umanesimo e persiste fino al secolo XIX con il Neoclassicismo.<br />
Il Classicismo si manifesta nella ricerca di ordine, di bellezza, di<br />
simmetria, di armonia, di equilibrio, leggi supreme dell’opera d’arte; in<br />
quanto principio ideale, è dunque suscettibile di sempre nuove<br />
realizzazioni, rappresentando un momento perenne nella creazione<br />
artistica. A differenza del Romanticismo che tende ad esaltare sentimenti<br />
indefiniti e confusi, il Classicismo vuole essere serena e completa<br />
espressione di stati d’animo perfetti.<br />
Nel corso dei secoli l’Italia fu perciò intesa come modello estetico, come<br />
fonte inesauribile per la cultura artistica. In periodo umanistico,<br />
rinascimentale e barocco artisti e studiosi stranieri si gloriavano del<br />
proprio nome italianizzato, la moda (in voga fin verso la metà del XVIII<br />
secolo) aveva il significato di un altissimo onore e di un universale<br />
riconoscimento, era indice di merito e di distinzione dal punto di vista<br />
culturale.<br />
In nessun paese del mondo il panorama artistico è caratterizzato al tempo<br />
stesso dalla continuità creativa sempre ad alto livello e da così decisive<br />
innovazioni, vere tappe fondamentali nella crescita della civiltà umana. I<br />
grandi come Leonardo e Michelangelo o le città come Firenze e Roma<br />
fiorirono su grandiose e più antiche radici artistiche e a loro volta hanno<br />
generato le nuove dimensioni dell’arte. In nessun paese come in Italia la<br />
ricchezza del patrimonio artistico è distribuita in tutto il territorio nelle<br />
principali città e nei centri minori, fin nelle piccole isole e nei paesi più<br />
appartati.<br />
L’Italia è da sempre il paese della fantasia creativa e del sentimento, anche<br />
perché abitata in prevalenza da gente estroversa e di mutevole umore,<br />
incline al colore, al variare delle forme, alla modulazione dei suoni; il<br />
risultato è questo: l’Italia, un modo d’essere e di manifestare vitalità.<br />
Scriveva il biografo di Orlando di Lasso, musicista fiammingo del XVI<br />
secolo, operoso per molti anni in Italia “Aveva conosciuto città come<br />
Milano, Roma e Napoli ed aveva avvicinato una nazionalità di natura<br />
poliedrica, un popolo dalle fantasie senza travagli e ricercatezze<br />
xviii
crepuscolari, tutto chiarezza, naturalezza, volontà di vita, un popolo così<br />
artista come dalla decadenza dei Greci nessun altro era stato”. Chi<br />
scendeva in Italia era attratto da occasioni di ricerca e di scoperta, dalla<br />
possibilità di una grande avventura personale, una delle più fantastiche che<br />
il mondo potesse offrire allo spirito e ai sensi. In questa terra tanto amata,<br />
anche se talvolta vituperata per certi aspetti del costume e della vita<br />
quotidiana (infestata di banditi, deturpata dallo spettacolo della miseria,<br />
semenzaio di paganesimo e di credulità, di immoralità e corruzione) è pure<br />
dolce “lasciarsi vivere” meglio che altrove, come scrive W. Goethe a<br />
Napoli, dove si gode il “dolce far niente”. Con severità giudicano l’Italia<br />
De Sade, Lessing, Swiburne, Sharp, Montesquieu, ma nessuno di loro<br />
avrebbe rinunciato al viaggio nella terra delle Esperidi.<br />
Desideriamo raccogliere nei seguenti brani di poesia e prosa alcune voci di<br />
ammirazione per l’Italia tratte dalla letteratura di alcuni paesi attraverso i<br />
secoli; nel ‘5oo così scriveva il poeta polacco K.Janicki: ”…io ne son<br />
pieno di meraviglia; i costumi degli uomini sono i più piacevoli fra i<br />
popoli che conosco; non v’è qui orgoglio, non odi stolte parole di boria<br />
superba, né tracotanza nel conversare; un mutuo rispetto si mescola a<br />
parole serene e armonioso è l’amore; spira ovunque un’amabilità leggiadra<br />
e un grazioso decoro soffuso di gravità; somma è l’eleganza ma senza<br />
sprechi. Il tenore di vita è nobile, misurato… nessuno pratica<br />
l’ubriachezza… con buona pace della mia patria, quanto sarei più felice se<br />
mi avesse generato questa terra beata… ammiro l’Italia, l’Italia mi riempie<br />
di stupore…”. L’Italia che W.Goethe vede e scopre nel lungo soggiorno da<br />
Venezia a Roma, a Napoli, alla Sicilia, è sentita come una categoria dello<br />
spirito, valida per sempre; ”…sento che tutti questi tesori non li porterò<br />
con me a vantaggio mio soltanto, e solo per mio uso privato, ma perché<br />
possano servire per tutta la vita a me e ad altri, di guida e di sprone. Lo<br />
slancio verso il sud si carica con lui di un sentimento nuovo; ”…conosci tu<br />
il paese dove i limoni sono in fiore e splende l’arancia d’oro tra le scure<br />
foglie? Scende dal cielo azzurro un dolce vento, umile cresce il mirto…”<br />
Con “Mignon” il poeta fonde aspetti antichi e nuovi: Roma e il primato<br />
latino, la scoperta della forma e della linea, i valori di paese e di paesaggio<br />
(natura) che tra l’altro esigono la vita all’aria aperta, nuovo senso della<br />
storia e perciò nuovi valori umani. ”…mi rallegro con me stesso delle<br />
felici conseguenze che mi accompagneranno per tutta la vita”, e infine<br />
”…tutti siamo pellegrini, noi che cerchiamo l’Italia”.<br />
xix
Nello stesso periodo fece un viaggio in Italia J.G. Herder, anticipatore del<br />
Romanticismo.<br />
L’Italia tende così, sempre più e meglio, a soddisfare il bisogno di<br />
evasione insito nella natura dell’uomo e avrà via via rappresentazioni<br />
cangianti, dalla romantica alla parnassiana, dalla simbolista alla decadente.<br />
Citiamo C. de Brosses che nelle “Lettres familières écrites d’Italie en 1739<br />
et 1740” riesce a dare uno dei quadri più spregiudicati e vivaci della<br />
società italiana nel secolo XVIII. Voltaire, che considerava l’Italia<br />
addirittura sua patria e sua madre, così scriveva: ”Noi e gli Inglesi siamo<br />
venuti soltanto dopo gli Italiani che sono stati nostri maestri in tutto e che<br />
noi abbiamo superato in qualche cosa”. Per il marchese De Sade<br />
(sec.XVIII) l’Italia era la fonte di una vera riflessione sulla cultura<br />
europea; l’arte, la bellezza e i segni della storia diventano l’occasione per<br />
capire il suo secolo.<br />
Tra gli innumerevoli scrittori stranieri che nel corso del XIX secolo e nella<br />
prima metà del XX hanno tratto dalla vita e dalla letteratura italiana fonte<br />
di ispirazione citiamo G. Apollinaire, H. de Balzac, L. de Cardonnel, R.<br />
Chateaubriand, P. Claudel, J. Cocteau, A. Dumas, J.M. Héredia, V. Hugo,<br />
A. de Musset, G. de Nerval, H. de Régnier, G. Sand, I. Taine, S. de<br />
Sismondi, L. Aragon, B. Brecht, H. Carossa, H. Heine, H. Hesse, H. von<br />
Hofmansthal, F. Nietzsche, A. von Platen, R. M. Rilke, F. Schiller, R.<br />
Voss, N. Douglas, H. James, J. Joyce, H. Melville, E. Pound, P. B.<br />
Schelley, L. Sterne, R. Alberti, M. Machado, A. Block, M. Gorky, A.<br />
Mickiewicz, S. Petöfi, H. C. Andersen, ecc., oltre a quelli di seguito citati<br />
con frasi tratte da loro scritti. L’Italia è per ognuno una ragione di vita,non<br />
è solo un fatto letterario, un’occasione di poesia; è cercata, prediletta, a<br />
confronto di altri paesi, proprio per la ricchezza della sua storia e quindi<br />
della sua umanità.<br />
Scrive Madame de Staël: ”…Italia, impero del sole, Italia, signora del<br />
mondo, Italia, culla delle lettere, ti saluto; quante volte il genere umano ti<br />
fu sottomesso, tributario delle tue armi, delle tue arti, del tuo cielo… Roma<br />
conquistò l’universo col suo genio e fu regina mediante la libertà; il<br />
carattere romano si impresse sul mondo e l’invasione dei barbari,<br />
distruggendo l’Italia, ottenebrò l’universo intero. L’Italia riapparve con i<br />
divini tesori che i Greci fuggiaschi riversarono nel seno di lei; il Cielo le<br />
rivelò le sue leggi, l’audacia dei suoi figli scoperse un nuovo emisfero,<br />
essa fu ancora regina per lo scettro del pensiero…”; “…conoscete questa<br />
terra dove gli aranci fioriscono, questa terra che il raggio dei cieli feconda<br />
xx
amorosamente? Avete udito i suoni melodiosi che celebrano la dolcezza<br />
delle notti? avete respirato quei profumi, lusso di un’aria già così pura e<br />
dolce? rispondete, stranieri… da voi la natura è così bella e benefica? qui<br />
noi sentiamo sempre la protezione del Cielo, vediamo che esso ha cura<br />
dell’uomo e che si è degnato di trattarlo come una nobile creatura…”.<br />
R. Browing dice: “… apritemi il cuore e dentro vi troverete scritto Italia”;<br />
A. Lamartine: “Italia, Patria dei miei occhi e del mio cuore”; J. Keats:<br />
“..chi vorrebbe vivere nella regione delle nebbie… quando c’è un luogo<br />
come l’Italia?”; G. Byron ha a cuore le sorti dell’Italia in lotta per la<br />
libertà. “Senza una sensibilità appassionata non si merita di vedere l’Italia”<br />
(Stendhal); ”o Italia, Italia, cara è a me la tua bellezza, come il sogno del<br />
primo amore giovanile e dell’adolescenza il respiro sereno” (J. Ivanovic<br />
Kozlov); “…chi conosce la terra dove il cielo di indicibile azzurro si<br />
colora? dove tranquillo il mare con l’onda sfiora rovine del passato? dove<br />
l’alloro eterno ed il cipresso crescon superbi? dove il gran Torquato cantò?<br />
dove anche adesso nella notte profonda i canti suoi va ripetendo l’onda? la<br />
terra dove dipinse Raffaello, dove gli ultimi marmi animò di Canova lo<br />
scalpello, e Byron, rude martire, nei carmi dolore, amore effuse e<br />
imprecazione? Italia, terra magica, gioconda, terra d’ispirazione…” (A.<br />
Puskin); “…è il popolo d’Italia il prodotto più fine della terra” (P. Neruda).<br />
I primi spostamenti di gente dall’Italia verso l’estero si ebbero in periodo<br />
romano con la fondazione di colonie; mentre quelle greche erano state in<br />
tutto e per tutto autonome dalla madrepatria, le colonie romane erano<br />
invece un pezzo di Roma fuori di Roma, composte da cittadini romani che<br />
avevano il diritto di votare nelle assemblee della capitale e di esercitare le<br />
cariche più alte. Insediando coloni romani nelle diverse province<br />
dell’impero, la città procedeva a un’occupazione diretta e capillare dei<br />
territori conquistati senza per questo privarsi di cittadini.<br />
Roma era dunque in grado di esercitare un controllo territoriale più<br />
efficace, attuando il principio di “sussidiarietà” attraverso una<br />
amministrazione e un sistema fiscale decentralizzati e perciò più efficienti,<br />
e di mettere in campo grandi armate il cui fulcro (le legioni) era<br />
interamente composto di individui accomunati dalla coscienza di<br />
appartenere a un’unica patria. La nuova società delle colonie tendeva a<br />
imitare tutto ciò che succedeva nella patria d’origine,essa trapiantava nel<br />
nuovo paese gli ideali di vita più amati,che erano poi quelli maggiormente<br />
radicati nella spirito romano tradizionale;una società divenuta opulenta,che<br />
aveva sovvertito i canoni e le usanze degli abitanti originari. La colonia era<br />
xxi
un’immagine in piccolo della maestà del popolo romano (Aulo Gellio); era<br />
necessario imitare tutto di Roma per apparire grandi, dalle manifestazioni<br />
della vita pubblica agli aspetti della vita privata, alle forme dell’arte e della<br />
tecnica,sotto un’unica legge, con una lingua comune, con i riti religiosi di<br />
antica tradizione.<br />
Oltre a queste colonie di tipo “romano” si ebbero altre di tipo “latino”,<br />
formate inizialmente da appartenenti a popolazioni varie che non avevano<br />
cittadinanza romana;esse venivano a costituire nei territori conquistati<br />
comunità autonome alleate di Roma, verso la quale avevano solo l’obbligo<br />
di fornire un contingente di soldati e di osservare fedeltà nella politica<br />
estera. Tutte le colonie contribuirono notevolmente a diffondere la civiltà<br />
romana nelle varie province dell’impero.<br />
Durante il Medioevo l’espansione degli Italiani all’estero è di carattere<br />
essenzialmente collettivo;espansione di comunità è infatti quella delle<br />
repubbliche marinare nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e sulle coste<br />
del Mar Nero con la formazione di colonie direttamente collegate alla<br />
madrepatria; espansione di gruppi è quella nell’Europa occidentale, con la<br />
formazione di società commerciali-bancarie, di notevole importanza fino<br />
al XVI secolo, e nel campo artistico quella dei maestri comacini (dal X al<br />
XII secolo), diffusa in quasi tutto il continente. A queste forme collettive si<br />
accompagna dall’XI all’inizio del XVI secolo quella individuale di<br />
espansione culturale, con pittori, docenti, giuristi, pensatori, medici,<br />
viaggiatori, navigatori, e di attività missionaria nei continenti extraeuropei<br />
(con il sorgere degli ordini mendicanti).<br />
All’inizio dell’età moderna (XVI secolo),con l’annodarsi delle prime<br />
relazioni diplomatiche tra gli stati europei, una fitta schiera di ambasciatori<br />
(primi fra tutti i veneziani, i genovesi, i fiorentini e i rappresentanti della<br />
Chiesa di Roma) portano in tutte le corti d’Europa l’influenza della cultura<br />
e dello spirito italiano. Con il Rinascimento il flusso dilaga: artisti,<br />
letterati, scienziati e musicisti fino alle soglie del XIX secolo sono<br />
chiamati all’estero come prestigiosi rappresentanti di nuovi modelli di<br />
civiltà. Ma oltre a questa espansione ne abbiamo contemporaneamente<br />
una di militari e uomini politici che non trovano impiego e sfogo in patria<br />
per la diminuita importanza dei singoli stati italiani e vanno a offrire<br />
servigi e a porre la spada e l’ingegno a disposizione degli stranieri<br />
(ricordiamo per esempio Montecuccoli, Mazzarino, Alberoni); con la<br />
Controriforma riprendono vigore le Missioni.<br />
xxii
Il cemento collettivo che unisce gl’Italiani all’estero ritorna a farsi più<br />
forte durante il Risorgimento;gli esiliati politici costituiscono vari centri in<br />
Francia, Svizzera, Belgio e Inghilterra, si raccolgono in vari cenacoli a<br />
operare per la patria lontana, massimo fra tutti il Mazzini che a Marsiglia<br />
fonda la “Giovane Italia” e a Berna attraverso la “Giovane Europa”<br />
auspica una federazione delle nazioni europee, una volta che tutte fossero<br />
indipendenti. Ricordiamo Pietro Giannone, letterato e patriota, carbonaro,<br />
esule in Ighilterra e in Francia che nel 1830 combattè sulle barricate<br />
parigine; nel 1832 si iscrisse alla Giovane Italia e restò in esilio fino al<br />
1859. Molte città d’Europa e d’America, accogliendo gli esiliati, si<br />
giovarono della loro opera; la principessa Cristina Trivulzio Barbiano di<br />
Belgioioso-Este, patriota esule a Parigi, si prodigò in opere sociali e aprì<br />
un salotto famoso, frequentato dal mondo cosmopolita intellettuale della<br />
metropoli francese. Giovan Battista Serpieri (XIX sec.), industriale, figlio<br />
di un esiliato dello stato pontificio, diede vita in Grecia a un’impresa e,<br />
dove era una landa deserta, fece sorgere una piccola città, Ergostiria, per<br />
sfruttare le scorie delle miniere di piombo, colà esistenti.<br />
Raggiunta l’unità d’Italia, cessata l’emigrazione politica, questa cede il<br />
posto all’emigrazione delle masse di lavoratori,spinti fuori dalla patria da<br />
necessità economiche. Il fatto dell’emigrazione di individui di una stessa<br />
nazionalità rimane un fenomeno indifferente fino al momento in cui gli<br />
immigrati in un determinato paese non diventano una forza collettiva,<br />
forza materiale, intellettuale, morale, bene inquadrata nell’evoluzione del<br />
popolo in mezzo al quale vivono, si organizzano, si distinguono. Si è<br />
calcolato che sino ad oggi decine e decine di milioni siano stati gli<br />
emigrati; un ruolo importante è stato giocato da 29 milioni di contadini, di<br />
operai e di piccoli imprenditori che hanno contribuito al processo di<br />
definizione dell’identità italiana. Queste comunità hanno portato un<br />
contributo notevole allo sviluppo delle nazioni che le hanno accolte,<br />
distinguendosi per laboriosità e onestà e molto spesso emergendo nel<br />
campo politico, imprenditoriale e culturale (spesso sono state oggetto della<br />
xenofobia e del razzismo, come nel caso dei due operai Sacco e Vanzetti,<br />
accusati ingiustamente dell’assassinio di un cassiere e di una guardia e<br />
condannati a morte negli Stati Uniti nel 1927). Uno studio sul contributo<br />
degli italo-americani alla lotta al crimine negli Usa traccia i profili di<br />
alcuni famosi tra loro impegnati nella lotta al crimine come C. J.<br />
Bonaparte, fondatore dell’FBI, e F. Serpico, poliziotto di New York che<br />
rivelò la corruzione esistente tra gli agenti.<br />
xxiii
Dopo isolate manifestazioni nel secolo XVIII e nella prima metà del XIX,<br />
il grande incremento demografico italiano diede luogo a un’imponente<br />
emigrazione verso i paesi del nord e del sud America, oltre che in Francia,<br />
negli ultimi decenni dell’800. Soprattutto negli Stati Uniti, per l’aumentata<br />
offerta di lavoro del mercato si sviluppa rapidamente il flusso migratorio;<br />
nel ricordare che già verso il 1850 si ebbe il primo gruppo di emigranti<br />
liguri e toscani verso le ricche zone della California, diciamo che migliaia<br />
di braccianti andarono a dissodare le terre incolte del Middle e del Far<br />
West, dettero il via allo sviluppo agricolo, producendo formaggi e<br />
coltivando la vite; molti altri lavorarono alle grandi opere edilizie (per<br />
esempio alla costruzione del canale di Panama nel 1914),<br />
all’ingrandimento delle metropoli, all’apertura di strade e ferrovie, ecc. e<br />
contribuirono alla crescita economica della nazione. Infine è doveroso<br />
ricordare il sacrificio degli oltre 500 minatori che perirono nel 1907,<br />
lavorando nelle gallerie delle miniere di carbone del territorio di<br />
Monoagah (USA) e quello delle lavoratrici nell’incendio della fabbrica di<br />
tessuti nel 1911.<br />
Ci sono rimasti i nomi di emigrati distintisi nelle due Americhe: Paolo<br />
Busti fondò il primo nucleo abitato di Buffalo e ne divenne residente<br />
generale dal 1789 al 1824; Angelo Patri, educatore, emigrato<br />
giovanissimo, divenne maestro elementare e poi direttore di una scuola a<br />
New York, lasciando numerosi scritti; nel 1881 Felice Pedroni (Felix<br />
Pedro), cercatore d’oro, nel 1902 scoprì uno dei più ricchi filoni d’oro<br />
dell’Alaska, nel luogo dove oggi sorge la città di Fairbanks, capitale del<br />
territorio, della quale è considerato il fondatore; l’operaio Simon Rodia<br />
costruì a mano, giorno dopo giorno, durante 33 anni, sette torri, le Watts<br />
Towers a Los Angeles, la più alta delle quali misura 30 metri e la più<br />
piccola 2,5, indicate come parco storico e monumento dello Stato della<br />
California; fu celebre Amedeo Giannini, banchiere, nato in America da<br />
genitori italiani, fondatore della Bank of America, presidente della Banca<br />
dè America e d’Italia. Infine ricordiamo Fiorello La Guardia, sindaco di<br />
New York dal 1933 al ’45, che portò a termine un vasto piano di<br />
rimodernamento della città che gli dedicò il suo maggiore aeroporto.<br />
In Messico Gaetano Moro preparò per primo nel 1824 i piani per<br />
l’utilizzazione dell’istmo di Tehuantepec. In Argentina si ricorda un Paolo<br />
della Quadra, divenuto alcalde di un quartiere di Buenos Aires nel 1714;<br />
Carlo Bracchieri nel 1810 fondò una scuola elementare nel distretto di<br />
Santa Cruz; Silvino Olivieri, incaricato dal governo di colonizzare la<br />
xxiv
Patagonia, vi fondò le prime comunità e venne ucciso dagli indigeni; nella<br />
seconda metà del secolo molti emigranti cominciarono ad occupare alte<br />
cariche nella politica, nelle Università, nelle amministrazioni nazionali e<br />
provinciali, parecchi diventarono proprietari di beni urbani e rurali,<br />
primeggiarono nell’industria del vino e dei tessuti; a Buenos Aires<br />
aprirono librerie divenute famose Eligio Aloy e Angelo Sommaruga.<br />
All’inizio del grande flusso migratorio verso le Americhe, ciò che si nota è<br />
che la presenza degli Italiani in Brasile fu caratterizzata, fin dai primi anni<br />
del secolo XIX, dallo stretto legame con la Chiesa cattolica o con progetti<br />
specifici della corona portoghese; ciò fu dovuto principalmente<br />
all’espressa proibizione all’ingresso degli stranieri in territorio brasiliano<br />
voluta dal Portogallo fino al 1808; furono accettate fino a questa data solo<br />
missionari e uomini di scienze; fu celebre Giovan Battista Badaro (sec.<br />
XVIII-XIX), medico e botanico, che sostenne il mantenimento<br />
dell’indipendenza del Brasile e i principi liberali nel giornale da lui<br />
fondato a San Paolo e fu ucciso dai suoi avversari; alla liberazione degli<br />
schiavi contribuirono anche degli Italiani con l’aiuto dato all’agitazione,<br />
specie del conte Alessandro Siciliano che in Piricicaba aveva costituito un<br />
centro di abolizionismo; nel corso del secolo XIX molti, per la maggior<br />
parte napoletani,attraversarono l’Atlantico per iniziative personali verso il<br />
Brasile, forse attratti dalla figura dell’imperatrice Teresa Cristina,<br />
principessa reale delle Due Sicilie, sulla cui protezione contavano; alla fine<br />
del secolo sorsero molte aziende (Cresta, De Vincenzi, Fiorita, Villa,<br />
Zignago), emersero appaltatori come i fratelli Jannuzzi, divenuti i<br />
maggiori imprenditori di Rio.<br />
Specialmente nella città di San Paolo l’edilizia, le industrie e l’attività<br />
cittadina devono molto alla comunità italiana; nell’industria cotoniera<br />
primeggiarono i Gamba e i Crespi (di questa famiglia Rodolfo legò il<br />
proprio nome allo sviluppo agricolo e industriale della città e fu un grande<br />
benefattore); <strong>Francesco</strong> Matarazzo, emigrato a 28 anni, fondò il più<br />
importante complesso industriale del Brasile (stabilimenti tessili,<br />
zuccherifici,raffinerie,distillerie,fabbriche di maioliche, saponifici, ecc. un<br />
impero di oltre 300 industrie); pioniere dell’industria serica fu il Poletti; a<br />
moltissimi altri Italiani si deve l’impianto di “fazende” di caffè<br />
(ricordiamo i coloni Giorni, Lunardelli, Storto, Zucchi, ecc,); nelle<br />
costruzioni ferroviarie emersero Armenio, Bonino, Borisi e <strong>Francesco</strong><br />
Rossi; posti importanti occuparono molti connazionali anche nell’industria<br />
metallurgica e meccanica, del legno, della conceria, dell’abbigliamento,<br />
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dell’alimentazione, senza contare le grandi imprese italiane (dalle<br />
comunicazioni all’elettricità) che hanno permesso la creazione di migliaia<br />
di posti di lavoro; nel campo culturale ricordiamo che molti si segnalarono<br />
nell’insegnamento, nelle attività scientifiche, mediche, artistiche, musicali<br />
(vedi lez. n. 47).<br />
Fu la gran massa degli operai italiani a dare al Brasile strade, edifici,<br />
acquedotti, stazioni, porti, centrali, ecc. (e questo immenso lavoro ha<br />
anche avuto numerose vittime); Marcello Piacentini e altri architetti<br />
italiani costruirono i più famosi palazzi di San Paolo, la più grande città<br />
italiana del mondo; infine ricordiamo che alla edificazione della città di<br />
Belo Horizonte (1894) contribuirono 20.000 muratori e manovali italiani.<br />
Il lavoro italiano eccelse nella costruzione del canale di Suez (1859-69),<br />
della diga di Assuan (1899-1902); in Europa contribuì in misura notevole<br />
all’apertura della linea del Brennero (1867), del traforo del Fréjus (1871),<br />
della galleria del S. Gottardo (1882), di quella del Sempione (1905); gli<br />
italiani si impegnarono nella crescita delle grandi metropoli come Parigi,<br />
Berlino, Vienna, Mosca, Istanbul, ecc.<br />
Così le comunità italiane si sono evolute e sono alimentate dalla sempre<br />
più consistente presenza di emigrati ad alta qualificazione.<br />
Questi emigranti hanno saputo combinare la memoria dolorosa di una terra<br />
avara lasciata alle spalle con la speranza di una vita migliore da creare<br />
altrove, hanno saputo unire le diverse regioni di provenienza in un’identità<br />
condivisa di “italiani all’estero”, hanno infine saputo legare tra loro paesi<br />
diversi (quelli di arrivo e quelli di partenza) in un rapporto di conoscenza e<br />
scambio reciproco.<br />
Addentrandosi, nell’analisi dei dati regionali le cifre rivelano importanti<br />
variazioni nel corso del tempo.<br />
Si osserva come, dal 1876 alla fine del XIX secolo, le regioni con il più<br />
alto numero di partenze siano state il Veneto (879000, seguito dal Friuli<br />
(803000), dal Piemonte (685000) e dalla Lombardia (497000).<br />
Fra le regioni meridionali solo la Campania eguagliava numericamente<br />
l’esodo della Lombardia; era quindi dalle regioni settentrionali che le<br />
partenze erano più fitte e un’analisi più dettagliata sulle province attesta<br />
che all’interno di queste regioni le aree più interessate erano quelle di<br />
montagna.<br />
Nei primi quindici anni del Novecento che con più di otto milioni di<br />
espatri segnò il momento di più intensa emigrazione, la Sicilia balzò al<br />
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primo posto, seguita dalla Campania, dal Veneto, dal Piemonte e dalla<br />
Lombardia.<br />
Solo nel secondo dopoguerra l’emigrazione meridionale divenne<br />
prevalente.<br />
Tutta quella italiana raggiunse la massima percentuale annua nel 1913,<br />
allorché espatriarono 800.000 persone.<br />
Dopo la prima guerra mondiale il fenomeno migratorio riprese su vasta<br />
scala, specialmente in Francia,da cui veniva una forte richiesta di mano<br />
d’opera per la ricostruzione delle terre devastate; vi si recarono dal 1919 al<br />
’27 oltre un milione di Italiani.<br />
Si deve anche dire che il movimento, specie quello diretto al continente<br />
europeo, trasse sempre maggiore alimento dalla mano d’opera<br />
specializzata, e che negli anni ’30 si registrò una restrizione<br />
dell’emigrazione, ostacolata dal governo fascista; dopo la guerra in Europa<br />
flussi notevoli si sono indirizzati oltre che in Francia anche verso la<br />
Svizzera, la Germania, l’Austria, il Belgio e l’Inghilterra; nei paesi<br />
transoceanici, dopo gli Stati Uniti, verso il Canada, l’Argentina, il Brasile,<br />
l’Uruguay, il Venezuela e verso il continente australiano.<br />
A partire dagli anni ’80 si assiste alla trasformazione dell’Italia in paese di<br />
immigrazione.<br />
Le storie dei migranti delle varie regioni ci parlano quindi di ”tante Italie”<br />
diverse, ma contemporaneamente anche di una sola ed unica civiltà, sia<br />
pure articolata in cento manifestazioni particolari che si inseriscono nel<br />
tema dell’identità nazionale.<br />
Ricordiamo che dal 1889 svolse ampia opera di assistenza ai figli degli<br />
emigrati italiani, soprattutto negli Stati Uniti, l’istituzione delle<br />
Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, fondata da Francesca Saveria<br />
Cabrini; nello stesso periodo nacque la congregazione degli scalabriniani,<br />
per opera del vescovo Giovan Battista Scalabrini, allo scopo di tutelare<br />
materialmente e moralmente gli emigrati,con missionari e maestri,<br />
fondando per loro scuole, ospedali, chiese, ecc.<br />
N.B. Questa vasta ricerca è una raccolta di dati e brani tratti da testi di<br />
letteratura,arte, musica, filosofia, matematica e scienze e di vari altri<br />
argomenti ripresi da enciclopedie e articoli giornalistici.<br />
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