IL RITRATTO DI DORIAN GRAY.pdf
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un sedativo. Li seguì all'interno del mercato e rimase a guardare gli uomini intenti a scaricare i carri. Un carrettiere in blusa bianca gli offrì delle ciliegie: lo ringraziò, sorpreso che l'altro rifiutasse di accettare denaro, e cominciò a mangiarle distrattamente. Erano state colte a mezzanotte e la frescura lunare le aveva penetrate. Una lunga fila di ragazzi che portavano cesti di tulipani striati e di rose gialle e rosse sfilò davanti a lui, incamminandosi attraverso gli enormi mucchi di legumi, verdi come la giada. Un gruppo di ragazze infangate, senza niente in testa, oziava sotto il portico dai pilastri grigi sbiancati dal sole, in attesa della fine dell'asta; altre si affollavano intorno alla porta girevole del caffè sulla piazza. Alcuni carrettieri dormivano distesi su mucchi di sacchi. Tutt'intorno saltellavano i piccioni dal collo iridiscente e dai piedi rosati, beccando i semi. Dopo un po' chiamò una vettura di piazza e si fece portare a casa. Si fermò per qualche minuto sulla soglia, guardando la piazza silenziosa, con le sue finestre cieche, ermeticamente chiuse, e le sue persiane che sembravano fissarlo. Ora il cielo si era fatto di opale puro e contro di esso luccicavano come argento i tetti delle case. Da un camino di fronte saliva un sottile filo di fumo, attorcigliandosi come un nastro violaceo nell'aria color madreperla. Nella grande lanterna veneziana dorata, residuo di qualche barca dogale, che pendeva dal soffitto del grande atrio dai pannelli di quercia, bruciavano ancora le luci di tre fiammelle tremolanti: sembravano sottili petali azzurri di fiamma, bordati di fuoco bianco. Le spense e, gettando sulla tavola il cappello e il soprabito, si diresse attraverso la biblioteca verso la porta della camera da letto, una grande stanza ottagonale a pian terreno che lui, nel suo recente bisogno di lusso, aveva finito proprio allora di arredare, appendendovi certe curiose tappezzerie del Rinascimento trovate in una soffitta fuori uso di Selby Royal dove stavano ammucchiate. Girando la maniglia della porta gli occhi gli caddero sul suo ritratto dipinto da Basil Hallward. La sorpresa gli fece fare un salto all'indietro; quindi entrò in camera con un'aria alquanto perplessa. Dopo essersi tolto il fiore dall'occhiello sembrò esitare; finalmente tornò indietro, andò verso il ritratto e lo esaminò. Nella debole luce attenuata che riusciva a filtrare attraverso le tende di seta color crema, il volto gli sembrava leggermente cambiato. L'espressione pareva diversa; si sarebbe detto che nella bocca ci fosse una sfumatura di crudeltà. Era indubbiamente una strana cosa. Si girò, andò alla finestra e tirò su la persiana. Il chiarore dell'alba inondò la stanza e spazzò via le ombre fantastiche, ricacciandole negli angoli oscuri, dove si fermarono rabbrividendo; ma l'espressione strana che aveva osservato nel volto del ritratto sembrava che ci fosse ancora, anzi, che si fosse ulteriormente intensificata. La luce vivida e palpitante del sole gli mostrava intorno alla bocca le linee crudeli, con la stessa chiarezza che se si fosse guardato allo specchio dopo aver commesso qualcosa di tremendo. Ebbe un sussulto e, preso dalla tavola uno specchio ovale incorniciato di amorini d'avorio, uno dei molti regali di Lord Henry, guardò in fretta dentro le sue lucide profondità. Nessuna linea di quel genere alterava le sue labbra rosse. Che cosa significava? Si stropicciò gli occhi, si avvicinò al quadro e lo esaminò un'altra volta. Guardando la pittura non vi vide nessun segno di alterazione; eppure non c'era dubbio che l'intera espressione era cambiata. Non era pura immaginazione; era una cosa di una terribile evidenza. Si lasciò cadere su una sedia e iniziò a riflettere. D'improvviso gli balenò alla mente quello che aveva detto nello studio di Basil Hallward, il giorno in cui il ritratto era stato finito. Sì, lo ricordava perfettamente. Aveva espresso il desiderio pazzesco di poter restare giovane e che invecchiasse il ritratto; che la sua bellezza rimanesse immacolata e la faccia sulla tela portasse il peso delle sue passioni e dei suoi peccati; che le linee della sofferenza e del pensiero solcassero l'immagine dipinta ed egli potesse conservare integra in tutto il suo fiore la grazia delicata dell'adolescenza, della quale aveva acquistato coscienza in quel momento. Il suo voto poteva forse essere stato appagato? Cose di questo genere erano impossibili; il solo pensarle sembrava mostruoso; eppure il ritratto gli stava di fronte con quella sfumatura di crudeltà nella bocca. Crudeltà? Era forse stato crudele? La colpa era della ragazza, non sua. L'aveva sognata come una grande artista, le aveva dato il suo amore perché l'aveva creduta grande, e lei lo aveva 48
deluso, era stata superficiale e indegna. Tuttavia, nel ripensarla stesa ai suoi piedi, che singhiozzava come una bambina, lo prese un senso di infinito rammarico. Gli tornò alla mente con quale indifferenza l'aveva guardata. Perché mai era fatto così? Perché mai gli era stata data un'anima simile? Anche lui però aveva sofferto. Durante le tre ore tremende che era durata la rappresentazione aveva vissuto secoli di sofferenza, eternità di torture. La sua vita valeva quanto quella di lei; lei lo aveva quasi distrutto per un momento, anche se lui l'aveva ferita per sempre. E poi le donne sono più adatte degli uomini a sopportare la sofferenza; vivono delle proprie emozioni, pensano soltanto alle proprie emozioni. Quando prendono un amante lo fanno solo per avere qualcuno con il quale possono avere delle scene: l'aveva detto Lord Henry, e Lord Henry conosceva le donne. Perché inquietarsi a proposito di Sybil Vane? Lei ormai non era più niente per lui. Ma il ritratto? che dire di questo? Possedeva il segreto della sua vita e raccontava la sua storia. Gli aveva insegnato l'amore per la propria bellezza; ora gli avrebbe forse insegnato l'odio contro la propria anima? Avrebbe mai potuto tornare a guardarlo? No, era soltanto un'illusione dei suoi sensi sconvolti. L'orribile notte che aveva passato si era lasciata dietro dei fantasmi. Sul suo cervello era caduta improvvisamente quella piccola goccia scarlatta che fa impazzire un uomo. Il ritratto non era cambiato; il solo pensarlo era follia. Tuttavia questo lo guardava, con la sua bella faccia sciupata e il suo sorriso crudele. Nella luce del sole mattutino i suoi capelli chiari brillavano, gli occhi azzurri incontravano i suoi. Fu preso da un senso d'infinita pietà, non tanto di se stesso, quanto dell'immagine dipinta di se stesso. Questa già si era alterata e si sarebbe alterata ancora. L'oro sarebbe appassito, trasformandosi in grigio; le rose rosse e bianche sarebbero morte. Per ogni peccato commesso da lui una macchia ne avrebbe sporcato e deturpato la bellezza. Ma egli non avrebbe peccato. Il ritratto, mutato o immutato, avrebbe costituito per lui l'emblema visibile della coscienza. Avrebbe resistito alle tentazioni; non avrebbe più visto Lord Henry, o, almeno, non avrebbe più dato ascolto a quelle teorie sottili e velenose che per la prima volta, nel giardino di Basil Hallward, avevano fatto nascere in lui la passione delle cose impossibili. Sarebbe tornato da Sybil Vane, le avrebbe chiesto perdono, l'avrebbe sposata, avrebbe cercato di tornare ad amarla. Sì, questo era il suo dovere. Lei doveva aver sofferto più di lui. Povera creatura! Era stato crudele ed egoista con lei. Il fascino che lei aveva esercitato sul suo animo sarebbe risorto; sarebbero stati felici insieme e con lei la sua vita sarebbe stata bella e pura. Si alzò dalla sedia e spiegò un grande paravento davanti al ritratto, rabbrividendo nel guardarlo. - Orribile! - mormorò a se stesso, andando alla finestra e aprendola. Uscì fuori sull'erba e tirò un respiro profondo. L'aria fresca del mattino sembrò dissipare tutte le sue oscure passioni. Pensava soltanto a Sybil, gli tornò una specie di eco indistinta del suo amore e ripeté più volte il nome di lei. Gli uccellini che cantavano nel giardino umido di rugiada sembravano parlare di lei ai fiori. 49
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deluso, era stata superficiale e indegna. Tuttavia, nel ripensarla stesa ai suoi piedi, che<br />
singhiozzava come una bambina, lo prese un senso di infinito rammarico. Gli tornò alla mente con<br />
quale indifferenza l'aveva guardata. Perché mai era fatto così? Perché mai gli era stata data<br />
un'anima simile? Anche lui però aveva sofferto. Durante le tre ore tremende che era durata la<br />
rappresentazione aveva vissuto secoli di sofferenza, eternità di torture. La sua vita valeva quanto<br />
quella di lei; lei lo aveva quasi distrutto per un momento, anche se lui l'aveva ferita per sempre. E<br />
poi le donne sono più adatte degli uomini a sopportare la sofferenza; vivono delle proprie<br />
emozioni, pensano soltanto alle proprie emozioni.<br />
Quando prendono un amante lo fanno solo per avere qualcuno con il quale possono avere delle<br />
scene: l'aveva detto Lord Henry, e Lord Henry conosceva le donne. Perché inquietarsi a proposito<br />
di Sybil Vane? Lei ormai non era più niente per lui.<br />
Ma il ritratto? che dire di questo? Possedeva il segreto della sua vita e raccontava la sua storia. Gli<br />
aveva insegnato l'amore per la propria bellezza; ora gli avrebbe forse insegnato l'odio contro la<br />
propria anima? Avrebbe mai potuto tornare a guardarlo?<br />
No, era soltanto un'illusione dei suoi sensi sconvolti. L'orribile notte che aveva passato si era<br />
lasciata dietro dei fantasmi. Sul suo cervello era caduta improvvisamente quella piccola goccia<br />
scarlatta che fa impazzire un uomo. Il ritratto non era cambiato; il solo pensarlo era follia.<br />
Tuttavia questo lo guardava, con la sua bella faccia sciupata e il suo sorriso crudele. Nella luce del<br />
sole mattutino i suoi capelli chiari brillavano, gli occhi azzurri incontravano i suoi. Fu preso da un<br />
senso d'infinita pietà, non tanto di se stesso, quanto dell'immagine dipinta di se stesso. Questa già<br />
si era alterata e si sarebbe alterata ancora. L'oro sarebbe appassito, trasformandosi in grigio; le<br />
rose rosse e bianche sarebbero morte.<br />
Per ogni peccato commesso da lui una macchia ne avrebbe sporcato e deturpato la bellezza. Ma<br />
egli non avrebbe peccato. Il ritratto, mutato o immutato, avrebbe costituito per lui l'emblema<br />
visibile<br />
della coscienza. Avrebbe resistito alle tentazioni; non avrebbe più visto Lord Henry, o, almeno, non<br />
avrebbe più dato ascolto a quelle teorie sottili e velenose che per la prima volta, nel giardino di<br />
Basil Hallward, avevano fatto nascere in lui la passione delle cose impossibili. Sarebbe tornato da<br />
Sybil Vane, le avrebbe chiesto perdono, l'avrebbe sposata, avrebbe cercato di tornare ad amarla.<br />
Sì, questo era il suo dovere. Lei doveva aver sofferto più di lui. Povera creatura! Era stato crudele<br />
ed egoista con lei. Il fascino che lei aveva esercitato sul suo animo sarebbe risorto; sarebbero stati<br />
felici insieme e con lei la sua vita sarebbe stata bella e pura.<br />
Si alzò dalla sedia e spiegò un grande paravento davanti al ritratto, rabbrividendo nel guardarlo. -<br />
Orribile! - mormorò a se stesso, andando alla finestra e aprendola. Uscì fuori sull'erba e tirò un<br />
respiro profondo. L'aria fresca del mattino sembrò dissipare tutte le sue oscure passioni. Pensava<br />
soltanto a Sybil, gli tornò una specie di eco indistinta del suo amore e ripeté più volte il nome di lei.<br />
Gli uccellini che cantavano nel giardino umido di rugiada sembravano parlare di lei ai fiori.<br />
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