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ianco, col Fratricidio seduto in groppa dietro di lui e col mantello macchiato del sangue di Perotto;<br />
Pietro Riario, il giovane Cardinale Arcivescovo di Firenze, figlio favorito di Sisto Quarto, la cui<br />
bellezza era simile solo alla sua dissolutezza, che ricevette Eleonora d'Aragona in un padiglione di<br />
seta bianca e cremisina, pieno di ninfe e di centauri, e indorò un fanciullo perché potesse servire al<br />
festino come Ganimede o Ila; Ezzelino, la cui melanconia non conosceva altro rimedio che lo<br />
spettacolo della morte, che nutriva per il sangue rosso la stessa passione che altri nutrono per il<br />
vino rosso e di cui si diceva che fosse figlio del diavolo e avesse barato giocando ai dadi col padre<br />
la propria anima; Giambattista Cibo, che prese per scherno il nome di Innocenzo, nelle cui vene<br />
torpide un medico ebreo trasfuse il sangue di tre giovinetti; Sigismondo Malatesta, l'amante di<br />
Isotta, Signore di Rimini, bruciato in effigie a Roma come nemico di Dio e dell'uomo, che strangolò<br />
Polissena con una salvietta e diede a Ginevra d'Este il veleno in una coppa di smeraldo ed eresse<br />
al culto cristiano una chiesa pagana in onore di una ignominiosa passione; Carlo Sesto, che aveva<br />
adorato la moglie del fratello tanto furiosamente che un lebbroso lo ammonì della pazzia che stava<br />
per coglierlo e che, quando il suo cervello si ammalò e diventò delirante, poteva essere placato<br />
soltanto per mezzo di carte saracene che portavano le immagini dell'Amore, della Morte e della<br />
Follia; e Grifonetto Baglioni col suo farsetto trapunto, il berretto gemmato e i ricci in forma di<br />
acanto, che uccise Astorre con la sposa e Simonetto col suo paggio, e che era di una tale bellezza<br />
che quando cadde morente nella piazza gialla di Perugia coloro che l'avevano odiato non<br />
potevano trattenere le lacrime e Atalanta, che l'aveva maledetto, lo benedisse.<br />
In tutti costoro c'era un fascino orribile. Egli li vedeva di notte: e di giorno turbavano la sua<br />
immaginazione. Il Rinascimento conobbe strane maniere di avvelenare, con un elmetto e con una<br />
torcia accesa, con un guanto trapunto e un ventaglio tempestato di gemme, con una sfera da<br />
profumi dorata e con una catena d'ambra.<br />
Dorian Gray era stato avvelenato da un libro. C'erano momenti nei quali considerava il male<br />
semplicemente come un moto attraverso il quale tradurre in azione la sua concezione del Bello.<br />
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