IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf

IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf

writingreading.org
from writingreading.org More from this publisher
31.05.2013 Views

deliziare i suoi ospiti con le meraviglie della loro arte. I suoi pranzi, nel preparare i quali era costantemente assistito da Lord Henry, erano famosi sia per la cura nella scelta e nel collocamento degli invitati sia per il gusto squisito dimostrato nella decorazione della tavola, con la disposizione raffinata di fiori esotici, di tovaglierie ricamate, e di posateria antica d'oro e d'argento. Anzi non erano pochi, specialmente tra i giovanissimi, quelli che vedevano o che si immaginavano di vedere in Dorian Gray la vera personificazione di un tipo che avevano sognato più volte durante gli anni di Eton e di Oxford, un tipo che doveva riunire la vera cultura dell'erudito con tutta la grazia, la distinzione e la perfezione di modi, tipiche del cosmopolita. Sembrava loro che lui appartenesse alla compagnia di quelli dei quali Dante dice che avevano cercato di rendersi perfetti mediante il culto della bellezza: era, come il Gautier, uno per il quale "il mondo visibile esisteva". Per lui, certo, la vita in se stessa era la prima e la più grande delle arti, per la quale tutte le altre arti sembravano costituire solo una preparazione. La moda, che rende universale per un momento quello che in realtà è fantastico, e l'eleganza del vestire e dei modi, che è, nel suo genere, un tentativo di affermare l'assoluta modernità della bellezza, avevano naturalmente un fascino per lui. Il suo modo di vestire e lo stile particolare che adottava ogni tanto esercitavano una spiccata influenza sui giovani raffinati dei balli di Mayfair e dei circoli di Pall Mall. Lo imitavano in tutto quello che faceva e si sforzavano di riprodurre il fascino casuale delle sue graziose frivolezze, che lui, peraltro, non prendeva interamente sul serio. Poiché, per quanto fosse fin troppo disposto ad accettare la posizione che gli era stata offerta quasi immediatamente alla sua maggiore età e provasse anzi un piacere sottile all'idea di poter diventare per la Londra dei suoi tempi quello che l'autore del "Satyricon" era stato per la Roma imperiale di Nerone, in fondo al cuore aspirava però ad essere qualcosa di più di un puro "arbiter elegantiarum", che viene consultato sul modo di portare un gioiello o di annodare una cravatta o di tenere il bastone. Cercava di elaborare un nuovo sistema di vita, che avrebbe dovuto contenere una filosofia razionale e principi suoi propri e attingere nella spiritualizzazione dei sensi la sua più alta realizzazione. Il culto dei sensi è stato biasimato spesso e a ragione, perché gli uomini sentono un naturale istinto di terrore nei confronti di passioni e di sentimenti che sembrano più forti di loro stessi e che sanno di avere in comune con forme di vita meno altamente organizzate. Ma a Dorian Gray pareva che la vera natura dei sensi non fosse stata mai compresa e che, se questi sono rimasti selvaggi e animaleschi, è solo perché il mondo ha tentato di affamarli per assoggettarli o di ucciderli attraverso la sofferenza, anziché tendere a farne gli elementi di una spiritualità nuova, la cui caratteristica dominante dovrebbe essere un istinto più sottile della bellezza. Nel volgere indietro lo sguardo per contemplare gli uomini che si muovono attraverso la storia un senso di perdita lo ossessionava. A quanto si era rinunziato, e con che meschini risultati! Rifiuti follemente ostinati, forme mostruose di autotortura e di rinuncia, provocate dalla paura, avevano avuto come risultato una degradazione infinitamente più terribile della degradazione immaginaria alla quale gli uomini, nella loro ignoranza, avevano cercato di sottrarsi. La natura, con la sua mirabile ironia, cacciava l'anacoreta nel deserto a vivere con le bestie feroci e dava per compagni all'eremita gli animali dei campi. Sì, come aveva profetizzato Lord Henry, doveva nascere un nuovo Edonismo, destinato a creare daccapo la vita e a salvarla da quel duro e sgraziato puritanesimo che stava in quei giorni stranamente rivivendo; che indubbiamente avrebbe dovuto avere ai propri servigi l'intelligenza, ma non avrebbe mai dovuto accettare nessuna teoria, nessun sistema che implicasse il sacrificio di una forma qualsiasi di esperienza passionale. Anzi, la sua aspirazione doveva essere l'esperienza stessa, non i frutti dell'esperienza, dolci o amari che siano. Doveva ignorare assolutamente tanto l'ascetismo che mortifica i sensi quanto la volgare dissolutezza che li attutisce; ma doveva insegnare all'uomo a concentrarsi sui momenti di una vita che è essa stessa un momento. Sono pochi quelli che non si siano svegliati a volte sul far del giorno, sia da una di quelle notti 70

senza sogni che ci fanno quasi innamorare della morte, sia da una di quelle notti d'orrore e di gioia deformi, quando le cellule del nostro cervello sono percorse da fantasmi più paurosi della stessa realtà, animati da quella vita vivace che si nasconde in tutti i grotteschi e che presta all'arte gotica la sua persistente vitalità, poiché si potrebbe quasi dire che questa sia particolarmente l'arte di coloro le cui menti sono state affette dalla malattia del fantasticare. Dita bianche si insinuano pian piano tra le cortine, e queste sembra che tremino. Ombre mute, dalle forme fantastiche, strisciano negli angoli della camera e vi si accovacciano. Fuori si sentono gli uccelli muoversi nel fogliame o il rumore degli uomini che vanno al lavoro o il sospiro e il singhiozzo del vento che scende dai colli e si aggira intorno alla casa silenziosa, come se avesse paura di svegliare quelli che dormono, e pure deve per forza far uscire il sonno dalla sua caverna di porpora. Il sottile velo del crepuscolo si solleva, un velo dopo l'altro; le cose riprendono gradualmente forma e colore, e noi vediamo l'alba rimodellare il mondo nelle sue forme secolari. Gli specchi pallidi riprendono la loro vita riflessa; i lumi senza fiamma sono nello stesso posto dove li avevamo lasciati, e vicino a loro c'è il libro per metà intonso che stavamo studiando, o il fiore, montato sul fil di ferro, che avevamo portato al ballo o la lettera che avevamo avuto paura di leggere o che avevamo riletta troppe volte. Niente ci sembra cambiato. La vita che conosciamo ritorna dalle ombre irreali della notte e dobbiamo riprenderla dal punto in cui l'avevamo lasciata. Si insinua in noi un senso terribile della necessità di continuare a spendere la nostra energia nella stessa serie monotona di abitudini stereotipate, e magari un desiderio violento che le nostre palpebre possano aprirsi una mattina su un mondo che nell'oscurità sia stato rimodellato per la nostra gioia, su un mondo nel quale le cose abbiano nuove forme e nuovi colori e siano cambiate o abbiano nuovi segreti, su un mondo nel quale il passato occupi ben poco spazio o non ne occupi per niente o, comunque, non sopravviva in nessuna forma consapevole di obbligo o di rimpianto, poiché c'è un'amarezza anche nel ricordo della gioia e una pena nel ricordo del piacere. Sembrava a Dorian Gray che la creazione di mondi simili fosse il vero scopo, o almeno uno dei veri scopi della vita; e, nella sua ricerca di sensazioni che fossero insieme nuove e deliziose e contenessero quell'elemento di stranezza che è tanto essenziale per il romanzo, adottava spesso certi modi di pensare che in realtà sapeva essere estranei alla sua natura. Si abbandonava alle loro influenze penetranti; poi, dopo averne, per così dire, afferrato il colore e aver appagato la propria curiosità intellettuale, li abbandonava con quella curiosa indifferenza che non è incompatibile col vero ardore del temperamento, anzi, stando a certi psicologi moderni, ne costituisce spesso la condizione. Una volta girò voce che si proponesse di passare al Cattolicesimo; e indubbiamente il rituale cattolico esercitava sempre su di lui una grande attrazione. Il sacrificio quotidiano, ben più terribile in realtà di tutti i sacrifici del mondo antico, lo commuoveva, sia per il superbo rifiuto della testimonianza dei sensi, che per la semplicità primitiva dei suoi elementi e per il "pathos" eterno della tragedia umana che tentava di simboleggiare. Gli piaceva inginocchiarsi sul freddo pavimento di marmo e seguire con lo sguardo il prete nei suoi rigidi paramenti a fiorami, mentre spostava lentamente con le mani bianche il velo del tabernacolo, oppure mentre elevava l'ostensorio ingemmato a forma di lanterna, con l'ostia sottile che, in certi momenti, si direbbe, è davvero il "panis caelestis", il pane degli angeli, o mentre, indossando le vesti della Passione di Cristo, rompeva l'ostia dentro il calice o si batteva il petto per i propri peccati. I turiboli fumanti, che i fanciulli vestiti di trina e di scarlatto agitavano in aria simili a grandi fiori dorati, esercitavano su di lui un loro incanto sottile. Uscendo, era solito guardare con meraviglia i confessionali neri e avrebbe voluto sedere nell'ombra buia di uno di essi ad ascoltare uomini e donne che sussurravano attraverso la grata consumata la vera storia delle loro vite. Ma non cadeva mai nell'errore di fermare il proprio sviluppo intellettuale accettando formalmente un credo o un sistema, o scambiando per una casa nella quale passare la vita un albergo buono solo per passarvi una notte, o qualche ora di una notte senza stelle e senza luna. Il misticismo, col suo mirabile potere di farci sembrare strane le cose che sono comuni e con la sottile antinomia che 71

deliziare i suoi ospiti con le meraviglie della loro arte. I suoi pranzi, nel preparare i quali era<br />

costantemente assistito da Lord Henry, erano famosi sia per la cura nella scelta e nel collocamento<br />

degli invitati sia per il gusto squisito dimostrato nella decorazione della tavola, con la disposizione<br />

raffinata di fiori esotici, di tovaglierie ricamate, e di posateria antica d'oro e d'argento. Anzi non<br />

erano pochi, specialmente tra i giovanissimi, quelli che vedevano o che si immaginavano di vedere<br />

in Dorian Gray la vera personificazione di un tipo che avevano sognato più volte durante gli anni di<br />

Eton e di Oxford, un tipo che doveva riunire la vera cultura dell'erudito con tutta la grazia, la<br />

distinzione e la perfezione di modi, tipiche del cosmopolita. Sembrava loro che lui appartenesse<br />

alla compagnia di quelli dei quali Dante dice che avevano cercato di rendersi perfetti mediante il<br />

culto della bellezza: era, come il Gautier, uno per il quale "il mondo visibile esisteva".<br />

Per lui, certo, la vita in se stessa era la prima e la più grande delle arti, per la quale tutte le altre arti<br />

sembravano costituire solo una preparazione. La moda, che rende universale per un momento<br />

quello che in realtà è fantastico, e l'eleganza del vestire e dei modi, che è, nel suo genere, un<br />

tentativo di affermare l'assoluta modernità della bellezza, avevano naturalmente un fascino per lui.<br />

Il suo modo di vestire e lo stile particolare che adottava ogni tanto esercitavano una spiccata<br />

influenza sui giovani raffinati dei balli di Mayfair e dei circoli di Pall Mall. Lo imitavano in tutto<br />

quello<br />

che faceva e si sforzavano di riprodurre il fascino casuale delle sue graziose frivolezze, che lui,<br />

peraltro, non prendeva interamente sul serio.<br />

Poiché, per quanto fosse fin troppo disposto ad accettare la posizione che gli era stata offerta<br />

quasi immediatamente alla sua maggiore età e provasse anzi un piacere sottile all'idea di poter<br />

diventare per la Londra dei suoi tempi quello che l'autore del "Satyricon" era stato per la Roma<br />

imperiale di Nerone, in fondo al cuore aspirava però ad essere qualcosa di più di un puro "arbiter<br />

elegantiarum", che viene consultato sul modo di portare un gioiello o di annodare una cravatta o di<br />

tenere il bastone.<br />

Cercava di elaborare un nuovo sistema di vita, che avrebbe dovuto contenere una filosofia<br />

razionale e principi suoi propri e attingere nella spiritualizzazione dei sensi la sua più alta<br />

realizzazione.<br />

Il culto dei sensi è stato biasimato spesso e a ragione, perché gli uomini sentono un naturale istinto<br />

di terrore nei confronti di passioni e di sentimenti che sembrano più forti di loro stessi e che sanno<br />

di avere in comune con forme di vita meno altamente organizzate. Ma a Dorian Gray pareva che la<br />

vera natura dei sensi non fosse stata mai compresa e che, se questi sono rimasti selvaggi e<br />

animaleschi, è solo perché il mondo ha tentato di affamarli per assoggettarli o di ucciderli<br />

attraverso la sofferenza, anziché tendere a farne gli elementi di una spiritualità nuova, la cui<br />

caratteristica dominante dovrebbe essere un istinto più sottile della bellezza. Nel volgere indietro lo<br />

sguardo per contemplare gli uomini che si muovono attraverso la storia un senso di perdita lo<br />

ossessionava. A quanto si era rinunziato, e con che meschini risultati! Rifiuti follemente ostinati,<br />

forme mostruose di autotortura e di rinuncia, provocate dalla paura, avevano avuto come risultato<br />

una degradazione infinitamente più terribile della degradazione immaginaria alla quale gli uomini,<br />

nella loro ignoranza, avevano cercato di sottrarsi. La natura, con la sua mirabile ironia, cacciava<br />

l'anacoreta nel deserto a vivere con le bestie feroci e dava per compagni all'eremita gli animali dei<br />

campi.<br />

Sì, come aveva profetizzato Lord Henry, doveva nascere un nuovo Edonismo, destinato a creare<br />

daccapo la vita e a salvarla da quel duro e sgraziato puritanesimo che stava in quei giorni<br />

stranamente rivivendo; che indubbiamente avrebbe dovuto avere ai propri servigi l'intelligenza, ma<br />

non avrebbe mai dovuto accettare nessuna teoria, nessun sistema che implicasse il sacrificio di<br />

una forma qualsiasi di esperienza passionale. Anzi, la sua aspirazione doveva essere l'esperienza<br />

stessa, non i frutti dell'esperienza, dolci o amari che siano. Doveva ignorare assolutamente tanto<br />

l'ascetismo che mortifica i sensi quanto la volgare dissolutezza che li attutisce; ma doveva<br />

insegnare all'uomo a concentrarsi sui momenti di una vita che è essa stessa un momento.<br />

Sono pochi quelli che non si siano svegliati a volte sul far del giorno, sia da una di quelle notti<br />

70

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!